Prospettiva EP settembre dicembre 2012

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Ricerche

tevole di città e di territori che tanto avevano amato un destino di “congiungimento” nazionale. Talvolta è doloroso, talvolta è imbarazzante parlare di quanto è accaduto dopo il secondo conflitto mondiale nelle regioni di confine del Nord-Est d’Italia, in quanto le giovani generazioni, così lontane dalla dimensione storica, non sanno che Koper, Piran, Rjeka, Pula, Sjebenik, Split, Dubrovnik sono nomi di città della Slovenia e della Croazia che, ancora settanta anni or sono, avevano un altro nome e parlavano altra lingua da quella che parlano ora. Occorre per questo ricordare, e celebrare quindi un’apposita “Giornata della memoria” per non dimenticare eventi tristi e dolorosi per i nostri concittadini e per rivendicare dignità di ricordo per terre ormai perdute riguardo all’italianità. Terre che hanno dato origine a grandi ingegni nell’ambito del pensiero, come Pier Paolo Vergerio, Francesco Patrizi, Giuseppe Tartini, Gian Rinaldo Carli, Ruggiero Giuseppe Boscovich, Niccolò Tommaseo. Il trattato di pace di Parigi, del 10 febbraio 1947, ha privato la nazione italiana dell’abbraccio con tanti cittadini suoi, passati sotto altri Stati oggi esistenti (Slovenia, Croazia), col sacrificio quasi integrale della loro tradizione e della lingua. In particolare ha frustrato le aspirazioni all’italianità che nel secolo XIX erano state molto forti in regioni come Venezia Giulia, Istria, Dalmazia2. Ebbene: di quelle aspirazioni era stato testimone e protagonista il filosofo e pedagogista che ho posto in relazione ideale con Duilio: Antonio Rosmini. Prima di tutto mi si permetta di fare un raffronto tra l’animo di Gasparini e la figura di Antonio Rosmini, pedagogista ed educatore all’unità nazionale. Una volta poste in luce le consonanze tra Gasparini ed il grande pedagogista di Rovereto mi sarà più semplice trattare di un argomento piuttosto spinoso, che però vorrei affrontare con sincerità: l’amore per la patria italiana, sempre dimostrato dai triestini nell’Ottocento (come dai trentini, dagli istriani e dai fiumani) nonostante la situazione internazionale inibisse loro di sperare in una riunione con l’Italia. Intendo lanciare un “ponte ideale” tra il trentino Rosmini ed il triestino Gasparini. In termini di pubblicazioni Duilio ha lasciato intendere in alcuni suoi scritti la sua idea circa l’italianità, la triestinità, e l’educazione a questi sentimenti. La generosa militanza di Duilio nell’associazionismo magistrale cattolico (come testimoniano le belle foto in suo ricordo di alcuni Congressi dell’Associazione Italiana Maestri Cattolici, che sono riportate nel volume) mi ha indotto a pensare che uno dei temi più rilevanti della mentalità di Rosmini fosse entrato nella sua formazione: l’educazione alla cittadinanza come sfida pedagogica fondamentale. Ci troviamo oggi in un momento propizio per lo studio del pensiero rosminiano, sulla scia della proclamazione del filosofo roveretano quale Beato di Santa Romana Chiesa3. Poco prima dell’intensificarsi della militanza di Duilio nell’AIMC non era così, in quanto si ricordavano ancora le condanne che la Chiesa aveva

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