Vino e dintorni n° 8

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Cantina della Volta

Anno III numero 8 – € 4,90

Lo Champagne dell’Emilia

772240 458002 9

ISSN 2240-4589

10008

cooperative l’emilia del vino

Speciale vinitaly

comacchio La Camargue italiana 101

enoteca italiana porta la cina a verona


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Un Vinitaly all’insegna della speranza

David Taddei

Chiamarla fiducia, in un momento come questo, sarebbe troppo. Preferiamo la parola “speranza”. Come aveva anticipato la ricerca presentata al “Forum del vino Italiano” della Banca Montepaschi (pubblicata in forma quasi integrale nel numero scorso), il 2013 si è aperto con qualche segnale di ripresa, come conferma anche una ricerca di Wine News sulla trimestrale di alcune decine delle più importanti aziende vitivinicole italiane. La speranza è che anche gli altri nove mesi dell’anno ci confermino la tendenza, in attesa del 2014 e di una possibile ripresa economica. Anche il seminario curato dall’agenzia di global wine market research “Wine Intelligence” al ProWein di Düsseldorf, riprende l’altra novità proposta dalla ricerca presentata a Siena, ossia quella sui “mercati futuribili”, possiamo dire non convenzionali, che rappresenteranno un nuovo sbocco per le nostre produzioni in un futuro prossimo venturo. In un mondo globalizzato il numero di consumatori

potenziali sta crescendo a dismisura e, quando siamo appena all’inizio dell’esperienza cinese, già si profilano all’orizzonte intere nazioni (nell’est Europa, in Asia, in Sudamerica e anche in Africa) che diventeranno mercati da sondare e conquistare. La speranza, qui, è che non si giunga con il colpevole ritardo con il quale ci siamo presentati in Cina, lasciando facile terreno di conquista ai francesi. Però sia la ricerca di Wine News, sia il seminario di Düsseldorf confermano anche altri dati del lavoro curato da Ismea e Montepaschi, ossia che il nostro mercato interno tira sempre meno e che per crescere, o più prosaicamente “sopravvivere”, bisogna guardare fuori dalla nostra nazione. Io penso però che, in questo caso, le ricerche non riescano a scendere sufficientemente nel dettaglio per fotografare la realtà e che i dati siano, per così dire, “inquinati” dalle vendite dello sfuso, mentre i nostri ragionamenti si concentrano soprattutto sui mercati dei vini di pregio a 5

denominazione d’origine o a indicazione geografica tipica. Mercati penalizzati dalla difficilissima congiuntura economica che comprime il potere di acquisto delle famiglie, ma che sono tutt’altro che maturi. In Italia, se togliamo qualche decina di migliaia di wine lover, ci sono milioni di consumatori che fanno fatica ad andare oltre la scelta fra bianco e rosso, fermo e frizzante, dolce o secco. Sono neofiti del gioco del vino e del piacere che dà degustare una denominazione piuttosto che un’altra, un’annata o un’etichetta particolare. Ma è indubbio che è un gioco che affascina. Bisognerebbe capire meglio come “trasferire” questo piacere alla grande massa di consumatori meno attenti. E qui la speranza è che si arrivi a costruire una strategia di promozione, formazione e informazione a carattere nazionale, magari sotto l’egida del Ministero dell’Agricoltura che educhi gli italiani e che consenta loro di apprezzare appieno le meraviglie che i nostri produttori possono offrire.



Sommario

Agenda

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News

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Fiere 50 anni di Simei: obiettivo sostenibilità Another love story in Verona Le monde di vin si ritrova a Bordeaux

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Selezione dei vini di Toscana L’Enoteca Italiana porta la Cina al Vinitaly 20 Sullo scaffale Sicilia. L’isola dell’olivo

A Fonteverde la cucina ha una marcia in più Quel doppio legame tra Chianti e New York

22 Protagonisti 24

Nella cooperazione la risposta alla crisi Nei comuni piccoli sta il vino buono Cantina della Volta, dove nasce lo Champagne dell’Emilia Abbiamo assaggiato A tavola nella terra del gusto La dispensa d’Italia Apt Emilia Romagna, modello da esportare La Camargue italiana Pellegrino… della tavola Faenza e la ceramica da vino Quando il benessere si fonde con il piacere Coop e Conad, la Gdo emiliana punta sul vino Land Rover premia Montalcino Tra la Via Emilia e il vino

38 42 46 50 56 61 66 70 73 74 76 78 82 84

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Marsala città europea del vino 2013

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Viaggi Resort da sogno: un soggiorno a Londra firmato One Aldwich Occasioni golose

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Il territorio Emilia Romagna – Nella terra dove il cibo fa rima con cultura 36

Rubriche Economia – Cresce il vino, ma solo all’estero 87 Innovazione – Casa Walden: in comunicazione azioni e sensibilità 89 Arte di… vino – Emilia Romagna… terra di vini e di etichette 90 Macch[in]azione – 91 C’è un limite al limite? Oltre confine – Vini italiani in Cina 92 I consigli del gusturista – Cibi dei pellegrini al confine toscano 95


Agenda

Wine & Delicacies 24 –26 aprile

Salón de Gourmets 8 –11 aprile

Il Salone Internazionale del Club di Gourmets che si tiene a Madrid è il punto di incontro dei produttori di delicatessen e un riferimento per la gastronomia europea. Dal 1999 la fiera include il Salone dei Sensi, un’iniziativa per avvicinare un pubblico non professionista ai prodotti esibiti.

Salone Nazionale delle Sagre 13 –14 aprile

Il Salone è un’occasione per scoprire l’enogastronomia, la storia e la tradizione delle terre ferraresi e di tutte le regioni italiane. Il salone della città estense offre corsi e laboratori di cucina, incontri tematici con gli esperti del settore e spettacoli e giochi per i più piccoli.

World Wine Reference 2013 13 –14 aprile

Organizzato presso il Palazzo dei Congressi ed Esposizioni di Malaga, questo evento vuole essere un punto di riferimento nel mondo del vino. Produttori, distributori e professionisti del settore saranno presenti all’evento, ma è un’occasione anche per tutti gli appassionati del mondo del vino.

La fiera, che si tiene a Praga e giunta alla sua sedicesima edizione, si configura come punto di ritrovo non solo degli amanti del cibo e delle bevande, ma anche di esperti del settore provenienti da tutto il mondo alla ricerca dei migliori prodotti per le loro aziende e ristoranti.

Sial China 7 –9 maggio

Quella dell’expo center di Shangai è la più grande fiera food & beverage cinese con migliaia di espositori e visitatori. SIAL Cina Show è il luogo d’incontro ideale per l’industria alimentare e dell’ospitalità e il luogo dove vengono presentati gli ultimi prodotti, e le ultime tendenze e innovazioni.

Expo Vinis Brasil 24 –24 aprile

È il Salone del Vino più importante in Sudamerica che vuol far conoscere le migliori produzioni da tutto il mondo, dai paesi più conosciuti a quelli meno noti, come Serbia e Bolivia. L’evento di San Paolo offre inoltre degustazioni ed il concorso Top Ten per i migliori vini del Salone.

Fenavin

7 –9 maggio Nel centro congressi di Ciudad Real, si tiene l’evento che ha come obiettivo quello di essere un punto di riferimento del settore vitivinicolo spagnolo, mettendo in mostra la qualità e la varietà dei vini, oltre che un programma tecnico che affronta i temi attuali del settore.

Asturpaladea

Alimentaria Mexico

Si tiene nel Recinto Ferial Luis Adaro di Gijón l’evento enogastronomico dedicato alla buona tavola, che vuol mettere in mostra la qualità del settore della ristorazione, cercando di far incontrare direttamente i consumatori finali con gli espositori e i professionisti del settore alimentare

La fiera di Città del Messico abbraccia due segmenti chiave del mercato: prodotti alimentari e bevande. All’evento sono presenti numerosi distributori, sia a livello nazionale che internazionale, ma c’è anche la possibilità di incontro tra operatori del settore e consumatori finali.

27 –28 aprile

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4 –6 giugno



News A cura di Luca Casamonti

Il turismo enologico fa da traino a molti territori: ma accanto alla degustazione il turista vuole un’esperienza a 360 gradi La degustazione diventa 3D: questa l’idea promossa dal Consorzio di Soave per mettere in risalto il legame tra vino e territorio

Una recente indagine, presentata al ProWein, studia come gli appassionati del vino non si accontentano più della degustazione canonica. Fin dalla scelta della cantina, preferendo una location immersa nella natura o in un luogo accattivante, chi vuol degustare un vino vuole sentirsi narrare una storia attorno a ciò che beve e non solo carpire le caratteristiche tecniche del vino in questione. Se poi la storia è raccontata proprio dal produttore si ha un modo per insaturare un rapporto diretto. Fondamentale, per far ulteriore presa sull’appassionato, affiancare alla parte enologica quella gastronomica, con l’assaggio dei prodotti tipici locali.

Il Consorzio di Soave ha lanciato un’idea innovativa (che sarà presentata ufficialmente a Vinitaly) per la degustazione, che viene trasformata in 3D, del vino. Le tre dimensioni rappresentano l’origine, lo stile e il valore del vino. Si pensa che incrociando questi tre parametri si otterrà una scheda completa del vino in questione, con notizie importanti sull’azienda produttrice e sull’intera annata, ma anche evidenziando il rapporto tra vitigni, uomo e territorio. Il Consorzio di Soave ha dichiarato che con questa nuova scheda si cercherà di provare a dare una nuova chiave di lettura che premierà sicuramente la qualità del vino, ma anche la sua “aderenza” al territorio.

Il Ministero dell’Ambiente, attraverso una nuova etichetta, vuole incoraggiare l’eco-sostenibilità del comparto vitivinicolo italiano. Il progetto coinvolge nove aziende leader del vino italiano impegnate da tempo in progetti di ecosostenibilità del proprio ciclo produttivo. Le aziende hanno potuto misurare attraverso un’auto-valutazione l’impatto della loro produzione in termini di sostenibilità ed intraprendere in tal modo, su base volontaria, un percorso di miglioramento. L’ecosostenibilità dei cicli produttivi non è quindi più soltanto un optional, ma un obiettivo da perseguire, soprattutto nel mondo del vino, che da sempre si è dedicato a tale impegno.

Il 7 aprile a Vinitaly sarà presentata l’etichetta voluta dal Ministero dell’Ambiente nel progetto “Viva sustainable wine” 10


Scrivere con il vino: adesso si può con Wine Ink, l’inchiostro a base di vino progettato dall’azienda catalana Casa Mariol

Tantissimi sono gli scrittori che si dilettano sull’argomento del vino. Ma la novità sta nello scrivere con il vino. La Casa Mariol, azienda produttrice di vino, in collaborazione con Interactive Solutions ha progettato un inchiostro a base di vino “Wine Ink” (mischiando le uve cabernetsauvignon dei propri vigneti con l’inchiostro), creato appositamente per le penne stilografiche. L’oggetto è una penna a tutti gli effetti con cui poter scrivere tranquillamente, ma allo stesso tempo un oggetto unico nel suo genere. Presentato l’inchiostro, l’azienda catalana ha fatto una precisazione: «Le cartucce di colore rosso non sono bevibili».

Nasce la Chianti Classico Co., una società che andrà ad occuparsi di attività di marketing a supporto della denominazione

Dopo la presentazione della “Chianti Classico revolution”, l’omonimo Consorzio porta a compimento un altro importante traguardo all’insegna della valorizzazione e della competitività della denominazione. Nasce la Chianti Classico Co. che avrà come obiettivo prioritario quello di valorizzare e promuovere il brand Gallo Nero in tutte le sue declinazioni. Un’operazione che porterà ad un ulteriore rafforzamento di un marchio, il Gallo Nero, già noto in tutto il mondo e segno distintivo dell’eccellenza enologica italiana, che vuole inoltre proporre un’idea innovativa per affrontare le sfide del futuro e la sempre più aggressiva concorrenza internazionale.

Il nuovo drink? Nasce dall’insolita accoppiata tra sommelier e barman che danno vita al wine-cocktail drink a base di vino 11

Cercare di abituare il consumatore a bevande gustose, ma più leggere, facendo nascere cocktail a base di vino. Per questa ragione, l’Associazione Italiana Sommelier (Ais), con i Barman dell’AIBES, in occasione di “Tirreno Ct Ospitalità Italia” ha promosso il concorso “Wines meet cocktail”, dove i sommelier erano chiamati a collaborare con i barman. Dodici le coppie in gara, che sono sfidate nel creare cocktail partendo da 12 tipi di vini diversi. Il concorso è stato vinto dalla coppia composta dal sommelier Ais Lino Fialdini e il barman Antonia Lo Casto, che insieme hanno creato l’enigmatico “XX2”, con il Porto White.


Fiere

50 anni di Simei: obiettivo sostenibilità

SIMEI, il Salone Internazionale Macchine per Enologia e Imbottigliamento, il più importante punto di riferimento nel panorama delle manifestazioni fieristiche dedicate alla filiera del vino, olio e beverage, in programma a Fiera Milano Rho dal 12 al 16 novembre 2013, festeggerà quest’anno la 25a edizione. Un anniversario importante che segna un vero momento di svolta. Il focus 2013 sarà la sostenibilità, un asset imprescindibile per il comparto del vino, dalle tecnologie di produzione al prodotto finito. L’orientamento alla sostenibilità di filiera sarà il filo conduttore dell’intera manifestazione: dalla vite al vino sulla tavola, in ogni passaggio la qualità si sposa alla sostenibilità e diventa elemento distintivo e premiante. Durante il SIMEI sarà organizzato un

importante convegno internazionale che coinvolgerà gli attori attivi sul tema della sostenibilità a livello mondiale e che contribuirà a definire le linee guida del futuro in tale ambito, sostenuto da un calendario fittissimo di workshop e seminari di approfondimento. I visitatori di SIMEI, quindi, oltre a trovare una vasta e completa esposizione delle eccellenze tecnologiche, potranno assistere a conferenze, convegni, momenti di studio e di scambio tra i protagonisti di questo settore affascinante quanto complesso, portatore del Made in Italy nel mondo, e che costituisce una parte sostanziale del nostro export, determinando in misura considerevole i tratti dell’economia globale. In questo processo di evoluzione di SIMEI, Unione Italiana Vini, in qualità 12

di organizzatore della manifestazione, si conferma fonte autorevole nella produzione di contenuti, ma soprattutto agevolatore di relazioni professionali a qualsiasi livello e target. SIMEI, infatti, è una vera e propria piattaforma d’incontro tra domanda e offerta. Un’importante novità che verrà introdotta nell’edizione 2013, mai utilizzata in ambito fieristico, è Join Tag, la nuova tecnologia a supporto della relazione espositori-visitatori che rivoluzionerà la modalità di trasferimento dei contenuti e di creazione dei contatti. In contemporanea alla 25a edizione di SIMEI si svolgerà anche la 9a edizione di Enovitis, il Salone Internazionale delle Tecniche per la Viticoltura e l’Olivicoltura. Nei padiglioni dedicati a Enovitis saran-


no esposte le attrezzature, le macchine e i prodotti per il settore viticolo. SIMEI ed Enovitis insieme, quindi costituiscono l’itinerario tecnologico completo dell’intera filiera vitivinicola, dal vigneto fino alla produzione e al confezionamento del vino. A cinquant’anni dalla prima edizione SIMEI è oggi l’appuntamento biennale più atteso a livello internazionale, leader a livello mondiale nel settore delle tecnologie del vino: luogo d’incontro, di approfondimento, osservatorio di ricerca, dove si definiscono i trend di mercato, si introducono le nuove tecnologie, si studiano le esigenze dei consumatori. La 25a edizione di SIMEI si terrà dal 12 al 16 novembre 2013 nei padiglioni 9-11-

13-15 del polo espositivo di Rho, Fiera Milano. Contemporaneemente si svolgerà ENOVITIS, Salone Internazionale delle Tecniche per la Viticoltura e l’Olivicoltura. Segreteria organizzativa: SIMEI
Via S. Vittore al Teatro n. 3 - 20123 Milano 
Tel. 0039 02/722228 25/26/28- Fax 0039 02 866575 info@simei.it – www.simei.it. Ufficio Stampa: Soluzione Group srl - Tel. 030 3539159 Ada Agosti - agosti@soluzionegroup.com Laura Bresciani – cell. 347 0400485 bresciani@soluzionegroup.com.

L’edizione del 2011 ha visto la partecipazione di 700 aziende espositrici provenienti da 27 paesi, 60.000 visitatori esteri, 20.000 italiani, su 80.000 mq espositivi

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Unione Italiana Vini Unione Italiana Vini è dal 1895 l’associazione delle imprese del vino italiane: vi aderiscono oltre 500 aziende, che rappresentano un fatturato pari al 70% dell’export italiano di vino. Ne tutela gli interessi in sede politica, garantisce lo sviluppo del settore vinicolo in Italia secondo le regole della trasparenza e del libero mercato, promuove la cultura della vite e del vino in Italia e nel mondo. Oltre a essere un’associazione, Unione Italiana Vini è anche e soprattutto una società di servizi avanzati pensati su misura rispetto alle esigenze delle imprese del settore vino. La sua rete di laboratori, con sede centrale in Verona, riconosciuta come una delle strutture all’avanguardia in Italia per tecnologie e mezzi impiegati, garantisce ogni giorno sulla genuinità e sulla qualità sensoriale dei prodotti. Unione Italiana Vini è promotrice di “Tergeo”, il sistema di trasferimento di contenuti innovativi in materia di sostenibilità: ne garantisce lo sviluppo coerente un Comitato tecnico-scientifico composto da imprese associate a UIV, da ricercatori impegnati in campo viticolo ed enologico e da rappresentanti delle istituzioni.


Fiere

Another love story in Verona Luca Casamonti

Vinitaly, la manifestazione dedicata al mondo del vino è pronta ad aprire i battenti a tutti gli addetti ai lavori, ma anche agli appassionati o ai semplici curiosi. Quattro giorni all’insegna del vino italiano, da quello del più estremo nord della Valle d’Aosta o del Trentino, fino al vino siciliano, attraversando tutto lo stivale e mettendo in mostra i vini della nostra penisola. Italia ma non solo, infatti a Vinitaly anche presenze dall’estero, per dar il là ad uno scambio culturale tra paesi. Vinitaly è inoltre un’opportunità di business per le aziende espositrici. Numerose azioni di direct marketing con gli operatori italiani ed esteri, accordi di promozione con le principali testate internazionali e con le associazioni di categoria coinvolte nel mondo del vino, rendono la partecipazione a Vinitaly sempre più un vantaggio competitivo. Ma oltre al business, durante i quattro giorni di rassegna, si fa anche cultura del vino attraverso degustazioni guidate, convegni e seminari che presentano ricerche ed analisi sul prodotto, le norme ed il consumo di vino nel mercato interno ed estero. Le ricerche presentate durante la manifestazione sono

poi consultabili sul sito di Vinitaly alla sezione “Studi & Ricerche”. I numeri di Vinitaly L’evento veronese, uno dei più importanti nel mondo del vino, può vantare numeri che solo poche altre fiere del settore possono contare. Nell’edizione 2012 hanno partecipato a Vinitaly 140.655 visitatori, di cui 48.544 esteri e per quanto riguarda gli addetti ai lavori sono arrivati 2.496 giornalisti, (275 dall’estero). L’edizione di quest’anno si estenderà su una superficie di circa 100.000 mq all’interno del centro espositivo di Verona Fiere. Per quanto riguarda gli espositori, l’edizione 2013 (la numero 47) ne vedrà presenti ben 3.987 con predominanza italiana, ma anche un buon numero di stranieri. Gli eventi speciali Stand, aziende, produttori, ma non solo. Vinitaly vuol far confluire al suo interno tutto

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ciò

che ruota attorno al mondo del vino e molti sono anche gli eventi speciali che si svolgeranno nei 4 giorni veronesi. Vivit. Si terrà la seconda edizione di Vivit - Vigne Vignaioli Terroir, il salone dove si possono incontrare operatori del settore e viticoltori biologici. Vivit torna dopo l’edizione del 2012, che contò 127 produttori provenienti dall’Italia, in maniera rinnovata, cercando di ampliare l’offerta e rispondere all’interesse manifestato dagli operatori. Vivit è sinonimo di vino artigianale che esprime il sapore della terra in cui nasce, dove il viticoltore attraverso gli atti agricoli crea un suo personale rapporto con la terra e con il vino. Il salone vuol riunire i produttori di tutto il mondo che vogliono esprimersi nella trasparenza, nell’autenticità e nell’individualità, con i vini a fare da espressione autentica del territorio che li produce. Trendy oggi big domani. Questa è un’iniziativa sviluppata in collaborazione con Luca


Maroni, nata come osservatorio dei più performanti produttori nazionali esordienti sul mercato. Le aziende selezionate da Maroni vogliono rappresentare i protagonisti del futuro: produttori ai primi posti assoluti per pregio rapportato a convenienza. Tali produttori rispondono allo slogan “Le aziende oggi davvero trendy, che saranno i big di domani”. Luca Maroni illustra ogni anno a buyers ed operatori nazionali ed internazionali le virtù dei vini e delle aziende selezionate nel corso di degustazioni aperte al pubblico. Taste Italy. Taste Italy by Doctor Wine è l’evento-degustazione all’interno di Vinitaly che presenta alla stampa e agli operatori esteri l’eccellenza italiana: vini rossi, bianchi e spumanti di diversa provenienza regionale. Daniele Cernilli, Doctor Wine, ha selezionato le 100 più importanti e rappresentative aziende vitivinicole che saranno le protagoniste del Taste Italy. All’interno dell’area, più appuntamenti quotidiani dedicati alle interviste che Cernilli stesso rivolgerà ai produttori. Taste Italy è un punto di contatto privilegiato tra il prodotto made in Italy e i buyer provenienti da più di cento Paesi e un modo di promuovere una varietà e un’identità territoriale uniche al mondo. Grappa & C. Tasting. Grappa & C. Tasting (che nell’ultima edizione di Vinitaly ha registrato 5.500 assaggi) è il banco d’assaggio dedicato agli spirits in ogni loro accezione: grappe, amari, liquori. Il banco d’assaggio da anni offre ai visitatori la possibilità di assaggiare decine di prodotti diversi. E puntualmente, grazie all’elaborazione dei dati raccolti, fornisce le tendenze sensoriali nel settore degli spirits. La novità per quanto riguarda il 2013 sarà la collaborazione con l’associazione Narratori del Gusto, che proporrà una selezione di vini da dessert.

Le degustazioni. Degustare il vino, conoscerlo, sentirne i sapori, le essenze e i profumi guidati da sommelier esperti. Sono molte le degustazioni (vedi il calendario completo nella pagina seguente) all’interno della Fiera e alcune di queste meritano una menzione particolare. Vinitaly propone quest’anno l’esclusiva degustazione dei vini vincitori dei Premi speciali e dei campioni premiati con la Gran medaglia d’oro e Medaglia d’oro del 20° Concorso Enologico Internazionale di Vinitaly. La degustazione walk around del Gambero Rosso “I Tre Bicchieri”, con i 399 vini premiati con il prestigioso riconoscimento dei 3 bicchieri sulla guida Vini d’Italia. In programma anche una degustazione per la celebrazione del 25° delle Donne del vino: “Le Donne del vino: 25 anni di successo”. Grazie ad Ais, Associazione italiana sommelier, non mancheranno alcuni eventi esclusivi per incontrare da vicino i produttori che hanno fatto la storia dell’enologia italiana con tre appassionanti degustazioni.

Self service d’autore coinvolge i più grandi chef italiani dell’associazione Jeunes Restaurateurs d’Europe, che coniugheranno qualità ed innovazione con le modalità proprie del self-service (1° piano, galleria dei Signori). L’obiettivo è presentare piatti con stile ed eleganza anche a chi vuole sfruttare al massimo la propria visita a Vinitaly, dedicando poco tempo al pranzo. Le Cittadelle della Gastronomia sono invece aree esterne (padiglioni 5 e 9) che propongono abbinamenti di vino e prodotti tipici alla scoperta delle tradizioni enogastronomiche regionali. Infine Ristorante Goloso, la soluzione ideale per chi vuole assicurarsi la migliore qualità e ampia scelta di pietanze, quando gli impegni fieristici lo consentono. Dal buffet sarà possibile attingere tra le varie delizie mediterranee realizzate dallo chef Maria Grazia Loddo. Inoltre all’interno del Ristorante Goloso si terranno degustazioni degli oli vincitori del Concorso Internazionale Sol d’Oro.

La grande cucina di Vinitaly All’interno di Vinitaly è possibile anche poter assaggiare cibi preparati dalle mani di chef noti nel panorama internazionale, attraverso il programma culinario “La grande cucina”. Ristorante d’autore è un appuntamento quotidiano con il gusto, che nasce dalla volontà di presentare al grande pubblico, nazionale ed internazionale, le eccellenze italiane, attraverso l’interpretazione di alcuni grandi chef. Quest’anno, nella elegante cornice delle sale del Palaexpo (1° piano), i piatti porteranno la firma di quattro campioni della cucina italiana: Piero Bertinotti, Massimo Spigaroli, Enrico Bartolini e Fabio Baldassarre. L’iniziativa è organizzata in collaborazione con l’Associazione nazionale “Le donne del Vino”.

Buyers Club Vinitaly ha creato un’area web riservata (Buyers club online) per mettere in contatto le aziende con i maggiori buyer italiani ed esteri. Il matching online permette ad espositori ed operatori di incrociare domanda ed offerta già prima della manifestazione, predisponendo così le agende degli incontri b2b che si svolgeranno nei 4 giorni della rassegna. Inoltre sono allestiti dei Temporary offices, dove i buyers delle principali catene della GDO presenti in Italia incontreranno le aziende produttrici che hanno suscitato il loro interesse: una grande opportunità per i produttori, un’occasione in più per il consumatore finale di trovare prodotti nuovi e di qualità sullo scaffale, al miglior rapporto qualità/prezzo.

