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ATB MAG – PERIODICO DI ARTE E CULTURA – ANNO 2016 – NUMERO 3 – GIUGNO /AGOSTO



Alessandro Allocco

Benvenuti Sulle pagine di ATB Mag. 153 anni fa, Napoleone III inaugurava il

“Salon des Refusés “a Parigi… una sorta di “Artissima” dei poveri. Esponevano qui alcuni “poracci “che erano stati rifiutati dall'Académie des beaux arts tra i quali artisti del calibro di Monet, Manet, Pizarro incompresi e ignorati dalla critica e dal pubblico. Oggi, 2016 dopo ben 153 anni gli impressionisti sbancano ai botteghini dei beni culturali in tour. Tra Monet e l'artista contemporaneo c’è sicuramente un punto in comune: se già gli uomini e le donne del tardo Ottocento non capivano la produzione artistica degli impressionisti bollandola con assurdi nomignoli, l’attuale sufficienza, disinteresse e disinformazione nei confronti dell’arte contemporanea non è poi quella grande novità che molti, anche ironicamente, cercano di far sembrare. Gli scaffali delle librerie pullulano di saggi che giustificano: “non capisci l'arte del tuo tempo … poverino non è colpa tua… sono loro che sono troppo complicati, troppo concettuali, troppo troppo… ma non temere, ci sono qua io e ti spiego tutto, passo passo, quasi fossi un mentecatto… Vorrei solo dire... “che palle”; l'artista contemporaneo è un creativo che esprime qualcosa a volte in maniera intuitiva altre no! Svilire l'arte contemporanea è svilire il nostro tempo è atteggiamento snob di chi crede di sapere, a prescindere . E' atteggiamento ottuso di chi finge di non sapere che quello che vede è espressione del suo tempo. E' mancanza di cultura e di empatia, è mancanza di informazione e di gusto estetico personale. Dobbiamo lavorare su questo punto: proporre, comunicare, formare… Questa la grande sfida del nostro tempo: ricostruire una comune sensibilità.


N. 3 Giugno 2016 Fondatore Alessandro Allocco alessandro.aitmart@gmail.com Editore Atb Associazione Culturale sede legale: Corso Verona, 21 10152 Torino Cod.Fisc/P. IVA: 97794780011 email: atbartgallery@gmail.com Contributi giornalistici Alessandro Bovero Francesca Manolino Roberta Sabbadin Pia Taccone Vincenzo Vallone Ringraziamenti Fabio Cecchin Giorgio Trovato Progetto grafico Paola Di Giorgio paoladigio@gmail.com PubblicitĂ A cura dell'Editore Piattaforma issuu.com Contatti atbartgallery@gmail.com Facebook https./www.facebook.com/ ALL-THE-BEST-Associazione-Culturale Web www.atbartgallery.com Newsletter atbartgallery@gmail.com


INDICE

5 Spazio Photos

Mitici Paesaggi testimoni della memoria con la collaborazione di Alessandro Bovero Food Photography : Iperrealismo contemporaneo con la collaborazione di Francesca Manolino

11 Spazio Libri

Andata e Ritorno – dal Piemonte al Salento Reportage semiserio e quasi conviviale di un viaggio al sud di Alessandro Allocco

15 Spazio musica

Il lato migliore della cultura italiana

19 Spazio New Art

Wen Art e Grafica : il futuro?

21 Spazio Gusto e Arte L'arte del Gianduja 25 Spazio Illustrazione di

L'arte di illustrare la musica

Pia Taccone

29 Spazio Riciclo

Vogliamo salvarlo il nostro mondo?

di Roberta Sabbadin

33 Spazio Società

MediaAzione un progetto sociale – un progetto culturale di Vincenzo Vallocne

37 News Art / Associazione


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itici


Paesaggi testimoni di Memoria in collaborazione con

Alessandro Bovero Atb Mag 6


Alessandro Bovero è uno dei più talentuosi artisti fotografi di Torino una professione che – per i non addetti ai lavori – risulta molto spesso criptica e “schiacciata” in una zona grigia dell'Arte tra il bucolico e il concettuale . Sin dalla più tenera età Bovero si interessa di natura, scienze, musica e fotografia, iniziando a quattro anni a suonare prima la chitarra, poi il pianoforte e a dodici inaugurando la passione per la fotografia. Il connubio tra curiosità e creatività lo avviano precocemente verso un percorso che lo porterà a divenire uno studioso e un artista eclettico. Nel 1996 consegue il titolo di compositore melodista trascrittore presso la S.I.A.E. Laureatosi con lode in Scienze Naturali, accresce le proprie conoscenze attraverso un Master in Digital Entertainment e lavorando per un anno come Digital Artist e occupandosi di modellazione pura di scenari 3D per film internazionali.

