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La trilogia di Bubits
testo e foto di Gianfranco Peletti
L’avvento delle armi con il fusto in tecnopolimero, dopo un secolo di quasi stagnazione del settore, ha cambiato il mondo delle armi corte
La vista anteriore di Caracal, Steyr M9 e Glock mostra la diversa foggia della parte anteriore dell’impugnatura e dei ponticelli del grilletto. Il ponticello squadrato della Glock per l’appoggio del dito della mano di sostegno, di moda all’inizio degli anni Ottanta, è stato progressivamente sostituito dal “vecchio” ponticello arrotondato. In tutte e tre è rimasta invariata la posizione della targhetta metallica nella parte inferiore del rail, dove è impresso il numero di matricola dell’arma
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a trilogia è un insieme di tre distinte opere di uno stesso autore con un file rouge che le unisce: possono essere i personaggi o la tematica affrontata. Una delle ultime trilogie di successo è Millennium di Stieg Larsson, con “Uomini che odiano le donne”, “La ragazza che giocava con il fuoco”, e “La regina dei castelli di carta”, oppure le sfumature di grigio, rosso e nero di E. L. James. Anche nel mondo delle armi possiamo trovare alcune trilogie: una di queste è costituita dalle tre creature di Wilhelm Bubits, il geniale progettista e inventore delle nuove armi corte del XX secolo e del nuovo millennio. Un’invenzione di rottura Tutte le grandi invenzioni e scoperte riguardanti le pistole semiautomatiche risalgono alla fine del 1800, agli inizi del 1900 e agli anni immediatamente precedenti la Seconda guerra mondiale. Poi, a parte gli ovvi aggiornamenti dovuti al progresso e alla tecnologia, tutto è rimasto in pratica fermo fino all’inizio degli anni Ottanta, quando l’esercito tedesco iniziò le valutazioni per l’adozione di una nuova arma corta di cui dotare il suo personale. Alla gara partecipò anche Glock, una piccola azienda austriaca di Wagram, fondata nel 1963 da Gaston Glock, che
Il particolare e originale sistema di mire triangolari progettato da Bubits per la Steyr M9, che successivamente è stato abbandonato sulla Caracal
Le tre armi viste da dietro evidenziano i diversi angoli di calcio e la diversa “zigrinatura” per migliorare il controllo dell’arma con le mani bagnate e scivolose. Molto evidente anche la diversa conformazione del calcio della Steyr M9 (al centro)
fino a quel momento si era occupata solamente di lavorazione della plastica e dell’acciaio: fondendo queste componenti, aveva realizzato la prima arma al mondo con il fusto e le altre parti in tecnopolimero. L’arma che ne risultò fu innovativa e completamente diversa da tutte quelle fino a quel momento presenti sul mercato, grazie alla capacità dei progettisti coordinati da Wilhelm Bubits di ragionare in un modo completamente nuovo e al di fuori degli schemi fino ad allora imperanti. La Glock presentata per i test all’esercito tedesco fu chiamata “Modello 17”, perché si trattava del diciassettesimo brevetto fatto dall’azienda: vide la luce per la prima volta nel 1983. L’arma fu talmente nuova e sconvolgente per la mentalità dell’epoca che suscitò un sacco di critiche e attirò numerose dicerie, puntualmente smentite dalle dimostrazioni pratiche. Le prove sostenute per l’adozione dell’esercito tedesco, austriaco e svedese furono durissime e dimostrarono che la Glock 17 con il suo fusto di plastica, lo scatto Safe Action e l’assenza di sicure manuali, non era solamente leggera ma anche in grado di resistere alla corrosione, agli urti, a prove di
resistenza a temperature incredibili sia per il freddo sia per il caldo, immersione in acqua alla profondità di diversi metri e prove di caduta anche da una incredibile altezza di 120 metri. Subito dopo la sua presentazione ufficiale la Glock 17 divenne leggenda e cominciò a comparire nelle mani degli attori nei film d’azione (nel 1988 fu utilizzata da Bruce Willis nei panni del poliziotto John McClane in “Trappola di cristallo”, e nei successivi tre facenti parte della quadrilogia Die Hard), diventando – dopo la Beretta – la pistola più conosciuta al mondo; in soli 25 anni ha superato la soglia di 2 milioni di esemplari venduti. Nuove sfide per Bubits: Steyr e Caracal Nonostante il successo e la fama, Bubits volle continuare la sua esperienza d’innovatore e nel 1997 passò a un’altra azienda produttrice di armi austriaca, la storica Steyr Mannlicher GmbH & Co KG, che dai primi anni Novanta stava studiando una nuova pistola semiautomatica per il mercato civile e delle Forze di polizia. Vide così la luce la Steyr M, arma nuovissima, con fusto in tecnopolimero, e altre Armi corte
