Alba Amoruso La voce muta del tempo

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ALBA AMORUSO

La voce muta del tempo



ALBA AMORUSO

La voce muta del tempo

a cura di Giorgio Bertozzi, Ferdan Yusufi, Alessandra TrapanĂ contributo critico di Maria Vinella conferenza partecipata da Enzo Quarto giornalista RAI



tua figlia Alex

In onore a mIa madre alba amoruso, mamma amorevole, artIsta InsostItuIbIle e genIale. Con tutto l’amore Che posso.



LA pIttuRA dI ALbA AmoRuso tRA nARRAzIone emotIvA e Impegno socIALe maria vinella

un rapido excursus sulle artiste del novecento evidenzia i molteplici percorsi di ricerca e la feconda produzione di donne-autrici attive nei movimenti delle avanguardie storiche: dal Futurismo al cubismo, dall’Astrattismo al dada e al surralismo. pensiamo al lavoro di protagoniste geniali come tamara de Lempicka, sonia delaunay, georgia o’Keeffe, Frida Kahlo e numerose altre. nell’ultima metà del novecento, dal secondo dopoguerra in poi, il gruppo delle artiste presenti sia in europa sia in America si fa sempre più folto. Infatti, nei decenni successivi alla conclusione dell’ultimo conflitto mondiale, le donne dimostrano di avere maggiore consapevolezza del proprio ruolo sociale, e questo anche attraverso l’arte. nasce un nuovo immaginario che parte dalla sensibilità femminile e da un differente punto di vista, non più solo maschile (ricordiamo artiste come Louise bourgeois, shirin neshat, carol Rama). dopo il faticoso ventennio tra gli anni cinquanta e settanta, assistiamo a un reale riconoscimento dell’arte realizzata da pittrici, fotografe, scultrici; poi, dagli anni ottanta e novanta si profila un cambio pregnante di contenuti. Accanto al grande tema del corpo e della differenza dei generi vengono sviluppate le tematiche dell’autonarrazione e dell’autobiografia, il racconto delle immagini frammentate del quotidiano, la memoria personale che coinvolge l’ambiente e i luoghi del reale. non mancano l’attenzione ai temi di impegno sociale, l’indagine sulle problematiche che interessano la collettività, la salvaguardia della natura. Anche quella dell’artista Alba Amoruso è stata una ricca ricerca basata su numerose fasi espressive: la fase del naturalismo favolistico, l’astrattismo lirico, la ricerca figurativa dai connotati simbolisti, sino all’ultimo decennio dedicato all’indagine di temi sociali di tipo ambientalista. sin dagli inizi della propria avventura estetica, l’arte visiva è per Alba Amoruso un’occasione di fuga mentale. È deriva liberatoria. È sguardo visionario. La storia dell’artista prende avvio negli anni ottanta, quando realizza i primi cicli a olio. La sua formazione pittorica è da autodidatta, da appassionata sperimentatrice. esordiente, si affida a un naturalismo decorativo mediterraneo, un universo vegetale velato di stupefazione, calde atmosfere, profumi selvatici; sagome e forme eleganti come arabeschi appaiono in micro paesaggi racchiusi in dettagli floreali e foglie giganti. Luoghi magici della natura e giardini mitici accolgono albe primordiali sospese nel tempo di spazi indefiniti. La natura, riferimento vitale e rigeneratore, è intesa come grembo originario, fonte di energia materiale e spirituale. campo aperto non solo alle vibrazioni dell’intimo ma anche al respiro cosmico. A metà anni novanta l’universo vegetale lascia il posto a paesaggi poetici. nel ‘94 il ciclo “Abissi e superfici” cela tracce di invisibili storie biografiche, che quasi affogano nel colore. In questa fase espressiva, la sensibilità cromatica dell’artista evolve in improvvise commistioni, e in merito al ciclo “Rose a colazione” lei stessa appunta con cura meticolosa: «Lavoro sul recupero della macchia di colore. Attraverso il soffio spingo il colore molto diluito a seconda della forma che voglio realizzare. A questo punto prende


sostanza un faticoso lavoro di smarrimento e riconquista della macchia cromatica». In questo periodo sperimenta la pittura ad olio, gli smalti e poi gli acrilici. Ritorna all’olio in alcuni cicli e, infine, approda definitivamente alla tempera, grazie alla quale celebra la luce, elemento emozionale significativo e valore specifico del proprio itinerario compositivo. da queste esperienze nasce il ciclo “terracquea”, viaggio allegorico nelle profondità della terra. tra ’97 e ’98 appare una nuova serie di lavori, “I velari”, dove si fondono i confini tra fisico e metafisico, presente-assente, concretezzaevanescenza. Qui, Alba Amoruso cela i ricordi e le tracce di un passato che recupera e trasferisce nel territorio dell’arte: ogni emozione e ogni sensazione vengono riportati sulla tela in leggeri velari, malinconici testimoni dell’inespresso della vita. Questo necessario percorso di deformazione del reale perviene ben presto a un’astrazione lirica dai connotati simbolisti, dove le strategie d’interpretazione del mondo generano altre verità e altre storie. La resa visiva delle opere di questo periodo è affidata a perimetri scomposti, forme accennate, colori debordanti dove ogni cosa si sgretola e diviene quasi galleggiante nello spazio della tela. tra gli ocra, i verdi, gli azzurri si aprono e si chiudono i teloni immaginari di un grande boccascena che svela forme e figure che emergono dal sommerso interiore. La pittura impastata con gesti ampi e determinati è stesa con spatole e spugne; olii e tempere si mischiano alle colle e agli stucchi, alle colature e alle gocciolature. I tagli di luce sulle penombre, le velature e i graffi, le gocce e le cancellature riaffiorano come riaffiora la memoria. tra fine anni novanta e primi anni duemila si conclude una fase pittorica destinata unicamente alle architetture cittadine: scorci, angoli urbani, ampie panoramiche dove lo spazio esplode. nascono i dipinti delle città infiammate, dove il colore rosso e denso strazia superfici e volumi. ponti e archi, architetture e reperti appaiono come testimonianze di una civiltà metropolitana frenetica, arsa dall’energia delle ocre e dei bruni catramati. Le prospettive si deformano e le inquadrature diventano espressioniste, le distorsioni spazio-temporali ingoiano ogni cosa. sono, questi, gli anni dell’appassionata analisi dell’ambiente urbano (cicli pittorici “megalopoli”, “ecomostri”, “stazioni”, “Acciaierie”, “Aree industriali”, “sopraelevate”, “Acque reflue”, “vertical víllage”, “Le città impossibili”, “urban Jungle” e “patopoli”). Le nuove ipotesi sceniche evidenziano ambienti notturni, prospettive combuste, cieli coperti di smog, foreste di tubi metallici e tralicci. Il colore diventa livido. La luce opaca. Le sporche stratificazioni cromatiche sgretolano le forme e le figurazioni filamentose. L’energia vitale delle cose disperatamente sembra affievolirsi mentre i paesaggi sfocano. Ancora poco e non riusciremo più a distinguere nulla. ciò che ha forma diventa informe. ciò che ha vita perde il respiro. Le ultime opere riflettono una narrazione emotiva che lascia presagire l’oscurità di un futuro interrotto.


