Incontro promosso da Libera e da Mediateca provinciale alla libreria Ubik di Bergamo
Tutti i goal della Generazione L contro la mafia Lo scrittore Dalla Chiesa: l’indolenza favorisce l’illegalità più della corruzione
Ogni forma di illegalità – scrive “Libera Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” - può essere contrastata e sconfitta solo attraverso la “costruzione di una cultura” che sia rispetto e difesa dei diritti, partecipazione alla vita civile, autentica cultura dei valori civili. Di qui l’iniziativa organizzata in collaborazione con la libreria Ubik di Bergamo, la Mediateca e l’Ufficio scolastico provinciali: “Generazione L Percorso di formazione su legalità e lotta alla mafia” che si rivolge ai giovani studenti e cittadini (settanta, compresa una delegazione di I F, H, N, O e di II O del nostro Liceo, ndr) e analizza il rapporto tra legalità e informazione, istituzioni, territorio attraverso l’incontro e il dialogo con persone che hanno dato il loro contributo alla lotta contro i fenomeni mafiosi per mezzo della scrittura, raccontando storie di scelte, di conquiste e di delusioni. Ascoltare le testimonianze di chi ha vissuto queste storie in prima persona diventa un modo per fare cultura della legalità. «Educare alla legalità – come spiega don Luigi Ciotti - significa promuovere e diffondere una cultura rispettosa dei valori democratici e dei principi della Costituzione italiana. Democrazia, giustizia sociale, solidarietà, nonviolenza, trasparenza, verità non possono essere soltanto parole, belle e astratte. Sono valori che ci impegniamo a testimoniare, a rendere visibili ogni giorno nel lavoro e nello studio, nei comportamenti pubblici e privati. Questo è possibile solo se mettiamo al centro una cultura della legalità, cioè del rispetto delle regole, del patto di convivenza che sancisce il nostro essere cittadini, soggetti di diritti e doveri. Cultura della legalità vuol dire ricostruire le regole: nella società, nelle istituzioni, nell’economia, nell’informazione. Senza regole la stessa legge, anziché tutelare e garantire gli interessi dei deboli, diventa terreno di conquista dei poteri forti. Le regole sono l’impalcatura del patto sociale, della convivenza, della democrazia».
Fernando detto Nando Dalla Chiesa
Lo scorso 25 gennaio una delegazione di studenti del nostro Liceo, accompagnata dalla docente Elena De Petroni, ha partecipato all’incontro con Fernando detto Nando Dalla Chiesa, scrittore, sociologo e politico, figlio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa che fu assassinato dalla mafia nel 1982.
Quando Nando dalla Chiesa prende la parola, l’impressione che dà è immediatamente quella di una persona schietta, poco avvezza a mezzi termini e giri di parole. Non ci sarà divertimento nel suo intervento - chiarisce subito, smentendo l’augurio fatto da una studentessa della Consulta degli Studenti: egli non tenterà di dilettare l’uditorio, bensì di esporre qualcosa che abbia un senso. E la conferenza di senso ne ha avuto, eccome. Durante il suo discorso egli affronta fatti e temi, primi fra tutti gli omicidi di Falcone, Borsellino e Salvo Lima che, con il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, sono le tre più importanti figure dell’antimafia degli ultimi anni. Il riferimento a suo padre ricorre nel corso della dissertazione, anche per introdurre 21