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innovazioni, quali il sistema di mira con mirino e tacca triangolari, una sicura che ruotata con un apposito attrezzo blocca completamente il funzionamento dell’arma e altri particolari di cui parleremo dopo. La permanenza di Bubits in quest’azienda fu piuttosto breve, perché, alla fine del 2002, fu ingaggiato, come capo progetto, affiancato da alcuni tra i migliori tecnici e progettisti di armi corte provenienti da tutto il mondo, dalla Caracal International LLC (un’azienda produttrice di armi costituita ad Abu Dhabi dagli Emirati Arabi Uniti, con “Progetto Small Arms” finalizzato a sviluppare una serie di pistole moderne). Nel 2006 fu presentata la Caracal, una pistola semiautomatica interamente costruita nei paesi arabi. Il nome Caracal è mutuato da un animale africano, un felino molto veloce e aggressivo. L’arma è stata progettata utilizzando molte delle soluzioni tecniche
Le canne con le diverse camere di cartuccia prismatiche e gli zoccoli di abbassamento della canna sistema Browning modificato: da sopra, Caracal, Steyr e Glock. Lo sporco sugli zoccoli è dovuto al fatto che le armi sono state smontate dopo la prova a fuoco, prima di pulirle
ampiamente collaudate con la Glock e con la Steyr, e, in particolare, lo scatto del tipo “Safety action”, con percussore lanciato che è solo parzialmente prearmato e viene armato dalla trazione del grilletto fino allo sgancio; inoltre, il grilletto ha una leva di sicura nella parte centrale che impedisce l’arretramento accidentale. Come tutte le armi moderne, la Caracal ha il fusto in materiale tecno polimerico con dust cover lungo, slitta per gli accessori nella parte inferiore, cavità infero-posteriore dell’impugnatura per l’utilizzo di un apposito calcio. Le novità
di quest’arma furono parecchie, l’indicatore di colpo in canna posizionato al centro della culatta (in modo estremamente visibile e facilmente distinguibile al tatto), lo sgancio del caricatore ambidestro, le leve di smontaggio ampie e facilmente azionabili (grazie anche a uno sguscio sul fusto che agevola la presa), i particolari della catena di scatto e di percussione, la fattura dei congegni di sicurezza (più grandi e robusti), e, sul modello F, il sistema di mira denominato “Quick Sight”, ricavato direttamente sulla parte anteriore del carrello, subito dopo la camera di cartuccia. Lo scatto è del tipo “rollover”, molto preciso, con una corsa di circa 8 mm, e un peso di scatto che costantemente è attorno ai 2.200 grammi. In primo piano la Caracal, al centro la Steyr e per ultima la Glock 17; risultano evidenti i congegni di mira e le camere di cartuccia prismatiche: simili ma diverse
Chi è Wilhelm Bubits Nato il 28 ottobre 1954 a Lutzmanburg, piccola cittadina termale austriaca situata nella regione del Burgenland, la più orientale dello Stato, Wilhelm Bubits, dopo un’esperienza come funzionario della polizia austriaca, essendo nota la sua passione e competenza per le armi, fu contattato da Glock per il progetto di una nuova arma completamente non convenzionale: doveva essere realizzata in plastica. La sfida piacque a Bubits che ideò un’arma che avesse tutte le caratteristiche che nella sua esperienza aveva classificato come importanti: dimensioni, peso, volume di fuoco, minimo indice di impigliamento nel porto occulto, calibro adatto alle esigenze operative, e sicurezza di funzionamento, che doveva essere immediato in qualunque situazione. Il risultato fu una pistola che cambiò il mondo delle armi corte, perché racchiudeva tutte queste caratteristiche. Leggera, poco ingombrante, senza sporgenze che potessero farla impigliare, 16 colpi (15 cartucce nel serbatoio più una in canna), nessuna sicura da attivare manualmente ma con ben tre congegni di sicurezza automatici, uno scatto sempre uguale, la Glock 17 aveva solo 34 pezzi in tutto (quello che non c’è non si rompe), vale a dire circa la metà di quelli delle normali armi semiautomatiche a doppia azione dell’epoca.