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L'adolescenza lo vede collaborare come fotografo naturalista con alcune riviste di settore, tra le quali Piemonte Parchi e Airone. Alla passione per la fotografia affianca da sempre quella per la composizione musicale, essendo autore di decine di brani, alcuni dei quali editi e in rotazione su broadcast con diffusione internazionale. Da quasi dieci anni collabora continuativamente come freelance con numerosi Enti collegati alla tutela e alla valorizzazione dei beni culturali, anzitutto con il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, in qualità di fotografo e analista di opere d’arte. Rispettivamente da nove e da tre anni è docente di Documentazione Grafica e Fotografia, insegnamenti curricolari del corso di laurea in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Torino. Da molti anni tiene corsi di fotografia e Computational Photography in tutta Italia.


Nel 2013 si classifica tra primi quaranta fotografi al mondo nel noto concorso World Photography Award con la fotografia panoramica “Feel the Power”. Il suo talento non è certo solo per il paesaggio o per la natura. Attraverso la tecnica e la creatività, realizza opere visuali che non sono limitate solamente a catturare un'immagine . La sua filosofia è quella di mostrare l'essenza più profonda incidendo anche in qualche modo attraverso molteplici scatti giustapposti sulla materia vera e propria, esattamente come un architetto paesaggista. Il risultato sono luoghi pregni di memoria collettiva, densi di colori e sollecitazioni emotive. La sua visione è assolutamente personale: alcuni scatti sono più vicini al segno urbano e alla fruizione del luogo, altri all’ecologia e all’ambiente, tanto da creare un mondo e un immaginario il più vasto possibile. È una propensione naturale del professionista, che è alla base di una grande passione. È fondamentale che l'artista non sia un esecutore, ma si lasci spingere dall’idea e dalla passione per far sì che i suoi progetti siano connotati da un segno forte, studiato, a prescindere da quale esso sia.

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Iperrealismo Contemporaneo

in collaborazione con Francesca Manolino

La vera arte non ha confini e mi è sempre piaciuto trovare dimostrazione di questa affermazione nella contaminazione dei generi quella dove non si cerca il sensazionalismo a tutti i costi, ma semplicemente la via piÚ espressiva per comunicare. Lo sa bene la fotoreporter Francesca Manolino, che nei suoi lavori di ricerca riesce a creare stupende fotografie che sembrano dipinti Atb Mag 9


Nelle sue opere sono chiare le citazioni classiche in omaggio ai fiamminghi o a Caravaggio. In alcuni dei suoi scatti più riusciti sono studiate le posizioni , le luci, le composizioni stilistiche, i colori tanto da creare effetti veramente mozzafiato in cui passione e competenza fanno bella mostra di loro. La fotografia di Francesca Manolino è ricca e intensa, pronta nel cogliere le espressioni e nel catturare la profondità dietro agli oggetti e alle ambientazioni quotidiane. Pare che lo studio della luce e dei colori scaturisca direttamente da un quadro di Van Schooten e da quegli ambienti l’uso della luce continua, del chiaro-scuro, dell’atmosfera palpabile nel pulviscolo illuminato da un raggio che entra da chi sa dove.

Questa fotografia rievoca la pittura del '500-'600, le atmosfere antiche che sembrano catapultate in un luogo fuori dal tempo dove è possibile sognare la delicatezza e la forza propria solo degli ormai vecchi artigiani in fatiscenti botteghe. Nulla è lasciato al caso come mi confida Francesca Manolino: “ insieme ad Ilaria Ferdico, foodlover, ricercatrice del gusto goloso, sano e buono in ogni senso, abbiamo ideato questo progetto legato al cibo e ne curiamo lo stile e l'immagine in tutti gli scatti”. L'atmosfera appare fin da un primo sguardo intima; racconta momenti di vita, indaga nel privato … la disposizione degli oggetti, la storia che si vuole raccontare riporta alla mente attimi di esistenza di ognuno di noi. L’ispirazione per lo scatto finale è una combinazione di studio pianificato ed elementi improvvisati. Proprio come in ogni grande opera d’arte.

