la baita de Lugagnan N6_2016

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la baita de Lugagnan Gruppo Alpini Lugagnano - Associazione Museo Storico Baita Monte Baldo

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Sezione di Verona

Anno 5 - Numero 6

Notiziario Bimestrale Novembre/Dicembre 2016

“IL MURO DI BERLINO”

Una barriera che non solo divise famiglie e persone ma due popoli

I

l 22 settembre 2016 si è tenuta presso la Baita degli Alpini di Lugagnano una serata culturale dal tema “Il muro di Berlino”, con la collaborazione di Francesco Tumicelli della sezione A.N.A. di Verona. Il tema è stato introdotto dall’assessore Gianfranco Dalla Valentina e presentato da Enrico Martini, responsabile del Circolo “Balestrieri” di Verona. Dopo un’introduzione storica, il relatore, tramite un video, ha descritto in modo puntuale le tappe più significative di questa vicenda. Berlino, quasi interamente distrutta durante la seconda guerra mondiale, nel 1949 fu divisa in due: Berlino Est sotto il controllo dell’Unione Sovietica e Berlino Ovest controllata da Stati Uniti, Regno Unito e Francia. Inizialmente in tutta la Germania si poteva circolare liberamente e per tutti gli anni ’50 centinaia di migliaia di persone fuggivano ogni anno dall’est all’ovest. Per fermare l'emigrazione, nelle prime ore del 13 agosto 1961 le unità armate dell’est interruppero tutti i collegamenti tra Berlino est e ovest e iniziarono a costruire un muro insuperabile che avrebbe attraversato tutta la città, dividendo famiglie, scuole, palazzi e perfino cimiteri. Non solo a Berlino ma in tutta la Germania il confine tra est e ovest diventò una trappola mortale. I soldati ricevettero l’ordine di sparare su tutti quelli che cercavano di passare il confine; durante quegli anni furono uccise almeno 133 persone. Dal punto di vista propagandistico, la costruzione del muro fu un disastro per la DDR (Repubblica Democratica Tedesca) e divenne un simbolo chiave per ciò che le potenze occidentali vedevano

come una “tirannia comunista”. Il muro era lungo più di 155 km e con gli anni fu attrezzato con mine antiuomo, filo spinato alimentato con corrente ad alta tensione, torrette di controllo e regolarmente migliorato. Nel giugno 1962 venne costruito un secondo muro, destinato a rendere più difficile la fuga verso la Germania Ovest e fu creata la cosiddetta "striscia della morte". Nel 1965 il muro fu ulteriormente perfezionato con lastre di cemento armato e nel 1975, fu completato definitivamente: era in cemento armato rinforzato, alto 3,6 metri, composto di 45.000 sezioni separate e di 1,5 metri di larghezza. Il punto più importante di attraversamento era la porta di Brandeburgo. Le finestre dei palazzi che davano sul confine vennero murate per impedire la fuga. Una sentinella della Guardia di Frontiera sorvegliava i movimenti lungo il muro e chi cercava di oltrepassarlo veniva ucciso immediatamente. Nel corso degli

anni, vennero anche uccise sedici guardie mentre erano impiegate nel loro lavoro. Nel settembre 1989 più di 13.000 tedeschi dell'Est scapparono attraverso l'Ungheria. Le dimostrazioni di massa contro il governo della Germania Est iniziarono nel 1989. Il leader della DDR Honecker si dimise il 18 ottobre e venne sostituito da Krenz. Il nuovo governo di Krenz decise di concedere ai cittadini dell’Est permessi per viaggiare nella Germania dell’Ovest. Schabowski, il ministro della Propaganda della DDR, ebbe il compito di diffondere la notizia, però, non venne a conoscenza dei dettagli. Il 9 novembre 1989, durante una conferenza stampa, gli fu recapitata la notizia che tutti i berlinesi dell’Est avrebbero potuto attraversare il confine. Decine di migliaia di berlinesi dell’Est, avendo visto l’annuncio di Schabowski alla televisione, si precipitarono, riempiendo i checkpoint e chiedendo di entrare in Berlino Ovest. Le

Il prossimo numero sarà disponibile, presso la Baita di Lugagnano a partire dal 15 gennaio 2017, o sul nostro sito www.analugagnanovr.it. Vi invitiamo a ritirarlo e diffonderlo, grazie.