vIto AntonIo gALAsso presidente pro Loco conversano “I tre criteri di un’opera d’arte [sono]: armonia, intensità, continuità” scriveva lo scrittore Arthur schnitzler e sono i principi che dal 1960, anno dell’istituzione dell’Associazione turistica pro Loco di conversano, hanno motivato i presidenti ad ospitare nelle sale dell’associazione pittori locali, regionali ma anche stranieri. Il maniero aragonese, simbolo della città di conversano, dagli anni venti del seicento annoverava una quadreria variegata per soggetti e generi rappresentati, prestigiose raccolte d’arte di cui oggi resta il solo ciclo pittorico finogliesco, segno visibile della vitalità culturale dell’antica contea. La pro loco ha ereditato la passione del mecenate guercio delle puglie, aprendo le proprie sale a piano terra del castello ad innumerevoli artisti ideando la “giornata della pittura”, concorsi, esposizioni e creando negli anni un’esposizione permanente nella sala “g. Ramunni” con le opere donate dagli stessi. La presenza oggi delle tele di Alba Amoruso è in armonia con il pensiero di chi in pro loco ha promosso per quarant’anni l’arte in ogni sua forma e manifestazione: “L’arte tende a risvegliare la persona, l’individuo e la sua storia, mentre costruisce un racconto all’interno del quale si inscrive la possibilità che l’uomo, attraverso e con l’altro, ricrei se stesso e il mondo. un risveglio che è un imparare a sentire, a vedere e pensare.” (santa Fizzarotti selvaggi, Il colore della mente, schena editore, Fasano 2004) Le opere di Alba Amoruso sono un dialogo, interrogano il tempo e il reale, segnano un percorso che lascia tracce del suo passaggio; io come presidente pro tempore della pro loco sono onorato della presenza delle sue tele a conversano e di seguire gli slanci delle sue pennellate.



Immersa 2006, tempera su tela, cm 130x130

Megalopoli 2003, tempera su tela, cm 90x210



Ultimo sole 2005, tempera su tela, cm 400x100


Megalopoli (dettaglio) 2003, tempera su tela, cm 90x210


Megalopoli 2003, tempera su tela, cm 90x210 Megalopoli 2003, tempera su tela, cm 90x210


Megalopoli 2003, tempera su tela, cm 170x250, opera esposta in Caos project evento della biennale di venezia 2007


Strutture 2003, tempera su tela, cm 90x120 Finalista premio arte mondadori


Scolo di acque reflue 2003, tempera, cm 70x180


Down Town con sopraelevata 2005, tempera su tela, cm 135x250 opera esposta in Caos project evento della biennale di venezia 2007


Strada ferrata 2003, tempera su tela, cm 100x80


Le cittĂ impossibili 2005, tempera su tela, cm 250x130 opera esposta in Caos project evento della biennale di venezia 2007



Notte senza tempo 2003, tempera su tela, cm 120x120 (dittico)

Vertical village 2005, tempera su tela, cm 120x120



Patopoli 2007, tempera su tela, cm 150x80

Fiumana 2000, tempera su tela, cm 80x80


Magic dispenser 2002, tempera su tela, cm 50x150 Spremitura 2003, tempera su tela, cm 50x150


Patopoli 2007, tempera su tela, cm 40x250


Patopoli 2007, tempera su tela, cm 70x50



Acque reflue 2006, tempera su tela, cm 40x40


Acque reflue 2006, tempera su tela, cm 40x40


Acque reflue 2003, tempera su tela, cm 140x80

Partenze 2006, tempera su tela, cm 40x40



CittĂ invisibile 2003, tempera su tela, cm 150x40

Fabbriche 2002, tempera su tela, cm 80x140 Fabbriche 999, tempera su tela, cm 120x60




Fuoco 2001, tempera su tela, cm 50x150

La strada che ho fatto 2000, tempera su tela, cm 40x40



Invasion 2005, tempera su tela, cm 210x135


Fuoco 2002, tempera su tela, cm 150x150


unA nuovA eRA da la voce muta delle cose, 2002 di Alba Amoruso

È una nuova era. un millennio dove senza respiro nasce una città nuova, con la sua personale storia di volumi urbani distorti, esasperate prospettive ai piedi delle quali scorrono fiumane di uomini e di macchine, enormi sopraelevate e le spaccano il cuore. un mondo di ecomostri che soffocano qualsiasi spazio a dimensione umana. Questo è il mondo. quello che strappa via i sogni, quello che alleggerisce tutti dalla responsabilità del vivere come viviamo e del morire come moriamo. Questo è il sogno: la dimensione del nostro tempo. Fuochi che divorano la storia dei teatri, fabbriche che bruciano l'atmosfera, strutture urbane soffocanti e che nascono come funghi nella notte. e così... potrebbe essere anche stanotte. Questa notte che avrà i miei occhi e quelli di mia figlia e quelli dell'uomo che amo. Questa notte e che abbraccia tutti stretti stretti a sé. come una tenera madre che ha cura di tutto quello che ama e che le appartiene. per questa notte ancora, chiudete lentamente le palpebre e aprite il cuore al silenzioso notturno arrivato, perché anche questa notte potrebbe essere così.



scRIttI e contRIbutI cRItIcI


Alessandra trapanà

eccoci così aggrappati all'inizio di una nuova era. testimoni della nascita di un qualcosa che ci sorprende, ci spaventa per i suoi colori; questo rosso travolgente, queste megalopoli apparentemente distrutte dall'ondata di un fuoco intenso, nefando, la cui scenografia così decisa sembra voglia riconquistare qualcosa, forse, ormai persa. Questa è la vera visione del mondo. un mondo irrequieto, privo di sensazioni pacate, sentimenti offuscati da questo incedere elegante, ma al tempo stesso pesante, che va mescolandosi al frenetico passo delle spatolate che sembrano voler graffiare il mondo, segnare un confine irreale, ma che è ormai segnato su queste tele, cosi stupefacenti che lasciano un profondo segno negli occhi degli amanti della pittura dell'insostituibile artista Amoruso Alba.