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Fiere

Vinitaly e dintorni

Una degustazione di oli

Sol&Agrifood In contemporanea con Vinitaly, si terrà Sol&Agrifood, la rassegna internazionale dell’agroalimentare di qualità. Innovato nella formula e negli spazi espositivi, Sol&Agrifood ha voluto riunire sotto un unico brand le precedenti manifestazioni Sol ed Agrifood Club e creare una prestigiosa vetrina che, anche grazie alla concomitanza con Vinitaly, promuova l’eccellenza olivicola ed agroalimentare sul mercato nazionale ed internazionale. L’obiettivo di Sol&Agrifood 2013 è quello di rispondere al meglio alle esigenze dei produttori, affiancandoli nella valorizzazione dei prodotti e cercando di offrire agli espositori servizi qualificati e il supporto nell’organizzazione di numerose iniziative volte alla promozione della propria attività. Molte le iniziative che permettono di conoscere ed assaggiare i prodotti dialogando con gli espositori. Ci saranno convegni, workshop e degustazioni nelle aree dedicate (walk around oil tasting, agorá food tasting, cooking show area, olive oil tasting e coffee experience). Sol&Agrifood è poi strettamente collegato al concorso “SOL D’ORO 2013”, un vero e proprio campionato del mondo per gli oli extravergine d’oliva che è giunto all’11esima edizione dove hanno partecipato oltre 200 campioni di 9 Paesi. Un giuria internazionale ha decretato i vincitori di ogni categoria e gli oli vincitori (l’Italia ha portato a casa 13

medaglie su 15) riporteranno sulla bottiglia il bollino “Sol d’Oro” che attesta il premio assegnato e la qualità del prodotto. Una novità per chi sarà presente a Sol&Agrifood sarà la Guida agli Oli Stellari, con la scheda tecnica redatta dal panel internazionale dei giudici che sarà distribuita nel corso dell’evento. Particolarità della guida è quella di rappresentare la prima pubblicazione al mondo contenente una selezione di oli extravergine di oliva basata su blind tasting. Enolitech Torna anche quest’anno Enolitech, che dal 1998 è l’appuntamento internazionale con la tecnologia innovativa applicata alla filiera del vino e dell’olio. Il Salone Internazionale delle Tecniche per la Viticoltura, l’Enologia e delle Tecnologie Olivicole ed Olearie è una valida opportuni-

tà per tutte le aziende del settore, che intendono promuovere sul mercato il meglio della produzione, per presentare e far conoscere nuove applicazioni e tecnologie. Enolitech, ospitato nel Padiglione F – ingresso Giulietta e Romeo – si estende su un’area espositiva coperta di 12.000 mq, oltre all’area esterna adiacente, ed è una panoramica completa sulla filiera del vino e dell’olio: macchinari, accessori, attrezzature e prodotti per la cantina e il frantoio, per la conservazione e la degustazione di vino e olio. Per quanto riguarda i produttori, le aziende del settore possono proporre il meglio della propria produzione ad un bacino di visitatori che, grazie alla concomitanza con Vinitaly e Sol, oltre ai numerosi operatori italiani ed esteri comprende gli stessi espositori delle due manifestazioni specializzate. Per i visitatori invece Enolitech è un momento di incontro, confronto e dialogo con gli operatori per conoscere ed acquistare nuove applicazioni e nuove tecnologie, per rendere più efficiente il processo produttivo e più efficace la propria immagine. La grande novità di quest’anno riguardo il debutto di Digitalic Village, un’area espositiva in cui l’innovazione tecnologica e informatica si mettono al servizio della filiera del vino. Una serie di aziende, guidate dalla rivista di settore “Digitalic”, propone ai visitatori le ultime soluzioni 2.0, dalle infrastrutture wireless per la raccolta di dati tra le vigne o per portare la connettività in cantina, fino ai software più moderni per la gestione del magazzino, le analisi del terreno o l’e-commerce.

Enolitech

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Tra eventi e degustazioni ora 11.30 15.00 15.00 15.30 15.30

ora

Domenica dove Sala Argento - Palaexpo, ingresso A2 (piano/level-1) Sala Tulipano - Palaexpo, ingresso A1 (piano/level -1) Sala C - (1° piano Pad. 9) / (1st floor Pav. 9) Sala Iris - Palaexpo, ingresso A1 (piano/level -1) Sala Orchidea - Palaexpo, ingresso A1 (piano/level - 1) dove

Sala B - (1° piano Pad. 9) / (1st floor Pav. 9)

10.30

Sala Argento - Palaexpo, ingresso A2 (piano/level-1)

11:00

Sala Tulipano - Palaexpo, ingresso A1 (piano/level -1)

11.00 11.00

Sala C - (1° piano Pad. 9) / (1st floor Pav. 9) Sala Orchidea - Palaexpo, ingresso A1 (piano/level - 1)

11.00

Sala Iris - Palaexpo, ingresso A1 (piano/level -1)

15.00

15.30

Sala Orchidea - Palaexpo, ingresso A1 (piano/level - 1) Sala A - (1° piano Pad. 9) / (1st floor Pav. 9) Sala Tulipano - Palaexpo, ingresso A1 (piano/level -1)

15.30

Sala Iris - Palaexpo, ingresso A1 (piano/level -1)

16.00

Sala Argento - Palaexpo,ingresso A2 (piano/level-1)

ora

evento

Gambero Rosso con Vinitaly Donne del vino con Civiltà del bere F.I.S.A.R. Winestate (Australia) con Vinitaly Gambero Rosso (Italia) con Vinitaly

Lunedì 8 aprile

10.30

15.00

07 aprile

evento Dal Valpolicella all’Amarone: fattori produttivi e aromatici che caratterizzano uve e vino

Lo stile elegante di un italiano dal taglio Classico Enologia Trentina, quando è la montagna a fare la differenza

WineTasting – Seminario sui vini dei Balcani Bollicine tra le onde Americana: Sparkling wines da Long Island alla Patagonia Les Champagnes Grand Cru Degustazioni tematiche a cura dell’Enoteca Italiana Le quattro stagioni del Vino Quotidiano Il Riesling e gli altri grandi vini bianchi della Germania XXV SEMINARIO TECNICO MASI

Martedì 09 aprile

10.30

dove Sala B - (1° piano Pad. 9) / (1st floor Pav. 9) Sala Argento - Palaexpo, ingresso A2 (piano/level-1)

11.00

Sala Tulipano - Palaexpo, ingresso A1 (piano/level -1)

11.00

Sala Iris - Palaexpo, ingresso A1 (piano/level -1)

11.00 13.30

Sala Orchidea - Palaexpo, ingresso A1 (piano/level - 1) Sala B - (1° piano Pad. 9) / (1st floor Pav. 9)

15.00

Sala Tulipano - Palaexpo, ingresso A1 (piano/level -1)

15.00

Sala C - (1° piano Pad. 9) / (1st floor Pav. 9)

15.00

Sala Iris - Palaexpo, ingresso A1 (piano/level -1)

15.00

Sala Argento - Palaexpo, ingresso A2 (piano/level-1)

Irrigazione responsabile del vigneto e qualità dell’Amarone I Grandi Vini Bianchi del Danubio Orizzontale Etna Degustazione con i vini rossi del

15.30

Sala Orchidea - Palaexpo, ingresso A1 (piano/level - 1)

Viaggio tra gli affascinanti Rossi di Sardegna

10.00

ora

no

vulcano

Mercoledì 10 aprile

10.30

Sala Orchidea - Palaexpo, ingresso A1 (piano/level - 1)

evento Vini dolci provenienti dall’Ungheria,

10.30

Sala Argento - Palaexpo, ingresso A2 (piano/level-1) Sala C - (1° piano Pad. 9) / (1st floor Pav. 9) Sala Tulipano - Palaexpo, ingresso A1 (piano/level -1)

Wine is more: Messagge in the bottle Le tessiture Dolci delle essenze mediterranee International Wine Competition Winners

10.30 10.30

dove

evento Vitigni italiani insoliti dal libro Wine Grapes Italy’s Volcanic White Wines Un viaggio nel tempo con i grandi Millesimati e le Riserve Ferrari Dalla Nuova Zelanda alle pendenze vulcaniche dell’Etna I vini Italiani della Top 100 di Wine Enthusiast Vitigni italiani insoliti dal libro Wine Grapes Le variegate sfumature del Rosso ai piedi dell’Appeni-

vendemmia tardiva

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Fiere

Le monde du vin si ritrova a Bordeaux Vinexpo 2011

«L’evento mondiale del vino». «Un salone unico nel suo genere». Sono queste alcune delle definizioni relative a “Vinexpo: le salon international du vin et des spiritueux”, l’evento enologico che quest’anno avrà luogo a Bordeaux dal 16 al 20 giugno. Creato nel 1981, Vinexpo viene definito come l’evento di riferimento per i principali operatori internazionali del settore delle bevande alcoliche e del vino. L’evento si tiene a Bordeaux, città patrimonio mondiale dell’UNESCO, in tutti gli anni dispari (l’ultimo evento francese è datato 2011), dopo che l’anno scorso ha avuto luogo ad Hong Kong. Propria la vetrina internazionale è il valore aggiunto dell’evento: si pensa infatti che arriveranno espositori provenienti da più di 150 paesi, giornalisti da ogni parte del pianeta e quasi 50.000 visitatori. Saranno presenti i produttori di tutte le regioni francesi e le più famose società di dimensioni internazionali, come Castel Frères o Champagnes Lanson, le quali affiancate da numerose società dinamiche come Domaine du Tariquet, Gérard Bertrand, Bernard Magrez vignobles. Ci saranno poi gli stand nazionali, che vedranno la presenza d Germania, Stati

Uniti, Cile, Italia, Spagna e per la prima volta una partecipazione collettiva messicana ed una sudafricana. In totale il salone occuperà una superficie di 90.000 mq che comprenderà i padiglioni espositivi, ma anche i giardini, il Club du Lac (zona elegante, creata per le aziende di grandi dimensioni e che consente loro di ospitare i propri clienti), i ristoranti, le sale delle conferenze e delle degustazioni e l’insieme dei servizi. Le degustazioni In un’area di oltre 4.500 mq riservata esclusivamente alle degustazioni di vini e distillati, “Degustazioni di Vinexpo” è diventato un importante appuntamento per capire le tendenze del settore. Lanciate nel 2011 e apprezzate all’unanimità, le degustazioni sono riunite sotto il label “Tastings by Vinexpo”, e nell’ultima edizione hanno visto la presenza di 13.250 professionisti del settore del vino. Nell’edizione 2013, nelle sale messe a disposizione dall’organizzazione, sarà poi possibile assistere alla presentazioni di nuovi prodotti, incontri e momenti di scambio tra operatori, conferenze animate da professionisti di spicco che andranno a completare le degustazioni. Il nuovo logo Per rendere più coerenti i propri sviluppi con la propria identità è stato deciso di far evolvere il logo, con l’intenzione di met-

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tere l’accento sul DNA del salone e sulle sue caratteristiche fondamentali: innovazione, dinamismo e internazionalizzazione. Il nuovo logo mantiene l’immagine del pianeta rendendolo più attuale. Gli archi del cerchio intorno al globo esprimono il dinamismo del settore, l’accelerazione degli scambi commerciali mondiali ma anche la cerchia professionale in cui si svolge Vinexpo. Il posizionamento, il font « FUTURA » e il colore nero sono stati dettati dalla volontà di tradurre con eleganza un universo che coniuga tradizione e modernità.


il buon vivere italiano

Il vino per conoscere e scoprire i territori italiani

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Selezione dei Vini di Toscana

Enoteca Italiana porta la Cina al Vinitaly

Adolfo Rossi

I locali dell’Enoteca Italiana

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La decima edizione della Selezione dei Vini di Toscana si è chiusa con la premiazione dei Top 100 al teatro dei Rozzi a Siena. Un concorso enologico imponente che ha visto gareggiare oltre mille etichette divisi in diciassette categorie. Tutta la parte tecnica della selezione è stata curata, come sempre, dall’Ente Vini – Enoteca Italiana. Ben nove erano le commissioni di assaggio che hanno esaminato le bottiglie “alla cieca”, senza sapere prima quale vino stessero degustando. Alla premiazione ha fatto seguito un incontro B2B, all’Ente Vini – Enoteca Italiana, con 30 operatori internazionali. Fra i vini premiati ne segnaliamo alcuni. Nella categoria 9 – vini rossi Dop delle vendemmie 2007 e precedenti monovitigno Sangiovese – sono stati premiati come top: i brunelli Poggio Alle Mura (Banfi), Col d’Orcia, Castelgiocondo (Frescobaldi), Sassidisole, Quattroventi, il nobile Messaggero (Montemercurio), il Chianti Montespertoli “Ingannamatti” (Podere dell’Anselmo). Nella categoria 12 – vini rossi dop riserva – hanno primeggiato: i Chianti Colli fiorentini Vigna la Quercia 2008 (Castelvecchio), San Giovanni Novantasette 2008 (San Michele a Torri), La Spinosa 2008, il Morellino Le Sentinelle 2007. La Cina sbarca al Vinitaly L’attività dell’Enoteca Italiana prosegue al Vinitaly con una importante novità. Trasferisce nel proprio stand (Pad 8 / b16) la sua sede estera “Shanghai Yishang Wine Business Consulting”, diventando un punto di riferimento per i tanti importatori cinesi presenti alla fiera di Verona e soprattutto per le aziende italiane che vogliono ricevere le giuste informazioni per importare il proprio vino in Cina.


La società Yishang, presente a Shanghai ormai da 5 anni, è diventata un punto di rifermento del vino italiano ed è considerata per il mondo asiatico una delle porte d’accesso privilegiate per i nostri prodotti e lo strumento operativo per agevolare le aziende italiane nella penetrazione del mercato cinese. Da anni svolge con professionalità e passione corsi di formazione e organizza degustazioni, wine dinner e numerosi altri eventi legati al mondo del vino. Yishang fornisce servizi quali importazione e distribuzione di vini italiani in Cina, organizzazione di incoming di operatori del settore in Italia e assistenza nelle trattative tra aziende vitivinicole italiane e importatori e distributori cinesi. Si concluderà, tra l’altro, proprio al Vinitaly, il progetto Vini Italiani in Cina, promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico in convezione con Federvini e Unione Italiana Vini, e realizzato da Enoteca Italiana come soggetto attuatore. Saranno presenti a Verona giornalisti di testate famose come Anhui Television, la più influente emittente televisiva della Cina orientale, Radio 105.7 con la sua trasmissione “Happy Rush Hours” in onda ormai da 10 anni e che raggiunge i 200 milioni di radioascoltatori, e poi specializzati come New Food e Wine Magazine. I giornalisti saranno seguiti da Francesco Ye, rappresentante di Yishang Wine Business Consulting, la filiale cinese di Enoteca Italiana, da Giovanni Pugliese Export Manager di Enoteca e Vice Presidente di Yishang insieme a un rappresentante del Ministero responsabile del progetto. Altra novità nello stand di Enoteca Italiana sarà la presenza per la prima volta di un famoso collezionista di vini, Luca Peli Grandi Vini da Collezione, che proporrà nel proprio spazio una selezione delle grandi annate dei più prestigiosi vini italiani e francesi. Infine Enoteca Italiana anche quest’anno coordinerà e gestirà in collaborazione con Veronafiere il programma di degustazioni degli oli extravergine di oliva che si svolgeranno nel padiglione del SOL. 21


Sullo scaffale

Sicilia. L’isola dell’olivo

Veronica Grandetti

Tuffarsi tra le pieghe di questo libro vuol dire lasciarsi trasportare in un viaggio lungo il territorio, lo spazio e il tempo, scoprendo, saggio dopo saggio, un nuovo pezzo del puzzle che c o m pone il mondo dell’olivicoltura siciliana. Un libro, dove le immagini, di altissimo valore, delle vere e proprie opere d’arte, tutte inedite, scattate da cinque professionisti (Claudio Brufola, Vincenzo Brai, Paolo Spigariol, Giuseppe Leone e Carlo Giunta), si fondono con le otto sezioni specifiche, firmate da: Giuseppe Fontanazza, Gaetano Basile, Maria Concetta di Natale, Giuseppe Barbera, Enza Cilia, Giovanni Lercker e Luca La Fauci. La cornice creativa ci narra di un sogno, o meglio, un incubo. Che cosa accadrebbe se perdessimo la me-

moria storica? A raccontarcelo è l’assessore alle risorse agricole e alimentari della Regione Sicilia, Dario Cartabellotta, che ricorda «di aver sognato una Sicilia senza olivo». Nessuno potrebbe immaginare questa terra senza la millenaria pianta, «elemento che più di ogni altro sa caratterizzare la ruralità dei territori siciliani, diventando l’emblema stesso di quel paesaggio sociale che l’uomo ha disegnato e che ha cercato di raffigurare iconograficamente». Nei luoghi del sapere prende vita l’antico mito dell’olivo in Grecia. La Sicilia, ci ricorda Giuseppe Fontanazza, è la prima regione del Mediterraneo a ricevere l’albero sacro di Atena. Il paesaggio olivicolo tradizionale «costituisce da sempre motivo di suggestione». Da Plinio il Vecchio, il primo a citare il mito, fino ad oggi, l’identità territoriale si 22

fonde con l’antropologia culturale. Usi, costumi, proverbi legati alle pratiche agricole costituiscono un ulteriore motivo di arricchimento del patrimonio isolano da salvaguardare. Il peregrinare lungo la conoscenza, riporta Enza Cilia, si sofferma sul viaggiatore per antonomasia: «Omero, nell’Odissea, dopo aver cantato l’arrivo di Ulisse in Sicilia e la cattura, con i suoi compagni, nei pressi del vulcano Etna, da parte del Ciclope Polifemo, offre, nel cimento dell’accecamento del Ciclope con un palo di olivo, un valido contributo alla formazione del paesaggio culturale dell’olivo in Sicilia». E l’olivo saraceno? «La leggenda – scrive Gaetano Basile – vuole che i saraceni abbiano introdotto la pratica di propagare l’ulivo seminando o trapiantando parecchi olivastri in una stessa buca, attorcigliando i virgulti e stringendoli assieme con legacci per avere alberi più resistenti alle intemperie». Maria Concetta di Natale ci fornisce testimonianza del legame tra Palermo e Sant’Oliva,


che per tradizione si ritiene di origine palermitana. Vissuta intorno al VI-VII secolo, si narra sia stata abbandonata nel deserto con leoni, serpenti e dragoni, che domò. Rinchiusa poi nel carcere dal Signore di Tunisi, venne flagellata, scarnificata e bruciata con olio bollente perché abiurasse alla sua fede. Decapitata, la sua anima volò al cielo come una colomba. Tante le iconografie che ruotano intorno alla sua figura, la prima è la Tavoletta con i Santi Oliva, Venera, Elia e Rosalia, custodita oggi nel Museo Diocesano di Palermo, in origine posta all’interno della Chiesa della Martorana. Proseguendo, l’eco dei miti, degli dei e degli eroi, si lascia spazio alla raccolta delle olive. Questa volta è Giuseppe Barbera a raccontarci «le tecniche di produzione dell’olio di oliva che ci sono pervenute […] le stesse di quelle degli antichi romani». Un racconto che rammenta i ricordi d’infanzia, quando «con muli e carretti, le olive raccolte si trasportavano al frantoio […] tutti quanti indossavano un grembiule di pelle, che era una sorta di uniforme unta e puzzolentissima». Diverse le fasi di lavorazione, dalla «tirata, cioè la premitura delle olive nello strettoio fino alla macinata, che permetteva di raccogliere l’olio nelle tinozze». Sul cammino della ricostruzione, prima di approdare alla sezione scientifica, si fa accenno ai riti popolari: l’olio di oliva significa anche gocce che si trasformano in sfere di cristallo, utilizzate delle fattucchiere siciliane: le magàre. Pratiche tutt’ora in auge, soprattutto in città. Infinite le leggende legate ai segni di sfortuna, di prosperità, o ai rimedi naturali. Dal profano alla scienza: i due ultimi saggi appagano i nostri appetiti e colmano le ultime lacune. La qualità dell’olio extravergine d’oliva, massima espressione della dieta mediterranea, dipende dalla qualità delle

materie prime: le olive. Scopriamo quali siano i componenti minori, le caratteristiche organolettiche, la conservazione e il confezionamento. Ma anche gli effetti salutistici dell’olio nella dieta mediterranea, i valori nutrizionali e i benefici di un giusto apporto quotidiano. Argomenti sapientemente trattati da Giovanni Lercker e Luca La Fauci. Formato: 24x30 Pagine: 224 Copertina cartonata in tela ISBN italiano: 9788-88-97082-44-6 ISBN inglese: 9788-88-97082-45-3 Curatore: Andrea Zanfi Editore: Salvietti&Barabuffi Editori Anno: aprile 2013 Prezzo: € 50 Per prenotazioni contattare la casa editrice: info@salviettiebarabuffieditori.com Tel +39 0577 905321 Fax +39 0577 905348

Il nostro puzzle tra tempo, memorie, percezioni e sensazioni è ora completo. Il volume Sicilia. L’isola dell’olivo è una vera e propria opera d’arte, curata da Andrea Zanfi, realizzato in collaborazione con IVROS, l’Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia, ed edito da Salvietti&Barabuffi Editori.

nessuno potrebbe mai immaginare questa terra senza la millenaria pianta


Protagonisti in cucina

A Fonteverde la cucina ha una marcia in più

Claudio Zeni

che ogni ingrediente di qualità ha in sé. Come i pomodori, che da bambino raccoglievo dalla pianta e mangiavo così senza nessun tipo di condimento». Quindi qualità, gusto e semplicità sono le parole d’ordine per coniugare il piacere del cibo con il benessere e per offrire agli ospiti di Fonteverde un’alimentazione genuina e appetitosa, con il gusto e i sapori della tradizione culinaria italiana. Le verdure dell’orto di Fonteverde non mancano mai sulla

tavola dell’hotel, per creare una cultura del mangiare sano e leggero, in piena linea con la filosofia della Spa. Nella carta menu spiccano così piatti come il Cous Cous di Kamut con i gamberi rossi, la sovrapposizione di rombo e salmone marinati, senza dimenticare la tradizione toscana e la presenza di carne Chianina certificata. Meravigliosa la carta dei dessert. Salvatore Quarto realizza una pasticceria dietetica, utilizzando zuccheri alternativi non raf-

qualità, gusto e semplicità sono le parole d’ordine per coniugare il piacere del cibo con il benessere e per offrire agli ospiti un’alimentazione genuina e appetitosa Salvatore Quarto

Aria di novità nella cucina del resort di San Casciano dei Bagni (Si): a guidare la ristorazione di Fonteverde Natural Spa Resort è arrivato Salvatore Quarto. Barese, classe 1967, vanta una consolidata esperienza come executive chef in alcuni dei migliori ristoranti italiani tra cui Villa Il Patriarca di Siena (1 stella Michelin). Salvatore Quarto ama definirsi “lo chef mediterraneo”. «Le mie origini pugliesi – afferma – mi hanno fatto crescere con questa idea fissa in testa. Mediterraneo significa un universo d’ingredienti semplici e genuini, dove le tecniche di cottura, come il vapore nel cestello di bambù, restano le più naturali possibili per far rimanere inalterato il gusto e il colore

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finati. Un piatto su tutti è il gateau al mascarpone e i pasticcini fatti solo con le mandorle, il must have che la madre di Salvatore proponeva sempre ai suoi commensali. Fonteverde Natural spa Resort, che fa parte del gruppo STB Società Terme e Benessere, è un elegante resort 5 stelle situato a San Casciano dei Bagni (Si), antico borgo della Val d’Orcia, noto da sempre per le millenarie sorgenti da cui sgorgano acque termali ricche di minerali. 68 camere, 6 Junior Suite e 7 Suites. Il ristorante Ferdinando I propone i piatti della tradizione toscana, oltre a particolari menu ideati per garantire una corretta e salutare alimentazione. La Spa di Fonteverde è distribuita su cinquemila metri quadrati e dispone di ben sette piscine con acqua termale. L’offerta trattamenti, altamente variegata, comprende tra l’altro aree totalmente dedicate alle discipline orientali, all’idroterapia, ai fanghi, alla massofisioterapia, oltre all’area di Antico Mediterraneo. www.fonteverdespa.com.

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Protagonisti in cantina

Quel doppio legame tra Chianti e New York Chianti e Manhattan. Due realtà apparentemente lontane, due realtà, invece, legate da un legame doppio. Sia perché la baia di Hudson, quella dove oggi sorge New York è stata scoperta da Giovanni da Verrazzano che in Chianti ci abitava, nel suo castello a Greve. Sia perché come scrive lo stesso navigatore fiorentino all’imperatore Francesco I, «notammo molte viti selvatiche che crescendo si abbarbicano agli alberi come fanno nell’Italia settentrionale. Se queste viti fossero coltivate come si deve, certamente produrrebbero ottimi vini perché più volte ne ho assaggiato il frutto e l’ho trovato soave e dolce». Oggi lo skyline di Manhattan non è certamente lo stesso di quello di quasi 500 anni fa. Ma ogni anno il 17 aprile, giorno della scoperta

della baia di New York, la famiglia Cappellini, attuale proprietaria del Castello di Verrazzano a Greve in Chianti, celebra l’evento in ricordo di colui che aveva permesso, con la sua voglia di scoperte, di poter cambiare il volto alla Storia. Il Castello di Verrazzano si trova tra Firenze e Siena, nel cuore del Chianti Classico, la prima zona di produzione al mondo delimitata dal bando ufficiale di Cosimo III de’ Medici nel 1716. Prima insediamento etrusco, poi romano, è divenuto nel VII secolo proprietà della famiglia Verrazzano e si parla di possedimenti di vigneti almeno dal 1150. È qui che, nel 1485 nacque Giovanni da Verrazzano, è qui che sono state prese tre pietre per incastonarle nei pilastri di cemento del celebre pon-

La cantina

te sospeso, che New York gli ha intitolato nel 1964. Un modo per rendergli onore, ma anche per rinsaldare quel legame tra Chianti e Stati Uniti. Nel 1958 la famiglia Cappellini, Luigi e sua moglie Clara, rilevarono il Castello, ormai sulla via della decadenza, per riportarlo all’antico splendore restaurando la villa e ricostruendo il tessuto agricolo come da antico modello. Oggi il Castello di Verrazzano, guidato dal figlio Luigi Giovanni Cappellini, è indubbiamente una delle aziende di riferimento della viticoltura italiana. La produzione del vino, pur nel solco della tradizione, ha sposato tecniche moderne. Grazie alla posizione del Castello, al centro della proprietà, l’uva raggiunge le cantine nel giro di pochi

Il giardino

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Il ponte di Verrazano a New York

minuti per essere subito delicatamente ammostata e messa a fermentare in piccole masse a temperatura controllata. Le antiche cantine risalgono al XVI secolo. L’invecchiamento avviene in botti in rovere di Slavonia poste lungo i corridoi, al riparo dagli sbalzi termici. In invecchiamento vengono utilizzate botti in quercia di 3 anni per 30 hl. di capacità, per l’elevazione del Chianti e del Chianti Classico Riserva, e nuove barriques (Allier e Vosges) per l’elevazione dei Supertuscan, il Sassello di Verrazzano e la Bottiglia Particolare. Visitando oggi la cantina, avvolti dai profumi dei pregiati fusti di rovere, ci si addentra fino al cuore del castello, dove sono custodite le selezioni delle migliori annate a partire dal 1924.