Anno 5 - Numero 6 Novembre/Dicembre 2016 la baita de Lugagnan guardie furono allora costrette ad aprire i checkpoint e i berlinesi dell’Est si precipitarono all’Ovest, senza essere controllati. Il 9 novembre è quindi considerata la data della caduta del Muro. Nei giorni e settimane successive molte persone accorsero al muro per abbatterlo. La caduta del muro di Berlino aprì la strada per la riunificazione tedesca. Il 18 marzo 1990 furono tenute le prime libere elezioni della Repubblica Democratica Tedesca.. La Germania fu ufficialmente riunificata il 3 ottobre 1990, quando le regioni della DDR aderirono formalmente alla Repubblica Federale di Germania. La serata si è conclusa con varie osservazioni e domande da parte dei partecipanti, che hanno seguito con vivo

interesse la ricostruzione storica di questa vicenda, che ha segnato in modo indelebile la storia dell’Europa nella seconda metà del secolo scorso. Numerosi muri sorgono ancora oggi e dividono popoli che spesso si odiano e nonostante l’esperienza del muro di Berlino, che è rimasto in piedi per 28 anni, oggi ne sorgono di nuovi e forse più pericolosi di quelli di un tempo. Ci sono poi muri di incomprensione, di diffidenza, di rifiuto che separano le persone anche all’interno delle nostre famiglie, dei nostri paesi, che è difficile sgretolare e far cadere. Roberto Giacomi

24 giugno 1866 LA BATTAGLIA DI CUSTOZA Serata culturale in baita in occasione del 150° anniversario della terza guerra di indipendenza

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iovedì 20 ottobre nella baita degli Alpini di Lugagnano si Giovedì 20 ottobre nella baita degli Alpini di Lugagnano si è tenuta una serata culturale avente come tema La battaglia di Custoza, combattuta il 24 giugno 1866. Il capogruppo Fausto Mazzi nella sua introduzione ha presentato il relatore, Nazario Barone, esperto di storia militare e responsabile del Museo del Risorgimento di Villafranca. Ha inoltre ricordato al pubblico presente che quest’anno ricorre il 150º anniversario della Terza Guerra di Indipendenza. Il Museo conserva le stampe, i cimeli, le armi e la sala dove Napoleone III e Francesco Giuseppe, imperatore d’Austria, si incontrarono. Ha preso quindi la parola il relatore che, dopo un veloce inquadramento storico, ha ricordato le mire della Prussia, decisa a riunire tutte le genti di lingua tedesca. Per ottenere questo serviva però rompere l’egemonia dell’Austria sulle terre germaniche. Nell’aprile del 1866 Italia e Prussia stipularono un trattato che prevedeva la guerra contro l’Austria. L’Italia avrebbe ottenuto in cambio il Veneto. Il 12 giugno la Prussia ruppe le relazioni diplomatiche con l’Austria e il 16 ne invase i territori. L’Italia presentò il 20 dello stesso mese la dichiarazione di guerra all’Austria in Veneto, nelle mani dell’arciduca Alberto d’Asburgo che comandava la cosiddetta “Armata del Sud”, cioè le forze di Vienna in Veneto. Questa armata era formata da circa 80.000 uomini, 3.500 cavalli, 168 cannoni ripartiti in 5°corpo d’armata del gen. Rodich, 7°corpo d’armata del gen. Marocich, 9°corpo d’armata del gen. Hartung e da una divisione di riserva. Le forze italiane consistevano in 170.000 uomini, 10.000 cavalli, 630 cannoni, però, spaccate in due armate: “Armata del Mincio” comandata dal gen. La Marmora e composta da circa 100.000 uomini suddivisi in 1°corpo d’armata

del gen. Durando, 2°corpo d’armata del gen. Cucchiari, 3°corpo d’armata del gen. Della Rocca e “Armata del Po” comandata dal gen. Cialdini composta da circa 70.000 uomini. L’attacco: il 23 giugno, un sabato, fu per l’esercito italiano il giorno di inizio delle attività belliche vere e proprie. Nella notte si preparò una manovra di sfondamento per sorprendere gli austriaci, che per le informazioni di cui disponeva La Marmora, si pensava trincerato dietro il fiume Adige. Per questo fra le due e le tre di notte egli varcò il Mincio con il 1° e il 3°corpo d’armata disponendosi a ventaglio e avanzando a fronte largo, andandosi così a disperdere. Il 2° fu lasciato di retroguardia nei pressi di Peschiera del Garda. Nel 1°corpo d’armata, la 1ª divisione dirigeva verso Castelnuovo del Garda, la 5ª verso Custoza, la 3ª verso Sommacampagna, mentre la 2ª restava indietro. Nel 3°corpo d’armata, la 7ª e la 16ª dirigevano su Villafranca per poi riunirsi, così era previsto, con la 3ª a Sommacampagna. Restavano arretrate l’8ª e la 9ª divisione. Gli austriaci, in realtà, non erano dietro l’Adige, ma stavano avanzando compatti verso il Lago di Garda, andando incontro agli uomini di La Marmora. L’arciduca dapprima portava il cuneo dello schieramento avanzato austriaco fra la Berettara e Oliosi, poi scatenava la violenta controffensiva, che culminava, il 24, a Custoza e dintorni. La battaglia si concluse con la sconfitta dell’esercito italiano, l’unico comandante che ottenne un successo contro gli austriaci fu Garibaldi nel Trentino nei pressi di Bezzecca dove si svolse la battaglia conclusiva. Delle giubbe rosse di Garibaldi fecero parte anche circa 1.200 soldati veronesi. Le motivazioni dell’insuccesso sono da ricercarsi nella scarsa organizzazione dei comandi dell’esercito italiano, al quale, nonostante la superiorità numerica e la conquista di

