e z i r e r P tu
c e n t i o h i c i s Ar
d V n c a r a men o W
2015 Edition
Crediamo che la “buona architettura” sia fatta di capacità creative e tecniche, ma anche di immaginazione, di sentimenti, di cuore, qualità che le donne sanno esaltare, riempiendo di significato e di sensibilità la loro attività quotidiana. L’arcVision Prize vuole premiare idee e progetti innovativi, orientati alla bellezza e alla funzionalità del costruire e dell’abitare. Il premio vuole portare in primo piano quella visione “femminile” dell’architettura capace di coniugare tecnologia e sostenibilità, materiali e forma, stile ed efficienza nella rigenerazione delle città e del territorio. Nuove concezioni progettuali, approcci diversi ai prodotti e ai processi costruttivi, conservazione dell’ambiente naturale, attenzione ai valori culturali dell’area di intervento, raccontati attraverso le esperienze professionali di progettiste di tutto il mondo, che da tutto il mondo hanno portato tecniche, sensibilità estetica e colori diversi. Con questo premio vogliamo mettere in evidenza la visione al femminile di un’architettura che cambia e si plasma su nuovi modelli sociali e umani.
We believe that “good architecture” combines creative and technical capabilities, but also imagination, emotions, the heart, qualities that women know how to project, filling their daily activities with meaning and sensitivity. The arcVision Prize recognizes innovative ideas and projects that incorporate beauty and functionality in construction and housing. The award puts the spotlight on a “feminine” vision of architecture combining technology and sustainability, materials and form, style and efficiency to regenerate the city and the community. New design concepts, different approaches to products and construction processes, conservation of the natural environment, care for local and cultural values, narrated through the professional experience of female designers from all over the world, who have brought techniques, aesthetic sensitivities and different colors from all over the world. With this award, we want to highlight the female vision of architecture as it changes and molds itself to today’s new social and human models.
Carlo Pesenti CEO Italcementi Group
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EDITORIAL
Sergio Crippa Editor arcVision
Terza edizione per l’arcVision Prize. Un’edizione forte di un sempre più rilevante carattere internazionale. La conferma di un progetto umano, di una visione tecnologica sostenibile e di una innovazione visionaria. Quella stessa innovazione visionaria che anima da sempre le esposizioni universali. Italcementi e l’architettura, quindi, ma anche Italcementi ed Expo. Valori condivisi che rappresentano una leva costante per lo sviluppo della ricerca scientifica del Gruppo Italcementi: dalla medaglia d’argento all’Esposizione Universale di Parigi del 1867, passando per il Padiglione Italiano in cemento trasparente di Expo Shanghai 2010, per arrivare al nuovo cemento biodinamico di Palazzo Italia a Expo Milano 2015. Nasce da qui la collaborazione di arcVision Prize con WE-Women for Expo, un progetto di Expo Milano 2015 col Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, per l’assegnazione di un premio speciale a Paula Nascimento, figura emergente dell’architettura contemporanea e progettista del Padiglione Angola. Un premio speciale, che si collega idealmente a Expo 2015 e alle sue tematiche fondamentali quali l’uguaglianza delle popolazioni globali nel diritto all’alimentazione e nel rispetto dell’ambiente naturale.
The third edition of the arcVision Prize. An edition marked by an increasingly important international profile. The confirmation of a human project, a sustainable technological vision and visionary innovation. The same visionary innovation that has always been at the heart of the world fairs. So, Italcementi and architecture, but also Italcementi and Expo. Shared values that have been a constant lever for the development of the Italcementi Group’s scientific research: from the silver medal at the Paris Expo in 1867, to the Italian Pavilion in transparent cement at Expo Shanghai 2010, and now the new biodynamic cement for Palazzo Italia at Expo Milano 2015. This is the origin of the cooperation of the arcVision Prize with WE-Women for Expo, an Expo Milano 2015 project with the Italian Ministry for Foreign Affairs & International Cooperation and the Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, for the presentation of a special award to Paula Nascimento, an emerging figure in contemporary architecture and designer of the Angolan Pavilion. A special award ideally linked with Expo 2015 and its core issues: the right to food of all the world’s peoples together with the respect for nature.
Giunto al suo terzo appuntamento, arcVision Prize – Women and Architecture si conferma come uno dei più interessanti premi internazionali esclusivamente riservati al lavoro di donne architetto, che provengono quest’anno da tutti e cinque i continenti. Gli strumenti per la ricerca e la selezione delle partecipanti sono stati ulteriormente affinati, con l’intento di fare di arcVision Prize non solo l’occasione per rivelare nuovi talenti, ma un vero e proprio strumento di indagine sulla condizione delle donne in architettura, per dare un quadro più completo delle identità e differenze nella cultura del progetto contemporaneo. Dobbiamo in questo senso ringraziare anche la Giuria, composta di personalità di altissimo rilievo, che stimolano costantemente un’attività più approfondita per il giusto riconoscimento del ruolo delle donne nel complesso mondo del progettare e costruire.
Stefano Casciani Scientific Director arcVision Prize
Now at its third year, the arcVision Prize – Women and Architecture once again confirms its role as one of the most important international awards reserved exclusively for female architects, who this year have come from all five continents. The tools for the selection of the candidates have been further refined, to make the arcVision Prize not just an opportunity to introduce new talents, but also an investigative tool on the condition of women in architecture, for a wider picture of the identities and differences in the contemporary design culture. In this sense, we also have to thank the Jury, a group of outstanding people interested in constantly promoting wider activity for the recognition of the role of women in the complex world of design and construction.
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arcVision Prize Women and Architecture 2015 Edition Angela Deuber – The Winner Menzioni d’Onore per Kate Otten, Patama Roonrakwit e Samira Rathod Honorable Mentions for Kate Otten, Patama Roonrakwit and Samira Rathod
L’assegnazione del Premio si è tenuta il 6 marzo 2015 a Bergamo, come consuetudine nella cornice di i.lab, il centro ricerca e innovazione di Italcementi Group. Numeri importanti quelli di questa terza edizione: 50 candidature, una short list 21 progettiste provenienti da 16 Paesi – tutti i continenti rappresentati: Australia, Egitto, Francia, Grecia, India, Italia, Giappone, Giordania, Messico, Marocco, Paesi Bassi, Spagna, Sudafrica, Svizzera, Tailandia, Usa. Obiettivo di arcVision Prize è la valorizzazione del ruolo delle donne nell’attuale scenario dell’architettura mondiale, con particolare attenzione per quelle qualità che una progettista moderna deve avere per affrontare la propria professione con originalità, alla ricerca di soluzioni avanzate e non convenzionali, e con una sensibilità più forte e più matura per il contesto umano e sociale. La selezione delle finaliste è stata effettuata tra professioniste segnalate da un gruppo internazionale di Advisor e poi valutate da una commissione tecnico-culturale, per definire la shortlist finale e sottoporla al giudizio della Giuria. Le progettiste segnalate per concorrere al Premio finale, devono aver progettato ed essere firmatarie/co-firmatarie di almeno un’opera (costruita o in fase di progettazione esecutiva) in cui emergano soluzioni e valori sostanzialmente innovativi sotto il profilo funzionale e tecnologico, con particolare attenzione ai temi della sostenibilità. arcVision Prize intende in questo modo far emergere le più interessanti personalità di architetto donna presenti nel panorama internazionale. Il Premio consiste in un progetto di ricerca e workshop (in occasione della Milano Design Week, aprile 2015) presso i.lab, il centro ricerca e innovazione di Italcementi Group a Bergamo, progettato da Richard Meier, che si propone anche come luogo d’incontro e divulgazione di tecnologie e metodologie innovative. È inoltre riconosciuto un premio di natura economica (€ 50.000), con il conferimento di autorità alla vincitrice di destinarne una parte a iniziative progettuali con finalità sociale a sua scelta.
The Prize winner was announced on March 6, 2015 in Bergamo at i.lab, the Italcementi Group research and innovation center. The third edition of the arcVision Prize boasted impressive numbers: 50 candidates, a short list of 21 designers from 16 countries – with all continents represented: Australia, Egypt, France, Greece, India, Italy, Japan, Jordan, Mexico, Morocco, Netherlands, Spain, South Africa, Switzerland, Thailand, USA. The aim of the arcVision Prize is to enhance the figure of the female designer in contemporary world architecture, with a special focus on the qualities a modern architect requires to develop originality in her profession as she pursues advanced, non-conventional solutions and develops a particularly strong and mature sensitivity to the human and social context. The finalists were selected from a group of professionals indicated by a committee of Advisors and then assessed by a technical-cultural Commission, who drew up a short-list for presentation to the Jury. The nominees for the Prize must have designed and signed/co-signed at least one work (constructed or at the executive planning state) that presents innovative functional and technological solutions and values, with particular attention to sustainability. The Prize is a research project and workshop (during Milan Design Week, April 2015) at i.lab, the Italcementi Group research and innovation center in Bergamo designed by Richard Meier, which also acts as a center for the divulgation of innovative technologies and methodologies. The winner also receives a cash prize (€ 50,000), part of which may be devolved to social projects, at her discretion.
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LA VINCITRICE THE WINNER
ANGELA DEUBER CHUR, SWITZERLAND Angela Deuber si laurea in Architettura presso l’ETH di Zurigo nel 2002 e fonda il proprio studio a Chur (Grigioni, Svizzera) nel 2006. Dal 2007 al 2010 insegna presso l’ETH di Zurigo e viene nominata docente all’Università di Lucerna nel 2012. I suoi primi lavori hanno suscitato notevole attenzione per il loro chiaro impegno nella cultura del costruire caratterizzata da un segno architettonico volitivo e dalla forte identità materica e tettonica. Nella motivazione per l’assegnazione del premio la Giuria ha riconosciuto nel suo lavoro linee progettuali che combinano e sintetizzano con successo le caratteristiche principali dell’architettura strutturale, un uso responsabile dei materiali e un forte impegno a sostegno del ruolo sociale delle donne architetto. Angela Deuber è emersa nel 2014 nel panorama dell’architettura tradizionale europea con un edificio, la Scuola di Thal (Svizzera), che evoca un passato glorioso di architettura d’avanguardia: il suo è un approccio realmente “costruttivista”, nel senso positivo originale che gli architetti rivoluzionari russi diedero al termine. Articolato secondo l’idea di un plan libre che consente grandi aperture in facciata e una efficace flessibilità distributiva delle attività scolastiche, utilizzando materiali della zona per ridurre i costi e l’inquinamento, la Scuola ribadisce con forza la supremazia dei materiali e della progettazione sullo stile, senza però perdere di vista le urgenti problematiche legate alla gestione e al risparmio energetici. Coerente con questa strategia, la Sala Polivalente per eventi culturali di Buochs (Nidwalden, Svizzera), riscrive l’estetica di un edificio a basso consumo energetico attraverso forma, funzioni e bisogni degli utenti: elementi che vengono tutti soddisfatti senza compromettere la visione originale della progettista. Il suo lavoro più recente – una casa nella remota Isola di Harris nelle Ebridi (Scozia) ancora in costruzione – con le sue strutture minimali sembra quasi voler suggerire che un progettista deve essere in grado di isolarsi completamente dall’affollato mondo dell’architettura per trovare il suo proprio percorso nell’arte del costruire.
Angela Deuber graduated in Architecture at the ETH in Zürich in 2002 and founded her own office in Chur (Grisons, Switzerland) in 2006. From 2007 until 2010 she taught at the ETH in Zürich and was appointed lecturer at Lucerne University in 2012. Her first works have aroused considerable attention and exhibit a clear commitment to the culture of construction; defined by a willful architectural character possessing a strong material and tectonic identity. The Jury recognized the directions of her architecture that at the same time successfully synthesized the important aspects of structural construction, judicious use of materials, involvement and concern for the social role of women architects. Angela Deuber has emerged in 2014 from the European mainstream architecture with a building, the School in Thal (Switzerland) which evokes a glorious past of avant-garde architecture: her approach is in this respect actually “constructivist” in the original positive sense that Russian revolutionary architects gave to the term. Articulated along the idea of a plan libre which allows large openings in the facade and a flexibility in the students’ activities, using materials from the area to reduce costs and pollution, the School powerfully restates the supremacy of materials and invention over style, while coping with the urgent needs of energy management and saving. Coherently to this strategy, the Multipurpose Hall for cultural events in Buochs (Nidwalden, Switzerland), redefines the aesthetics of a low-energy building through form, functions and users’ needs which are met without compromises with the original vision of this woman architect. Deuber’s more recent project—a house in the remote Hebridean Island Harris (Scotland) still in construction—with its minimal structures seems to suggest that a designer should be able to perfectly isolate her/himself from the crowd of the architecture world, to find his own path to the art of building.
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MENZIONI D’ONORE HONORABLE MENTIONS KATE OTTEN JOHANNESBURG, SOUTH AFRICA Per un architetto sensibile nata, cresciuta ed educata in Sud Africa come Kate Otten, è impossibile non mettere in relazione il proprio lavoro con i cambiamenti storici a cui il paese africano ha assistito negli ultimi decenni. Nella sua attività professionale, fortemente basata sulla cultura, la geografia e i materiali locali, Otten ha avuto l’opportunità di lavorare su importanti edifici pubblici e luoghi della memoria, significativi del nuovo modo di vivere ma non immemori del passato. Kate Otten è inoltre attivamente impegnata con il suo studio nella promozione delle donne in architettura, sia assumendole e formandole, sia creando, per dirla con le sue stesse parole, “... un ambiente di lavoro che permette alle progettiste di raggiungere un equilibrio flessibile tra vita e lavoro, mantenendole nella professione in un momento in cui molte altrimenti abbandonerebbero”.
For a sensitive architect born, raised and educated in South Africa as Kate Otten is, it would seem impossible not to relate her work to the dramatic historical changes that the African country has seen in the last decades: in her professional practice—strongly based on the local culture, geography and materials—she had the opportunity to work on important public buildings and places of memory, highly significant of a new way of living without forgetting the past. Last but not least, Otten is actively engaged with her studio in the promotion of women in architecture, both by employing and training them and in creating, in her own words “… a working environment that allows female architects to achieve a flexible worklife balance, retaining them in the profession at a time when many would leave.”
PATAMA ROONRAKWIT BANGKOK, THAILAND Patama Roonkrawit non è solo un architetto, ma anche un’attivista sociale. Laureata presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Silpakorn nel 1991, è infatti uno dei fondatori di CASE (Community Architects for Shelter and Environment) un’organizzazione impegnata in numerosi progetti di sviluppo sociale negli ultimi 20 anni. L’approccio multidisciplinare di Patama Roonkravit prevede una serie di buone pratiche di collaborazione con la popolazione che viene coinvolta nei progetti, in particolare i poveri, che nella sua visione dell’architettura sono i “clienti” più importanti e più bisognosi di attenzione. Una parte significativa del suo lavoro si sviluppa in condizioni di emergenza – come nel caso dei rifugi temporanei di Pang-nga e dei nuovi progetti di edilizia abitativa per le popolazioni colpite dallo Tsunami del 2004 o nella creazione di un Orto Comunitario in una ex discarica in Minburi (Bangkok), fondati sul principio di auto-costruzione – ma la sua cultura architettonica le permette di confrontarsi con le questioni di forma e di spazio in edifici più complessi: un esempio interessante è il programma TEN di abitazioni per la classe media di Bangkok che mira a colmare il divario esistente nel mercato residenziale tra gli alloggi per i poveri finanziati dallo stato e l’edilizia privata per le classi agiate.
Patama Roonkrawit is not only an architect but a community activist. Graduated from Faculty of Architecture, Silpakorn University in 1991, she is actually a founder of CASE (Community Architects for Shelter and Environment) an organization that has been involved in numerous community development projects in the last 20 years. Roonkravit’s multidisciplinary approach involves good practices of collaboration with the population involved in projects, especially the poor which are the most important and needing “clients” in her visions. A significant part of her work is developed in emergency conditions – as in the Pang-nga Temporary Shelters and New Housing Projects for the population affected by the 2004 Tsunami or in the creation of a Community Garden in a former rubbish dump in Minburi (Bangkok), both self-construction based – but her architectural culture allows her to confront with the issues of form and place in more complex buildings: an interesting example is the TEN middle-class housing program for Bangkok aimed to fill the gap existing in the residential market between the state-funded housing for the poor and the private construction industry for the upper class.
SAMIRA RATHOD MUMBAI, INDIA Samira Rathod fonda il suo studio SRDA nel 2000, dopo la laurea a Mumbai e un Master in Architettura presso l’Università dell’Illinois. Per quanto piccolo, il suo studio è stato in grado di realizzare originali edifici per le arti con particolare attenzione per i dettagli e i materiali, dagli interni alle strutture e alle superfici, utilizzando cemento, vetro e metallo in una sorta di corrispondenza “scultorea” tra forma e funzione. La galleria d’arte Baroda è di fatto uno studio d’artista, ma è anche uno spazio espositivo dove i visitatori possono avere un’esperienza immediata dell’artista al lavoro. La Casa di Amhedabad gioca anch’essa con i concetti di privacy e trasparenza dell’abitare, rivelando una possibile dimensione “pubblica” anche per le abitazioni private.
Rathod established her studio SRDA in 2000, after graduating in Mumbai and achieving a Master in Architecture at the University of Illinois. However small her firm is she’s been able to complete original buildings for the arts with a careful attention to details and material, from the interiors to the structures and surfaces, using concrete, glass and metal in a kind of “sculptural” matching of forms and functions. The Baroda art gallery is in fact an artist’s studio but is also a space for show and the visitors to the gallery can have a glimpse on the artist at work. The House in Amhedabad also plays with the concepts of privacy and transparency of living, by revealing a possible “public” dimension also for private housing.
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Martha Thorne
Louisa Hutton
Suhasini Mani Ratnam
Samia Nkrumah
Benedetta Tagliabue
Yvonne Farrell
Odile Decq
Vera Baboun
Shaikha Al Maskari
La Giuria The Jury
LA GIURIA THE JURY
Shaikha Al Maskari è un’affermata e influente imprenditrice che ha saputo mettere la propria esperienza e il proprio talento al servizio della promozione della figura femminile nei paesi arabi. Shaikha è nel board di numerose importanti multinazionali e istituzioni no-profit, tra cui Women for Sustainable Growth (W4SG), Arab International Women’s Forum (AIWF), Abu Dhabi Arts and Music Foundation e le scuole della Mosaica Education. Nel 2003 Shaikha è stata co-fondatrice del progetto di micro-credito Diyarbakir (Grameen Bank) in Turchia, che può contare oggi su una rete di 70.000 imprenditori di successo. È sostenitrice del dialogo interreligioso e interculturale e di svariate iniziative nel campo della sostenibilità ambientale. Nel 1993 ha fondato la United Mercy Foundation (UMF), associazione impegnata in operazioni di primo soccorso e assistenza agli orfani in Africa, Asia e nei paesi dell’area MENA. Numerosi i riconoscimenti ricevuti: dal WWLCA il “Women Leadership Achievement Award 2015”; dall’Arab Woman Awards il “2014 Emirati Businesswoman Of The Year”; dal Global Thinkers Forum l’“Excellence In Business”; dal Petroleum Institute and Kuwait University il premio per il contributo all’Ingegneria Offshore; dall’Am/Cham Abu Dhabi il “2013 Falcon Award” per la promozione delle relazioni commerciali tra Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti; dall’AmCham MENA il “2012 Best Woman in the Entrepreneur”; dal TWA World of Difference il 2012 Award “per lo straordinario impegno a livello internazionale per l’emancipazione economica delle donne”. Nella vita professionale è presidente di Al Maskari Holding (AMH), capogruppo di tutte le società e gli assets di famiglia, con attività in tutto il mondo nei settori petrolchimico, gas, energie rinnovabili, minerario, sanitario, immobiliare e outsourcing. Shaikha è presidente di Al Maskari Holding, Tricon Group, Johnson Controls and Global Communications (JCGC), Global Communication Recruitment Services (GCRS), and Singapore Expo (SGME).
Vera Baboun, nata il 6 ottobre 1964; madre di cinque figli e moglie del martire Hanna Ibrahim Baboun (2007), è stata eletta Sindaco di Betlemme nell’ottobre 2012, prima donna in assoluto a ricoprire tale incarico. Ha conseguito la laurea in Letteratura Etnica Americana, disciplina in cui continua a svolgere attività di ricerca. Prima della nomina a sindaco, Vera Baboun ha insegnato all’Università di Betlemme – Dipartimento di Lingua e Letteratura Inglese per 21 anni, ha tenuto corsi di insegnamento magistrale sull’Approccio di Genere nella Cooperazione allo Sviluppo per sei anni, ed è stata responsabile per molti anni dell’ufficio universitario Relazioni con gli Studenti e Direttore Generale della Scuola Cattolica Greca di Beit Sahour. È Segretario Generale dell’Associazione degli Enti Locali Palestinesi (APLA), Vice Presidente del Coordinamento Internazionale degli Enti Locali del Mediterraneo (CIELM) e membro del Consiglio Congiunto per le Relazioni Arabo-Sudamericane e membro della Giuria dell’arcVision Premio di Italcementi Group per le tre edizioni. È Presidente dell’Autorità Reti Idriche (WSSA), Presidente del consiglio direttivo del Centro per la Guida e la Formazione delle Famiglie e dei Bambini (GTC) a Betlemme, Presidente del Consiglio di Servizio Congiunto di Betlemme per la gestione dei rifiuti solidi e recentemente membro del Supremo Comitato di Presidenza delle Chiese in Palestina. Il Sindaco Baboun è ricercatore autorizzato del network GRACE per gli studi sull’uguaglianza dei sessi e l’empowerment femminile in Medio Oriente attraverso l’uso delle tecnologie informatiche, e membro del board di Shashat per il Cinema delle Donne in Palestina. Ha presentato diversi saggi sul tema dell’uguaglianza di genere presso un gran numero di organizzazioni civili e sociali, nazionali e internazionali, tra cui un recente libro pubblicato da GRACE che raccoglie 27 ricerche sulle donne di Africa e Medio Oriente, dove il sindaco Baboun rappresenta la Palestina partecipando con una ricerca dal titolo “Scheherazades of Today: Young Palestinian women use film, radio and social networking platforms to speak up and change”.
Dr. Shaikha Al Maskari is a powerful and successful businesswoman who uses her influence to champion greater roles for women throughout the Arab countries. Shaikha sits on the boards of several major multinationals and non-profit institutions, including Women for Sustainable Growth (W4SG), the Arab International Women’s Forum (AIWF), Abu Dhabi Arts and Music Foundation, and Mosaica schools. In 2003, Shaikha cofounded the Diyarbakir Micro-credit Project (Grameen Bank) in Turkey, which now has 70,000 successful entrepreneurs. She advocates inter-faith, cross-cultural understanding and environmental conservation. In 1993, she founded the United Mercy Foundation (UMF), which sponsors orphans and emergency relief in Africa, Asia and MENA. She was awarded by WWLCA “Women Leadership Achievement Award 2015”; by Arab Woman Awards “2014 Emirates Businesswoman Of The Year”; by Global Thinkers Forum “Excellence In Business”; by Petroleum Institute and Kuwait University for contribution in Offshore Engineering; by Am/Cham Abu Dhabi the “2013 Falcon Award” for promoting UAE-US trade relations; by Am/Cham MENA “2012 Best Woman in the Entrepreneur”; by TWA World of Difference 2012 Award “for outstanding contribution in making all the difference in the world to the economic empowerment of women”. In her professional life, she is Chairperson of Al Maskari Holding (AMH), an umbrella for all family assets and companies, with global operations in oil, gas, renewable energy, mining, health care, facilities management and outsourcing. Shaikha is the Chairperson of Al Maskari Holding, Tricon Group, Johnson Controls and Global Communications, JCGC, Global Communication Recruitment Services, GCRS, and Singapore Expo, SGME.
Mrs. Vera Baboun, born in October 6th, 1964, mother of five children and wife of martyr Hanna Ibrahim Baboun (2007), was elected President of the Bethlehem Municipal Council in October 2012, to be the first woman to occupy the post of Mayor of Bethlehem since its inception. She holds a master degree in American Ethnic Literature, and is a candidate for a doctorate degree in the same faculty. Prior to her election, Mayor Baboun worked as a lecturer at Bethlehem University – Department of English Language and Literature for 21 years in addition to lecturing Gender and Development Master Students for 6 years, the Dean of Student Affairs at the university for many years and the General Director for the Greek Catholic School in Beit Sahour. She holds the position of Secretary-General of the Association of the Palestinian Local Authorities APLA, Vice President of Global Coordination of Local Authorities in the Mediterranean CIELM, member of the Joint Council for the Arab-South American Relations and member of the Jury for arcVision Award of Italcementi Group for the third year respectively. She is Chairman of the board of Water Supply and Sewerage Authority WSSA, Chairperson of the Board of the Guidance and Training Center for Child and Family GTC in Bethlehem and Chairperson of the Bethlehem Joint Service Council for Solid Waste Management and recently nominated as member of the Presidential Supreme Committee for the churches affairs in Palestine. Mayor Baboun is an authorized researcher in the network GRACE for gender research for women’s empowerment in the Middle East through the use of information technology, and member of the board of SHASHAT for Women’s Cinema in Palestine. She has submitted several papers on issues of gender equality in a large number of civil and social organizations both local and international among which recently GRACE published a book that enfolds 27 researches for women from Africa and the Middle East, Mayor Baboun is the Palestinian participating with her research titled: “Scheherazades of Today: Young Palestinian women use film, radio and social networking platforms to speak up and change”.
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Odile Decq inizia a esercitare l’attività di architetto nel 1978, subito dopo la laurea all’Ecole d’Architecture de Paris La Villette e mentre frequentava l’Institut d’Etudes Politiques de Paris, dove nel 1979 completava gli studi post-laurea in Pianificazione Urbanistica. La fama internazionale non si è fatta attendere; già nel 1990 ha ottenuto infatti il suo primo incarico importante con la Banque Populaire de l’Ouest a Rennes, oggetto di numerosi riconoscimenti e pubblicazioni. Mettendo in discussione l’opera stessa, l’uso, il materiale, il corpo, le tecniche e il gusto personale, l’architettura di Odile Decq offre una visione paradossale del mondo di oggi, delicata e severa allo stesso tempo. Nel 1996, ha ricevuto il Leone d’Oro a Venezia e da allora ha sempre mantenuto lo spirito che la contraddistingue, cercando nel contempo di diversificare e radicalizzare la sua ricerca. Tra le sue più recenti realizzazioni, il MACRO di Roma (Museo di arte contemporanea) nel 2010, il ristorante dell’Opera Garnier di Parigi nel 2011, il museo FRAC (Museum of Contemporary Art) di Rennes nel 2012 e il Padiglione 8, sede di GL Events, a Lione, completato recentemente. L’opera di Odile Decq va oltre lo Studio Odile Decq e rappresenta molto più di uno stile, o un atteggiamento o un processo di produzione: è di fatto un universo completo che comprende urbanistica, architettura, prodotti di design e arte. Una versatilità che le è valsa nel 2013 il titolo di “Designer dell’anno” conferito da Maison&Objet, e il premio “Prix Femme Architecte” come miglior donna architetto di Francia. Yvonne Farrell, insieme a Shelley McNamara, è fondatrice dello studio Grafton Architects, attivo a Dublino dal 1977. Sono entrambe membri del Royal Institute of the Architects of Ireland e membri onorari della Fellowship internazionale del RIBA. Hanno raggiunto la popolarità a livello mondiale con la progettazione e la realizzazione del nuovo e spettacolare edificio per l’Università Bocconi di Milano, completato nel 2008. Il loro studio ha iniziato con la sperimentazione di un approccio sofisticato al modernismo europeo per muoversi poi verso edifici pubblici di alto profilo (il Solstice Art Center, Navan, 2006, e l’Ufficio dei Lavori Pubblici di Dublino, 2008). Lo studio Grafton ha ricevuto molti premi e riconoscimenti, tra cui il Building of the Year 2008 per il nuovo edificio dell’Università Bocconi e il Leone d’Argento della Biennale di Architettura di Venezia nel 2012. Yvonne Farrell e Shelley McNamara sono docenti presso l’Accademia di Architettura di Mendrisio e professori a contratto alla University College di Dublino. Sono state Visiting Professor a Yale e alla Graduate School of Design di Harvard. Tra i lavori attuali dello studio: l’IMT University di Parigi/Saclay; la New City Library di Dublino e il Campus della UTEC University di Lima, in Perù, inaugurato di recente.
