la baita de Lugagnan N5_2016

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la baita de Lugagnan Gruppo Alpini Lugagnano - Associazione Museo Storico Baita Monte Baldo

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Sezione di Verona

Anno 5 - Numero 5

Notiziario Bimestrale Settembre/Ottobre 2016

PIANALTO GUIDO E IL SUO PIASTRINO due gruppi Alpini uniscono le loro forze per risolvere questo caso

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azienza e tenacia, due parole che gli alpini conoscono bene, usate in gran quantità per risolvere questo caso, iniziato oltre quattro anni fa. Il piastrino di riconoscimento del Serg. Magg. Pianalto Guido, artiere del 1° Btg. del Genio, recuperato nella sterminata terra di Russia, doveva essere ‘restituito’ ai familiari. Questo ‘iter’, che prevede il coinvolgimento del Comune (in questo caso, Verona, dove Guido era nato il 12 luglio 1915), non si è rivelato praticabile, dopo tre anni di impari lotta contro la burocrazia. Sapendo allora che il quasi veronese Giancarlo Piva, del mio gruppo Alpini di Abbiategrasso, è da anni in stretto contatto con il gruppo Alpini di Lugagnano, si pensa di organizzare la cerimonia in quella sede. A rappresentare lo Stato, il sindaco di Sona, Gianluigi Mazzi, anch’egli alpino, e a rappresentare il Gruppo Alpini, l’infaticabile capogruppo Fausto Mazzi. Tre i parenti del soldato rintracciati, tutti

suoi cugini: Vittorio, residente a Firenze, Alice, residente a Brescia, e Marina, sorella di Alice, residente a Verona. Per motivi di salute, soltanto Marina, classe 1931, può partecipare all’evento. La splendida organizzazione del gruppo Alpini di Lugagnano, con una lettiga la preleva da una casa di riposo di Verona e la porta in ‘baita’. La cerimonia inizia con una breve introduzione di Giancarlo Piva, consigliere della sezione ANA di Milano, e prosegue con il benvenuto del capogruppo Mazzi, che spiega anche il motivo per cui siamo lì. Prende la parola anche il vice-presidente della Sezione ANA di Verona, Giorgio Sartori, intervenuto assieme al vice-presidente vicario della Sezione stessa, Davide Favetta, stigmatizzando l’importanza di quanto si sta per celebrare. Nel successivo intervento il sindaco Mazzi annuncia il ritorno a casa di Guido, dopo oltre settant’anni di silenzio e lo fa rivestendo di calore umano il linguaggio istituzionale.

Là, in prima fila, serena come il nome della sua casa di riposo, Marina ascolta e si commuove. L’ho di fronte a me e la osservo mentre segue attenta chi le racconta tutto ciò che si può sapere su suo cugino. Poi, il momento della consegna, la vera sensazione che Guido sia tornato, anche se in realtà ciò che è tornato è il piastrino che lui aveva cucito sotto il bavero della giubba. Ma ciò le basta, lo si capisce dai suoi occhi vivaci e contenti. Fa anche un brevissimo discorso nel quale esprime la propria soddisfazione per aver finalmente ottenuto questo ricordo dopo tanta attesa. Conclude alla fine con un ringraziamento, ringraziamento per qualcosa che le è semplicemente dovuto e che soltanto ora si è realizzato grazie alla collaborazione tra alpini pazienti e tenaci. Antonio Respighi - Gruppo Alpini di Abbiategrasso

Il prossimo numero sarà disponibile, presso la Baita di Lugagnano a partire dal 15 novembre 2016, o sul nostro sito www.analugagnanovr.it. Vi invitiamo a ritirarlo e diffonderlo, grazie.


