La Baita de Lugagnan_ n6_2013

Page 1

la baita de Lugagnan Gruppo Alpini Lugagnano - Associazione Museo Storico Baita Monte Baldo

®

Sezione di Verona

Anno 2 - Numero 6

Notiziario Bimensile Novembre/Dicembre 2013

20°Anniversario della Missione di pace ONU “Albatros-ONUMOZ” in Monzanbico

Con questo numero, inizia il racconto dell’esperienza vissuta dal nostro socio, Lonardi Luca partito da alpino, sotto l’egida dell’ONU, come volontario di pace.

L

a missione Albatros, questo è il nome che l’operazione ONUMOZ assunse per le Forze Armate Italiane, nasceva a seguito della firma degli accordi generali di pace firmati a Roma tra il governo del Mozambico e la REsistenza NAzionale MOzambicana (RENAMO), pazientemente mediati dalla Comunità di Sant’Egidio e dal governo italiano. L’obiettivo degli accordi era quello di porre fine alla lunga e devastante guerra civile che affliggeva il Mozambico a seguito del conseguimento dell’indipendenza dal Portogallo nel 1975. Come parte degli accordi il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite decretava lo schieramento di forze internazionali allo scopo di conseguire gli obiettivi elencati nel mandato e facilitare lo svolgimento di elezioni democratiche. Era un caldo pomeriggio di fine giugno di circa

vent’anni fa, ma nel raccontarlo mi sembra ieri, al rientro dai campi estivi con il comandante di batteria si faceva il resoconto dell’esercitazione appena conclusa. Al termine della riunione ci si scambiò qualche battuta, il capitano in procinto di lasciare il comando per la scuola di guerra, io probabilmente da li a tre mesi mi sarei congedato, ma i suoi racconti sul Mozambico mi frullavano nella testa, così decisi di chiedere se c’era ancora la possibilità di partire volontario per la missione di pace in terra d’Africa sotto l’egida dell’ONU denominata ONUMOZ. Appena terminato di consegnare le licenze il comandante di reggimento mi convocò nel suo ufficio mi parlò della sua permanenza a Chimoio in qualità di comandante del supporto tattico logistico del contingente Albatros, volle conoscere il motivo della mia

richiesta e senza farmi nessuna promessa mi congedò dicendomi che avrebbe fatto qualche telefonata al comando di Brigata. Dopo due giorni mi trovai già al comando Brigata Alpina Taurinense presso la caserma Monte Grappa di Torino per sostenere le visite psicofisiche attitudinali per ottenere l’idoneità. Mi aggregarono al reparto di sanità avio-trasportabile, in quei giorni era un susseguirsi di vaccinazioni, profilassi antimalarica, ritiro di materiali, uniformi, informazioni tattiche logistiche e regole di ingaggio. Nel frattempo alla Montegrappa si continuavano i preparativi per la nostra partenza, data prevista fine luglio. C’era tutto il tempo per comunicare la notizia a casa, anche perché c’era bisogno di mamma Graziella per accorciare e sistemare le nuove uniformi e cucire il simbolo dell’Onu sulle divise.

Il prossimo numero sarà disponibile, presso la Baita di Lugagnano a partire dal 15 gennaio 2014, o sul nostro sito www.analugagnanovr.it. Vi invitiamo a ritirarlo e diffonderlo, grazie.


Anno 2 - Numero 6 Notiziario Bimestrale Novembre/Dicembre 2013 la baita de Lugagnan Arrivai a casa con tanto materiale che papà Luigi mi chiese se mi avevano congedato in anticipo. Alla notizia della partenza vidi la sorpresa e la gioia negli occhi di papà mentre in quelli di mamma, una triste rassegnazione. Al rientro in caserma il comando ci comunicò che la partenza era stata anticipata e così senza accorgermene mi trovai seduto su un C-130 dell’Aeronautica Militare che rullava sulla pista dell’aeroporto di Torino Caselle. Era il 15 luglio del 1994, faceva molto caldo quel giorno. Tutto il plotone era seduto su due lunghe panche ai lati della fusoliera con al centro, legato tramite reti, il materiale logistico ed i rifornimenti, medicinali compresi, che i nostri compagni in terra d’Africa aspettavano da un mese. Scalo obbligato per il rifornimento Luxor (Egitto), arrivo previsto alle