importanti teste di ponte, fu ordinato di ripiegare a causa dell’incomprensione e delle rivalità fra i comandanti Enrico Cialdini e Alfonso La Marmora, che avevano una conoscenza approssimativa o del tutto nulla dei movimenti delle truppe nemiche sul territorio. Sebbene gli italiani non avessero perso più di 600 uomini (mentre gli austriaci ebbero il doppio delle perdite) La Marmora perse la testa e dette, ingiustificatamente in quanto le sue truppe erano quasi del tutto intatte e il morale fosse ancora alto, l’ordine di ritirata. Le truppe quindi sbandarono e la ritirata si trasformò, colpa anche di Enrico Cialdini che per le solite rivalità rifiutò di portare appoggio tattico, in una rotta che permise agli austriaci di avanzare senza quasi incontrare resistenza. La battaglia si risolse quindi in scontri fra reparti isolati. Conseguenze della battaglia: 714 morti, 2.576 feriti, 4.101 prigionieri o dispersi nell’esercito italiano, mentre quello austriaco ebbe 1.170 morti, 3.984 feriti, 2.802 dispersi. Di questo episodio bellico si è occupato il 20 ottobre 2016, anche il giornalista Ernesto Galli della Loggia sul “Corriere della sera” sottolineando che in tutto il Veneto il 150esimo anniversario dell’annessione del Veneto all’Italia è stato accolto da un silenzio tombale che vuole essere di denuncia e di mestizia: nessuna commemorazione ufficiale, nessuna iniziativa pubblica, nessuna manifestazione di alcun tipo. Assenti anche le istituzioni culturali, a cominciare da quella Università di Padova che pure tante pagine ha scritto nella storia del patriottismo italiano. Non tutti concordarono con questa interpretazione dei fatti perché varie iniziative sono state promosse a ricordo di questo avvenimento. Roberto Giacomi


notizie..... In baita due intense giornate di sport

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e domeniche 2 e 9 ottobre sono state occasione di importanti avvenimenti sportivi organizzati dal Gruppo Alpini di Lugagnano. Nella domenica del 2 si è svolta la prima Randonnée dell’Alpino, ciclopedalata culturale-naturalistica per appassionati di mountain bike, sviluppata su un percorso di circa 50 Km attraverso le zone più caratteristiche del nostro Comune. Usciti dal nostro paese, i partecipanti si sono arrampicati sulle pendici di Madonna del Monte, poi tutto un su e giù tra le colline moreniche ricoperte da vigneti dove si stava ancora raccogliendo l’uva e si poteva sentire l’odore del mosto. In seguito sono transitati da Corte Guastalla, dove hanno potuto ammirare la bellissima villa rinascimentale, quindi Corte Vittoria, il Serraglio, i meandri del fiume Tione e i boschetti dagli svariati e bei colori autunnali. Dopo un primo appetitoso ristoro, rimontati in bici, sono passati dal paese di Rosolotti, dove nella vicina località Finiletto, è stato da poco restaurato un Cippo posto a memoria di alcuni soldati caduti nelle battaglie risorgimentali combattute nei pressi di Custoza. Proseguendo nel percorso, ci sono stati altri punti di ristoro alla Baita