Odile Decq set up her own office just after graduating from La Villette in 1978 while studying from Sciences Politiques Paris where she completed a postgraduate diploma in Urban Planning in 1979. International renown came quickly; as early as 1990 she won her first major commission: the Banque Populaire de l’Ouest in Rennes recognized by numerous prizes and publications. By questioning the commission, the use, the matter, the body, the technique and the taste Odile Decq’s architecture offers a paradoxical look, both tender and severe on today’s world. She was awarded with a Golden Lion in Venice in 1996. Since then, Odile Decq has been faithful to her fighting attitude while diversifying and radicalizing her research. She completed the MACRO (Museum for Contemporary Art in Rome) in 2010, the Opera Garnier’s restaurant in Paris in 2011, the FRAC (Museum of Contemporary Art in Rennes) in 2012 and just completed the Pavillon 8, GL Events headquarters in Lyon. But more than the realization of the Studio Odile Decq, more than a style, an attitude or a process of production, Odile Decq’s work is a complete universe, including urban planning, architecture, design products and art. A versatility that is awarded in 2013 with the title of “Designer of the Year Maison&Objet”. Odile Decq was also awarded the Woman in Architecture Prize “Prix Femme Architecte” in 2013. Yvonne Farrell, together with Shelley McNamara, is a founder of Grafton Architects – their office, which opened in Dublin in 1977. They are Fellows of the Royal Institute of the Architects of Ireland and International Honorary Fellows of the RIBA. They achieved international fame with the design and construction of the spectacular new building for Bocconi University in Milan, completed in 2008. Their practice began with experimenting with a sophisticated take on European modernism moving toward high-profile public buildings (the Solstice Art Center, Navan 2006; the Office of Public Works, Dublin 2008). They have received many awards for their work (Building of the Year 2008, for the new Bocconi University Building), as well as the Leone d’Argento at the Venice Architecture Biennale in 2012. Yvonne Farrell and Shelley McNamara are Professors in the Accademia di Architettura in Mendrisio and Adjunct Professors in University College Dublin. They have been Visiting Professors in Yale and the Harvard Graduate School of Design. Current work includes IMT University, Paris/ Saclay; New City Library, Dublin and the recently inaugurated UTEC University Campus in Lima, Peru.
Louisa Hutton (RA, BA - Hons, AA Dipl., RIBA) è architetto, socio fondatore e direttore dello studio d’architettura Sauerbruch Hutton e visiting professor presso la Harvard Graduate School of Design. In precedenza ha insegnato presso l’Architectural Association, è esaminatore esterno in diverse università del Regno Unito e tiene conferenze in tutto il mondo. È membro del Comitato Curatoriale della Schelling Architecture Foundation ed è stata commissario del CABE e membro del primo Comitato Direttivo per la Bundesstiftung Baukultur. Nel 2014 è stata eletta membro dell’Accademia Reale delle Arti inglese. In riconoscimento delle opere realizzate Louisa Hutton e Matthias Sauerbruch sono stati insigniti di importanti premi tra cui il Premio Erich Schelling nel 1998, il Fritz Schumacher Prize per l’Architettura nel 2003, l’International Honour Award for Sustainable Architecture nel 2010 e il Gottfried-Semper-Award nel 2013. Lo studio Sauerbruch Hutton ha attualmente progetti in realizzazione in Germania, Francia, Italia, Finlandia e Regno Unito. Suhasini Mani Ratnam, meglio nota come Suhasini, è una pluripremiata attrice originaria dell’India meridionale. Nata a Chennai, nello stato del Tamil Nadu, Suhasini è stata la prima donna a laurearsi presso il Madras Film Institute. Persona dai molti talenti, estremamente versatile nell’arena cinematografica, Suhasini vanta una carriera di attrice, regista, cineasta, conduttrice televisiva, produttrice e scrittrice. Nel 2014 ha debuttato come ballerina classica nel suo musical Antaram. “Voglio essere un leader, ma non un leader politico. Voglio essere un leader di movimenti che coinvolgano la società, la tutela dell’ambiente, le donne e l’arte” ha dichiarato l’attrice, ormai attiva nell’industria cinematografica da oltre 34 anni. Dopo il suo debutto nelle sale nel 1980, con i suoi film ha vinto prestigiosi premi come “Miglior Attrice” a livello nazionale. Da molti anni Suhasini Mani Ratnam è impegnata a sostenere associazioni come Action Aid, per cui ha realizzato un film sull’emancipazione delle donne, Ability Foundation, Mukti NGO, organizzazione no profit per la distribuzione di arti artificiali, e BANYAN, in soccorso di donne con ritardi mentali. Nel 2010, insieme al marito Mani Ratnam, regista, sceneggiatore e produttore indiano, Suhasini ha fondato la NAAM Foundation a favore dell’emancipazione delle donne single svantaggiate di Chennai attraverso forme di patrocinio e supporto olistico. Recentemente è stata nominata Console Onorario per il Lussemburgo dell’India del sud ed è stata anche proposta nel Consiglio di amministrazione della National Film Development Corporation of India.
Louisa Hutton – RA, BA (Hons), AA Dipl., RIBA – is an architect, founding partner and director of Sauerbruch Hutton and visiting professor at Harvard Graduate School of Design. Louisa Hutton previously taught at the Architectural Association and is external examiner at various universities in the UK and gives lectures worldwide. She is a member of the Curatorial Board of the Schelling Architecture Foundation, and was a Commissioner at CABE and a member of the first Steering Committee for the Bundesstiftung Baukultur. In 2014 she was elected as a Royal Academician of Arts. In acknowledgement of their built works Louisa Hutton and Matthias Sauerbruch were awarded the Erich Schelling Prize in 1998, the Fritz Schumacher Prize for Architecture in 2003, the International Honour Award for Sustainable Architecture in 2010 and the Gottfried-Semper-Award 2013. Sauerbruch Hutton currently has projects under construction in Germany, France, Italy, Finland and the UK. Suhasini Mani Ratnam, commonly known as Suhasini, is an award winning south Indian actress. Born in Chennai city of Tamil Nadu, Suhasini graduated from the Madras Film Institute, being the first girl ever to do so. A multi-talented person and an all-rounder in the film arena, Suhasini proudly dons the cap of an ace actor, director, cinematographer, TV show hostess, producer as well as writer. This year she has debuted as a classical dancer with her dance drama Antaram. “I will be a leader, not in politics but movements that involve society, conservation, women and arts” says the actress, who has been part of the film industry for over 34 years. She made her film debut in 1980 and since then she has won the most important state and national awards as Best Actress. Suhasini Mani Ratnam has been involved in community service for decades: Action Aid, for which she has done a film on the empowerment of women; the Ability Foundation; the Mukti NGO, which distributes artificial limbs and BANYAN that takes care of mentally retarded women. In 2010 together with her husband Mani Ratnam, a best-known Indian film director, screenwriter and producer, Suhasini formed the NAAM Foundation to empower underprivileged single women in Chennai through mentorship and holistic support. Recently she has been appointed as the Honorary Consul for Luxembourg from South India and she has also been proposed to be one of the Board of Directors of National Film Development Corporation of India.
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Samia Nkrumah, presidente del Centro Panafricano Kwame Nkrumah, è un politico ghanese e presidente del Convention People’s Party, ed è la prima donna a presiedere un partito politico in Ghana. Figlia del primo presidente della Repubblica del Ghana, Kwame Nkrumah, e dell’egiziana Fathia Rizk, Samia Nkrumah è tra i fondatori di Africa Must Unite, il movimento che promuove la visione e la cultura politica del padre. In un articolo dal titolo “Il nuovo Mandela è una donna”, il prestigioso quotidiano Huffington Post analizza l’impatto di Samia Nkrumah sulla politica ghanese e africana. Samia fa parte del Consiglio internazionale del Comitato “Women in Diplomacy”, istituito nel maggio 2013 presso il Ministero per gli Affari Esteri e presieduto dall’allora ministro Emma Bonino, per promuovere il ruolo delle donne a livello internazionale. Samia Nkrumah è sposata con Michele Melega, di origini italo-danesi. Samia e Michele hanno un figlio: Kwame Thomas Melega.
Benedetta Tagliabue, laurea in architettura allo IUAV di Venezia, è titolare dello studio di architettura internazionale Miralles Tagliabue EMBT, fondato nel 1994 insieme a Enric Miralles con sede a Barcellona e, dal 2010, a Shanghai. Tra i suoi progetti di maggiore fama: il Parlamento di Edimburgo, il Diagonal Mar Park, il mercato di Santa Caterina a Barcellona, il Campus Universitario di Vigo e il Padiglione Spagnolo per l’Expo di Shanghai 2010, vincitore del prestigioso premio internazionale RIBA come “Miglior edificio internazionale del 2011”. Attualmente lo studio è impegnato nella realizzazione della Business School dell’Università di Fudan a Shanghai, le torri per uffici a Taiwan e Taichung, gli spazi pubblici del quartiere HafenCity ad Amburgo e la stazione metropolitana parigina di Clichy-Montfermeil (1° premio concorso internazionale di progettazione). Lo studio EMBT si occupa di progettazione architettonica e di spazi pubblici, recupero, disegno industriale e di interni. La poetica architettonica di Benedetta Tagliabue, sempre attenta al contesto, ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali nella categoria del disegno di spazi pubblici e della progettazione. Nell’ambito dell’attività accademica, è stata Visiting Professor presso l’Università di Harvard, la Columbia University e la Scuola di Architettura ETSAB di Barcellona; tiene regolarmente lezioni presso forum di architettura e università e partecipa a giurie internazionali, tra cui la giuria per i premi “Princesa de Asturias” e più recentemente la giuria del Pritzker Prize. Nel 2004 ha ricevuto la laurea ad honorem dalla Facoltà di Lettere e Scienze Sociali dell’Università Napier di Edimburgo e nel 2013 il premio “RIBA Jencks Award”, assegnato ogni anno a un progettista o studio che abbia fornito un contributo importante all’architettura a livello internazionale in termini teorici e pratici. Benedetta Tagliabue è anche direttore della Enric Miralles Foundation, istituita per promuovere l’architettura sperimentale nello spirito dello scomparso marito e partner, Enric Miralles.
Martha Thorne è Direttore Esecutivo del Premio Pritzker per l’Architettura dal 2005. Attualmente è anche Vice Preside dell’area Relazioni Esterne presso la Scuola di Architettura e Design IE di Madrid ed è stata Vice Curatore del Dipartimento di Architettura dell’Art Institute of Chicago dal 1996 al 2005. È editore e autore di diverse pubblicazioni, tra cui “The Pritzker Architecture Prize: The First Twenty Years”, ed è autore di numerosi articoli per riviste ed enciclopedie di architettura. Martha Thorne partecipa in qualità di giurato ad autorevoli premi e concorsi internazionali e alla selezione di architetti per importanti commissioni, come la Barnes Foundation di Filadelfia. Ha conseguito una Laurea Magistrale in Pianificazione Urbanistica presso la University of Pennsylvania e una Laurea in Urbanistica presso la State University of New York a Buffalo. Ha svolto inoltre svariate attività di studio e ricerca presso la London School of Economics.
Samia Nkrumah, President of the Kwame Nkrumah Panafrican Center, is a Ghanaian politician and Chairwoman of the Convention People’s Party, the first female to chair a political party in Ghana. She is the daughter of Ghana’s first president, Kwame Nkrumah, and his Egyptian wife Fathia Rizk. She is one of the founders of Africa Must Unite, which aims to promote Kwame Nkrumah’s vision and political culture. In an article entitled “The new Mandela is a woman”, the prestigious Huffington Post analyzes her impact on Ghanaian and African politics. She is a member of the International Board of the “Women in Diplomacy” Committee, established in May 2013 at the Italian Ministry for Foreign Affairs and Chaired by the then Minister Emma Bonino, to further promote the role of women at international level. Samia Nkrumah is married to Michele Melega, an Italian-Danish man. Samia and Michele have a son, Kwame Thomas Melega.
Benedetta Tagliabue studied architecture at the Istituto di Architettura di Venezia (IUAV) and currently acts as director of the international architecture firm Miralles Tagliabue EMBT, founded in 1994 in collaboration with Enric Miralles, based in Barcelona and, since 2010, in Shanghai. Among her most notable projects built are the Edinburgh Parliament, Diagonal Mar Park, the Santa Caterina Market in Barcelona, Campus Universitario de Vigo, and the Spanish Pavilion at the 2010 Shanghai World Expo which was awarded the prestigious RIBA International “Best International Building of 2011” award. Current studio projects include The Business School of Fudan University in Shanghai, office towers in Taiwan and Taichung, public spaces of HafenCity in Hamburg, Germany, and the metro station Clichy-Montfermeil in Paris, France (1st prize in competition). Her studio works in the fields of architecture, design of public spaces, rehabilitation, interior and industrial design. Her poetic architecture, always attentive to its context, has won international awards in the fields of public space and design. In the teaching field, she has been a Visiting Professor at Harvard University, Columbia University and Barcelona ETSAB, lecturing regularly at architecture forums and universities, and is part of jurors around the world, e.g. the Princesa de Asturias awards and recently she joined the jury of the Pritzker Prize. In 2004 she received an honorary doctorate from the Faculty of Arts and Social Sciences, Edinburgh Napier University, Scotland. She received the 2013 RIBA Jencks Award, which is given annually to an individual or practice that has recently made a major contribution internationally to both the theory and practice of architecture. She is also the director of the Enric Miralles Foundation, whose goal is to promote experimental architecture in the spirit of her late husband and partner Enric Miralles.
Martha Thorne has been Executive Director of the Pritzker Architecture Prize since 2005. She is also Associate Dean for External Relations at IE School of Architecture and Design in Madrid, Spain. She served as Associate Curator of the Department of Architecture at The Art Institute of Chicago from 1996 to 2005. She is the editor and author of several books, including “The Pritzker Architecture Prize: The First Twenty Years”, and author of numerous articles for architectural journals and encyclopedias. Martha Thorne participates on international juries and from time to time consults on architect selection processes for major commissions, such as the Barnes Foundation, Philadelphia, USA. She received a Master of City Planning degree from the University of Pennsylvania and a Bachelor of Arts in Urban Affairs from the State University of New York at Buffalo. She undertook additional studies at London School of Economics.
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NOMINEES
ATXU AMANN ALCOCER – Spain .............................................................................. p.
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SUHASINI AYER-GUIGAN – India ............................................................................. p.
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TATIANA BILBAO – Mexico ............................................................................................ p.
25
GIULIA DE APPOLONIA – Italy .................................................................................... p.
32
DES CLICS ET DES CALQUES – France .............................................................. p.
39
ANGELA DEUBER – Switzerland .............................................................................. p.
46
DROST + VAN VEEN – The Netherlands ............................................................. p.
53
SIMONA MALVEZZI – Italy .............................................................................................. p.
61
TOSHIKO MORI – USA ....................................................................................................... p.
68
EMMANUELLE MOUREAUX – Japan ..................................................................... p.
75
MANAR MOURSI – Egypt ................................................................................................ p.
82
KATE OTTEN – South Africa ......................................................................................... p.
89
SAMIRA RATHOD – India................................................................................................. p.
96
PATAMA ROONRAKWIT – Thailand ......................................................................... p.
103
RAPHAELLE SEGOND – France ................................................................................ p.
110
MYRIAM SOUSSAN – Morocco.................................................................................... p.
117
KERSTIN THOMPSON – Australia ........................................................................... p.
124
SOFIA TSIRAKI – Greece ................................................................................................. p.
131
MICHAELA WOLF – Italy.................................................................................................. p.
138
RULA YAGHMOUR – Jordan.......................................................................................... p.
145
ZOKA ZOLA – USA ................................................................................................................ p.
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ATXU AMANN ALCOCER Spain Una volta raggiunta la maturità, ripensando alla propria vita non si può non riconoscere la fortuna di essere un architetto. In architettura, l’incontro tra i campi professionale e accademico produce un arricchimento reciproco che investe tutte le aree di attività. Il contesto universitario è dove nascono i temi contemporanei: innovazione, sostenibilità, mediazione, nuove strategie e strumenti di comunicazione sono materia di analisi e aggiornamento costanti prima di diventare parte integrante della pratica accademica e della ricerca, dopodiché vengono utilizzati nel lavoro quotidiano dell’ufficio, per garantire l’attualità di metodi, strumenti e linguaggio. All’estremità opposta, il design e l’esperienza costruttiva acquisiti nella vita professionale sono condivisi non solo attraverso l’insegnamento, ma anche con conferenze, seminari e pubblicazioni nell’ambito della comunità accademica. Per quanto mi riguarda sono molto interessata allo sviluppo di iniziative di ricerca con gli studenti, in un lavoro collaborativo per la costruzione di strutture alternative realizzate con materiali riciclati e a basso impatto ecologico.
Once one reaches maturity, when looking back and thinking about it, one has to recognize the fortune in being an architect. In architecture, the intersection between professional and academic fields produces an enrichment that joins all areas of activity. University is the context where contemporary issues arise; innovation, sustainability, mediation and new communication strategies and instruments are subjects that are analyzed and continually updated to be incorporated into the academic practice or research, and later are used in the daily work at the office, ensuring current methods, tools and language. In reverse, the design and constructive experience acquired in the professional life is shared not only through teaching, but also by giving lectures and participating in seminars and publications in the academic community. In my particular case, I have a special interest in developing experimental actions with students that implies collaborative processes to build alternative constructions with recycled materials, without ecological footprints.
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ATXU AMANN ALCOCER
82 ALLOGGI SOCIALI 82 STATE SUBSIDIZED HOUSING DATI DEL PROGETTO Località Carabanchel, Madrid, Spagna Uso dell’edificio Residenziale Periodo di costruzione Progetto: 2005 – 2007 Completamento: 2009
PROJECT DATA Location Carabanchel, Madrid, Spain Use of the Building Residential Construction Period Project: 2005 – 2007 Completed: 2009
APERTO AI QUATTRO VENTI La proposta non nasce da una rivisitazione del caseggiato tradizionale, ma dagli attributi della lastra di larghezza minima perforata. La larghezza minima della lastra permette di realizzare uno spazio interno di dimensioni considerevoli, uno spazio pubblico nel cuore del progetto, semiaperto e collegato all’intera espansione, che si pone con coraggio come spazio esterno e interno allo stesso tempo. L’appartamento è una casa con un cortile. Il piccolo giardino è collegato all’interno del blocco, alla strada e al soggiorno. Il cortile è soleggiato d’inverno e fresco d’estate, con viste trasversali dell’interno e dell’esterno del blocco, il giardino e la strada, la luce e l’ombra. Il raggruppamento di abitazioni è ricavato da necessità meccaniche. L’interno è realizzato con mobili integrati: uno spazio versatile con aperture nelle pareti. Il corpo esterno, in metallo, agisce come una facciata ventilata. L’edificio appare come un insieme ordinato di involucri metallici di diversi colori a scelta degli utilizzatori.
OPEN TO THE FOUR WINDS The proposal is not built from the review of the traditional housing block but from the attributes of the slab of minimum width perforated with through holes. This situation of minimum bandwidth allows an inner space of considerable size, a public space in the heart of the project, a space that is half open and connected to the whole sprawl, boldly assuming an ambiguous condition, exterior and interior at the same time. The flat is a house with a yard. This small house garden is linked to the interior of the block, the street and the living room. The yard is a sunny place in the winter and cool place in the summer, with cross views of the inside and outside of the block, the garden and the street, light and shadow. The clustering of dwellings is obtained from mechanical necessities. The interior is made with integrated furniture; versatile space with openings available in the wall. The exterior body is constructed of metal, and therefore acts as a ventilated facade. The building is an ordered set of car bodies whose metallic colors are the choice for users.
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82 ALLOGGI SOCIALI / 82 STATE SUBSIDIZED HOUSING
Esterno dell’edificio visto dalla strada
Exterior street view
Piano terra
Ground floor
Piano tipo
Type floor
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82 ALLOGGI SOCIALI / 82 STATE SUBSIDIZED HOUSING
ATXU AMANN ALCOCER
Veduta del cortile interno
Interior courtyard view Sviluppo assonometrico con gli elementi funzionali del progetto
Axonometric diagrams with the function elements Vista dello spazio della terrazza esterna
Outside terrace space view
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MUSEO MONTEAGUDO MONTEAGUDO MUSEUM DATI DEL PROGETTO Località Monteagudo, Murcia, Spagna Uso dell’edificio Cultura/Museo Periodo di costruzione Progetto: 2005 – 2006 Costruzione: 2008 – 2010
PROJECT DATA Location Monteagudo, Murcia, Spain Use of the Building Cultural/Museum Construction Period Project: 2005 – 2006 Built: 2008 – 2010
L’edificio che abbiamo proposto cerca di adattarsi ai diversi contesti e alla conservazione delle rovine e vuole fungere da elemento di consolidamento del luogo sia dal punto di vista formale che dimensionale, con particolare attenzione all’integrazione nel paesaggio collinare e alla vista dal castello. L’edificio è sia una strada sia un parassita che succhia il sangue dalla montagna. In quanto strada, risolve gli accessi con un sistema di rampe che contribuiscono alla sua funzionalità e all’integrazione estetica della costruzione nel paesaggio. In quanto parassita, l’edificio interamente ricoperto da una pellicola calligrafica sfrutta le forme e i colori per mimetizzarsi nell’ambiente circostante. Il piano terra è aperto al pubblico. Le pareti sono formate da grate di acciaio, a volte scorrevoli, e le sale in nudo calcestruzzo offrono un riparo e una via di collegamento con l’esterno. È un luogo in ombra. Al piano superiore le mostre permanenti e temporanee sono disposte lungo uno stretto corridoio che si apre sulle splendide viste della valle e del castello. Per quanto riguarda la costruzione, al piano terra la struttura è realizzata in calcestruzzo a vista e persiane in metallo. Al piano superiore si snoda in una struttura di acciaio che sostiene le lunghe campate ed è coperta da pannelli multistrato impermeabilizzati. Il tutto è ricoperto da una pellicola traforata di acciaio Cor-Ten, che funziona come strato finale di una facciata trans-ventilata che risolve la questione della climatizzazione e della contestualizzazione.
The building we have proposed tries to adapt to the multiple context inputs and the preservation of the remains. It also focuses on the consolidation of the place from both formal and dimensional points of view, with special attention to integration into the hillside and its visibility from the castle. The building is both a route and a parasite bloodsucking the mountain. As a route, it resolves the accesses through ramps that settle accessibility questions and the integration of the piece in the environment. As a parasite, it becomes camouflaged in colors and shapes, with calligraphic skin that covers the building as a whole. The ground floor has a public orientation open to the neighbors. Its steel lattice worked walls, which are sometimes sliding, and the rooms rudely built with concrete, provide shelter and connect to the outside. It is a place in the shade. On the upper floor, the permanent and temporary showrooms are arranged in a closed and tight place, which is open in a careful way to the best views of the valley and the castle. About construction subjects, the building, on the ground floor, the structure is created with exposed concrete and metal shutters. On the top floor it works with a steel structure that solves the long spans and is covered with multiple sheet panels that are sealed with heated waterproofing. Finally, it is covered with a skin of perforated Cor-Ten steel, which works as the final layer in a trans-ventilated facade that takes up that old matter about clima and context.
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ATXU AMANN ALCOCER
Esterno del museo visto dalla strada
Veduta in dettaglio degli interni
Exterior street view
Interior detail view
Veduta della corte interna bioclimatica
Bioclimatic courtyard view
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MUSEO MONTEAGUDO / MONTEAGUDO MUSEUM
Impianto generale del complesso
Veduta generale nel contesto urbano
General plan view
General view towards the village
Veduta della corte interna in relazione con la chiesa
Courtyard view towards the church
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SUHASINI AYER-GUIGAN India Progettare è prendersi la responsabilità della propria immaginazione. Bellezza ed estetica dell’ambiente naturale e costruito sono essenziali per una vita sana. Il minimalismo è una parte integrante della progettazione che crea forme semplici ed eleganti in linea con le pratiche di edilizia sostenibile e verde. L’utente/costruttore fa parte del nostro team di progettazione, non è solo un cliente a cui chiediamo una partecipazione attiva e consapevole. La pianificazione e la progettazione devono essere appropriate per i problemi del contesto: condizioni del sito, funzione, clima, cultura, materiali e tecniche di costruzione, facilità di esecuzione, rapporto costi e benefici e responsabilità ambientale.
Designing is taking responsibility for your imagination. Beauty and aesthetics in the built and natural environment is essential for healthy living. Minimalism is an integral part of designing to create simple and elegant forms in keeping with the sustainable and green building practices. The space user/developer is part of the design team and not just a client. We seek active and informed participation with our clients. The planning and design should be most appropriate to the context, site conditions, function, climate, culture, building materials and technology, ease of execution, cost effectiveness and environment responsibility.
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CUCINA SOLARE SOLAR KITCHEN DATI DEL PROGETTO Località Auroville, Tamil Nadu, India Tipo di progetto Progetto dimostrativo per l’energia solare termica, solare passiva con gestione integrata dei rifiuti e costruzione in terra Uso dell’edificio Sala da pranzo comunitaria che serve 700 pranzi + 200 cene in loco, oltre alla preparazione e distribuzione di pranzi per sette scuole locali Periodo di costruzione 1995 – 1998
PROJECT DATA Location Auroville, Tamil Nadu, India Project Type Demonstration project in solar thermal energy, solar passive with integrated waste management and earth construction Use of the Building It is a community dining space serving 700 lunches + 200 dinners on site along with cooking and delivering lunches for 7 local schools Construction Period 1995 – 1998
Scopo della struttura era quello di costruire un progetto dimostrativo: • per l’uso dell’energia solare termica per la generazione di vapore, utilizzato per cucinare tre pasti al giorno per circa 1.000 persone. La parabola solare con 15 m di diametro e una superficie a specchio di 225 m2 è stata progettata e costruita per funzionare come sistema ibrido, per offrire un modo più sostenibile per generare il calore necessario per cucinare e non dipendere al 100% dall’energia convenzionale; • per sostenere il settore dell’agricoltura biologica e i villaggi locali. Essendo Auroville il loro principale acquirente, i prodotti e i cereali locali hanno la priorità nella composizione dei pasti preparati nella cucina; • per provvedere ai bisogni nutrizionali della comunità (1.800 abitanti circa), compresi i pasti per le scuole, i luoghi di lavoro e le occasioni speciali; • per essere un progetto dimostrativo sull’uso di materiali e tecniche di costruzione appropriati, architettura a energia solare passiva e riciclaggio dell’acqua di scarico. L’edificio è costituito da mattoni in terra cruda e ferrocemento. Il progetto dell’edificio è adatto al clima costiero caldo/ umido, perché riduce al minimo la necessità di energia elettro-meccanica per l’illuminazione e la ventilazione; le acque reflue sono riciclate con un processo biologico a gravità che utilizza piante/vortex, e alcuni dei rifiuti organici sono compostati sul posto con un orto dimostrativo, mentre il resto viene inviato alle aziende agricole e ai caseifici di Auroville come mangime per le vacche o come compostaggio per le coltivazioni.
The aim of the project was to build a demonstration project. • In the use of solar thermal energy in steam generation, which in the case of this project will be used for cooking meals 3 times a day for about 1000 people. The solar bowl with 15 mts dia with 225 m2 of mirror surface was designed and built to work as a hybrid system to find a more sustainable way to generate the heat required to cook rather than 100% dependency on conventional energy. • To support the organic farming sector of Auroville and the local villages by being the main purchaser for their products, the local produce and grains are given priority in the menu for the meals prepared in the kitchen. • To provide for the nutritional needs of the present community of Auroville (1800 inhabitants approx) including the meals at the schools, work places and for special occasions. • To be a demonstration project for appropriate building materials and technology, solar passive architecture and waste water recycling. The building is made of compressed earth blocks/ferrocement. The building design is adapted to a hot, humid, coastal climate to minimize the need for electro-mechanical energy for lighting and ventilation while all the waste water is recycled using a biological gravity process using plants/vortex, and some of the organic waste is composted on site with demonstration vegetable gardens, while the balance is sent to Auroville farms and dairies as cow feed and farm composting.
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SUHASINI AYER-GUIGAN
Corte interna per i pasti all’aperto
Courtyard for outdoor dining
Configurazione spaziale delle funzioni
Functional layout
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CUCINA SOLARE / SOLAR KITCHEN
Facciata sud con le torri in mattoni di terra cruda
Trattamento biocompatibile delle acque reflue come sistema idrico ornamentale
South facade with the towers in compressed earth blocks
Bio sewage treatment as a ornamental water body
PHOTO PINO.MARCHESE
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Particolare delle finestre
Detail of the windows
SUHASINI AYER-GUIGAN
CENTRO STUDI INDIANI CENTRE FOR INDIAN STUDIES DATI DEL PROGETTO Località Auroville, Tamil Nadu, India Uso dell’edificio Uffici per ricerche post-dottorato sulla cultura e la filosofia indiana. Biblioteca / Sale per conferenze e seminari / Residenze per studiosi e ricercatori in visita / Archivi e centro di documentazione per i manoscritti e le opere originali Periodo di costruzione Fase 1: 2011 – 2013 Fase 2: 2014 – 2015 (in costruzione)
PROJECT DATA Location Auroville, Tamil Nadu, India Project Type Architectural design project Use of the Building Offices for post doc researchers on Indian culture and philosophy: Library / Conference and seminar rooms / Residences for visiting scholars and researchers / Archives and documentation center for original manuscripts and works Construction Period Phase 1: 2011 – 2013 Phase 2: 2014 – 2015 (under construction)
Il progetto vuole essere un involucro edilizio che farà da cornice allo spazio tra l’attuale Sri Aurobindo Auditorium, lo spazio espositivo Kala Kendra (centro d’arte) e il magnifico albero del Boddhi situato nei pressi dei due edifici, per formare una piazza. Il volume lungo e basso dell’edificio è un gioco di vuoti che collegheranno visivamente la piazza ai grandi alberi a nord. La progettazione degli spazi – semplice, minimalista e tropicale – gioca con pareti in terra battuta, in strisce realizzate con gli scarti provenienti dalle fabbriche di taglio della pietra e il calcestruzzo a vista. Gli scorci che collegano lo spazio al paesaggio naturale sono ottenuti con ponti e passerelle che attraversano l’edificio. Gli alberi sono integrati con il minimo intervento paesaggistico, per creare luoghi informali di studio e d’incontro all’aperto. L’intento è permettere all’utente di essere sempre in contatto diretto con la natura in tutto l’edificio, compreso il canalone in cui scorre l’acqua piovana durante il monsone, affiancato da piante indigene resistenti alla siccità che impediscono l’erosione del suolo. L’edificio si eleva dal livello del suolo per trasparenza, mentre i volumi costruiti sono un gioco di texture e colori tra terra, pietra e calcestruzzo a vista. I materiali naturali utilizzati per tutte le finiture, tra cui il legno degli alberi colpiti dal ciclone del 2012, consentono di mimetizzare il nuovo edificio con quelli più vecchi.