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Credo che in Italia oggi si viva quasi assediati dal “cibo”. Penso sia perché, come diceva mio padre”furtunà ti che t’las nen pasà la fam”(fortunato te che non hai patito la fame). Suppongo sia una sorta di riscatto per i patimenti subiti durante l’ultima guerra da un popolo radicato nella cultura contadina. Durante lo scorso secolo infatti, noi italiani abbiamo fatto tante cose discutibili, ma una virtù certamente l’abbiamo praticata: la sobrietà! Magari talvolta forzatamente tanto che le generazioni più anziane , quella dei miei genitori ottantenni per intenderci, la portano avanti declamandone i valori come fossero versi della Divina Commedia intonando di volta in volta: mangia, pensa a quelli che non ne hanno oppure io in tempo di guerra mangiavo fin le pietre! O ancora non sprecare che in Africa muoiono di fame!

le combinazioni cibo vino, non cogliamo i profumi, non ci emozioniamo più per il cibo che per noi, più che per chiunque altro al mondo è cultura! Per noi italiani il cibo è occasione di socialità, lo specchio della nostra comunità in tutte le sue declinazioni. Da sempre risente dei cambiamenti economici e sociali modificando di volta in volta la propria essenza e le proprie realizzazioni. Ma anche se in modi diversi, grazie al cibo riusciamo a fissare alcuni dei momenti più importanti della nostra vita perchè il cibo, soprattutto il nostro, racconta storie, emozioni, cambiamenti, gioie e tanto altro ancora. Credo che sia quasi impossibile ormai incontrarsi senza andare a mangiare una pizza o in trattoria e, se andiamo a trovare un amico nella quasi totalità dei casi lo facciamo andando a cena a casa sua magari soltanto mangiando un piatto di spaghetti. E non finisce qui!

Il risultato è una generazione, la mia, bella paffuta e rubiconda. I giovani oggi vivono un’epoca di sazietà, ma a mio avviso poco consapevole. Spiego meglio: oggi si mangia di tutto un po’ senza rispetto per la cultura del cibo che, soprattutto nel nostro paese è ben rappresentata. Non ci si interroga su niente. Non sappiamo come è costruito un piatto, non sappiamo da dove arrivano certi sapori realmente “fusion” della cucina tradizionale italiana, non sappiamo apprezzare Atb Mag12


Almà Ch. Lisetta – Oil on Canvas 83x83 © All Right Reserved


Oggi si parla ovunque di multiculturalismo, termine di recente conio per identificare un fenomeno che, come abbiamo ampiamente trattato nuovo non è. Il termine ingloba al suo interno tutta una serie di aspetti e caratteristiche salienti, una società multiculturale è, per estensione, multinazionale, multietnica, multiconfessionale, multiraziale, segmentata con pluralismi e diversità culturali un po' meticce. Non è spesso semplicissimo far convivere tutti questi aspetti . Non vorrei però porre l'accento ora sulle accezioni e contesti di tipo teorico, politico o descrittivo sociale perché ritengo siano speculazioni sterili in questo scenario. Ben più affascinante a mio parere è da considerarsi l'identità nella multicultura ormai diffusa in tutto il mondo. Certo in passato, gli imperi premoderni fecero la loro fortuna multiculturale attraverso conquiste armate, spargimenti di sangue, talvolta matrimoni dinastici o eredità più o meno legali e senza mai preoccuparsi troppo dell'integrazione culturale delle popolazioni assoggettate che però, esattamente come i poveri di tutto il mondo si trovavano ad essere completamente sottomessi all'autorità suprema stringendo di fatto relazioni stabili con i loro compagni malcapitati In Europa occidentale chiesa e radice culturale e linguistica simile, nonché un potere politico forte dall'età classica in poi, resero a partire dal medioevo, particolarmente unite e coese le popolazioni che iniziarono a ricercare anche una integrità territoriale forte. Il nuovo mondo poi, con i suoi tre secoli di importazione di schiavi o reclutamento coatto di oriundi per i lavori più umili si è da subito caratterizzato come fortemente multietnico tendenza ancora in voga a metà del secolo scorso con una forte emigrazione di europei verso le americhe. Ed è proprio qui che si è riconosciuto e teorizzato (ricordiamo Michel-Guillaume-Jean de Crèvecoeur, naturalizzato americano) una sorta di melting pot, di fusione delle differenti identità etniche in una comune identità importante tendenza del mutamento sociale. Già, noi però siamo arrivati prima, e senza troppo rumore. Le emigrazioni, le colonie, l'esotico, sono venuti dopo anche se hanno avuto il merito di riconoscere la multiculturalità a livello globale. Quello della tavola è un percorso di conoscenza immediato, perché basato su necessità primarie e universali e facilita un rapporto interculturale fondamentale per l’integrazione. La cucina è cultura, vita vissuta, è storia del territorio e delle sue caratteristiche, dei bisogni, delle aspirazioni, dei sogni e delle miserie, della vita delle singole famiglie e delle comunità: è il veicolo più ampio ed universale di trasmissione delle tradizioni dei paesi. Attraverso la cucina condivisa, si affermano anche diritti come quello alla diversità rispetto alle norme e ai valori dominanti, alla specificità, alla affermazione di sé stessi. E' chiaro che oggi, la necessità di confrontarsi con i flussi migratori sopranazionali è diventata necessità: politica e morale.


