TerrAmica - Num. 2 - 2015

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La ricchezza dei giovani imprenditori agricoli Da un po’ di tempo parte dell’attenzione dei media sembra essersi rivolta all’imprenditoria giovanile, soprattutto quella agricola; dati alla mano, indicano come siano in netta crescita le imprese guidate da giovani che hanno meno di 35 anni. La profonda crisi mondiale, aiutata molto probabilmente dall’incapacità dei governi che si sono susseguiti di gestire il mondo del lavoro, ha portato alla disintegrazione della figura del dipendente (soprattutto quello a tempo indeterminato) spingendo di fatto coloro che si apprestavano ad entrare nel mondo del lavoro (o che già vi erano dentro) a dover pensare a qualche altra soluzione. Tutti i settori sembrano essere in ginocchio, ma in fondo al tunnel sembra di scorgere un piccolo spiraglio di luce; è il settore agricolo che, nonostante tutte le difficoltà (burocratiche e non), ancora sopravvive. Sono proprio le piccole imprese, spesso familiari, il vero nocciolo duro dell’economia del nostro Paese ed è proprio su queste che dovrebbero concentrarsi gli sforzi dei nostri legislatori per far sì che possano non solo resistere, ma anzi, continuare a svilupparsi.

Editoriale

Sono molto spesso piccole aziende anche quelle guidate dai giovani imprenditori; questi veri e propri gladiatori del XXI secolo, che passano il 70% del loro tempo dietro alla burocrazia invece di svolgere il loro lavoro, sono la vera risorsa del nostro Paese e meritano tutto il sostegno necessario. Vanno considerati gladiatori in quanto aprire e gestire un’azienda significa lottare e scontrarsi ogni giorno con regolamenti e normative molte volte di dubbia utilità, che spesso sembrano pensate appositamente per rendere la strada insidiosa e difficile ai più, con un senso logico di difficile comprensione. A questo si aggiungono gli investimenti necessari ad avviare o a mantenere un’attività agricola, senza contare i rischi che sono strettamente legati alle attività “all’aria aperta” e che si è costretti a svolgere in “società” con la natura e l’ambiente circostante; ad esempio le difficoltà causate dai fenomeni meteorologici, che negli ultimi anni stanno diventando sempre più estremi e catastrofici. Anche se ci sono moltissime cose da migliorare nell’assetto imprenditoriale del nostro Paese, gli aiuti per i nostri imprenditori agricoli ci sono e ci sono stati. Il MIPAAF (Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali) ha fatto sapere che “nel corso del 2013 sono stati erogati in agricoltura contributi pari a 2,5 miliardi di euro, di cui circa 1,16 miliardi messi a disposizione dall’Unione europea. In cima alla classifica della spesa si sono confermate le Regioni del Centro Nord, in partico-

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TerrAmica | N. 2 - Gennaio 2015

lare la Provincia autonoma di Bolzano (con l’89,2% della spesa realizzata), seguita dalla Provincia di Trento, dalla Lombardia e dalla Valle d’Aosta (con percentuali di spesa superiori al 70% delle rispettive disponibilità), mentre le rimanenti Regioni del Centro Nord hanno raggiunto una percentuale prossima alla media della spesa fatta registrare dal gruppo “Competitività” (67,45%). Per le Regioni del Sud (gruppo Obiettivo Convergenza), la percentuale media di spesa è rimasta purtroppo nettamente inferiore alla media nazionale”. Nonostante gli aiuti messi a disposizione, però, le difficoltà per i nostri giovani gladiatori sono ancora molte. L’Associazione di Agraria.org ha posto fin da subito fra i suoi principali obiettivi anche quello di supportare gli agricoltori ed i nuovi imprenditori in questo settore nella promozione della loro attività, anche grazie alla diffusione della vendita diretta. Un altro aiuto viene dato promovendo la filiera corta ed i prodotti dell’agro-alimentare italiano (ricordo anche il servizio gratuito www.aziende. agraria.org). Particolare attenzione viene riservata alle cosiddette “smart-farm”, cioè quelle piccole aziende gestite da giovani under 35 che soddisfino requisiti di eco-sostenibilità, innovazione e competenza, di cui il nostro Paese è ricco. Saranno in particolare proprio queste attività il fiore all’occhiello dell’economia del Paese, che contribuiranno a far conoscere le nostre tradizioni e le specialità in tutto il mondo, donando prestigio e ricchezza all’intera comunità. Oltre all’aspetto economico, anche se direttamente collegato, è giusto ricordare che chi decide di lavorare in agricoltura è molte volte anche il diretto responsabile del ripristino dell’assetto del territorio, che in molte zone è da tempo in condizioni decisamente critiche. Pensiamo per esempio a coloro che rendono nuovamente coltivabili aree rimaste per anni incolte o ubicate in aree marginali o ancora a rischio idrogeologico; lo sviluppo, la valorizzazione ed il ripristino del territorio parte in primis dall’agricoltura, soprattutto in un paese come l’Italia che ha fatto dell’agroalimentare il proprio oggetto di vanto con cui essere conosciuti in tutto il mondo.

Flavio Rabitti Direttore editoriale Rivista TerrAmica

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