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057 Glock 17 cal. 9x21IMI Produttore: Glock, www.glock.com Esemplare fornito da: Bignami, tel. 0471 803.000, www.bignami.it; il marchio Glock è importato anche da Bersaglio Mobile (tel. 0522 518.344- 0522 515.175, www.bersaglio mobile.com) e da Paganini (fax 011 835.418, www.paganini.it) Modello: 17 Generazione 4 Tipo: pistola semiautomatica Calibro: 9x21IMI Funz.: chiusura geometrica a corto rinculo di canna, sistema Colt-Browning modificato Lunghezza totale: 174 mm Altezza: 127 mm Lunghezza canna: 114 mm Larghezza massima: 30 mm Rigatura: poligonale Alimentazione: caricatore prismatico bifilare a presentazione singola Numero colpi: 17 cartucce Mire: tacca di mira regolabile in altezza e derivazione con riferimenti bianchi, mirino fisso Scatto: safe action (semi-doppia azione) Peso dello scatto: 2.500 grammi Percussione: percussore lanciato Sicure: sicura automatica di blocco del percussore, sicura data dalla tipologia dello scatto che arma il percussore solo premendo il grilletto, sicura manuale a leva posta nella parte centrale-anteriore del grilletto Materiali: acciaio al carbonio, fusto e caricatore in tecnopolimero con rinforzi in acciaio Finitura: tenifer Peso: 705 g (con caricatore vuoto); 850 g (con 17 cartucce) Prezzo indicativo: 650 euro
La prova a fuoco della Glock
Le tre armi in un confronto visivo diretto: in basso, la Glock 17 II Generazione, in mezzo la Steyr M9, e, sopra, la Caracal F
Le prove a fuoco Dopo questo breve ma indispensabile excursus storico, passiamo ora alla nostra prova comparativa che abbiamo effettuato presso la Sezione del TSN di Galliate, che è un Centro Prove della nostra rivista per quanto riguarda le armi corte. Abbiamo potuto eseguirla grazie alla collaborazione dell’importatore della Steyr, la TFC di Villa Carcina (BS) che ce la ha messa a disposizione, perché come poligono avevamo solo (si fa per dire) la Glock e la Caracal. Con la collaborazione del Presidente del Poligono, Pierangelo Ferrari e quella di altri tre amici, Giovanni Zanzottera (Vice Presidente), Giustino Airoldi (Commissario di Tiro) e Italo Armi corte
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Partendo da sinistra, Glock 17, Steyr e Caracal. Mentre Glock e Caracal hanno la stessa inclinazione del fondello, quello della Steyr è diritto
Steyr M9 A1 cal. 9x21IMI Produttore: Steyr Mannlicher GmbH & co KG, Ramingtal, www.steyr-mannlicher.com Importatore: Tfc srl, tel. 030 898.38.72, www.tfc.it Modello: M9A1 Tipo: pistola semiautomatica Calibro: 9x21 Funzionamento: chiusura geometrica a corto rinculo di canna, sistema Colt-Browning modificato Lung. massima: 183 mm (176 mm carrello) Lunghezza canna: 102 mm Altezza: 136 mm Larghezza massima: 30 mm Rigatura: 6 righe destrorse Alimentaz.: caricatore bifilare in metallo con presentazione singola della cartuccia Numero colpi: 14+1 Mire: tacca di mira con finestra triangolare e mirino triangolare montati in incastri a coda di rondine Scatto: reset action system (doppia azione speciale) con secondo tempo del grilletto lungo 4 mm Peso scatto: 2.500 grammi Percussione: percussore lanciato Sicure: sicura automatica al percussore; sicura automatica al grilletto; blocco integrato da attivarsi con apposita chiave; avvisatore di cartuccia camerata Materiali: canna e carrello in acciaio, fusto in tecnopolimeri rinforzati con fibra di vetro Finitura: fusto nero; carrello nero opaco antiriflesso Peso arma scarica: 766 g Peso arma carica: 885 g Prezzo indicativo: 690 euro
