D.A.ITALIA_N_36

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NUMERO 36 D.A.ITALIA

13-05-2009

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speciale eventi

centinaia di miglia di lavoratori che non sono o non saranno più al lavoro (i posti di lavoro persi nei primi due mesi del 2009, considerando anche la cassa integrazione, sono 212 mila; le stime dicono che nel biennio 2009 – 2010 saranno persi oltre 500 mila posti di lavoro, che salgono a 867 mila considerando anche la cassa integrazione; stime di fonte sindacale parlano di 1 milione di posti persi al culmine della crisi). La crisi da “finanziaria” si è trasferita con estrema velocità sull’economia reale e, da questa, sulla domanda reale di consumi. Criticità che si aggiunge ad una preesistente difficoltà se consideriamo che, (indagine Ires – Ggil) per effetto di quanto i lavoratori dipendenti hanno lasciato al Fisco (mediamente 6.738 euro cumulati) nel corso degli ultimi 15 anni, “fra il 1993 e 2008 i salari netti dei lavoratori dipendenti italiani sono rimasti fermi”. Non servono molti commenti per capire che cosa questo significa in termini di potere d’acquisto e di contrazione dei D.A.ITALIA 24

consumi. Un trend drammatico che si riverserà inevitabilmente sul nostro settore se non sapremo reagire da subito, in modo deciso e coeso. Questa “crisi” ci porta ad una consapevolezza: nel prossimo futuro il mercato del Vending non potrà essere il mercato delle “vacche grasse”; quindi, se vogliamo traguardare indenni o comunque con minori sofferenze i nuovi scenari, è necessario fare delle scelte chiare, condivise, dalle quali non derogare, a difesa della redditività delle nostre imprese. Sia ben chiaro: non c’è più spazio per le non decisioni o per improduttive incertezze. Che cosa osserviamo oggi sul mercato del Vending? Voglio essere molto concreto e, per certi, aspetti anche brutale … ma conoscete la mia schiettezza! Nel nostro settore, è sempre più difficile “differenziarsi”: il distributore automatico è uguale a quello del nostro concorrente, i prodotti erogati dalle nostre macchine sono i

medesimi di quelli offerti dal nostro concorrente. Per cui ha avuto buon gioco cavalcare la scorciatoia del “prezzo più basso” o del “ristorno” più alto quali gli unici elementi di distinzione, quali uniche leve di competizione. I prezzi, in questi anni, sono costantemente scesi ad una velocità non di certo giustificata; il paradosso è che, di contro, sono aumentati i costi dei prodotti, del personale e quanto altro, in buona sostanza: del servizio. La riduzione dei margini di redditività d’impresa da parte delle gestioni ha come conseguenza, da un lato, una minore propensione a nuovi investimenti in termini di macchine, dall’altro la chiusura delle piccole gestioni e lo sviluppo delle grandi concentrazioni con specializzazioni e ramificazioni sul territorio nazionale. Parallelamente, per compensare il prezzo medio in picchiata e i margini sempre più risicati, le strutture distributive, quali ad esempio le rivendite e le filiali, si trovano nella necessità di aumentare i volumi per garantire la

propria sussistenza. Cosa sta succedendo? Che gli “operatori”, a prescindere dalle loro reali possibilità di vendita, si trovano nei magazzini merce in sovrabbondanza, se non in eccedenza, e con i pagamenti dilazionati, in alcuni casi ben oltre la ragionevolezza, con il potenziale pericolo che si trasformino in crediti inesigibili. In ultima analisi, ha prevalso la rincorsa ai “volumi”, alle “quote di mercato” a tutti i costi. È prevalsa, con altre parole, la logica dei “numeri”, dei “tabulati”, a discapito di tutto il resto! In questi due ultimi anni anche il nostro settore ha subito e ha seguito la stessa logica che ha alimentato la bolla finanziaria. Questa bolla è scoppiata alla fine del 2008 e si è generata una profonda crisi. Così anche per il Vending c’è il rischio che prima o poi, verosimilmente più prima che poi, se non posizioniamo al centro di ogni altra cosa la qualità del servizio e la redditività delle nostre imprese, si apra una profonda crisi. Il “telemarketing” e


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