Millennium - Incontri con l'architettura

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Kjetil T. Thorsen Archeologie del futuro

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on così noto in Italia, Kjetil Trædal Thorsen è tra i principali architetti contemporanei norvegesi e può essere annoverato tra gli attuali protagonisti della scena architettonica internazionale. Spesso il suo nome è “nascosto” dietro quello di Snøhetta: studio che non si limita a essere studio professionale di architettura e land arch e che assomiglia più a un progetto di vita, una ricerca di temi e attitudini, una forma geografica, territoriale e interrelazionale. Uno studio-metafora, che prende il nome da una montagna – lo Snøhetta (2.286 m) è la più alta del Dovrefjell, nel nord della Norvegia – trasformando la casualità di una collocazione urbana in un destino progettuale. Come lo Snøhetta-montagna svetta nel Dovrefjell, il massiccio del Dovre, così lo Snøhetta-studio domina la Dovrehallen: il pub posto al piano terreno dello stesso edificio. In questo “campobase” i sei progettisti-scalatori di Snøhetta Arkitektur-Landskap – due architetti e quattro landscape architects – si riunivano per discutere di architettura, paesaggio, società; e sorseggiare birra bruna. I temi che ispiravano i loro incontri e i primi lavori di Snøhetta sono quelli che ancora oggi si intrecciano nel fare professionale dello studio e nella ricerca di Trædal Thorsen: l’interazione tra architettura e paesaggio (entità concepite, in estremo, come intercambiabili), l’attitudine multidisciplinare, la coscienza sociale e ambientale, le prospettive dello sviluppo sostenibile. Al di là delle specificità di ciascun tema, è forse proprio la permanenza della “freschezza” iniziale il tratto più distintivo di Snøhetta: una sorta di “congelamento” della visione ideale del progetto che vede l’approccio entusiastico dei primi anni permanere nel tempo, sopravvivendo alla logica produttivo-manageriale di una struttura che oggi conta oltre 90 progettisti. Fenomeno spiegabile solo in parte facendo riferimento alla cultura dell’essenzialità (o meglio: dell’essenza) tipicamente scandinava, il “freezing” è dovuto in buona parte alla incredibile storia professionale di Snøhetta, e al caso quasi unico che lo ha visto, ancora professionalmente “alle prime armi”, primeggiare in un concorso come quello per la nuova Bibliotheca Alexandrina: iconico nel soggetto, internazionale nelle dimensioni, globale negli echi. Una affermazione paragonabile nella storia dell’architettura contemporanea forse solo a quella di Perrault con la Bibliothèque Nationale de France. La vittoria e la successiva realizzazione della biblioteca hanno comportato un repentino salto di scala della struttura operativa di Snøhetta e, in parallelo,


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