The project is designed to be a building envelope that will frame the space between the existing Sri Aurobindo Auditorium, the Kala Kendra (art center) exhibition space, and the magnificent boddhi tree that is present near these two buildings to form a plaza. The long and low volume of the building is a play of voids that will visually link the plaza to the large trees on the north. The design of spaces strives to be simple, minimal and tropical with a play of materials between rammed earth walls, waste stone strips from stone cutting factories, and exposed concrete. The play of vistas connecting the space to the natural landscape is achieved with large punctures through the building with bridges and walkways. The trees are integrated with minimal intervention landscaping to allow for informal outdoor study and meeting spots. The intent is to allow the user to all times be in direct contact with the abundant nature all around the building, including the canyon that flows with rain water during the monsoon with the indigenous draught-resistant ground cover planted along the edges to prevent soil erosion. The building is elevated from the ground level to enhance its transparency, while the built up volumes are a play of texture and color between earth, stone and exposed concrete. The natural materials used for all the finishes, including wood from the trees affected by the cyclone of 2012, allow it to blend in with the older buildings.
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CENTRO STUDI INDIANI / CENTRE FOR INDIAN STUDIES
PHOTO PINO.MARCHESE
Veduta della piazza d’ingresso dall’auditorium
Entry plaza as viewed from the auditorium
PHOTO PINO.MARCHESE
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La libreria con le terrazze per la lettura che guardano l’albero del Boddhi
Library with reading terraces overlooking the boddhi tree
CENTRO STUDI INDIANI / CENTRE FOR INDIAN STUDIES
SUHASINI AYER-GUIGAN
Facciata nord con le unità abitative che guardano sulla corte Banyan
North facade with the residential units overlooking the banyan court
PHOTO PINO.MARCHESE
I muri di pietra riciclata dagli scarti dell’industria di taglio della pietra
Recycled stonewalls built with waste from stone cutting industry
PHOTO PINO.MARCHESE
Diagramma dei flussi funzionali
Layout, with the functional flow
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TATIANA BILBAO Mexico Siamo architetti perché vogliamo migliorare la qualità della vita. Lavoriamo con l’ambiente, i materiali, la manodopera e le tecniche locali, aprendo canali di comunicazione fondati su idee forti e con intenzioni chiare e definite tra i diversi settori sociali e innescando attività produttive che permettono di realizzare esperienze estetiche diverse, forti e dirette. Cerchiamo di capire il mondo attraverso il nostro ufficio multiculturale e multidisciplinare, e di tradurre i suoi rigidi codici nel linguaggio dell’architettura. Così il nostro studio rigenera spazi “umanizzati” per reagire al capitalismo globale, aprendo nicchie di sviluppo culturale ed economico. Creare un clima di collaborazione, dove risuonano discipline tecniche, teoriche e artistiche differenti, con la fiducia di riuscire in un modo o nell’altro a influenzare i modelli e le strutture della società. Gli associati lavorano al tema della risonanza, che mette in sintonia la frequenza di un dato sistema con la frequenza di un’unità esterna, con le informazioni generate da un altro sistema. Come con l’etica dell’alterità di Lévinas, lo studio include “l’altro”, che non è stato riconosciuto o accettato dall’oligarchia intellettuale, politica o commerciale, ma è alla ricerca di un cambiamento qualitativo nella vita strutturale. Per questo motivo, costruiamo con la responsabilità di capire tutto ciò che facciamo e intendiamo fare, imparando attraverso questo stesso fare.
We do architecture to raise the human quality of life. We work with our environment, our surrounding materials, hand labor and techniques, opening channels of communication between the various social sectors, and developing productive activities that enable different aesthetic experiences with strong ideas and direct definitions and intentions. We try to understand, though our multicultural and multidisciplinary office, our world, and to translate its rigid codes into architecture. Through these strands, the office regenerates spaces “humanized” to be aware and react to global capitalism, opening up niches for cultural and economic development, creating a climate of collaboration where there are various disciplinary resonances in technical areas; theoretical and artistic works which, in one way or another affect the patterns and structures of society. The office associates work to the theme of resonance, which matches the frequency of a given system with the frequency of an external drive, with certain information generated by another system. As with the ethics of otherness of Levinas, the office incorporates the other, which has not been recognized or accepted by the intellectual, political, or business oligarchy, but that is on the lookout for a qualitative change in structural life. To this end we are building with the responsibility of understanding all that we do and we mean to do, learning through it and working with it.
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TATIANA BILBAO
GIARDINO BOTANICO BOTANICAL GARDEN DATI DEL PROGETTO Località Culiacán, Sinaloa, Messico Tipo di progetto Master plan del complesso, progettazione e costruzione di altre infrastrutture, quali, tra gli altri: servizi educativi, auditorium all’aperto, laboratori Uso dell’edificio Giardino Botanico con un programma culturale e artistico Periodo di costruzione 2004 – 2015 in corso
PROJECT DATA Location Culiacán, Sinaloa, Mexico Project Type Master plan of the complex and design and construction of other infrastructures such as: educational facilities, open auditorium, laboratories among others Use of the Building Botanical Garden with a cultural and art program
Culiacan è una città del Messico nord-occidentale, con una popolazione di oltre un milione di abitanti, che da 30 anni ospita un Giardino Botanico con più di 750 specie di piante tropicali. Oltre all’aspetto naturalistico, il giardino è stato però anche progettato per offrire agli abitanti uno spazio per le diverse attività del tempo libero: sport, pic-nic all’aria aperta o semplici passeggiate per godere della bellezza del paesaggio. Con l’intento di offrire alla popolazione di Culiacan un nuovo ambiente culturale e moderno è stato sviluppato un progetto per accrescere e arricchire l’esperienza dei visitatori all’interno del Giardino Botanico. Abbiamo elaborato un master plan che integra paesaggio, botanica e arte, partendo da un modello rappresentato dai rami di un albero del giardino e adattandolo a ciò che già esisteva e a ciò che era necessario inserire. Abbiamo perciò previsto una serie di edifici quali aree culturali, strutture scolastiche, laboratori, serra, depositi e uffici amministrativi, mentre il curatore d’arte Patrick Charpenel ha commissionato a 40 rinomati artisti delle opere d’arte da inserire nel complesso per dialogare con il sito, la società e la natura. La nostra strategia è stata di capire il sito e non di imporre il nostro programma, ma di fonderlo con il giardino esistente.
Culiacan is a city in northwest Mexico, with more than one million inhabitants. Thirty years ago, it opened a Botanic Garden specializing in tropical plants, with more than 750 species. Besides its plants, the garden is also a space for leisure activities, such as sports, picnics or simple strolls to enjoy the landscape. In order to offer Culiacan residents a new and contemporary cultural environment, a new project was developed to enhance the visitor experience in the Botanic Garden. We drew up a master plan integrating landscape, botany and art, starting from a model based on the branches of a tree in the garden, which was adapted to what was already there and what was needed. A series of buildings such as cultural centers, educational facilities, laboratories, greenhouses, storerooms and administrative offices were planned. Art curator Patrick Charpenel commissioned art installations from 40 well-known artists to develop a dialog with the site, the community and nature. The aim of our strategy was to understand the site and to blend our program with the existing garden rather than impose it.
Construction Period 2004 – 2015 ongoing
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GIARDINO BOTANICO / BOTANICAL GARDEN
CREDITS IWAN BAAN
L’auditorium all’aria aperta Disegno del master plan
Open auditorium
Master plan drawing
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TATIANA BILBAO
GIARDINO BOTANICO / BOTANICAL GARDEN
Modello del laboratorio
Modello delle strutture scolastiche
Laboratory model
Educational facilities model
Diagrammi concettuali del master plan
Master plan conceptual diagrams
Sezione dell’auditorium all’aria aperta
Open auditorium section
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ALLOGGI POPOLARI POPULAR HOUSING DATI DEL PROGETTO Località Prototipo adattabile a tutto il Messico Tipo di progetto Prototipo di abitazioni minime Uso dell’edificio Abitazione Periodo di costruzione 2014
PROJECT DATA Location Prototype adjustable for all Mexico Project Type Prototype of minimum housing Use of the Building Dwelling Construction Period 2014
L’obiettivo del progetto è creare un prototipo di casa popolare con materiali e spazi di qualità a un prezzo accessibile. La vita che sviluppiamo nelle nostre case non è uniforme, omogenea e costante, le diverse esigenze che si manifestano nel corso della vita possono richiedere l’adattamento dello spazio per poter continuare a vivere in alloggi adeguati, tarati sull’economia, l’uso dello spazio, il consumo energetico della casa. Questo prototipo parte dall’idea di un nucleo centrale, che si sviluppa in base alla crescita della famiglia. Da qui il concetto di “crescita progressiva” per l’abitazione, in cui è previsto un limite all’espansione ma sarebbe comunque possibile accogliere la varietà delle esigenze sociali e biologiche della famiglia. È previsto inoltre anche il passaggio inverso, ovvero la possibilità di ridurre la casa o dividerla in due spazi abitativi differenti. Il progetto si adatta perfettamente ai grandi agglomerati residenziali e va contro i complessi uniformi e monotoni a cui siamo abituati. Vogliamo creare unità abitative che si adattino alla diversità e alla molteplicità della popolazione. Il progetto potrebbe quindi subire variazioni in termini di programmi, piani e materiali, con lo scopo di ottenere una maggiore diversificazione in grado di soddisfare le diverse esigenze del paese.
The objective of this project is to design a prototype of popular housing with quality material and space, at an affordable price. The life we develop in our houses is not uniform, homogenous or steady. The different needs that appear along the life may require the adaptation of space in order to continue living in terms of adequate housing, adjusted to the economy, the use of space, the expense of energy and the environment in which the house is located. The prototype would adjust intensively, occupying the land from the nuclear core of the house according to the family growth the house. From here the concept of “progressive growth” for the dwelling is developed, in which the growth would have a limit but it would be possible to accommodate the diversity of the social and biological needs of the family. Also, it would be possible to reduce the capacity of the house or even divide the house into two different spaces. The project could be applied in large housing developments, going against the monotonous and uniform existing complexes. We want to generate units with the capability of adaptation to the diversity and multiplicity of the population. Therefore, the project could have variations in program, plans and materiality with the purpose of obtaining a greater diversity that can fit the different needs of the country.
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TATIANA BILBAO
Prototipo Urbano
Urban Prototype
Prototipo Rurale
Rural Prototype
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ALLOGGI POPOLARI / POPULAR HOUSING
Prototipo Rurale
Sezione del Prototipo Urbano
Rural Prototype
Section of the Urban Prototype
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GIULIA DE APPOLONIA Italy Nonostante una tendenza attuale che interpreta l’architettura come disciplina intesa a determinare l’immagine di un edificio e non la sua sostanza, ritengo che il ruolo centrale dell’architetto sia quello di dirigere e coordinare le varie discipline che contribuiscono alla progettazione di un edificio. In questo modo sarà in grado di ottenere sinergicamente un risultato apprezzabile in termini di dimensioni tecniche, estetiche e spaziali. Questo ruolo di coordinamento si basa necessariamente sulla capacità e l’intelligenza di riempire e cogliere le condizioni esistenti, di “ascoltare” in silenzio il sito, la storia, le persone e gli ingegneri, per fornire una risposta a 360 gradi. Vista da questa prospettiva l’architettura è una disciplina sociale, che svolge il ruolo fondamentale di plasmare gli spazi della nostra vita di tutti i giorni che, a loro volta, influiscono sulle attività che si svolgono al proprio interno. Credo fermamente che questa attenzione e la proiezione sull’utente finale distinguano l’architettura da qualsiasi altra disciplina artistica.
Despite a current trend that increasingly interprets architecture as a discipline intended to determine the image of the building and not its substance, I believe that the central role of the architect is to direct and coordinate the various disciplines that contribute to the design of a building. In this way she/he is able to synergistically achieve a valuable result simultaneously along the technical, aesthetic, and spatial dimensions. This coordinator role necessarily relies on the ability and intelligence to fill and grasp the existing conditions, to “listen” in silence to the site, history, people and engineers, and to produce a 360 degree response. From this perspective architecture is a social discipline that plays the fundamental role of shaping all the spaces of our everyday lives that eventually affect the activities taking place within them. I strongly believe that this focus and projection on the end-user distinguishes architecture from any other artistic discipline.
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CENTRO SCIENTIFICO VIVA VIVA SCIENCE CENTER DATI DEL PROGETTO Località Bragança, Portogallo Tipo di progetto Progetto di design, interior design, prototipo energetico Uso dell’edificio Ricerca, sale espositive interattive, cyber café Periodo di costruzione 2005 – 2007
PROJECT DATA Location Bragança, Portugal Project Type Design project, interior design, energy concept Use of the Building Research, interactive exhibition rooms, cyber café Construction Period 2005 – 2007
L’area del progetto è caratterizzata da un prospetto molto basso rispetto al nucleo storico che circonda il castello, da un forte vicinanza fisica con l’acqua e dal suo importante ruolo di cerniera tra diversi percorsi pubblici, riqualificati con il Programma Polis. L’area del progetto porta alla luce una soluzione di “edificio inteso come percorso”, che offre alla città le sue coperture come strutture vitali configurate in rampe, in modo da garantire tutte le connessioni necessarie in altezza. L’area del museo è una grande piazza di contemplazione, che stabilisce un rapporto con la città e il fiume. L’idea architettonica può quindi essere riassunta nella creazione di un grande “foglio” di calcestruzzo, posato su snelli profili di acciaio, che appare completamente sospeso sulla facciata di vetro grazie all’irrigidimento strutturale conferito dalle pieghe applicate al tetto, che creano parapetti che alleggeriscono i sostegni. La struttura interna dell’edificio è definita da due grandi sale espositive, differenti tra loro per caratteristiche volumetriche e di illuminazione naturale. Il supporto connettivo è concepito come uno spazio aperto interno fiancheggiato dalle due camere che si slancia all’aperto senza soluzione di continuità. Il limite tra interno ed esterno si smaterializza sulle superfici vetrate della facciata, espandendo lo spazio interno fino alle pareti di contenimento del terreno, e fondendo l’interno con il paesaggio in un’unica consistenza.
The project area is characterized by a very low elevation profile in relation to the historic core, which surrounds the castle, by a strong physical proximity with the water, and by its important hinge role across several public paths, re-qualified with the Polis Program. The project area brings to light a solution of a building-as-a-path, which offers to the city its upper coverings as viable structures, configured in ramps so as to guarantee all necessary altitude connections. The museum area is a big square of contemplation, establishing a relationship with the city and the river. The architectural idea can be therefore summarized in the creation of a large “sheet” of concrete, which rests on slender steel profiles, and appears completely suspended on the glass facade, thanks to the structural stiffening conferred by the folds applied to the roof, which create the parapets that lighten the supports. The building interior structure is characterized by the definition of two large exhibition halls, whose volumetric features and natural lighting are different. Moreover, the connective supporting space is designed as an open space that runs indoor, between the two rooms and outdoor seamlessly. The indoor/outdoor limit dematerializes on the glass surfaces of the facade, by expanding the interior space up to the containment walls of the ground, and by blending the interior with the exterior landscape into a single substance.
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GIULIA DE APPOLONIA
Veduta aerea del tetto e dell’edificio dal lato del fiume – collegamento tra percorsi urbani e fluviali
Aerial view of the roof and the building from the river side – connection between urban and river paths
Veduta aerea dell’edificio in relazione con la città e il fiume
Aerial view of the building and its relationship to the city and the river
Servizi del corpo centrale: biglietteria, cyber café, bar, servizi e guardaroba
Central core services: ticket office, cybercafé, bar, toilets and cupboards
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CENTRO SCIENTIFICO VIVA / VIVA SCIENCE CENTER
Planimetria generale: l’edificio in relazione al castello, il fiume e l’ostello
General plan scheme: building relationship to the castle, the river and the hostel
Planimetria dell’edificio e organizzazione funzionale
Building plan with the functional organization
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GIULIA DE APPOLONIA
AMPLIAMENTO DEL CIMITERO DI INDUNO OLONA ENLARGEMENT OF INDUNO OLONA CEMETERY DATI DEL PROGETTO Località Induno Olona, Varese, Italia Uso dell’edificio Aggiunta volumetrica contenente i colombari e le cappelle di famiglia Periodo di costruzione 2012
PROJECT DATA Location Induno Olona, Varese, Italy Use of the Building Volumetric addition that contains columbaria and family chapels Construction Period 2012
Il nuovo ampliamento del cimitero di Induno Olona è un’aggiunta volumetrica al cimitero esistente, progettato nel XIX secolo da Carlo Maciachini, autore del Cimitero Monumentale di Milano. Il progetto è la prima fase di un ampliamento di dimensioni maggiori che fiancheggerà per circa 100 metri il lato nord del cimitero esistente. La parte costruita finora è un volume massiccio a due piani lungo 40 metri, che contiene 360 colombari e diverse cappelle di famiglia. Il nuovo volume crea un effetto scenografico sorprendente. Visto da lontano, forma una sorta di fondale bianco al cimitero esistente. Sul retro dell’ex muro esterno del vecchio cimitero, nasconde uno spazio coperto che proietta la luce naturale sulla nuova parte. Il rapporto tra lo spazio esterno esistente e l’interno dell’estensione è mediato dal sistema di facciata. Costruiti in marmo bianco di Carrara, i pannelli verticali della facciata generano giochi di luce naturale che si proiettano all’interno sfruttando l’irraggiamento diretto da sud. La pavimentazione e le unità del colombario sono rivestite di marmo di Carrara lucido, che conferisce un aspetto azzurro pallido alle superfici. In questo progetto la scelta e l’utilizzo dei materiali sono fondamentali per il raggiungimento della solennità adeguata a un luogo funerario e per stabilire un dialogo con il cimitero esistente. Il nuovo ampliamento si basa sull’uso di volumi puri, pareti bianche e semplici forme monolitiche per ottenere un’aura di solennità e collegarsi alla configurazione esistente tramite forme, materiali e simboli. Prosegue le linee e le proporzioni delle arcate esistenti, ma con un materiale e colori differenti.
The new extension for the cemetery of Induno Olona is a volumetric addition to an existing cemetery designed in the nineteenth century by Carlo Maciachini, creator of the Monumental Cemetery in Milan. The project is the first phase of a larger extension flanking for about 100 meters the north edge of the existing graveyard. The part built so far is a 40-meter-long, two-story massive volume, which contains 360 columbaria and several family chapels. The new volume creates a surprising scenographic effect. From a distance, it creates a white backdrop for the existing burial ground. From the back of the existing cemetery’s former external wall, it disguises a covered space providing natural light on the new part. The relationship between the existing outdoor space and the inside of the extension is mediated by the facade system. Constructed by means of Carrara white marble, the vertical panels of the facade generate plays of natural light on the inside, taking advantage of the direct light from the south. The pavement and columbarium units are clad with mat polished Carrara marble, which confers a pale white-azure appearance to the surfaces. In this project the choice and use of materials are crucial in achieving both the adequate solemnity for a funerary place and establishing a clear dialogue with the existing cemetery. This new extension relies on the use of pure volumes, white walls and simple monolithic shapes to achieve an aura of solemnity, connecting with the existing configuration in forms, materials, and also in terms of symbolism. It continues the lines and proportions of the existing arcades, but with different material and colors.
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AMPLIAMENTO DEL CIMITERO DI INDUNO OLONA / ENLARGEMENT OF INDUNO OLONA CEMETERY
Collegamento del nuovo volume con il cimitero esistente
Connection of the new volume expansion with the existing cemetery
Veduta del corridoio superiore dei colombari con le aperture che lasciano penetrare la luce naturale
View of the columbaria upper corridor with openings for natural lightning
Veduta dal basso del brise-soleil in pietra del primo piano
Bottom view of the stone brise-soleil of the first floor
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GIULIA DE APPOLONIA
AMPLIAMENTO DEL CIMITERO DI INDUNO OLONA / ENLARGEMENT OF INDUNO OLONA CEMETERY
Particolare della fontana e della scala
Particolare dei pannelli verticali della facciata
Detail of the water font and the staircase
Detail of the vertical panels of the facade
Veduta generale della nuova estensione e i suoi successivi gradi di ampliamento
General overview of the new expansion and its subsequent stages of enlargement
Primo piano e piani di copertura. Sezione trasversale del nuovo edificio e sua relazione con il muro esistente
First floor and cover plans. Cross section of the new building and its relation to the existing wall
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DES CLICS ET DES CALQUES France Des Clics et des Calques è un team composto da tre giovani architetti, Camille Besuelle, Nathalie Couineau, Mathilde Jauvin, provenienti dalla scuola di architettura Paris-Belleville. Lavoriamo con diversi studi a Parigi, ma anche in Messico e in Cile, il che ci permette di sperimentare approcci progettuali differenti. Dopo il diploma abbiamo iniziato a lavorare per vari studi, cercando nel contempo esperienze alternative e coinvolgenti. Con la partecipazione ad alcuni concorsi di idee, sono incominciati ad arrivare i primi incarichi da clienti privati. Abbiamo così iniziato a lavorare a un progetto di edilizia sociale a Pantin, composto da 13 unità abitative, all’interno del quale abbiamo poi deciso di aprire il nostro studio. Da sempre siamo attratte dai progetti in cui le dimensioni umana e ambientale giocano un ruolo centrale. Ogni progetto diventa un’esplorazione di concetti già esistenti che noi, sfruttando materiali e budget, usiamo per raccontare nuove storie. Nell’estate del 2013 abbiamo partecipato a numerose conferenze in varie università di architettura in Colombia (Bogotà, Medellin, Cali, Armenia), nell’ambito del programma della mostra AJAP. Siamo state anche invitate a partecipare a uno stage artistico a Quindío, dove abbiamo sviluppato un progetto partecipativo per la costruzione di un edificio in bambù insieme agli abitanti della comunità indios.
Des Clics et des Calques is a team of three young architects, Camille Besuelle, Nathalie Couineau, Mathilde Jauvin, from the same architecture school: Paris-Belleville. We are involved with different studios in Paris, but also in Mexico and Chile, which feed the collective through the creation of several project approaches. After graduation we began to work with agencies while increasing participatory experiences, looking for alternatives and involvement. Then, the first commissions from private clients started coming in as were getting involved in ideas competitions. After this, the collective began a community housing project of 13 units in Pantin. We decided to set up our premises as part of this project. We are naturally attracted to projects in which human and environmental dimensions play a central role. Each project becomes an exploration of concepts already present, taking advantage of the materials and economy in order to tell new stories. In the summer of 2013 we made a tour to participate in conferences in several architecture universities in Colombia (Bogota, Medellin, Cali, Armenia) as part of the AJAP exhibition. We were also invited to take part in an artistic residency in the Quindío, where we developed a bamboo participatory construction with the inhabitants of an Indian village community.
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DES CLICS ET DES CALQUES
CAPANNONI MELROSE MELROSE SHEDS DATI DEL PROGETTO Località Pantin, Seine-Saint-Denis, Francia Tipo di progetto Trasformazione di un magazzino industriale Uso dell’edificio 13 unità abitative e un ufficio (il nostro) Periodo di costruzione 2012 – 2013
PROJECT DATA Location Pantin, Seine-Saint-Denis, France Project Type Transformation of an industrial warehouse Use of the Building 13 housings and an office (ours) Construction Period 2012 – 2013
Questa è la storia di un progetto residenziale autopromosso, autocostruito e autogestito: un’opportunità unica per giovani architetti attratti dalle strutture industriali e in cerca del loro primo progetto abitativo. Le istruzioni erano semplici, “Fai da te” tutto! Abbiamo dovuto trovare gli acquirenti, creare una società immobiliare, distribuire i lotti, stimare i costi, convincere il condominio, il municipio... Non lontano dal Canal de l’Ourcq e dal Grands Moulins, in un distretto industriale in pieno cambiamento, il magazzino era stato costruito negli anni Cinquanta proprio al centro dell’isolato. Fedele alla tipologia industriale, occupa tutta l’area e prende luce dai classici lucernari dalla forma seghettata orientati a nord. Trasformare il capannone mantenendo lo spirito del luogo: questa era la sfida. L’intervento è stato eseguito al di sotto dello scheletro di metallo e cemento, utilizzando i materiali esistenti. Le residenze sono distribuite attorno alla corte principale e alle uscite secondarie ottenute con la demolizione di una parte dei tetti. Ogni alloggio è diverso dagli altri perché sono tutti costruiti a misura dei proprietari, compresa l’area esterna. Facilità d’utilizzo, vita dell’area e mutualizzazione sono le parole chiave di un progetto di questo tipo, dove gli abitanti decidono già in fase iniziale come vivranno insieme.
This is the history of a project of residences in self-promotion, autoassembly, and self-management, and a superb opportunity for young architects in search of a first housing project who are attracted by industrial fabric. The instructions were the following: To “do it yourself”, to gather the purchasers, to assemble a real estate company, to distribute the batches, to estimate the costs, to convince the condominium, the town hall, etc. Not far from the Canal de l’Ourcq and the Grands Moulins, in an industrial district undergoing significant changes, this warehouse was built in the fifties right in the heart of the block. Faithfull to industrial typologies, it occupies the entire piece and takes its light from large directed saw-teeth full north. To transform while keeping the spirit of the place, this was the challenge. The intervention slips under a metal and concrete skeleton, thus playing with existing materials. The residences are organized around a principal court and secondary courses exits of the demolition of part of the roofs. Each housing unit is different since they are made custom-tailored for each owner, down to even its outdoor area. User-friendliness, life of the area, and mutualization are the key words of such a project, in which the inhabitants, beginning at the initial phase, decide how to live together.
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CAPANNONI MELROSE / MELROSE SHEDS
La corte principale
Veduta del tetto
The main court
View on the roof
Gli interni esistenti in mattoni
Interior with existing bricks
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CAPANNONI MELROSE / MELROSE SHEDS
DES CLICS ET DES CALQUES
Vista dell’ingresso con il parcheggio e lo studio Des Clics et Des Calques
Entry with parking and the workshop of Des Clics et Des Calques
Spazio sotto il tetto dentellato
Under the saw-tooth
Planimetria
Plan
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PORT SA MÈRE PORT SA MÈRE DATI DEL PROGETTO Località Puerto Samaria, Quindio, Colombia Tipo di progetto Autocostruzione, progetto di comunità Uso dell’edificio “Casa del pensamiento” Casa del pensiero Periodo di costruzione 2013
PROJECT DATA Location Puerto Samaria, Quindio, Colombia Project Type Self-construction, community project Use of the Building “Casa del pensamiento” House of the thinking Construction Period 2013
Siamo state invitate a trascorrere un mese e mezzo nella “Residencia en la tierra”, una residenza artistica situata a Quindío, a sud-ovest della Colombia, un luogo dove gli artisti possono condividere idee e pensieri con altri artisti. Dopo l’incontro con una comunità indios abbiamo deciso di costruire un progetto insieme a loro. Puerto Samaria è costituito da un’unica strada sulla quale si affacciano una decina di case di bambù costruite dagli stessi abitanti, circa 50 persone, con un trapano, un cacciavite, un martello e un forte desiderio di realizzare un luogo che ospitasse la loro cultura, l’artigianato, la medicina e le attività: la casa del pensamiento. In questo villaggio così vicino a un fiume, non è stato facile trovare un metro quadrato libero. Alla fine abbiamo deciso di smembrare una piccola costruzione a un piano per creare lo spazio necessario a una nuova costruzione a due piani. L’intervento si proponeva di conciliare la conoscenza popolare con quella professionale. Per ampliare la costruzione fino a quasi 60m² abbiamo predisposto un laboratorio di falegnameria a pochi chilometri dal paese. La prefabbricazione ci ha permesso di sperimentare la tecnica di assemblaggio del bambù chiamata “boca pescado” (a bocca di pesce). Per fissare la costruzione abbiamo riempito le giunture di cemento, versandolo all’interno del bambù cavo. L’intera struttura, composta da quattro facciate di circa tre metri per sei, è stata quindi trasportata al villaggio ed eretta in alcuni giorni grazie anche ai militari locali, che ci hanno aiutato a spostare la pesante struttura riempita di cemento, mentre gli artisti si sono occupati di affrescare il nuovo spazio durante un workshop a cui hanno partecipato donne e bambini.
We have been invited to spend a month and half in an artistic residency called “Residencia en la tierra”, located in Quindío, to the south-west of Colombia, a place to share ideas and thoughts with other artists. A meeting with an Indian community led us to the desire to build a project with them. Puerto Samaria is a unique street, about ten bamboo houses made by the inhabitants themselves, about 50 people with only one drill, one screwdriver, one hammer, and a very strong desire to get their own place to host their culture, handicraft, medicine, and activities: la casa del pensamiento. In this village so close to a river, finding one m² can be complicated. In the end, we decided to dismember a small one-story construction in order to make room to transform it into the new two-story construction. The intervention aims to bring together both popular and professional knowledge. To raise this construction to almost 60m², we disposed of a carpentry workshop a few kilometers from the village. Prefabrication is an opportunity to experiment the way to assemble bamboo, called “boca pescado”. To secure the construction, we put concrete into the junctions, inside the hollow bamboo. Then the whole structure, divided into 4 facades each about 3m by 6m, was brought by truck to the village and constructed in days, with militaries giving a hand with this heavy structure full of concrete while the other artists were making a huge embroidered fresco to decorate the new space during a workshop with women and children.