Il lato migliore


della cultura


Spesso abbiamo l'impressione che il mondo stia andando in una direzione buia, senza futuro. Tutto intorno a noi sono egoismo, aggressività, furberie varie a scapito di ignari malcapitati, problemi economici, sociali, culturali. Ma spesso dimentichiamo che il futuro arriva ineluttabilmente... e senza che ci si possa far niente. Il sole sorgerà ogni mattina e tramonterà ogni sera… non dipende da noi! Quello che dipende da noi, però, è quale futuro vogliamo per noi e per i nostri figli. A questo proposito vorrei citare Seneca “ La fortuna non esiste: esiste il momento in cui il talento incontra l’occasione”

Sono certo che l'individuo possa fare la differenza tra un futuro senza luce ed uno radioso visto che le pagine per gli anni a venire non sono scritte a priori; semplicemente non sono ancora state scritte. Penso che sia soprattutto responsabilità della nuova generazione che rispetto al passato è più concreta, convincente, culturalmente e intellettualmente più organizzata e collegata essere elemento decisivo. Sono ancor più incondizionatamente certo di questo assunto dopo aver sentito la passione, l'entusiasmo, l'impegno, l'eccitazione di giovani musicisti del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino. Sabato 4 giugno 2016, ho avuto la fortuna di poter assistere ad un concerto/esame degli allievi della scuola di musica da Camera organizzato dai docenti Carlo Bertola, Alessandra Garosi e Antonio Valentino

Ragazzi ed insegnanti sono certamente una delle parti migliori dell'umanità. Mi sono reso conto che tutti i grandi personaggi hanno iniziato da qualche parte (intuizione ovvia, ma a me sembra di aver scoperto l'America) e, sentendo Astor Pazzolla, Brahms e Saint Saens, mi sono commosso pensando che i giovani talenti davanti a me, emozionati e trepidanti sul palco, saranno domani i nuovi Einaudi, Bosso, Allevi, Albinoni, Hauser o Šulić. Nel frattempo nella sala gli spettatori erano abbagliati dai toni rosso fuoco del tango argentino, dal bianco accecante e i blu scintillanti dei ghiacci norvegesi, riempivano anima e cuore con la dolce poesia di Brahms e facevano un tuffo nei ricordi con gli animali di Saint Saens. Poco importano i quarti in anticipo o le indecisioni o i cambi di programma all'ultimo minuto, quello che conta è la passione e la progettualità, il sogno e le aspettative che questi giovani useranno per accedere il loro e il nostro futuro!




Siamo nell'era digitale ormai da tempo… il XXI secolo ci conduce al di là di ogni immaginazione…

Qualcuno potrà obiettare che in tutto questo non ci sia genio artistico, ma semplice mestiere.

In questo climax penso sia anacronistico e francamente un po' riprovevole non accettare come forma d'arte a tutti gli effetti la digital art o web art che dir si voglia.

Io credo che non sia così altrimenti mi toccherebbe pensare che geni come Bach, Mozart, Picasso o Degas siano dei copioni solo perché hanno tratto ispirazione da altre opere.

Lasciamo perdere le distinzioni semantiche tipiche dei puristi della lingua e, in maniera più pragmatica, identifichiamo quest'arte con una tendenza a modificare opere pittoriche, fotografiche, grafiche o illustrative in maniera non banale attraverso software scaricati in un computer. In realtà l'opera non deve essere necessariamente preesistente. Un artista digitale può anche generarla integralmente attraverso il computer come se il mouse fosse il suo pennello, obiettivo o matita ovvero sovrapporre, scansionare, ritoccare, manipolare producendo emozioni visive che poco o niente hanno a che fare con la tavola originale dando vita ad un'esplosione di creatività del tutto nuova.

Quanto detto è maggiormente vero tenendo conto che, usando versioni elettroniche di filtri, pennelli ed effetti questi "neografi", producono immagini non ottenibili attraverso i convenzionali strumenti. In Italia, sfortunatamente, una sottocultura provinciale quasi xenofoba ha relegato l'arte digitale a semplice supporto nelle pubblicità e dei mass media piuttosto che tecniche professionali per effetti speciali di film o valido e poco dispendioso packaging per libri di successo. Risultato? L'arte digitale italiana deve ancora guadagnarsi l'accettazione e il riguardo concessi a forme d'arte storicamente consolidate come scultura, pittura e disegno, forse anche a causa dell'erronea impressione da parte di molti che "a farla è il computer".

