La Baita de Lugagnan n6 anno 2015

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la baita de Lugagnan Gruppo Alpini Lugagnano - Associazione Museo Storico Baita Monte Baldo

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Sezione di Verona

Anno 4 - Numero 6

Notiziario Bimestrale Novembre/Dicembre 2015

NOVANT’ANNI E NON DIMOSTRARLI!

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n’altra grande opera da parte del gruppo alpini di Lugagnano, siamo giunti infatti, dopo circa diciotto mesi di duro lavoro, al termine della stesura del libro sul novantesimo anniversario del nostro gruppo che avrà come titolo “Un Gruppo, una baita, un museo “. L’idea iniziò a prender forma nel nostro direttivo qualche tempo fa; ricordo che mancavano un paio d’anni al 90° e ci chiedemmo se organizzare un’adunata sezionale o se pensare a qualcos’altro per uscire dai tradizionali schemi delle adunate. Dopo alcune riflessioni si decise per un libro, volevamo fare un qualcosa che rimanesse nella nostra comunità ma anche nella storia sezionale, al contrario di un’adunata che viene dimenticata in fretta e la sua riuscita è soggetta alle bizze del tempo. Consci del grosso impegno ma anche dell’importante investimento in termini finanziari, si partì immediatamente, si formò un gruppo di lavoro tra i membri del nostro direttivo, ma per chiudere il cerchio ci mancava una persona che coordinasse il tutto; dopo varie consultazioni, ricordo che parlai con il Gen. Roberto Rossini (tra l’altro da poco entrato all’interno del nostro gruppo), grande esperto in materia avendo scritto diversi libri, il generale accettò immediatamente la nostra proposta con entusiasmo. Il lavoro più importante fu quello di andare alla ricerca di foto, documenti, storie di vita vissuta, aneddoti, esaminare tutti i lavori fatti in questi anni, amicizie nate, gruppi gemellati, analizzare tutti i numeri della rivista sezionale il “Montebaldo “ da quando è nato, interviste con reduci, ore passate all’archivio di stato e negli archivi del comune di Sona, volevamo che niente fosse lasciato al caso. Le vicende, soprattutto le parti inerenti alla vita del gruppo, dovevano uscire dal nostro cuore, anche perché personalmente avevo un debito di riconoscenza verso coloro che hanno fatto la storia di questo gruppo. Abbiamo avuto anche dei momenti di difficoltà, infatti ci rendemmo presto conto che le cento pagine prefissate all’inizio lavori non erano sufficienti, stavamo sforando il budget prestabilito, ma ormai eravamo in ballo e allora decidemmo di andare avanti con il raddoppio, senza farci spaventare. Bisognava procedere con calma e tranquillità, ricordo le varie discussioni quando ci si trovava di sabato, ma alla fine della giornata c’era anche il momento del relax con qualche bicchiere di prosecco. Sicuramente non sarà un’opera letteraria, ma possiamo dire tranquillamente che ricalca esattamente la vita del nostro gruppo. Abbiamo voluto rendere l’opera leggibile a tutti senza dimenticare che un giorno anche lontano possiamo essere letti, il libro dovrà entrare nelle case

di tutti i nostri soci, nelle case della nostra comunità, nella biblioteca del nostro comune e in quella sezionale. Un grande ringraziamento a tutte quelle persone che si sono adoperate per la stesura del libro: al Gen. Roberto Rossini,

a Roberto Cristini, ad Albino Turata, a Walter Caceffo, a Marco Masotto, a Maria Vittoria Chiaramonti per la

puntualità e la passione per la storia coadiuvandomi nel lavoro e a tutte quelle persone che ci hanno fatto avere del materiale inerente al nostro gruppo. Fausto Mazzi

Il prossimo numero sarà disponibile, presso la Baita di Lugagnano a partire dal 15 gennaio 2016, o sul nostro sito www.analugagnanovr.it. Vi invitiamo a ritirarlo e diffonderlo, grazie.


