Vivere e capire Roma - pag 130

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F 1 CHIESA DI S. GIOVANNI DEI FIORENTINI - Ridimensionando i progetti del predecessore Giulio II per via Giulia, papa Leone X dei Medici (1513-1521) concentrò il suo interesse sulla parte iniziale della strada, dove si erano particolarmente addensati fondaci e residenze dei suoi «connazionali» fiorentini. La colonia — sviluppatasi a partire dal quattrocento e cresciuta in numero e in potenza all'epoca dei due papi Medici — aveva nei pressi anche la sede del Consolato (ricordato ancora nella toponomastica), cioè di una istituzione che ne regolava in qualche modo la vita. Leone X favorì in maniera particolare il progetto di costruzione di una chiesa nazionale che fosse dedicata al patrono di Firenze, S. Giovanni Battista; la costruzione venne caldeggiata dalla Compagnia della Pietà, una confraternita di fiorentini costituita fin dal 1448 per assistere e seppellire gli appestat i e che fu più nota con il nome di Confraternita dei Fiorentini. Venne prescelto il progetto presentato da Jacopo Sansovino. Questo compor tò, oltre alla demolizione di una preesistente Chiesetta di S. Pantaleo, imponenti lavori di sostruzione sul greto del Tevere per ampliare il sito a disposizione. Si succedettero nella direzione dei lavori Antonio da Sangallo il G. e lo stesso Michelangelo che redasse un suo progetto a pianta centrale non eseguito, ma richiamato nella Cappella Sforza di S. Maria Maggiore. Finalmente poté completare i lavori Giacomo Della Porta sul finire del secolo. Per la cupola (il famoso «confetto succhiato», immagine suggerita dalla sua foggia allungata, dominante in molte prospettive panoramiche della città) si doveva attendere Carlo Maderno nel 1620. La facciata, poi, venne eretta solamente nel 1734 dal fiorentino Alessandro Galilei, per impulso di un papa pure fiorentino, Clemente XII Corsini. La facciata di travertino è mossa da otto semicolonne nell'ordine inferiore e quattro nel superiore. Ha, in basso, tre portali e nicchie e, in alto, una loggia con finestrone e due nicchie. Sei statue collegano i due ordini, mentre rilievi con scene della vita del Battista (di Pietro Bracci e Filiberto Valle) sormontano le nicchie inferiori. L'interno a croce latina, con tre navate e cappelle laterali, è dominato dai robusti pilastri sui quali corre un elevato attico; su questo poggia la volta a bot te. L'incrocio della navata principale con il transetto è dominato dall'altissimo moto ascendente della cupola. Il presbiterio di Pietro da Cortona contiene l'altare progettato dal Borromini, così come i due monumenti funebri dei Falconieri sui lati (le statue sono di Domenico Guidi e di Ercole Ferrata). Sul fondo sta il gruppo marmoreo del Battesimo di Gesù di Antonio Raggi. Molti ricordi funebri costituiscono una testimonianza dei grandi nomi della colonia fiorentina a Roma. Una lastra tombale sotto la cupola da lui costruita contrassegna il sepolcro del Maderno. Nella stessa tomba si trovano i resti del parente di lui, Borromini; quest'ultimo è ricordato nella chiesa da una lapide nel terzo pilastro a sinistra. Fra le opere d'arte si segnalano una pala d'altare di Salvator Rosa (forse l'unica eseguita da lui) e un S. Giovannino (sulla porta della sagrestia), attribuito a Mino del Reame. Nella cripta c'è la cappella sepolcrale dei Falconieri, disegnata dal Borromini. 1/a CASE DEI FIORENTINI - In piazza dell'Oro prospettano diverse case quattrocentesche che appartennero ai fiorentini della colonia che aveva qui il proprio centro e che ha lasciato molte indicazioni toponomastiche come via del Consolato, via delle Palle (medicee, naturalmente), ecc. La costruzione del lungotevere ha creato dietro alla chiesa quello spazio che risultò così ristretto all'epoca della costruzione. (Le fondamenta in riva al fiu me rimasero in vista fino ai lavori di sistemazione: quelli stessi che eliminarono i mulini a ruota detti mole dei fiorentini per la loro collocazione. Questi ultimi sono ricordati dal nome della strada, in prosecuzione di via Giulia, che vi adduceva). 130


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