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DES CLICS ET DES CALQUES Facciata sulla via “principale”
Front on the “main” street
Assemblaggio delle facciate
Assembly of the facades
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PORT SA MÈRE / PORT SA MÈRE Dentro la casa
Inside the casa
Trasporto dei materiali a Puerto Samaria
Transportation from the carpentry workshop to Puerto Samaria
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ANGELA DEUBER Switzerland L’architettura contemporanea è definita più spesso dall’assenza di bellezza che dalla sua presenza. L’architettura dovrebbe avere origine da un desiderio, un pensiero, un’idea. Ci siamo smarriti nella complessità dell’architettura. L’architettura è lo scenario dove ha luogo la vita di una società. Quando costruiamo in senso stretto, costruiamo, in un senso più ampio, la nostra vita. Dovremmo tornare a considerare seriamente i confini fisici. La maggioranza di quanto costruiamo peggiora il nostro ambiente, anziché migliorarlo. Viviamo un tempo nel quale è divenuto impossibile comprendere come sono fatte le cose, mentre dovremmo essere in grado di farlo intuitivamente. La costruzione è parte intrinseca dell’architettura, ma dal momento che non costruiamo più con le nostre mani, essa è diventata qualcosa di indiretto, remoto ed alieno. Il mio lavoro è un tentativo di fuggire questa alienazione. La separazione, priva di fondamento, tra idea ed esecuzione corrompe l’architettura. Progettare e costruire devono essere attività inseparabili. Come architetti abbiamo verso la società una responsabilità che dovremmo considerare più seriamente.
Architecture today is defined less by beauty than it is by ugliness. We should begin architecture with a longing, a desire, an idea. We got lost in the complexity of architecture. Architecture is the backdrop for a piece of life for a society. When we build in the narrower sense, we build our life at the same time in the wider sense. We should take the physical boundaries seriously again. Most things we build make our environment not better but worse. We live in a time in which it is predominantly impossible to understand how things are made. We should be able to understand how something is made intuitively. Construction is an underestimated and intrinsic part of architecture, but since we no longer build with our hands, construction has become indirect, remote and alien. My work is an attempt to escape this alienation. The baseless separation of the idea and the execution degrades architecture. Creation and construction need to be inseparable. As architects, we have a great responsibility in society that we should take more seriously.
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NUOVA SCUOLA A THAL NEW SCHOOL IN THAL DATI DEL PROGETTO Località Thal, Cantone di San Gallo, Svizzera Uso dell’edificio Scuola elementare e asilo Periodo di costruzione 2009 – 2013
PROJECT DATA Location Thal, Canton of St. Gallen, Switzerland Use of the Building Primary school and Kindergarten Construction Period 2009 – 2013
Insieme alla chiesa già esistente, la scuola recentemente completata a Thal forma il nuovo centro del villaggio. Si trova all’interno di un’area che degrada in modo uniforme, la cui inclinazione si adatta indipendentemente a ognuna delle altezze dell’edificio. L’appezzamento è diviso diagonalmente da un frutteto nella pendenza più bassa e da un’area pavimentata nella parte superiore. Vista dalla strada, la nuova scuola elementare e l’asilo poggiano su un altopiano verde accessibile tramite gradini o il rialzo naturale del sito. La struttura consiste in un sistema a colonne e lastre, diviso da una fenditura creata per l’isolamento. L’aspetto esterno è una facciata articolata che, con la struttura interna, regge il peso delle lastre in cemento. Insieme sopportano i carichi strutturali e sono interdipendenti dal punto di vista costruttivo. Le aule sono divise da pareti di blocchi in argilla umida non strutturali che possono essere rimosse, a seconda delle esigenze future della scuola. La facciata in cemento, di colore grigio chiaro, ha una forte presenza fisica: è supportata da robuste colonne interne, da architravi esagerate che si estendono in alto verso gli angoli e verso il centro delle lastre strutturali dei piani, dove i telai in larice delle finestre raggiungono l’intera altezza della stanza. Lo spessore del muro e la geometria triangolare delle aperture producono un’esperienza spaziale modulata a seconda della posizione di una persona nell’edificio: l’interiorità nel centro si riduce vicino alle estremità, facendo sì che la vista si perda nell’aria aperta. L’edificio è a basso consumo energetico: sono stati utilizzati materiali regionali per causare poco inquinamento insieme a materiali da costruzione non inquinanti. A causa del volume compatto e dell’isolamento di alta qualità dell’edificio, è stata consumata poca energia, che è stata invece prodotta dall’edificio stesso.
Together with the existing church, the recently completed school in Thal forms the new center of the village. It stands in the middle of a uniformly sloping plot whose incline adjusts each of the elevations independently. The plot is divided diagonally into an orchard on the lower slope and a paved area on the upper. Seen from the road, the new primary school and kindergarten sits in a green landscape accessible from the street via steps or the natural rise of the site. The structure consists of a column and slab system split by the fissure created for insulation. The exterior expression is an articulated facade that, united with the internal structure, supports the weight of the concrete slabs. Both carry structural loads and are constructionally interdependent. The classrooms are divided by non-structural slurried clay block walls, which can be removed according to the school’s future requirements. The light grey concrete facade has a strong physical presence. Supported by stout internal columns, exaggerated lintels open up toward the corners and middle of the structural floor slabs, where larch window frames are allowed to reach the full height of the room. The thickness of the wall and the triangular geometry of the openings produce a spatial experience that is modulated according to one’s position in the building: the interiority in the center is relieved nearing the edge, allowing the view to dissolve into the open. The building is a low-energy building. Materials from the region were used to generate low pollution, as well as pollution-free building materials. Due to the compact volume and the high quality building insulation, little energy is consumed, and is instead produced by the building itself.
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ANGELA DEUBER
© SCHAUB STIERLI FOTOGRAFIE
Facciata nord della scuola
North facade of the school
© SCHAUB STIERLI FOTOGRAFIE
Facciata ovest con ingresso al piano superiore
West facade with upper entrance
© SCHAUB STIERLI FOTOGRAFIE
Facciata est con ingresso dalla strada
East facade with entrance from the street
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NUOVA SCUOLA A THAL / NEW SCHOOL IN THAL
© SCHAUB STIERLI FOTOGRAFIE
© SCHAUB STIERLI FOTOGRAFIE
A sinistra: pareti non strutturali di blocchi in argilla umida A destra: dettaglio della colonna e del muro interni
Un’aula del primo piano
Aula on the first floor
Left: non-structural slurried clay block walls Right: detail of the inner column and wall
La biblioteca al primo piano
Library on the first floor
© SCHAUB STIERLI FOTOGRAFIE
Schema della struttura portante in calcestruzzo. A sinistra in alto: diagramma deformazione dell’intera costruzione. A sinistra in basso: diagramma deformazione senza la struttura esterna
Scheme of the supporting concrete structure. Plan left, top: deformation diagram as it is built. Plan left, bottom: deformation diagram without the external structure
© ADA
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ANGELA DEUBER
SALA POLIFUNZIONALE A SEEFELD MULTI-PURPOSE HALL SEEFELD DATI DEL PROGETTO Località Buochs, Nidwalden, Svizzera Uso dell’edificio Tripla sala multifunzione con palcoscenico Periodo di costruzione 2012 – 2014
PROJECT DATA Location Buochs, Nidwalden, Switzerland Use of the Building Triple multi-purpose hall with stage Construction Period 2012 – 2014
Situata al centro dell’area di intervento, la nuova sala multifunzione è orientata verso Seefeldstrasse e il lago. Una vasta piazza parzialmente coperta caratterizza l’ingresso principale, fornendo una piattaforma per gli eventi all’aperto, e la sua grande rampa crea un rapporto con un futuro porto turistico e con il centro per gli sport acquatici. La costruzione esile e compatta si integra con la linea del tetto ritmica filigranata, ben inserita nelle proporzioni e nella geometria dell’ambiente. L’intera struttura portante del tetto è costruita con elementi prefabbricati in cemento a quarto di cerchio utilizzati come materiale di supporto e di formazione di spazio. La luce naturale penetra da sopra la struttura curvata del tetto, simile a una tenda, con le sue finestre orizzontali che garantiscono un’illuminazione diurna uniforme e senza abbagliamenti degli spazi pubblici, anche quando la hall viene suddivisa. L’involucro esterno portante dell’edificio supporta i carichi verticali ed orizzontali degli elementi prefabbricati del tetto. La pavimentazione e la base che ne risulta si trovano sopra il livello delle acque sotterranee e consentono risparmi energetici considerevoli. L’edificio è costruito in modo sostenibile come un complesso a basso consumo energetico. L’edificio è organizzato in modo chiaro e semplice. Le estremità della tripla hall centrale sono costituite dal foyer da un lato e dal palcoscenico dall’altro lato, ognuno dei quali può essere aperto liberamente e intercollegato. La chiara suddivisione in zone del progetto declina alla perfezione il concetto di spazio, per garantire un buon orientamento e la massima flessibilità. Dal foyer, una scala curva conduce agli spogliatoi e all’area degli spettatori. Una grande apertura strutturale fornisce, dal foyer su entrambi i livelli, un’ampia vista priva di ostacoli sul lago.
Situated in the center of the site, the new multi-purpose hall is clearly oriented towards the Seefeldstrasse and the lake. A generous, partly covered plaza marks the main entrance, providing a platform for outdoor events, and its large ramp creates a relationship with a proposed new marina and water sports center. The slender and compact construction integrates itself with a filigree rhythmic roof design in the scale and geometry of the environment. The entire supporting structure of the roof is built with prefabricated concrete quatercircel elements, used as a supporting and space-forming material. Natural light is admitted from above the curved, almost curtainlike roof structure with its horizontal window openings, assuring a uniform and glare-free daylighting of public spaces, even when the hall is divided. The bearing outer shell of the building takes both the vertical and horizontal loads of the prefabricated roof elements. The floor plate and the resulting base are above the groundwater level and allow significant cost savings. The building is sustainably constructed as a low-energy building. The building is organized in a clear and simple way. A central triple hall is bookended by the foyer on one side and by the stage on the other side, all of which can be freely opened and inter-connected. The clear zoning of uses in the plan corresponds to the concept of space, which guarantees a good orientation and maximum flexibility. From the foyer, a curved staircase leads to the first floor dressing rooms and spectators’ area. A large structural opening provides an unobstructed view across the lake from the foyer on both levels.
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SALA POLIFUNZIONALE A SEEFELD / MULTI-PURPOSE HALL SEEFELD
© ADA
Facciata principale orientata verso il lago
Main facade towards the lake
© ADA © ADA
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Foyer del primo piano con vista sulla sala e il palco
1st floor foyer with view to the hall and stage
Porzione della sala tripla multifunzione col palcoscenico
Part of triple multipurpose hall with stage
ANGELA DEUBER
SALA POLIFUNZIONALE A SEEFELD / MULTI-PURPOSE HALL SEEFELD
Foyer del primo piano con vista sul lago
1st floor foyer with view to the lake
© ADA
Studio delle luci con elementi prefabbricati in calcestruzzo
Lighting study for the prefabricated concrete elements
© ADA © ADA
© ADA
Dall’alto: piano primo, sezione longitudinale, prospetto nord
Analitica con 3 piante, 2 sezioni, 2 prospetti, un dettaglio a scala 1:1 e un dettaglio a scala 1:10
Plan Top: 1st floor. Middle: longitudinal section. Bottom: north elevation
Analytique with 3 plans, 2 sections, 2 elevations, a detail at a 1:1 scale and a detail at a 1:10 scale
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SIMONE DROST Drost + van Veen Architecten The Netherlands Insieme Essenziale è la stretta collaborazione con i clienti e gli utilizzatori: sono loro che vivranno e gestiranno un edificio. Domande su domande, ecco l’unico modo per capire cosa è veramente importante e per arrivare alle vere necessità dei propri clienti. È altrettanto importante la collaborazione con altre discipline, un processo integrato che coinvolga ingegneri, esperti di fisica tecnica, architetti, architetti del paesaggio, designer urbani ed artisti significa migliore comprensione, maggiore dedizione e, aspetto non secondario, proseguire sulla strada della co-creazione. Natura o città? La natura è una sorgente infinita di ispirazione in termini di forme, tattilità, luci, profumi e colori, tutte cose che toccano i nostri sensi, mentre la città si trova ad un livello differente, con la sua storia variegata e il costante rinnovamento e vitalità. Il contesto di un sito, urbano o rurale, fornisce in partenza la prima ispirazione intuitiva per un progetto. Approfondimento e valore nel tempo Se noi designer vogliamo dare un contributo davvero sostanziale, dobbiamo preoccuparci del valore nel tempo dei nostri progetti. Il valore di un progetto sta nel fare scelte di base fondate su una ricerca incessante, i progetti non devono limitarsi a soddisfare le necessità dei destinatari immediati, ma devono essere in grado di avere una lunga vita in quel particolare contesto. Ecco il motivo per cui devono essere proposti nuovi approcci, con temi specifici nei campi della sostenibilità, dell’applicazione dei materiali, della natura e delle costruzioni, dell’architettura e della responsabilità, dei nostri figli e della loro educazione.
Together Collaborating closely with clients and users is essential. After all, they are the people who will occupy and manage a building later. Wanting to find out what is really important, we pose questions until we get to the heart of the matter. Collaborating with other disciplines is also important. An integral process involving engineers, building physicists, architects, landscape architects, urban designers and artists deepens understanding and enhances commitment. It also means co-creation. Nature versus city Nature provides an infinite source of inspiration in terms of form, tactility, light, scent and color, all of which trigger our senses. The city is of another order, with its complex history and constant innovation and vibrancy. The context of a site, be it urban or rural, provides the first intuitive inspiration for a design. Deepening and future value If we really want to make a substantial contribution as designers, then we should concern ourselves with the future value of our designs. The value of a design lies in making basic choices that need to be grounded in thorough research. Our ambition is to propose designs that not only meet the needs of users but also endure for a long time on that particular site. That is why new approaches must be taken, with specific themes in the realm of sustainability, material applications, nature and building, architecture and care, children and education.
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EVELIEN VAN VEEN Drost + van Veen Architecten The Netherlands Come architetto tendo a disegnare progetti dall’identità precisa. Gli edifici devono sorprendere e incuriosire, avere significati differenti e possedere la capacità di comunicare a più livelli. Devono essere radicati nell’ambiente e avere una relazione forte con l’area di intervento, qualunque sia la loro collocazione nel paesaggio naturale o nel contesto urbano. I progetti devono rispondere in modo chiaro alle complesse tematiche architettoniche, essere sostenibili sotto tutti i punti di vista e considerare seriamente le esigenze di coloro che li utilizzeranno. L’architettura deve raccontare una storia. Dall’esterno un edificio deve affermarsi visivamente rispetto all’ambiente, e dall’interno offrire un’esperienza speciale a chi lo abita. Per realizzare questi obiettivi nei miei progetti cerco sempre di creare una zona di tensione. A volte utilizzo figure riconoscibili e le trasformo in forme contemporanee, oppure creo contrasti pronunciati o sfrutto quelli già esistenti. Spesso il risultato sono soluzioni spaziali inventive e costruzioni innovative. L’impiego di materiali e colori precisi mi permette di articolare questa visione.
As an architect, I aim for designs with a clear identity. Buildings should surprise and intrigue with multilayered meanings and communicate at more than one level. They should be grounded in their location by a strong relationship with the environment—the landscape or urban context. The designs should give clear answers to complex architectural issues, be sustainable at all levels, and take users seriously. Architecture should tell a story. On the outside, a building should make a visual statement within the environment. From the inside, it should offer a special experience to the user. To achieve this in my designs, I look for a field of tension—for example, by using recognizable shapes and transforming them into contemporary forms, by using pronounced contrasts, or joining existing ones. Often this results in inventive spatial solutions and innovative constructions. The use of welldetailed materials and color are important means of articulating this vision.
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CENTRO POLIFUNZIONALE “THE SOLAR TREE” MULTI FUNCTIONAL CENTER “THE SOLAR TREE” DATI DEL PROGETTO Località Doetinchem, Paesi Bassi Tipo di progetto Progettazione, costruzione e design degli interni Uso dell’edificio 2 scuole elementari, assistenza all’infanzia, attività dopo scuola, asilo nido, palazzetto dello sport, circolo giovanile, centro di assistenza pubblica, centro ricreativo Periodo di costruzione 2009 – 2011
PROJECT DATA Location Doetinchem, The Netherlands Project Type Total Design and construction. Including interior design Use of the Building 2 Primary Schools, Childcare, Outside School care, Nursery, Sports Hall, Youth Club, Public Care Center, Community center Construction Period 2009 – 2011
Questa struttura multifunzionale sorge sulla linea di confine tra due diversi quartieri e vuole essere un punto di incontro tra persone e classi sociali diverse. I quartieri esistenti sono veramente caratteristici grazie alle loro abitazioni con i tetti pronunciati, e sono stati l’ispirazione per la costruzione del nuovo centro. Tutte le funzioni sono state infatti centralizzate sotto un tetto decisamente vistoso. Il tetto divide l’edificio in parti più piccole in modo che la proporzione si intoni con le caratteristiche rustiche dei dintorni. Il salone centrale diventerà lo spazio di incontro della comunità e, in caso di eventi di particolare importanza, il bar, la sala delle attività, lo spazio giochi e la sala multifunzionale possono essere collegati formando un unico grande spazio con il salone. Il simbolo scelto per riunire idealmente tutti gli utilizzatori all’ingresso è un albero di oltre quattro piani nel salone d’entrata. I diversi spazi dei piani superiori e inferiori sono collegati alla hall da ampi spazi vuoti intorno a quest’albero. La facciata è progettata in modo sostenibile: un’immagine di una tettoia, su cui cade la luce del sole, è stata ingrandita in una versione estremamente pixelata e trasferita su lastre di ardesia, in cinque diversi colori. Queste tegole sono state sviluppate appositamente per questo progetto da una azienda tedesca. Le lastre di ardesia sono state quindi divise per percentuale di colore e assemblate dal costruttore del tetto in modo casuale. Sono inoltre stati posizionati segni più marcati a forma di foglia in due punti della facciata, per evidenziare l’ingresso.
The multi-functional accommodation (MFA) acts, on the boundary where two different existing neighborhoods come together, as a beacon. A connecting element where everybody of all social class can meet. The existing neighborhoods are very characteristic in their pronounced roof caps, and were the inspiration for the new center building. All functions have been centralized under a conspicuously shaped roof that refers to the typical roofs of that area. This roof divides the building up into smaller parts so that its scale is in tune with the rustic character of the surroundings. The central hall will be the meeting place for the community. In case of major events, the café, the activity room, the playroom, and the multi-functional room can be interconnected, forming one large space with the hall. As a symbol to connect all the users to the entrance, we used a wooden tree over four floors in the entrance hall. Spacious voids around the tree connect the different spaces on the higher and lower floors to the entrance hall. The facade too is designed in a sustainable manner. We blew up a picture of a canopy where sunlight falls on to a very pixelated version and translated this image into a pattern of slate, in five different colors. These tiles are developed, by a German factory, specifically for this project. The slates are then sorted by color percentage and processed by the roofer in a random pattern. In two places in the facade, accents were applied in the form of a leaf motif to accentuate the entrance.
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DROST + VAN VEEN ARCHITECTEN
La facciata d’ingresso dell’edificio. Il motivo della foglia enfatizza l’entrata principale. Sullo sfondo all’interno l’albero arancione
Entrance facade of the center. The leaf pattern emphasizes the main entrance. In the background inside the orange tree
Sezione del Centro Polifunzionale. L’albero arancione come elemento di collegamento nell’area d’ingresso
Section of the Multi Functional Center. The orange tree as the connecting element in the entrance area
Planimetria generale del Centro Polifunzionale nel piano urbano
Site plan of the Multi Functional Center in the urban plan
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CENTRO POLIFUNZIONALE “THE SOLAR TREE” / MULTI FUNCTIONAL CENTER “THE SOLAR TREE”
Il palazzetto dello sport, per la sua grande scala, ha un piano interrato per adattarsi alla scala dell’ambiente circostante
The sports hall, because of its big scale is sunken one floor into the ground to come closer to the scale of its environment
L’interno dell’area di ingresso. Vista sulla caffetteria. Le scale si sviluppano attorno all’albero
Entrance area inside. Looking at the café. The stairs meander around the tree
L’albero arancione che collega quattro piani
The orange tree connecting four floors
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DROST + VAN VEEN ARCHITECTEN
DE OOSTVAARDERS, CENTRO DI EDUCAZIONE ALLA NATURA DE OOSTVAARDERS, NATURE EDUCATION CENTER DATI DEL PROGETTO Località Almere, Flevoland, Paesi Bassi Uso dell’edificio Centro visitatori, scuola, ristorante Periodo di costruzione 2007 – 2008
PROJECT DATA Location Almere, Flevoland, The Netherlands Project Type New Building Use of the Building Visitors center, education, restaurant Construction Period 2007 – 2008
De Oostvaarders è situato all’interno di una riserva naturale unica in Europa: l’Oostvaardersplassen. L’edificio sorge alla congiunzione di paesaggi di terra, acqua, foreste e canneti. Il centro punta a raggiungere un vasto pubblico e si compone di un ufficio informazioni, aule, sala panoramica, ristorante e sala riunioni. L’edificio consiste di due forme contrastanti. Dal parcheggio la sagoma appare invitante, simile a un faro che emerge dal terreno pianeggiante. Al contrario, le stanze che affacciano sul lago si sviluppano invece orizzontalmente, collegando l’edificio con un complesso sistema di dighe e corsi d’acqua. Al primo piano la sala panoramica, con una grande finestra orizzontale, offre una vista spettacolare sul lago. L’entrata dell’edificio è situata ai piedi della diga. Da qui il visitatore sale le scale che lo portano alla coffa: una piattaforma esterna dalla quale ammirare il panorama. Per limitare l’impatto sull’ambiente circostante, l’edificio è stato realizzato con pareti e pavimenti in legno massiccio prefabbricati (LenoTec), una scelta che ha permesso di ridurre i tempi di costruzione, di abbassare i costi e lo spreco di materiale. È stato creato un balcone sporgente di otto metri affacciato sul lago in legno trattato, un materiale leggero dall’elevato valore isolante che richiede pochissima manutenzione. Lo stesso materiale, utilizzato anche internamente, crea un ambiente salutare grazie al naturale controllo dell’umidità. Le facciate sono disposte secondo schemi e texture differenti; le aperture variano per direzione e dimensione. Le diverse viste possibili attraverso la facciata, consentono al visitatore di osservare e imparare a conoscere l’ambiente.
De Oostvaarders is situated in a unique nature reserve in Europe: the Oostvaardersplassen. The building is situated at the junction of the differing landscapes of land, water, forest and reed fields. The centre aims to reach a wide audience and comprises an information room, classroom, panorama-room, restaurant and meeting-room. The building consists of two contrasting forms. From the parking area the shape is inviting, like a vertical beacon rising from the plain. To contrast with this the lakeside rooms take a horizontal form, connecting the building with the extensive dyke system and water. On the first floor the panorama-room, with a large horizontal window, gives a stunning view over the lake. The entrance of the building is situated at the foot of the dyke. From the entrance the visitor climbs the stairs to the crow’s nest: an exterior platform from which to view the environment. In order to minimise the disruption to the natural environment, the construction period was reduced to a minimum. Therefore, the building is made of prefabricated, massive, wooden walls (LenoTec) and floors. This had the added advantage of reducing costs and minimising waste of materials. The use of these prefabricated elements made it possible to create an eight-meter overhang over the lake. In addition, preserved wood is a light material with a high insulation value and needs very low maintenance. The wood is expressed on the interior and contributes to a healthy indoor environment due to the natural control of the humidity. The facades are arranged in different patterns and textures; the perforations vary in direction and size. Various framed views, through the facade, allow the visitor to observe and learn about the environment.
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CENTRO DI EDUCAZIONE ALLA NATURA / NATURE EDUCATION CENTER
Veduta generale
General view
Pianta dei piani
Floor plan
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DROST + VAN VEEN ARCHITECTEN
CENTRO DI EDUCAZIONE ALLA NATURA / NATURE EDUCATION CENTER
Nel paesaggio invernale
The winter landscape
Osservatorio
Observatoire
Il grande sbalzo dell’ingresso
The large cantilevered entrance
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SIMONA MALVEZZI Italy Sono interessata alla progettazione di spazi pubblici, perché disegnarli implica il dover affrontare molteplici problematiche. Si tratta di un processo che deve tenere conto di molteplici aspetti: prima di tutto c’è il contesto, che la maggior parte delle volte è un contesto storico, poi bisogna gestire la memoria, i monumenti e le questioni politiche. Penso che un progettista che lavori nell’ambito degli spazi pubblici abbia la responsabilità di porsi numerose domande e non solo di inventare qualcosa di nuovo. Invece di creare nuovi oggetti, cerco di attivare ciò che esiste già: spazi abbandonati, spazi di mezzo. E, ovviamente, bisogna considerare la molteplicità degli utilizzatori, il loro enorme numero. Dopodiché è necessario tenere in considerazione il ruolo centrale dell’utilizzatore come partecipante attivo all’esperienza architettonica. L’architettura pubblica deve essere in qualche modo relazionale e di partecipazione perché è prima di tutto sociale. L’architettura deve essere comunicativa.
I am interested in public spaces projects because designing a public space means that you have to deal with many different things. It’s a complex process: first of all there is the context, which most of the time is a historical context, then you have to deal with memory, monuments, and political issues. I think that as a designer working in public spaces you must have the responsibility to ask yourself numerous questions and not just invent something new. Instead of creating new objects I try to activate what already exists: abandoned spaces, in-between spaces. And of course you have to deal with the multiplicity of the users—the huge number of them. And then of course you have to consider the central role of the user as an active participant in the architecture experience. Public architecture must be in some way relational and participatory because it is first of all social. Public architecture has to be communicative.
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SIMONA MALVEZZI
CASA JOSEPH PSCHORR JOSEPH PSCHORR HOUSE DATI DEL PROGETTO Località Monaco, Baviera, Germania Tipo di progetto Nuovo edificio in un contesto storico Uso dell’edificio Uso misto, commerciale, uffici, abitazioni Periodo di costruzione 2010 – 2013
PROJECT DATA Location Munich, Bavaria, Germany Project Type New building in historical context Use of the Building Mixed use, commercial, offices, housing Construction Period 2010 – 2013
La Casa Joseph Pschorr a Monaco è un frammento di urbanizzazione che unisce aree commerciali flessibili a tipologie di abitazioni e uffici esclusivi, oltre ad aree verdi. Tre volumi differenziati integrano delicatamente l’edificio commerciale nei suoi dintorni urbani e creano differenti narrazioni per ognuna delle sue tre facciate frontali. Il centro della struttura racchiude un giardino che collega due cortili, progettato come una serra verticale, e un giardino panoramico. Le facciate e le finestre in bronzo caratterizzano l’edificio come un’interpretazione contemporanea delle tecniche di costruzione edilizie storiche. Presso l’Altheimer Eck, il volume leggermente rinzaffato, e dotato di finestre particolari, sviluppa la sua presenza fondendosi elegantemente nel contesto: lo storico quartiere Hackenviertel. L’edificio segue il modello storico del complesso a uso misto, con le aree commerciali ubicate nei due piani inferiori e gli appartamenti al piano più alto che, in questo caso, è stato esteso per includere un intero loft residenziale. Sostenibilità: grazie a numerosi accorgimenti, piccoli e grandi, è stato possibile far diventare l’edificio il primo complesso commerciale a ottenere la certificazione DGNB (premio per la sostenibilità) nella categoria Oro. Parte del concetto di sostenibilità è rafforzato da un impianto fotovoltaico che, d’accordo con l’agenzia per la conservazione dei monumenti antichi, è stato posizionato sui tetti in modo che la silhouette storica della città non sia compromessa, anche quando si osserva dalle guglie della chiesa circostante.
The Joseph Pschorr House in Munich is a piece of urbanism that unites flexible retail areas with high-end office and housing typologies, as well as landscaped open spaces. Three differentiated volumes integrate the commercial building delicately into its urban surroundings and create different addresses on each of its three front facades. At the center of the composition is a folded garden that connects two courtyards and is designed as a vertical greenhouse and rooftop garden. Bronze facades and bronze windows characterize the building as a contemporary interpretation of historic building crafts. At the Altheimer Eck, the lightly rendered volume with individual windows develops its own presence while elegantly blending into its context: the historic Hackenviertel. The building follows the historic model of a mixed-use building, with the retail functions on the lower two floors and apartments on the top floor which, in this case, has been extended to include a full residential loft. Sustainability: by means of numerous small and large measures it has been made possible for the building to be the first commercial house awarded a DGNB certificate (sustainability award) in Gold. Part of the sustainability concept is a photovoltaic system which, in agreement with the agency for the conservation of ancient monuments, was placed on the roofs in such a way that the historic silhouette of the city is not compromised, even when seen from the surrounding church spires.