Ad ogni modo, gli artisti digitali stanno facendo progressi tentando di conquistare una loro collocazione stabilendo una nicchia di mercato partecipando ed organizzando numerose mostre e premi in Italia e all'estero proprio con lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica verso questo nuovo tipo di arte e, sebbene l'arte digitale in Italia non abbia ancora attecchito come in altri paesi, ci sono numerosi bravi artisti digitali come Fabio Selvatici, Stefano Bonazzi, Daniele Valeriani, Elisa Anfuso e tantissimi altri che tratteremo… sempre in questo spazio. Atb Mag 20


L'arte del

Gianduja Il cibo può essere opera d'arte? Ci si chiede da tempo se la cucina possa essere annoverata tra le arti. Il nostro parere è che la cucina autoriale abbia le caratteristiche necessarie per diventare a tutti gli effetti parte integrante nel Pantheon delle arti. In fondo lo scopo dell'arte è senza dubbio quello di compiacere o risvegliare i sensi, le emozioni, l'empatia … e pensate quanto questo concetto possa essere applicato ad un cubetto di cioccolato. Gusto, olfatto e vista: sono almeno tre i sensi che possono essere coinvolti dal cibo e di questi tre sensi la vista è forse il più complesso, quel tipo di sguardo che si assume quando si ammira un’opera d’arte.


A Torino esiste un' impresa “Prodotti Gianduja” che produce opere d'arte che nascono dalla passione. Cubetti di cioccolato di qualità superiore e realizzati con materie prime sceltissime senza aggiunta di alcun grasso estraneo, aroma o colorante personalizzati, originali ed accattivanti, per dare libero sfogo alla creatività di grafici e artisti. Il cioccolato nelle loro mani, diventa come argilla. Ma proprio come l'argilla scolpire la pasta di cacao non è impresa semplice. Una volta che lo scalpello dello scultore incide il cubo di cacao per dare forma all’opera d’arte non si può tornare indietro, non è possibile riattaccare il pezzo che è stato staccato. È necessario quindi una particolare attenzione quando si lavora questo insolito materiale: ogni colpo di scalpello deve essere attentamente pianificato e se la pasta cacao può essere scolpita, con il cioccolato si può dipingere.

Utilizzando quello di scarto che altrimenti verrebbe gettato, il cioccolato fuso può essere steso sulla tela con effetti materici tridimensionali dati da increspature ondulate che non si sciolgono neanche se esposti al sole . Il valore culturale della Prodotti Gianduja è indubbio visto che, oltre a stimolare le nostre papille gustative con prodotti assolutamente naturali realizzati con antiche ricette frutto di ricerche storiche, si propone di far conoscere al mondo tutti gli usi alternativi del cioccolato. Senza nulla togliere al gusto avvolgente di un buon fondente, l’utilizzo più originale e interessante del cioccolato potrebbe forse essere quello artistico.

Si ringrazia per la collaborazione Prodotti Gianduja Torino S.r.l. - Via Orbetello, 132 - 10148 Torino Tel. +39 011 2295044 - Tel. +39 011 2746663 - info@prodottigiandujatorino.it P. Iva 01703040012

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DECORAZIONI FERRARA di Fabrizio Ferrara - Via Sesia, 42 - 1015 - Torino (TO) - Tel. 0112359279 Cell. 3382569835 - P.iva 06174930013 - business@decorazioniferrara.it



L'arte di illustrare la musica


di Pia Taccone Ci sono molti modi per affrontare il tema del rapporto tra illustrazione e musica. Anche a volerci pensare su due piedi, di sicuro ce ne vengono in mente diversi: le copertine illustrate degli lp prima e dei cd poi, i video musicali, ecc... Ci sono poi territori forse oggi meno ovvi, nei quali più illustratori si sono addentrati soprattutto nel passato, quando ebbe grande fortuna l’opera lirica: le copertine degli spartiti, i costumi di scena, le scenografie. Così come, per contro, la musica si è sovente cimentata nel raccontare emozioni visuali: dai Quadri di un’esposizione di Mussorgsky, del 1874, a Mica Van Gogh di Caparezza, del 2014, passando per molte canzoni ispirate a quadri o artisti anche se dal titolo o dal testo non ci sembra così ovvio. Per esempio, Un guanto, scritta da De Gregori, è ispirata a un’incisione Max Klinger, artista visionario e irriverente vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo.

Un’illustrazione non è mai fine a se stessa: racconta qualcosa e collabora con un testo o arricchisce un prodotto, che deve completare ma non tradire nella sostanza. Per farlo mantiene un equilibrio armonico sia nella composizione delle immagini sia negli elementi rappresentati, mai casuali. Non a caso armonia e composizione sono termini musicali, così come nell’interpretazione musicale si parla ad esempio di colore. Pare superfluo ricordare la precisa metrica alla base del fraseggio musicale: anche quando ci pare molto libero, per apparire fresco o spontaneo tutto deve essere controllato. Lo stesso avviene nell’illustrazione, che per narrare segue una sua metrica.