La tenuta di 220 ettari, rimasta inalterata all’interno dei suoi confini da oltre 1000 anni, possiede 42 ettari di vigneto a un’altitudine tra i 260 e i 380 metri sul livello del mare, in un terreno sassoso e ricco di calcare. I vigneti vengono rinnovati periodicamente secondo un programma che consente di mantenere l’età media degli impianti intorno ai 12 anni. Le forme di allevamento utilizzate sono quelle tradizionali per il territorio del Chianti Classico, ovvero il cordone orizzontale speronato impalcato a 60 cm dal livello del suolo e il guyot. La vendemmia, che si svolge generalmente fra il 25 settembre ed il 25 ottobre, viene eseguita esclusivamente a mano, attraverso un’accurata selezione delle uve.

due realtà, quella del chianti e di New york, apparentemente lontane, due realtà, invece, legate da un legame doppio

Il Castello di Verrazzano

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Marsala Città Europea del Vino 2013

Andrea Settefonti

Un anno per valorizzare un vino, per scoprire e capire un territorio con la sua cultura, le sue tradizioni. Marsala Città europea del Vino 2013 è l’iniziativa che per tutto il 2013 avrà protagonisti i vini bianchi, Grillo e Catarratto, i rossi, Perricone e Calabrese (Nero d’Avola) oltre ovviamente al celebre Marsala. Tutti insieme per esaltare l’identità di questa terra fatta di paesaggio mozzafiato, come le isole Egadi (Favignana, Marettimo e Levanzo), le saline di Mothia con i suggestivi mulino a vento e fenicotteri rosa dello Stagnone, o le vigne che degradano verso il mare. Una terra fatta di una ospitalità che nasce dal cuore degli abitanti e che si coniuga in mille declinazioni, prima

tra tutte la gastronomia. Sono davvero infinite le emozioni che suscita un viaggio in questo versante occidentale della Sicilia, approdo di tante civiltà. La romana Lilibeo, l’araba Marsa Allah, la garibaldina Marsala è il luogo ideale per far riaffiorare quella voglia di essere viaggiatori prima che turisti. Marsala2013 vuole affermare il ruolo da protagonista nel panorama turistico internazionale del territorio di Marsala e della sua storia che dura “appena” da tremila anni. E lo fa con un ricco programma di eventi, non soltanto gastronomici. Tra gli appuntamenti previsti, il programma completo si può scaricare sul sito internet di Marsala2013 (www.marsala2013.eu) vale la pena sottoli-

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neare i oncerti di Malika Ayane e Stefano Bollani, il Tadmor Wine Cup – Regata d’altura e il Kitesurf World Cup Freestyle. Il vino Marsala “Inventato” sulla fine del Settecento dagli inglesi, il Marsala è un vino fortificato alla cui base c’è il perpetuum. Ovvero un vino prodotto attraverso un antichissimo metodo che vede l’usanza di rabboccare le botti in via di svuotamento con quello della nuova annata. Il vino veniva abitualmente invecchiato in grandi botti di buon legno e quindi consumato durante l’anno, sostituito da vino giovane alla vendemmia successiva. L’operazione si ripeteva per anni, “in perpetuo”. Questo era il vino da pasto di


18 gradi naturali che si beveva a Marsala, questo è il vino che gli inglesi hanno trovato e al quale aggiunsero alcool per meglio conservarlo durante le spedizioni via nave nelle lontane Indie. Oggi il Marsala Doc è un vino liquoroso. Durante la fermentazione si effettuano i travasi che favoriscono l’ossidazione del vino. Alla fine della fermentazione viene aggiunto alcol di origine vitivinicola o acquavite di vino per aumentarne il grado alcolico. Abbinamenti Da sfatare un luogo comune, il Marsala Doc non è un vino soltanto da dolce. Il Marsala è un vino. E come tale può essere abbinato agli antipasti, con il sushi, formaggi a pasta molle o dura. Insomma gli abbinamenti possono essere molti e tutti da scoprire. In giro per cantine Cantine Pellegrino. Una delle aziende storiche della città di Marsala ha oggi nella propria gamma anche vini dolci e il Passito di Pantelleria dove l’azienda possiede una cantina. Cantine Florio. Nelle storiche cantine, oggi di proprietà Ilva di Saronno, si respira-

no secoli di storia, anche quella italiana con il ricordo dello sbarco dei Mille e del passaggio di Giuseppe Garibaldi, e di tradizione. Donnafugata. È l’emblema quella Sicilia fatta di culture, architetture e tradizioni di secoli. Rappresenta perfettamente le terre del Gattopardo, i dintorni di Marsala e i paesaggi di Pantelleria dove nasce il celebrato Ben Rye. Baglio Oro. Piccola produzione per grandi vini. La tradizione lunga oltre un secolo delle famiglie Cottone e Laudicina si coniuga all’interno di un antico baglio, “U vecchio Bagghio” con la più moderna tecnologia produttiva. Baglio Donna Franca. I vini sono tutti quanti prodotti per i clienti dell’agriturismo. Imperdibile l’esperienza sensoriale che si prova a sorseggiare il loro perpetuum. De Bartoli. Il “vero” Marsala, quello della tradizione, di prima degli inglesi, si può ancora provare nel Vecchio Samperi, un perpetuum che racconta tutta la storia della famiglia De Bartoli. Per scelta De Bartoli produce una sola Marsala Doc, la Superiore, e un Passito di Pantelleria, il Bukkuram.

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Da vedere Baglio Anselmi. È il maggior museo marsalese, per importanza e numero di reperti. Baglio Fino al secolo scorso era uno stabilimento vinicolo, oggi è parte del Parco Archeologico di Lilibeo con la Venere Callipigia e i resti di una nave Punica. Museo degli arazzi fiamminghi. Otto magnifici arazzi fiamminghi del XVI secolo che raffigurano la guerra giudaica. Dove mangiare Enoteca comunale. Situata all’interno del Palazzo Fici, l’Enoteca ricopre un ruolo fondamentale nella promozione del vino locale. La Bottega del Carmine. La cucina tradizionale siciliana si sposa con i vini pregiati. Le Lumie. Eleganza e raffinatezza si incontrano in questo locale posta su una collina da dove si dominano le saline e le isole Egadi e dove al tempo stesso si respira il profumo della campagna. Dove dormire Hotel Carmine. Poche camere nel centro storico di Marsala, ricavato nell’antico convento del Carmine.


Resort da sogno

Un soffio di storia ed eleganza a due passi da buckingam palace e dalla vivace vita cittadina

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Un soggiorno a Londra firmato One Aldwych Claudio Zeni

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Resort da sogno

Un antico palazzo edoardiano nel cuore di Londra, fuori da tutti i clichè. Un soffio di storia e eleganza a due passi da Buckingham Palace e dalla vivace vita cittadina. È il One Aldwych, meta ideale per un soggiorno indimenticabile, romantico, ispirato al benessere e rifugio d’antan dopo una giornata a spasso tra gallerie d’arte, musei, performance teatrali e shopping in stile vintage. «Aperto nel luglio 1998 e protetto come patrimonio della storia inglese, l’hotel fu fino al 1937 la sede del quotidiano The Morning Post, per poi diventare “Inveresk House” – esordisce Howard Rombough, dinamico direttore delle relazioni esterne del gruppo Campbell Gray Hotels –. Gli architetti scelti per la ristrutturazione dell’edificio da Lord Glenesk, proprietario del The Morning Post, furono Charles Mewes e Arthur Davis, gli stessi che hanno disegnato il Ritz di Londra e Parigi». Charles Mewes (1860-1914), un franco alsaziano di nascita, studiò architettura sotto Pascal alla famosa “Scuola delle Belle Arti” di Parigi, dove ottenne numerose menzioni, mentre Mewes fu il primo a creare uno stile di architettura e decorazione adeguato agli hotel di lusso, esponente di una progettazione di sviluppo pratica e logica. «Nel 1927, il The Mornig Post si trasferì e l’edificio divenne “Inveresk House” – ricorda Howard –, mentre nel 1935 fu venduto ad una compagnia assicurativa, prima di passare definitivamente a Gordon Campbell Gray, l’attuale proprietario e vice presidente di “Save the Children”, sempre esposto in prima linea in iniziative di solidarietà nei paesi più poveri del mondo». Mister Gray è anche una per-

all’interno dell’hotel ci sono più di 350 opere d’arte, acquistate direttamente per l’hotel, e il comfort non è stato sacrificato per il design

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sona amante del bello e in merito all’albergo da lui creato ripete «Mi piace pensare all’One Aldwych come ad un hotel classico e nel contempo moderno, eccitante e divertente, un “stealth welth” piuttosto che un “dripping deluxe”, perché noi vogliamo togliere il superfluo e dare il massimo della professionalità e del comfort, non a caso la nostra filosofia è “Tutto dipende dal servizio”». All’interno dell’hotel ci sono, comunque, più di 350 opere d’arte, acquistate direttamente per l’hotel da Gray, e il comfort non è stato sacrificato per il design. L’hotel ha 105 stanze tra camere e suite, due delle quali hanno palestra privata, il Cimmon Bar, un Health Beauty con piscina di 18 metri, una delle migliori Spa della città,


due ottimi ristoranti l’Axis e l’Indigo, le “creature” queste ultime due di Tony Fleming, uno degli chef più famosi di Londra, anche se Tony non avrebbe mai pensato di diventare il numero uno della capitale quando fece provare a dodici anni la sua prima ricetta ai suoi genitori. «Era un piatto di pasta con pomodori e funghi – ricorda Tony –. Mia madre e mio padre stavano uscendo, ma io li chiamai per testare la mia ricetta, pur sapendo che era cattiva. “Non è male” mi dissero e così continuai a coltivare la mia passione per la cucina». Le cose sono cambiate da allora. Oggi Tony Fleming è lo chef dell’One Aldwych, il celebre hotel cinque stelle di Londra. «Nei due ristoranti cerco di tenere due differenti linee di cucina – continua Tony –: nell’Axis, il ristorante che possiamo definire gourmet, proponiamo i classici piatti inglesi, tra i quali il vitello alla “bourguignon”, mentre nell’altro locale, l’Indigo, proponiamo menu più leggeri con influenza asiatica e mediterranea». Una linea di menu ben definita da Tony, che ricorda anche quando i due locali proponevano una cucina senza carattere. «Adesso tutto è stato definito – evidenzia Tony –, la gente viene all’Axis o all’Indigo e sa esattamente cosa trova. Voglio, inoltre, che il cibo sia accessibile a tutti e popolare. Qualcosa che le persone possono mangiare ogni giorno. Non sono trendy e non voglio esserlo, ma voglio solo che il cibo sia buono e fatto con cura e che la gente possa così tornare». Se fai le cose semplici devi farle molto bene. Molti chef sono conosciuti per utilizzare ingredienti esotici o complesse presentazioni, il tutto per mascherare una mancanza di tecnica o di ingredienti poveri, ma se servi un pesce grigliato con alcune patate e una salsa bernese il pesce deve essere della migliore qualità, le patate devono avere un sapore vero e non adornare il piatto e la salsa deve essere bilanciata alla perfezione». Quello che vuole Tony è che quando lasci il suo ristorante il pesce grigliato e la salsa bernese siano la migliore che hai mai assaggiato, perché a Tony piace cucinare anche con una precisa finalità: far diventare a cena amici degli stranieri e far sì che una giornata buia si trasformi in una serata piena di lcue. «L’One Aldwych è stato premiato anche come “Green Hotel of the Year” – conclude Howard Rombough – abbiamo un’attenzione maniacale nel ridurre l’impatto ambientale: dall’uso di sistemi di illuminazione a basso consumo a un ridotto spreco dell’acqua, grazie anche al riutilizzo dell’acqua piovana, perché il lusso a cinque stelle deve essere anche ecologico”. 33


Viaggi

Claudio Zeni

Occasioni golose L’altro centro america Suggestivo ed inedito itinerario all’insegna dell’“archeologia-storia-cultura e natura” con destinazione Guatemala, El Salvador e Nicaragua, l’altro Centro America, sinora escluso dai circuiti turistici. Il viaggio novità proposto da Tour 2000 Go CentroAmerica parte da Città del Guatemala per poi proseguire alla volta di Chichicastenango, El Salvador e Nicaruagua, con tappe nelle principali bellezze dei tre Stati. Costo del pacchetto di 13 giorni/11 notti 1.290 euro (Tel. 071.5119415; www.tour2000.it). Trasferimenti, hotel con pernottamento e prima colazione inclusi. A parte la spesa per il passaggio aereo dall’Italia secondo le migliori tariffe (circa 1.000 euro). Partenze giornaliere.

giappone fiorito Ponte del 25 aprile in Giappone con tappa Kyoto per il suggestivo spettacolo dei “Ciliegi in fiore”. L’evento della fioritura si ammira in particolare modo lungo i canali, sulla “Passeggiata del Filosofo”, nei giardini pubblici e in quelli attorno a templi ed edifici religiosi. Porta d’Oriente (Tel. 011.9642331; www.portadoriente.it) ha in programma una combinazione di 10 giorni/8 notti che prevede tappe a Tokyo, Hiroshima, Kyoto, Nara ed Osaka. Costo del pacchetto a partire da 4.340 euro: volo da Roma-Milano, trasferimenti, hotel con prima colazione più alcuni pranzi e una cena inclusi nella cifra. Partenze 18-25 aprile, 9-23 maggio, 7-20 giugno, 4-18-15 luglio.

Armenia e georgia Armenia e Georgia, una suggestiva accoppiata per una vacanza per i ponti di primavera alle origini del Cristianesimo. La più piccola delle repubbliche dell’ex Unione Sovietica (l’Armenia) è un po’ la culla di una civiltà che dette vita ad eccezionali forme letterarie, mentre la vicina Georgia è ricca di chiese e antiche fortezze con vere e proprie città scavate nella roccia. Go Asia (Tel. 071.2089301 www.goasia.it) prevede la partenza dall’Italia alla volta della capitale Yeveran (Armenia) con tappe successive tra chiese e monasteri, Tiblisi, Gori, la città natale di Stalin. Costo del pacchetto di 10 giorni/8 notti 2160 euro. Volo Alitalia da Roma, trasferimenti e pensione completa. Partenze individuali.

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Il territorio

Emilia Romagna Scegliere l’Emilia Romagna come regione nelle pagine dedicate al territorio, è stato il nostro piccolo contributo per rendere omaggio ad una grande terra e allo spirito che la contraddistingue e che le ha permesso di rinascere dopo il terremoto. Una terra di grandi persone, ma anche di grandi prodotti. Ci sono i grandi formaggi a pasta dura conosciuti in tutto il mondo, Parmigiano Reggiano e Grana Padano, e il Prosciutto di Parma. C’è l’aceto balsamico tradizionale di Modena e quello

di Reggio Emilia, ci sono il Culatello di Zibello e la Coppa Piacentina. Accanto a loro la Pesca nettarina, la Mortadella di Bologna e la Coppia Ferrarese tutti a formare

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Nella terra dove il cibo fa rima con cultura un paniere di 18 prodotti Dop e 15 Igp. La Riviera Adriatica è il primo pensiero che si associa ad Emilia Romagna, la riviera della notti rosa e delle immense spiagge, dove negli anni sessanta è nata una vera e propria indu-


stria del turismo, grazie anche alla cooperazione che è riuscita a creare un modello unico in Italia. La cooperazione è, infatti, il vero grande motore di buona parte dell’economia della regione. 5.300 imprese, pari al 6,7% di quelle presenti in Italia, circa 22.800 occupati, il 16,5% del totale degli occupati nelle cooperative italiane, con 42,7 occupati in media per cooperativa. La cooperazione coinvolge tutti i settori, dalla grande distribuzione, basti pensare a Coop e Conad, all’agricoltura, al trasporto, sanità, servizi di ristorazione e alloggio. Come rileva Nomisma, il comparto agroalimentare sembra muoversi in modo anticiclico. Crescono volume di produzione, fatturato e, soprattutto, esportazioni. In questa regione la filiera del cibo ha prodotto un fatturato di 26,2 miliardi di euro,

pari al 12% dell’intera produzione lorda vendibile italiana e al 20% del fatturato dell’intera industria alimentare nazionale. La cooperazione incide positivamente anche sui mercati stranieri, con le esportazioni cresciute del 16% a fronte di un +7% a livello nazionale. Emilia Romagna terra di cooperazione, ma anche di vino. Se negli ultimi anni la produzione emiliano romagnola è diminuita del 18%, si è conquistata nuove quote per arrivare al 14% sul totale del mercato Italia superando la Sicilia e posizionandosi al secondo posto per produzione dopo il Veneto. Una produzione ampia e articolata che non si ferma al solo Sangiovese, ma che può fare riferimento a ben 87 varietà di uva, un numero elevato se si conta che sono poco meno di 6.000 i vitigni nel mondo, con l’Italia che ne ha

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catalogate 453 tipologie mentre i francesi si fermano a 342. In Emilia Romagna i piaceri del palato si possono scoprire anche in un modo molto originale, attraverso i 19 musei sparsi in tutta regione e che raccontano i prodotti tipici, la loro tradizione e cultura. Come il museo della Patata di Budrio (Bo), quello del Sale di Cervia o il museo dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena a Spilamberto. Oltre a quelli dedicati ai grandi prodotti Dop, Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma o Salame di Felino, trovano posto curiosità come il museo del pane “Mulino Po” a Rio Ferrarese (Fe) o quello della Frutticoltura di Massa Lombarda (Ra) e dell’Anguilla “Manifattura dei Marinati” di Comacchio (Fe) per un percorso gastronomico a tutto tondo, in una regione dove il cibo è davvero cultura.


Il territorio

Nella cooperazione la risposta alla crisi

Andrea Settefonti

La cooperazione dell’agroalimentare risponde meglio alla crisi. Nel 2011, nella classifica delle prime 10 società vinicole per fatturato stilata come ogni anno dal Centro Studi di Mediobanca, erano quattro le imprese cooperative. In attesa del riscontro della ricerca relativa al 2012, a guidare la classifica era il gruppo Cantine Riunite, aderente a Legacoop agroalimentare e FedagriConfcooperative, con un fatturato che sfiora i 500 milioni di euro (+11,4%). A questa

alle cooperative spetta il primato della crescita delle etichette doc e docg passate dal 39,1% al 52,5% della produzione

seguivano tre cantine associate a FedagriConfcooperative: l’emiliana Caviro al secondo posto con 274 milioni di euro, mentre i due gruppi cooperativi trentini Cavit e Mezzacorona si collocavano rispettivamente al quinto posto (151 milioni di euro, +11,3%), e al settimo (148 milioni di euro, +2.6%). Alle cooperative spetta anche il primato della crescita delle etichette Doc e Docg rappresentative della produzione più qualificata, che dal 1996 al 2012 sono passate dal 39,1% al 52,5% nelle cooperative, a fronte di una riduzione (dal 54,4% al 52,2%) nelle Spa. Se, dunque, crisi e recessione spingono in negativo i numeri del sistema produttivo italiano, il comparto agroalimentare sembra muoversi in modo anticiclico. In particolare in Emilia Romagna. Dove crescono volume di produzione, fatturato e, soprattutto, esportazioni. In questa regione la filiera del cibo ha prodotto un fatturato alimentare di 26,2 miliardi di euro, valore corrispon-

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dente al 12% dell’intera produzione lorda vendibile italiana e al 20% del fatturato del l’intera industria alimentare nazionale. Il trend positivo si riflette anche nell’export. Il volume delle esportazioni è cresciuto con un tasso d’incremento superiore da parte delle imprese regionali rispetto alla media nazionale: +6% contro +4,7%. Questa migliore performance delle imprese regionali in tema di esportazioni deriva principalmente da un incremento nell’export di vini e bevande che ha registrato un +16% rispetto ad un aumento che a livello nazionale si è fermato ad un +7%. Uno sviluppo del vino emiliano romagnolo sui mercati esteri che è stato trainato dalle imprese cooperative, il cui peso sul fatturato del settore è pari al 60%, in crescita di circa il 24% dal 2005 (rispetto ad un +13% registrato dalla media delle imprese vinicole regionali). È questo lo scenario dipinto da un recente rapporto di Nomisma curato dal suo responsabile area agricoltura Denis Pantini. Oltre al vino, il modello produttivo


della regione si basa anche sul sistema dei prodotti Dop e Igp, un sistema che vale circa 2,6 miliardi di euro. Ecco adesso una carrellata delle principali cooperative dell’Emilia Romagna che operano nel comparto agroalimentare Caviro. Il suo vino più famoso è il Tavernello, un vino italiano al 100%. Sicuro e ben protetto grazie al Tetra Brik Aseptic, oggi Tavernello è scelto da oltre 5 milioni di famiglie italiane ed è uno dei vini più bevuti al mondo. Oltre al brik, Tavernello è commercializzato anche in bag-in-box, vetro e nella versione frizzante. Oltre a Tavernello, Caviro produce Castellino, Botte Buona e Brumale per un fatturato di 247 milioni di euro nel 2011 tanto che la cooperativa romagnola insieme a Giv e Cavit, altri due gruppi cooperativi, guida il mercato italiano. Caviro produce 200 milioni di litri all’anno, il 16% esportato, ha 45.000 ettari di vigneti in tutta Italia e il 95% delle uve proviene dai soci. Cevico. Il gruppo produce vino sotto varie etichette e brand. Tra questi il San Crispino, Ronco e vini Galassi. Cevico

associa 4.500 famiglie di viticoltori e 9 grandi cooperative di conduzione terreni. Un vigneto di 6.600 ettari il cui 80% è a Denominazione di Origine Controllata o a Indicazione Geografica Tipica. L’ultimo fatturato consolidato è di 125.450 milioni di euro +23%, con l’export aumentato del 41% per assestarsi a 9.660.000 euro. Il Gruppo Cevico, con 1,3 milioni di quintali di uva lavorata, rappresenta il 30% della produzione del vino in Romagna, il 17% del vino in Emilia Romagna e il 2,5% in Italia. Ben 23 i marchi gestiti, di cui uno dedicato alle produzioni biologiche, con un imbottigliamento annuo che si aggira sui 650 mila ettolitri di vino. Cantine Riunite&Civ. Cantine Riunite è indubbiamente un player mondiale nella produzione di Lambrusco e vini frizzanti emiliani. È il maggiore esportatore di vino italiano nel mondo. Il Lambrusco Riunite è diffuso in oltre 50 paesi e in alcuni di essi, come ad esempio gli Stati Uniti, è da decenni sinonimo di italianità e vino frizzante di qualità. Nata nel 1950 dall’unione di un primo nucleo di soci conferitori oggi Cantine Riunite è una cooperativa con oltre 1.500 soci e un fatturato di oltre 100 milioni

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in emilia romagna la filiera del cibo ha prodotto un fatturato alimentare di 26,2 miliardi di euro di euro. Dallo stabilimento di Campegine, in provincia di Reggio Emilia, escono ogni anno 70 milioni di bottiglie di Lambrusco. Cantina di Sorbara. È una cooperativa con 410 soci produttori, 600 ettari coltivati e una capacità produttiva di circa 80mila ettolitri di vino all’anno. Le moderne tecno-


Il territorio

logie hanno permesso di migliorare costantemente la produzione offrendo un prodotto di alta qualità. Una scelta dovuta anche al giovane presidente Carlo Piccinini, 40 anni, laurea in Economia Commercio. Nel corso della sua presidenza, ha raddoppiato la produzione di Lambrusco in bottiglia passando da 600mila a oltre un milione di bottiglie. «La potenzialità della cantina è di 8 milioni di bottiglie ma il resto viene venduto sfuso». La Cantina di Sorbara e Carlo Piccinini sono tra gli artefici della rinascita del Lambrusco e della sua affermazione sugli scaffali della Gdo. Attualmente prodotto in autoclave, il futuro è quello dellaa produzione direttamente in bottiglia, come tradizione vuole. I vini della cantina son per il 40% Lambrusco di Sorbara e per il 50% Lambrusco di Modena. In commercio anche due spumanti doc, un Sorbara e un Pignoletto». Cantine Intesa. Il territorio collinare faentino è il centro della produzione. Proprio in quest’area, in base alle caratteristiche di vitigno, terreno ed esposizione al sole, sono selezionati, i vigneti. Da qui, attraverso la cura e l’impegno dei soci viticoltori, si ottengono, le uve di qualità superiore di Cantine Intesa. I Calanchi, Podere della Rose e Provit sono le tre linee che caratterizzano la produzione della cooperativa. In particolare la linea I Calanchi rappresentano i “cru”, ovvero, il fiore all’occhiello della cantina. Sono le selezioni più pregiate, affinate in barrique di rovere francese per dare vita a vini dalla grande struttura e personalità. Semplicemente il

meglio dei migliori vitigni autoctoni della zona di Faenza. La cantina conta 4.500 soci di cui 2.650 aziende viticole e produce circa 1.300.000 ettolitri l’anno. L’area di provenienza è quella delle province di Ravenna, Forlì e Bologna. I principali vitigni sono: Sangiovese, Trebbiano, Albana. Cantina Forlì Predappio. E’ una cooperativa quasi centenaria, il primo nucleo di appena 14 viticoltori fondò la cooperativa nel 1908. associa circa 1800 viticoltori che conferiscono circa 400.000 quintali di uva. I vigneti sono ubicati nella provincia di Forlì Cesena e di Ravenna per una superficie pari ad ettari 2500 distribuita fra pianura e collina. I vitigni più rappresentativi sono Trebbiano di Romanga, Sangiovese e Albana Le Rocche Malatestiane. La cantina associa 900 produttori con un volume di vino prodotto di 56.000 ettolitri. L’area di provenienza delle uve è la provincia di Rimini e la regione Marche. I principali vitigni sono: Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot, Biancame, Rébola, Trebbiano Romagnolo. Esporta in Germania, Danimarca. La cantina Le Rocche Malatestiane nasce nel 1994 con la fusione delle più antiche strutture vitivinicole della Provincia di Rimini: la Cantina Riminese, fondata nel 1956 e la Cantina Valconca di Morciano, fondata nel 1959. Cantina di Vicobarone. Nata nel 1960 a Vicobarone di Ziano Piacentino, nel cuore della Val Tidone, conta attualmente circa 330 soci viticoltori che le conferiscono la

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migliore selezione di uve provenienti dalle zone DOC di Colli Piacentini e dell’Oltrepò Pavese. per un volume complessivo di 50.000 ettolitri di vino prodotto. L’area di provenienza delle uve è quella del territorio della provincia di Piacenza. Oggi la Cantina produce, insieme alle linee tipicamente locali, vini dal gusto decisamente internazionale maturati a lungo in botti di rovere di varie dimensioni. Granarolo. Il gruppo, sul mercato anche con i marchi Yomo, Pettinicchio, Prima Natura bio, Lat-Bri, si muove su tre principali aree, “latte e panna”, “yogurt” e “caseari”, a cui si aggiungono altri prodotti come dessert, burro, uova, besciamella. Nonostante la presenza crescente delle “private label”, Granarolo è il più importante produttore italiano di latte fresco ed è secondo solo a Parmalat nel latte UHT. Nel 2012 il fatturato è stato di 922,6 milioni di euro, +9% sul 2011. Amadori. Amadori è un’azienda innovativa e un punto di riferimento per i piatti a base di carne. Il fatturato nel 2011 è stato di oltre 1,2 miliardi di euro. Il gruppo, fondato a San Vittore di Cesena quarant’anni fa, conta sulla collaborazione di oltre 7.000 lavoratori ed è presente sul territorio nazionale con stabilimenti industriali, filiali e agenzie. Alla base del successo di Amadori c’è la decisione del gruppo di gestire direttamente l’intera filiera integrata: selezione delle materie prime, allevamenti, incubatoi, mangimifici, trasformazione, confezionamento e distribuzione.