IL dAnnAto cAnto deLLe metRopoLI Rivista d’arte stile-testo brescia, gennaio 2004 di maurizio bernardelli curuz

ciò che nel Futurismo si profilava come un canto alla civiltà urbana- e ai suoi ritmi frenetici, che avrebbero per sempre cancellato l’uomo antico, individuali psicologie, il canto tremulo di un io titanico con l’universo ridisegnato nelle macchine, nelle opere di Alba Amoruso si fa cromatica ossessione del moderno, con fiumane di macchine e di persone, periferie, ciminiere, stazioni spopolate, notturni desolati, scoli di acque reflue. L’artista pugliese fondamentalmente canta la fine di un modello di civiltà che si basa sul consumo di sé e sul sacrificio dell’umano, sulla massificazione e sul sistematico, rituale omicidio dell’ individualità a favore della mostruosa quinta urbana, che pur seduce visivamente con le sue immense membra sincrone, quanto il sublime salto di una cascata, il fulmine e l’impeto del cielo riempivano i taccuini dei viaggiatori romantici, colti da un temporale al passo o costretti a camminare su mulattiere infide, contro rocce oscure. si sviluppava, anche in quella prospettiva, l’attrazione al cospetto dell’abnorme, del mostruoso naturale, attraverso la descrizione di un golem che, gigantesco come il mostro guerresco attribuito al goya, potesse conculcare l’esilità delle esistenze umane. I cementi cromaticamente accesi di Amoruso configurano realmente l’eternità- e pertanto la natura divina- della città, poiché gli uomini in essa vivono, si riproducono e muoiono nella barriera corallina dei loro grigi prodotti come da piccoli polipi ubriachi di razionalità, lasciando dietro di sé esclusivamente la conurbazione e la conglomerazione, e quelle immense cavità destinate ad essere occupate da altri uomini senza memoria dei precedenti. La memoria terribile di un’umanità che non coltiva la propria sovranità, racconta Amoruso attraverso i suoi dipinti, sta nel tessuto urbano, quasi che il cervello del moderno sia spalmato sulle superfici delle case e innervato nel reticolo delle finestre. Amoruso odia e contempla il semidio urbano che rapina i suoi costruttori, infliggendo loro la pena di una prigionia labirintica, senza speranze di cielo, giacché non esiste proiezione di azzurro nei suoi dipinti al di là della secca chiostra dei grattacieli, ma un’atmosfera lutulenta e polverosa come nella kafkiana dannazione della modernità che lo scrittore praghese raccontò in modo ossessivo nel romanzo “America”. La città che già ottone Rosai evocò attraverso superfici verticali, preponderanti e claustrofobiche- ma Rosai, lo sottolineamo, dovette riconoscere nel proprio codice genetico la radice futurista – torna potenziata in Alba Amoruso che coglie matericamente la possanza architettonica delle metropoli, la coglie assumendo la cifra di una deformazione espressionista, laddove la velocità e il ritmo tachicardico deforma le cime dei palazzi sospingendole verso il basso, piegando i lampioni verso i nastri d’asfalto. Il recupero critico della poetica della simultaneità, - tra maggiori segmenti del percorso futurista- è rappresentato in Amoruso da quelle auto convergenti, dagli aspri musi strombati che la pittrice dipinge nel corso torrenziale di una periferia urbana, simili allo scarico, da una motonave, di uno squinternato flusso di sardine metalliche che appaiono corrusche sotto un’aria perennemente malata, con l’odore di ruggine amara, di fuoco e di cromo.


megALopoLI personale di Alba Amoruso presso banca popolare di milano sede di bologna aprile 2004 Il corriere dell’Arte di clara carpanini

Alba Amoruso propone un lavoro di grande forza visionaria, dedicato al tema della megalopoli. siamo agli antipodi della città ideale, razionale, cara alla cultura del Rinascimento; nella megalopoli domina un sentimento di sublime impotenza, dal momento che non esiste più un punto di vista stabile, nel quale potersi collocare. In questa babele d’architetture ogni presenza umana è appena presupposta e poi subito soffocata da uno spazio urbano smisurato, onnivoro. tramite una stesura pittorica sfilacciata, una sorta di colata incandescente si riversa sulla tela, facendo collassare le linee su se stesse. La natura è assente. La luce, non atmosferica, sembra originata da una fosforescenza tutta interna alle cose, come un ultimo residuo d’energia che tenta di liberarsi. A questo disfacimento si oppone, di contro, la magnificenza compositiva, ritmata da sottili strutture soggiacenti alle pennellate. Inoltre non mancano richiami post-romantici e fantastici, che fanno pensare alle celebri incisioni di giovan battista piranesi. Le rovine contemporanee, però, sono ormai affrancate dall’aura di una mitica classicità, così paradossalmente destinate alla fatiscenza nel futuro. È come se le visioni minute e sgomente di piranesi venissero immerse da Alba Amoruso in un bagno corrosivo privo di ossigeno; perciò alla megalopoli non resta che una vibrazione di natura elettrica, un movimento intermittente come i sussulti vertiginosi della stessa materia pittorica.