L’APPORTO DELLE DONNE NELLA GRANDE GUERRA 1915-18 G iovedì 15 ottobre 2015 presso la Baita Alpini di Lugagnano, si è tenuta una interessante serata culturale: sulla partecipazione delle donne alla prima guerra mondiale, ha presentato l’argomento il Gen. degli Alpini Roberto Rossini che si è servito di un video e di numerose slide. Ha introdotto il tema facendo un inquadramento storico, indicando le condizioni socioeconomiche dell’Italia che era allora un Paese contadino molto arretrato socialmente. Dopo aver presentato le cause scatenanti la Grande Guerra, si è soffermato sull’atteggiamento dell’Italia, rimasta neutrale perché giudicò l’attacco dell’Austria alla Serbia un’aggressione. Per 10 mesi il Paese fu dilaniato dal contrasto tra gli interventisti e i neutralisti.

L’Italia entrò in guerra il 24 maggio del 1915 e ne uscì il 4 novembre del 1918 con più di 700.000 morti e 1.100.000 feriti. Parteciparono al conflitto circa 5 milioni di soldati sotto il comando del Generale Cadorna che venne allontanato dopo la disfatta di Caporetto. E’ stata analizzata la condizione sociale ed umana della donna all’inizio del Novecento. Essa godeva di una condizione di inferiorità rispetto all’uomo. Le donne, insomma, vivevano all’ombra del marito o del padre e da loro dipendevano praticamente in tutto. Le condizioni di lavoro delle donne erano fortemente dissimili da quelle maschili. Tuttavia in alcuni Paesi dell’Europa le donne manifestavano in ogni modo possibile per veder riconosciute le loro richieste d’eguaglianza con gli uomini e tra queste il diritto di voto. Nella sua trattazione il Generale Rossini ricorda come “le donne dei ceti inferiori: casalinghe, mogli di operai, contadine, ecc. erano decisamente contrarie all’entrata in guerra dell’Italia, quelle dell’alta borghesia erano invece favorevoli perché vedevano nell’esito del conflitto forti vantaggi economici”. Gli uomini partirono per il loro incerto destino accompagnati dall’affetto e dall’incoraggiamento delle donne. Queste, infatti, durante la guerra rivestirono un ruolo importantissimo: sostituirono gli uomini ovunque lavorassero, nelle fabbriche, negli uffici, nella scuola, nei luoghi di cura, nelle campagne, ovunque. L’attività lavorativa del Paese cadde sulle loro spalle. Migliaia furono quelle impiegate nelle fabbriche e dimostrarono ben presto capacità e tecniche produttive. Questo mi riporta alla mente un vecchio ricordo riguardante un’anziana signora, Bottacini Bianca, che mi riferiva che

durante il conflitto si recava al Forte di Chievo per preparare le munizioni da inviare ai soldati al fronte. Le donne furono impiegate nelle attività più varie: facevano le conduttrici di tram, svolgevano pesanti lavori nelle retrovie (perciò erano chiamate “lavoratrici di complemento”), erano impiegate nelle imprese edili o nelle fabbriche, addette al trasporto del materiale di scarto, facevano le spazzine, le barbiere, le carrettiere. Anche le suore operarono negli ospedali, nelle case di riabilitazione e per il sostegno di militari ciechi o fortemente compromessi. Le donne costruirono trincee e campi trincerati in quanto si dimostrarono più abili degli uomini nell’intrecciare canne da palude, giunchi e simili. Nelle campagne, al posto degli uomini impegnati al fronte, erano loro che li sostituivano nei lavori nei campi.

Molte erano al lavoro per cucire vesti e biancheria per i soldati in quanto le esigenze di vestiario, di uniformi e di tessuti in genere erano elevatissime per il gran consumo. In questi anni di terribili combattimenti circolarono milioni di lettere da casa verso il fronte: esse portavano notizie della famiglia e del lavoro, erano foriere di amore e rimpianti, parlavano dei figli piccoli, trasmettevano speranza, chiedevano notizie. E c’erano quelle dalle trincee verso casa che trasmettevano inquietudine, smarrimento, sconforto, agitazione, paura, rassegnazione, ma anche volontà di vivere e bisogno d’affetto.


