Giovan Battista Ruoppolo 33. Interno di dispensa olio su tela. 84,5 × 118 cm napoli, museo diego aragona pignatelli cortes ₍collezione intesa sanpaolo₎
bibliografia. Spinosa, in Napoli, 1989, p. 52; Tecce, in Spinosa − Tecce, 1998, pp. 19, 37; Scarpa, 2004c, pp. 136-137. mostre. Napoli, 1989, p. 52.
Assai ardua è la ricostruzione del catalogo del pittore, sia perché i suoi dipinti firmati e datati per esteso sono pochissimi, sia perché, a causa dell’identità del monogramma “GBR” con quello del più anziano Giovan Battista Recco, molte opere del Ruoppolo sono state erroneamente attribuite al Recco e viceversa. Giovan Battista Ruoppolo fu presente nelle più importanti raccolte napoletane del tempo, tra cui quella del banchiere fiammingo residente in città Ferdinando Vandeneynden, raffinato collezionista di oggetti d’arte. Nell’inventario del patrimonio del Vandeneynden, redatto da Luca Giordano nel 1688 per conto degli eredi, compaiono vari dipinti del Ruoppolo, seppure mai identificati, quali una “roba di caccia con capretto, et una papera”,“diverse robbe di cucina et una impanata”, una “frutta e fiori; frutta, fiori, melone d’acqua” e un quadro “con diversi pennoli d’uva, granate e meloni”(Ruotolo, 1982, pp. 30, 34, 35, 39). Anche nella collezione di Don Giuliano Colonna erano attribuiti al pittore due dipinti con “frutta, fiori e mezza anguria” valutati cinquanta lire e un’altra natura morta stimata quaranta lire. Le stesse cifre risultano assegnate a un paesaggio di Castiglione, a una Santa Margherita di Cavallino e a una Maddalena di Luca Giordano (Spike, in New York-Tulsa-Daytona, 1983, p. 88). Dopo un inizio in chiave naturalistica in direzione di Giovan Battista Recco e di Luca Forte, ma anche in collusione con la natura morta romana di Mao Salini e di Michelangelo Cerquozzi – al quale rimandano i Sedani e boule de neige dell’Ashmolean Museum di Oxford, o la Natura morta con ortaggi e pane del Museo di Capodimonte –, il pittore rinnova il proprio repertorio nel corso del settimo decennio, aprendosi agli stimoli decorativi di un’ornamentazione ormai di carattere barocco. Ancora intessuta di un naturalismo intenso è questa natura morta, acquistata nel 1985 presso l’antiquario Paolo Sapori di Spoleto, attribuita al Ruoppolo e datata a non oltre la fine degli anni ’60 da Nicola Spinosa (1989). La composizione presenta un assemblaggio di pani,
frutti, pesci e cacciagione disposti su piani prospettici e spaziali diversi, con un effetto d’insieme articolato e ridondante. Il centro focale del dipinto è costituito dall’impietosa esposizione del capretto squartato, di drammatica evidenza. I singoli oggetti risultano sempre indagati realisticamente ed evidenziati singolarmente dall’incidenza della luce. Gli arditi accostamenti tematici e la varietà e la ricchezza degli elementi rappresentati introducono il discorso sul rapporto che il pittore mantenne a lungo con la maniera tarda di Giovan Battista Recco. Non a caso erano stati in passato erroneamente attribuiti al Ruoppolo l’Interno di cucina con cacciagione, pani, provole e tacchino vivo (collezione privata, Bologna, collezione privata; ill. in Zeri – Porzio, 1989, II, p. 891 n. 1068) e i Pesci e ostriche con piatto (Stoccolma, Museo Reale) di mano, invece, del Recco. Il tema iconografico dell’interno di una dispensa riporta a un soggetto di origine spagnola assai diffuso in ambito mediterraneo e che a Napoli si rifà certo alla presenza in città di numerosi artisti iberici. Anche l’inserto della cacciagione denuncia matrici diverse da quelle abituali della pittura di genere napoletana, che possono essere fatte risalire all’area fiamminga e alla presenza di opere di questi artisti nelle collezioni private locali, come quella del mercante e armatore di Anversa Gaspare Roomer. Da questo momento la svolta in senso barocco, sulla falsariga dei modi del giovane Giuseppe Recco e del fiammingo Abraham Brueghel, attivo a Napoli dal 1675, determinerà la produzione del Ruoppolo a seguire, caratterizzata da quella serie di “trionfi vegetali”, monumentali nel formato, sontuosi e ridondanti, di accresciuta preziosità cromatica e di grandi effetti decorativi. Opere come la Natura morta con frutta, ortaggi e amorino di collezione privata fiorentina (ill. in Zeri – Porzio, 1989, p. 921, n. 1113) o la Natura morta con frutta del Museo di Capodimonte (in deposito del Museo di San Martino; in La Havana, 2002-2003, ill. p. 81), incontreranno il favore della committenza e faranno del Ruoppolo un indiscusso e popolare caposcuola della natura morta napoletana. denise maria pagano