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Boris Podrecca Il poeta delle migrazioni
Il poeta della differenza Per molti versi Boris Podrecca è un architetto del secolo scorso. Più ancora della sua architettura, che si rinnova negli anni includendo linguaggi, forme e materiali cosiddetti “contemporanei”, sono la figura dell’autore, la sua retorica efficace e un po’ malinconica, il suo modo di confrontarsi con interlocutori, spazi e persone, ad apparire immersi in una dimensione che, a torto o a ragione, identifichiamo come “novecentesca”. La definizione, che non vuole essere dispregiativa ma che forse a Podrecca non piacerebbe, può anche essere un omaggio alla sua storia personale, inscindibilmente intrecciata con la Storia ampia del XX Secolo, ai suoi territori culturali “plurali”, così simili alla geografia del territorio “mitteleuropeo”: che non è solo il suo luogo di origine e di formazione, ma la matrice stessa della sua poetica principe. Costante teorica reiterata e forma mentis un po’ metafisica, ciò che Podrecca chiama “Poetica delle differenze” è la sua ricerca in architettura di tutto ciò che è “poli” – poliedrico, policromo, politonale, politeista, e la sua simmetrica avversione per ogni corrispettivo “moderno”. Non propriamente post-modern, come talvolta un po’ superficialmente definito, ma Moderno di un’“altra modernità” rispetto al Mouvement Moderne, Podrecca elegge a propri modelli architetti come Plecnik, ˇ Fabiani, Scarpa, Loos (ma anche Frank, Hoffmann, Lewerenz, Asplund, ...). Sono i pionieri del Novecento che a differenza di quelli “ufficiali”, da Gropius a Le Corbusier, non tagliano i ponti con il proprio secolo scorso. La scelta dei “maestri” da omaggiare, la sensibilità nel trattare e nel miscelare materiali trame e colori nell’architettura, le metafore “corporee”– se non “erotiche” – che compenetrano i suoi progetti, non lasciano dubbi circa l’appartenenza di Podrecca alla categoria rara, oggi più che mai, dell’“architetto-artista”. All’opposto dell’architetto-gruppo, sempre più diffuso tra le ultime generazioni, egli è architetto-individuo, per convergenza di talento naturale e attitudine alla complessità, da poeta della differenza in prima persona, uomo solo che parla sette lingue (tutte con lo stesso indefinibile accento).
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Fuori In viaggio già da prima di essere nato, nella vita Podrecca non cessa “di muoversi” per nemmeno un istante. Se le circostanze lo costringono in un luogo fisso per un po’ di tempo, allora inesorabilmente la migrazione vira sul piano intellettuale. Rinsaldate le radici a Vienna, in pochissimo tempo si trasforma da calciatore del più antico club d’Austria – il First Vienna FC 1894 – nello scultore allievo ˇ prediletto di Augusto Cernigoj e di Fritz Wotruba; quindi diviene studente d’architettura alla Technische Universität,