veRtIcAL vILLAge megALopoLI dal corriere dell’Arte, 11 giugno 2005 di giulio bonifacio numerose le belle tele di Alba Amoruso presentate allo studio b2 di genova nell'esposizione personale, terminata e il 28 maggio. sono quadri di grande formato, dipinti con colori attenti e lucidati con vernice. siamo indubbiamente al cospetto di un' artista di tutto rispetto che, ora più ora meno, opera da tempo e malgrado la ancor giovane età nell'ambito di una stessa tematica, quella del megalopoli, appunto. un lavoro personale, il suo, anzi, personalissimo - certamente difficile che proveremo a circostanze per quanto possibile, e che comunque meglio sarebbe definire un colloquio dell'artista con se stessa, ovvero i suoi coraggiosi, importanti faccia a faccia con quanto della vita la coinvolge di più. A vedere bene, le megalopoli, i suoi vertical villages, ci appaiono come il pretesto, forse anche l'alibi consapevole di uno stato esistenziale che Alba Amoruso non gradisce e prima ancora non capisce, che non vuole capire, introitare e, specialmente, accettare. può subirlo, non accettarlo. ma il realismo, la figurazione neanche troppo palese di parte dei suoi lavori arretra spesso per lasciare spazio alla visionarietà di altre opere nelle quali, con sapiente e intelligenza, attua consapevoli incursioni nel territorio astratto e minimale in un modo indubbiamente colto e responsabile all'insegna di un pensiero connotata da forti strutturazioni di ascendenza architetturale che, sempre fatta salva la misura, non può dissimulare il senso di dolore che trasuda comunque dalle sue opere.


cAos AmoRuso dal catalogo Caos project, 52° biennale di venezia, 2007 di martina cavallarin

Alba Amoruso è una pittrice che pratica un'idea dell'arte come misura del proprio operare e rapporto di confronto con il paesaggio urbano che ci circonda. La sua pittura diventa coscienza della distanza nel senso che i suoi quadri parlano dell'uomo senza accoglierne mai la figura e della nostra società attraverso l'aggiunta di distorsioni, gigantismi e toni cromatici forti e decisi. Le sue città sono paesaggi da day after, scene ispirate a blade Runner, alla visione fantascientifica di philip K. dick, Ray bradbury o immaginazioni di un futuro in cui gli ecosistemí sono implosi e l'umanità ha perso il predominio sulla natura. nel caos della virtualità apocalittica dipinta di Amoruso il terzo millennio é già un incubo realizzato, uno scontro tra pennelli e colori in cui la giusta complessità del più conformista dei linguaggi, la pittura appunto, si impone a fissare ii divenire di un futuro coatto. L'uomo é al centro d un lavoro febbrile che ne nega immagine e contorni pur imponendone l'invisibile presenza. Riflesso, luce, forme macroscopiche e silenzio si condensano in tele di grande formato che assorbono dentro di sé l'atmosfera dell'esterno e la restituiscono nel doppio suggestivo di un mondo disordinato che si fa ombra di se stesso. Le architetture di questa pittrice sono rappresentazioni di una terribilìtà simbolica che solo la sapienza del gesto di Amoruso rendono digeribili, ma mai neutralizzate. sono opere che aprono la domanda come solo un progetto di caos sa porre. La visione non é mai degradata bensì raccontata tra arancioni, rossi e grigi che si stendono sui frattali delle forme come se fossero in movimento, come se l'oscillazione tellurica delle città maltrattate parlasse dell'entropia della natura esaltandone l'energia e i1 bisogno di lotta. e', quella dell'artista barese, una pittura tagliente e laterale nella sua contemporaneità esente da rassegnazione e nostalgia, carica di denuncia, enfatizzata da malformazioni e anamorfizzata dallo sguardo magnetico dell'artista.


L’ARte dI ALbA AmoRuso dal servizio del settimanale del tgR-puglia del 10/11/2012, sulla mostra antologica: la pittura di alba amoruso tra postmodernità e nuova figurazione italiana. palazzo della provincia di bari, 29 sett. 10 ott. 2012 di Raffaele gorgoni

una lunga pratica da saggia e colta autodidatta rende il lavoro di Alba Amoruso libero da vincoli e tributi. non c’è nulla da rendere a nessuno perché l’urgenza è un’altra, praticata con pacatezza, come amava, all’aria aperta nel verde, quasi a compensazione dell’acido spessore richiamato nei suoi quadri. Alba Amoruso, scomparsa giovanissima, approda nell’ultima fase della sua pittura a una riflessione sulla città, culla del conflitto e delle inimicizie, agglomerato tossico, e non solo per inquinamento, ma perché ogni traccia di coesione sociale si è dissolta. d’obbligo la rammemorazione di tratti futuristi per un verso e la citazione di una pratica di Action painting per l’altro, ma quest’ultima sotto severo controllo e intento lucidamente sorvegliato. In questa mostra che si è voluta antologica, emerge una sorta di backstage dell’ultima Alba Amoruso. Qualche figura, piccoli tratti di natura, ma in nuce c’è già tutta l’evoluzione verso una radicalità critica dei processi di modernizzazione. I segnali d’allarme sono già presenti sin dalle prime opere, ed è sostanzialmente questo il senso del percorso che ci consente di cogliere nelle prime tele i segni già maturi di un tragitto che la pittrice intuiva di dover portare a termine molto rapidamente. velature e sovrapposizioni di colore lungo un tragitto dall’olio agli acrilici e alle tempere. Le forme urbane spaziano tra architetture magniloquenti e grattacieli, e monumentalità che ricordano scenari tra gotham city e metropolis. Fiumi di automobili come cascate di lamiere e colate d’acciaio. per Alba Amoruso dipingere è anche stilare un grande reportage dal moderno, dalla sua curvatura che assume la dimensione della megalopoli dall’estremo oriente all’estremo occidente. prima di lasciarci Alba ha raccontato di sè e del suo lavoro: “la tematica sulla città nasce da cambiamenti di vita personali. mi trasferisco in quest’oasi di pace, lascio la città e comincio a riflettere sulla città. nei miei quadri non si contempla il cielo, ma sono masse solidificate, masse livide e combuste, appunto risultato di una natura ormai contaminata”. e quando lo sguardo si fa più acuto, Alba ispeziona appunto l’estremo, il punto di rottura oltre il quale per la forma umana non vi è più spazio, neppure un residuale interstizio. “ è come se si aprisse il diario della quotidianità dell’uomo, dell’uomo di cui in realtà non si contempla presenza fisica; in quasi nessun mio dipinto è presente, però tutto parla dell’uomo: i contenitori, le strutture urbane che lui abita, le macchine”. togliere, strappare per abrasione di spugna e di spatola il colore dalla tela, sbiadire, dilavare, sfumare i rossi, gli ocra, i gialli, le terre, fino a trasformarli in lampi di luce. per una volta, e capita piuttosto di rado, incontriamo con Alba un’artista che concede poco o nulla all’ironia e alla giocosità delle quali abbonda il contemporaneo. Lo sguardo resta fisso a una sorta di terribile classicità che ricorda il piranesi de le prigioni, e da queste Alba è fuggita con un sorriso.