il volume delle esportazioni è cresciuto con un tasso di incremento superiore da parte delle imprese regionali rispetto alla media nazionale: +6%, contro -4,7% Orogel. Più di 2.000 soci produttori per offrire la migliore varietà di prodotti ortofrutticoli freschi, trasformati e surgelati. Alla base del successo del gruppo Orogel c’è il costante impegno nella ricerca, nello sviluppo tecnologico, nella valorizzazione della cucina italiana e nel rispetto della natura e delle sue regole. Tre le linee di Orogel, Surgelati è la prima realtà totalmente italiana del mercato retail ed è leader nel settore Food Service; Confetture con innovative linee di prodotto con contenuti salutistici; Fresco per la commercializzazione in Italia e all’estero di frutta e verdura coltivata con sistemi di produzione integrata e biologica. Parmareggio. Nata nel 1983, nel 2004 il Consorzio Granterre di Modena ne acquisisce il pacchetto azionario di maggioranza. Il Consorzio Granterre è una cooperativa che associa 60 produttori singoli e 36 caseifici, in rappresentanza di circa 1.000 imprese agricole. Con il Progetto Parmareggio del 2006, inizia a vivere l’idea di creare una marca nel mondo indifferenziato del Parmigiano Reggiano. Oggi Parmareggio, con i marchi Parmareggio, Parmissimo e Unigrana, con i due stabilimenti produttivi di Montecavolo

e di Modena, 9 caseifici e 210.000 forme prodotte all’anno, è un riferimento per il consumatore nel mercato del Parmigiano Reggiano e la prima azienda del settore ad aver comunicato i valori della propria marca attraverso una campagna televisiva. Dal 2009 Parmareggio è anche azienda di produzione, confezionamento e commercializzazione del burro. Grandi Salumifici Italiani (Gsi). Nasce nel 2000 dalla joint venture paritetica, primo esempio in Italia, tra la cooperativa emiliana Unibon e il gruppo altoatesino Senfter. Gsi ha oggi dodici stabilimenti in Italia, 4 società all’estero, 1.700 dipendenti, una struttura dedicata alla Ricerca e Sviluppo e al Controllo di Qualità e una rete di vendita di oltre 350 persone. Fanno capo a Gsi i marchi Casa Modena, Senfter, F.lli Parmigiani, Cavazzuti e Gasser, Toscana È ed infine Alcisa. Ha chiuso il 2011 con un fatturato superiore ai 600 milioni di euro. Almaverde Bio. È il marchio di Almaverde Bio Italia, società che associa 12 imprese dell’agroalimentare italiano: Canova, Astra Bio, Fruttagel, Circeo Pesca, Novissime,

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Isalpa, Molino Spadoni, Besana, Fileni, Galvanina, Natura Nuova e Valsoia. Almaverde Bio Italia ha il compito di sviluppare strategie di comunicazione e promozione del marchio investendo le risorse messe a disposizione dalle imprese socie, che sono licenziatarie in esclusiva per l’uso del marchio per il proprio settore merceologico, svolgono autonomamente la commercializzazione e fanno sinergia per lo sviluppo del mercato. Nato nel 2000, Almaverde Bio è oggi riconosciuto come il primo marchio di biologico in Italia. Nel 2012 il fatturato è salito a 28,2 milioni di euro, +9% sul 2011. Conserve Italia. Conserve Italia rappresenta una delle maggiori aziende agroindustriali in Europa. Una realtà tutta italiana aderente alla Confcooperative che in trent’anni di storia ha assunto una dimensione internazionale, caratterizzata dal controllo di diverse società presenti in Francia, Gran Bretagna, Spagna e Germania. L’ultimo bilancio parla di un fatturato di un milione di euro. A livello di Gruppo, la società capofila Conserve Italia sviluppa un fatturato di 691 milioni di euro (67%), a cui segue Conserves France con 172 milioni di euro (17%), la spagnola Juver con 164 milioni di euro (16%). Le vendite di succhi e bevande a base frutta coprono il 43% del fatturato seguite dalle conserve di pomodoro col 19%, dalle conserve vegetali col 17% e dalla frutta allo sciroppo con l’11%. Gli altri prodotti (confetture, piatti pronti) incidono per il 9%. Fanno parte del gruppo marchi storici come Cirio, De Rica, Valfrutta, Yoga, Jolly Colombani.


Il territorio

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Nei comuni piccoli sta il vino buono Paolo Corbini

Edizione numero dodici per “La Selezione del Sindaco”, il concorso enologico internazionale delle Città del Vino di scena in Veneto a Castelfranco e ad Asolo, in provin-

cia di Treviso, dal 30 maggio al 2 giugno 2013, con il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole e dell’Oiv - Organisation Internazionale de la Vigne e du Vin. Il concorso, noto per vedere la contemporanea partecipazione delle aziende e dei comuni in cui sono coltivate le loro vigne, è riservato ai vini Docg, Doc e Igt il cui quantitativo di produzione in lotti è compreso tra le 1.000 e le 50.000 bottiglie. In contemporanea ci sarà anche quest’anno “Biodivino”, la rassegna enologica

delle Città del Bio che premierà i migliori vini da uve “bio”. Molte le novità dell’edizione 2013: la prima è la presenza nel regolamento del concorso del “Forum degli Spumanti” di Valdobbiadene, esperienza di studio e ricerca dedicata alla migliore produzione spumantistica doc e docg, che premierà il miglior metodo classico e il miglior metodo Charmat, selezionando i vini spumanti più caratteristici provenienti dalle diverse regioni italiane. Per il concorso delle Città del Vino si tratta di una novità che ne arricchisce il prestigio, individuando per i vini spumanti una specifica classifica, che comunque andrà ad integrare quella generale del concorso stesso. Altra novità è la collaborazione con la “Primavera del Prosecco”, il calendario di eventi all’insegna degli spumanti e delle altre produzioni enologiche del trevigiano, con una sezione speciale dedicata ai migliori Prosecco Conegliano Valdobbiadene Superiore Docg “storici”. Le aziende possono iscriversi a “La Selezione del Sindaco” fino al 15 maggio, mentre il 21 maggio scade il termine per l’invio dei campioni; i loro comuni possono iscriversi fino al 25


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maggio. Aziende e comuni si contenderanno i riconoscimenti “Gran Medaglia Oro”, “Medaglia d’Oro”, “Medaglia d’Argento” e “Medaglia di Bronzo”. “Impronte d’eccellenza. Tecniche agronomiche sostenibili per una viticoltura di valore”, è – invece – il premio speciale che sarà assegnato alle migliori tre cantine “green”, promosso da Città del Vino insieme a Cifo, azienda leader nella produzione di preparati per l’agricoltura, e dedicato alle buone pratiche amiche dell’ambiente in vigna ed in cantina. Il premio, nato per dimostrare che dalla sostenibilità aziendale può dipendere la qualità finale del prodotto, sarà assegnato a quelle aziende che avranno conquistato almeno una Medaglia d’Oro e che, sulla scorta del questionario che avranno compilato e restituito e che ricevono all’atto della loro iscrizione al Concorso, risulteranno praticare le migliori tecniche agronomiche sostenibili. I premi consistono in prodotti Cifo in omaggio e consulenze tecniche gratuite alle aziende per analisi del terreno, analisi fogliare e il miglior impiego dei prodotti. Saranno premiati anche i rispettivi comuni di residenza delle aziende con premi in denaro. Un altro interessante evento è collegato quest’anno all’edizione 2013 de “La Selezione del Sindaco”. La “Primavera del Prosecco Superiore” è infatti un insieme di eventi che fino al 23 giugno 2013 coinvolgono 11 comuni dell’area storica di produzione del Prosecco Superiore Docg, tra mostre del vino, feste e appuntamenti che si svolgono in terra trevigiana e che hanno come comune denominatore la promozione e valorizzazione delle produzioni enologiche locali, oltre che rappresentare momenti di festa e di piacevole degustazione di prodotti tipici. La “Primavera del Prosecco Superiore” è l’occasione per conoscere da vicino anche tanti altri prodotti esclusivi della tradizione enologica trevigiana, quali il Cartizze Docg,

il Refrontolo Passito Doc, il Torchiato di Fregona Doc, il Colli di Conegliano Docg bianco e rosso e il Verdiso, che potranno partecipare al concorso de “La Selezione del Sindaco”. Le aziende protagoniste dell’evento, partecipando a “La Selezione del Sindaco”, avranno inoltre l’opportunità di poter usufruire di una serie di servizi aggiuntivi e di utilizzare una piattaforma promozionale ben più ampia e articolata, sia per la comunicazione sia per le opportunità che si potranno verificare, non ultima la vendita on-line dei vini, uno degli obiettivi primari per il 2013 del concorso enologico delle Città del Vino.

Roma caput vini La premiazione del concorso “La Selezione del Sindaco” si terrà a Roma il 9 luglio presso la sala della Protomoteca del Campidoglio. In quell’occasione sarà anche proclamata Roma Capitale delle Città del Vino. Per questa edizione, inoltre, il comune di Roma non si limiterà solo ad ospitare la cerimonia di premiazione. D’intesa con l’Associazione Città del Vino, infatti, sarà favorita la partecipazione al concorso delle aziende vitivinicole collocate nel territorio del Comune di Roma Capitale attraverso particolari condizioni economiche di adesione e saranno pianificate insieme iniziative collaterali di promozione.

il premio, nato per dimostrare che dalla sostenibilità aziendale può dipendere la qualità finale del prodotto, sarà assegnato a quelle aziende che avranno conquistato almeno una medaglia d’oro

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Cantina della Volta, dove nasce lo Champagne dell’Emilia Marco Pederzoli

l’azienda non è solo un marchio nel quale confidare, ma anche una realtà da visitare

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Christian Bellei

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Nel cuore dell’Emilia, a Bomporto di Modena, s’incontrano vini che hanno già incantato fior di intenditori e che continuano a riscuotere tantissimo consenso in Italia e all’estero. Si tratta di quelli prodotti alla Cantina della Volta, dal “figlio d’arte” Christian Bellei, che nel 2010 ha rimesso completamente a nuovo la vecchia cantina di famiglia risalente al 1920, per farla diventare, dopo l’esperienza diretta conseguita stando a fianco del padre Giuseppe e dopo avere portato a termine gli studi in agraria, un’eccellenza assoluta nell’ambito del Lambrusco e non solo. Tanto che c’è già chi ha ribattezzato il suo vino “lo Champagne dell’Emilia”. Oggi, Christian è diventato quello che si dice “un nome”. Grazie anche ai social network, la sua fama ha fatto presto a progredire. Il passaparola tra gli appassionati è partito su Twitter, con la giornalista-blogger Sandra Longinotti che rimane incantata dall’assaggio di uno “Spumante Sorbara” degustato alla Francescana, a casa dello chef tristellato Massimo Bottura. Dal cinguettio di Sandra i prodotti di Cantina della Volta hanno cominciato a diventare tema dele conversazioni degli esperti, destando prima curiosità tra gli appassionati dell’Emilia, poi conquistando i palati più esigenti in tutta Italia e cominciando a stimolare l’attenzione dei media. Sul Corriere della Sera, Luciano Ferraro ha definito il Rosé Metodo Classico di Cantina della Volta una «bottiglia sorprendente, un Lambrusco di Sorbara dal colore sfumato di una buccia di cipolla», mentre il gastronauta Davide Paolini lo ha definito «un lambrusco tra innovazione e tradizione. Il grande vantaggio: indietro con la rifermentazione e avanti con il metodo classico». «È proprio il metodo il nostro tratto distintivo – spiega Christian Bellei – sul quale abbiamo vent’anni di esperienza. In questo metodo abbiamo creduto in una fase davvero pionieristica: quando siamo partiti a nobilitare il Lambrusco, l’immagine del prodotto non era quella di oggi. E non vediamo questo progresso soltanto come un’evoluzione del mercato, ma anche come uno sviluppo culturale e di approccio al territorio: col metodo classico il produttore può davvero “tornare in vigna” e permettersi di


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non dover ricorrere all’approccio quantitativo, alla vendemmia meccanizzata. La metodologia di raccolta manuale è consentita dalla migliore remunerazione per le uve, che diventano di maggiore qualità».
Anche i premi non si sono fatti attendere: prima il riconoscimento a Bolzano, dove il Rosè è stato uno dei protagonisti più applauditi delle ultime edizioni di Autochtona, fiera dedicata ai vitigni autoctoni. Nel 2011, arriva il premio “Migliori bollicine”, assegnato proprio al Lambrusco di Modena Spumante metodo classico 2009. A seguire, sono giunti il premio speciale dei Best Italian Wine Award, ideato

da Luca Gardini e Andrea Grignaffini, nonché le prime lusinghiere recensioni delle Guide. Al momento, la Cantina della Volta mette 4 etichette in commercio, tutte di altissimo profilo, tanto che la loro distribuzione avviene per una precisa scelta aziendale solo attraverso il canale Horeca, che permette al produttore di spuntare un prezzo equo per la lavorazione sottesa ad ogni singola bottiglia. Ecco dunque il poker d’assi, rappresentato da: Lambrusco di Modena spumante Dop metodo classico; Lambrusco di Sorbara Dop “Rimosso”; Lambrusco Rosé di Modena Spumante DOC metodo classico; Spumante Brut “Il MATTAGLIO” metodo classico.
Se a Christian si chiede il segreto di tanta eccellenza, lui non ha dubbi: “La Francia”, dice. «L’amore per questo Paese nasce quando avevo 7 anni, seguendo mio padre, che era innamorato di quel territorio. È da lui che ho appreso come rendere unico il nostro lavoro. Aveva capito per primo che le caratteristiche del Sorbara erano adatte a ricavarne un grande vino. Per questo motivo nascono i frequenti viaggi Oltralpe per apprendere come vinificare col metodo classico. Fin da ragazzo, mi sono quindi dedicato a studiare intensamente le bollicine, assaggio dopo assaggio, batteria dopo batteria... E i passi avanti sono stati tanti». A Modena, il Lambrusco di Sorbara Metodo Classico di Christian Bellei cominciano a chiamarlo Champagne dell’Emilia. «E, naturalmente, queste sono soddisfazioni che ripagano di un impegno continuo e di una passione costante in questa avventura». Ma il successo passa anche per una chiara definizione dei ruoli. «Nel momento in cui abbiamo creato la cantina tre anni fa – prosegue Christian – mi è stato subito chiaro che sarebbe stato importante dividerci i compiti: assieme ad Andrea Zoboli io sono in cantina e mi occupo di produzione e aspetti legislativi. Commercializzazione e promozione sono curati dai miei soci Angela Sini e Giorgio Angiolini». Poi, naturalmente, non mancano nuovi obiettivi. «A fine 2013 – conclude Christian – abbiamo in programma l’arrivo delle due riserve di Pinot Nero e Chardonnay».

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Riserve che nascono anch’esse dall’amore per la Francia. «Abbiamo acquistato un vigneto in collina – racconta Bellei – per fare un bianco con le piante acquistate in Francia. Così alleviamo le nostre vigne di Pinot Nero, Chardonnay e Pinot Meunier, in un terreno dove siamo andati alla ricerca di caratteristiche similari a quelle dei vigneti dello Champagne, sia per altitudine (700 metri) sia per i riporti di terreno, con vigneti circondati dai boschi come a Reims. Tali aspetti portano ad una coincidenza del periodo di vendemmia tra il nostro vigneto e i vigneti dei maestri francesi, con microclima, parametri e tempistiche affini allo Champagne. Ora, sui 34 ettari di terreno a Riccò di Serramazzoni (MO) abbiamo vigne su 5 ettari e nei prossimi anni abbiamo in programma di arrivare a 12». Cantina della Volta non è solo un marchio sul quale confidare, ma anche una realtà da visitare. Oltre alle immancabili degustazioni proposte in azienda, si può richiedere alla proprietà di dare un’occhiata anche alla moderna cantina, arredata con autentici gioielli di attrezzatura enologica, come una pressa Bucher Vaslin che garantisce spremiture misurate, vasche d’acciaio inox termocondizionate, impianti di refrigerazione dei mosti gestiti in maniera digitale centralizzata, impianto di climatizzazione per la fermentazione e l’affinamento a temperatura costante, linea di sboccamento di ultima generazione. Tradizione e innovazione vanno a braccetto, in cantina così come in bottiglia. Per ulteriori informazioni: www.cantinadellavolta.com.

«fin da ragazzo, mi sono dedicato a studiare intensamente le bollicine». A modena il lambrusco di sorbara metodo classico di christian bellei cominciano a chiamarlo champagne d’emilia

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Il territorio

Abbiamo assaggiato 50


VOTO

VOTO

7

55,

Rugiada 2012

Poderi delle rose 2012

Corte d’Aibo

Cantine Intesa

Tipologia: Bianco biologico Gradazione: 14 Commento: Colore paglierino

Tipologia: Albana di Romagna secco Docg

Gradazione: 13,5 Commento: Colore vivo, nota

non brillante. Per essere di fronte ad un vino biologico, miracolo, profuma di fiori e frutta bianca, banana pesca e ananas. Piuttosto grasso, piacevole, con una chiusura leggermente amarognola e mandorlata.

di frutta rossa, molto giovane, profumi tenui dovuti sicuramente alla tenera età. In bocca esile con una acidità leggermente scomposta.

5

VOTO

VOTO

6

Le tre Genghe 2011

Villa Volpe 2011

Tipologia: Bianco Rubiconde Igt Gradazione: 13 Commento: Un paglierino dorato

Tipologia: Bianco Rubicone Igt Gradazione: 13 Commento: Giallo dorato

La Montagnola

Collina dei Poeti

dove delle lievi note fruttate portano a una bocca leggermente scomposta, esile con chiusura amarognola. Possiamo dare un consiglio all’azienda: cambi i tappi.

intenso e brillante, con profumi di pera e di frutta matura. Bocca non molto equilibrata, ma di buona struttura.

6

VOTO

VOTO

6 Sesto Senso 2011

Diadema 2011

Tarroni

Tenuta Vitivinicola Cà Lunga

Tipologia: Albana di Romagna

Tipologia: Colli d’Imola Doc

Docg

Superiore

Gradazione: 14 Commento: Paglierino dorato,

Gradazione: 14,5 Commento: Paglierino brillante,

quasi il colore di un’albana passito. Al naso belle note fruttate mature. Una discreta dolcezza e pienezza in bocca, dove il vino dimostra anche una discreta freschezza.

naso ancora poco espresso, discreta freschezza.

51


VOTO

VOTO

7

Terre della Verdeta

Falistra

Tipologia: Lambrusco di Sorbara Doc

Tipologia: Lambrusco di Sorbara

Gradazione: 11 Commento: Un rosso rubino

Gradazione: 12 Commento: Non fermatevi

brillante, al naso intense note fruttate con prevalenza di lampone. In bocca buona acidità, con note di frutta. Buona persistenza. Ottimo per cotechino e purè.

al colore, quel rosa non proprio brillante, ma passate subito al naso. Dove fragola lampone e agrume si rincorrono. In bocca è austero e tagliente come i grandi Sorbara.

Cantina di Sorbara

Podere il Saliceto

Secco

65,

VOTO

VOTO

75,

Sant’Agata 2012

Vecchia Modena Premium

Paltrinieri

Cleto Chiarli

Tipologia: Lambrusco di Sorbara

Tipologia: Lambrusco di Sorbara secco Doc

secco Doc

Gradazione: 11 Commento: Classico colore rosa

Gradazione: 11 Commento: Un bel rosa

brillante del lambrusco di Sorbara, una bella nota iniziale di lampone, netta e pulita e in bocca una bella, acidula, sostenuta freschezza.

brillante ci porta subito alle solite note di bei frutti di bosco. È una bocca lineare, pulita, fresca piacevole. Dateci un cotechino e solleveremo il mondo!

6

6

VOTO

VOTO

Il territorio

65,

Pozzoferrato 2012

Borgo del Boiardo

Tipologia: Reggiano rosso frizzante Doc

Tipologia: Reggiano Doc, Lambrusco rosato secco

Gradazione: 12 Commento: Un reggiano dal

Gradazione: 11 Commento: Rosa pallido, il vino

color porpora intenso che però non eccelle al naso, mentre in bocca ha un discreto corpo e una sufficiente e lineare freschezza.

è ancora leggermente chiuso, ma si percepiscono note fruttate leggere. In bocca è ancora piuttosto scomposto, con una chiusura leggermente amara.

Storchi

Casali Viticultori

52


VOTO

VOTO

7

75,

Lambrusco Oro

Tasso

Tipologia: Reggiano Doc Lambrusco rosso secco

Tipologia: Lambrusco Grasparossa di Castelvetro

Gradazione: 11,5 Commento: Un bel porpora

Gradazione: 11 Commento: Un perlage color

brillante si accoppia a delle note fruttate ove la mora prevale. Rotondo, piacevole, suadente in bocca.

porpora molto piacevole, note di frutti di bosco, in bocca dopo la frutta troviamo dolcezza e piacevolezza. Buona la chiusura.

Alfredo Bertolani

Fattoria Moretto

65,

VOTO

VOTO

7

Vigneto Enrico Cialdini 2012

Ca’ Bianca

Azienda Agraria Garuti

Cleto Chiarli

Tipologia: Lambrusco

Tipologia: Lambruso di Sorbara

Grasparossa di Castelvetro

Amabile

Gradazione: 11 Commento: Bel colore porpora,

Gradazione: 10,5 Commento: Un Amabile con un

naso incerto ma con annunci di belle note fruttate. In bocca bella freschezza che lo porta verso un’elegante chiusura.

bel colore rubino e belle note fruttate al naso. In bocca ha la pastosità degli amabili unita ad una buona lunghezza e freschezza. Da abbinarsi con la salama da sugo.

6

VOTO

VOTO

65, Condè 2010

Thea 2010

Tipologia: Sangiovese di Romagna superiore Doc

Tipologia: Sangiovese di Romagna superiore Doc riserva

Gradazione: 13,5 Commento: Rubino brillante

Gradazione: 14 Commento: Porpora molto

che ci introduce ad un naso con una terziarizzazione avanzata che ci porta al balsamico. In bocca non ha grande potenza ma buona freschezza; chiude pulito, elegante.

intenso e brillante, per un Thea dove il legno non è ancora amalgamato. Lo stesso accade in bocca, anche se la stoffa del vino con il tempo verrà fuori.

Azienda Condè

Azienda Tre Monti

53


VOTO

VOTO

65,

Ulziano 2010

Controluce 2010

Tipologia: Sangiovese di Romagna superiore Doc

Tipologia: Colli Bolognesi Doc Rosso Bologna

Gradazione: 13 Commento: Bel rubino brillante,

Gradazione: 14,5 Commento: Porpora intenso,

naso di frutta matura leggermente balsamico, in bocca è morbido, molto piacevole, con una bella chiusura dolce.

note fruttate mature accanto a un alcol piuttosto importante. In bocca rotondità e potenza che deve ancora ammorbidirsi. Un vino molto piacevole.

Tenuta Palazzona di Maggio

Azienda Manaresi

55,

VOTO

VOTO

7

Rocca di Ribano 2009

Rebello 2010

Villa Liverzano

Azienda Spalletti Colonna di Paliano

Tipologia: Ravenna rosso Igt Gradazione: 14 Commento: Un vino che ha

Superiore

Tipologia: Romagna Sangiovese Gradazione: 14 Commento: Piacevolezza e

bisogno di tempo per aprirsi e mostrare note leggermente terziarie accanto ad una bocca fresca e giovanile, dove però il legno non è ancora perfettamente amalgamato.

freschezza sono caratteristiche di Spalletti e anche in questo 2009 si ritrovano. In bocca colpisce anche la dolcezza del tannino e l’equilibrio generale.

65,

8

VOTO

VOTO

Il territorio

65,

Ca’ di Sopra 2009

Vigna del Generale 2009

Tipologia: Sangiovese Ravenna

Tipologia: Predappio di Predappio Sangiovese di Romagna Riserva

Vignaioli Niccolucci Predappio

Ca’ di Sopra

Igt

Gradazione: 14 Commento: Un vino ancora

Gradazione: 14,5 Commento: Un Sangiovese di

molto giovane sia al naso che in bocca dove ha una buona stoffa. Deve distendersi e ammorbidirsi dalla componente del legno.

quelli seri. Complessità, profondità e finezza al naso, bella finezza tannica, lunghezza ed equilibrio in bocca.

54


VOTO

VOTO

6

65,

Corallo Nero 2009

Sassignolo 2009

Tipologia: Sangiovese di Romagna Superiore Riserva

Tipologia: Romagna Sangiovese Superiore Riserva

Gradazione: 15 Commento: Vino molto maturo

Gradazione: 14,5 Commento: Discreto frutto

al naso, in bocca denota un tannino ben definito, ma non una grande finezza generale.

al naso, molto intenso con note balsamiche. Anche se con un’unghia aranciata, questo vino mostra in bocca una bella freschezza con possibilità di migliorare.

Azienda Gallegati

Tenuta Santa Lucia

55,

VOTO

VOTO

55,

Marignanum 2008

Rosso del Camerone 2008

Tipologia: Sangiovese di Romagna Superiore Riserva

Tipologia: Romagna Sangiovese Superiore Riserva

Fattoria Poggio San Martino

Fattoria Camerone

Gradazione: 13 Commento: Unghia aranciata

Gradazione: 13 Commento: Di non grande

introduce a naso con tonalità aromatiche piuttosto avanzate non ben compresse dal legno.

impatto al naso e in bocca la componente acidula è molto presente e manca di complessità e grassezza.

6

VOTO

VOTO

7 Bursôn 2008

Aldebaran 2007

Tipologia: Ravenna Rosso Igt Gradazione: 14,5 Commento: Buona frutta

Tipologia: Colli Piacentini Gutturnio Doc

Tenuta Uccellina

Fratelli Piacentini

Gradazione: 14 Commento: Un bel colore

vanigliata al naso, tannino grasso e aggressivo, vivo, in bocca, come al solito, il tannino dell’uva Longanesi si sente e marca l’ingresso fino alla classica chiusura.

porpora intenso porta ad un naso di non grande espressione con note alcoliche importanti. Bocca piuttosto rotonda con chiusura eccessivamente dolce ricordano alcuni vini passiti.

