AP SUPPLEMENTO N.1-11

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Supplemento mensile di Appunti Alessandrini

Pubblicazione non destinata alla vendita a circolazione interna mediante diffusione on-line

ANNO 3 N.1 FEBBRAIO 2011 ● EDITORIALE

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Come commemorare le vittime del nazifascismo?

Rivoluzioni in corso LA PRIMAVERA ARABA Walter Fiocchi ● Tutto è iniziato il 4 gennaio quando Mohamed Bouazizi, un giovane tunisino di 27 anni, venditore ambulante si è dato fuoco in segno di protesta dopo che la polizia gli aveva confiscato la sua unica fonte di sostentamento. Le proteste, la “Rivoluzione dei gelsomini”, hanno provocato la fine del regime di Ben Ali, costretto ad abbandonare il Paese. Il movimento si è poi esteso all'Egitto (la “Rivoluzione dei giovani”), costringendo il Presidente Mubarak a dimettersi, innescando poi alte manifestazioni e proteste, con repressioni più o meno violente, in Marocco, Algeria, Yemen, Iran, Bahrein, Libia e Oman. 1) E’la rivoluzione di Internet! Spesso nata attraverso una mobilitazione attraverso la rete, con uno scambio di messaggi e comunicazioni tra giovani che hanno familiarità con il mondo e la cultura dei loro coetanei europei ed occidentali con i quali dialogano e scambiano idee e impressioni e gusti e sogni attraverso Facebook, Twitter, i Blogs... C'è una maggioranza di giovani, non ci sono né partiti politici né gruppi organizzati. É una reazione di massa. 2) Questi movimenti sono diretti contro regimi che durano da decenni, com'è il caso di Tunisia (21 anni), Egitto (quasi 30 anni), Libia (42 anni), Yemen (21 anni), ecc... La gente è stufa, vuole un cambiamento. 3) La motivazione: essenzialmente il fatto di poter trovare un lavoro, formare una famiglia, vivere con un minimo di decenza. In Egitto ci sono circa 30 milioni di egiziani che campano con meno di due dollari al giorno, una cifra che non permette di vivere. E questa situazione un po' dappertutto anche negli altri Paesi. (continua a pag.2)

Quest'anno il focus su mondo religioso e persecuzione Gian Pietro Armano ● Da dieci anni il “Giorno della Memoria” mi permette, prima da insegnante e poi da collaboratore dell’Assessorato alla cultura della Provincia di far conoscere agli studenti ciò che è avvenuto durante la 2^ Guerra Mondiale. In questo periodo è stato indiscusso il successo sul piano delle celebrazioni, ma con il passare del tempo sono sorti interrogativi sull'efficacia di questa ricorrenza per cui nell'ambito dell' Assessorato si è cercato di proporre iniziative che non si limitassero a far ascoltare alla testimonianza e tanto meno a stimolare sensi di colpa per quanto accaduto nei Lager, ma che permettessero ai giovani studenti di rielaborare ciò che l'annuale ricorrenza rappresenta e produce. Per questo motivo si è cercato di evitare la mitizzazione del “Giorno della Memoria”, e di proporre ogni anno la conoscenza e la riflessione su vari aspetti della deportazione. Si sono presi in considerazione argomenti o problemi (i bambini, le donne, il mondo dello sport, la musica, i rom e i sinti... e l'esperienza concentrazionaria) che consentissero agli studenti di circoscrivere l'attenzione e l'impegno per conoscere e riflettere su quanto è stato. Per quest'anno è stato scelto l'argomento “il mondo religioso nella realtà concentrazionaria nazifascista” per conoscere le reazioni dei

religiosi deportati delle differenti confessioni, quali lacerazioni sono avvenute nella loro coscienza religiosa, quale incidenza ha avuto l'esperienza dei Lager e dei campi di detenzione su coloro che per vocazione e per funzione vivono e testimoniano un messaggio di speranza e di fede. Non è facile valutare la ricaduta didattica della proposta; si può dire che c'è stata attenzione e talora partecipazione al dibattito e all'approfondimento. Si constata, ovviamente che si deve all’impegno degli insegnanti se gli studenti si accostano alla memoria del passato e giungono ad una presa di coscienza del presente per intravedere qualche linea orientativa per il futuro. Credo si debba procedere su questa linea perchè i giovani, ma anche noi tutti, viviamo schiacciati in un disperato presente che produce un senso di vuoto che crea disagio alla nostra incerta identità. Fare riferimento al “Giorno della Memoria” dovrebbe consentire di parlare un po' di più di noi stessi, di confrontarci su quello che stiamo diventando: un'Italia smarrita che stenta a ritrovare radici comuni. Ci sono state altre iniziative: una di queste, il concerto molto apprezzato di musiche corali composte nel Lager di Dachau da religiosi lì deportati, svoltosi in cattedrale. (continua a pag.2)


LA PRIMAVERA ARABA (Editoriale - continua da pagina 1)