pAesAggI uRbAnI e LuogHI deLL’ARte la bellezza non è nella cosa guardata ma negli occhi che la guardano (maurice merleau-ponty) di maria vinella

Fuori dalla storia, tutti simili tra loro, i paesaggi urbani della contemporaneità vivono in un eterno e caotico presente privo di un’anima e di un corpo, immemori del passato e incapaci di prevedere il futuro. Ammassi spaziali informi in cui milioni di individualità si incrociano senza entrare in relazione, essi sono altamente rappresentativi della nostra epoca, caratterizzata dalla assoluta precarietà, dal transito solitario, dalla pericolosa provvisorietà. “La trasformazione della vita urbana, rispetto a città e metropoli del passato, è consistente: si può dire che presuppone una forma nuova di civiltà. (…) antenne, rete, cavi elettrici, fognature e condutture dell’acqua rappresentano le infrastrutture della nuova società” (Javier echeverrìa). dalla nascita alla decadenza, secondo lo studioso patrick geddes, la polis è passata attraverso cinque stadi di evoluzione e di involuzione: la polis primitiva, la metropolis (città grande ma sana), la megalopoli (città malsana e troppo estesa), la parassitopoli (che dissangua i propri abitanti, la patopolis (la città malata, abbandonata e moribonda). A questi stadi, soprattutto dal XIX secolo in poi, l’immaginario visionario di molti artisti ha dedicato numerosissime opere d’arte. soprattutto dai luoghi delle metropoli moderne, alcuni artisti hanno colto suggerimenti e suggestioni per mostrare l’esaltazione dell’accelerazione temporale e la frammentazione della moltiplicazione spaziale. Futuristi, suprematisti, costruttivisti, grandi maestri come boccioni, tatlin, Leger, delaunay, Klee, pollock ecc. hanno dipinto strade, insegne, veicoli, architetture, e hanno dato corpo a nuovi colori e nuove forme, a modi differenti di vedere, di percepire, di comprendere. oggi, l’habitat degradato delle metropoli postmoderne evidenzia il mosaico impazzito e anonimo dei non-luoghi urbani (come li definisce l’antropologo marc Augé), carichi dei difetti e dei malesseri della città-


labirinto, della città delle merci, della città-gabbia, della città del vuoto e del nulla. proprio a tali rilevanti tematiche, da circa un decennio, l’artista Alba Amoruso dedica le personali ricerche visive e pittoriche. Ricerche rigorose e raffinate che, progressivamente, stanno conducendo all’elaborazione di molteplici e suggestivi cicli di opere. difatti, con grande passione e tenace dedizione, grazie alla sottile ma determinante vena lirica, la sensibilità dell’artista pugliese è riuscita ad esprimere - attraverso i temi attualissimi dell’ambiente urbano – l’emozione del proprio sentire e la creatività della propria capacità visionaria. già nel 1999, dopo anni dedicati ad una tipologia di rappresentazione figurativa elegante e delicata, nasce una serie di cicli pittorici destinati alle architetture delle città. nel catalogo “tensioni”, sempre del ’99, la documentazione dei dipinti della serie “Resti di città” mostra le prime immagini di devastazione e di distruzione ambientale. negli anni a seguire, l’artista ricompone le proprie raffigurazioni urbane in immagini di grandi metropoli ricche di fasti e di luci, di movimento e di vita. nel 2001 la città sana e vitale inizia ad assumere le forme e le cromie di una spazialità degenerata. nasce la serie pittorica delle “megalopoli”. Attraverso un ciclo di grandi dipinti documentato nella ricca monografia “La voce muta delle cose”, Alba Amoruso racconta il percorso disumano e mostruoso di una città smisurata e vorace, frutto di una urbanizzazione incontrollata e di una abnorme proliferazione macchinina. L’iconografia inquietante di un disordine artificioso e innaturale domina nei quadri. Fari e grattacieli, fumi grigi e vapori sporchi, volumi metallici e piani obliqui mostrano una spazialità da incubo, fatta di atmosfere cupe e colori opachi, forme sfocate e luci abbaglianti. come descrive l’artista: “senza respiro, nasce una città nuova, con la


sua personale storia di volumi urbani distorti, esasperate prospettive ai piedi delle quali scorrono fiumane di uomini e di macchine, enormi sopraelevate che le spaccano il cuore. un mondo di ecomostri che soffocano qualsiasi spazio a dimensione umana”. La tecnica esecutiva prevede realizzazione di grandi e medie tempere murarie su stucco. Le opere sono realizzate mediante uno scavo sia della materia che del colore; con il dripping d’acqua e l’uso di spugne, le cromie aspre e terrose vengono dissolte, le superfici scarnificate, le forme cancellate e graffiate. Le superfici pittoriche, esasperate del gesto, restituiscono immagini indefinite e suggestive. Le opere del ciclo “megalopoli”, realizzate nel quinquennio successivo al 2000, costituiscono una grande prova stilistica per l’artista e vengono esposte in numerose e importanti mostre sia in Italia che all’estero. gli spaccati di una quotidianità stravolta dal progresso, le deformazioni di una percezione espressionistica, le atmosfere soffocanti di un paesaggio antropico ormai degenerato, sono evidenti nelle serie pittoriche “ecomostri” e “stazioni” del 2000, nelle “Acciaierie” del 2001, nelle “Aree industriali” del 2002 e – ancora – nelle “soprelevate” dedicate alle tortuose visibilità urbane, “Acque reflue” e nei “vertical village”, dove i binari dei treni e i tunnel ombrosi, le acque malsane e le file d’auto, intasano la spazialità claustrofobica delle enormi visioni cittadine. Racconta l’artista nel catalogo “megalopoli” del 2004: “odore di ruggine e fuoco al di là della secca chiostra dei grattacieli, non più cielo. un mondo ostile e alienante si nasconde in scenari urbani inquietanti, dove la vita frettolosamente si consuma. una spessa rete di ragno fatta da strade, tunnel, sopraelevate, strangola gli abitanti … il malessere diventa solido e oscura la luce del sole … solitudine, nevrosi, incomunicabilità: la vita si ammala”.