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Il territorio

A tavola nella terra del gusto Nicola Natili

La gastronomia dell’Emilia Romagna, per le innegabili diversità territoriali gelosamente difese, è un perfetto mix di tante tradizioni culinarie. Il risultato che ne scaturisce è una cucina tanto ricca, quanto variegata e forse quest’aspetto costituisce la base da cui partire per addentrarci alla scoperta di questa terra di buongustai. Sostanziale è la differenza tra la cucina emiliana e quella romagnola, una diver-

sità storica in cui recita un ruolo importante l’aspetto morfologico delle due aree, la prima orientata all’allevamento di bestiame e l’altra, per la vicinanza alla costa, all’agricoltura. È quindi corretto dire che le tradizioni gastronomiche delle due aree si compenetrano generando un’offerta tra le più importanti d’Italia, potendo contare su ingredienti di assoluto pregio.

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La carrellata che ci apprestiamo a iniziare non ha la pretesa di essere esaustiva, sarebbe obiettivamente impossibile, ma si propone come strumento conoscitivo con l’unico scopo di invogliare il lettore a voler conoscere direttamente le specialità gastronomiche di questa terra gratificata da ben trentasei riconoscimenti DOP e IGP e più di duecento Prodotti agroalimentari Tradizionali (PAT).


le tradizioni delle due aree, emiliana e romagnola, si compenetrano generando un’offerta tra le piÚ importanti d’italia, potendo contare su ingedienti di assoluto pregio


Il territorio Erbazzone di Regno Emilia

Antipasti In un classico antipasto non può mancare il Prosciutto di Parma o il Prosciutto di Modena, magari accompagnato a qualche fettina di Culatello di Zibello, di coppa Piacentina e di Salame di Felino, gustati con la Coppia Ferrarese, delicato pane dalla forma caratteristica e dalle antichissime origini. Se vogliamo uscire dal classico piatto di affettati, possiamo decidere per una deliziosa Mousse di Mortadella di Bologna e qualche scaglia di Parmigiano Reggiano, o Grana Padano. Su queste potremmo depositare anche alcune preziose gocce di Aceto Balsamico Tradizionale di Modena o di Reggio Emilia. Ottimo anche l’Erbazzone di Reggio Emilia, una pizza a base di verdure aromatizzata con cannella.

I tortellini

Primi piatti Uno dei tanti simboli della gastronomia dell’Emilia Romagna è la pasta all’uovo e quella ripiena. Oltre alle classiche tagliatelle, a Bologna e Modena troviamo i Tortellini, una delicata e sottile sfoglia di pasta all’uovo che raccoglie un ripieno di lombo, prosciutto, mortadella, parmigiano, uova e noce moscata. In Romagna, a Ferrara e Reggio Emilia, pur con lo stesso ripieno, si chiamano Cappelletti, a Parma e Piacenza, diventano Anolini, con ripieno

a base di stracotto di carne. Che si parli di tortellini, piuttosto che cappelletti o anolini, il modo migliore per gustarli è con un saporito brodo di carne, anche se, la variante asciutta con un bel ragù alla bolognese, è altrettanto gustosa. Il ragù alla bolognese è un condimento preparato con un misto di carne suina e bovina, sfumato con il vino, con aggiunta di pomodoro, utilizzato per condire le tagliatelle e le lasagne al forno sia nella versione felsinea che in quella ferrarese.

Le lasagne alla bolognese

Rimanendo alla pasta ripiena, non possiamo dimenticare i tortelli presenti soprattutto nella cucina reggiana, piacentina e parmigiana e il cappellaccio di zucca, uno dei capolavori della gastronomia ferrarese. Particolarmente apprezzati in Romagna sono i passatelli in brodo, preparati con pane grattugiato, parmigiano, uova, pepe, noce moscata e scorza di limone. Per chi passa dalle parti di Piacenza consigliamo, infine, di assaggiare i Pisarei e fasò, gnocchetti di farina e pangrattato conditi con fagioli, lardo, cipolla e pomodoro.

Cappellacci

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Secondi piatti Posto di grande rilievo, in questa categoria, spetta ai lessi, alla salama da sugo, ai cotechini e agli zamponi. Dei cotechini e degli zamponi, sappiamo quasi tutto in virtù della loro alta diffusione anche al di fuori della regione e ci limitiamo a ricordare oltre ai metodi classici di cottura, e di abbinamento, il cotechino in galera, una grande polpetta di carni di manzo e prosciutto al cui interno viene posizionato il cotechino. Qualche parola in più, invece, la vogliamo spendere per la salama da sugo ferrarese, un insaccato a base di carne suina condita con spezie e vino. Particolare è il modo di cottura che deve essere eseguito legando la salama, avvolta in un sacchetto di tela, ad un forchettone appoggiato ai bordi della pentola contenente l’acqua, senza che si appoggi sul fondo della stessa. Viene servita tagliata a fette insieme a purea di patate. Ma accanto a piatti piuttosto sostanziosi troviamo anche deliziose preparazioni a base di carne di animali da cortile come il

Anguilla in umido

Coniglio porchettato

Brodetto di pesce

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Salama da sugo

pollo, il tacchino e il coniglio. Eccellente il coniglio porchettato o alla cacciatora, il pollo o faraona arrosto e il cappone ripieno. Molto utilizzata la carne di suino, base di molte salse e di gustosi piatti come il maiale rifreddo e quella di manzo che troviamo negli stufati con latte o vino, le cotolette alla bolognese con uovo, parmigiano e prosciutto o alla maniera di Modena. Da non dimenticare la trippa, preparata nelle varie versioni locali e l’anguilla in umido o marinata tipica di Comacchio. Spostandoci verso la costa ci avviciniamo a una cucina marinara di tutto rispetto, semplice, ma molto gradevole, che esprime tutta la sua tipicità nel brodetto di pesce, nelle seppie con i piselli, nella zuppa di rane tipica del ravennate, nelle grigliate di spiedini di pesce impanati, il tutto condito con dell’ottimo olio extravergine d’oliva di Brisighella o delle Colline Romagnole.


Il territorio

Dolci e prodotti della panetteria Detto della Coppia Ferrarese, ottimo pane che ben si accompagna con i tipici salumi della Food Valley, una menzione speciale merita la Piadina Romagnola, un pane non lievitato ottenuto con farina, acqua, strutto e Sale di Cervia, cotta su una lastra di pietra. La poliedricità di utilizzo è molto vasta, la piadina è ottima con i salumi, con lo squacquerone, un formaggio fresco di latte vaccino, ma anche con creme dolci e confetture. Importante, infine, l’offerta dei dolci. Addirittura coperto da regolare brevetto, ci piace ricordare gli Africanetti, un biscotto tipico della zona di Bologna dove, nel periodo natalizio, è molto apprezzato anche il Pan Speziale. Sempre tra i dolci natalizi vogliamo ricordare la Spongata reggiana, il Pane di Natale di Modena e il Pampapato di Ferrara, senza dimenticare il Biscione reggiano, le squisite frittelle fritte che a Ferrara vengono chiamate Brozadele e nel piacentino le Buslanein. Abbiamo trascurato tante prelibatezze, lo spazio non ci consente di allargare la nostra carrellata, ma di preparazioni gastronomiche degne di essere menzionate ce ne sarebbero ancora a bizzeffe. A chi ama cercare coccole a tavola, rinnoviamo l’invito di recarsi in Emilia Romagna, una regione da gustare in cui l’arte culinaria deriva da tradizioni radicate e strettamente legate al territorio, dove il mangiare non è solo un’esigenza naturale, ma un rituale che tende a gratificare l’individuo.

Pampapato

Pane di Natale

Piadina romagnola

Spongata reggiana

60


lA dispensa d’italia

Nicola Natili

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Il territorio

Chi conosce l’Emilia Romagna, non può che apprezzare le grandi risorse agroalimentari di questa regione e le sue radicate tradizioni enogastronomiche. Terra dei sapori è l’appellativo con cui viene identificato il territorio e questo grazie alla spiccata vocazione per la produzione di assolute eccellenze, sintesi perfetta tra tradizioni e innovazione tecnologica, un equilibrio stabile che permette di tutelare la qualità e le proprietà organolettiche di tutti i prodotti. Scorrere la lista delle eccellenze che possono vantare i riconoscimenti di qualità DOP (17), IGP (19) e PAT (222) dell’Emilia e Romagna, è come aprire la porta di una dispensa dove su scaffali ordinati e ben divisi, fanno bella mostra di se prodotti eccezionali, frutto di un elaborato percorso il cui punto di arrivo è uno solo: la qualità. In Emilia e Romagna mai niente è lasciato al caso, tutto è rigidamente codificato, controllato e migliorato a difesa di prodotti di qualità fortemente legati al territorio, alla sua storia ed alla cultura. Un paniere molto vasto e variegato grazie alla conformazione geografica di questa regione che, alternando vaste pianure e colline lussureggianti ai monti della dorsale appenninica, consente sia la coltivazione di fruttiferi e ortaggi, che l’allevamento di bestiame. Materie prime di grande pregio che vengono consegnati in mani altrettanto sapienti che avviano processi di trasformazione, anch’essi strettamente legati alla tradizione, per creare quella ricca offerta di eccellenze, conosciute e apprezzate in tutto il mondo, veri e propri ambasciatori del made in Italy. Non è quindi casuale che, nonostante le avversità naturali e la contemporanea crisi economico-finanziaria, il comparto agroalimentare dell’Emilia Romagna, in termini di produzione, fatturato ed esportazione, abbia fatto registrare numeri importanti. I quasi cinquemila milioni di euro di export della regione Emilia Romagna, sono dati che fanno riflettere e dovrebbero richiamare maggiori attenzioni da parte delle istituzioni governative nazionali che non sanno, o non vogliono sapere, di avere tra le mani un giacimento immenso che attraversa in largo e lungo tutto lo stivale, solo in minima parte sfruttato. Il made in Italy piace, talmente tanto, da aver generato l’italian sounding, una subdola forma di agro-pirateria che penalizza pesantemente l’autentica produzione italiana, soprattutto quella emiliano-romagnola, immettendo sul mercato prodotti tarocchi che ingannano i consumatori mondiali ricorrendo a nomi, forma e colori che evocano quelli autentici. Rimanendo all’Emilia Romagna, secondo Coldiretti, l’export potrebbe triplicare se tutti i prodotti falsi provenissero realmente dalla regione, ma soprattutto si eviterebbero i danni di immagine che questi falsi, nemmeno d’autore, provocano. In questa battaglia la Regione Emilia Romagna sta combattendo la sua battaglia a fianco dei produttori, finanziando iniziative informative nei confronti dei consumatori e degli operatori economici sulle peculiarità nutrizionali, qualitative e organolettiche dei prodotti di qualità. La battaglia è solo all’inizio, ma la storia di questa terra insegna che con passione e concretezza nessun obiettivo è precluso. Un “parmesan”, un “parmesao” o un “regianito”, sono solo pessimi prodotti che non possono nemmeno pensare di competere con la storia e la tradizione del Parmigiano Reggiano DOP, tanto per fare un nome su tutti. 62


Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia DOP Prodotto nella provincia di Reggio Emilia, attraverso un processo di fermentazione del mosto cotto e successiva stagionatura di minimo 12 anni in botte di legno. Particolarmente indicato in abbinamento con formaggi, verdura e frutta.

Aceto Balsamico tradizionale di Modena DOP Di aspetto scuro e odore fragrante, viene prodotto nella provincia di Modena attraverso un processo di stagionatura in piccole botti, dette vaselli, del mosto ottenuto cotto a fuoco diretto. Il suo sapore dolce con armonici sentori aspri, lo rende adatto per condire formaggio, verdure, carni e frutta.

Aceto Balsamico di Modena IGP A Modena sono sempre esistiti diversi tipi di aceto ottenuti col mosto di uva, strettamente legati ai diversi metodi di preparazione e di invecchiamento. L’aceto Balsamico di Modena IGP, si ottiene dal mosto cotto a fuoco diretto, lasciato fermentare in grandi tini e mescolato con aceto di vino. La fermentazione avviene in botti di rovere che contribuiscono a renderlo profumato e di colore scuro.

Coppa di Parma IGP La Coppa di Parma IGP si ottiene rifilando la porzione muscolare del collo del maiale. Si produce nei territori di Parma, Modena, Reggio Emilia, Mantova, Pavia, Lodi, Milano e Cremona. La salatura avviene a secco e al termine viene inserita in budello naturale, legata con spago di canapa e lasciata stagionare per almeno 60 gg. Per il suo gusto morbido e delicato è consigliata come un ottimo antipasto.

Coppa Piacentina DOP È un salume prodotto in provincia di Piacenza ottenuto attraverso la lavorazione dei muscoli del collo del maiale che, prima della salatura, vengono aromatizzati con un mix di spezie tra cui pepe, chiodi di garofano, semi di alloro e cannella. A salatura avvenuta, la coppa viene avvolta nel diaframma suini e stagionata per almeno 6 mesi. Ha un profumo molto delicato, un sapore morbido e completo ed è utilizzata come antipasto ma anche come secondo piatto.

Cotechino di Modena IGP La tradizione vuole che il Cotechino sia nato a metà del 1500. Il suo nome deriva da cotica, la cotenna del maiale, che nella proporzione di un terzo viene impastata con carne suina, grasso, spezie. L’impasto condito con sale e pepe viene insaccato in budello naturale o artificiale. Di odore caratteristico e sapore ben definito e persistente, si consuma previo cottura, principalmente nel periodo natalizio, accompagnato a purea di patate, lenticchie o polenta.

Culatello di Zibello DOP Con il Culatello di Zibello, la tradizione norcina dell’Emilia Romagna raggiunge il top. Viene prodotto in otto comuni della provincia di Parma, tra cui Zibello, e si ottiene dal muscolo della coscia del maiale disossata e accuratamente privata del grasso e della cotenna. La carne viene sottoposta a salatura e, al termine, insaccata nella vescica del suino e legata stratta con lo spago. Viene quindi stagionato in ambiente umido per almeno 12 mesi e consumato tagliandolo a fettine sottilissime.

Mortadella di Bologna IGP Il segreto della Mortadella di Bologna sta nella particolare macinatura delle carni di suino utilizzate e negli ingredienti aggiunti. All’impasto così ottenuto si uniscono dei cubetti di grasso e il tutto viene racchiuso in budello naturale o artificiale, legato con dello spago intrecciato e sottoposto a particolari e prolungate tecniche di cottura. La pasta è di un bel colore rosa in cui spicca il bianco del grasso, molto sapido e speziato il sapore.

Pancetta Piacentina DOP È un salume di antichissima tradizione ottenuto dal sottocutaneo del ventre del suino sottoposto a processi di rifilatura, salatura rigidamente a secco, aromatizzazione con spezie, legatura con spago, asciugatura a circa 25°C e stagionatura che dovrà protrarsi per almeno due mesi. La Pancetta Piacentina si presenta con una gradevole alternanza di arti grasse e magre, dall’odore aromatico e dal gusto dolce e persistente.

Prosciutto di Modena DOP Da tradizioni antichissime e da metodologie di lavorazione tramandate negli anni, nasce il Prosciutto di Modena, un salume che si fa apprezzare per il gusto molto sapido, ma non salato, e per il gradevole profumo. Si ottiene da cosce di maiale sottoposte a doppia salatura, asciugatura e stagionatura. Il peso finale non può essere inferiore a 7 kg. Il Prosciutto di Modena si presta per abbinamenti con frutta e per preparare il ripieno dei famosi tortellini.

Prosciutto di Parma DOP In virtù del sapore e dell’alta digeribilità, è uno degli ambasciatori delle eccellenze italiane. Le cosce suine utilizzate provengono da animali di almeno 145 kg di peso e di oltre 9 mesi di età e vengono sottoposte ad un procedimento complesso. Dopo le operazioni di trafilatura, vengono salate secondo un processo in cui recita un ruolo importante la temperatura cui seguirà un passaggio nell’essiccatoio, la sugnatura, delle toilettature, una prestagionatura e la stagionatura in cantina.

Salame di Cremona IGP Nell’Archivio di Stato di Cremona si possono trovare documenti risalenti al Rinascimento che parlano di questo prelibato salume. Ottenuto da carni suine macinate, salate, aromatizzate con aglio, inserite all’interno di un budello naturale e stagionato, secondo la grandezza, da un minimo di 35 giorni ad un massimo di 4-5 mesi. Il Salame di Cremona è gradevolmente aromatico, di gusto deciso e inconfondibile, perfetto per un antipasto ricco di sapore.

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Il territorio Salame di Felino È l’ultimo prodotto che ha ottenuto il riconoscimento IGP. Per la produzione del Salame di Felino si utilizzano carni magre e grasse quali sottospalla e pancetta, macinate e impastate con sale, pepe, aglio pestato e vino bianco. L’impasto viene insaccato in budello naturale e legato con spago. Segue poi l’asciugatura per 4-6 giorni a 13-24°C e la stagionatura in ambienti idonei per almeno 25 giorni. È un salume dall’aroma delicato e gusto morbido e dolce.

Salame Piacentino DOP Prodotto grazie ad una perfetta miscelazione di lardo, grasso della gola e carni magre di maiale, a cui si aggiungono pepe, sale, vino e aglio. L’impasto viene insaccato in budello naturale, legato con spago e i salami così ottenuti verranno stagionati per almeno 45 giorni in locali ad umidità compresa tra 70 e 90% e temperatura tra 12-19°C. Si presenta con un bel colore vivo, odore tipico e sapore dolce e delicato.

Salamini Italiani alla Cacciatora DOP È un insaccato più o meno comune in tutta l’Italia settentrionale, originariamente prodotto in Lombardia. Sono ottenuti mediante la lavorazione di carni di maiale che, dopo macinatura, vengono aromatizzate con sale, pepe, aglio, inserite all’interno di un budello naturale, legati in filza e sottoposti ad un processo di stagionatura di almeno 10 giorni. Di colore rosso intenso, ha un sapore aromatico e consistenza morbida

Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP Questa denominazione comprende bovini di ambo i sessi, di razza Chianina, Marchigiana e Romagnola, di età compresa tra i 12 e 24 mesi di età. Nel territorio di Rimini, Forli, Cesena, Ravenna e Bologna, grazie alle caratteristiche morfologiche del terreno e ai foraggi che nascono spontanei o vengono coltivati, è molto sviluppato l’allevamento della razza Romagnola, particolarmente apprezzata per le carni, saporite e succulenti.

Zampone di Modena IGP Lo Zampone di Modena, protagonista indiscusso delle grandi occasioni, è il frutto dell’ingegno dei contadini che inventarono questo prodotto per conservare più a lungo le carni di maiale. È un eccellente impasto di cotenne, carni magre e grasso, insaporito con aromi naturali e inserito all’interno dello zampetto del maiale. Viene commercializzato crudo dopo asciugatura o precotto. Ideale abbinato con un contorno di fagioli, lenticchie o purea di patate.

Formaggio di Fossa di Sogliano Dop Storia e leggenda accompagnano questo tipo di stagionatura riservato a formaggi di latte ovino, vaccino o misto. Le forme vengono interrate in fosse, dove è stata fatta bruciare della paglia, coperte con delle tavole e un peso a chiusura. Si interrano a fine agosto e si estraggono il 25 novembre e il prodotto finale sarà un formaggio dal gusto e aroma inconfondibile grazie all’ ulteriore processo di fermentazione anaerobica subito.

Grana Padano DOP Un altro colosso delle produzioni italiane. Il Grana Padano è un formaggio a pasta dura ottenuto da latte vaccino, che viene prima coagulato e poi fermentato con batteri lattici. La cagliata viene rotta e inserita nelle fascere e poi immersa in salamoia per 20 giorni. Segue poi la stagionatura per almeno 9 mesi. Di pasta granulosa e sapore fragrante e delicato viene utilizzato da grattugiare ma è eccellente anche come formaggio da tavola.

Parmigiano Reggiano DOP Al Parmigiano Reggiano, eccellenza di antichissime origini, spetta di diritto il titolo di formaggio italiano più conosciuto e apprezzato nel mondo. È un formaggio semigrasso, a pasta dura, ottenuto con latte vaccino, circa 600 lt per ogni forma, stagionato in idonei ambienti per almeno 12 mesi, periodo in cui assume la tipica struttura granulosa. Di odore e sapore inimitabile rappresenta una vera miniera dal punto di vista nutrizionale.

Provolone Valpadana DOP È un formaggio a pasta filata, ottenuto con latte vaccino intero, la cui produzione è stata ispirata dall’arte casearia meridionale. Dopo il riscaldamento, al latte viene aggiunto il caglio che, a seconda della tipologia, dolce o piccante, sarà di vitello o di ovino. La cagliata viene filata, lavorata e infine avviata alla stagionata per un tempo breve, nel caso del provolone dolce, per almeno tre mesi se piccante.

Squacquerone di Romagna DOP Lo Squacquerone di Romagna è un formaggio a pasta molle, ottenuto da latte vaccino e prodotto nei territori di Ravenna, Forli, Rimini e Bologna. È di consistenza molle, di colore bianco, senza crosta, di sapore dolce e leggermente acidulo. Viene consumato come ottimo formaggio da tavola, ma riesce ad esprimersi ai più alti livelli se spalmato sulla piadina romagnola.

Olio Extravergine di Oliva Brisighella DOP È un eccellente olio che si estrae dalle olive di varietà Nostrana di Brisighella coltivate nell’omonimo territorio e in altri tre comuni nelle provincie di Ravenna e Forli-Cesena. Le olive vengono raccolte non oltre il 20 dicembre e spremute entro quattro giorni dalla raccolta. L’olio ottenuto è caratterizzato da un odore fruttato, colore verde e sapore molto particolare con un retrogusto amaro e piccante

Olio Extravergine di Oliva Colline di Romagna DOP Dagli olivi di varietà Correggiolo e Leccino, coltivati sulle colline delle provincia di Rimini e ForliCesena si ottengono le olive da cui viene estratto L’Olio extravergine d’oliva Colline Romagnole. La raccolta avviene entro la prima quindicina di dicembre e la molitura entro due giorni dalla raccolta. Di colore verde tendente al giallo oro, ha un caratteristico odore erbaceo e un sapore netto con venature tendenti all’amarognolo e piccante.

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Aglio di Voghiera DOP Viene prodotto nei comuni di Voghiera, Masi Torello, Portomaggiore, Argenta e Ferrara, piantando i bulbilli di Aglio di Voghera selezionati dalla precedente produzione. La maturazione dell’aglio avviene tra giugno e luglio e i bulbi, una volta raccolti, vengono lasciati essiccare. Caratteristica è la forma rotondeggiante del bulbo e gli spicchi bianchi e grandi. Il sapore non è aggressivo, ma armonicamente aromatico.

Amarene Brusche di Modena IGP Questa eccellenza della tradizione modenese è una confettura di amarene, di colore rosso intenso e caratteristico sapore dolce-aspro, preparata senza utilizzo di addensanti, coloranti e conservanti, composta da circa il 60% di zucchero e 40% di frutta. Viene consumata al naturale, come ingrediente per preparazioni gastronomiche come crostate e sul gelato.

Asparago Verde di Altedo IGP L’Asparago di Altedo, è un ortaggio coltivato nelle provincie di Bologna e Ferrara su terreni sabbiosi lavorati in profonditaà e ben drenati. È molto ricco di elementi essenziali per l’alimentazione umana, antiossidanti, vitamina A, B6 e C, senza dimenticare le sue proprietà diuretiche e l’alto contenuto in fibre. I cultivar utilizzati sono 4: Precoce d’Argenteuil, Eros, Marte e Ringo. Dal sapore delicato e consistenza molto tenera è molto apprezzato.

Ciliegia di Vignola IGP La Ciliegia di Vignola IGP è prodotta nelle provincie di Modena e Bologna da cultivar diversi suddivisi in base ai tempi di maturazione in precoci, medi e tardivi. I frutti si raccolgono da fine maggio a tutto giugno e l’eccellente qualità unita alle proprietà nutrizionali ne fanno un prodotto molto richiesto sul mercato oertofrutticolo. Vengono consumate al naturale, ma anche nell’esecuzione di molte ricette.

Fungo di Borgotaro IGP La denominazione definisce i funghi porcini che nascono spontaneamente nei boschi di latifoglie e conifere situati nei nei comuni di Borgotaro e Albareto, in provincia di Parma, e Pontremoli in provincia di Massa Carrara. La raccolta avviene in autunno. Il Fungo di Borgotaro ha un colore strettamente legato alla varietà, dal profumo deciso e sapore molto delicato. Viene utilizzato fresco o essiccato come ingrediente di molte preparazioni.

Marrone di Castel del Rio IGP Nei comuni di Fontanelice, Castel del Rio, Casalfiumanese e Borgo Tossignano, in provincia di Bologna, si coltiva da più di mille anni, una castagna particolarmente apprezzata, il Marrone di Castel Rio. Il frutto è grande e ben strutturato, con la buccia che si stacca facilmente dalla polpa dolce e croccante, molto apprezzata lessata o arrosto e ricercata dall’industria conserviera per produrre gli squisiti marron glacé.

Patata di Bologna DOP La Patata di Bologna DOP viene coltivata nel territorio di Bologna impiegando tuberi-seme certificati. Si utilizza la varietà Primura, che produce tuberi di forma ovale-allungata, regolare, con polpa consistente, di colore variabile dal bianco al giallo paglierino. Si conserva a lungo e, grazie al sapore tipico, viene utilizzata per preparare ottimi fritti, per la cottura al vapore a in forno.

Pera dell’Emilia Romagna IGP La «Pera dell’Emilia Romagna» IGP è un prodotto ottenuto dalle varietà Abate Fetel, Cascade, Conference, Decana del Comizio, Kaiser, Max Red Barlett, Passa Crassana, Williams, grazie all’abilità dei frutticoltori e al clima ideale delle zone di produzione, 91 comuni delle provincie di Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Bologna e Ravenna. Il sapore e dolce e molto aromatico e viene consumata fresca o per preparazioni gastronomiche.

Pesca e Nettarina di Romagna IGP Senza voler togliere niente a nessuno, la Pesca e la Nettarina dell’Emilia Romagna, sono da considerarsi tra le migliori della produzione nazionale. Sono ottenute da diverse varietà a polpa gialla e polpa bianca applicando tecniche tradizionali. Le pesche comuni, presentano epidermide vellutata, le nettarine hanno buccia liscia o glabra, entrambe a polpa gialla oppure bianca. L’aroma è intenso e il sapore appagante e dolce.

Riso del Delta del Po IGP Viene coltivato in quella zona che viene considerata la Camargue Italiana, comprendente i comuni di Jolanda di Savoia, Massa Fiscaglia, Berra e due frazioni di Codigoro, Mezzogoro e Pontelangorino. Il riso coltivato è del tipo «Japonica», gruppo Superfino nelle varietà Carnaroli, Volano, Baldo e Arborio. Il Riso del delta del Po si presenta con un chicco grande e ha una sapidità e un aroma che lo distingue da quello prodotto in zone non salmastre.

