L’anno che sta per chiudersi è stato caratterizzato da una forte volatilità dei mercati finanziari le cui conseguenze si sono puntualmente riflesse sull’industria del risparmio gestito. Prova ne è che da gennaio a ottobre scorso i fondi comuni hanno raccolto solo 8,3 miliardi di euro rispetto ai 76,2 dello stesso periodo del 2021 e ai 16,3 dei primi 10 mesi dell’anno della pandemia. Ciò non poteva non avere conseguenze sui Piani individuali di risparmio (Pir) che, nonostante l’incertezza di breve, rimangono ottimi strumenti per investire in un’ottica di medio-lungo termine in maniera efficiente sulle aziende italiane, soprattutto pmi, con importanti vantaggi fiscali e diversificando nel tempo il periodo d’ingresso. Secondo i dati ufficiali di Assogestioni, nel terzo trimestre del 2022, infatti, i fondi Pir ordinari hanno registrato una raccolta netta negativa per 330,3 milioni, rispetto ai meno 195,6 milioni del trimestre precedente e ai più 160,2 milioni segnati da gennaio a marzo scorso. La raccolta netta totale nei primi nove mesi dell’anno è stata pari a meno 365,6 milioni a causa delle continue incertezze geopolitiche e volatilità sui mercati. Tanto che a ottobre la raccolta netta dei fondi Pir ordinari è stata ancora negativa per 92,1 milioni portando così il saldo dei primi dieci in rosso per 422 milioni. Gli asset under management totali promossi dai 64 fondi Pir (65 a fine del secondo trimestre, 70 a fine del primo) sono pari a 16,5 miliardi, in calo del 6% trimestre su trimestre a causa dell’andamento negativo dei mercati (l’effetto mercato è stimato del -4%) e in parte per i deflussi. Per quanto riguarda i Pir alternativi, la raccolta netta è stata positiva per 14,5 milioni, rispetto ai +152,7 milioni del secondo trimestre e ai +83,4 milioni del primo determinando così una raccolta netta totale nei primi nove mesi pari a 250,7 milioni. Gli aum totali promossi dai 13 fondi Pir alternativi sono pari a 1,45 miliardi (+1% trimestre); mentre il patrimonio complessivo, censito sulla base di 64 Pir ordinari e 13 alternativi, risulta pari complessivamente a 17,9 miliardi. L’attuale incertezza macro continuerà a pesare sulla raccolta netta per i prossimi mesi, prima di un recupero atteso nel corso del 2023. Alla luce dei dati registrati da inizio anno e di uno scenario di mercato ancora incerto, le stime di raccolta netta del 2022 per i Pir ordinari è di meno 500 milioni con aum a circa 16,5 miliardi. Nel periodo 2023-25 le previsioni sono invece di una raccolta netta positiva per 1,5 miliardi e per i Pir alternativi ci si aspetta che possano raggiungere 10-15 miliardi di aum in 5 anni.
anno 5 - numero 56 - dicembre 2022 mensile registrato presso il Tribunale di Milano n. 24 del 31/01/2018
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