Senza contare canzoni espressamente dedicate, come quelle di Paul Simon (Rene and Georgette Magritte with their dog after the war) o David Bowie (Pablo Picasso). Prima ancora di parlare di come l’illustrazione ha spesso completato la narrazione musicale, occorre però citare una parentela più profonda tra due discipline, che condividono, al di là degli aspetti artistici ed espressivi, un certo rigore formale sul quale si fondano e mediante il quale si sorreggono.

Se questa zoppica, il lettore (parlando ad esempio di libro illustrato) perde il ritmo o fatica a seguire il filo narrativo. Molti illustratori sono inoltre anche musicisti… o quantomeno appassionati di musica. Proprio per questa stretta parentela, sarà difficile trovare illustratori che non ascoltano musica.

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E infatti accettano molto volentieri incarichi che permettono loro di sconfinare: tra l’800 e la prima metà del ‘900 molti, tra i padri dell’illustrazione, hanno intessuto strette collaborazioni con i grandi compositori. In epoche più recenti, disegnato le cover degli album. L’illustratore Umberto Brunelleschi (una delle firme italiane più celebri nella Francia della Belle Epoque, che collaborò a lungo anche con Il Giornalino della Domenica), per esempio, curò molte delle illustrazioni e copertine delle partiture di Puccini. Così come i cartelloni delle rappresentazioni, l’intera scenografia e il disegno dei costumi di attori e cantantiForse il più celebre illustratore italiano che, non a caso, colleghiamo addirittura prima al teatro (prosa e lirica) che alla carta stampata è poi Lele Luzzati, che lavorò alle scenografie di centinaia di opere in Italia e all’estero. Senza parlare degli illustratori che hanno disegnato le cover dei più begli album musicali classici e rock, come John Alcorn o Heinz Edelmann. Così come la copertina editoriale ci deve raccontare qualcosa del

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libro, senza anticipare nulla ma facendoci cogliere lo spirito del testo, allo stesso modo la cover di un lp o un cd deve rappresentarne in qualche modo l’anima. Oggi che i supporti musicali si sono fatti meno fisici (senza contare che vi è però un ritorno all’edizione tradizionale, persino in lp) la collaborazione tra illustratori e musicisti non si è comunque interrotta:


continua attraverso la produzione di disegni per video musicali e grafiche per il merchandising, che rappresenta una grossa fetta del mercato del settore musicale. Ancora una volta, dunque, non si tratta per gli illustratori di un settore che va scomparendo. Piuttosto è un collaborazione che si trasforma e che muterà ancora.

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Vogliamo salvarlo il nostro mondo? di Roberta Sabbadin


Sentiamo spesso parlare di ecosostenibilità anche se in molti, hanno un’ idea ancora molto vaga di cosa significhi eco-sostenibile nello specifico. Eco-sostenibile, eco-friendly, sono solo due parole per designare una serie di comportamenti compatibili con l’ambiente circostante in quanto non ne usurpano le risorse. Chi sceglie quindi di aiutare l’ambiente deve attivarsi nella quotidianità al fine di ridurre gli sprechi, riciclare e riutilizzare, contribuendo alla salvaguardia del pianeta riducendo l’accumularsi di rifiuti nell’indifferenziato. Essere ecosostenibile è condizione necessaria per il nostro avvenire e per garantire alle generazioni future tutte le condizioni e le risorse necessarie per la sopravvivenza visto che i continui cambiamenti climatici, le calamità naturali sempre più frequenti, la scarsità delle risorse disponibili non possono non sensibilizzaci portandoci ad adottare uno stile di vita che contribuisca, anche se solo in parte, alla salvaguardia del pianeta. Una parola che spesso si sente è riuso.