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CASA JOSEPH PSCHORR / JOSEPH PSCHORR HOUSE
© KUEHN MALVEZZI / FOTO: ULRICH SCHWARZ
Lo spazio pubblico in Neuhauser Strasse
Public space in Neuhauser Strasse
© KUEHN MALVEZZI / FOTO: ULRICH SCHWARZ
Facciata su Neuhauser Strasse con la chiesa di St. Michael
Facade towards Neuhauser Strasse with St. Michael Church
© KUEHN MALVEZZI / FOTO: ULRICH SCHWARZ
Vista interno/esterno della facciata di ottone bronzato
Inside outside view of bronzed brass facade
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CASA JOSEPH PSCHORR / JOSEPH PSCHORR HOUSE
SIMONA MALVEZZI Il cortile visto dalla serra
Courtyard seen from greenhouse
© KUEHN MALVEZZI / FOTO: ULRICH SCHWARZ
Planimetria generale del centro storico con la posizione del nuovo edificio
Site plan of the historical center with the new building position
© KUEHN MALVEZZI
Sezione longitudinale attraverso il cortile-serra vetrato
Longitudinal section through the glass greenhouse courtyard
© KUEHN MALVEZZI
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MMK 2 AL TAUNUSTURM THE MMK 2 IN THE TAUNUSTURM DATI DEL PROGETTO Località Francoforte, Hesse, Germania Tipo di progetto Trasformazione di spazi adibiti a uffici in uno spazio museale Uso dell’edificio Nuovo spazio espositivo per il Museo di Arte Moderna di Francoforte Periodo di costruzione 2013 – 2014
PROJECT DATA Location Frankfurt, Hesse, Germany Project Type Conversion of office spaces into museum space Use of the Building New exhibition space for the Museum of Modern Art in Frankfurt Construction Period 2013 – 2014
Come trasformare un alto edificio adibito a uffici in uno spazio espositivo museale dedicato all’arte contemporanea? Questa è stata la domanda con la quale Kuehn Malvezzi hanno dovuto confrontarsi come punto di partenza per la progettazione interna di un piano del TaunusTurm nel distretto finanziario di Francoforte, costruito in precedenza dallo sviluppatore immobiliare Tishman Speyer e da Commerz Real AG. Lo spazio, inaugurato il 17 ottobre 2014, è stato reso disponibile per il Museo di Arte Moderna MMK di Francoforte. LA SITUAZIONE INIZIALE In conformità con l’uso originale degli spazi come area uffici, il progetto prevedeva costruzioni con controsoffitti e pavimenti sopraelevati. Lo spazio del piano quasi interamente collegato era suddiviso lungo le linee di un reticolo di uffici chiaramente definito; il settantacinque per cento delle sue superfici esterne era composto da vetrate. A una visione superficiale, queste condizioni erano incompatibili con uno spazio espositivo dedicato all’arte. LA TRASFORMAZIONE L’intervento architettonico concepito da Kuehn Malvezzi aveva lo scopo di rivelare la struttura esistente dell’edificio e creare le basi per il contesto espositivo previsto. Le strutture di base necessarie sono state ridotte al minimo e i piani sopraelevati e i controsoffitti sono stati rimossi a favore della massima altezza dei soffitti. Tramite l’esposizione di parametri spaziali come finestre, supporti, travi e condotti di servizio, lo spazio è stato reso strutturalmente trasparente. Gli elementi tecnici necessari, come impianti di illuminazione e ventilazione, non sono stati ritoccati ma lasciati come parti visibili della struttura spaziale.
How turn a high rise office building into a museum exhibition space for the presentation of contemporary art? This was the question Kuehn Malvezzi found themselves confronted with as their starting point for the interior design of a floor of the TaunusTurm in Frankfurt’s financial district that was built by the real-estate developer Tishman Speyer and the Commerz Real AG. The space (opened October 17th 2014) has been made available to the MMK Museum für Moderne Kunst Frankfurt. THE SITUATION AT THE OUTSET In accordance with the original use of the space as an office area, the plans had provided for suspended ceiling constructions and elevated floors. The almost entirely connected floor space was divided along the lines of a clearly defined office grid; seventy-five percent of its exterior surfaces were glazed. Superficially seen, these conditions were inconsistent with an adequate presentation of art. THE BASIC CONVERSION The architectural intervention conceived by Kuehn Malvezzi was aimed at revealing the existing structure of the building and creating the basis for the envisaged exhibition context. The necessary basic structures were reduced to a minimum, and the elevated floors and the suspended ceilings were removed in favor of maximum ceiling height. Exposing the spatial parameters such as windows, supports, girders, and utility service shafts made the space structurally transparent. Necessary technical elements like lighting and ventilation systems were not retouched but laid as visible parts of the space’s structure.
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SIMONA MALVEZZI
© KUEHN MALVEZZI / FOTO: ULRICH SCHWARZ
© KUEHN MALVEZZI / FOTO: ULRICH SCHWARZ
Vista dello spazio espositivo
View of the exhibition space
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MMK 2 AL TAUNUSTURM / THE MMK 2 IN THE TAUNUSTURM
© KUEHN MALVEZZI / FOTO: ULRICH SCHWARZ © KUEHN MALVEZZI / FOTO: ULRICH SCHWARZ
Vista dello spazio espositivo
View of the exhibition space
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TOSHIKO MORI USA Il mio obiettivo come architetto è semplicemente quello di migliorare la qualità di vita. L’architettura compenetra la vita di ogni giorno di lavoratori, di abitanti e in generale di qualunque persona: l’ambiente ha un ruolo fondamentale per la qualità del lavoro e delle condizioni sociali, può rendere memorabili i momenti della vita di ogni giorno ed indimenticabili le occasioni speciali. L’innovazione tecnologica è integrata nell’intero processo creativo e ha il compito di ottimizzarne le diverse fasi dal punto di vista delle strutture, dei sistemi ambientali, dell’ecologia e della sostenibilità: tale compito è declinato nella creazione di atmosfere particolari e in un’estetica semplice ed elegante. L’effetto di un luogo di questo tipo si traduce in una sorta di ethos dell’ambiente costruito, che ognuno può comprendere e condividere. L’architettura è un’arte dalle mille sfaccettature ed opera su diversi livelli e proporzioni: nello specifico il mio lavoro è partecipare alla creazione di comunità che spesso condividono complesse affinità e diversi livelli di esperienza. Sono particolarmente interessata alla triade materialità-processo costruttivo-performance, che contribuisce a mettere a fuoco il mio lavoro. Metto alla prova questi miei capisaldi nelle condizioni più diverse in termini di modalità di produzione, aree climatiche, luoghi, culture ed economie.
My objective for being an architect is simply to improve the quality of human life. Architecture intersects with the everyday life of inhabitants, workers, and the public. Environment promotes better work and social conditions and creates memorable moments on both daily and special occasions. Innovation in technology is integrated into the comprehensive creative process to optimize the conditions from the point of view of structure, environmental systems, ecology and sustainability; and is manifested by the creation of special atmosphere and aesthetics, simple and elegant. The effect of the place translates into a type of ethos of built environment that everyone can share and understand. Architecture is a complex craft and it operates at various levels and scales. I work to assist in creating communities that often share complex commonalities by layering many levels of experiences. My interest is based on the triad of materiality, fabrication process and performance which helps to focus my work. I test my concepts with different modes of production, diverse climates, sites, cultures and economies.
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CENTRO DI ECCELLENZA PER SISTEMI AMBIENTALI DI SYRACUSE SYRACUSE CENTER FOR EXCELLENCE AND ENVIRONMENTAL SYSTEMS DATI DEL PROGETTO Località Syracuse, New York, Stati Uniti Uso dell’edificio Nuova sede generale, laboratori e uffici Periodo di costruzione 2005 – 2010
PROJECT DATA Location Syracuse, New York, United States Use of the Building New headquarters, laboratories and offices Construction Period 2005 – 2010
Il Syracuse Center of Excellence in Environmental and Energy Systems è il centro di ricerca di una federazione di oltre 300 organizzazioni accademiche ed aziendali con focus sull’efficienza energetica e sulla qualità abitativa degli ambienti interni. Ubicato in una ex zona industriale bonificata nel centro di Syracuse, è il trait d’union tra il centro città e l’università. L’obiettivo di questo centro è quello di trasformare siti contaminati da sostanze tossiche in asset ambientali, creando un edificio che sia in grado di produrre energia e smaltire i rifiuti autonomamente. Si tratta di un “living lab” per le tecnologie sostenibili testate presso il Centro. Attraverso analisi dettagliate dei dati relativi al clima locale, il progetto dimostra che un edificio può generare energia, elettricità ed acqua sufficienti per le proprie necessità attraverso fonti rinnovabili ed alternative, disponibili in loco. L’edificio, monitorato costantemente, è dotato di pannelli fotovoltaici, una turbina eolica orizzontale, oltre che un impianto di riscaldamento e raffrescamento geotermico. La larghezza ridotta dell’edificio favorisce l’illuminazione e la ventilazione naturali e viste panoramiche; le lunghe facciate nord e sud ad alta efficienza energetica ottimizzano l’irraggiamento solare in estate ed in inverno; il riscaldamento e il raffrescamento radianti e la ventilazione a dislocamento riducono la richiesta di condizionamento; un tetto verde isola termicamente la zona sottostante e raccoglie l’acqua piovana per le richieste di acqua non potabile dell’edificio, che ha ricevuto la certificazione LEED Platinum.
The Syracuse Center of Excellence in Energy and Environmental Systems is a research center for a federation of more than 300 academic and corporate organizations that promote energy efficiency and indoor environmental quality. Located on a remediated brownfield site in downtown Syracuse, the building anchors the corridor connecting the city center and university. The goal of the building is to turn toxic sites into environmental assets by assisting a building which produces energy and waste needs from its own foot print. It acts as a living lab for the sustainable technologies being tested at the Center. Through detailed analysis of local climate data, the design proves that it is possible for a building to generate enough energy, electricity, and water for its own use through renewable and alternative sources available onsite. The building is constantly monitored. Sustainable design strategies include photovoltaic panels to generate electrical supply, a horizontal wind turbine, and a geothermal heating and cooling system. The building’s narrow width promotes daylighting, natural ventilation, and panoramic views. The energy-efficient north and south long facades optimize solar radiation in summer and winter. Radiant heating and cooling and displacement ventilation reduces the building’s demand for mechanically driven air. A green roof thermally insulates the area below and collects storm water for the building’s non-potable water needs. It received a LEED Platinum certification.
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TOSHIKO MORI
Esterni
Exterior
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CENTRO DI ECCELLENZA PER SISTEMI AMBIENTALI / CENTER FOR EXCELLENCE AND ENVIRONMENTAL SYSTEMS
Esterni
Exterior
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TOSHIKO MORI
CENTRO VISITATORI DARWIN D. MARTIN HOUSE DARWIN D. MARTIN HOUSE VISITOR’S CENTER DATI DEL PROGETTO Località Buffalo, New York, Stati Uniti Uso dell’edificio Nuovo padiglione con gallerie permanenti Periodo di costruzione 2008 – 2009
PROJECT DATA Location Buffalo, New York, United States Use of the Building New pavilion with permanent galleries Construction Period 2008 – 2009
L’Eleanor and Wilson Greatbatch Pavilion è un centro visitatori di 715 metri quadrati, composto da spazi di orientamento, sale per eventi ed una galleria permanente della Darwin D. Martin House, uno dei complessi residenziali più significativi di Frank Lloyd Wright a Buffalo, New York, costruito nel 1906. Il progetto promuove un dialogo vivace tra la storica Martin House ed il Pavilion tramite una strategia basata sui contrasti piuttosto che sull’emulazione. Il tetto rovescio del Pavilion è un riferimento alla costruzione di Wright e ne sottolinea il carattere pubblico. La facciata trasparente e la planimetria aperta del Pavilion vengono irradiati dalla luce naturale, in contrasto con la natura degli interni, caratterizzati da profonde cavità e da ombre. Le colonne d’acciaio lungo il perimetro del Pavilion sono proiettate direttamente dal modulo strutturale del pergolato della Martin House, contestualizzandone ulteriormente la presenza. La parete in calcestruzzo fa riferimento al mattone scanalato (iconico) della Martin House. Il centro visitatori reinterpreta il concetto wrightiano di “architettura organica,” rimandando innovazione e integrazione di struttura, infrastruttura e relazioni programmatiche. Il Pavilion utilizza riscaldamento geotermico e ventilazione a dislocamento per coniugare efficienza energetica, riduzione dei costi e design ambientale innovativo. La struttura del padiglione presenta innovazioni strutturali di altissimo livello per ridurre le dimensioni delle colonne, mentre l’involucro esterno è composto da un sistema di vetrate a triplo isolamento che combina trasparenza ottimale e efficienza energetica.
The Eleanor and Wilson Greatbatch Pavilion is a 7,700 sq ft visitor center that provides orientation, event spaces, and a permanent gallery for the Darwin D. Martin House, one of Frank Lloyd Wright’s most significant residential complexes in Buffalo, New York, built in 1906. The design fosters a lively dialogue between the historic Martin House and the Pavilion through a strategy of contrast rather than imitation. The inverted roof of the Pavilion simultaneously references the form of Wright’s hip roof while marking its distinct public program. The Pavilion’s transparent facade and open plan is filled with natural daylight, in contrast to the Martin House’s introverted interior, deep recesses and shadows. The slender stainless steel columns along the perimeter of the Pavilion are directly projected from the structural module of Martin House pergola, further contextualizing its site. The Pavilion’s architectural concrete wall references the profile of the iconic raked brick at the Martin House. The visitor center reinterprets Wright’s concept of “organic architecture,” reflecting innovation and integration of structure, infrastructure, and programmatic relationships. The Pavilion utilizes geothermal heating and displacement ventilation to provide an energy efficient, cost effective, and innovative environmental design. The structure of the pavilion incorporates award winning structural innovations to reduce column size. The exterior envelope is a structurally glazed system with triple insulated units that has optimum transparency with energy efficiency.
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CENTRO VISITATORI DARWIN D. MARTIN HOUSE / DARWIN D. MARTIN HOUSE VISITOR’S CENTER
Esterni Exterior
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TOSHIKO MORI
CENTRO VISITATORI DARWIN D. MARTIN HOUSE / DARWIN D. MARTIN HOUSE VISITOR’S CENTER
Interni verso la D.D. Martin House Planimetria generale
Interior towards the D.D. Martin House
Site plan
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EMMANUELLE MOUREAUX Japan Nel 1995, quando ero una studentessa di architettura, un viaggio a Tokyo mi fece appassionare ai colori. In questa città, con il suo numero impressionante di insegne di negozi, cavi elettrici e frammenti di cielo tra gli edifici, il flusso dei colori costruiva una profondità complessa, creando degli strati tridimensionali. Ho provato moltissime emozioni e dopo aver ottenuto la laurea francese in Architettura nel 1996, mi sono trasferita a Tokyo. In risposta all’esperienza dei colori e degli strati di questa città, ho sviluppato un concetto chiamato shikiri, che significa dividere lo spazio con i colori. Uso i colori come elementi tridimensionali, come strati, per creare spazi, e non come semplici finiture applicate alle superfici. Questa città piena di vita fornisce motivazioni e aggiunge emozioni ai miei progetti. Voglio condividere queste emozioni con la gente. Shikiri dimostra che i colori, in architettura, possono fornire molto più di un semplice spazio: uno spazio con vari strati di emozioni umane.
In 1995, a visit to Tokyo as an architectural student gave me a passion for colors. With an overwhelming number of store signs, electrical cables, and fragments of sky between the buildings, it was the flow of colors that built a complex depth, creating three-dimensional layers in Tokyo. I felt a lot of emotions seeing these colors, and my mind decided to live in this city. Receiving a French Architect License in 1996, I moved to Tokyo. In response to the experiences of colors and layers in Tokyo, I came up with a concept called Shikiri, which means dividing (creating) space with colors. I use colors as three-dimensional elements, like layers, in order to create spaces, not as a finishing touch applied on surfaces. This vibrant city provides motivation, adding emotion to my design. I want to share emotions, and let people feel space with three-dimensional layers of colors. Shikiri demonstrates that colors in architectural spaces can provide more than a space, but a space with additional layers of human emotion.
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EMMANUELLE MOUREAUX
BANCA SUGAMO SHINKIN SUGAMO SHINKIN BANK DATI DEL PROGETTO Località Tokyo, Giappone Tipo di progetto Architettura Uso dell’edificio Banca, ufficio Periodo di costruzione Filiale di Tokiwadai 2009 – 2010 Filiale di Ekoda 2012 Filiale di Nakaaoki 2013 – 2014
PROJECT DATA Location Tokyo, Japan Project Type Architecture Use of the Building Bank, office Construction Period Tokiwadai Branch 2009 – 2010 Ekoda Branch 2012 Nakaaoki Branch 2013 – 2014
Sugamo Shinkin Bank è una banca di credito cooperativo che accoglie i suoi clienti con il motto: “Siamo contenti di servire clienti felici”. Concept: Foglia (sentire il verde). Nella Filiale di Tokiwadai, basando il progetto intorno al motivo a foglia, si è creato uno spazio piacevole dove accogliere i clienti. La facciata del palazzo si caratterizza per sagome di alberi e un assortimento di finestre grandi e piccole in 14 diversi colori disposte secondo un modello ritmico che la trasformano in segno. Concept: Pioggia d’Arcobaleno (sentire l’aria). Nella Filiale di Ekoda l’edificio si trova in una zona commerciale con molti negozi. La facciata in vetro molto trasparente e i bastoni colorati collocati all’esterno e all’interno, danno trasparenza allo spazio fondendolo con la strada. Questi 29 bastoni esterni, riflessi sulla facciata vetrata trasparente, si mescolano naturalmente con i 19 bastoni posizionati casualmente all’interno dell’edificio. Concept: Melodia Arcobaleno (sentire il ritmo delle stagioni). La Filiale di Nakaaoki si trova all’angolo di un grande incrocio, dove c’è un intenso movimento di automobili, autobus, biciclette e persone. Prendendo come caratteristica questa posizione unica, la facciata è stata progettata per essere ritmica e cambiare espressione a seconda dell’angolazione da cui viene guardata. La facciata è composta da cubi di quattro diverse profondità e i colori compaiono dentro e fuori nella ripetizione ritmica dei cubi, ballando come note musicali che suonano una melodia arcobaleno.
Sugamo Shinkin Bank is a credit union that provides hospitality to its customers in accordance with its motto: “We take pleasure in serving happy customers”. Concept: Leaf (feel the green). In the Tokiwadai Branch, basing the design around a leaf motif, Emmanuelle sought to create a refreshing space that would welcome customers. The facade of the building features silhouettes of trees and an assortment of both large and small windows in 14 different colors arranged in a distinctive, rhythmical pattern that transforms the facade itself into signage. Concept: Rainbow Shower (feel the air). In the Ekoda Branch the site is located in a commercial district with many stores. The highly transparent glass facade and the colorful sticks placed outside and inside, give transparency to the space, merging with the street. These 29 exterior sticks, reflected on the transparent glazed facade, mix naturally with the 19 sticks placed randomly inside the building. Concept: Rainbow Melody (feel the rhythm of season). The Nakaaoki branch is located on the corner of a large intersection, where there is a frequent movement of cars, busses, bicycles, and people. Taking this unique location as a characteristic, the facade is designed to be rhythmical that changes expression as people see from different angles. The facade is composed of cubes of four different depths and colors appear in and out from the rhythmical repetition of cubes, dancing like musical notes playing a rainbow melody.
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BANCA SUGAMO SHINKIN / SUGAMO SHINKIN BANK
Silhouette di alberi e finestre di 14 diversi colori e misure, disposti in sequenza ritmica
Silhouette of trees and windows in 14 different colors and sizes are arranged in rhythmical pattern
Uffici e sale riunioni condividono la corte interna che separa gli spazi
Office and meeting room shares the courtyard, while partitioning two spaces
“Open space” – la sala d’attesa – con sedie di 14 diversi colori per accogliere i visitatori
“Open space” – the waiting space – places chairs in 14 different colors to welcome visitors
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BANCA SUGAMO SHINKIN / SUGAMO SHINKIN BANK
EMMANUELLE MOUREAUX
Veduta della banca dalla strada, con sequenze di spazi dietro gli elementi colorati
Facciata principale dell’edificio con terrazze e panchine che invitano i passanti a fermarsi
Street view of the bank, showing layers of spaces behind the colorful sticks
Front facade of the building with decking and seats designed for the locals to stop by
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CASA DI CURA SHINJUEN SHINJUEN NURSING HOME DATI DEL PROGETTO Località Saitama, Giappone Tipo di progetto Interior design Uso dell’edificio Casa di cura Periodo di costruzione 2013 – 2014
PROJECT DATA Location Saitama, Japan Project Type Interior design Use of the Building Nursing home Construction Period 2013 – 2014
Bolle Danzanti. La casa di cura Shinjuen è una struttura che offre servizi per gli anziani. La rimessa a nuovo ha interessato l’area lounge e la caffetteria, spazi che vogliono riunire la famiglia e creare un’atmosfera calda e accogliente. Nell’area lounge, le bolle colorate danzano nell’aria al di sopra di sedie e divani di diverse sfumature di verde, ricreando l’immagine dell’erba verde e delle bolle di sapone che volteggiano nei parchi nelle giornate di sole. Queste bolle sono suddivise in 45 composizioni mobili composte da 225 sfere di 15 colori che creano un lieve movimento circolare nell’aria. L’area lounge è collegata alla caffetteria e comprende il workshop e altri spazi, invitando i visitatori a muoversi tra i vari ambienti. Le composizioni mobili sono visibili dalla caffetteria attraverso le librerie bianche a cubi a tutta altezza, che fungono anche da elementi divisori. Invitati dalle bolle danzanti colorate, gli utenti della struttura e le loro famiglie si ritrovano a leggere un libro, bere un caffè e trascorrere il tempo in un ambiente familiare e confortevole.
Dancing bubbles. Shinjuen nursing home is a designated facility providing nursing care services for the elderly. Refurbishment took place in the lounge area and the cafeteria, where these spaces intend to bring family together and create a warm and friendly atmosphere. In the lounge area, colorful bubbles are dancing in the air above chairs and sofas colored in shades of green, which gives the image of green grass and soap bubbles floating in the park on sunny days. These bubbles are in the form of 45 mobiles consisting of 225 spheres in 15 colors creating gentle circular motion in the air. The lounge connects to the cafeteria, weaving the workshop, and other spaces, inviting visitors around. The colorful mobiles are visible from the cafeteria through the floor-to-ceiling-height white box shelves, which also divide these spaces. Invited by the colorful dancing bubbles, facility users and their families naturally come together, read books, drink coffee, and spend their own time in their own ways in this friendly and comfortable environment.
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EMMANUELLE MOUREAUX
Viste in dettaglio dell’area lounge. Le bolle danzanti donano allo spazio un’atmosfera gioiosa
Close up views of the lounge area. The dancing bubbles bring cheerful atmosphere to the space
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CASA DI CURA SHINJUEN / SHINJUEN NURSING HOME
Pianta dell’area lounge e della caffetteria
Floor plan of the lounge area and the cafeteria
225 sfere e 15 diversi colori
Le sfere colorate danzano nell’aria
225 spheres in 15 different colors
Colorful spheres are dancing in the air
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MANAR MOURSI Egypt Il mio lavoro abbraccia i campi dell’architettura, dell’urbanistica, del design e dell’arte. Tre anni dopo aver completato il mio master all’Università di Princeton, ho fondato lo Studio Meem, uno studio di design interdisciplinare con sede al Cairo, focalizzato sull’articolazione della specificità dell’ecologia locale e della ricca eredità culturale della regione attraverso una voce contemporanea, con l’obiettivo di creare opere che siano provocatorie e stimolanti ma comunque molto radicate in questo contesto. Dalla sua fondazione, lo Studio Meem ha collaborato con una vasta rete di artigiani, artisti e progettisti del paesaggio, con la convinzione che il dialogo e lo scambio accrescano le possibilità creative. Insieme al lavoro dello studio, credo nell’importanza di una partecipazione attiva al contesto accademico. Partecipo regolarmente a conferenze e conduco workshop. I miei elaborati sulle problematiche urbane sono stati pubblicati su Thresholds, Lunch, Magaz e Al Masry El Yowm. Le mie utopie di isole immaginarie abitate da pirati di plastica rosa in una Tokyo post-tsunami stanno per essere pubblicate sull’ultimo numero di Monnik, Still City Tokyo. Più recentemente, ho collaborato con la Japan Foundation per una pubblicazione didattica per gli studenti di design del Cairo. Ho anche condotto workshop a Beirut e a Dubai e ho recentemente tenuto delle conferenze alla MSA University e alla German University del Cairo.
My work spans the fields of architecture, urbanism, design and art. Three years after completing my Masters Degree from Princeton University, I founded Studio Meem, an interdisciplinary design studio based in Cairo focusing on articulating the specificity of the local ecology and the rich cultural heritage of the region through a contemporary voice, my objective being to create work that is provocative and stimulating but very rooted in this context. Since its foundation, Studio Meem has collaborated with a vast network of artisans, artists, and landscape designers, with the conviction that dialogue and cooperation enhance creative possibilities. In addition to my practice, I believe in actively participating in academia. I regularly lecture and conduct workshops. My writings on urban issues have appeared in Thresholds, Lunch, Magaz and Al Masry El Yowm. My imaginary pink plastic pirate utopias in a post-tsunami Tokyo are forthcoming in the latest Monnik publication Still City Tokyo. Most recently, I collaborated with the Japan Foundation to produce an instructive publication for design students in Cairo. I have also conducted workshops in Beirut and Dubai, and recently lectured at MSA University and the German University in Cairo.
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CASA BAYT EL SHARQ BAYT EL SHARQ HOUSE DATI DEL PROGETTO Località Kuwait City, Kuwait Uso dell’edificio Residenziale
Bayt Al Sharq è situato a Qortuba, un tranquillo quartiere residenziale di Kuwait City. I diversi requisiti in materia di privacy per gli abitanti – le donne, lo spazio ricreativo destinato agli uomini e gli alloggi della servitù – hanno richiesto una rigida e delicata distribuzione degli spazi. I cortili non sono stati utilizzati solo per portare la luce negli ambienti interni, ma come uno strumento organizzativo per segnare il passaggio tra i diversi livelli di zone di privacy e aree programmatiche. La casa è stata completata nel 2012.
Periodo di costruzione 2010 – 2012
PROJECT DATA Location Kuwait City, Kuwait Use of the Building Residential
Bayt Al Sharq is located in Qortuba, a quiet residential suburb of Kuwait. The layered privacy requirements for the users of the space—the women, the men’s social entertaining quarter, and the servants’ quarter—created a challenging programmatic distribution. Courtyards were used not only to bring in light but as an organizational tool to demarcate transitions between different levels of privacy and programmatic zones. The house was completed in 2012.
Construction Period 2010 – 2012
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MANAR MOURSI
La scala elicoidale
The spiral staircase
Particolare degli esterni
Details of the exterior
Diagramma dei flussi di luce solare, dei sistemi di raffreddamento e degli inserti di vegetazione
Diagram showing sunlight, cooling and vegetation
Piante dei 3 livelli
Plans of the 3 levels
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CASA BAYT EL SHARQ / BAYT EL SHARQ HOUSE Immagini degli interni con vista sulla corte centrale
Interior photos showing the central courtyard
Vista e disegno del prospetto laterale
Side elevation and drawing
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MANAR MOURSI
CENTRO CULTURALE BAMIYAN BAMIYAN CULTURAL CENTER DATI DEL PROGETTO Località Bamiyan, Afghanistan Uso dell’edificio Centro culturale per mostre e rappresentazioni Periodo di costruzione 2015
PROJECT DATA Location Bamiyan, Afghanistan Use of the Building Exhibition, performance and cultural center Construction Period 2015
Il progetto per il Centro Culturale UNESCO Bamiyan è volto a celebrare la ricca storia di questa regione. Negli anni, una delle più grandi conquiste di Bamiyan è stata la costruzione delle più grandi statue del Buddha al mondo. Purtroppo, nel 2001 sono state distrutte dai Talebani e, nel luogo in cui si ergevano, ora troviamo un immenso spazio vuoto. Il concept progettuale è stato ispirato da questo forte rapporto tra pieno e vuoto, un concetto molto radicato negli insegnamenti buddisti. Quest’idea di pieno e vuoto si legge su un altro livello attraverso il reticolo di campi agricoli che circonda l’intera valle. Partendo da questo reticolo, abbiamo deciso di creare un reticolo di 20m x 20m parallelo alle rupi dei Buddha: il nostro “pieno” si inserisce in questo reticolo e i “vuoti” del nostro progetto diventano giardini botanici. Il progetto principale interessa la parte superiore del sito, al fine di massimizzare le possibilità di vedere le rupi dei Buddha. Considerando che il clima a Bamiyan è principalmente freddo, abbiamo proposto una strategia ambientale per il riscaldamento passivo utilizzando i muri in terra battuta rivolti a sudovest. Il sudovest è la direzione principale del vento e del sole. I nostri muri a massa termica raccoglieranno il calore agendo allo stesso tempo come frangivento. L’area espositiva esterna, le classi e gli spazi per i workshop sono incorniciati da pannelli di cemento incisi con il disegno di un cane astratto, creando una specie di schermo. Questo cane geometrico è un motivo comune nei tappeti persiani e afghani e simboleggia protezione e fiducia. Nel livello inferiore del sito, abbiamo deciso di continuare il nostro sistema di muri in terra battuta orientati a sudovest inglobando un reticolo di campi agricoli e botanici.
