Millennium - Incontri con l'architettura

Page 223

15-204_217_ARCVISION_Millenium_OWEN MOSS:Project 12 ok 14/11/12 17:50 Pagina 213

travi reticolari che mette in connessione due fabbricati a shed degli anni ‘40. Trasformati in gallerie d’arte, centri culturali o studi di produzione della nuova industria dell’informazione, della pubblicità e dell’entertainment televisivo, i fabbricati post-industriali si trasformano nei centri nevralgici di un frizzante art district, definito nel 2007 dal New York Times “nascent Chelsea”. Da quel 2007 però la Chelsea di Culver City rimane allo stato nascente: almeno fino al 2011, quando, all’angolo tra Hayden Avenue e National Boulevard, dall’alto dei suoi 22 metri di altezza, contro i circa 17 degli altri edifici, la Samitaur Tower (opera frutto di puro mecenatismo, quindi giustamente dedicata al massimo sponsor di E.O. Moss) inizia a trasmettere in tempo reale sui suoi grandi anelli metallici sfalsati una serie di informazioni visive sullo stato dell’arte della cosiddetta A.R. City (All Right City), che si potrebbe anche maliziosamente chia-

Attraverso questa serie di innesti architettonici minuti e puntuali, Moss compie un’operazione di riscrittura urbana e sociale che prescinde dall’adozione di un vero e proprio master-plan di riferimento. Intrecciando pragmatismo professionale e ricerca teorica colta, egli mette in pratica la cosiddetta teoria dei “Conjunctive Points”: luoghi di trasformazione aperta che sfidano le possibilità tecnologiche e nutrono la creatività, “creando nuove opportunità di lavoro e innalzando il morale della comunità”. Gli esiti del processo non sono e non possono essere mai completamente determinati. Le ipotesi progettuali accolgono il manifestarsi dell’imprevisto e lasciano spazio, senza ostacolarli, a nuovi possibili ordini temporanei e alla continua ricerca di contaminazioni. Se l’attenzione alla città distingue l’operato di Owen Moss da quello di quasi tutti i suoi coetanei della L. A. School, la

mare Moss City. La colossale area di intervento (oltre 30.000 mq) è definita da un sistema lineare di spazi aperti e nuove costruzioni – con in testa lo spettacolare Samitaur (1990-96), una scatola espressionista di cemento armato a vista sospesa dal suolo da cavalletti d’acciaio di ordine gigante – che si snoda lungo il sedime del tracciato ferroviario dismesso della Pacific Southwest Railroad (da cui anche il nome di S.P.A.R. City). Su questo perimetro dinamico il progetto mette a sistema una sequenza eterogenea di frammenti che possono crescere a diverse velocità: edifici residenziali, spazi commerciali e impianti produttivi che si allacciano a funzioni e strutture già esistenti rafforzandone la presenza. La rete di percorsi a piano terra, organizzata come un parco lineare, è continuamente scavalcata da infrastrutture a ponte che mettono in connessione tra loro gli edifici esistenti e i nuovi interventi.

sua interpretazione non determinista dei processi urbani anticipa per molti versi le visioni di città e di progetto urbanistico diffuse oggi in tutto il mondo. Fuga da Los Angeles Per quanto aderente al territorio urbano e concettuale di Los Angeles, la traiettoria di ricerca e progetto di Eric Owen Moss conosce altri orizzonti operativi e concettuali, che instaurano con le architetture costruite a Culver City un rapporto continuo e ininterrotto di scambio e di compensazione. Principalmente concentrate comunque in California, le opere realizzate nel primo decennio di attività di Moss indagano prevalentemente il tema della casa: dai Triplex Apartaments di Playa del Rey (1974-76) alla Yoko Uehara House a Pasadena (1986-87). Il progetto forse maggiormente rappresentativo del periodo giovanile

213


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.