Ai diurni caoticamente solari e luminosi delle “metropoli”, si sostituiscono, nel 2005, le tele dedicate a “Le città impossibili” e alle “urban Jungle”, ovvero le prime minacciose “patopoli”. Il nuovo ciclo pittorico rappresenta notturni lugubri e veggenti, prospettive soffocate e combuste, presagi di un oscuro futuro. Lentamente decomposte, le città sono irreparabilmente ammalate di smog, traffico, disordine, inquinamento. Le patologie della metropoli morente assumono il significato vere e proprie foreste di tubi metallici, tralicci, grate. I monocromi dai toni bruni, creano le parvenze di imponenti ammassi di ombre spezzate da lividi lampi; rotaie vorticose si inerpicano tra aggrovigliati grattacieli e, sotto tunnel neri, ingranaggi di pulegge e metalliche bocche eruttano acque impure. Anche il cielo, assediato da nubi tossiche, è privo di luce, opacamente ferito. In “Invasion” (prima metà del 2006) la città caotica diventa una gabbia per gli abitanti, una gabbia attaccata da sciami di insetti furiosi: anche la natura non riconosce più l’uomo come specie terrestre e, minacciosamente, cerca varchi tra i grattacieli, invadendo i pochi spazi rimasti integri. Il paesaggio si fa apocalittico. nelle zone grigie dei gas di scarico, dove tutto è impuro e scuro, e dove anche l’acqua è contaminata, Alba Amoruso mette in scena l’ultimo atto della tragedia globale che pervade ormai tutte le metropoli del mondo. nello scenario desolato, le atmosfere cupe fermano il tempo. Il colore grumoso, le sciabolate luminose, i tagli dello spazio danno corpo all’urlo di protesta che respinge il degrado ambientale e umano. ormai solo la consapevolezza di un danno - forse non più riparabile - può farci aprire gli occhi. unicamente lo sguardo dell’artista e la voce del poeta riescono a proiettarsi lontano.


ALbA AmoRuso, teRRe d'AcQuA muraglia, cittĂ vecchia, bari 11 sett. - 1 ott. 1996 di vittorio sgarbi

Al centro della sua ricerca sta il tentativo di reinventare liricamente la natura, di rielaborare inedite forme fitomorfiche attraverso le quali la sensazione ottica, stimolata da intense perlustrazioni cromatiche ambisce all’identificazione con il sentimento


Ad expoArte le suggestive megalopoli di Alba Amoruso unA pALAdInA ecoLogIcA contRo IL degRAdo uRbAno di vinicio coppola

una denuncia accorata grazie ad una tavolozza che fa perno su pochi colori colpiscono, come sempre, le sue mega-tele. ma soprattutto attirano l'attenzione taluni aspetti inquietanti delle megalopoli che sottolineano il crescente degrado, dovuto all'inquinamento e alle violenze costanti e quotidiane di cui si macchia sovente l'uomo contemporaneo. e lei, Alba Amoruso, con la pazienza di un entomologo, mette a disposizione la sua tavolozza, anzi i pochi colori che servono alla bisogna, per far risaltare ancora di più lo scempio pilotato da un solo colpevole: Adamo. e così possiamo ammirare ad expoArte 2004 le ultime perfomances di Alba nella sua veste più congeniale di paladina ecologica; una veste che lei indossa con garbo, perché la sua protesta è sempre accorata, giammai strillata. Ad esempio, per sottolineare che il tasso di densità abitativo sta raggiungendo il diapason, lei innalza all'inverosimile i suoi caseggiati, riducendo al lumicino lo spazio riservato al cielo. che un tempo, agli esordi, era presente lassù, occhieggiando sulla sommità di certe arcate di ponti romani, tra una ridda di cirri e cumuli; mentre, in basso, tra strade disselciate e sconnesse facevano capolino gli acquitrini, dove si specchiavano all'infinito i suggestivi simulacri degli antichi acquedotti. e oggi? di fronte a certi attentati alla natura, alla dilagante urbanizzazione selvaggia la nostra pittrice non si chiude a riccio. Anzi, prende il coraggio a due mani per diventare oltremodo propositiva; sa benissimo che non vale piangere sul latte versato. ed ecco, nelle opere più recenti, prendere corpo la soluzione. grandi sopraelevate puntano a risolvere, per ora sulla tela, la scarsezza di spazio sul nostro pianeta, suggerendo una valida alternativa al traffico-caos, imperante in termini sempre più drammatici, nelle nostre città. ed ecco spuntare, sempre sulle tele, gli scoli delle acque reflue, adiacenti alle metropoli industriali, per evitare che l'inquinamento dei fiumi e del mare possa superare i già allarmanti livelli. non è finita. ci sono anche gli ecomostri, responsabili di aver disumanizzato oltre misura il paesaggio antropico. A tal punto che l'essere umano, a guisa del dottor Jeckyl, diventa ad un certo punto vittima delle sue stesse creature. e allora, sembra dire Alba, diamoci una scossa per contrastare le brutture dei nostri tempi. In che modo? Rendendo più vivibili le nostre città. e' lei per prima a scendere in campo con tavolozza e pennelli. con la segreta speranza che la sua denuncia non resti solo sulla tela!


giorgio bertozzi

“se il tempo non fosse stato così tiranno chissà, Alba Amoruso, cosa avrebbe continuato a raccontarci, con i suoi premonitori dipinti. non casualmente ci ha lasciati con fiammeggianti opere in cui, in modo premonitorio e metaforico, sotto forma di colomba, volteggia libera nello spazio e certamente anche nel tempo, sopra otri chiaramente rappresentative delle visioni già stese e da stendere sulle tele, con il magistrale uso della tempera. La percezione della visione fu chiarissima anche a carmine siniscalco, fondatore e presidente dell’associazione romana gallerie d’arte A.R.g.A.m., quando, in occasione di una “primaverile romana”, davanti ad una opera di Alba Amoruso, esposta per al museo crocetti di Roma, si soffermò a contemplare e ad apprezzare ad alta voce la qualità pittorica e l’eccezionalità del contenuto di un dipinto del ciclo patopoli. nell’accezione determinata già nel 1913, e riportata nel catalogo megalopoli, dal sociologo inglese patrick geddes che formulò la teoria secondo la quale la polis, dalla nascita alla decadenza, attraverserebbe cinque stadi: l. polis, citta primitiva 2. metropoli, citta grande ma sana 3. megalopoli citta malsana, troppo este sa con illusioni di grandezza 4. parassitopoli, citta parassitica che dissangua la nazione 5. patopoli, citta malata in abbandono, moribonda. La patopoli e la megalopoli sono stati per Alba i due elementi portanti di cAos project, evento collaterale ufficiale della 52^ esposizione internazionale d’arte “La biennale di venezia”. così scrisse nel relativo catalogo maria vinella: «Alba Amoruso mette in scena l'ultimo atto della tragedia globale che minaccia le metropoli del mondo. nello scenario desolato, le atmosfere cupe fermano il tempo. Il colore grumoso, le sciabolate luminose, i tagli dello spazio danno corpo all'atto di protesta che respinge il livello ambientale e umano. ormai, solo la consapevolezza di un danno non più riparabile può farci aprire gli occhi. unicamente lo sguardo dell'artista e la voce del poeta riescono a proiettarsi lontano.» nel corso della sua intensa carriera di artista e pittrice, Alba Amoruso è stata insignita di prestigiosi premi e riconoscimenti, partecipando, tra i numerosi eventi, al progetto visionario denominato “cAos” tenutosi alla 52ma “biennale di venezia” nel 2007 e recensita da critici d’arte accreditati. cAos project, si può considerare la chiusura perfetta di un ciclo narrativo propedeutico ad aprire ulteriori imprevedibili scenari racchiusi nelle misteriose giare delle ultime citazioni pittoriche.”