Our design for the UNESCO Bamiyan Cultural Center seeks to celebrate this region’s rich history. Over the years, one of the greatest achievements of Bamiyan was the construction of the largest Buddha statues in the world. Sadly, in 2001 they were destroyed by the Taliban. Where they used to stand, now is a huge void. Inspired by this strong relationship between solid and void on our site, our design concept addresses this duality by aspiring to commemorate and appreciate the void, a concept with a long history in Buddhist teachings. This idea of solid and void reads on another level through the grid of agricultural fields which surround the whole valley. Deriving from this grid, we decided to create our own 20x20m grid parallel to the Buddha cliffs. Our “solid” fits onto this grid and the “voids” of our design become botanical gardens. Our main building program rests on the upper part of the site to maximize the possibilities of views of the Buddha cliffs. Since the climate in Bamiyan is mostly cold, we proposed an environmental strategy for passive heating using Southwest facing rammed earth walls. Southwest is the dominant direction of the wind and sun. Our thermal mass walls will collect heat while also acting as wind-blockers. The outdoor exhibition, classroom and workshop areas are framed with concrete panels carved with the pattern of an abstracted dog, creating a screen of sorts. This geometric dog is a common motif found on Persian and Afghan rugs, and symbolizes protection and trust. On the bottom level of the site, we decided to continue our system of Southwest rammed earth walls enclosing a grid of agricultural and botanical fields.
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CENTRO CULTURALE BAMIYAN / BAMIYAN CULTURAL CENTER
Prospetto di sezione
Sectional perspective
Planimetria generale 1:1000 con i diversi tipi di piante dell’intera area
Site plan 1:1000 showing types of plants on the whole site
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MANAR MOURSI
CENTRO CULTURALE BAMIYAN / BAMIYAN CULTURAL CENTER
Prospetti degli interni
Interior perspectives
Rendering esterno con vista dei giardini interni
Exterior render showing internal gardens
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KATE OTTEN South Africa Creare edifici che nutrano lo spirito dell’uomo e ispirino l’immaginazione. Raggiungere l’eccellenza architettonica nel contesto specifico dell’Africa. Trovare una risposta adeguata alle peculiarità di ogni progetto, in termini di programma, sito, necessità cliente/utente e caratteristiche dell’ambiente. Progettare spazi e luoghi di aggregazione. Progettare luoghi sostenibili da un punto di vista economico, ambientale e sociale. Dare alla gente un senso di “proprietà” per generare un sentimento di orgoglio e appartenenza negli utenti dell’edificio. Svolgere la mia attività come un’organizzazione non gerarchica che incoraggi il lavoro di squadra e stimoli lo spirito di gruppo. Promuovere l’affermazione delle donne in un settore dominato dagli uomini.
To create buildings that nurture the human spirit and inspire the imagination. To achieve excellence in architecture in the specific context of Africa. To find an appropriate response to the particularities of each project, in terms of program, site, client/user needs, and specifics of the environment. To design spaces and places that are inclusive. To design places that are economically, environmentally, and socially sustainable. To give people a sense of “ownership” to engender a feeling of pride and relevance in the users of the building. To run my practice as a non-hierarchical organization that encourages teamwork and stimulates team spirit. To promote the empowerment of women in a male-dominated industry.
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KATE OTTEN
DISTRETTO PENITENZIARIO FEMMINILE WOMEN’S JAIL PRECINCT DATI DEL PROGETTO Località Constitution Hill, Hillbrow, Johannesburg, Gauteng, Sudafrica Tipo di progetto Restauro di un edificio storico e inserimento di nuovi edifici adibiti a uffici Uso dell’edificio Museo e uffici Periodo di costruzione 2003 – 2004
PROJECT DATA Location Constitution Hill, Hillbrow, Johannesburg, Gauteng, South Africa Project Type Restoration of historic building, and insertion of new office building Use of the Building Museum and Offices Construction Period 2003 – 2004
Come parte dell’iniziativa di rinascita post-apartheid della città di Johannesburg è stato costruito un campus per i diritti umani, il Constitution Hill. Nel sito sono ubicate tre ex prigioni tra le quali quella femminile, nota per gli arresti ingiusti e brutali di molte attiviste anti-apartheid, e la nuova Corte Costituzionale. Il progetto ha incluso la trasformazione degli edifici vittoriani adibiti a prigione in un museo vivente, un luogo della memoria nazionale, nonché l’inserimento di nuovi uffici per la Commissione sulla Parità di Genere. È stato utilizzato un approccio progettuale complesso, che potesse far emergere diversi livelli di significato e di memoria. Sono state eliminate le aggiunte successive agli edifici vittoriani adibiti a prigione ed è stata invece resa pienamente visibile la storia della struttura, per evocare la brutalità della prigione stessa. Le due nuove ali di uffici sono diventate l’ultimo livello e sono stati utilizzati materiali moderni ma correlati, nella forma e nella scala, agli edifici vittoriani. Apparentemente una contraddizione tra materialità e programma, il piano superiore è avvolto in una sensuale schermatura a merletto ottenuta da un acciaio corten modellato su un’immagine del cielo. Le ex detenute parlano in modo emotivo del cielo, un elemento sul quale le autorità carcerarie non avevano controllo. I dischi ricavati dall’acciaio sono “cuciti” sulle schermature scorrevoli dei livelli inferiori, simbolo degli arazzi che le donne lavoravano per trascorrere il tempo. Gli edifici sono stati recuperati completamente, trasformando un luogo di oppressione e brutalità in un simbolo di libertà, un luogo dove viene restituita la dignità umana, fornendo una piattaforma eloquente per le voci delle donne che nei decenni passati sono state zittite.
As part of Johannesburg’s post-apartheid inner-city regeneration initiative, Constitution Hill, a human rights campus, was established. Three former prisons, as well as the new Constitutional Court, are located on the site. One of these prisons is the Women’s Jail, notorious for the unjust and brutal imprisonment of many anti-apartheid activists. The Women’s Jail project involved the transformation of the Victorian prison buildings to a living museum, a national place of memory, and the insertion of new offices for the Commission for Gender Equality. A palimpsest design approach was taken, revealing the layers of meaning and memory. Later additions to the Victorian prison buildings were stripped away, and the history marked on the structure exposed, evoking the brutality of the prison. The two new office wings have become the latest layer, using modern materials but relating in form and scale to the Victorian buildings. Seemingly a contradiction between materiality and program, the upper floor is wrapped in a sensuous lace-like screen cut out of corten steel patterned from an image of the sky. Ex-prisoners speak emotively about the sky, an element over which prison authorities had no control. Discs cut from the steel are ‘stitched’ onto the lower levels’ sliding screens, symbolic of the tapestries that the women were brought to do to pass the time. The buildings are recycled in a profound way, transforming a place of oppression and brutality to a symbol of freedom; a place where human dignity is restored. They provide an eloquent platform for the voices of the women who in previous decades were silenced.
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DISTRETTO PENITENZIARIO FEMMINILE / WOMEN’S JAIL PRECINCT
Galleria di immagini fissate alla passerella di vetro e acciaio che divide in due il cortile
Exhibition images fixed to steel and glass walkway that bisects the yard
Planimetria
Plans
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DISTRETTO PENITENZIARIO FEMMINILE / WOMEN’S JAIL PRECINCT
KATE OTTEN La schermatura a merletto vista dall’interno e dall’esterno
Lace-like quality of the screens seen from inside and outside
Nuovi e moderni materiali si relazionano con i colori e il ritmo del fabbricato storico
New modern materials relate in color and rhythm to historic fabric
Il nuovo edificio si proietta oltre il muro di recinzione dell’ex prigione
The new building ‘jumps’ over the boundary wall of the former prison
Sezioni e prospetti
Sections and elevations
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PADIGLIONE GABRIEL’S GARDEN GABRIEL’S GARDEN PAVILION DATI DEL PROGETTO Località Gabriel’s Garden (Monumento Nazionale Protetto), Westcliff Ridge, Johannesburg, Gauteng, Sudafrica Tipo di progetto Inserimento di un nuovo padiglione uffici nel giardino di una casa d’epoca restaurata Uso dell’edificio Studi e uffici Periodo di costruzione 2007 – 2008
PROJECT DATA Location Gabriel’s Garden (Protected National Monument), Westcliff Ridge, Johannesburg, Gauteng, South Africa Project Type Insertion of new office pavilion in garden of restored historic house Use of the Building Studio and Offices Construction Period 2007 – 2008
Questa casa del 1930, ora monumento nazionale, è situata sul crinale di Westcliff, che con le sue vedute spettacolari è stato storicamente il luogo prescelto dai ricchi magnati delle miniere. La prima parte di questo incarico ha riguardato il restauro della casa e, successivamente, del giardino terrazzato – una porzione significativa dell’edificio storico. Come ultimo intervento, è stato aggiunto un nuovo padiglione uffici, il cui progetto risponde direttamente, da un punto di vista visivo e funzionale, al paesaggio. Situato nella piattaforma inferiore del giardino della proprietà, l’altezza e la posizione del nuovo padiglione sono state progettate attentamente per garantire che, anche dalla terrazza più bassa, la vista generale della casa storica e delle terrazze del giardino non venga minimamente disturbata. Il padiglione è composto da due blocchi lineari, controbilanciati dai vecchi muri di sostegno in pietra a supporto della rampa del viale che porta alla casa. I muri esistenti del giardino sono diventati le estremità del nuovo edificio. Gli spazi tra i blocchi e i muri in pietra sono inglobati da un lato in una struttura tipo pergolato in legno chiaro e dall’altro in uno stretto tetto inclinato in vetro. I tetti dei blocchi sono bacini d’acqua, serbatoi che formano parte di un sistema idraulico funzionale e che riflettono allo stesso tempo gli alberi e il cielo, facendo in modo che il padiglione, visto dalle terrazze superiori, si “dissolva” nel giardino. Le facciate prospicienti il giardino sono a vetri e dotate di un’apertura a scorrimento per la ventilazione. Sbalzi profondi impediscono l’irraggiamento solare estivo negli spazi interni, ma consentono al sole invernale a bassa angolazione di penetrarvi.
This 1930s house, now a national monument, is located on the Westcliff ridge. With majestic views, the ridge was historically the location of choice for wealthy mining magnates. The first part of this commission was to restore the house, and thereafter, the terraced garden—a significant part of the historic fabric. Lastly, a new office pavilion was added, the design of which responding directly to the landscape both visually and functionally. Situated on the lowest garden platform of the property, the height and position of the new pavilion were carefully designed to ensure that, even from the lowest terrace, a full view of the historic house and garden terraces was maintained. The pavilion is composed of two linear boxes offset from the old stone retaining walls that support the ramped driveway leading to the house. The existing garden walls have become the edges of the new building. The space between the boxes and the stone walls are enclosed with a light timber pergola-type structure on the one side, and a narrow sloping glass roof on the other. The roofs over the boxes are ponds, reservoirs that form part of the functional water system and simultaneously reflect the trees and sky, causing the pavilion to dissolve into the garden when viewed from the upper terraces. The facades facing the garden are glazed and slide open for ventilation. Deep overhangs prevent summer sun penetration but allow the low-angled winter sun to penetrate the spaces.
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KATE OTTEN
La facciata vetrata e il pergolato in legno integrano l’edificio e il giardino
Glazed facade and timber pergola integrate building and garden
La vetrata permette al giardino storico di diventare elemento delimitante lo spazio
Glass allows the historic garden to be the boundary of the space
Le acque sotterranee vengono lasciate filtrare attraverso il muro del giardino per il raffreddamento
Ground water is left to seep through the garden wall for cooling
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PADIGLIONE GABRIEL’S GARDEN / GABRIEL’S GARDEN PAVILION Piante e sezione dell’area di intervento
Plan and section through site
Il vialetto a rampa con il serbatoio per l’acqua in eccesso dal tetto “liquido”
Ramped driveway with water storage tank for excess water from roof pond
Il nuovo edificio integrato con il giardino storico
The new building integrates with the historic garden
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SAMIRA RATHOD India Ogni sforzo edilizio deve rappresentare una soluzione responsabile relativamente a struttura, infrastruttura di servizi, costo e funzione. Deve essere orientato verso uno scopo e, soprattutto, affrontare le proprie conseguenze sull’ambiente; ma… da tutti questi elementi, se c’è poesia, allora forse nasce l’architettura. Ogni progetto è un’opportunità per capire meglio il mondo. Mondo, che è il rapporto tra individui e altri individui e tra le persone e il loro ambiente.
Every building endeavor must be a responsible solution in structure, services infrastructure, cost and function. It must have a purpose, and above all, dare its own consequences in the environment; but… in all of the above, if there is poetry, perhaps it becomes architecture. Every project is an opportunity to understand this world better. The world that is the relationship of people with other people, and of people with their environment.
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GALLERIA D’ARTE LOCALE SITE ART GALLERY DATI DEL PROGETTO Località Baroda, Gujarat, India Uso dell’edificio Pubblico Periodo di costruzione 2012
PROJECT DATA Location Baroda, Gujarat, India Use of the Building Public Construction Period 2012
INSERTO URBANO COME CATALIZZATORE Estensione del laboratorio/magazzino di uno scultore dell’acciaio, la galleria d’arte è un volume composto da lastre in acciaio già di per sè manufatto scultoreo. Il programma prevedeva una galleria e un caffè che invitassero i passanti nello spazio dell’artista, permettendo loro di dare una sbirciatina al suo lavoro e al suo processo creativo. La galleria, inoltre, cura e promuove le opere degli artisti locali. Il volume d’acciaio presenta dettagli in vetro per consentire alla luce di penetrare nella tromba delle scale, sotto la quale scorre l’acqua fino a un’area caffè aperta al pubblico.
URBAN INSERT AS A CATALYST An extension to a steel sculptor’s warehouse workshop, the art gallery is a volume comprised of sheet steel that is meant to be a sculptural artifact in itself. The program was to be an annex-like gallery and cafe that invites passersby into the artist’s space giving them a glimpse of his work and process. The gallery also curates and promotes local artists’ work. The steel volume is detailed with glass to allow in light along the stairwell, under which water flows down into a cafe space that is open to the public.
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SAMIRA RATHOD
Lo spazio della caffetteria
Cafè Space
Lo spazio espositivo
Exhibition space
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GALLERIA D’ARTE LOCALE / SITE ART GALLERY
Il volume aggettante d’acciaio
The protruding steel volume
Disegni concettuali: pianta e sezione
Concept drawings: plan and section
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SAMIRA RATHOD
CASA NISARG FARM NISARG FARM HOUSE DATI DEL PROGETTO Località Ahmedabad, Gujarat, India Uso dell’edificio Residenziale Periodo di costruzione 2013
PROJECT DATA Location Ahmedabad, Gujarat, India Use of the Building Residential Construction Period 2013
LAMELLE D’ACCIAIO La struttura architettonica è formata da tre strati; uno spesso muro di cemento sul lato sud-ovest, una parete di vetro trasparente sul lato nord e tra questi due le pareti che fungono da partizione tra uno spazio e l’altro. L’edificio è ricco di numerosi dettagli, ognuno dei quali contribuisce a coinvolgere gli abitanti in una serie di rimandi affascinanti. La sperimentazione con il calcestruzzo pigmentato e pannelli in cemento e materiali acrilici, una parete di lamelle di metallo e una scala delicatamente sospesa con lucernari sono forse alcune delle sue caratteristiche più importanti. Metallo, vetro e cemento costituiscono gli elementi fondamentali della sua tettonica.
STEELY FINS The architecture is formed of three layers; a thick concrete wall on its south west side and a transparent glass wall on its north side and between these two the walls that partition one space from the other. It is laden with numerous details each that add and engage its inhabitants with quirky intrigue. Experiments in pigmented concrete, concrete and acrylic panels, a wall of metal louvres and a delicately hung staircase with skylights are perhaps some of its stark features. Metal, glass and concrete make the primary elements of its tectonic constitution.
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CASA NISARG FARM / NISARG FARM HOUSE
Esterni
La veranda
Exterior
Verandah
Paletta dei materiali
Material palette
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CASA NISARG FARM / NISARG FARM HOUSE
SAMIRA RATHOD
Esterni con le caratteristiche “pinne metalliche”
Exterior with “steely fins”
Il blocco scala
Staircase block
Calcestruzzo e acrilico
Le lamelle d’acciaio
Concrete with acrylic
Steely fins
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PATAMA ROONRAKWIT Thailand Gli architetti a volte pensano che ciò che hanno imparato li renda degli esperti. Credono di sapere meglio degli altri dove e come le persone dovrebbero vivere, in quale edificio e luogo vorrebbero abitare o quale sia l’ambiente ideale. Credo che ciò sia sbagliato, perché l’architetto non rimarrà in quel luogo per sempre, anzi, terminato il progetto, se ne andrà. Ho la sensazione che moltissimi progetti, una volta realizzati, costringano il proprietario a demolire o aggiungere qualcosa, cambiare questo o quello. È uno spreco di soldi e non è molto ragionevole lavorare in questo modo, specialmente quando si collabora con persone con limitate possibilità economiche, che non hanno le risorse necessarie per correggere gli errori dell’architetto. Per questo motivo è meglio pensare e lavorare diversamente. La conoscenza e le capacità architettoniche che ho appreso sono sì importanti, ma non mi hanno mai insegnato che il processo di progettazione dovesse essere sviluppato per e con il proprietario del posto. Questo farebbe risparmiare denaro e renderebbe l’edificio più efficiente. Quando lavori con persone che sono in condizioni economiche limitate non ti è consentito spendere molto e proprio per queste costrizioni di budget non puoi permetterti di sbagliare.
Most of the time, architects think that what they’ve learned makes them an expert, that they always know better, that they know where and how people should live, in what or where they should be, or what is the good environment. I think this is wrong because the architect will not always be there. I mean, after you design, you leave. I have the sense that for so many projects, after they are built, the owner has to knock down or add something, change this, or change that. This is a waste of money, and it’s not very healthy working this way, especially when you work with the poor. They don’t have money to fix the architect’s mistakes. So it’s better to think and work in another way. The architectural knowledge and skills I learned are important, but they never taught me that the design process should be done by an architect in partnership with, and as a servant of, the owner of the place. Yet this saves cost and also makes the building more efficient. When you work with the poor you are not allowed to spend a lot, and when the poor have to spend their own money, it’s even more important because you cannot afford to make mistakes.
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PATAMA ROONRAKWIT
ABITAZIONI TEMPORANEE DOPO LO TSUNAMI DEL 2004 TEMPORARY SHELTER FOR TSUNAMI EFFECTED 2004 DATI DEL PROGETTO Località Pang-nga, Tailandia Uso dell’edificio Abitazione temporanea Periodo di costruzione 2005
PROJECT DATA Location Pang-nga, Thailand Use of the Building Temporary house Construction Period 2005
Poco dopo che lo tsunami devastò l’area della costa occidentale della Tailandia nel 2004, il team CASE diede assistenza alle vittime costruendo abitazioni temporanee su terreni donati da un tempio buddista locale e grazie ai finanziamenti di CARE International. Furono progettate e costruite 32 unità abitative suddivise in gruppi, facendo attenzione a non tagliare nessun albero del sito. Le case erano semplici, adattabili e potevano essere riprodotte dalla gente del posto. Il progetto si basava su un modulo 1,2 x 2,4 m derivante dalle dimensioni dei materiali disponibili sul mercato locale e ne risultò quindi un’unità tipica di 2,4 x 2,4 m, che fu adattata per costruire case di forme differenti, quadrate o a L, a seconda delle condizioni del sito. I materiali utilizzati includevano compensato, lastre di cemento, coperture in fibrocemento e pilastri prefabbricati in cemento armato reperibili sul posto. Queste abitazioni diventarono una sorta di centro informazioni, e quando gli sfollati poterono andar via, furono in grado di costruire le loro case permanenti utilizzando lo stesso concetto che avevano imparato durante il loro soggiorno negli alloggi temporanei. Tutti gli edifici furono costruiti sopra il livello del suolo per evitare inondazioni e tsunami. Anche se queste abitazioni furono concepite come soluzioni abitative temporanee, i residenti in realtà ci vissero per molti anni dopo lo tsunami, essendo state ben costruite.
Very soon after the tsunami devastated the area of the western coast of Thailand in 2004, the CASE team assisted tsunami victims to build temporary housing on land donated by a local Buddhist temple and funded by CARE International. Thirty-two housing units were designed and built in clusters, taking care not to cut down any trees on the site. The houses were simple, adjustable and could be replicated by the local people. The design was based on a 1.2 x 2.4 m. module derived from the dimension of materials available in the local market, resulting in a typical 2.4 x 2.4 m. unit, which was adjusted to build houses of difference forms such as square or L-shaped, according to the site conditions. Materials used included plywood, cement board, fiber-cement roofing and locally available pre-cast RC post. This shelter therefore became the information center itself. When the people move back they can build their permanent houses using the same concept they learned during their stay in this temporary house. All the buildings were raised above the ground to avoid floods and future tsunamis. Even though the housing was supposed to be temporary, residents lived in them for many years after the tsunami, as the houses were well-built and durable.
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ABITAZIONI TEMPORANEE / TEMPORARY SHELTER
Pang-nga devastata dopo lo tsunami
After tsunami devastated Pang-nga L’avvio dei lavori di costruzione
The construction started
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ABITAZIONI TEMPORANEE / TEMPORARY SHELTER
PATAMA ROONRAKWIT
Il trasloco
People move in
Il lavoro in cantiere
Working on site
Le abitazioni temporanee disposte a grappolo vicine l’una all’altra come a fornire un supporto psicologico alle vittime della catastrofe
Temporary clustered shelters to support the victims minds
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CASA TEN A BANGKOK TEN HOUSE BANGKOK DATI DEL PROGETTO Località Bangkok, Tailandia Tipo di progetto Progetto pilota di casa alternativa per la classe media di Bangkok Uso dell’edificio Abitazione Periodo di costruzione 2006 – 2008
PROJECT DATA Location Bangkok, Thailand Project Type A pilot project of alternative house design for the middle class of Bangkok Use of the Building Housing Construction Period 2006 – 2008
TEN Bangkok è nata come conseguenza dei problemi abitativi di Bangkok. Dalla fornitura di abitazioni per la classe ricca nel settore privato agli aiuti governativi per le classi più povere, l’ampia fascia delle classi medie di Bangkok è rimasta senza visioni abitative alternative. Se da un lato, le case troppo costose sono fuori portata, dall’altro le persone con un reddito medio non hanno nemmeno i requisiti per ottenere gli aiuti governativi. Il lavoro parte dal concetto di comunità. Cosa succederebbe se ognuno di questi individui privi di poteri cominciasse a costruire la sua forza cooperando e collaborando con altri? Come forza collettiva, avrebbero un’opportunità contro la competizione economica brutale del mondo delle costruzioni? Come individui, ognuno di loro rimane senza poteri ma come comunità, la loro potenza economica e creativa potrebbe moltiplicarsi. TEN è diventato gradualmente un progetto collaborativo che richiede sforzi lavorativi da parte di tutte le persone coinvolte. In termini di collaborazione fisica, il progetto occuperebbe un singolo appezzamento di terreno, suddiviso in dieci parti. La superficie di ogni sotto-appezzamento è identica. Ogni abitante agirebbe quindi da progettista della sua casa, in collaborazione con i suoi vicini. In questo caso, l’architettura non è quella determinata e controllata dagli architetti. Piuttosto, l’architettura è il frutto del progetto cooperativo, nel quale gli architetti sono anche clienti e i clienti sono anche architetti. Il risultato è un progetto collettivo unico il cui senso di totalità è contrassegnato dalla diversità di ogni progetto individuale. Il progetto cooperativo può funzionare solo se consente anche all’identità individuale di emergere.
TEN Bangkok originated from the current housing problems in Bangkok. With the total provision of upper class housing by the private sector and the governmental aids, to that of the lower class, Bangkok’s broad spectrum of middle classes are left with the absence of alternate housing visions. While the overpriced housings are out of reach, the people of medium income are also ineligible for governmental housing aids. The work starts with the concept of community. What would happen if each of these powerless individuals began to build up their strength through cooperation and collaboration with others? As a collective force, will they stand a chance against the brutal economic competition in the housing world? As an individual, each of them remains powerless, but as a community, both their economic and creative power may multiply. TEN gradually became a collaborative project which requires working efforts from everyone involved. In terms of the physical collaboration, the project would occupy a single plot of land, divided into ten subplots. The footprint of each subplot is equal. Each inhabitant would then act as the designer of their own home, in collaboration with their neighbors. Architecture in this case is not that of the architects’ determination and control. Rather, architecture is the fruit of cooperative design, in which the architects are also the clients; the clients are also the architects. The result is a unique collective project whose sense of totality is marked by the diversity of each individual design. Cooperative design may work if it also allows individual identity to emerge.
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PATAMA ROONRAKWIT
SPACESHIP STUDIO
L’edificio completato
Completed building
Piante
Plans
SPACESHIP STUDIO
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CASA TEN A BANGKOK / TEN HOUSE BANGKOK
SPACESHIP STUDIO
Veduta generale
General view
Viste della corte interna dell’edificio
SPACESHIP STUDIO
SPACESHIP STUDIO
SPACESHIP STUDIO
Views of the inner courtyard
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RAPHAELLE SEGOND France L’abitare è al centro della mia attenzione. Vivere in città, vivere in campagna, qualunque sia l’area, l’abitare pone ancora le stesse domande: Come possiamo vivere in simbiosi con l’ambiente? Come vivere alla grande in piccoli spazi? Come avere una bella luce e una vita sana? Lavorare al tempo stesso sugli alloggi sociali, su case unifamiliari e sulla pianificazione urbana mi permette di riflettere su molte scale, dagli arredi alla città, con l’obiettivo di dare misura e senso ai miei progetti.
Housing is at the heart of my preoccupation. Living in the city, living in a landscape, whatever the area, housing still asks the same questions: How can we live in symbiosis with the environment? How to live large in little spaces? How to have a beautiful light and a sane living? Working at the same time on collective dwelling, on individual houses, and on urban planning permit me to think on many scales, from furniture to city, with the aim of giving extent and sense to my projects.
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LICEO DAUMIER LYCEE DAUMIER DATI DEL PROGETTO Località Marsiglia, Francia Tipo di progetto Liceo, una parte di edifici restaurati (6.000 m2) e una parte di due edifici nuovi (3.500 m2) Uso dell’edificio Mensa scolastica, aule, biblioteca Periodo di costruzione 2009 (Mensa) 2011 (Biblioteca e Aule)
PROJECT DATA Location Marseille, France Project Type High School, partly in restored buildings (6000m²) and in two new buildings (3500m²) Use of the Building School Restaurant, Classrooms, Library Construction Period 2009 (Restaurant) 2011 (Library and Classrooms)
MENSA Il liceo Daumier occupa un grande parco di cinque ettari vicino a un parco del XIX secolo. Le attività scolastiche si svolgono in un edificio costruito tra il 1960 e il 1970. Ai piedi di questo edificio si trova la mensa, sotto un tetto a volta. Costruito nel 1964, il liceo aveva bisogno di essere rinnovato e ampliato per poter ospitare i nuovi programmi scolastici e un maggior numero di alunni. Nel nostro progetto di ampliamento ogni edificio è un nuovo paesaggio a se stante che rivela una vista o la vegetazione esistente: la biblioteca sorge tra i rami di un albero su una strada, la mensa è coperta da un tetto ondulato che ricorda il massiccio Marseilleveyre. La mensa risponde perfettamente ai requisiti tecnici: tutti gli impianti sono nascosti sotto il tetto ondulato, che si incurva al centro per illuminare la grande sala. BIBLIOTECA E AULE La biblioteca è un grande cubo di vetro. Rimane simbolicamente nel cuore dell’area, a ricordare che l’obiettivo è quello di acquisire conoscenze essenziali. Pur essendo visibile da ogni posizione, rimane comunque protetta: sorge a quattro metri dal suolo, tra i rami di un albero su una strada. La parte coperta del cortile è una grande sala sostenuta da colonne circolari e in alcuni casi inclinate. Questa foresta di colonne garantisce la stabilità della costruzione e la collega al tetto. L’edificio scolastico, che corre parallelo all’altro lato attraverso gli alberi, è privo di ornamenti e mostra la struttura in cemento. Le grandi finestre sono protette con veneziane tubolari nere che ricordano delle ciglia.
RESTAURANT Daumier high school is a big five-hectare park next to a XIX century park. Education takes place in a large building built between 1960 and 1970. At the foot of this building, there is a restaurant under a vaulted roof. Built in 1964, the high school needed a spruce-up and complements to adapt to new education programs and a larger number of pupils. In our extension project, every built building is a new landscape that highlights a view or existing vegetation: the library rises between planes of tree branches on a street. The restaurant slides under a hairy and undulating roof like a Marseilleveyre mountain’s foreground. The restaurant solidly fits the needs: all technical materials are hidden under the undulating roof, which sags at the center to brighten up the big hall. LIBRARY AND CLASSROOMS The library is a big glass solid. It stays symbolically at the heart of the area to remind people that the aim is to acquire essential knowledge. The library can be viewed from every location but it’s nevertheless protected: it rises 4 meters above the ground, between planes of tree branches on a street. The covered part of the playground is a big hall supported by circular and sometimes leaning columns. This forest of columns assures the stability of the building and connects it to the roof. The large education building parallel to the other side of the path through the trees is cleaned to redefine concrete texture. The big windows are fitted with black tube sunshades like eyelashes.
