MARIO LUZI – « AUTORITRATTO »
Sono i colori che ha còlto e sentito nella poesia di Luzi il suo principale illustratore attuale, Pietro Paolo Tarasco. I lavori luziani di Tarasco sono tutti imbevuti di questa aria tipicamente toscana-senese, della terra e degli antichi pittori toscano-senesi che si è detto, e che l’artista si trova intorno nella secca terra della sua Basilicata. Si veda l’acquarello che fa da copertina di Desiderio di verità, col poeta che sale solitario e pensoso come in un acquario solcato da un sentiero di cipressi attraverso colli fatti di libri aperti; o il volto del poeta ancora fra cipressi e i fogli dei suoi scritti ondeggianti come il mare di un verde tenero tendente al grigio, annesso a Su la parola di Dio. Un Luzi ben diverso dai suoi volti accesi che affollano la tempera di Lupica dal titolo L’Anima negli occhi di Mario Luzi e che appartengono al lato oscuro del cristianesimo luziano mentre anela e fruga nell’«impenetrabile nascondiglio» Colui che se ne sta nascosto. Perché, ecco incombere anche le ombre o incombere la tempesta, calare le tenebre della notte: «Vanno ai monti / i monti / da soli o con le nubi / sulla cresta»; «Le nuvole, non quella, / l’altra / più nera che da presso / l’accompagna / e al suo passaggio / oscura la campagna»; o questo paesaggio luganese, sempre in Sotto specie umana: «Lugano, prima sera. / Doppiato il promontorio / calò dalla montagna / un cono d’ombra / sopra la trepidante luccichiera. / Soffrì quel nero cuneo / poi riprese / al largo / un chiaro scimmiottio di mare / quell’acqua prigioniera». Intorno a questo altro nucleo tragico passi e testi sintetizzabili nella potente Passione di Cristo - Via Crucis al Colosseo, col «cielo che si oscura, l’aria che si ottenebra», la vita che «si ritrae in sé, / rientra nelle sue latebre». Sarebbe azzardato, naturalmente, trasformare in assoluto i cromatismi e luci e ombre della poesia di Luzi in una metafora di questo dilacerato cammino; ravvisarli insieme al loro significato nelle liquide tinteggiature di Pietro Paolo Tarasco da un lato, e nei surrealismi accesi di Nino Lupica dall’altro. Pure, ancora Mario Specchio nello scrivere in Autoritratto sulla Toscana di Mario Luzi come «una geografia interiore», traccia l’itinerario luziano come il percorso simultaneo dei «sentieri dell’immanenza» e delle «vie lattee 432