notizie..... 4 Novembre, giornata del ricordo Nacquero pure le “Case del Soldato”, luoghi nei quali venivano svolti spettacoli appropriati, cui partecipavano ed erano protagoniste anche le grandi dive del teatro o del cabaret del tempo. Queste servivano per dare un po’ di svago ai combattenti in fase di riposo nelle retrovie. Furono migliaia le donne d’ogni età che subirono violenza durante le operazioni militari e al termine della guerra furono centinaia i bambini nati (chiamati “I tedeschini”!). Numerose donne furono impegnate come crocerossine e assistevano i combattenti feriti, di ogni grado, sul campo o negli ospedali, imparando a praticare l’arte di infondere coraggio. Negli anni della guerra la regina d’Italia Elena di Savoia, allo scoppio del conflitto, smise subito gli abiti di sovrana per indossare, a tempo pieno, quelli della Crocerossina. Tra l’altro, trasformò la reggia del Quirinale in ospedale da campo. All’incontro erano presenti l’assessore ai Servizi sociali del Comune di Verona Anna Leso, il Sindaco di Sona Gianluigi Mazzi ed altri amministratori comunali che si sono congratulati per la notevole partecipazione dei cittadini a questo evento. Al termine della serata il Gruppo Alpini ha offerto un piatto caldo a tutti i presenti. Roberto Giacomi

Richiesta a tutta la cittadinanza L’Associazione Museo Storico Baita Montebaldo ha iniziato a raccogliere i dati inerenti ai nostri Combattenti e Reduci. Abbiamo la necessità di avere data e comune di nascita del Reduce, se possibile una sua foto, e nome e cognome della mamma. Il nostro intento è di richiedere i fogli matricolari all’Archivio di Stato per poi trascriverli e renderli più leggibili. Grazie per la collaborazione.

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iornata dedicata al ricordo di tutti i caduti; ormai come da consuetudine abbiamo voluto, assieme alle associazioni d’arma della nostra comunità, Fanti, Bersaglieri e Carabinieri, ricordare con una cerimonia particolare tutti i nostri caduti. Siamo riusciti, con la collaborazione dei fanti, a portare al monumento ottantasei alunni delle classi quinte elementari, l’impatto è stato molto emozionante; a ogni ragazzo è stata consegnata una bandierina italiana. Dopo la cerimonia della S. Messa e la deposizione della corona è stato letto il tradizionale bollettino di guerra. Subito dopo sono stati elencati tutti i caduti della Prima e Seconda Guerra Mondiale e ogni nome era seguito da un “Presente” scandito ad alta voce dai ragazzi e accompagnato da un piccolo tocco di campana e alla deposizione di un vasetto di ciclamini. Alla cerimonia l’assessore Gian Michele Bianco, in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale, con un discorso toccante ha reso gli onori e ringraziato i partecipanti. Fausto Mazzi


La Storia dei battaglioni alpini.. a cura di Luigi Sala

Prosegue la descrizione dei Battaglioni Alpini, in ordine alfabetico, mettendo se possibile una cartolina che attesti il Battaglione descritto e tutte le informazioni in nostro possesso, buona lettura. BATTAGLIONE CEVA

Il Battaglione Alpini Ceva venne costituito nel 1887 con le Compagnie 1°, 4°, 5°, 6° e 116°. Fu alle dipendenze del 1° Reggimento Alpini e portò la nappina rossa fino al 1908, poi bianca. Nella 1° Guerra Mondiale combatté sul monte Cukla e monte Rombon. Venne sciolto nel 1917 e ricostituito nel 1919 e passò al 2° reggimento Alpini con nappina rossa e nel 1923 rientra al 1° Reggimento tornando alla nappina bianca. Nella 2° Guerra Mondiale fu impegnato sulle Alpi Occidentali, fronte Greco/Albanese, Jugoslavo e Russo. Fu sciolto nel 1943.

BATTAGLIONE CIVIDALE

grafica: M.Masotto - stampa: Fotoliber

Il Battaglione Alpini Cividale venne costituito dal Deposito dell’8° Reggimento Alpini nel 1909, con la 16a, 20a e 76a Compagnia. Nella 1a Guerra Mondiale combatté sulle Alpi Giulie, nel Trentino e a Tolmino. Nella 2a Guerra Mondiale sempre con l’8° Reggimento Alpini prese parte alle operazioni in Albania e Grecia; con la 115a Compagnia A.A. nella campagna di Russia. Fu sciolto nel 1943 e ricostituito nel 1948, in ambito della Brigata Alpina Julia. Nappina verde.


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