AVVENTO NOTTURNO
Dell’ombra
VINO E OCRA 33
Più lucente là esorbita la stella di passione, più amara sopra i fondachi 34 di perla in una nuvola acquiescente la città dell’amata s’arrovella35. E ciascuno di voi sentitamente solca il gelo d’un vento fatto inerme alberi voi onde fu caro il marmo nella serenità delle leggende. Torna in cielo il sorriso, ma già eterna la vedova36 di sé avvolge le tombe per le campagne spente, un corno suona le cacce sulle alture ove s’imperna la luna. E voi tenere, voi auguste essenze della vita! Nel tepore dei lattici notturni esita il vento cercandosi nel solco delle aduste 37
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33 Il titolo abbina due colori: vino e ocra. Essi rimandano ai colori della crosta della terra senese, tanto cara a Luzi, oltre che a effetti cromatici della pittura del Novecento, con particolare riferimento a De Chirico. Il colore del vino è noto a tutti, quello dell’ocra (minerale di aspetto terroso) varia dal giallo al rosso bruno. 34 Nel Medioevo il fondaco era un edificio che serviva da magazzino e spesso da alloggio per i mercanti stranieri, ma, soprattutto in Meridione, il termine indica una abitazione modesta al pianterreno o seminterrato. È in questa seconda accezione che Luzi impiega il lessema. 35 In questa prima strofe si intrecciano i motivi della stella e della città, seguiti da quelli del vento e del gelo (v. 6), oltre che del vento e della stella (vv. 15-17). 36 Si tratta di un’immagine dal vero, infatti «la vedova» è una figura femminile della campagna toscana. 37 Dal latino adustus, participio passato di adurĕ re: bruciare.
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