Leggeretutti - Marzo 2014

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: Fumetti

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on sempre le parole bastano, ed è per questo che Larkin – una bambina americana di 10 anni con autismo – ha cominciato, un po’ per gioco, un po’ per necessità, a parlare con la madre attraverso i disegni. Carta, matita e colori per dominare situazioni di stress e confusione: era questo il trucco della bimba. Un trucco che poi sarebbe diventato un metodo, il metodo ideato dalla dottoressa americana Carol Gray, autrice di “Conversazioni a fumetti. Comprendere le situazioni sociali illustrando in vignette pensieri, emozioni e intenzioni” (tradotto in Italia da Armando Editore, pp.48, euro 7). Il metodo è usato per fornire supporto a chi ha difficoltà socio-comunicative (per es. persone con autismo o con disturbi della sfera affettiva) e, più in generale, a chiunque abbia problemi a comunicare le proprie emozioni e a comprendere le intenzioni altrui. Una tecnica che, visti gli ottimi risultati, sta prendendo sempre di più piede anche in Italia ed è indicata per persone dai 6 anni in su, senza limiti d’età. Le conversazioni a fumetti, spiega David Vagni, curatore dell’edizione italiana del volume edito da Armando, “servono a rendere chiara una situazione nebulosa e permettono di sviluppare delle strategie e delle alternative per far fronte a essa”. Ma perché proprio i fumetti? “Il fumetto – aggiunge Vagni – utilizza una forma che è consona allo sviluppo del bambino. I fumetti già di per sé, infatti, attraggono i più piccoli e rappresentano uno strumento per loro naturale”. Ma in cosa consiste questo metodo? Durante una “Conversazione a fumetti” i partecipanti disegnano mentre parlano (è possibile utilizzare semplicemente della carta o lavagne o, addirittura, i tablet). I ragazzi avranno a disposizione un “Dizionario dei simboli delle conversazioni” e una “Tabella di colori”: il primo è composto da otto simboli (a cui se ne possono aggiungere altri a discrezione dei singoli interlocutori), ognuno dei quali rappresenta un concetto base della conversazione (ascoltare, interrompere, pensare, parlare a voce alta o bassa, ecc.). La tabella suggerisce, invece, una lista di colori, ognuno dei quali corrisponde a un sentimento (rosso/rabbia; verde/felicità; blu/tristezza; giallo/paura; viola/orgoglio; ecc.). A seconda del significato e del contenuto emotivo che si vorrà dare al fumetto di-

Per comunicare emozioni Arriva dagli Usa un metodo che con vignette e colori è utile a persone con autismo o con disturbi della sfera affettiva. di Emilia Gridà Cucco Gangi

segnato, gli interlocutori decideranno, quindi, di utilizzare un colore piuttosto che un altro. E così, con questi pochi ma fondamentali strumenti si comincia a “parlare”. Disegnando. L’obiettivo è quello di creare un linguaggio comune tra il soggetto con difficoltà e i suoi interlocutori (famiglia, educatori, ecc.), un modo condiviso di “conversare” che renda quanto più chiara la comunicazione e non lasci spazio a paure, incomprensioni e titubanze. Vignette semplici e colorate che, dall’esterno, potrebbero sembrare banali ma, che in realtà, rappresenta-

no uno strumento prezioso per capire e farsi capire. Non solo: spesso si fanno portavoce di un mondo interiore stracolmo di emozioni, dure a venir fuori. Il curatore dell’edizione italiana del volume di Gray, David Vagni, racconta di aver conosciuto un ragazzo che era solito descrivere i propri stati d’animo e le proprie emozioni con frasi come “color oliva”, “bianco mille raggi”, “blu di Prussia”, “verde Areca”. Immaginare come possa essere una felicità “verde mille raggi” non è cosa semplice, ma, a quanto pare, la fantasia e i fumetti servono anche a questo. Leggere TuttI n.84 Marzo 2014 : 27


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