Mentre i governanti e i loro familiari e accoliti conducono una vita lussuosa, ed hanno accumulato milioni o addirittura miliardi di dollari. 4) Non c'è stata aggressività, contro nessuno. Nessuno ha attaccato l'America, o l’Occidente, non si è calpestata la bandiera americana o quella israeliana. Non hanno neppure tentato di uccidere o di mettere in prigione i capi: li condannano ma li lasciano andar via, o addirittura gli permettono di restare nel Paese, come per Mubarak. 5) Ho negli anni scorsi più volte insistito su un concetto, parlando allora soprattutto dell’Iran: l’Iran, ma ciò vale per tutto il “mondo arabo” (l’Iran non è arabo!), ha una popolazione che quasi per il 70% è fatta di giovani sotto i 30 anni. Giovani con un alto tasso di scolarizzazione e ancor più di formazione universitaria (un livello ben più alto del nostro!), giovani come ho già sottolineato avvezzi all’uso della “rete”, molti con parenti e amici che vivono nella vicina, vicinissima Europa e che possono godere di un sistema di vita per loro inimmaginabile e precluso per la bramosia di accumulo di pochi. Ho sempre detto che questa massa di giovani è come il magma ribollente di un vulcano che sta cercando di farsi strada in qualche bocca con il diaframma più fragile: il diaframma ora sta saltando. 6) Da noi si continua a “insinuare” di un pericolo di “estremismo islamico”. Vedendo le foto e i video è chiaro che non sono manipolati da movimenti radicali, da estremisti, che non sono affatto rappresentativi in questa rivoluzione. La gente comincia a distinguere tra la religione, che ha dei principi etici, ed i diritti che sono la base fondamentale

della vita, sia per l'individuo che per la comunità. Ai diritti umani non possiamo rinunciare. E se la legge religiosa va contro i diritti umani, allora preferiamo i diritti umani anziché la sharia. 7) Un ultimo pensiero. Ascoltare la gente e leggere i giornali in questi giorni mi conferma in un pensiero che da molti anni mi porto dentro e che ho anche espresso più volte facendo irritare più di uno. Noi guardiamo al mondo arabo attraverso il filtro di lettura dello stereotipo dell’arabo: intabarrato in abiti strani, con una kefia in testa, con la barbetta appuntita, con un naso adunco e occhi fanatici e spiritati! Un personaggio di cui diffidare e di cui avere paura perché o vuole farti esplodere o pugnalarti alle spalle. L’arabo colto, che studia, che ha le nostre stesse professionalità, che legge i nostri stessi libri, credente e non fanatico, religioso ma non bigotto e integralista, rispettoso della donna, che vive i nostri stessi sentimenti, sogni, desideri, aspirazioni, razionale e ragionevole per noi non si dà! Perché? Perché negli anni abbiamo sostituito al colonialismo sostenuto dagli eserciti che portavano la civiltà a popoli che consideravamo inferiori, il colonialismo del “capitale”, che opportunamente usato a sostegno di dittatori malleabili ai nostri interessi economici, ci ha permesso di continuare lo sfruttamento di popoli interi a nostro esclusivo vantaggio. Ed è questo sguardo colonialista che ci portiamo dentro che ci impedisce di cogliere la bellezza di quanto sta accadendo. Dovremo finalmente trattare alla pari anche il mondo arabo soffocando la nostra spocchia colonialista e razzista.

Ap ● Supplemento ANNO 3 N.1 Febbraio 2011 Coordinatore: Agostino Pietrasanta

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Staff: Marco Ciani ● Walter Fiocchi Dario Fornaro ● Roberto Massaro Carlo Piccini Per ricevere questa Newsletter manda una mail all’indirizzo

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(continua da pagina 1) Quelle musiche sono state il segno evidente che, nonostante il senso di morte e di accanimento contro la dignità umana che regnava nella realtà concentrazionaria, ogni forma d'arte e di cultura poteva essere motivo di sollievo e di speranza, di coraggio per non lasciarsi travolgere dal male. Un'altra iniziativa che ha destato interesse è stata il concerto-lettura organizzato dall'ISRAL con Esther Bejarano, musicista tedesca di origine ebraica, una delle ultime sopravvissute dell'orchestra femminile di Auschwitz, che con il suo talento musicale ha fatto risuonare le note della sofferenza delle donne deportate nei campi di sterminio nazisti e ha ribadito la sua avversione forte e coraggiosa ai rigurgiti del neonazismo odierno. Si è rivelata ormai consolidata l'iniziativa di proiettare in un pub/birreria della città un filmato sulla deportazione; quest'anno si trattava del filmato “Pizza ad Auschwitz” del regista israeliano Moshe Zimerman, nel quale si descrivono le tappe di un viaggio di un ebreo ex-deportato , personaggio ironico e testardo, sopravvissuto a cinque campi di sterminio, che si ostina a passare una notte nella baracca del Lager di Birkenau, in compagnia dei due figli piuttosto recalcitranti, perché quella baracca dopo tanto tempo è ancora casa sua. L'ultima iniziativa riguardava il ricordo dei venticinque ebrei alessandrini morti nei Lager che si svolge annualmente davanti alla sinagoga, ma che quest'anno si è conclusa con un corteo di numerosi e rumorosi studenti e cittadini al monumento del “Carro dei Deportati”. Purtroppo la conclusione di questa manifestazione ha avuto un risvolto inspiegabile e deprecabile per il divieto da parte del sindaco di far leggere alcune riflessioni di una studentessa riguardanti il “Giorno della Memoria”. Le tante iniziative, al di là delle polemiche, devono consentire a chi vi partecipa di apportare un contributo di chiarezza e di responsabilizzazione nella vita politica, anche del nostro Paese.

Questa Newsletter non é una testata giornalistica, pertanto non deve essere considerato un prodotto editoriale soggetto alla disciplina della legge n. 62 del 7.3.2001

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