Scalogno di Romagna IGP Lo Scalogno di Romagna è un bulbo il cui sapore è a metà strada tra l’aglio e la cipolla. Importato dalla Francia all’inizio del 1900, viene coltivato in alcuni comuni delle provincie di Bologna, Ravenna e Forlì, i cui terreni ne hanno modificato le caratteristiche fisiche e qualitative. Viena consumato crudo in insalata e come base di sughi per condire pasta, pesci e carni.

Coppia Ferrarese IGP È una preparazione di panetteria a base di farina di grano tenero “0”, olio. Strutto, acqua, lievito, sale e malto. Ha una forma molto particolare: un nodo centrale da cui si diramano i “curnit” arrotolati. Ha la consistenza secca e croccante del grissino ed è l’ideale per accompagnare i maestosi salumi ferraresi. Viene prodotta nell’intero territorio di Ferrara.

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Il territorio

La Regione Emilia Romagna è una delle principali realtà del variegato panorama turistico italico. Una realtà che ha sempre operato negli anni con qualificate iniziative promozionali e di marketing gestite in maniera congiunta tra pubblico e privato, la maggior parte delle quali affidate all’Azienda di Promozione Turistica e alle Unioni di Prodotto. L’Azienda di Promozione Turistica è la società a responsabilità limitata costituita dalla Regione Emilia-Romagna e dal sistema delle Camere di Commercio dell’Emilia-Romagna attraverso Unioncamere Emilia-Romagna che, in modo congiunto, hanno deciso di intervenire nel settore turistico, destinando risorse finanziarie alle azioni di promozione e commercializzazione turistica. I compiti che sono affidati all’Azienda di Promozione del sistema turistico regionale, possono essere così riassunti: gestione ed attuazione dei progetti e dei piani regionali in materia di turismo; specializzazione nella realizzazione

di progetti sui mercati internazionali; promozione e valorizzazione integrata delle risorse turistico-ambientali, storico-culturali, dell’artigianato locale e dei prodotti tipici dell’agricoltura; ausilio tecnico-scientifico per le decisioni della Regione in materia di turismo; validazione dei progetti turistici da realizzarsi sui mercati internazionali; coordinamento e fornitura di servizi di supporto all’internazionalizzazione delle imprese turistiche. Le Unioni di Prodotto, associazioni costituite ai sensi della Legge regionale n. 7/1998 e successive modificazioni, sono, invece, aggregazioni di soggetti istituzionali pubblici (quali Enti locali e Camere di Commercio) e di soggetti privati (in particolare aggregazioni di imprese) interessati allo sviluppo e all’offerta dei quattro grandi comparti che caratterizzano il turismo della Regione Emilia-Romagna: mare, città d’arte, terme e Appennino. A tal proposito per rappresentare le “quattro punte di diamante” dell’offerta turistica regionale rafforzandone

una realtà che ha sempre operato negli anni con qualificate iniziative promozionali e di marketing gestite in maniera congiunta tra pubblico e privato Il porto canale di Cesenatico


anche l’immagine comunicativa, le Unioni hanno assunto le denominazioni di: Unioni di Prodotto “Costa adriatica”; UdP “Terme, Salute e Benessere”; UdP “Appennino e Verde”; UdP “Città d’Arte, Cultura e Affari”, dove ogni anno, le Assemblee di queste quattro associazioni, con la presenza dei soci pubblici e privati, concertano e approvano i “Progetti di marketing e promozione turistica di prevalente interesse per il mercato italiano”; tali progetti vengono finanziati e gestiti dalla “parte pubblica” dell’Unione. Le Unioni di prodotto rappresentano il secondo livello della “filiera regionale” dei soggetti che operano nell’ambito della promozione turistica (APT-UdP-Province) ed il punto di incontro della promozione (attuata dai soci pubblici) e della commercializzazione

(attuata dai soci privati). Punto di contatto fra promozione pubblica e commercializzazione privata, ogni Unione appare quindi come una fitta rete in cui si intrecciano enti locali, Camere di commercio, società, organismi operativi locali e regionali, “Club di Prodotto”, cooperative, imprese turistiche aggregate e società d’area. A tessere le fila organizzative di ciascuna unione, un presidente (proposto dai soci pubblici) ed un coordinatore (proposto dai soci privati). È in questo forte contesto di collaborazione che nascono i “pacchetti turistici” dei Club di prodotto (aggregazioni di imprese) che caratterizzano il turismo emiliano-romagnolo per la ricchezza delle proposte e per l’eccellente livello di qualità dei prodotti/servizi offerti. La Regione, per garantire lo sviluppo delle

Unioni di Prodotto, cofinanzia annualmente sia i Progetti di marketing e promozione turistica, che le iniziative di commercializzazione in forma di co-marketing. È, pertanto, imperativo lavorare su obiettivi concreti come la stessa Apt ha fatto elaborando delle offerte mirate come la nascita delle “Strade del vino e dei Sapori” dell’Emilia Romagna, delle quali ne riportiamo qui una per ogni provincia. Strada dei vini e dei Sapori dei Colli Piacentini Piacenza e la sua provincia rappresentano un territorio autentico dove hanno vivace spazio i valori del quieto vivere e dello svago, allietati da una cucina semplice e saporosa e da vini di sicura e antica fama. La pianura e i più grandi centri urbani hanno conservato

Apt Emilia Romagna, modello da esportare

Claudio Zeni

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Il territorio L’Italia in miniatura

il proprio operoso panorama, mentre la collina e la montagna non hanno perso quegli aspetti naturali ed ambientali che fanno del piacentino una delle zone appenniniche più apprezzate e frequentate. Non solo castelli o borghi medievali, non solo antichi monasteri e splendide abbazie e nemmeno un veloce assaggio di qualche prodotto ma un immergersi lento in tutto questo: una specialità assaporata lentamente con un bicchiere di vino locale dopo aver visto pieve romanica o una torre tardoromana, magari ricca di leggende e storie che si tramandano da anni e anni. Insomma un insieme inscindibile di storia, territorio e tradizioni. www.stradadeicollipiacentini.it Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli di Parma Vallate verdi e immense, campi coltivati con cura, colline lievi. È questo il paesaggio che si incontra percorrendo la “Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli di Parma”. Un territorio che offre numerose prelibatezze gastronomiche, da assaporare in ogni spazio. Ma non solo, incastonate nella bellezza paesaggistica, nei colori “senza tempo”, nell’aria fresca e nei vitigni delle colline parmigiane ci sono perle culturali d’eccezione. Si possono così scoprire i castelli di Torrechiara, e Felino, la Rocca San Vitale, i Boschi di Carrega, il Parco naturale dei Cento Laghi e, come in un ritorno al passato, ripercorrere i sentieri matildici. www.strdadelprosciutto.it Strada dei vini e dei sapori delle Colline di Scandiano e Canossa Alle porte della città di Reggio Emilia, a sud della Antica Via Emilia, sulle colline, attraverso gli altipiani e le valli dell’Enza e del

Secchia, troverete più di settanta imprese, desiderose di raccontarsi, tra cantine, aziende agricole, acetaie, caseifici e latterie, botteghe del vino, ristoranti ed agriturismi, negozi di prodotti alimentari tipici. Così in auto o in bicicletta, potrete venire a contatto con le tradizioni produttive, le attrattive naturalistiche, culturali e storiche di questa piccola-grande terra “frizzante” come il suo Lambrusco, “stuzzicante” come il suo Aceto Balsamico Tradizionale, “saporita” come i suoi salumi, il Parmigiano-Reggiano e l’erbazzone, ricca come la sua tradizione culinaria. www.stradavinisapori.re.it Città Castelli Ciliegi La Strada dei Vini e dei Sapori delle colline tra Modena e Bologna nasce come network enogastronomico regionale nel 1999, e oggi è una realtà che rappresenta ben quindici territori, due Parchi Regionali, ventitre Associazioni e Consorzi ed oltre centocinquanta operatori privati. Le colline modenesi sono caratteristiche grazie agli antichi castelli che le dominano e che creano un percorso,che permette di calarsi in un’atmosfera quasi medievale. Soggiornare in questi luoghi significa assaggiare squisite specialità enogastronomiche, come i tortellini, la cui paternità è ancora contesa tra Modena e Bologna, l’Aceto Balsamico Tradizionale, il Parmigiano Reggiano, la mortadella, i borlenghi, il tutto accompagnato da vini provenienti dai vigneti, che si stendono su tutte le colline e che originano il Lambrusco Grasparossa e il Pignoletto. www.cittacastelliciliegi.it Strada dei Vini e Sapori dell’Appennino Bolognese Si tratta di un percorso enogastronomico e 68

culturale che dal confine sud delle antiche mura della città di Bologna arriva fino ai confini con la Toscana e affonda le sue radici sulla Via del Pane. Il territorio che ospita la Strada dei Vini e dei Sapori si presenta ricco di suggestioni ambientali e agricole, con paesaggi di inaspettata bellezza, rivelando un profilo nobile nella sua storia, cultura e tradizione, di cui l’enogastronomia rappresenta una delle espressioni maggiormente apprezzate. Siti archeologici, palazzi e borghi storici, rocche e castelli, eccellenze artistiche e monumentali, grotte, mulini a pietra, forni a legna, fanno da cornice al viaggio enogastronomico che MontagnAmica è in grado di offrire. www.montagnaamica.it Strada dei vini e dei sapori della provincia di Ferrara È un’associazione di enti pubblici e privati, intersettoriale e provinciale, senza scopi di lucro, che è stata riconosciuta con delibera dalla regione Emilia Romagna ed opera dal 2001 con grande impegno, perseguendo l’affermazione dell’identità storica, culturale, ambientale, economica e sociale della provincia di Ferrara e dell’intero territorio. Gli scopi per cui è nata sono molteplici e tra questi si evidenziano: valorizzare sui territori della strada le produzioni vitivinicole ed agricole, le attività agro alimentari e le specialità enogastronomiche, le produzioni tipiche ed i servizi nel quadro di una economia eco compatibile; valorizzare le attrattive naturalistiche, storiche, culturali ed ambientali presenti sui percorsi della strada e promuovere le aziende socie. www.stradaviniesaperiferrara.it


La strada del Sangiovese e dei sapori delle colline di Faenza Interessa i Comuni di Faenza, Brisighella, Casola Valsenio, Riolo Terme e Castelbolognese, e interseca in successione le valli del Marzeno, del Lamone e del Senio, ai confini con la Romagna toscana (il versante romagnolo del Mugello). L’itinerario collega tra loro luoghi di particolare fascino storico e artistico, dalla Faenza rinascimentale e neoclassica con le sue Ceramiche artistiche alla quattrocentesca Torre di Oriolo dei fichi, dal suggestivo borgo medievale di Brisighella ai piedi delle rocce gessose dei suoi tre colli a Riolo Terme stretta attorno alla sua antica rocca, a Casola Valsenio tra luoghi storici, antiche torri d’avvistamento e Pievi romaniche. Elemento di unione del territorio, oltre alla storia e al paesaggio, sono soprattutto i Sapori delle sue produzioni tipiche e della sua gastronomia. www.stradadelsangiovese.it Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli di Forlì e Cesena La strada si propone come strumento di promozione e valorizzazione del turismo enogastronomico provinciale, con l’offerta di prodotti di qualità già presenti sul territorio (giacimenti golosi), ma certamente suscettibili di ulteriore valorizzazione attraverso la ricerca e la riscoperta culturale e culinaria. Essa lavora per incentivare lo sviluppo economico del territoriomediante la promozione di una offerta turistica integrata, costruita sulla qualità dei prodotti, dei servizi, sulle bellezze paesaggistiche, storiche e culturali, fattori e servizi garantiti da una moderna imprenditorialità. www.stradavinisaporifc.it

Strada dei vini e dei sapori dei Colli di Rimini Un viaggio fra sapori e profumi ed antiche tradizioni alla scoperta della genuinità, della qualità e dell’innata ospitalità della gente di Romagna, lungo un percorso suggestivo tra la valle del Marecchiae la valle del Conca. Verdi colline sospese fra il mare e le montagne, costellate di borghi medievali, rocche e castelli, caratterizzano il paesaggio dell’entroterra rimininese, per oltre 2 secoli dominio assoluto dei Malatesta signori di Rimini, che qui regnarono dal 1295 al 1528. Qui inizia il viaggio nella Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli di Rimini che dal 2000, in stretta collaborazione con enti, istituzioni, associazioni di categoria e imprese private, ha lo scopo di affermare l’identità storica, culturale, ambientale, economica e sociale del territorio della Provincia di Rimini. www.stradadeivinidirimini.it «Oltre alle Strade dei Vini e dei Sapori – spiega Liviana Zanetti, Presidente di Apt Servizi – da cinque anni organizziamo il Wine and Food Festival, un grande evento turistico legato alle produzioni tipiche regionali che si svolge tra settembre e novembre di ogni anno. È un vero e proprio Festival dedicato al gusto di un’intera regione: ovviamente l’Emilia Romagna. Tra il primo weekend di settembre e fine novembre, circa un milione e mezzo di persone visitano, degustando e acquistando le tante eccellenze enogastronomiche DOP, DOC e IGP del nostro territorio, circa 40 eventi enogastronomici, soggiornando nei pressi delle varie sagre. Si va dal Festival del Prosciutto alla Sagra dell’Anguilla, dai Piadina Days a November

Pork, il pubblico potrà anche quest’anno andare alla scoperta di alcuni dei luoghi più belli della regione: dalle località marinare alle città d’arte, passando per i borghi storici, i castelli e i suggestivi paesi dell’Appennino emiliano romagnolo. Ci sono tanti pacchetti soggiorno creati ad hoc per i singoli appuntamenti, nell’Emilia Romagna della buona tavola e della convivialità. Nel sito ufficiale (www.winefoodfestival.it), il calendario completo degli appuntamenti, i pacchetti e le schede dei prodotti DOP e IGP dell’Emilia Romagna».

Cattedrale di San Giorgio, Ferrara

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Il territorio

La Camargue italiana

Luca Casamonti

«... e la città ch’in mezzo alle piscose paludi, del Po teme ambe le foci, dove abitan le genti disiose che ‘l mar si turbi e sieno i venti atroci.» (Ludovico Ariosto, Orlando furioso, III libro) Comacchio in sé viene da qualcuno definita “la piccola Venezia”, ma se uno sconosciuto fosse trasportato direttamente nelle valli omonime, guardandosi attorno potrebbe benissimo pensare di non trovarsi al confine tra Veneto ed Emilia, ma in Francia, nella Camargue. Le valli di Comacchio rappresentano il “cuore” del Delta del Po, e da molti sono definiti il “polmone verde” dell’intera costa adriatica, da Chioggia fino a Cattolica, non hanno niente da invidiare alla zona francese e l’atmosfera che si respira in quei luoghi è unica, così come quella d’oltralpe. Se pensiamo poi che in diverse località della valle sono stati introdotti allevamenti di cavalli e anche bovini, ed alcuni tori proprio come in Camargue. Ma se in Francia la promozione di tale territorio va avanti da anni, negli ultimi periodi anche a Comacchio e dintorni si è capito l’importanza di ciò, tanto che oggi il turismo vallivo, soprattutto quello legato alla natura ed all’ecologia, all’osservazione degli uccelli acquatici ed alla salvaguardia dell’ecosistema, rappresenta una delle voci più importanti, seconda solo al turismo balneare dei vicini lidi ferraresi. Comacchio e la pesca: un legame unico e indissolubile

Intorno alle valli si è incentrata e svi-

luppata la vicenda storica ed economica del territorio di Comacchio, andando a creare un esempio forse unico di integrazione tra l’ambiente naturale e l’attività dell’uomo, dove la produzione del sale, la pesca, la coltura dell’anguilla e di altre pregiate specie ittiche, hanno sempre rappresentato le basi economiche primarie, alle quali era prevalentemente legato l’artigianato locale. L’organizzazione della pesca nelle Valli, la lavorazione e la trasformazione del pescato, il commercio e tutte le attività artigianali connesse, hanno caratterizzato per secoli l’organizzazione sociale ed economica di Comacchio, tanto che attorno alla pesca, alle valli e all’anguilla, si è venuto a creare un vero e proprio habitat sociale, insieme ad attività artigianali e manifatturiere uniche e peculiari. Per non perdere tracce importanti di storia è stato aperta la Manifattura

le valli di comacchio rappresentano uno dei maggiori complessi salmastri d’italia e forse anche d’europa 70

dei Marinati, oggi Presidio Slow Food, ovvero una fabbrica e un museo assieme, per unire il necessario recupero della memoria, attraverso l’esposizione degli attrezzi tipici della pesca e della marinatura del pesce, alle possibilità di sviluppo economico legate ai prodotti caratteristici del luogo. Un ecosistema unico Le Valli di Comacchio rappresentano uno dei maggiori complessi salmastri d’Italia e forse anche d’Europa, tanto da essere dichiarate zona umida d’interesse internazionale secondo la convenzione di RAMSAR del 1971. Le Valli sono un vero proprio museo all’aria aperta e si estendono nelle province di Ferrara e in parte di Ravenna, per più di 11.000 ettari. La Fauna La presenza dell’acqua, del grado di salinità e della tipica vegetazione di piante alofile, rendono le Valli di Comacchio


una zona unica ed estremamente ricca di nutrimento per gli animali delle aree umide, tanto da accogliere, nidificanti o di passo, la più grande varietà di specie ornitiche in Italia (circa 300). Tra queste troviamo queste lo Svasso Maggiore e il Tuffetto, il Gabbiano Comune, Roseo, Corallino e il Beccapesci; il Mestolone, la Canapiglia, la Moretta Grigia e la Volpoca, il Cavaliere d’Italia, oltre alla rara Pernice di mare. E ancora le folaghe, i Germani Reali e i Moriglioni, il Quattrocchi, il Fistione turco, il Mignattaio, la Spatola, ma anche rapaci come i Falchi di Palude e l’Albanella minore. Fortissima è la presenza degli aironi, come l’Airone Bianco maggiore, l’Airone Cenerino, la Garzetta, l’Airone rosso, il Tarabuso e Tarabusino; e poi Corrieri, Avocette, Combattenti, Pivieri, Beccacini, Chiurli, Pittime, Pettegole, Piro Piro e non potevano mancare il Cormorano ed i Fenicotteri Rosa. La Fauna Ittica La valle è il luogo ideale per praticare l’itticoltura delle specie migratorie, durante il loro passaggio dal mare all’entroterra: a Comacchio la protagonista della pesca è senza dubbio l’anguilla, che si riproduce in mare ma vive e si alleva nelle acque salmastre lagunari e fluviali del Delta del Po. Non è un caso che, anche nell’immaginario collettivo, il legame identitario tra l’anguilla, catturata ancora con il singolare strumento chiamato lavoriero e la cittadina lagunare sia da sempre

fortissimo e indissolubile. Per quanto riguarda i canali, i fiumi e le paludi d’acqua dolce le specie più caratteristiche sono luccio, carpa, tinca, persico sole e pesce gatto. Sui fondali fangosi vivono triglie, sogliole, passere e rombi. Sono quasi scomparsi gli storioni ed il gambero d’acqua dolce, mentre si è diffuso molto rapidamente il pesce siluro. Nelle valli da pesca si allevano soprattutto branzini, orate, cefali ed anguille, mentre nelle acque salmastre ci sono ghiozzo e latterino, ovvero due specie di pesci che trascorrono tutta la loro vita nelle acque salmastre delle lagune. La Flora Si possono notare piante per lo più arbustive; una vegetazione spontanea che costituisce un ecosistema unico di grande valore naturalistico e paesaggistico. Causa infatti l’elevata salinità delle acque, tante piane non possono sop-

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portare un luogo simile, al punto che in un ambiente tanto inospitale possono insediarsi solo vegetali capaci di particolari adattamenti, quali le alofite in grado cioè di tollerare la presenza del sale. Per questa ragione la flora delle valli è profondamente diversa da quella dei territori circostanti e si trovano numerose piante che sono il cibo fondamentale per molti uccelli e pesci a dieta vegetariana. Sui fondali fangosi e sabbiosi crescono alghe (Ulva rigida e Valonia) e la Ruppia spiralis. Sui dossi sono diffusi la Salicornia, che in autunno assume la colorazione tipica di rosso intenso, la Puccinellia, la Salsola, che è commestibile e da cui si ricavava per incenerimento la soda, e ancora giunchi marittimi, Tamerici, il Limonio, l’Enula Bacicci e l’astro marino. Naturalmente la fanno da padrone distese di fragmiteti, composti da cannuccia di palude.


Il territorio

Pellegrino… della tavola

Martina Cenni

Forse oggi sarebbe solo uno dei tanti. Uno degli instancabili “cucinatori”. Perspicaci fiutatori di affari che si fanno convinti maestri del buon mangiare e guru dell’ultimo ramo di editoria italiana capace di guadagni. O forse sarebbe, oggi come allora, il personaggio arguto, bizzarro e generoso che lo descrivono le cronache del tempo. Avete capito? Parliamo dell’Artusi, dell’uomo e del libro. Sì, di entrambi, perché fu tale il successo del suo La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, che il volume fu presto ribattezzato con il nome dell’autore. Era il 1891 quando Pellegrino Artusi di Forlimpopoli, ma già trasferito a Firenze dopo una tragedia accorsa alla sua famiglia, fece stampare a sue spese 1.000 copie del libro che lo ha reso celebre. Fu lui stesso a raccontarci le peripezie della sua celebre opera nell’introduzione che scrisse in occasione della sesta ristampa e che intitolò significativamente Storia di un libro che rassomiglia alla storia della Cenerentola e del severo giudizio del professor Trevisan che sentenziò «Questo è un libro che avrà poco esito». Ma il successo alla fine arrivò e fu travolgente: in vent’anni Artusi stesso ne curò 15 edizioni; nel 1931 le edizioni erano giunte a quota 32 e l’Artusi era uno dei libri più letti dagli italiani, insieme a I promessi sposi e Pinocchio. Il volume, che ancora oggi conta un grande numero di edizioni e una vastissima diffusione, raccoglie 790 ricette, dai brodi ai liquori, passando attraverso minestre, antipasti, detti “principii”, secondi e dolci. «Con questo manuale pratico basta si sappia

tenere un mestolo in mano», dichiara l’Artusi negli anni della pubblicazione, svelando il carattere didattico del volume. E in effetti il suo è un vero e proprio manuale di ricette arricchito da riflessioni e aneddoti dell’autore, un vero e proprio spartiacque nella cultura gastronomica dell’epoca. All’Artusi va infatti il merito di aver dato dignità a quel “mosaico” di tradizioni regionali, di averlo per la prima volta pienamente valorizzato ai fini di una tradizione gastronomica “nazionale”. Il legame con la sua Romagna è profondo. Anche se costretto a lasciarla a 32 anni non si scordò mai della sua terra e delle sue radici

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forlimpopolesi, tanto da lasciare il suo patrimonio, pressoché intero, alla cittadina romagnola da cui era scappato. È qui che la memoria di Pellegrino Artusi è più viva che mai. Qui dal 1997 si celebra ogni anno in suo onore la “Festa Artusiana”, manifestazione dedicata al cibo in tutte le sue declinazioni: gastronomia, cultura, spettacolo. Qui sorge Casa Artusi il primo “centro di cultura gastronomica dedicato alla cucina domestica” che già da molti anni si propone di diventare un centro di cultura eno-gastronomica, con valenza economica e turistica a livello internazionale e che vanta tra i suoi spazi la Biblioteca P. Artusi, il ristorante Casa Artusi, la Scuola di Cucina e lo Spazio Eventi. Tutto questo per contribuire, attraverso la figura del padre della cucina italiana, alla promozione della cucina di casa, in particolare di quella romagnola, degli ottimi prodotti del territorio ma soprattutto di una regione, l’Emilia Romagna, che basa il proprio successo anche sullo straordinario mix di bellezze storiche e naturali, tradizionale ospitalità, cucina di grande appeal e produzione agroalimentare di qualità. Questa era ed è l’Emilia Romagna di Pellegrino Artusi.


