In questa pagina, dall’alto: CD Museo Virtuale edito dal Comune di Empoli; brocche e bicchieri impagliati Ugo Bagnoli e Figli, Montelupo Fiorentino 1955 circa, vetri Vetreria Toso-Bagnoli, Empoli (foto archivio Bagnoli).
Nella pagina a fronte: “fiascaie” al lavoro, metà degli anni ’50 (foto archivio G. Bartolozzi); bottiglia e bicchieri in vetro verde, progetto di Gio Ponti, vetreria E. Taddei e C. Empoli, 1952 (foto da vetri della 9a Triennale di Milano 1952).
aumenta vertiginosamente in concomitanza con il buon andamento della produzione vinicola toscana. Tra i fattori che concorsero a prediligere l’impiego del fiasco come contenitore per il vino, e dunque alla fortuna dell’industria del vetro empolese specializzata nella sua produzione, vi furono certamente la funzionalità della forma ed il basso costo finale del contenitore, dato, in primo luogo, dall’impiego di materie prime toscane. Fra di esse la sabbia della Versilia con il suo alto contenuto di ferro generava spontaneamente il tipico colore verde del vetro. Fiaschi,
fiaschetti, ampolle, saggioli, brocche e bicchieri, bottiglie di diversa fattura, prodotti a Empoli erano rivestiti a domicilio dalle fiascaie. Iniziato con la rivestizione del fiasco ed esteso ad altri oggetti di vetro d’uso domestico o per l’esposizione dei vini - mescite ed osterie, fiere e mercati, mostre nazionali ed internazionali l’artigianato del vetro impagliato ebbe un grande sviluppo a Empoli e nei comuni limitrofi. Esercitato quasi esclusivamente dalle donne sia a tempo pieno sia come integrazione al lavoro nei campi, esso fu un’importante fonte di
reddito per le famiglie, talvolta l’unica, nonché un mezzo di emancipazione sociale per le donne stesse. A La Torre, una frazione della comunità di Montelupo Fiorentino posta a poca distanza da Empoli, la rivestizione dei fiaschi assunse la forma di un artigianato di grande qualità. L’abilità e la maestria delle fiascaie, dette anche impagliatrici, sono protagoniste della manifestazione “La Torre del Vetro” che si tiene, ogni mese di luglio, nelle vie e nelle piazze del paese. Nel secondo dopoguerra l’industria del fiasco cede progressivamente il posto
47