ore 20 dopo circa 8 ore di volo, ad accoglierci un’afa tremenda, il comandante prima di toccare terra ci avvertì che la temperatura al suolo era di 38° C con un’umidità relativa del 70%. Prima di lasciare il velivolo che per noi rappresentava terreno italiano, il comandante del volo ci comandò di lasciare tutte le armi a bordo, compresi i vari coltelli che portavamo alla cintura e qualcuno anche sui cosciali. Da lì a pochi minuti compresi il motivo di tale “raccomandazione”, i militari egiziani con fucile mitragliatore spianato ci misero in riga nell’androne dell’aeroporto, ci perquisirono in lungo in largo senza molta cortesia, in quel preciso istante mi resi conto che non eravamo più militari italiani ma mercenari arruolati nelle file dell’ONU. Finiti i controlli ci caricarono su un autobus con tutte le tendine dei finestrini tirate per impedirci di guardare fuori. La strada per giungere all’albergo era disseminata di barili in fiamme, arrivati all’albergo i militari egiziani sparirono.Ormai era buio, così la speranza di vedere il fiume Nilo svanì. L’indomani alle ore sei eravamo già pronti per salire sull’autobus, albeggiava e riuscii ad intravvedere solo le grosse pareti rocciose che contenevano il letto del fiume. Puntuali come il sole, spuntarono i militari egiziani per scortarci fino all’aeroporto. Lasciammo felici il terreno egiziano, consapevoli che la prossima tappa sarebbe stato il Mozambico e precisamente l’aeroporto di Beira, dove ad attenderci ci sarebbe stato il nostro contingente composto da circa 300 uomini. Atterrammo all’aeroporto di Beira, sul suolo mozambicano, verso le ore 15, la temperatura era intorno ai 20° C con una brezza quasi fastidiosa, da tener presente che nell’emisfero australe a metà luglio è pieno inverno. L’accoglienza fu ottima, come solitamente avveniva nei confronti del volo mensile che collegava il nostro contingente in terra d’Africa, anche perché con noi viaggiavano viveri materiali e medicinali, ma soprattutto la posta che per un alpino lontano ottomila chilometri dall’Italia significava concedersi un momento di serenità sentendo l’affetto dei propri cari. A partire da giugno 1994 dopo il ritiro del grosso del contingente

italiano, i 230 uomini rimasti in terra d’Africa si trasformarono ben presto in un minicontingente che venne denominato Albatros 2. Infatti l’accampamento di Beira era insieme reparto sanità, logistico e operativo. L’accampamento del Repasan, Reparto sanità, era proprio nelle vicinanze dell’aeroporto, composto da due zone, l’ospedale da campo al servizio del contingente ONU e la zona servizi composta dalle cucine, mense, dormitori, armeria, uffici, docce, tutto all’interno di tende gonfiabili e tradizionali, l’accampamento era a tutti gli effetti una caserma in miniatura animata da circa 230 uomini. Questa grande famiglia era composta dai medici dell’ospedale, dalla compagnia logistica e dalla compagnia di sicurezza. I confini erano delimitati con un muro di sacchetti di sabbia alto circa due metri e da tre file di filo spinato posto sopra il muro. Il contingente ONU in quel periodo era formato da 500 osservatori con vari compiti, sparsi sul territorio mozambicano e al comando centrale di Maputo, 800 fanti del Botswana, 350 genieri indiani, 100 portoghesi, 200 paracadutisti brasiliani e circa 20 giapponesi che curavano il controllo del traffico aereo. L’accampamento di Beira chiamato Italsan per il contingente ONU era formato da giapponesi, indiani, brasiliani e portoghesi. Il nostro compito, Compagnia di supporto logistico, consisteva nel fornire tutto il necessario alla sopravvivenza della struttura dell’ospedale e a tutto il personale medico, paramedico e alla compagnia di sicurezza. Il supporto medico consisteva nel visitare ogni giorno 150 persone circa, che in lunghe file occupavano l’ingresso dell’accampamento, oltre ad interventi urgenti che il personale ospedaliero, svolgeva al di fuori dell’accampamento via terra e spesso anche via aerea. L’ospedale, dotato di 60 posti letto, era composto da sale operatorie, reparto di ortopedia, chirurgia oculistica e reparto malattie infettive. La maggior parte del lavoro consisteva nel fornire assistenza contro la malaria, le malattie della pelle e le infezioni sessuali. Nel periodo tra agosto ed ottobre il pericolo più grande fu causato dalle MINE. Infatti la popolazione iniziava a poco a poco a riappropriarsi del territorio, inconsapevole del rischio che incorreva quando con la zappa dissodava il terreno per coltivare i campi. Durante la lunga guerra i fronti contrapposti Frelimo e Renamo avevano cosparso il suolo mozambicano con circa due milioni di mine, di provenienza belga, francese, italiana e cinese. L’Onu aveva stimato che per la bonifica completa sarebbero stati necessari sette anni. All’interno della nostra base vi era anche una squadra di artificieri del BOE composta di quattro persone. Si dividevano in due nuclei e partivano il lunedì assieme a due osservatori ONU e ai rappresentanti di Frelimo e Renamo. Tornavano il sabato carichi della loro Santa Barbara, che aiutavamo a deporre in luoghi sicuri per poi farli brillare il giorno successivo. continua nel prossimo numero