biografia

(bari 1959-2010) sin da giovanissima scrive romanzi e racconti che, in breve, la condurranno nella grande avventura delle arti visive attraverso l'illustrazione di alcuni suoi scritti. Accanto alle tecniche dell'illustrazione, avvia lo studio della pittura on partWare della tecnica ad olio su tavola. negli anni ottanta le sue tematiche espressive partono da un caldo naturalismo (mondo vegetale, aria - acqua - terra - fuoco) ed evolvono attraversando una fase in cui predomina un astrattismo lirico dai connotati simbolisti. successivamente, negli anni novanta, approda a temi paesaggistici e infine focalizza l'attenzione sul paesaggio antropico. nel primo decennio dei 2000 produce numerosi cicli pittorici prevalentemente dedicati all'ambiente naturalistico e urbano. Assiduamente presente nelle fiere ed expo specializzate, sia in Italia che all'estero, ha tenuto numerose mostre personali e collettive; ha partecipato a rassegne d'arte ed eventi culturali di rilievo presso musei e gallerie civiche. Recensita da selezionate riviste d'arte e architettura, tra le quali: «Arte» di mondadori, «stile», «Juliet», «segno», «Altrimmagine» «Quaderni dell'Arte» di Lalli editore, «La voce», «Image periodico europeo», è stata, inoltre, recensita da emittenti televisive regionali attraverso segnalazioni e speciali dedicati alla sua attività artistica. nel dicembre 2003 risulta vincitrice in un concorso pubblico per l'acquisizione di opere d'arte da parte di una Istituzione statale (corte dei conti città di potenza gazzetta ufficiale marzo 2004). nel 2007 partecipa alla 52. biennale di venezia con il progetto collettivo project cAos presso la scuola grande di s. giovanni evangelista a venezia.


pubblicazioni

2008 moRIAmo dentRo - racconti - edizioni La matrice, bari. 2007 pAtHopoLIs - catalogo monografico - sagraf srl, capurso, bari 2004 megALopoLI - catalogo monografico - Arti grafiche savarese, capurso (bA). 2004 LetteRA d'AmoRe - Romanzo - schena editore, Fasano (bR). 2002 LA voce mutA deLLe cose - monografia - li ed. Lalli editore, poggibonsi-siena. 2001 LA voce mutA deLLe cose - catalogo monografico - 1 ed. Lalli editore, poggibonsi-siena. 2000 LA pupA dI zuccHeRo - romanzo - collana poche pagine, schena editore, Fasano (bR). 1999 tensIonI - catalogo monografico - schena editore, Fasano (bR). 1998 I veLARI deLLA pIttuRA - catalogo monografico - Lalli editore, poggibonsi - siena. 1997 cAtALogo geneRALe cIcLI pIttoRIcI 1995-96-'97, edizioni Favia, bari. 1994 LA cAsA AL mARe - romanzo - collana poche pagine, schena editore, Fasano (bR). 1994 eRRAQueA - catalogo - schena editore, Fasano (bR). 1994 nAtuRAL-mente - schena editore, Fasano (bR). 1993 In Fondo AL mARe - fiaba figurata - schena editore, Fasano (bR).


mostre

2018 collettiva - tributo ad Alba Amoruso - vernice Art Fair Romagna Fiere, Forlì 2012 personale - La pittura di Alba Amoruso tra postmodernità e nuova Figurazione Italiana: mostra antologica - palazzo della provincia di bari 2011 personale - battiti dell'Arte nel cuore della città - Foyer del teatro petruzzelli, bari 2010 collettiva - expo Artbosphorus Harbiye military museum and cultural center, Istanbul. collettiva - origami Rose, International Art center Istanbul. collettiva - Quintessenze, scuderie di palazzo Aldobrandini, Frascati (Roma). collettiva - expoarte 2010, 30 ottobre 7 novembre, tuyap, Istanbul. collettiva - Immagina, expo Arte Reggio emilia. 2009 patopoli - personale Il suono della città malata - primaverile Romana, ARgAm (Ass. Rom. gallerie d'Arte moderna), neo Art gallery megalopoli - bipersonale Alba Amoruso e massimo Franchi, galeri selvin, Istanbul collettiva - gruppo "sintesi" erzurum, Ataturk universitesi, turchia collettiva - gruppo "sintesi", saudade IpsAR, Roma collettiva - expo arte Istanbul, tuyap, neo Art gallery, Istanbul collettiva - gruppo "sintesi", cKm, Istanbul 2008 collettiva - saIone di primavera ARgAm (Ass. Rom. gall. d'Arte mod.), museo crocetti, Roma collettiva - effetto notte... bianca - neo Art gallery, Roma collettiva - expo arte Istanbul, tuyap, neo Art gallery collettiva - gruppo "sintesi", cKm, Istanbul megalopoli - personale, Immagina expo Arte, Reggio emilia 2007 52ma biennale di venezia - cAos pRoJect - (Amoruso, Fioresi, Franchi, Linardi), scuola grande di san giovani evangelista - dal 6 giugno al 21 nov. 2007