Riutilizzare scarti, trasformare gli oggetti che hanno terminato un ciclo di vita e sono stati accantonati, in altri oggetti con funzioni diverse. E’ questo un tema la cui trattazione è necessaria: l’occidente, dopo un centinaio di anni di “società dei consumi”, scopre improvvisamente di avere accumulato una quantità di scarti tale da non essere più ignorata. Riusare, riutilizzare, porta in sé un valore creativo legato “all'immortalità” i un oggetto, alla vita che rinasce ciclicamente. Questo scritto è stato riciclato al 99% da un altro apparso su “Design Diffusion News” del settembre ’95. E’ amico della natura e non inquina. Riciclare; rimettere in ciclo, dopo un minimo intervento, materiali e oggetti altrimenti inutili, di scarto, con l’obiettivo di ridurre gli sprechi e dar loro nuova dignità. Si riciclano i cibi rimasti (cfr. Olindo Guerrini, “l’arte di utilizzare gli avanzi della mensa” Formiggini, Roma 1916), i politici decotti, il denaro sporco: perché non riciclare i progetti d’architettura, di design o l'arte? Bozzetti, tentativi, prime composizioni di opere d'arte se ne producono e se ne sono prodotte


un'immane quantità, idee progettuali che finiscono nelle discariche anche. Eppure tutto quello che finisce nel pozzo nero (non solo figurato) è costato tempo, fatica, denaro; talvolta anche intelligenza e bravura: quale immane spreco! Cosa si potrebbe fare? Basterebbe che chi vuol farsi una casa invece di chiedere il progetto al geometra, all’ingegnere o nel 3/4 % dei casi all’architetto, riutilizzasse il progetto della Casa futurista di Sant'Elia o, se non ci piace il futurismo, il progetto di Villa Mairea. Basterebbe riciclare per un nuovo ospedale il progetto di Le Corbusier per Venezia. Basterebbe prendere per dei nuovi uffici il progetto del Chicago Tribune, a proposito del quale Loos ha lasciato scritto : “La grande colonna in stile dorico sarà costruita. Se non a Chicago, in un’altra città. Se non per il Chicago Tribune per qualcun altro. Se non da me, da un altro architetto.” Grazie a molti artisti visionari, il riciclo di oggetti di uso comune dismessi, per creare pezzi d'arte unici e dal sicuro pathos è realtà e non c'è dubbio che, oltre a rivelarsi un’impensata fonte di ispirazione che si riflette positivamente sul loro lavoro, sia anche l’unica strada verso un futuro dignitoso.





Sono Vincenzo Vallone, mediatore professionista civile e familiare iscritto al Ministero di Giustizia. Da anni svolgo questa attività presso un organismo privato che si chiama “Camera di Mediazione Nazionale”. Ma io ho un sogno – Come direbbe Martin Luther King, quello di far conoscere ai più che esiste la possibilità di risolvere controversie di varia natura in ambito civile con tempi molto brevi (non più di tre mesi) e a costi molto contenuti, certi stabiliti da tabella ministeriale. Questo però è solo parte del mio sogno, perché la mediazione di cui mi occupo e che più mi interessa è quella famigliare… cosa vuol dire questo? Semplicemente che faccio in modo di trovare un accordo tra due parti famigliari in forte contrasto ( per capirci medio in tutte quelle situazioni che implicano il coinvolgimento di un avvocato). Vorrei che tutti potessero gratuitamente servirsi dell'aiuto di persone qualificate che ascoltino e semmai pongano rimedio ad un disagio esistente. Su questi temi ho lavorato e lavoro quotidianamente anche per tutto quello che è la sfera intrafamiliare ( come certamente vi è capitato di sentire le violenze domestiche e il disagio minorile sono in notevole aumento), ho organizzato convegni e master (sono anche formatore) di conoscenza e approfondimento con personalità di altissimo profilo professionale e personale.

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Spero che lette queste poche righe abbiate voglia di saperne di piu! Ritengo possibile realizzare questo mio progetto, aiutatemi se ritenete… Datemi una mano a portare la mia competenza a disposizione della comunità attraverso la realizzazione di uno “Sportello di Ascolto e Informazione” GRATUITO, iniziando dalla Circoscrizione 5 dove risiedo. Perchè lo faccio ? Perché credo nel valore sociale dello Stato e ritengo che portare la mia professionalità all'interno delle istituzioni sia importante per i cittadini. Ah dimenticavo … le materie per le quali è obbligatoria la mediazione sono : – condominio; - diritti reali; – divisione e successioni ereditarie; – patti di famiglia; - affitto di aziende; - responsabilità medica e sanitaria; – contratti assicurativi, bancari e finanziari; – diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità; Si può comunque ricorrere in mediazione in forma volontaria che per altre controversie civili.