Alpini di S. Giorgio in Salici e nella piazza principale di Sona, infine giù di corsa fino all’arrivo presso la Baita Alpini del nostro paese, dove hanno potuto assaporare un corroborante rinfresco a base di panini e un buon piatto di pastasciutta, poi di nuovo in sella alla bici per il ritorno a casa, un po’ bagnati ma appagati e pienamente soddisfatti. Organizzare questa manifestazione è stato molto impegnativo, anche perché su tutto il lungo e impervio percorso si sono dovuti mettere gli opportuni segnali. Ma grazie all’aiuto degli altri Gruppi Alpini del nostro Comune, il lavoro è stato reso possibile e alla fine anche gratificante. La domenica successiva si è disputata la classica corsa podi-

stica alpina, che si tiene ormai da ben 19 anni. Gli alpini, divisi in tre categorie per ordine di età, veci e bocia, hanno gareggiato con spirito sportivo per l’assegnazione dei principali premi, mentre gli altri partecipanti: amici, donne e bambini, per il piacere di passeggiare tra le campagne del nostro paese. Si è passati davanti alla Chiesetta della Messedaglia, da qualche anno ristrutturata dal nostro Gruppo e così recuperata al culto, poi fermata d’obbligo presso la famiglia Cordioli per “un rifornimento” a base di polenta e salame e un buon bicchiere di vino, quindi l’arrivo in Baita dove ci sono state le premiazioni. Quest’anno la manifestazione è stata dedicata al socio Giovanni Zamperini, reduce di Russia e per molti anni alfiere del Gruppo, che l’anno scorso è andato avanti. Una targa ricordo in sua memoria è stata consegnata dal nostro Capogruppo ai famigliari. Purtroppo entrambe le giornate sono state caratterizzate dal maltempo, infatti una leggera pioggerellina ha disturbato le due manifestazioni, si sarebbe potuto aspirare ad un maggior numero di concorrenti e appassionati; ma niente paura, l’anno prossimo siamo pronti a ripartire. Albino Turata

A PONTICELLO DI BRAIES SUL LUOGO DELLA TRAGEDIA

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enerdì 30 settembre una delegazione del gruppo alpini di Lugagnano si è recata a Ponticello di Braies per rendere omaggio ai sette alpini che il 7 marzo del 1970 persero la vita, travolti da una valanga staccatasi dalla parete della Croda Scarsa. I sette alpini, tutti originari della provincia di Verona, erano impegnati nella preparazione del poligono per una esercitazione che avrebbe avuto luogo il giorno dopo. L’occasione è stata anche quella di sostituire la vecchia targa degli alpini di Lugagnano a ricordo della tragedia, ormai logora e sovrastata dalla targa di un altro gruppo . Dopo le foto di rito, commovente è stata la lettura della preghiera dell’alpino. Al termine della piccola cerimonia, prima di intraprendere la via del ritorno, ci siamo fermati in un ristorante di Brunico. Fausto Mazzi

L’omaggio di una delegazione del nostro gruppo, sul luogo dove nel 1970 persero la vita sette alpini


La Storia dei battaglioni alpini.. a cura di Luigi Sala

Prosegue la descrizione dei Battaglioni Alpini, in ordine alfabetico, mettendo se possibile una cartolina che attesti il Battaglione descritto e tutte le informazioni in nostro possesso, buona lettura. BATTAGLIONE GEMONA

Il Battaglione Alpini Gemona fu costituito nel 1886 dal Deposito del 6° Reggimento Alpini, con la 69a ,70a, 71a, e 72a Compagnia. Nel 1909 passò all’8° Reggimento cedendo la 72a Compagnia al Battaglione Tolmezzo. Durante la Prima Guerra Mondiale combatté prevalentemente in Val Dogna (Alpi Giulie). Al termine della Guerra fu sciolto ma subito ricostituito. Nella seconda Guerra Mondiale partecipò alle operazioni sui fronti di Grecia e Albania e durante il ritorno in Pa

tria, imbarcato sul piroscafo Galilea, fu praticamente distrutto causa l’affondamento dello stesso. Partecipò alla campagna di Russia con la 116a Compagnia. Nel 1943 venne sciolto, fu poi ricostituito nel dopoguerra ed inserito nella Brigata Julia. Ancora oggi fa parte dell’8° Reggimento Alpini. Nappina rossa, dal 1975 nappina bianca.

BATTAGLIONE GEMONA “BIS” E “TER”

grafica: M.Masotto - stampa: Fotoliber

Alcuni Battaglioni Alpini furono caratterizzati dal termine Bis e Ter, tra questi anche il Battaglione Alpini Gemona. Quasi tutti furono costituiti nel corso della Seconda Guerra Mondiale, quali reparti di Complemento o creati per tempi limitati. Fu costituito nel 1943 dal Deposito dell’8° Reggimento Alpini. Del Battaglione Alpini Gemona Ter che operava in Friuli già dal 1941, purtroppo non abbiamo altre notizie. Al termine della Guerra furono sciolti. Nappina rossa.


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