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Il territorio

Faenza e la ceramica che veste il vino

Martina Cenni

Accade che nel fare una ricerca sulla tradizione della ceramica di Faenza, mi viene fortuitamente incontro qualcosa che non potrebbe sposarsi meglio con il nostro contenitore. L’argilla più famosa d’Italia è diventata anfora per vinificare e affinare il frutto delle vigne romagnole e, senza neanche sperarci, il link è venuto da sé. Un vino, dunque, che nasce dalla terra, matura e viene sigillato con la terra e etichettato, una volta in bottiglia, con un prezioso medaglione in ceramica faentina, dipinta a mano, raffigurante i volti amorosi delle dame del Rinascimento. È poesia. Non si può sperare di meglio e il tutto non è casuale. L’anfora era usata, infatti, sin dal tempo dei Romani per preservare e trasportare il nettare di Bacco, e questo conferiva al vino note particolari e irripetibili, che oggi, sotto disciplinari più studiati e controllati, si cerca di ricreare. Se l’anfora è la caratterizzazione di questo vino che ricerca le sue origini di prodotto antico, non è un caso che nasca a Faenza. Splendida città d’arte di origine romana, nel periodo rinascimentale brillava per la produzione di oggetti in ceramica, di squisita fattura, esportati in molti Paesi europei. Il toponimo stesso è diventato nel tempo sinonimo di ceramica (maiolica) in molte lingue, tra cui

il francese (faïance) e l’inglese (faience). A favorire la produzione di ceramica, fin dal I secolo a.C., sono state probabilmente le caratteristiche dei tipi di argille reperibili nelle acque del fiume Lamone, presso il quale è sorta la città romagnola. Ma, come detto, Faenza è divenuta celebre per le sue ceramiche soltanto qualche secolo più tardi, in particolare quando Galeotto Manfredi, che governò la città dal 1477 al 1488, con la sua protezione nei confronti degli artisti, consolidò la fama dei ceramisti faentini nel mondo. La protezione del principe e le sue relazioni con le corti, dove fiorivano opere d’arte geniali, proiettarono così una piccola città come Faenza ai vertici della vita artistica e intellettuale del mondo antico. La cosiddetta maiolica, o “faenza smaltata”, cioè ceramica dotata di un rivestimento vetroso opacizzato con l’ossido di stagno, è un prodotto che ha quindi seguito un lento e costante sviluppo, sia dal punto di vista della tecnica ceramista, sia dei cromatismi e delle decorazioni, per raggiungere l’apice del successo nel Cinquecento. Usanza comune verso l’ultimo quarto del 1400, era per esempio quella di effigiare il volto della persona amata sul vasellame: nacque così il genere “amatorio”, un vero e proprio omaggio alla bellezza della donna. L’usanza prese campo nel momento del passaggio, nel mondo della maiolica, a stili esclusivamente rinascimentali per interpretare il più possibile da vicino il gusto della committenza, che oramai imponeva la figura e il ritratto di “belle” donne. La ceramica di Faenza entra poi, nella seconda metà dell’Ottocento, in una fase critica che vede alcune delle maggiori fabbriche chiudere. La ripresa però è rapida: gli inizi del Novecento vedono una svolta culturale e artistica che ha il suo emblema nel 1908 con la fondazione del Museo Internazionale 74


delle Ceramiche per intuizione di Gaetano Ballardini. Il Museo diviene in breve tempo il punto di riferimento per la ceramica italiana di ogni epoca. Al suo interno è possibile visitare una delle raccolte d’arte più belle e complete del mondo: raccoglie pezzi, realizzati in questo materiale, di ogni provenienza geografica e di ogni epoca storica, dalle anfore del mondo classico fino alle moderne opere di Chagall e Picasso, con una ricca sezione dedicata alle ceramiche faentine del Rinascimento. La produzione storica delle maioliche faentine è riconosciuta ovunque nel mondo come uno dei momenti più alti della creatività artistica espressa con materiale ceramico. Questa tradizione è nata da una felice convergenza di situazioni favorevoli: il terreno del luogo ricco di argille, la persistenza nei secoli di rapporti politici e commerciali con la vicina Toscana, in particolare con Firenze, una grande sensibilità e attitudine verso questa forma d’arte. Gli artigiani e gli artisti di Faenza hanno così sviluppato e perfezionato nel tempo la decorazione degli oggetti in ceramica fatti a mano, e le 60 botteghe attualmente in attività, concentrate soprattutto nel centro storico, offrono al turista la possibilità di acquisti unici, introvabili altrove. L’anfora da vino è solo l’ultimo prodotto di questa antica tradizione, che non esaurisce la sua scia innovativa. Nel suo particolare uso, le uve

romagnole vengono poste all’interno per la fermentazione alcolica. Dopo un mese di permanenza nell’anfora il mosto viene separato dalle bucce e il vino vi riposa ancora per tre mesi, durante i quali avviene la fermentazione malolattica. In continua osmosi con l’esterno attraverso la terracotta il vino acquista una finezza aromatica inimitabile, piacevole sapidità e grande morbidezza che regala al palato una sensazione vellutata. A questo punto è la volta del passaggio in legno per una percentuale significativa di prodotto, che permetterà al vino di completare il suo corredo organolettico e di acquisire una longevità inaspettata. Un lento affinamento in bottiglia per almeno 5 mesi permetterà al vino, ormai pronto, di esprime il meglio di sé, donando sensazioni gustative eccellenti. Il progetto si avvale naturalmente della preziosa collaborazione del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza e dei Maestri Maiolicari Faentini.

la produzione storica delle maioliche faentine è riconosciuta ovunque nel mondo come uno dei momenti più alti della creatività artistica 75


Il territorio

Quando il benessere si fonde con il piacere

Luca Casamonti

Le enciclopedie le definiscono “stabilimenti annessi a una sorgente termale, per lo sfruttamento di essa a scopo idroterapico”. Sono le terme, centri dove ai giorni nostri si unisce l’utile, ovvero le cure mediche, al dilettevole, ovvero il potersi rilassare in un ambiente confortevole. Le stazioni termali presenti nel territorio italiano sono famose in tutto il mondo grazie all’efficacia dei trattamenti praticati e ai numerosi servizi offerti, tanto che negli ultimi anni, il turismo termale è tornato al centro dell’attenzione grazie anche alla diffusione della cultura del benessere della persona. Le stazioni termali affondano le radici nella storia, con le loro acque usate a scopo curativo addirittura nell’antica Grecia. I centri termali erano poi ben noti a Roma, dove si svilupparono enormemente fino a diventare veri e propri luoghi d’incontro e di scambi culturali. Arrivando ad oggi, si utilizzano le terme come strumenti terapeutici e si fanno studi sempre più approfonditi, grazie anche alle collaborazioni tra Università e centri termali. La stazione termale è divenuta un presidio medico a tutti gli effetti ad alta efficacia. Ma allo stesso tempo anche un luogo dove trascorrere un lasso di tempo rilassante e rigenerante I centri termali dell’Emilia Romagna sono 25 (distribuiti nelle 8 provincie della regione) e si trovano percorsi di benessere che significano relax, bellezza e remise en forme. Le acque termali dell’Emilia Romagna presentano tutte ottime caratteristiche e possono essere apprezzate in diverse forme: dai bagni alle inalazioni, dai fanghi alle nebulizzazioni. In ogni caso, regalano un piacere tutto naturale.

PROVINCIA DI MODENA Un solo centro termale nel modenese: le Terme della Salvarola, situate nell’omonimo comune a 3 km da Sassuolo, dove troviamo Balnea, un moderno Centro Benessere, con piscine termali con diverse temperature, idromassaggi e giochi d’acqua, percorsi vascolari, bagno di vapore, sauna, palestre cardio-fitness, spinbike e un centro estetico clinico termale sensoriale che offre particolari trattamenti.

PROVINCIA DI RAVENNA Le Terme di Brisighella sono dotate di una storica piscina all’aperto, dove si praticano cure con acque sulfuree e salsobromoiodiche che si estendono a tutta la gamma della tradizione termale. Ci sono poi le Terme di Cervia, luogo ideale per ritrovare la forma perfetta, grazie alle saline, la cui acqua madre e i cui fanghi sono ricchi di peculiari proprietà; le Terme di Riolo, con le acque termali, le cui proprietà terapeutiche erano già conosciute in epoca romana ed infine le Terme di Punta Marina, note per la cura delle infiammazioni croniche dell’apparato respiratorio, osteoarticolare e ginecologico, e dove trova posto il Mosaico Terme Beach Resort, sulla spiaggia e collegato direttamente al Centro Termale e Benessere.

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PROVINCIA DI PARMA Le Terme di Salsomaggiore, note per le particolari proprietà delle loro acque termali vantano percorsi terapeutici e di benessere personalizzati. Troviamo, sempre a Salsomaggiore, il centro termale “Il Baistrocchi”, un albergo dove è possibile trascorrere un soggiorno, potendo usufruire del reparto cure e centro benessere. Inoltre, le Terme di Tabiano, riconosciute tra le migliori d’Europa per le loro acque sulfuree, che vantano un’efficacia nella prevenzione e nella cura di molte patologie, con percorsi di salute gestiti da un team medico di eccellenza. Infine nel territorio parmense troviamo le Terme di Monticelli, comprensorio termale, tra i più all’avanguardia del panorama italiano, con sette centri specializzati e due alberghi termali. Infine le Terme di Sant’Andrea, immerse nella natura in un’oasi di verde, dove sgorgano dalla roccia viva otto tipi di acque termali.

PROVINCIA DI FERRARA Tra il Parco del Delta e gli specchi d’acqua delle Valli di Comacchio si trovano le Thermae Oasis SPA & Beauty, dove si possono fare trattamenti ayurvedici viso e corpo, massaggi, bagni termali alle essenze con cromoterapia e molto altro per ritrovare equilibrio ed energia.

PROVINCIA DI BOLOGNA Partiamo dalle Terme di Castel San Pietro, che forniscono servizi di terapie, trattamenti riabilitativi e di fisiochinesiterapia, trattamenti estetici e di benessere, terapie di medicina estetica e attività di diagnostica medica. Poi le Terme Felsinee, dove anche i più esigenti trovano percorsi su misura, grazie a 700 mq di piscine divise in tre tipologie. Ci sono poi le Terme di Porretta, che hanno acque con una particolare concentrazione di elementi che le rende efficaci per la cura, la prevenzione e la riabilitazione dell’apparato respiratorio, di quello locomotore e del sistema vascolare periferico. Infine le Terme dell’Agriturismo, vicino a Monterenzio, che offrono tutti i tipi di cure termali e fisiche tradizionali, nonché bagni termali, di mare e di sole in ogni stagione dell’anno.

PROVINCIA DI RIMINI Riminiterme è una struttura termale che si affaccia sul mare, è dotata di molteplici servizi, dalle aree più propriamente terapeutiche alle aree dedicate al benessere e relax. A Riccione Terme si trovano invece fonti di acqua sulfurea, una combinazione di raro riscontro in natura.

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PROVINCIA DI FORLÌ-CESENA Divenuto sinonimo di “salute e starbene”, Bagno di Romagna è una delle località termali per eccellenza. Qui si trovano il Ròseo Hotel Euroterme con il Centro Estetica e il Centro Oriental Spa; l’Hotel delle Terme di Santa Agnese, costruito dal Granduca di Toscana Leopoldo II, ma noto sin dal 1° secolo d.C.; il Grand Hotel Terme Roseo, che propone una vasta gamma di cure, trattamenti e applicazioni, nonché di un Centro Benessere con Beauty Farm. Proseguiamo con le Terme di Castrocaro dove le acque salsobromoiodiche e sulfuree, i fanghi a maturazione naturale di 9 mesi curano le malattie reumatiche, respiratorie e dell’apparato vascolare e ginecologico. Troviamo poi, a Bertinoro, le Terme della Fratta dove dalle 11 sorgenti del parco scaturiscono le 7 diverse acque termali.


Il territorio

Coop e Conad, la Gdo emiliana punta sul vino

Andrea Settefonti

Si chiama Assieme ed è il brand con il quale Coop ha deciso di posizionarsi sul mercato del vino. Una nuova linea di prodotto con 14 tipologie di prodotto nata dalla collaborazione tra Coop e cinque tra le maggiori cantine italiane, Giv Cantine Riunite (Emilia-Veneto), Canneto Pavese (Lombardia), Cevico (Romagna), Le Chiantigiane (Toscana), Cantina Tollo (Abruzzo) e Moncaro (Marche), alle quali se ne aggiungeranno presto una siciliana, una pugliese e una

piemontese, tutte associate a Legacoop Agroalimentare. Assieme punta a valorizzare un numero significativo di vini di qualità ad un prezzo accessibile per un consumo quotidiano. A dimostrare che è possibile produrre vini di eccellente qualità quotidiane, e anche prodotti per occasioni speciali. Vini che hanno come punto di forza “la qualità comprensibile”. «Con questa iniziativa con il logo di “Filiera Cooperativa” – commenta il

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presidente di Legacoop Agroalimentare, Giovanni Luppi – vogliamo valorizzare alcuni aspetti dell’agroalimentare e della distribuzione cooperative poco noti alla gran parte dei consumatori». E per Vincenzo Tassinari, presidente del Consiglio di Gestione di Coop Italia, «Questo prodotto stabilisce una correlazione immediata con il suo luogo d’origine attraverso il lavoro delle persone. Questi vini sfuggono da due logiche opposte e altrettanto mistificanti: il vino come fenomeno di moda e dunque solo vino di alto prezzo e dall’altra parte il vino come grande industria. Nella linea “Assieme” c’è invece il riscatto del vino come prodotto agricolo e del concetto condiviso da noi di Coop del giusto prezzo». Il piacere del consumo è stato assicurato da un adeguato test di analisi sensoriale svolto in collaborazione con l’Università di Bologna per definire il giusto profilo al gusto di un consumato-


questi vini sfuggono da due logiche opposte e altrettanto mistificanti: il vino come fenomeno di moda e il vino come grande industria

re attento e conoscitore del vino buono e onesto. Una particolare attenzione è stata riservata all’informazione per il consumatore, sui luoghi, sui vitigni e sulle tecniche di produzione, valorizzando in etichetta anche il nome della cantina produttrice. Per le tipologie di vino che lo permettevano è stato adottato un tappo richiudibile per significare un consumo quotidiano e ripetibile in un formato che, anche se aperto, mantiene le qualità del prodotto più a lungo. I territori regionali coinvolti in questa prima fase sono l’Emilia Romagna, la Toscana, il Veneto, l’Abruzzo e le Marche. La linea Assieme conta 1.745.000 bottiglie vendute per un valore di 4.750.000 euro. Le preferenze vanno a Vermentino di Maremma, Lambrusco

di Sorbara, Merlot Ciliegiolo, ma numeri importanti anche per vini “curiosi” come il Pecorino/ Cococciola di Cantina Tollo e il Trebbiano/Passerina di Moncaro e ottimi numeri a pochi mesi dall’inserimento anche per il Pignoletto. Prossimi passi legati alla linea Assieme saranno la riduzione della solforosa presente nei vini con l’obiettivo di ridurla almeno del 50% rispetto a quanto consentito. Tra le iniziative messe in cantiere da Coop anche una cartellonistica posta su ciascuna vigna, dove vengono prodotte le uve, che danno poi origine ai vini della linea Assieme. Un modo questo per far si che il consumatore si renda conto, anche visivamente, del luogo di origine del vino che porterà in tavola. 79

Il vino in Brick Coop Il vino a marchio Coop si posiziona anche nel segmento “da tavola”. In segmento dove permangono ancora rischi di sofistificazioni (alcool di origine agricola diversi dall’uva da vino) così come ne emergono dei nuovi (dall’ocratossina, ai residui di pesticidi, ai metalli pesanti). Con queste premesse, Coop ha deciso di assumersi un impegno preciso a garanzia della salubrità del prodotto e a difesa della salute del consumatore. Per questo Coop ha sottoscritto coi propri fornitori del vino da tavola a marchio, un disciplinare di qualità e sicurezza. Il vino da tavola a marchio Coop, venduto in brick, verte su precisi elementi qualificanti, di valore. Con un progetto di filiera, un elevato livello di sicurezza con tutte le uve coltivate con un ridotto uso di pesticidi, un elevato standard di qualità. Con la proposta del vino da tavola a marchio, Coop vuole portare avanti una scelta di trasparenza.


Il territorio

È un panel di ben 64 etichette di proprietà (tra Doc e Igt per circa 9 milioni di bottiglie fornite da vitivinicoltori selezionati) con le quali Conad punta a riqualificare il proprio settore vino. Conad non aveva mai commercializzato vini con marchi esclusivi di proprietà dei vari fornitori. Con il nuovo progetto ha creato marchi ex novo, li ha registrati e sono a tutti gli effetti di proprietà Conad. La filosofia del progetto vini è esattamente la stessa degli altri prodotti della linea premium della private label, Sapori&Dintorni: far conoscere in tutta Italia i prodotti dei vari territori, selezionati con cura e rispettosi delle tradizioni. Con i vini esclusivi di proprietà, Conad rafforza la propria identità di “esperto” nella selezione dei prodotti, completando tutte le caselle che gli permettono di sviluppare in modo adeguato l’impegno a valorizzare l’enogastronomia italiana avviato con Sapori&Dintorni Conad. La selezione dei vini a marchio esclusivo Conad sono solo un aspetto del progetto vini, che si presenta molto più complesso e parte dalla scelta dei fornitori. Sono state selezionate aziende vitivinicole di produzione e trasformazione che hanno quindi il controllo totale della filiera, dall’uva alla bottiglia. L’obiettivo è proporre al consumatore una rosa di vini che sia la migliore espressione della produzione italiana, con le caratteristiche “classiche” di vinificazione e di sapore tipiche di ogni vino, escludendo a priori rivisitazioni o fantasie che possono avere le varie cantine. Tra i produttori selezionati ci sono realtà diverse, dalle cantine molto note – come Duca di Salaparuta per i vini siciliani e Cecchi per i toscani – a tante altre, anche piccole ma eccellenti, poco conosciute 80


al di fuori del loro territorio. L’etichetta sul retro della bottiglia evidenzia la cantina di produzione, racconta la storia del prodotto e suggerisce i migliori abbinamenti. Aver stipulato accordi con chi controlla l’intera filiera offre indubbie garanzie. Secondo Conad, infatti, la filiera dall’uva al vino garantisce lo standard qualitativo e la tipicità del prodotto, non “appiattito” da un processo industriale o di miscelazione di uve di varia provenienza e

con i vini esclusivi di proprietà, conad rafforza la propria identità di “esperto” nella selezione dei prodotti, completando tutte le caselle per valorizzare l’enogastronomia italiana dove le uniche variabili (quantità, grado alcolico...) sono determinate dalle condizioni climatiche, come è giusto che sia trattandosi di prodotti legati al ciclo della natura. I vini Conad si posizionano nella fascia medio-alta del mercato, anche in questo riprendendo la filosofia di Sapori&Dintorni Conad: prodotti sicuramente di elevata qualità proposti a prezzi accessibili a tutti. Ogni vino avrà una propria quotazione, con un range tra i 3 e i 10 euro, in relazione alla composizione dell’assortimento su quel tipo di prodotto. 81

Ad ogni territorio la sua bottiglia

A regime saranno 24 marchi di proprietà Conad identificativi delle varie zone di produzione italiane, per un totale di 64 etichette. Per esempio per i vini trentini il marchio è unico per cinque diverse referenze e, in generale, ci sarà almeno un vino rappresentativo per ogni regione, con un numero variabile a seconda della rilevanza che il vino ha sul territorio. La grafica ed i nomi dei marchi sono stati studiati con riferimento al territorio e alle tradizioni locali; sono vini che “parlano” in dialetto, a volte nel vero senso della parola come Nziria dei Principi (Il capriccio dei Principi) l’etichetta dei vini campani, o Borgo dei Morars per i vini friulani.


Il territorio

Land Rover premia Montalcino Stefano Malagoli

Dal 2011 Jaguar Land Rover Italia organizza il Diwine Award, competizione alla scoperta delle produzioni vinicole italiane istituita in occasione del 40esimo anniversario di Range Rover. Giunto quest’anno alla sua seconda edizione, il premio è organizzato con il supporto della Associazione Italiana Sommelier e il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. I vini in competizione sono 18, scelti tra le etichette con il migliore rapporto qualità/prezzo, selezionate dall’ AIS e valutate da una giuria eterogenea di appassionati e giornalisti della stampa automotive, nel corso di una suggestiva marcia in tre tappe tra le colline del Nord, Centro e Sud Italia. In ognuna delle tre fasi di selezione, un sommelier dell’AIS conduce la degustazione di 6 vini. I giurati hanno l’obbligo di esprimere una sola preferenza tra le etichette proposte e di decretare al termine della serata stessa il vincitore della tappa che accederà alla finale. Il vincitore del premio di quest’anno, il Rosso di Montalcino 2009 della Cantina Baricci, ha affrontato l’ultima fase della competizione il 12 febbraio scorso a Parma, spuntando la vittoria sugli altri finalisti: l’Etna Rosso 2010 della azienda Graci e il Barolo Villero 2007 di Livia Fontana.

Giunta alla terza generazione, la famiglia Baricci si ritrova vincitrice della competizione che ha in “evoluzione, tradizione, identità” valori in comune tra la marca automobilistica e la attività degli storici produttori ilcinesi. Come spiega Arturo Frixa, direttore Marketing e PR del gruppo Jaguar Land Rover Italia, «vi è profonda affinità tra Range Rover e l’universo enologico. Entrambi si identificano con uno stile di vita che crede nel rispetto delle tradizioni e nell’amore per il territorio, sviluppando allo stesso tempo una produzione all’avanguardia grazie all’impiego di tecnologie sofisticate: ogni singolo storico modello di Land Rover Defender che, nato nel 1948, ancora oggi sale e scende dalle colline in numerose aziende vitivinicole è lì a dimostrarlo». L’attenzione ai dettagli e al mondo del vino di Land Rover non sono una novità: non era certo passata inosservata la personalizzazione in chiave “enoica” di una Range Rover con armadietti climatizzati nel vano bagagli dell’autovettura, capace di contenere fino a 24 bottiglie. «La cultura del vino, come molte altre arti del nostro Paese, è profondamente legata al territorio – continua Frixa – rappresentandone la storia e le radici

vi è profonda affinità tra range rover e l’universo enologico. entrambi si identificano con uno stile di vita che crede nel rispetto delle tradizioni e nell’amore per il territorio

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più profonde; per questo motivo è necessario promuoverla e soste-

nerl a q u a l e patrimonio unico e di valore inestimabile». Di qui la sintonia tra Land Rover e il vino: «L’universo del vino, così come quello di un marchio automobilistico particolare, raffinato ed esclusivo come Range Rover - aggiunge Lidia Dainelli, responsabile relazioni esterne per PR Jaguar e Land Rover - sono molto vicini ed in armonia, in quanto scaturiscono da una profonda passione, frutto di cultura, tradizione, ma proiettate decisamente verso il futuro e l’innovazione». Una passione che ha un denominatore comune: scienza ed estro che, raggiunto dall’enologo Donati Lanati nelle tappe del tour, hanno fatto dire ad Arturo Frixa: «Un vino eccellente è frutto di una sapienza enologica unita ad una tecnologia all’avanguardia, così come una vettura di classe è un connubio di sensazioni, emozioni particolari, tecnica allo stato dell’arte, alta ingegneria». Grazie alla passione per il vino del management Range Rover e la relativa strategia di collegamento con valori e territorio, il DiWine Award contribuisce a mettere in luce diversi viticoltori italiani di eccellenza.


Con l’edizione 2012 le luci si sono accese sulla Cantina Baricci, con la sua estensione di quasi 5 ettari sulla collinetta di Montosoli, considerata zona di eccellenza, cru e di grande vocazione vitivinicola. La storia dell’azienda, ora guidata dai fratelli Buffi, nasce nel 1955 quando il nonno della nuova generazione dei Baricci, con una grande intuizione, acquistò un piccolo podere denominato Colombaio di Montosoli, «una scelta in controtendenza con il boom industriale che spingeva coloro che abitavano in campagna a trasferirsi nelle città», ricorda Francesco Buffi. A quel tempo il Brunello era pressoché sconosciuto, prodotto in piccola quantità e noto solo a pochissimi appassionati. Nel 1967 Nello Baricci, insieme a pochi altri produttori, fonda il “Consorzio del Vino Brunello di Montalcino”, una libera associazione fra produttori con lo scopo di tutelare, difendere e promuovere quel loro vino il cui prestigio andava sempre più crescendo. Oggi l’azienda è guidata da Francesco e Federico, che portano avanti la tradizione di famiglia imbottigliando 30.000 bottiglie l’anno prodotte seguendo fedelmente le regole tradizionali di vinificazione e invecchiamento. È stato proprio Francesco Buffi a ritirare il premio presso il Grand Hotel de la Ville di Parma, consegnatogli dal

giornalista Rai e conduttore radiofonico Federico Quaranta di fronte ad una platea di oltre decine di giornalisti della stampa auto motive e enogastronomica, rappresentanti delle istituzioni, del mondo imprenditoriale e della filiera agroalimentare. «Noi – ha commentato Buffi – siamo conosciuti come interessante realtà per il rapporto qualità prezzo e con il Diwine Award questa nostra caratteristica trova una sua piena esaltazione». Con questo riconoscimento si chiude una grande annata perché entrambi i nostri vini hanno ricevuto importanti premi nel 2012: il nostro Brunello ha ottenuto il Tre Bicchieri, la Chiocciola di Slow Wine, le corone del Touring; mentre il nostro Rosso di Montalcino è stato insignito dei 5 grappoli della guida Bibenda-Duemilavini e ha ricevuto la nomination agli Oscar del vino 2012 nella categoria rapporto qualità prezzo. Il Diwine Award arriva a coronamento di una annata che ha premiato entrambi i nostri vini, che ci ha dispensato non poche soddisfazioni, tra cui il premio più grande della annata 2012: l’arrivo del nipotino, figlio di Federico, nato il 20 agosto, e che potrebbe per noi rappresentare la quarta generazione di produttori». Per Range Rover, archiviato con successo il secondo anno dell’iniziativa, è già tempo di pensare alla prossima edizione

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del DiWine Award, che inizierà il suo tour delle aziende vinicole di eccellenza già in primavera, probabilmente dall’Alto Adige. Così come il Terra d’Eclano 2007 Aglianico Irpinia Doc della Quintodecimo, vincitore della prima edizione, ha ceduto lo scettro alla Cantina Baricci, c’è da star certi che il Rosso di Montalcino troverà il prossimo anno un degno successore.