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RAPHAELLE SEGOND
Vista della facciata della mensa
View of the facade of the restaurant
Piano terra
Ground plan L’edificio esistente restaurato con le aule
Existing building restored with classrooms
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LICEO DAUMIER / LYCEE DAUMIER
La biblioteca
Library
L’interno della biblioteca
In the library
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RAPHAELLE SEGOND
VAL PRE VERT VAL PRE VERT DATI DEL PROGETTO Località Mimet, vicino a Aix en Provence Tipo di progetto Centro salute per lunghe degenze nel trattamento di diabete e obesità infantili Uso dell’edificio 50 posti letto in 25 camere, aule, mensa, home cinema Periodo di costruzione 2014
PROJECT DATA Location Mimet, near Aix en Provence Project Type Health center for hosting 50 young children for long stay in order to care their diabetes and obesity Use of the Building 50 beds in 25 bedrooms, classrooms, restaurant, home cinema Construction Period 2014
Cinquant’anni fa la vecchia casa fu trasformata in una scuola, poi lasciata in disuso. Trenta anni fa, a fianco della vecchia casa ormai in rovina venne costruita una clinica molto più grande. Gli alberi – castagni, cedri del Libano, querce e platani – c’erano ancora, ma quando siamo arrivati della casa era rimasta solo la facciata principale, che abbiamo deciso di mantenere e di farne il punto di partenza di una nuova storia. Il lato sud è ancora in piedi, e farà parte della nuova struttura, perché si trova in una posizione ideale ed è circondato da splendidi alberi. Nel nostro progetto il giardino viene riformulato, la terrazza prolungata e il casale prolungato con un corpo solido. Le sue dimensioni sono adeguate a quelle della vecchia casa di campagna. Il nuovo solido è il doppio del vecchio. Come fratelli gemelli... Un terzo corpo solido funge da edificio argine con il compito di sorreggere l’ampliamento della terrazza. Il corpo è ricoperto di piante: una sorta di collina-edificio dove trovano posto le camere doppie. Il progetto comprende un totale di venticinque camere e servizi comuni. Come in una grande guest house che si riconnette ai sensi e ai piaceri dell’infanzia, il rumore dell’acqua riempie il giardino. Gli spazi sono accoglienti e ricchi di atmosfera. Le dimensioni e le attrezzature rendono possibile l’insegnamento, le esercitazioni o l’organizzazione di laboratori d’arte visiva in un’atmosfera “familiare”.
Fifty years ago, the old house was transformed into a school, then it was neglected. Thirty years ago, a much bigger clinic was built beside the old house that was going to ruin. The trees stayed—chestnut trees, cedars of Lebanon, oak trees and plane trees—but when we arrived, from the house there only remained the main facade, which we decided to keep and to make the beginning of a new story. The south side is still standing, taking part to the setting, having a perfect position, surrounded by beautiful huge trees. In our project the garden is reformed, the terrace is prolonged, and the country house is recreated and extended by a solid. Its dimensions are adjusted to those of the old country house. This new solid is the contemporary double of the old solid. Fraternal twins… A third solid is built like a building embankment, which supports the terrace extension. This solid is thick and covered by plants. It’s a lived hill that includes all the double rooms. The project totals twenty five rooms associated to common services. Like a big guest house which reconnects to senses and childhood pleasure, the water noise in high garden. The spaces are voluptuous and characterized by atmospheres. The dimensions and the equipment make possible teaching, rehearsing, or organizing visual art workshops while including more domestic atmospheres.
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VAL PRE VERT / VAL PRE VERT
Vista dal giardino
Vista della vecchia e della nuova facciata
View from the garden
View of the old facade and the new one
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VAL PRE VERT / VAL PRE VERT
RAPHAELLE SEGOND Vista della hall d’ingresso dal banco della reception
View of the entrance from the reception desk
Veduta dalla terrazza del ristorante sull’ingresso
View from the terrace of the restaurant toward the entrance
Piante
Plans
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MYRIAM SOUSSAN Morocco
Nella società consumistica odierna, anche l’architettura è diventata un bene di consumo la cui pratica è orientata verso un approccio commerciale. Questo determina uno stile di vita e progetti convenzionali, spazi abitativi nei quali le persone hanno difficoltà a identificarsi e a trovare un senso, modalità costruttive e procedure operative che stanno distruggendo il nostro pianeta. Queste osservazioni mi hanno condotto all’architettura che realizzo oggi, nella quale l’approccio cibernetico si basa sulla relazione tra gli elementi di un sistema armonioso (in equilibrio). Gli elementi devono essere più semplici possibile sul piano formale e costruttivo, ma devono essere in grado di instaurare relazioni complesse gli uni con gli altri. L’obiettivo è ottenere diverse combinazioni formali aumentando le possibilità conciliabili di correlazione tra i componenti. Il risultato è un sistema architettonico dinamico, scalabile e potenzialmente contenente molte configurazioni spaziali. Dopo anni di ricerche, di prove e di proposte, questi principi hanno dato vita a due progetti autosufficienti al 100% per la costruzione di sorprendenti aree funzionali e ricreative a costi contenuti. Questa prima fase fondamentale permette di guardare alla possibilità di una città autosufficiente: le conseguenze di questo approccio radicalmente bioclimatico preannunciano un nuovo modello di vita urbana, in armonia con i cicli della natura.
In today’s consumer society, architecture itself has also become an object of consumption, in which its practice is oriented towards a commercial approach. The results are conventional lifestyle and design patterns, living places where man can hardly identify himself with in a meaningful way, and modes of construction and operating procedures that are destroying our planet. These observations led me to the architecture I practice today, in which a cybernetic approach is based on the relationship between the elements of a balanced system (in equilibrium). The elements must be as simple as possible on the formal and constructive levels, but must be able to establish complex relationships between them. The goal is to increase the compatible possibilities of inter-component relationships to achieve multiple formal combinations. This results in a dynamic architecture-system, scalable and potentially containing many spatial configurations. After years of research, testing and proposals, two 100% self-sustainable projects could be achieved in accordance with these principles, offering amazing, fun and functional areas built at low costs. This fundamental first step allows considering the possibility of an autonomous city, and the consequences of this radically bioclimatic approach announce a new paradigm of urban life in harmony with the cycles of nature.
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MYRIAM SOUSSAN
CENTRO DI DOCUMENTAZIONE E INFORMAZIONE DEL LICEO DESCARTES DOCUMENTATION AND INFORMATION CENTER OF LYCEE DESCARTES DATI DEL PROGETTO Località Rabat Agdal, Marocco Tipo di progetto Nuova costruzione Uso dell’edificio Centro di documentazione e informazione per studenti e classi Periodo di costruzione 2010 – 2011
PROJECT DATA Location Rabat Agdal, Morocco Project Type New construction Use of the Building Documentation and Information Center for students and classrooms Construction Period 2010 – 2011
Dopo aver esaminato il luogo e in risposta alle richieste del cliente di un edificio bioclimatico con una forte identità spaziale, abbiamo optato per un’architettura seminascosta e furtiva, sfruttando la pendenza naturale del territorio. L’espansione volumetrica circostante e le barriere visive così create ci hanno condotto a un approccio minimalista e di intervento artistico sul territorio, con scorci aperti sul lato esposto a sud. L’edificio basso si estende su un unico livello e si protende verso nord-est e nord-ovest verso due collinette: una grande piastra bianca sospesa su una protuberanza del terreno. Sopra questa struttura sono installati dei grandi deflettori mobili che si spostano a seconda del clima. La struttura ha l’aspetto di un tempio del sapere, incastonato al suolo, aperto verso il cielo, centripeto e intimo. Nel punto in cui la pendenza aumenta, il progetto si erge oltre la collinetta esistente prolungandola grazie a grandi lastre di pietra bianca disposte come una scalinata, sovrastata da una sovrastruttura metallica che ricrea un’agorà concepita per ospitare gli studenti. In questo progetto, tutti gli spazi sono organizzati in anelli concentrici intorno a un cortile con un giardino. Il primo anello è composto dalle aree di lettura e di lavoro e dà sul cortile. Il perimetro e il secondo anello servono da spazio per la circolazione principale; un terzo anello ospita le esposizioni di libri, opere e materiali di lettura, e gli spazi rimanenti, chiusi, sono organizzati in un ultimo anello.
After studying the place, and in response to the client, who wanted a bioclimatic building with a strong spatial identity, we opted for a halfburied and furtive architecture taking in the natural slope of the land. The surrounding volumetric expansion and the visual barriers thereby generated led us to a minimalist and land-art approach, with free perspectives on the south side. The low-rise building stretches out on one level only, and leans to the northeast and northwest, toward two earth mounds, looking like a massive white plate floating above a bulge in the land. Above this very static plate are deployed large mobile deflectors moving according to the weather. The construction looks like a sanctuary of knowledge, nestled in the ground, open to the sky, centripetal and intimate. At the place where the slope becomes stronger, the project emerges from the existing mound and prolongs it using large white flagstones laid in a stair like shape, above which lies a metal awning, forming an agora intended to accommodate the students. In this project, all spaces are organized in concentric rings around a planted patio. A first ring is composed of areas for reading and working, and overlooks the patio. The periphery and a second ring are used as a space for main circulation; a third ring displays books, works, and reading materials, and the remaining spaces, which are closed, are organized in a last ring.
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CDI LICEO DESCARTES / CDI LYCEE DESCARTES
Dove la pendenza del terreno è più marcata il volume emerge con grandi piattaforme per gli studenti sotto un grande tetto a portico
Diagrammi dell’organizzazione dei principi bioclimatici
Where the slope is steeper the volume emerges by big platforms to accommodate the students under a large porch roof
Diagrams showing the organization of bioclimatic principles
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CDI LICEO DESCARTES / CDI LYCEE DESCARTES
MYRIAM SOUSSAN
Vista del patio centrale: 4 tende motorizzate proteggono dal sole
View on the central patio: 4 motorized awnings protect from the sun
Planimetria generale
Site plan
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“FELFLA”, PICCOLO ALBERGO AD AUTONOMIA ENERGETICA “FELFLA”, SMALL AUTONOMOUS HOTEL DATI DEL PROGETTO Località Litoranea d’Agadir, Arganeraie de Tamanar, Marocco Tipo di progetto Trasformazione Uso dell’edificio Albergo Periodo di costruzione 2011 – 2013
PROJECT DATA Location Agadir Coastal Rd., Arganeraie de Tamanar, Morocco Project Type Transformation Use of the Building Hotel Construction Period 2011 – 2013
Questo piccolo albergo nella foresta di Argan, è isolato all’interno di un ecosistema molto arido (200 mm di precipitazioni). Questo tipo di intervento dimostra che l’autosufficienza si può ottenere ovunque, integrando la logica dei cicli naturali. L’albergo dispone di cinque camere da letto, una sala, una cucina, due toilette compostanti, due aree con docce e lavandini, un patio e una piscina. Un orto contiguo fornisce le verdure. Con una falda freatica situata a 300 m di profondità, tutto il fabbisogno d’acqua viene soddisfatto con la raccolta dell’acqua piovana in due cisterne interrate. Le acque grigie vengono completamente riciclate in acqua per l’orto grazie a un sistema di irrigazione automatico. Il compost (prodotto dalle toilette compostanti e dai rifiuti organici della cucina) è l’unico fertilizzante utilizzato nell’orto. Dal punto di vista architettonico, quando è chiuso, l’edificio ha l’aspetto delle abitazioni tipiche della regione, cioè un cubo squadrato bianco. Tuttavia, mano a mano che si apre, rivela pareti sempre diverse nel loro aspetto. L’edificio funziona come un grande mobile con tanti cassetti: imposte spesse, tettoie, cabine per le toilette, ponte mobile, tavoli e panche. Tutti questi elementi ruotano, si spostano, si aprono o si inclinano per creare varie configurazioni spaziali. In alcune fasi di mobilità, la stessa architettura non è più riconoscibile: varia continuamente in base alla disposizione d’animo degli occupanti. Non è più l’immagine di se stessa, immobile nella visione inequivocabile del progettista, ma diventa l’immagine di chi la sta usando in quel momento. Allegra e funzionale, questa architettura non si accontenta di ospitare le persone, le interroga, le fa reagire e infine le fa sentire vive.
This small hotel in the Argan forest is isolated in a very arid ecosystem (200mm rainfall). We chose this type of environment to show that autonomy can be obtained everywhere by integrating the logic of local natural cycles. The hotel has five bedrooms, a living area, a kitchen, two dry toilets, two areas with showers and sinks, a patio, and a pool. An adjoining garden provides vegetables. With the water table located at a 300m depth, the entire water intake comes from the recovery of rainwater in two tanks dug in the ground. The treated gray waters are fully recycled in gardening water using an automated drip system. Compost (produced by the dry toilets and all organic kitchen waste) is the only fertilizer used in the garden. Architecturally, the building—when closed—looks like the traditional houses of the region, i.e. a clean-cut white cube. However, as it gradually unfolds, it reveals walls constantly different in their aspect. The building works like a large piece of furniture with multiple drawers: thick shutters, canopies, toilet cubicles, drawbridge, desks and seats. All these elements rotate, move, unfold or tilt to create multiple spatial configurations. At some stage of mobility, it is the architecture itself that is unrecognizable: it changes constantly to match the occupant’s mood. It becomes an image not of itself, frozen in the designer’s unequivocal vision, but rather the image of the user of the moment. Playful and functional, this architecture does more than hosting the user, it questions him/her, makes him/her react, and ultimately makes him/her feel alive.
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MYRIAM SOUSSAN
L’edificio aperto: il cubo bianco sulla destra è la parte mobile di una camera
Building opened: the white cube on the right is the movable part of a room
L’edificio completamente chiuso
The building completely closed
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“FELFLA”, PICCOLO ALBERGO AD AUTONOMIA ENERGETICA / “FELFLA”, SMALL AUTONOMOUS HOTEL
Gli spazi comuni: il contrappeso sulla destra apre il flap del grande soffitto
The common area. Counterweight on the right to open the large roof flap
Le camere aperte sull’esterno. A destra un sistema di contrappesi per aprire il soffitto di vetro
Room opens outside. On the right, a counterweight system to open a high up glass roof
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KERSTIN THOMPSON Australia La prima motivazione del nostro lavoro è l’impegno civile: che si tratti di un’abitazione privata o di un edificio pubblico, l’architettura civile permette di stabilire relazioni significative e collegamenti tra persone e luogo. Il valore consiste nel contributo alla situazione, dal punto di vista costruttivo, ecologico e culturale, nell’ambito di una più ampia unità. Alla riduzione dell’architettura a semplice icona nella decorazione delle nostre città rispondiamo con progetti che intendono mettere in primo piano l’atto dell’abitare e la gioia dell’usare gli spazi. Facciamo progetti dal carattere solido, generoso, diretti nei materiali e nelle forme, che sfruttano l’architettura come strumento di potenziamento delle peculiarità spaziali del luogo, ricostruendone identità e vissuto.
The potential to extract civic opportunity is a key motivation in KTA’s work. Whether a private dwelling or a community building, civic architecture enables meaningful relationships and connections between people and place. Its value lies in what it contributes to its situation—built, ecological, and cultural—as part of a greater whole. A counter argument to the reduction of architecture to icon in the fashioning of our cities, our projects seek to foreground the act of living and the joys of occupation. Robust, generous, and direct in their material and formal character, they exploit architecture as an instrument for reinforcing the spatial particularities of place, and constructing the identity and experience of the local.
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MUSEO D’ARTE UNIVERSITÀ DI MONASH (MUMA) MONASH UNIVERSITY MUSEUM OF ART (MUMA) DATI DEL PROGETTO Località Caulfield, Victoria, Australia Tipo di progetto Riuso adattabile Uso dell’edificio Galleria d’arte Periodo di costruzione 2009 – 2010
PROJECT DATA Location Caulfield, Victoria, Australia Project Type Adaptive Re-use Use of the Building Art Gallery Construction Period 2009 – 2010
Al piano terra di un edificio modernista degli anni ‘60, situato nel Campus Caulfield dell’Università di Monash, il progetto del MUMA e del relativo piazzale della scultura presentano opportunità di scambio tra il programma interno tipico del museo e la vita quotidiana del campus e dell’intera comunità. Il progetto unisce i dipartimenti di Arte e Design e Belle Arti con l’introduzione di una copertura lungo il lato meridionale del MUMA, la quale rafforza un importante passaggio pedonale tra questi dipartimenti e ospita l’insieme dei servizi meccanici essenziali per il controllo climatico all’interno delle gallerie. La decisione di posizionare i servizi all’esterno, nella copertura, ha consentito di ottimizzare l’area interna del piano, creando un generoso spazio veranda per eventi esterni e per le aperture straordinarie del museo. La linearità della copertura amplifica la delicata curva dell’edificio esistente, che viene ulteriormente accentuata con l’introduzione della nuova facciata di vetro nero inchiostro che riflette il panorama circostante. Le numerose vetrate di questa facciata offrono ai passanti viste direttamente nel museo e, all’interno, verso il cortile della scultura, e danno luce naturale alle gallerie meridionali. Il progetto del MUMA è un contributo al dibattito corrente sulla relazione tra architettura e arte. Abbiamo risposto soppesando momenti di espressione architettonica ad altri di relativo silenzio.
Occupying the ground floor of a 1960’s modernist building at Monash University’s Caulfield Campus, the design of MUMA and its sculpture forecourt presents opportunities for exchange between the typically internal program of the museum and the daily life of the campus and broader community. The project bridges the Art and Design and Fine Arts departments with the introduction of a canopy along the southern edge of MUMA. This reinforces a key pedestrian link between these departments. It houses the bulk of the mechanical services essential to achieving climatic control within the galleries. The decision to externalize services in the canopy maximizes internal floor area—thereby creating a generous veranda space for outdoor events, including after hours museum openings. The linearity of the canopy amplifies the gentle curve of the existing building, which is further dramatized with the introduction of a new inky-black glass facade to reflect the landscaped surroundings. Several picture windows in this facade provide passersby with direct views into the museum and from within they offer visual relief out to the sculpture court, as well as natural light to the southern galleries. The design of MUMA is a contribution to the ongoing debate about the relationship between architecture and art. Our response has been to balance moments of architectural expression with others of relative silence.
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KERSTIN THOMPSON
La curva dolce dell’edificio esistente è accentuata dalla nuova facciata di vetro nero che riflette il paesaggio circostante
The gentle curve of the existing building is further dramatized with the introduction of a new black glass facade to reflect the surrounds
Pianta del museo e della Corte della Scultura
Museum and Sculpture Courtyard plan
Prospetto della Corte
Courtyard elevation
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MUSEO D’ARTE UNIVERSITÀ DI MONASH / MONASH UNIVERSITY MUSEUM OF ART Sotto la pensilina l’ampio spazio veranda per eventi all’aperto
Beneath the canopy is a generous verandah space for outdoor events
La corte che ospita la scultura di Ian Potter estende lo spazio della galleria verso l’esterno
The Ian Potter Sculpture Court extends the gallery space from inside to outside
Le gallerie per l’arte contemporanea al MUMA
The MUMA contemporary art galleries
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KERSTIN THOMPSON
STAZIONI DI POLIZIA POLICE STATIONS DATI DEL PROGETTO Località Warrandyte – Carrum Downs – Marysville Victoria, Australia Uso dell’edificio Stazioni di polizia Periodo di costruzione 2006 – 2007 Warrandyte 2009 – 2010 Carrum Downs 2011 – 2012 Marysville
PROJECT DATA Location Warrandyte – Carrum Downs – Marysville Victoria, Australia Use of the Building Police Stations Construction Period 2006 – 2007 Warrandyte 2009 – 2010 Carrum Downs 2011 – 2012 Marysville
Nell’ambito delle nostre municipalità suburbane e regionali, la stazione di polizia è parte vitale dell’infrastruttura comunitaria. Queste stazioni formano, insieme, una rete civica. Benché condividano un programma comune, si distinguono per variazioni della forma, materiali e tipologia della pianta e sviluppano un’architettura sensibile al sito, come un’energia che evidenzia e dà forma al luogo all’interno dei quartieri. La qualità figurativa di Warrandyte, imposta dalla sua forma curva e dal mattonato esterno, rende la stazione piacevole ai cittadini, presentando la polizia come amichevole custode della comunità. La stazione di polizia Carrum Downs, la terza e la più grande, affronta l’opportunità che un progetto tradizionale offre all’innovazione. La tipologia di piano standard ricrea una comunità piuttosto che un’istituzione, immaginandola come una mini città. Il programma civico della stazione di polizia quale elemento plasmante del luogo è più evidente nella stazione di Marysville. La forma allungata e bassa della stazione definisce delicatamente il bordo del parco e incornicia le montagne in lontananza. Insieme al Centro Comunitario, la stazione completa il quadro di un Marysville Heart rigenerato, uno spazio pubblico, che offre un legame tra le persone, il luogo e il paesaggio.
Within our suburbs and regional townships, the police station is a vital piece of community infrastructure. These four stations together form a civic network. Despite sharing a common program, they are distinguished by variations in form, material, and plan typology to develop a siteresponsive architecture as a localizing and place-making force within their neighborhoods. Warrandyte’s figurative quality—its bent form and furry brick skin— endears it to the locals and presents the police as friendly community guardians. The Carrum Downs police station was the third and largest. It explores the opportunity that a conventional project presents for innovation. We rethought the standard plan typology to conceive it as a community rather than an institution, and imagined it as a mini city. The civic agenda of the police station as place-maker is most evident in the Marysville station. The long and low form of the station gently defines the park edge and frames the distant mountains. With the Community Center, the station completes the regenerated Marysville Heart, a public space, creating links between people, place, and landscape.
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STAZIONI DI POLIZIA / POLICE STATIONS Segno di urbanità, la stazione definisce il confine del parco e completa il recupero del centro di Marysville
An act of urbanism the station defines the park edge to complete the regenerated Marysville heart
La stazione di Marysville è stata fondamentale per il recupero e la trasformazione di un’area devastata dagli incendi
The Marysville station was pivotal to the re-establishment and reformation of the fire ravaged community
Pianta
Floor plan
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STAZIONI DI POLIZIA / POLICE STATIONS
KERSTIN THOMPSON
Vista esterna della stazione di Warrandyte
Warrandyte station external view Veduta notturna della stazione di Carrum Downs
Carrum Downs station night time view
La stazione di Carrum Downs è una città in miniatura: ogni zona funzionale è configurata come volume singolo contraddistinto da una particolare scelta dei mattoni
Carrum Downs station is a mini city: each programmatic element figured as an individual volume distinguished through a particular choice of bricks
La stazione di Warrandyte vuole apparire garante della comunità e non solo tutrice dell’ordine
Warrandyte station community guardian rather than law enforcer
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SOFIA TSIRAKI Greece Ho deciso che volevo diventare un architetto gradualmente mentre seguivo un corso di pittura e scultura a scuola quando avevo appena 13 anni. LÏ ho iniziato a sviluppare un modo di pensare, di vedere le cose, di fare le cose, che era stato latente in me fino a quel momento. Ho iniziato cosÏ ad esercitare di pari passo testa, mano e cuore, una pratica basata sull’esperienza soggettiva e il pensiero razionale oggettivo. Questa combinazione mi ha portato infine a studiare architettura e non belle arti.
I gradually decided that I wanted to become an architect, while I was attending a painting and sculpturing course at school around the age of 13. There, I started to develop a manner of thinking, of looking at things, of doing things that was, until then, latent in me. I started to uniform training of the head, the hand and the heart, an education based on subjective experience and objective rationale thinking. This combination led me finally to study architecture and not fine arts.
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SOFIA TSIRAKI
CASE A GAZI APARTMENT BLOCK IN GAZI DATI DEL PROGETTO Località Atene, Attica, Grecia Tipo di progetto Nuova costruzione Uso dell’edificio Residenze private Periodo di costruzione 2012 - 2013
PROJECT DATA Location Athens, Attica, Greece Project Type New construction Use of the Building Private residences Construction Period 2012 – 2013
Situato nel vivace quartiere di Gazi, il progetto è stato concepito come una dissoluzione dei forti confini di una “scatola” abitativa elementare e la realizzazione di uno spazio fluido ottenuto grazie all’uso di lastre. La caratteristica di questo progetto multi-alloggio è l’apertura verso l’esterno, per dare vita a una condizione di multi-abitazione estroversa. La dissoluzione della “scatola” è concettualmente articolata con piani verticali e orizzontali collegati tra loro. I piani penetrano la facciata e scorrono come “cassetti” all’interno dell’edificio per creare gli spazi vivibili. Gli elementi del progetto si basano su una sintassi architettonica che recupera il concetto di “mattoni” come nel gioco del “lego”. Elementi caratteristici sono: • calcestruzzo a vista per il sistema di supporto, utilizzato con finalità costruttive ed estetiche; • distinzione tra elementi portanti e non portanti ottenuta con l’uso di colori ctonici; • tiranti attorno ai quali si articolano con precisione tutti gli elementi progettuali; • stratificazione delle varie fasi costruttive, come la sovrapposizione degli elementi leggeri alla robusta struttura di calcestruzzo.
Located in the lively neighborhood of Gazi, the proposal was conceived as a dissolution of the strong boundaries of an elementary habitable “box,” and the arrangement of a flowing design by plates. In this multi-housing project, the design “opened” towards the outside, forming a condition of extroverted multi-habitation. The dissolution of the “box” is conceptually articulated by vertical and horizontal planes in “bracket” ties with one another. These planes penetrate the facade and slide like “drawers” inside the interior and create livable space. The basic design elements comprise an architectural syntax with “Lego” features: • bare concrete distinctively used in the bearing system for construction and aesthetic purposes; • the distinction between bearing and non-bearing elements, painted in chthonic color; • the “bracket” ties according to which all design elements are meticulously articulated; • the layering of different construction phases such as the light elements overlaid on the robust concrete structure.
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CASE A GAZI / APARTMENT BLOCK IN GAZI
Interno della hall di ingresso
Entrance interior
Dettaglio della facciata principale
Veduta notturna della facciata
Front facade detail
Night view of the facade
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CASE A GAZI / APARTMENT BLOCK IN GAZI
SOFIA TSIRAKI
Disegni
Drawings
Sezione
Veduta diurna della facciata
Section
Day view of the facade
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LA “STAFFA” (PUNTO – LINEA – SUPERFICIE) THE “BRACKET” (POINT – LINE – SURFACE) DATI DEL PROGETTO Località Kifisia, Attica, Grecia Tipo di progetto Nuova costruzione Uso dell’edificio Spazi industriali Periodo di costruzione 2014 – 2015
PROJECT DATA Location Kifisia, Attica, Greece Project Type New construction Use of the Building Industrial premises Construction Period 2014 – 2015
L’idea principale comprende l’energico profilo del progetto che definisce l’impianto industriale e ne caratterizza simbolicamente l’identità. La linea precisa e pulita del rivestimento esterno dell’edificio si contrappone agli elementi cinetici enfatizzati come parti strutturali principali. Concepiti come punto, linea e superficie, gli elementi strutturali comprendono colonne, travi e pareti portanti regolabili per mezzo di tiranti che creano un design spaziale ed estetico. Entro i confini del progetto, la “staffa” si contrappone all’eterogeneità nella qualità e negli elementi spaziali della sintassi architettonica: la relazione tra interno ed esterno si esprime nelle superfici verticali, nelle pareti portanti e nelle grandi aperture che organizzano le viste; la relazione tra elementi immobili ed elementi dinamici è espressa dalle regolazioni tra le parti del sistema di sostegno e le parti non portanti. L’edificio è suddiviso in base, corpo e segmenti superiori che seguono le diverse unità funzionali, come ad esempio la linea di produzione (piano terra), gli impianti industriali complementari (livelli intermedi) e gli uffici amministrativi (livello superiore).
The main idea comprises the firm outline of the design that encircles the industrial facility and symbolically defines its identity. The precise, clean line of the skin of the building is in contrapuntal relation to the individual kinetic design elements that are emphasized as main structural parts. Conceived as point, line, and surface, these structural elements include the column, beam, and bearing wall that are adjusted in bracket ties, and form a spatial and aesthetic design. Within the design boundaries, the bracket ties configure contrapuntal relations between different spatial qualities and elements of the architectural syntax: the relation between interior and exterior is expressed in the vertical surfaces of the bearing walls and big openings that organize the views; the relation between “motionless” and kinetic design elements that is expressed in the various adjustments between the parts of the bearing system and the non-bearing ones. The building is divided into base, body, and top segments that follow the different functional units, such as the production line (ground level), supplementary industrial facilities (middle levels), and administration offices (upper level).