expo arte bari - retrospettiva 1997-2007, città- metropoli imegalopoli-patopoli, bari 2006 megalopoli - personale, contemporanea, galleria d'Arte moderna, Foggia megalopoli - collettiva "percorsi ..." , galleria Lazzaro by corsi, milano 2005 vertical village - personale, expo arte bARI collettiva - expo arte Istanbul, galleria neo Art gallery, Istanbul collettiva - Rassegna d'Arte internaz. ss 325 villa serena, galleria carlolivi 115, bologna escape: L'uomo e i suoi spazi - evento d'Arte chiostro di san Francesco teggiano (sa) Rass. d'Arte internaz. - gall. carlolivi 115, ss 325 (ex-stabilimento meucci), vernio (prato) Rass. d'Arte contemporanea - Firenze, toledo, madrid - a cura di: Artpoint black Firenze vertical village - personale, galleria studio b2, genovA contemporaneamente - sala delle colonne, Fortezza da basso, Firenze parma in Arte - padua Art gallery, parma expo arte genova - padua Art gallery, genova vertical village - Kunstmesse Innsbruck, galleria naos Art megalopoli - personale, Assessorato alla cultura città di novara, novara vertical village - personale, Immagina expo arte Reggio emilia 2004 megalopoli - personale, banca popolare di milano sede d Firenze, d'Ars Agency Firenze megalopoli - personale, banca popolare di milano sede di bologna, d'Ars Agency, bologna Le stanze di eros - museo d'Arte contemporanea, Fondazione Logudoro meilogu, sassari In balia dell'arte - palazzo pretorio certaldo, d'Ars Agency, certaldo Alto (FI) megalopoli - personale galleria scoletta san zaccaria, venezia biennale Internaz. d'Arte contemp. - castello estense, Ferrara 2003 megalopoli - collettiva banca popolare di milano, sede parma, d'Ars Agency parma


Kunstmesse salisburg - a cura di Artpoint black, salisiburgo Wien Kunstmesse - a cura d Artpoint black vienna megalopoli - personale, expo arte Reggio emilia expo arte bari - galleria casa d'Arte san Lorenzo e galleria Immagina, bari megalopoli - personale, banca popolare di milano, sede Roma, d'Ars Agency Roma 2002 Il panorama artistico delle donne nel III millennio - Rassegna d'Arte Internazionale, scoletta san zaccaria, venezia expo arte bari - galleria casa d'Arte san Lorenzo, bari vicenza in Arte - galleria casa d'Arte san Lorenzo, vicenza expo Arte padova - galleria casa d'Arte san Lorenzo, padova montichiari Arte - galleria casa d'Arte san Lorenzo, brescia parma in Arte - galleria casa d'Arte san Lorenzo, parma

etruria Arte - personale, il viaggio, expo Arte piombino (LI) expo arte bari - personale, "I velari della pittura" expo arte padova - personale "In viaggio sotto la luna rossa", padua Art gallery, padova via di scampo - personale, expo Arte bari, galleria La nuova vernice, bari mediterraneo - Rassegna Internazionale, palazzo della cultura, taranto 1997 terracquea - Javits convention center, new York Arte donna - Rassegna Internazionale Istituto di Arte, Lettere e scienze, sassari etruria Arte - personale "terracquea", piombino (LI) Angeli d'oltreterra - personale, Kantiere culturale Artistico, Andria (bA) expo Roma - personale "La casa del sole e paraggi", sIAc, Roma

2001 parma in Arte - galleria casa d'Arte san Lorenzo, parma vicenza in Arte - galleria casa d'Arte san Lorenzo, vicenza montichiari Arte - casa d'Arte san Lorenzo, brescia expo arte padova - galleria casa d'Arte san Lorenzo, padova La voce muta delle cose - personale, galleria bI secondo Rinascimento, Ferrara expo arte bari - personale, "La voce muta delle cose", galleria padua Art gallery, bari Immagina - expo arte Reggio emilia, personale "La voce muta delle cose", Reggio emilia

1995 etruria arte - personale "natural-mente", piombino (LI) expo arte bari- personale "I velari della pittura" expo Arte padova - personale "Roses at breakfast", galleria Arstudio, padova

2000 etruria Arte - personale "memorie", piombino (LI) tensioni - personale, spazio Aperto All'arte, Fiera del Levante, bari expo arte bari - personale, "tensioni" padua Art gallery, bari

1994 Roses at breakfast - personale, Festival dei due mondi, spoleto etruria Arte - personale "coquillage", piombino (LI) Abissi e superfici - galleria Artemisia, terlizzi (bR)

1999 colonnato palazzo della provincia bari - personale, "I veLARI deLLA pIttuRA", a cura dell'Assessorato alla cultura della provincia di bari etruria Arte - personale, "I velari della pittura" expo Arte piombino (LI) Rassegna d'Arte contemporanea - padua Art gallery, padova expo arte bari - personale, padua Art gallery, bari

1993 In fondo al mar... Fiaba Figurata, galleria pino pascali, polignano a mare, (bA) omaggio alla natura - personale, galleria La nuova vernice, bari collettiva piccolo formato galleria bac Art, venezia

1998 Rassegna nazionale di pittura navale marina militare, castello Aragonese, taranto

1996 terre d'acqua - personale, caffè sotto il mare, bari Roses at breakfast - personale Art in video, Javits convention center, new York etruria Arte - personale "Aria-Acqua", piombino (LI)

1992 A un passo da... sogno e realtĂ - personale, Foyer del teatro Kursaal santa Lucia, bari natura - personale, chiostro Redentore, bar


ALBA AMORUSO

La voce muta del tempo è un evento realizzato da

Neo Art Gallery Associazione culturale www.neoartgallery.it info@neoartgallery.it

Si ringraziano: per la collaborazione e il sostegno indispensabile alla realizzazione

a cura di Giorgio Bertozzi Ferdan Yusufi Alessandra Trapanà contributo critico e storico Maria Vinella direzione organizzativa Maurizio Marrone immagine coordinata Stefano Ferracci

per il completamento del servizio fotografico Giuseppe Ottolino www.ottolino.it per l’amicizia come linfa vitale di ogni impresa Marco Pecoraro per l’insostituibile supporto ricevuto nel tempo come in questa occasione il prof. Carmine Curcio per aver sempre creduto e sostenuto, con concreta fermezza, la realizzazione di questo progetto Carmine Marrone


Evento realizzato con il patrocinio di


tel. +39 3491831081 albaamoruso@gmail.com www.albaamoruso.net



www.albaamoruso.net


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