ORTOTERAPIA: continua a buon ritmo

il progetto con la collaborazione del locale gruppo Alpini

P

resso la Casa di Riposo di Lugagnano nel 2010 è stato attivato un progetto sperimentale che consisteva nella creazione di un orto. Tale iniziativa è nata prendendo spunto da ricerche e studi che confermano gli effetti benefici e positivi dell’occuparsi di un piccolo spazio verde, dedicato alla coltivazione di piante orticole e/o floreali. La possibilità del contatto con la natura ha una potere di terapia sul corpo. Prendersi cura di organismi vivi, da soli o in gruppo, favorisce il senso di responsabilità ed è un’occasione per socializzare; sollecita l’attività motoria, aiuta a vincere il proprio isolamento e l’impressione di non essere utili. Gli anziani, soprattutto se malati o costretti in ambienti limitati come case di cura o di riabilitazione applicandosi nella cura di qualcosa “di vivo”, possono combattere il senso di solitudine e riuscire a mantenersi attivi sia mentalmente che fisicamente. L’aiuto e la collaborazione del Gruppo Alpini di Lugagnano è stato elemento essenziale sia per la realizzazione dell’orto che del suo mantenimento. Un gruppo molto attivo e partecipe si occupa della coltivazione, dell’annaffiatura e del raccolto coinvolgendo gli anziani residenti delle struttura. Il progetto è stata un’esperienza arricchente ha dato a tutti una nuova possibilità di interazione, gratificazione e benessere. Gli anziani residenti hanno potuto stare assieme agli altri in un modo nuovo, creare nuove relazioni e argomenti di discussione, utilizzare le proprie competenze in campo agricolo, trasmetterle, impararne di nuove, sentirsi ripagati del proprio lavoro, mostrare con soddisfazione ai familiari ciò che avevano piantato e curato. Ognuno ha potuto dare il suo contributo in base a ciò che voleva e sapeva fare. In generale si sono osservati un aumento dei momenti di socializzazione e interazione tra gli ospiti, alcuni si sono sentiti parte attiva e depositaria di esperienza e competenze. L’orto ha stimolato anche ricordi della propria giovinezza e storia. Vista la risposta positiva di questa iniziativa, l’entusiasmo e i risultati ottenuti il progetto è diventato attività integrante della struttura ed è stato anche ampliato anche con la coltura di fiori. Vania

Foto sopra: alcuni dei nostri volontari che partecipano al progetto. Sotto: alcuni anziani che lavorano il raccolto fatto.

Rinnovo consiglio direttivo Ricordo di Gastone Binotto Quest’anno scade il rinnovo del consiglio del gruppo, tutti i soci che vogliono aderirvi, sono pregati di dare il proprio nominativo entro il 05 dicembre. Si voterà domenica 08 dicembre, in baita dalle 08.00 alle 10.30. Il voto proseguirà anche durante il pranzo sociale, presso il ristorante “TAMBURINO SARDO” di Custoza, dove verranno ufficializzate le nuove cariche.

Nel mese di ottobre è andato avanti Gastone Binotto, altro reduce Alpino della seconda guerra mondiale. Di Gastone vogliamo ricordare la gran passione e sacrificio nella collaborazione alla realizzazione, assieme al gruppo Alpini di San Zeno (città), del rifugio Merlini a Ferrara di Monte Baldo. Roberto Cristini


La Storia dei battaglioni alpini.. attraverso le cartoline militari

La breve vita del Battaglione “ GARIBALDI” Cenni storici del Battaglione GARIBALDI Fu costituito, nel mese di aprile 1916, dal deposito del 5° Reggimento Alpini quale Battaglione Autonomo (già compagnia autonoma che dal 1915 operò sull’Adamello). Gli effettivi, quasi tutti sciatori, portavano al collo un fazzoletto rosso per far risaltare la particolare e abusiva denominazione del Battaglione derivata dal rifugio Garibaldi. Tale denominazione non fu mai accettata da 5° Reggimento Alpini ma lo fu per il reparto che riuscì ad inserirla negli atti ufficiali. I militari si sentivano orgogliosi di quel fazzoletto (donato da una famiglia di un ufficiale che li accumunava idealmente ai Cacciatori delle Alpi. Il Battaglione Autonomo (detto Garibaldi) partecipò alla Grande Guerra e si distinse nella regione del Trentino. Il reparto inquadrava tre Compagnie, nell’estate del 1916 cambiò denominazione in Battaglione Alpini “MONTE MANDRONE”. Da “I Battaglioni Alpini” di Mario Rizza

Raro Documento Postale Scritto da militare appartenente al suddetto Reparto, usato con affrancatura perché spedito da fuori zona operativa e quindi soggetto ad affrancatura tramite l’applicazione di normali francobolli adesivi, ed inoltre è stata graffiata in parte la scritta “GARIBALDI” che faceva riferimento al reparto stesso perché cambiava denominazione. La rarità di questo documento sta nel fatto che fu spedito il 21 luglio 1916 da Ponte di Legno (BS) negli ultimi giorni di vita del suddetto reparto come recita nel testo dello scritto. Luigi Sala “Carissimo…ecc ecc…mi trovo a riposo colla mia compagnia, ti prego modificare l’indirizzo, al posto di Battaglione “GARIBALDI” metterai “AUTONOMO” l’altro sempre lo stesso. … (Firma non leggibile) Data timbro postale: Ponte di Legno Brescia 21-7-16 giunta a Pinerolo (TO) il 22-7-16.

grafica: M.Masotto - stampa: Fotoliber

CARTOLINA POSTALE MILITARE IN “FRANCHIGIA” Del 5° Reggimento Alpini Battaglione “GARIBALDI” 2° Compagnia


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.