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SOFIA TSIRAKI
Disegni – L’idea architettonica
Dettaglio
Drawings – Architectural idea
Detail
Disegni
Drawings
L’integrazione all’area industriale
The integration to the industrial area
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LA “STAFFA” / THE “BRACKET”
Facciata posteriore
Accesso dei veicoli alla struttura industriale
Rear facade
Vehicle access to the industrial facility
Dettaglio della facciata
Detail of the facade
Facciata principale
Front facade
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MICHAELA WOLF Italy Per me l’architettura è un processo costruttivo in divenire, una relazione con il paesaggio. Ma è nella comprensione del pensiero e della vita delle persone che trovo il mio interesse più profondo. Fa parte di un processo di pensiero collettivo insieme al cliente, uno sviluppo, un gioco con le superfici, i colori e le dimensioni, ma anche comprensione dei luoghi e necessità di accettare la location messa a disposizione così com’è. Abbiamo fatto nostra la frase di un architetto sconosciuto: “Non si costruisce in un luogo, si costruisce il luogo”. Cerchiamo di includere nel progetto gli elementi costruttivi locali tradizionali, la cultura materiale locale. Guardiamo alla storia in prospettiva del futuro. Materiali e oggetti ritrovati nel luogo di costruzione possono assumere un valore speciale e possono perfino influenzare in seguito il processo di progettazione. Ciò che merita di essere conservato può essere riutilizzato e inserito nell’intervento. Durante il lavoro su un edificio esistente, il nuovo dialoga con il vecchio, pur rimanendo riconoscibile come tale, definendo chiaramente il suo ruolo. Il nuovo edificio dà forma e continuità al paesaggio.
To me, architecture is an ongoing construction process, a relationship with the landscape. But it’s in the understanding of human thinking and living that I found my deeper interest. It is also a collective thinking process—with the client, a development, a game with surfaces, colors and scales, as well as an understanding of locations and the necessity to accept the given location as it is. We made ours the quote from an unknown architect: “You shouldn’t build on one place, but you should build the place”. We try to take up local, traditional building elements, the so called local reference of materials. We look at the history with the perspective for the future. Materials and objects found on the building site might have a special value, and they later influence the design process. The things worthy to preserve are reused and inserted. During the work within or with the old existing building, the new enters into dialogue with the old, though the new remains recognizable as such and claims its position. The new volume continues and shapes the landscape.
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STAZIONE VIGILI DEL FUOCO FIRE BRIGADE STATION DATI DEL PROGETTO Località Magrè, Sudtirolo, Italia Tipo di progetto Concorso pubblico Uso dell’edificio Caserma dei vigili del fuoco Periodo di costruzione 2009 – 2011
PROJECT DATA Location Magreid, Südtirol, Italy Project Type Public competition Use of the Building Firefighters station Construction Period 2009 – 2011
Magrè può essere facilmente descritta come uno spazio piatto e stretto, con vigneti in mezzo a scoscesi pendii rocciosi. Nel 2009, è stato indetto un concorso per la caserma dei vigili del fuoco. Considerando l’importanza dell’agricoltura per la comunità, e la mancanza di terreni disponibili, abbiamo proposto di realizzare la caserma dentro la roccia, allo scopo di risparmiare terreno prezioso. Sono state scavate tre grandi grotte con il metodo di perforazione NATM. Le gallerie principali hanno una sezione trasversale semi-circolare, larga 10 metri e alta 6,50 metri e sono collegate tra di loro da un taglio a croce; all’esterno sono collegate da una parete d’ingresso inclinata e curva, alta 9 metri e lunga 47 metri. Realizzata in cemento, serve anche come protezione dai massi che potrebbero staccarsi dalla parete rocciosa. Un trattamento speciale alla superficie di copertura ammorbidisce la ruvidità del cemento: è stata applicata polvere di carbone di faggio alle pareti appena ingessate con un metodo ad alta pressione, ottenendo un colore particolarmente scuro, simile al legno bruciato. Da questa parete sporgono tre corpi in vetro. In termini di sostenibilità, anche il posizionamento dell’edificio nella roccia è positivo per il risparmio energetico, poiché la temperatura delle rocce rimane costante sui 12°C tutto l’anno. Nelle zone di ingresso, la struttura interna è stata rafforzata con barre d’acciaio e uno strato di cemento spruzzato; gli interni sono stati realizzati principalmente in acciaio inossidabile, vetro e legno. La finitura precisa dei dettagli contribuisce a dare l’impressione di un ambiente di alta qualità, sposandosi con la ruvida bellezza delle rocce.
Magreid might be easily represented by a narrow flat space with vineyards among steep rock slopes. In 2009, a competition for the firefighters headquarters opened, and we considered the importance of agriculture for the community, together with the lack of soil, so we proposed to place the fire brigade into the rock, with the purpose of saving valuable ground. Three big caverns were drilled, through NATM, a tunneling method. Main caverns have a semicircular cross-section, 10 meters wide and 6.50m high, and are interlinked with a cross cut; a slanted and curved portal wall, which is 9m high and 47m long, was used to connect them outside. As it is made of concrete, it also works as a protection from sliding rocks from the slope. A special treatment of the plate surface softens the concrete roughness: beech charcoal powder was applied to the freshly plastered walls with a high-pressure method, achieving a rich black color of burned wood. From this wall, three corpuses in glass jut out. In terms of sustainability, even placing the building in the rock was positive in term of energy savings, as the temperature of the rocks is around 12°C all the year. In the areas of the portals, the inner shell was strengthened with steel bars and a layer of jetcrete; the interiors were mainly done in stainless steel, glass, and wood. The precise finish of those details supports the impression of a high quality ambience and the rough beauty of the rocks.
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MICHAELA WOLF
GÜNTER RICHARD WETT; JÜRGEN EHEIM; ULRICH EGGER
Elementi vetrati
Glass cubes
GÜNTER RICHARD WETT; JÜRGEN EHEIM; ULRICH EGGER
The concrete facade
Facciata in cemento
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STAZIONE VIGILI DEL FUOCO / FIRE BRIGADE STATION Costruito sul fronte della montagna prospicente aziende agricole e vigne
Built into the face of the mountain, in front of farms and vineyards GÜNTER RICHARD WETT; JÜRGEN EHEIM; ULRICH EGGER
Una galleria di servizio
One of the functional galleries
GÜNTER RICHARD WETT; JÜRGEN EHEIM; ULRICH EGGER
In senso orario, schizzo di progetto, pianta del piano terra, sezione.
Clockwise, sketch, ground plan, section. GÜNTER RICHARD WETT; JÜRGEN EHEIM; ULRICH EGGER
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MICHAELA WOLF
CAMERA SENZA VISTA – ALBERGO PUPP A ROOM WITHOUT A VIEW – HOTEL PUPP DATI DEL PROGETTO Località Bressanone, Sudtirolo, Italia Tipo di progetto Concorso per un hotel Uso dell’edificio Hotel Periodo di costruzione 2010 – 2011
PROJECT DATA Location Bressanone, Südtirol, Italy Project Type Competition for a hotel Use of the Building Hotel Construction Period 2010 – 2011
Il progetto è nato grazie al concorso per un’area storicamente importante nella città di Bressanone. Situato nella zona settentrionale della città vecchia, il nuovo Hotel Pupp è diventato negli ultimi anni, una sorta di porta d’accesso per chi arriva in città. Lo scopo principale era quello di chiudere gli spazi costruttivi e creare undici suite. Tenendo in considerazione il contesto della città storica, abbiamo pensato di creare una sorta di scatola privata, con poche aperture verso il traffico della strada e del quartiere, riducendo i vuoti per aumentare il senso di intimità. L’edificio riceve la luce dall’alto sia nelle aree comuni, sia in quelle private, nel cortile interno e anche nelle stanze. La luce inonda l’edificio e produce un senso di calorosa intimità. Dall’esterno, la struttura tripartita ad incastri è rivestita con un intonaco granuloso che richiama molti degli edifici circostanti, ma le facciate bianche e il gioco d’ombre sui volumi le conferiscono un’identità molto forte. Il bianco scorre dall’esterno verso l’interno, dall’apertura sulla piazza al terreno interno del cortile. Tuttavia, negli interni, i tappeti marroni creano un’atmosfera più calda e delicata. Le stanze sembrano un gioco di scatole, in cui il bagno, il guardaroba, la scrivania e il minibar sono tutto in uno, come piccoli gioielli pieni di sorprese. Nel piano interrato, la sala della colazione è illuminata dalla luce naturale proveniente dall’alto del cortile interno, creando un’atmosfera luminosa al mattino. Nell’insieme, dà l’idea di una struttura moderna, possente e determinata situata all’ingresso della città. Nella scelta di questi materiali, una certa atmosfera del passato è ancora percettibile, una miscela tra culto dell’hotel tradizionale e identità contemporanea.
The project was born as a competition for a historic location in the city of Bressanone. Located in the northern part of the old town, the new Hotel Pupp has become in these years a gate for those arriving to town. The main aim was closing a building gap and setting up eleven suites. As we considered the context of the historical city, we thought to create an intimate box, with few openings to the busy road and neighborhood, reducing the voids to increase the sense of intimacy. The building receives daylight from the top in both common and private areas, in the inner courtyard as well as in the rooms. Lights flood the building and generate a warm intimacy. From the outside, the tripartite interlocked structure is supplied with a grainy plaster that recalls many buildings in the surroundings, though the white facades and the shadow play on the volumes provide a strong identity. White runs from the outside to the inside, from the opening on the square to the inner earth of the courtyard. However, brown woven carpets create a more delicate and warm atmosphere in the interiors. The interlocked rooms are like boxes, in which bathroom, wardrobe, desk, and mini-bar are all-in-one, like pretty jewelry full of surprises. In the basement, the breakfast room is lit by the daylight from the top of the inner courtyard, creating a bright atmosphere in the mornings. As a whole, you can see a modern, powerful, assertive structure at the entrance to the city. By choosing these materials a certain atmosphere of the past is perceptible—a mix between the traditional hotel culture and a contemporary identity.
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ALBERGO PUPP / HOTEL PUPP
GÜNTER RICHARD WETT; JÜRGEN EHEIM
L’albergo come porta della città
Hotel as a gateway
GÜNTER RICHARD WETT; JÜRGEN EHEIM
Luce naturale e colori per lo spazio colazione al piano interrato
Planimetria generale
Daylight and colors for breakfast, in the basement
General plan
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ALBERGO PUPP / HOTEL PUPP
MICHAELA WOLF
GÜNTER RICHARD WETT; JÜRGEN EHEIM GÜNTER RICHARD WETT; JÜRGEN EHEIM
Tre strutture interconnesse che creano un gioco di proiezioni e compensazioni
Three interlocked structures, creating a game with projections and set-offs
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RULA YAGHMOUR Jordan Sono nata in una famiglia di architetti e il mio incontro con l’architettura è avvenuto presto. Nella mia fantasia di bambina, i disegni che mio padre portava a casa sembravano essere la soluzione a tutti i problemi del mondo. Sono cresciuta col desiderio di progettare la casa di famiglia perfetta, capace di offrire amore e calore ai suoi abitanti. Ricordo che disegnavo scuole, ospedali e parchi verdi che, secondo me, avrebbero cambiato il panorama della mia città. Tuttavia, crescendo in Medio Oriente, una regione alle prese con seri problemi politici, economici e sociali, la “realtà” dell’architettura mi colpì duramente. All’inizio progettare mi sembrava un’attività inutile sotto il profilo della concretezza, quasi fosse un’esperienza di avanguardia. La gente non accettava il cambiamento e aveva altre priorità. E così ho creato una mia strategia dedicandomi a progetti sociali su piccola scala, per educare le persone al progetto e alla possibilità di utilizzarlo per migliorare la loro condizione. Ho avuto la fortuna di lavorare su progetti che avevano molto da offrire alla società. Per me l’architettura ora è una sintesi complessa di desideri individuali e collettivi; è il contesto, l’adeguatezza culturale e ambientale; è lo strumento tecnologico capace di adattarsi a ogni proposta. Credo che l’architettura debba prendere le distanze dall’ego dell’architetto e dalle sue soluzioni estetiche alla moda, per stabilire priorità diverse, avvicinarsi alla gente e diventare un processo liberatorio.
Born in an architect’s house, my encounter with architecture came quite early. The renders my father used to bring home seemed to solve all the world’s problems in the “daughter’s” mind. I grew up wanting to design that perfect family house that brought love and warmth to its residents; I remember sketching schools, hospitals, and green parks that would come to change the landscape of my city. However, growing up in the Middle East, a struggling region with economical, social, and many political issues, the “reality” of architecture hit me hard. As I started practicing, design felt useless—a more avant-garde experience. People resisted change and had higher priorities. I created my own strategy of working on a smaller scale on social projects that educate more about design and how to utilize it for development. I was lucky to work on projects that offered more to society. To me, architecture now is a complex synthesis of individual and communal desires, the context, the cultural and environmental appropriateness, and technological means that can adapt specifically to each proposal. I believe architecture must step back from the “architects ego” and his high aesthetic, fashionable solutions; architecture must set different priorities and come closer to the people to ultimately become a liberating process.
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RULA YAGHMOUR
MUSEO MURAD CASTLE – RECUPERO DI UN CASTELLO OTTOMANO MURAD CASTLE MUSEUM – OTTOMAN CASTLE REHABILITATION DATI DEL PROGETTO Località Betlemme, Palestina Tipo di progetto Ristrutturazione e riadattamento, aggiunte, progettazione di installazioni ed esposizioni Uso dell’edificio Museo Periodo di costruzione 2011 – 2012
PROJECT DATA Location Bethlehem, Palestine Project Type Renovation and adaptive reuse, infill, installations and exhibit design Use of the Building Museum Construction Period 2011 – 2012
Il castello sorge nello storico sito delle piscine di Salomone a Betlemme, Palestina. Tre grandi serbatoi con una capacità totale di 350.000 mq raccolgono e distribuiscono l’acqua attraverso gli storici acquedotti romani in pietra che pompano la vita nelle città di Gerusalemme e Betlemme. Due sono stati costruiti dai Romani 2000 anni fa, il terzo è un serbatoio mamelucco. Il sito è stato fortificato con un castello ottomano, costruito per proteggere le piscine sotto il periodo del sultano Murad IV (1622 a.C.), perché l’acqua era una risorsa preziosa. È stato importante rinnovare e riabilitare il castello per proteggerlo e preservarlo dalla distruzione; l’intervento è stato eseguito nell’ambito storico in cui si trovava il castello all’inizio del progetto. Il castello diventerà un museo nazionale attraverso un intervento architettonico che contrasta l’attuale, con l’utilizzo di materiali diversi e di mezzi tecnologici contemporanei, per sottolineare la natura dell’intervento. Ogni nuova aggiunta è stata progettata con elementi che la differenziano chiaramente dal passato. Il risultato è stato ottenuto mettendo a contrasto il vecchio e il nuovo, il contemporaneo e l’antico. Un rivestimento di vetro avvolge le cinque restanti stanze del castello, ed è sormontato da un tetto in acciaio. Gli elementi aggiunti sono leggeri, trasparenti e possono essere facilmente differenziati e smantellati in qualsiasi momento.
This project is set in Solomon’s Pool historical site in Bethlehem, Palestine. Three fresh-water-collecting-pools with a total minimum capacity of 350,000 sqm collect and dispatch water through historic stone roman aqueducts that pump life into the cities of Jerusalem and Bethlehem. Two were built by the Romans 2000 years ago, and the third is a Mamluk Pool. The site was fortified with an Ottoman castle built to protect the pools under the period of Sultan Murad the 4th rule (1622 A.C), as water was a scared resource. It was important to renovate and rehabilitate the castle to protect and preserve it from disintegrating; this is done within the historic framework the castle arrived to at the beginning of the project. The castle itself is set to become a national museum through an architectural interference that came to contrast the existing; that achieved through the utilization of different materials and contemporary technological means, to verify the nature of the addition of that specific period. Any new addition was projected with evident elements that differentiated it from what’s historical. This is done by contrasting what is old and what is new, what is contemporary and what is historical in the castle. A glass skin enfolds the 5 remaining rooms of the castle and a steel roof covers it. All what is additional is light, transparent, can be easily differentiated and dismantled at any point.
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MUSEO MURAD CASTLE / MURAD CASTLE MUSEUM
Veduta generale del museo in rapporto con l’antico castello ristrutturato
Museum structure in panorama view showing relationship with the old renovated castle
Veduta dell’esterno dagli spazi museali dedicati all’Età del Bronzo
View from inside showing Bronze Age Era and looking outwards
Veduta dall’area dedicata all’Antica Roma dove si evidenzia il contrasto tra la struttura del vecchio castello e l’involucro della nuova addizione
View from the Roman zone showing contrast between the old castle structure and the additional envelope
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MUSEO MURAD CASTLE / MURAD CASTLE MUSEUM
RULA YAGHMOUR
Il castello con l’ingresso principale, dopo il restauro
Castle exterior showing the original entrance after renovation
Planimetria generale del museo con suddivisione delle aree per le diverse epoche
Zoning layout plan showing display of different Eras in Museum
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LA MOSCHEA DI JUMEIRAH JUMEIRAH’S MOSQUE DATI DEL PROGETTO Località Dubai, Emirati Arabi Uniti Tipo di progetto Edificio religioso Uso dell’edificio Moschea Periodo di costruzione 2009 – 2011
PROJECT DATA Location Dubai, United Arab Emirates Project Type Religious Building Use of the Building Mosque Construction Period 2009 – 2011
Questo progetto è stato premiato in un concorso per la progettazione di una grande moschea sulla Al Jumeirah Palm a Dubai. La moschea non riflette la tipologia edilizia tradizionale, essendo costruita su una struttura visionaria come la Palma. Il carattere spirituale è evidente nella luce naturale indiretta che filtra in direzione di Al Qibla e nella facciata in vetro decorato con motivi islamici orientata verso la Mecca. Il concetto è sottolineato dalla presenza di un muro grezzo, costruito con il materiale lapideo utilizzato per tutta la Jumeirah Palm, che contrasta e riafferma l’importanza del muro di vetro. La proposta progettuale non piacque ai funzionari del Ministero degli Affari Religiosi, abituati alle tipiche architetture pesantemente ornate delle moschee; tuttavia gli architetti e il committente hanno insistito sul fatto che una costruzione così moderna doveva essere in linea con i nostri tempi e riflettere la tecnologia di oggi. Si voleva anche dare un’immagine moderna dell’Islam in tutti gli edifici, a segnalare un nuovo processo di pensiero, ricerca e cambiamento. La struttura in calcestruzzo, realizzata con solo quattro colonne, ha permesso di creare continuità con le linee di preghiera. La cupola è stata progettata sulla base del modello a “pianta” comunemente usato negli schemi e nei disegni islamici, e la complessa struttura è stata formata con membri di acciaio che permettono il passaggio della luce all’interno dell’edificio. L’esterno è rivestito di pietra a secco, un metodo antico che consente il buon isolamento climatico della costruzione.
This is an award-winning project in a competition to design a major mosque on the trunk of Al Jumeirah Palm in Dubai. The mosque was liberated from its traditional building typology, being itself constructed on the Palm’s visionary new structure. The spiritual character is apparent with the indirect natural light filtered in the direction of Al Qibla and a glass facade ornamented with Islamic patterns is oriented towards Mecca. The concept is also supported by a rough wall, built from the stone material used to form the Jumeirah Palm, which came to contrast and to reassert the importance of the glass wall. The design proposal was undesirable among the officials in the Ministry of Religious Affairs, as they were used to heavily ornamented structures to resemble mosques, however Yaghmour Architects and the client insisted that on such a modern establishment the building had to be true and authentic to our times and reflect today’s technology. Moreover, a modern image of Islam should be incorporated in all its buildings to initiate new thinking, research, and change. The concrete structure, with only 4 columns, allowed for the continuity of prayer lines. The dome is designed based on the “plant” pattern commonly used in Islamic patterns and drawings, and steel members formed the complex structure to allow light into the building. Stone clads the building and the dry fixation allows for insulations and provides the building with good climatic control.
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RULA YAGHMOUR
Veduta generale dell’esterno con il minareto
Exterior general view with the minaret
Veduta della nicchia della preghiera Mehrab orientata verso la Mecca
View showing the Mehrab niche orientation towards Mecca
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LA MOSCHEA DI JUMEIRAH / JUMEIRAH’S MOSQUE
Vista interna della moschea
I diversi strati di materiali sulla facciata
Interior view of mosque
Layers of materials on the facade
Pianta della moschea
Mosque plan
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ZOKA ZOLA USA Mi piace spaziare da un tipo di progetto all’altro, ma esistono alcuni elementi comuni a tutti i miei lavori. Integriamo i criteri evidenziati nelle aree problematiche, anche se possono sembrare delle limitazioni, perché abbiamo fiducia che alla fine arricchiranno il progetto. E vagliamo attentamente tutti gli elementi, perché vogliamo che ogni progetto sia il più ampio e ricco possibile. Con ogni progetto desideriamo offrire nuove esperienze e creare spazi che permettano alla gente di incontrarsi. Siamo spinti dal desiderio di comprendere il giusto rapporto tra architettura e natura nello spazio dell’abitare. Per ogni progetto dedichiamo ore e ore a equilibrare tutti gli elementi, materiali o non materiali, sperando di infondere vita agli edifici. Rivolgendomi a una giuria di sole donne, sorrido pensando a quanto siano tipicamente femminili queste caratteristiche, che per lungo tempo sembravano ossessioni private tipiche delle donne. C’è anche un tratto caratteriale forse senza genere che mi spinge a pensare in maniera deduttiva e non induttiva: di fronte a qualunque problema o situazione, cerco per prima cosa nuovi punti di vista, poi nuove strategie e solo allora nuove soluzioni.
I enjoy shifting interests from project to projects, but there are a few things in common to all my projects: We include all concern and criteria from as many different areas, regardless of how restricting they seem at that point, with faith that they will eventually enrich the project. Then we input these through a very tight filter that is our project objective. We aim that project outcomes are as far-reaching and as broad as possible. In every project there is a desire to give people new experiences and to make spaces for genuine encounters between people. There is also a desire to understand the right relationship between architecture and nature. In every project we spend countless hours balancing all elements of the project, material or non-material, hoping to breathe life into the project. Now writing to an all female Jury, I laugh as I realize how female these instincts are, because for a long time they seemed our peculiar private obsessions. There is also a (gender neutral?) trait to think deductively rather then inductively: first to look for new viewpoints, then new strategies, and only then new solutions to any given problem or situation.
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EDILIZIA SOCIALE AFFORDABLE HOUSING DATI DEL PROGETTO Località Rijeka, Croazia Tipo di progetto Edilizia sociale Uso dell’edificio Residenziale Periodo di costruzione 2012 – 2014
PROJECT DATA Location Rijeka, Croatia Project Type Social Housing Use of the Building Residential Construction Period 2012 – 2014
Questo progetto di alloggi a prezzi accessibili nella città di Rijeka è stato il risultato di un concorso di architettura. La città chiedeva una soluzione progettuale urbana per 80 condomini in 3-5 edifici, ognuno sul proprio lotto di recente formazione. Per preservare la maggior quantità possibile di soprassuolo, gli edifici seguono i contorni topografici e hanno la stessa altezza delle due strade circostanti. I contorni topografici scelti vengono poi matematicamente interpolati con tre segmenti polilinea che formano un edificio con due “curve” e tre segmenti di lunghezza variabile. I segmenti variabili consentono di programmare in modo flessibile le dimensioni dei diversi appartamenti, mentre le “curve” diventano spazi di circolazione verticale. Il progetto si articola ai margini della città, dove l’habitat umano incontra il bosco. Gli edifici sono posti perpendicolarmente a questo margine, in modo che l’ambiente urbano e il bosco possano fondersi per creare un nuovo tipo di ambiente. Gli edifici sono sollevati da terra e nella parte inferiore sono cavi, per rendere l’intera area e i dintorni fruibili e percepibili. In questo modo, si evitano condomini sotterranei. Gli spazi tra e sotto gli edifici sono di diverso tipo e arricchiti dall’interazione tra la topografia del sito e le configurazioni delle costruzioni. Le persone camminano sotto e tra gli edifici e attraverso il sito; si incontrano lungo i numerosi sentieri, o sotto gli edifici ai margini del bosco, o sulla grande area di gioco al centro, che è anche il punto più alto e di maggiore connessione con l’ambiente circostante.
This project for affordable housing in the city of Rijeka was the result of an architectural competition. The city asked for an urban design solution to place 80 condominiums in 3–5 buildings, each on its own newly formed lot. To preserve as much of the topsoil on site as possible, the buildings follow topographic contours at the same elevation as the two surrounding streets. The chosen topographical contours are then mathematically interpolated to three segment polylines that form a building shape with two “bends” and three variable length segments. These variable segments allow for flexible programming of different apartment sizes while the “bends” become vertical circulation spaces. The project articulates the edge of the city—where human habitat meets the forest. The buildings are placed perpendicular to this edge so that the urban environment and forest have an opportunity to merge into a new kind of environment. The buildings are lifted off the ground with empty ground levels, thus making the entire site and surroundings usable and perceivable. In this way, subterranean condominiums are avoided. The spaces between and underneath the buildings are varied and rich due to the interplay between site topography and building configurations. People walk underneath and between the buildings and across the site; they meet along the many pathways, or under the buildings at the edge of the forest, or on the large play area in the center—the highest elevation point with the strongest connection to the broader surroundings.
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ZOKA ZOLA
Veduta dalla strada
View from street edge
Gli edifici al margine del parco, sollevati su pilastri
Buildings at edge of the forest, elevated on pillars
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EDILIZIA SOCIALE / AFFORDABLE HOUSING
Gli spazi sotto gli edifici
Spaces underneath buildings
Passaggi e percorsi sotto e tra gli edifici
Passages and pathways underneath and between buildings
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ZOKA ZOLA
CASA PFANNER PFANNER HOUSE DATI DEL PROGETTO Località Chicago, Usa Tipo di progetto Casa unifamiliare Uso dell’edificio Residenziale Periodo di costruzione 2001
PROJECT DATA Location Chicago, USA Project Type Single Family House Use of the Building Residential Construction Period 2001
La casa esplora il concetto architettonico di apertura: passaggi liberi da uno spazio all’altro, simili alle vie respiratorie di polmoni sani, dove i movimenti sono lunghi e calmi. Come possiamo costruire case che rispondano al meglio ai cambiamenti culturali? Perché siamo così inclini a creare delle prigioni per noi stessi? Com’è possibile che la nostra casa diventi una trappola? Come architetto di casa mia, cosa posso fare per non essere imprigionata dai miei stessi limiti? Cosa possiamo fare per lasciare che il tempo faccia il suo corso? L’edificio è stato progettato per non essere un oggetto da possedere. Quando un edificio si sente posseduto si impoverisce, perché ha una relazione piatta con il resto del mondo. In questa casa, gli ospiti e i padroni di casa sono trattati allo stesso modo. Il bagno per gli ospiti è un luogo in cui l’ospite si sente solo nel centro della casa, in totale privacy. C’era l’intenzione di fornire ambienti semplici e leggeri che favorissero l’incontro tra le persone sia all’interno sia all’esterno della casa. La casa ammicca a chiunque passi per strada, come se fosse un essere senziente. Di tanto in tanto mi capita di trovare edifici di questo tipo e gli incontri che vi avvengono sono sempre esperienze assolutamente uniche. Questa è la casa del piacere di essere vivi. La terrazza è lo spazio principale del piacere: piacere corporeo, piacere sociale, piacere dato dalla sensazione del trascorre del tempo, piacere regalato dall’aria, il sole e gli alberi. La casa è rivestita di mattoni arancioni, lo stesso colore utilizzato dalla maggior parte degli edifici che la circondano.
The house explores an architectural concept of opening—the smooth, unhindered, non-fretful, non-tittering openings of one space to the other—openings that are formed like breathing channels in healthy lungs, where movements are long and smooth. How can we build houses that best respond to the cultural changes that take place? Why do we so easily create prisons for ourselves? How can our houses not trap us in? As architect of my own house, how is it possible not to be housed inside my own limits? How can we let time run its own course? The house was designed not to feel owned. When a building feels owned it is impoverished, because it has a flattened its relationship with the rest of the world. The guests and the hosts of the house are treated equally in this house. The guest bathroom is a place where a guest feels alone in the center of the house, having privacy to contemplate it. There was an intention of providing clean, unburdened, and non-dampened places for encounters between people inside the house and people outside of the house. The house was designed to acknowledge any person on the street, as if the house were a sentient being. From time to time, I have encountered such buildings and find these encounters the most exhilarating experiences. This is the house of the pleasure of being alive, there and then. The terrace is the main space of pleasure—the bodily pleasure, social pleasure, pleasures with passage of time, pleasure with air, sun, and trees. The house is clad in orange brick, the same color as most of the buildings surrounding it.
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CASA PFANNER / PFANNER HOUSE
Ingresso principale e finestre sulla strada
Main entrance and street windows
Sezione lunga dell’edificio
Long section through the building
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CASA PFANNER / PFANNER HOUSE
ZOKA ZOLA
Lo spazio riservato allo studio con aperture verso la strada, il cortile laterale, l’entrata, il garage, la biblioteca e il soggiorno
Studio space with openings towards the street, side yard, entrance, garage, library and living room
La scala dal livello della biblioteca verso lo studio e le zone giorno
Vista dal cortile laterale verso lo studio e la finestra sul lato strada
Stair from library level towards studio and living areas
View from side yard into studio and to street side window
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arcVision Prize Women and Architecture 2015 edition book
Sergio Crippa editor-in-chief Ofelia Palma Serafino Ruperto, Seci1981 editing periskop concept S.E.I. Italia Srl graphics Fontegrafica Srl prepress - printing
Cover / p. 6 New School in Thal, Switzerland Angela Deuber Architect Photo by Š ADA / Schaub Stierli Fotografie
Copyright 2015
Italcementi Group A world class local business
Italcementi – Via Camozzi, 124 – 20121 Bergamo, Italia PRINTED April 2015
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