SU FONDAMENTI INVISIBILI
mentre il suo lume lampeggia e si eclissa in un vicolo. E la continuità manda un riflesso duro, ambiguo, visibile alla talpa e alla lince.
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Quante vite, questa per esempio detta mia per inerzia e abitudine… E ora lei 214 che con lo sguardo perduto affiora in superficie sdrucendo 215 una pellicola di pioggia dal profondo della città pescosa 216, prende per mano suo figlio, una mano, mi sembra, sfuggente alla sua presa, boccheggia217, non pronunzia parola mentre io ne ricevo dolore più in là di quella causa, e ondate d’un rimorso che tende allo spasimo la parte infinitesima di tempo in cui l’azione è sospesa, o il pulsar 218.
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2 «Aggirarsi in questo chiacchiericcio da souk 219, vendere i propri meriti o anche fumo soltanto, 214 «lei»: è la madre del poeta, che cerca un contatto con il «figlio» (v. 50), «sfuggente» (v. 51) nello spaccato «della città pescosa» (v. 49) – un’altra connotazione della città devastata dall’alluvione. 215 Sdrucire: strappare, lacerare. 216 «città pescosa»: vedi nota supra. 217 «boccheggia»: è riferito alla madre perché non trova il figlio. 218 «pulsar»: termine astronomico ricorrente. È la radiostella che emette segnali a intervalli regolari. vv. 20-57: cfr. ML, Presso il Bisenzio; ML, Dalla Torre, vv. 18-20: «E seguita, / seguita a pullulare morte e vita / tenera e ostile, chiara e inconoscibile». Per Firenze devastata, cfr. ML, Invocazione; ML, Sia detto. 219 «souk»: è il mercato arabo; luogo deputato allo scambio di merci.
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