News Art &


Associazione Stiamo rinnovando il sito web di ATB Associazone Culturale & Art Gallery. Non lo troverete dunque al solito dominio www.atbartgallery.com . Non vi preoccupate in ogni caso ‌ saremo nuovamente attivi a brevissimo . Nel frattempo potrete leggere di seguito ogni informazione sulle attività previste dalla nostra associazione


Continua per tutto l'anno la rassegna “SEI PERSONAGGI-SEI STILI”sei artisti legati a Torino, dedicata alle opere di artisti contemporanei che mostreranno le loro opere alla ATB - Art Gallery di Corso Verona, 21. Il progetto innovativo partito il 31 di marzo 2016 proporrà ogni mese sei artisti diversi che operano con successo nel panorama artistico torinese al fine di dar loro maggiore visibilità e contribuire fattivamente alla divulgazione culturale nel capoluogo subalpino. L'evento, si pone come ambizioso obiettivo quello di raccontare il variegato panorama artistico torinese attraverso i suoi protagonisti e nelle sue molteplici forme. Dal graffito, allo stencil, dai poster alle installazioni, dalla fotografia alla fiber art, dal pop all'astratto attraverso le centinaia di etichette artistiche che possono venirvi in mente. La rassegna coinvolgerà più di 100 artisti con percorsi e mezzi espressivi diversissimi perché ATB Art Gallery e l'omonima associazione culturale che la rappresenta vogliono essere espressione della contemporaneità, fatta di comunicazione, internet e i social network, che raccontano la realtà in maniera del tutto diversa dal passato. La rassegna, che durerà fino alla fine dell'anno e si sposterà in varie sedi piemontesi, sarà inaugurata giovedì 31/3/2016 alle 18,00, nella sala espositiva di ATB Associazione Culturale di Corso Verona,21.

E continua ancora per tutto l'anno il progetto E arte Food. Che cosa si propone in tre parole?… “ILLUSTRARE un PERCORSO”. Ci interessa proporre a tutti coloro che operano nell'ambito della ristorazione o a semplici appassionati, un modo sano e piacevole di consumare i pasti o gli spuntini quotidiani perché siamo convinti che cibo e arte possano davvero fare la differenza. Ovviamente, come ogni buon progetto, prima viene la parte teorica e poi l'applicazione pratica delle conoscenze acquisite. Come lo facciamo? Attraverso Corsi, servizi di tutoraggio o portando il nostro sapere e opere d'arte a casa vostra con il FoodArt sharing. Il progetto nasce in ambito sociale visto che l'alimentazione condiziona in modo determinante la salute dell'uomo. Alimentarsi significa evolvere, fare proprio l'ambiente nella sua totalità; assorbire la luce del sole, la terra, l'acqua, l'aria. Mangiamo prima di tutto Energia vitale. La salute è il risultato di processi complessi che prima di tutto si realizzano nella mente dell'uomo attraverso una presa di coscienza, valutazione.

Al via anche il progetto ATB ricicl-ARTI. L'idea nasce dal fatto che molti artisti e artigiani creano nella loro solitudine, con pochi o nulli riconoscimenti e con poche o nulle possibilità di contaminazioni da parte di altri artisti o artigiani. Abbiamo immaginato uno spazio di unione e di condivisione, dove gli artisti e gli artigiani si incontrano e si confrontano, lavorando gomito a gomito con materiali di recupero, un luogo in cui idee e creatività possono nascere dall’incontro tra materiali, donatori, fruitori, creatori-artisti. È una potentissima risposta alla crisi economica, di giustizia, di valori e di identità. Una società più sostenibile, più equa e più partecipata, più democratica e rafforzata. E' un modo per dire basta con l’accumulo, con lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sull’ambiente, con la distruzione degli ecosistemi, con la sostituzione delle gratificazioni affettive con l’acquisto compulsivo, basta con le solitudini che non si incontrano mai, basta con lo spreco, basta con questo modello di sviluppo che non è una evoluzione ma una involuzione della società. I nostri figli meritano un mondo migliore. Noi meritiamo un mondo migliore


ARTISTI ATB ASSOCIAZIONE CULTURALE & ART GALLERY CORRADO ALDERUCCI DIEGO BARBIERI SANDRA BARUZZI MARIELLA BOGLIACINO GIANLUCA BONANNI ALESSANDRO BOVERO AGOSTINO BERGO VANESSA CANTON DEBORAH DE LUCIA SIMONA DIANA MICHELE DIERRE ROSSELLA DI DIO DUSIT DUGHERA MASSIMO DIVENUTO JAMES FARRELL IRENE GARINO SAMIRA HOSSEINZADEH LILIANA LA VECCHIA

ROBERTO MAGGI NANNI MANOLINO GUGLIELMO MARTHYN CLAUDIO MIGLIOLI FABRIZIO MOLINARIO MISS BROWN & M.LLE BOUQUET FEDERICA PETRI MORENO PISAPIA ANGELA POLICASTRO PAOLA ROBBE ALESSIO SCALERANDI MONICA SEKSICH PIA TACCONE GIORGIO TROVATO TULLIA VACCARO CHIARETTA VADA NADIA ZONTA

FRIDA a Santeramo in Colle 14 MAG

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