Da sinistra, Glock, Steyr e Caracal. Diversi il percussore della Glock che è rettangolare a lamina, gli estrattori e nella Caracal la culatta che è parte integrante del blocchetto multifunzione che alloggia il percussore e la sua molla
La Steyr durante il test a fuoco
Bianchi (Istruttore di Tiro della P.L.), abbiamo pensato di iniziare con una comparazione visiva e di feeling tattile che ci consentisse di “scaldare l’ambiente”. Visivamente, le tre armi si presentano in modo molto diverso l’una dall’altra e anche quando s’impugnano, vi sono evidenti differenze che si acuiscono ulteriormente quando si traguardano i congegni di mira. Durante la prova a fuoco il funzionamento è stato ineccepibile per tutte e tre le armi e anche la precisione è risultata molto simile, con pareri e preferenze diverse a seconda del tiratore, anche se nella classifica finale delle opinioni la più facile da gestire è risultata la Caracal seguita a ruota dalla
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Dall’alto, Caracal, Steyr e Glock: invariata la scelta della molla di recupero a lamina, le differenti tipologie dello zoccolo di svincolo della canna e ancor maggiori differenze nelle sicure automatiche al percussore
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Caracal F cal. 9x21IMI Costruttore: Caracal, www.CARACAL.ae Importatore: Fratelli Tanfoglio Snc, tel. 030 891.06.23, www.tanfoglio.it Modello: Caracal F Tipo: Quick Sight Calibro: 9x21IMI Funzionamento: chiusura geometrica a corto rinculo di canna, sistema Colt-Browning modificato Lunghezza massima: 178 mm Lunghezza canna: 104 mm Altezza: 135 mm Larghezza massima: 28 mm Rigatura: 6 righe destrorse Alimentazione: caricatore bifilare in metallo con presentazione singola della cartuccia Numero colpi: 15+1 Scatto: safe action (semi-doppia azione) Peso scatto: 2.200 g Percussione: percussore lanciato Sicure: sicura automatica di blocco del percussore, sicura data dalla tipologia dello scatto che arma il percussore solo premendo il grilletto, sicura manuale a leva posta nella parte centrale-anteriore del grilletto Materiali: fusto in tecnopolimeri, il resto in acciaio Finitura: carrello e canna con brunitura a spessore ad ala resistenza agli agenti esterni e all’attrito Peso: 750 g Prezzo indicativo: 590 euro per le versioni normali e 620 euro per le Quick Sight
Pierangelo Ferrari, presidente TSN di Galliate, effettua la prova a fuoco con la Caracal
Da sinistra a destra, Caracal, Steyr e Glock. Si notano le differenti tipologie dei pacchetti di scatto e la diversa tipologia della realizzazione del fusto
Glock e dalla Steyr che avendo uno scatto con funzionamento diverso dalle altre due è risultata meno precisa nelle rosate. Bisogna però precisare che il problema non è imputabile all’arma ma ai tiratori. Poiché tutte e tre le armi sono già state ampiamente descritte in vari articoli di prove, per fare capire bene le caratteristiche e le differenze tra queste tre armi ho pensato di condividere l’esperienza attraverso una serie di fotografie, schede tecniche e confronti che coinvolgono il lettore e lo rendono partecipe come se fosse presente. In particolare, i lettori più esperti e smaliziati possono cimentarsi nel vedere le differenze tra le tre armi nei particolari in foto. N G
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