Il territorio

Tra la Via Emilia e il vino Jacopo Rossi

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Di modenese, dico sempre, mi sono rimaste dentro due cose fondamentali: l’accento, che però si va via via attenuando, ed un’altra che fortunatamente non si attenua, l’amore per il Lambrusco. Sarebbe meglio dire i Lambruschi, perché, minimo, sono tre, ma questa è roba da tecnici, io qui parlo da bevitore volgare, di quelli che non si intendono di Cru o bouquet ma che amano avere sempre, quando mangiano, un sano “pistone” sulla tovaglia» (Francesco Guccini)

A 73 anni sono pochi i cantanti che riescono a far parlar di loro con dignità, senza ricorrere a lifting, trasmissioni della domenica pomeriggio, scandali e gossip. Francesco Guccini, il maestrone, come lo chiamano sfottendolo i suoi amici, è uno di loro. Ruvido e irriverente come un ventenne, ha fatto e ridere e commuovere pochi giorni fa l’Aula Magna dell’Università di Reggio Emilia: «Eccomi, fratelli e sorelle, buonasera». L’eterno studente, a suo agio in cattedra, ha strappato sorrisi, applausi e qualche lacrima lungo una lezione affollatissima. «Quando i giovani volevano fare tabula rasa del passato, io scavavo nelle tradizioni popolari, facevo delle ricerche, interrogavo mia nonna ed altri anziani (i saggi ignoranti di montagna, NdR), giravo i paesi di provincia». Un legame profondo, da vero campagnolo inurbato, come si definì anni fa in una delle sue canzoni, un legame testimoniato dal suo lavoro e dalle sue parole. Un legame comunque poliedrico, mai banale, che traspare dalle parole e dal suono delle cose perdute, titolo del suo ultimo libro. Dall’album Radici, certo, ma non solo. Dal suo amore incondizionato per la sua Emilia, ruvida e cortese come lui, per Bologna (vecchia signora dai fianchi un po’ molli) e per le sue osterie, ancora aperte come un tempo, forse. Osterie, come nei suoi libri (memorabili quelli, “indigeni”, scritti a quattro mani con Loriano Machiavelli), popolate di ubriachi, e bagnate dal vino di questa terra, l’Emilia, sdraiata fra i campi e sui prati, lunga fra l’olmo e il vigneto. O, per meglio dire, “i” vigneti, popolati da Barbera, Malvasia aromatica di Candia, Croatina, oltre ai “planetari” Cabernet, Chardonnay, Pinot e Sauvignon. Non mancano poi gli autoctoni, come l’Ortugo, il Pignoletto, il Bervedino, la Malvasia Rosa, il Malbo Gentile e il Montù, vendemmiato da tempo immemore. Dalle loro uve (il cui sapore, se rubate al filare, è impagabile, come fa capire il maestrone nella sua Culodritto) si ricavano vini che, negli ultimi anni, hanno guadagnato posizioni importanti tra concorsi, riconoscimenti e, soprattutto nelle preferenze dei consumatori di tutto il mondo. Dalle cantine escono il Gutturnio, la Malvasia di Candia e quello Passito, i Colli Piacentini e di Parma, il Monterosso. Tra questi fa prepotentemente capolino l’arcinoto, nonché reggianissimo e modenesissimo, Lambrusco: un tempo, come riconosce anche Guccini in un’intervista, relegato ingiustamente allo status di non-vino dai non emiliani, ha oggi ormai raggiunto la posizione che merita nei mercati. Sono lontani, anche per lui, i tempi del “pistone” la bottiglia di vetro spesso, da due litri, dove veniva tenuto e servito. A questi si aggiunge una pletora di Igt, che copre quasi un decimo delle Indicazioni Geografiche italiane. Compito non facile, quindi, tessere le lodi di questa moltitudine di etichette, ma che al cantautore pavanese d’adozione è valso, oltre al recente “Maestro di Bere il Territorio” promosso da Go Wine, il riconoscimento della sua terra natale, non Modena ma l’Emilia tutta. Terra alla quale il maestrone brinda sin da bambino: «Sono stato portato su a Pàvana che avevo pochi mesi e i miei primi ricordi, quello che ho mangiato, quello che ho bevuto sono di Pàvana. E dico bevuto mica per niente: pare che a cinque anni fossi già grandino e ogni tanto mi davano un bicchiere di vino annacquato. Un giorno, dato che in casa non avevamo l’acqua corrente, mi hanno pescato che buttavo dei sassi nel pozzo. Mi dissero: “Ma cosa stai facendo?”, e io: “Lo riempio di sassi così non mi date più l’ acqua da bere». E dunque altri mille di risate con gli amici e brindisi felici, a lui e alla sua terra. 85


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Economia

Cresce il vino, ma solo all’estero

Andrea Settefonti

Nonostante il calo in volume, il vino italiano continua a salire in valore e il fatturato all’estero raggiunge i 4,7 mld di euro, +6,5% sul 2011. Questo lo scenario di fondo emerso da un’analisi sul posizionamento del vino italiano all’estero presentata da Ismea al Vinitaly. Dunque, cresce nel 2012 il giro d’affari legato all’export di vini tricolore nonostante una riduzione importante dei volumi esportati. A varcare i confini nazionali sono stati, infatti, poco più di 21 milioni di ettolitri di vino, -8,8% rispetto al 2011, per effetto degli alti prezzi unitari e della minore disponibilità di prodotto. Sono in particolare gli sfusi a subire una riduzione dei quantitativi immessi sul mercato estero (-20,9%) a fronte di valori in crescita del 10,8%. Limitata a un -2% la flessione delle vendite oltrefrontiera dei vini imbottigliati che, di contro, hanno segnato una progressione del più 5% in termini monetari. Se si guarda al dettaglio delle tipologie di vini, le elaborazioni Ismea indicano, sempre in riferimento ai volumi, una frenata sia delle Dop (-2% circa), sia delle Igp (-4% circa) sebbene i corrispettivi siano cresciuti di oltre il 4% e di circa il 7%. Buona, invece, la progressione degli spumanti che, dopo un inizio di anno col segno meno, nel secondo semestre hanno recuperato, portando i volumi su del 2% rispetto al 2011 (+14% in valore). Allineati al trend degli altri segmenti i vini frizzanti con minori volumi (-5%) affiancati da un incremento dei valori (+3%). «Nonostante la battuta d’arresto – sottolinea l’Ismea – l’Italia conferma la sua leadership mondiale per quantitativi esportati, seguita a breve distanza dalla Spagna, che nel 2012 ha spedito all’estero circa 19 milioni e mezzo di ettolitri (-14% su base annua)». Se si vanno, poi, a vedere le principali destinazioni del vino made in Italy, si nota una progressione nel mercato Nord Americano, con le vendite in Usa e Canada in crescita nei valori rispettivamente del 6% e dell’11%. Prosegue a

ritmo sostenuto l’aumento nel Far East, in particolare Cina e Giappone, dove l’export tricolore ha messo a segno un più 15% e un più 28%. In Germania e Regno Unito aumenta solo il fatturato (rispettivamente del 4% e del 5%), mentre le quantità esportate si sono contratte del 12% nel Paese teutonico e del 4% in UK.

L’italia conferma la sua leadership mondiale seguita a breve distanza dalla spagna

Esportazioni italiane per segmento 2011 e 2012 Ettolitri 2011

Migliaia di euro 2012 var. %

2011

2012 var. %

Confezioni > 2 litri

8.192.687

6.476.899

-20,9

383.510

424.760

10,8

Comuni

6.630.079

5.057.389

-23,7

236.152

264.175

11,9

Dop Igp Varietali Altri Dop+Igp* Confezioni < 21 Comuni

351.642

369.442

5,1

37.897

44.174

16,6

1.091.205

981.701

-10,0

92.273

105.429

14,3

85.745

56.315

-34,3

11.631

7.706

-33,7

34.017

12.053

-64,6

5.557

3.275

-41,1

10.980.175

10.731.218

-2,3

3.073.724

3.232.854

5,18

982.079

1.134.509

15,5

133.583

168.272

26,0

Dop

4.543.092

4.403.422

-3,1

1.684.802

1.757.165

4,3

Igp

4.765.182

4.616.529

-3,1

1.102.051

1.170.226

6,2

120.398

143.305

19,0

31.372

34.557

10,2

Varietali

569.423

433.453

-23,9

121.916

102.633

-15,8

Frizzanti

Altri Dop+Igp*

1.999.732

1.898.181

-5,1

362.018

373.186

3,1

Spumanti

1.810.364

1.846.793

2,0

548.718

624.343

13,8

254.918

246.945

-3,1

36.730

35.476

-3,4

21.200.037

-8,8

4.404.700

4.690.619

6,5

Mosti

Totale 23.237.876 * non prodotti all’interno della Ue Fonte: elaborazioni Ismea su dati Istat

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Innovazione

Casa Walden: in comunicazione azioni e sensibilità Moltissimi i settori di applicazione, uno su tutti, quello del nostro amato vino. Per il mondo dell’enologia Casa Walden realizza piani di comunicazione, propone idee, progetti e soluzioni avvalendosi sia delle moderne tecnologie (mobile) che di campagne istituzionali tradizionali, di identità e di prodotto, orientate a dare la “forma” più consona alla sostanza del vostro lavoro. Casa Walden diventa così uno spazio dedicato a tutti quelli che il mondo lo vedono come che “vi abita”: una traiettoria di spazio e di tempo da vivere in profondità. Per entrare in questa dimensione, basta un piccolo bagaglio: cultura del lavoro, fiducia in chi si ha accanto, gioia di fare bene ciò che si è scelto di fare. Una benefica combinazione di azioni e sensibilità che suggeriscono a quelli che, come loro, in questo mondo vogliono sentirsi a casa. Quando si parla di comunicazione, si parla di tutto. Purtroppo è così. Difficile dare una definizione univoca e confinata. Complicato spiegare tutto ciò che vi sta dentro. Facile passare per tuttologi qualunquisti, ammesso che la dicotomia sia presentabile. Non vale per tutti. I professionisti entusiasti di Casa Walden danno risposte concrete alle mille perplessità della comunicazione, sia essa aziendale o istituzionale, commerciale o sociale, tradizionale o supportata dalle nuove tecnologie. Casa Walden è un’agenzia di comunicazione presente nel territorio italiano da ventisei anni. Ventisei anni di immagini, azioni e contatti nel corso dei quali questa realtà forlivese ha fatto da specchio alle aziende, trasmettendone valori e progetti e interpretandone le rinnovate esigenze.

L’obiettivo è quello, non solo di fare comunicazione, ma di diffondere in senso più ampio una cultura della comunicazione verso il piacere del buon vivere, dell’arte, della letteratura, del cinema, del teatro, della grafica, del linguaggio. L’apertura di Open Walden House avvenuta durante le giornate dell’Innovazione nel settembre del 2011 segue proprio questo fine: incoraggiare iniziative speciali per promuovere la Cultura della Comunicazione e per creare confronti con mondi e linguaggi diversi ma affini tra loro come videoart, design, arte, musica, pittura, scultura e altro. Open Walden House ha così aperto il proprio spazio a persone e gruppi che lavorano nella cultura e nell’arte, a nuovi momenti d’incontro per teste pensanti che hanno voglia di continuare a esserlo.

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Arte di...vino

Emilia Romagna… terra di vini e di etichette

a cura dell’Associazione Italiana Collezionisti Etichette Vino In questa terra ricca di grandi vini siamo andati alla ricerca di alcune particolari etichette artistiche ed iniziamo da Poderi Morini di San Biagio Faenza (RA). Il cuore dei Poderi Morini è rappresentato dai quaranta ettari di vigneti, che affondano le loro radici nei dolci pendii faentini intorno alla Torre di Oriolo. L’interesse per l’arte, coltivato da Alessandro Morini e da sua moglie Daniela, si è unito con quello per la vite, il vino e, più in generale, per la Terra di Romagna divenendo un matrimonio felice e duraturo tra immagine e prodotto. Da questa collaborazione vogliamo mostrare l’opera di Pablo Echaurren, artista di anima sudamericana che per primo ha firmato le etichette di Poderi Morini. La particolarità di queste etichette è rappresentata dalla spessa cornice che riproduce l’ingrandimento di un dettaglio dell’opera contenuta nell’interno e quella che mostriamo è per Savignone – Savignon Rosso Ravenna Rosso i.g.t. Un’altra azienda attenta alla creazione delle proprie etichette è la Cantina Sociale di Coviolo (RE).

La Cantina Sociale di Coviolo nasce nel lontano 1940. Come per la maggior parte delle realtà agricole della provincia reggiana di allora, la cantina è sorta grazie all’iniziativa di un gruppo di soci conferitori, che si sono uniti in cooperativa con l’intento di gestire direttamente l’intero ciclo di lavorazione e di vendita del proprio prodotto con lo scopo principale di dare la giusta remunerazione al proprio prodotto. Ed ha ancor maggior merito, in questa realtà, che ci siano stati momenti dedicati alla creazione di etichette d’autore e qui vi mostriamo quelle dei pittori Antonio Vinceti sulla bottiglia di Reggiano Lambrusco Rosato e Antonella Stendardo sulla bottiglia di Covioldolce. Ecco invece il connubio fra il vino di questa bella azienda e l’arte dell’estremo oriente nell’Azienda Vigneto San Vito. L’Azienda Vigneto San Vito produce un’ottimo vino di qualità da oltre trent’anni sui colli bolognesi, in località Oliveto a 200 metri sl.m. Dal 2005 l’Azienda è passata sotto la direzione di due giovani e dinamici imprenditori: Federico Orsi e Carola 90

Pallavicino che si sono impegnati con un grande entusiasmo nell’ambizioso progetto di riqualificare i vini locali. Con la campagna 2007 è iniziata la conversione dei terreni all’agricoltura biologica e con l’uso di tecnologie biodinamiche. E appunto vogliamo ricordare il sodalizio eno-pittorico che si è creato fra questa azienda e un pittore giapponese Tatsunori Kano, che ha portato alla creazione di questa etichetta per una bottiglia di Pignoletto Superiore del 1996. E per finire ecco la prestigiosa Fattoria Paradiso. La Fattoria Paradiso, già Castello Ugarte Lovatelli, si eleva su di un poggio solare che affianca la medioevale Bertinoro. Villa e terreni annessi, proprietà della Contessa Gabriella Ugarte Lovatelli, ultima erede dell’omonima famiglia patrizia, furono acquistati dalla famiglia Pezzi, alla fine del secolo XIX°. L’azienda è un’incontro continuo di artisti fra i quali vogliamo ricordare lo scultore Giacomo Manzù, lo scrittore Julien Green, il premio nobel Dario Fo, lo scrittore e poeta Antony Burges, l’attore Danny Key, e tanti altri innumerevoli personaggi dell’arte, della cultura, del teatro, del cinema, della politica che hanno reso meritoria la Fattoria Paradiso del titolo di “Salotto culturale della Romagna”. E innumerevoli sono le tracce lasciate da questi artisti anche nella creazione delle etichette di questa prestigiosa azienda. Fra le tante etichette abbiamo scelta quella creata da Dario Fo per la bottiglia di: Mito Merlot - Cabernet – Syrah.


Macch[in]azione

C’è un limite al limite? Carlo Macchi

In questi giorni un collaboratore di Winesurf, il mio giornale online, si è trovato coinvolto in una serie di assaggi che, per numero di campioni ha stupito anche me, pur abituato ad assaggi seriali. In particolare per tre mattinate di fila ha assaggiato una media di 140-150 campioni. Le mattinate erano in realtà al massimo di 4 ore, il che porta, considerando che in una commissione di 7-8 persone i tempi per versare i vini sono piuttosto lunghi e che ogni tanto una pausa di 5 minuti va fatta, ad un tempo medio su ogni vino di 1 minuto e 45 secondi. In questo tempo il vino è stato guardato, annusato, assaggiato, sputato e poi le sensazioni sono state riportate su carta o computer . Tutto questo per almeno 140-150 volte. Prima di andare avanti devo ammettere che sia per winesurf sia per altri assaggi che mi capitano durante l’anno, cerco di non superare la soglia degli 80-90 campioni in una mattinata/giorno. Non assaggio mai di pomeriggio e comunque la mia mattinata di assaggi inizia di solito alle 8.30 e può arrivare al massimo alle 14. Di solito quando parlo di queste “performances” con i non addetti ai lavori questi sgranano gli occhi come le civette e mi guardano come si potrebbe guardare un marziano.

Devo anche ammettere che sto trattando un argomento molto scivoloso. Infatti se per me 140 sono troppi, per qualcun altro del settore i miei 80 possono essere comunque una follia. Inoltre tutti i possibili interessati potrebbero rispondermi che per loro non è un problema e, anni e anni di assaggi, insegnano molto e permettono di sveltire il lavoro mantenendo comunque un’elevata qualità di degustazione. Insomma: se ne può capire una solenne mazza assaggiando pochi vini oppure, essere un fenomeno, degustandone molte e molte decine, addirittura centinaia, al giorno. Questo è sempre vero? Chissà. Quello che vorrei cercare di capire è se esiste, oltre al limite fisiologico, un limite etico aldilà del quale non è giustificabile un assaggio con relativo commento e voto, sia esso positivo o negativo. Provo a mettermi nei panni di un produttore che ci affida i suoi prodotti. Ce li affiderebbe lo stesso se dichiarassimo pubblicamente che la rivista o la guida assaggia non meno di 140-150 vini al giorno a degustatore? Che poi lo abbia fatto, lo faccia e lo farà, è un altro paio di maniche. La cosa importante deve essere il dichiararlo pubblicamente, farsene carico moralmente e saper rispondere con animo candido come colombe al

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produttore che ci farà la domande delle domande: «Ma se il mio vino fosse stato il quarto invece del centoventisettesimo (o il settantanovesimo) della giornata, lo avresti valutato allo stesso modo?». Non mi nascondo dietro un dito. Forse non saprei rispondere “SI!” con animo del tutto puro. Per questo riassaggio molti vini e soprattutto faccio questo lavoro in commissioni di almeno tre degustatori. Trasliamo la cosa nel campo vicino, quello delle guide dei ristoranti: come sarebbe possibile giustificare un assaggiatore che visita, mettiamo, una decina di ristoranti al giorno? Il suo giudizio quanto verrebbe ritenuto valido? Anche qui entra in campo il criterio di bravura ma il concetto base è “quale è il limite personale oltre il quale ti senti di non poter garantire un giudizio valido e quindi uguale ad un eventuale secondo assaggio o visita?” Non ho e non voglio dare risposte. I miei dubbi possono sembrare come i sogni di Mercuzio “figli d’una mente oziosa, generati da un’inutile fantasia fatta d’una sostanza tenue come l’aria e più incostante del vento”, ma credo che ognuno di noi “seriali”, prima di arrivare ad autogiustificare qualsiasi numero di vini in assaggio, dovrebbe dentro di sé farsi la domanda, darsi la risposta e agire di conseguenza.


Oltre confine

VINI ITALIANI IN CINA JADEVALLEY L’ALTA QUALITà DEI VINI CINESI Sebastiano Ramello Sebastiano Ramello, uno dei massimi esponenti della internazionalizzazione nel mondo del vino in Piemonte e consulente internazionale, da anni opera in Asia, principalmente Hong Kong e Cina, dove da diversi mesi ha fatto base per lo sviluppo della promozione e inserimento dei vini Italiani. Chiediamo a Sebastiano, che attualmente si trova in viaggio nel centro nord ovest del paese, nella città di Xi An, come si sta proponendo a questo immenso mercato: «Ormai sono 4 anni che opero tra Hong Kong e Cina, sono riuscito con il tempo a creare le giuste sinergie con i miei collaboratori sul luogo, importatori, distributori e investitori, proponendomi a loro come partner nelle consulenze e selezione vini italiani, cercando prima di tutto di comprendere la loro cultura e modo di operare. Proprio

per questo motivo in questo momento mi trovo in visita alla “JadeValley” nella contea di Yushan; una delle principali aziende vinicole, interamente cinese, che sta puntando non alla quantità come per la maggior parte delle aziende in questo paese, ma alla quantità. Mi trovo qui per comprendere non solo il mercato dal punto di vista delle vendite, ma anche della produzione interna e promozione. Sunny, caro amico, e uno dei due soci, di questa attraente azienda vinicola, completamente costruita in un desainer moderno, utilizzando materiali naturali, quali pietre provenienti da un fiume nelle vicinanze, mi ha invitato per qualche giorno per poter avere una mia consulenza sulla sua produzione di Cabernet Sauvignon, Cabernet

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Frank, Merlot e Pinot Noir e per discutere una sinergia tra il suo territorio e il mio paese, l’Italia. Tra le mura di pietra, insieme a wine maker locali e distributori, abbiamo passato alcune giornate a degustare vini Rosé, bianchi e rossi della sua azienda e di altre aziende vinicole Cinesi, e vini Italiani delle aziende vinicole Palazzo Rosso, Veglio Michelino & Figlio, F.lli Massucco dal Piemonte, Barone di Bolaro dalla Calabria e molti altri. Sono rimasto molto colpito dalla passione dei wine maker locali e di Sunny nel raccontarmi la storia della loro azienda nata nel 2003 (prima produzione nel 2006) e che oggi vanta una produzione di circa 150.000 bottiglie all’anno, con il progetto di espandersi e piantare altri vigneti nella provincia di Ning Xia. Durante


la degustazione mi ha anche stupito come alcuni vini, stanno ottenendo la qualità medio alta desiderata e come si abbinano perfettamente ai piatti locali, soprattutto alle spezie e peperoncini. Ad esempio l’ultima creazione della azienda vinicola, l’annata del 2010, 88% Cabernet Sauvignon, 8% Cabernet Frank e 4% Merlot che dona a questo blend quella leggera corposità in più e quel sentore di tannini che riempie maggiormente il palato, dando la giusta freschezza, equilibrio a livello alcolico, al naso e al palato giuste note di legno date da una barrique francese giovane che non prevale; un vino che ha ancora bisogno almeno di un anno in bottiglia, ma che può considerarsi quasi pronto per i gusti richiesti dai locali, ma anche dal resto del mondo. Il clima di questo territorio è favorevole, secco, con fortissime escursioni termiche, esempio a luglio si passa dai 16°-18° della notte ai 35°-38° del giorno, mentre d’inverno può arrivare a -10° di notte ai 2°-3° di giorno, anche l’esposizione delle colline a sud est, come il terreno pietroso, favoriscono la produzione. Il miglior metodo per inserirsi in questo grande mercato non sono viaggi spot, ma vivere il paese, la realtà del mondo del vino locale, le loro richieste giorno per giorno e creare sinergie con i giusti collaboratori e professionisti del luogo. In Cina il primo wine maker professionista Mr Li Hua, che oggi ha anche fondato una scuola di enologia nella contea di Yang Ling a circa 150Km da JadeValley, ha studiato in Francia per poi rientrare in Cina e con lui esportare lo stile di produzione francese e i vitigni dei nostri vicini. Mentre Ms Victoria Coleman, il Wine Maker della JadeValley proviene dalla Napa Valley in California. Dall’Italia in questo momento arrivano i tappi di sughero ma non consulenti tecnici. Presto nel 2014 nella JadeValley verrà anche completato un favoloso hotel boutique per ospitare amici e visitatori che potranno godere di queste bellissime vallate. In questi giorni con miei partner e collaboratori cinesi, con cui in comune oltre la passione del Vino abbiamo la passione dell’arte, stiamo discutendo anche, la creazione, con l’aiuto di Francesca Ramello, artista italiana e curatrice dell’associazione TRALARTE, di interscambi artistici e eventi mirati all’alta qualità legati al vino e all’arte in tutte le sue forme, dall’architet93


Oltre confine

tura, pittura, scultura, musica alla poesia». Chiediamo a Sebastiano se ha in previsione di rientrare in Italia: «Rientrerò in Italia per partecipare con il mio stand al Prowein e Vinitaly nel padiglione del Piemonte e per effettuare una ricerca e selezione per conto di alcuni miei partner e clienti del Sud della Cina, che mi hanno commissionato vini di alta qualità, (qualche vino è stato già selezionato ed è in viaggio verso la Cina), che abbiano alle spalle aziende importanti radicate nei territori di origine, per un grosso progetto che si sta attuando con la mia consulenza. La mia ricerca mi porterà a selezionare non solo vini, ma tutto quello che rappresenta l’alta qualità enogastronomica italiana, cioccolato, gelato artigianale, dolciumi tipici, insaccati, formaggi, pasta etc…Per questo motivo stiamo organizzando con l’aiuto dell’associazione di promozione “Piemonte sweet home” con la quale collaboro da danni come consulente internazionale, una prima piccola delegazione dalla Cina e Hong Kong in visita inizialmente nel Cuneese, per fine giugno, e un’altra più importante per settembre in modo da poter introdurre ai miei collaboratori le nostre grandi tradizioni e eccellenti prodotti di qualità». Per quanto riguarda l’esportazione quali sono i vini italiani più richiesti: «Sicuramente vini importanti quali Barolo, Barbaresco, Chianti, Brunello di Montalcino, Amarone, Moscato D’Asti, Asti Spumante, Barbera D’Alba, Dolcetto D’Alba anche qualche bianco, leggermente più corposo, e si sta iniziando anche con i primi vini sparkling leggermente più fruttati come ExTra Dry. Continua poi una grande richiesta di vini entry level, semplici da bere con basso contenuto di acidità, fruttati». Ha qualche messaggio da mandare ai nostri lettori?: «Presto sarò nuovamente in Italia alla ricerca di nuovi prodotti per i miei clienti, e per creare rapporti di collaborazione con nuove aziende vinicole, ma anche alimentari. Chiunque reputa di avere uno di questi prodotti di qualità indicati, può liberamente contattarmi preferibilmente alla mia email: piemontewine@yahoo.it o al mio numero di telefono quando sono in Italia: 335 7028463. Oppure contattare la “Piemonte Sweet Home” referente. Francesco Ramello tel. 320 944 4284». 94


I consigli del gusturista

Cibi dei pellegrini al confine toscano

Massimiliano Ricciarini presidente di Streetfood

Focaccette di Aulla e Panigacci di Podenzana erano antichi mangiari forse anche per i pellegrini di passaggio in Toscana. Siamo in Lunigiana, provincia di Massa al confine con la Liguria. Il territorio prende il nome da un antico porto romano, quando ancora il mare creava un’insenatura ben più larga e profonda tra Liguria e Toscana, il porto di Luni appunto. Di qui passa l’antica via Francigena che da Canterbury (in terra d’Albione) portava a Roma. Frotte di viandanti che percorrevano lunghi tragitti in cerca di fede e di redenzione. Si parla di cibi antichi, ma anche del loro territorio di origine. Si, perché un aspetto interessante del cibo di strada è che esso permette proprio di “gustare il territorio” per dirla con Italo Calvino (cit. “Sotto il Sole Giaguaro”). È obbligatorio venire qua per gustare certi cibi. I Cibi Le Focaccette di Aulla sono realizzate con un impasto di farina di mais e di grano, acqua e lievito, tipiche dell’omonimo paese in provincia di Massa. A settembre di ogni anno vi

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si svolge anche la sagra. I Panigacci di Podenzana invece sono un impasto non lievitato di sola acqua e farina di frumento. La cottura Di questi cibi sono interessanti gli strumenti originali e artigianali per cuocerli. Si tratta di “testi” (contenitori e superfici) in terracotta di varie dimensioni. Questi testi prodotti a Podenzana da un solo artigiano, vengono prescaldati su una ruota di ferro che passa dentro la brace e la fiamma dei caminetti, raggiungendo temperature elevatissime. Poi si impilano l’uno sull’altro frapponendo e alternando una porzione di impasto dalla consistenza semi-liquida. Si pressa la pila di testi di terracotta e poi si estraggono le focaccette o i panigacci per farcirli con salumi e formaggi, stesso dicasi per i Panigacci di Podenzana. I Panigacci sono dischi di modeste dimensioni. Si possono anche lessare e servire sul piatto a gruppi di tre, conditi con salsa ai funghi, al pesto di basilico, o con parmigiano e olio e.v.o. L’Abbinamento Un’interessante cantina del territorio della Lunigiana è Castel del Piano (in Via Piano a Licciana Nardi, Ms – www.casteldelpianolunigiana.it) Con Focaccette e Panigacci sui “testi” e con formaggi morbidi si consiglia il vino Igt “Durlindana bianca” da uva Pollera nera vinificata in bianco. Al naso erbe aromatiche e fiori, in bocca grande freschezza e mineralità. Con salumi e formaggi più stagionati o con salse rosse si consiglia l’Igt “Pepe Nero” da uve Vermentino Nero. È un vitigno autoctono molto esuberante ed esprime caratteristiche differenti secondo il terroir. Dà origine ad un vino fruttato con evidente speziatura, appunto, di pepe nero.


e dintorni

Anno III - Numero 8 Registrazione Tribunale di Siena numero 12 del 29/10/2011 www.vinoedintorni.org Direttore responsabile David Taddei Vicedirettore Andrea Settefonti In redazione Luca Casamonti, Martina Cenni, Claudia Gasparri, Veronica Grandetti Hanno collaborato a questo numero Paolo Corbini, Carlo Macchi, Stefano Malagoli, Nicola Natili, Marco Pederzoli, Sebastiano Ramello, Adolfo Rossi, Claudio Zeni Progetto grafico e impaginazione Claudia Gasparri

Ufficio commerciale e marketing Sergio Guerrini +39 393 3304710 sergio.guerrini@vinoedintorni.org Marilena Masia +39 0577 905316 masia@salviettiebarabuffieditori.com Stampa Modulgrafica Forlivese srl In copertina Christian Bellei foto di Diego Poluzzi, Modena set: MEF, Museo Enzo Ferrari www.museocasaenzoferrari.it Casa Editrice Salvietti & Barabuffi Editori Z.I. Belvedere, ingresso 2 53034 Colle Val d’Elsa (Si) www.salviettiebarabuffieditori.com Amministratore Unico Milena Galli Direttore Editoriale Leo Salvietti

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