Anno 5 - Numero 5 Settembre/Ottobre 2016 la baita de Lugagnan

La vita in trincea ... cento anni dopo D

urante un incontro con Marco Rambaldel, Adriano Pedrollo e Ivo Squaranti, sono stato da loro informato sui lavori che, da qualche anno con l’aiuto di diversi volontari, stanno facendo per il recupero delle trincee sulle Alpi Carniche e più precisamente nella zona di Passo Cavallo. Il fatto mi ha molto incuriosito e mi ha attratto la prospettiva di provare questa nuova esperienza. Ma al di là del recupero mi affascina il fatto di vivere una settimana in trincea e soprattutto rendere omaggio a tutti nostri soldati che cento anni fa difesero questo territorio. Ho telefonato immediatamente all’amico Roberto e in pochi minuti si è deciso di partire per l’avventura. Sabato 2 luglio alle 6,30 ritrovo presso il centro commerciale di Verona est con i volontari Marco Rambaldel, capo comitiva, Zuanassi Roberto, Pezzo Tiziano, Chiavegato Aldo, Mischi Gian Paolo, Squaranti Ivo, Frizzi Lideo, Gozzo Luciano, Vanti Rosa, Cristini Roberto e Fausto Mazzi, si parte per Timau. La giornata tipo prevedeva la sveglia alle 6,30 e dopo una ricca colazione per incamerare energia, si cominciavano i lavori che erano molto impegnativi dal punto di vista fisico, soprattutto per quelli come me non abituati a questo tipo di fatica, c’era da riportare alla luce i tracciati di trincee, che ovviamente il tempo aveva sepolto, muniti di carriole, picconi, badili ed altri attrezzi, tutti i volontari contribuivano alla realizzazione del programma fatto da Marco con l’approvazione di Luca responsabile del museo all’aperto di Timau. Alle 12,30 pausa pranzo, alle 14 si riprendevano i lavori e

alle 18 la giornata finiva, tutti sfiniti ma contenti del lavoro eseguito. Le ore serali passate in tranquillità sono state qualcosa di eccezionale e servivano per rafforzare i legami e superare le fatiche della giornata. La base logistica dei volontari era il ricovero del ten. degli alpini Bruno D’Andrea (medaglia d’argento al valor militare) che si trova in una valletta situata tra il Monte Freikofel e il Pal Grande, il ricovero era stato restaurato mantenendo intatta la struttura originale. Sono stati sette giorni eccezionali senza elettricità e telefonini, lontani dal mondo, un’esperienza carica anche di valori umani. Un caloroso ringraziamento va da parte mia e di Roberto a Marco Rambaldel per averci aggregato a questa spedizione che non potremo dimenticare, sia per l’esperienza maturata sia per lo spirito alpino che si respirava nelle trincee. Fausto Mazzi

Foto sotto: allievi sott’ufficiali di stanza a Tolmezzo in visita al luogo Sacro


notizie..... Lavorare insieme per i nostri paesi si puó, si deve! Gli Alpini traggono il loro DNA dai grandi eventi storici che hanno caratterizzato la nostra giovane nazione, dove accanto al grande senso del dovere sviluppato anche in situazioni difficilissime, si è cementato un sentimento di fratellanza con chi condivideva lo stesso destino. Ma nella storia degli Alpini, fondamentale è sempre stato il legame con le comunità dalle quali partivano questi uomini e non per nulla gli storici Battaglioni Alpini portano il nome delle nostre vallate alpine. Questo legame con il territorio e con le comunità si è via via trasformato in impegno civico. Non c’è evento nei nostri paesi ove non si scorga qualche cappello alpino. E in momenti di sempre maggior distacco dalle comunità, è importante che vi siano esempi positivi, che possano fungere da traino nei confronti di chi non vive questo senso di appartenenza. Le nostre comunità fortunatamente, hanno un importante tessuto associativo, che si sviluppa in diverse direzioni. Talvolta però accade che si vivano dei personalismi anche nell’associazionismo. Manca una visione globale dell’impegno nelle comunità. Abbiamo bisogno di esempi, di iniziative, che siano tese ad includere, più che ad escludere. Bisogna oltrepassare la logica del singolo gruppo od associazione, per arrivare a quella dell’insieme. Lavorare assieme significa conoscersi, apprezzarsi, capire le diverse esigenze; ragionare non per il proprio limitato settore, ma a 360°. E’ quello che è accaduto con la Festa dei Parchi, promossa tra gruppi e persone che gestiscono, volontariamente, alcuni dei nostri spazi verdi. Un lavoro iniziato a gennaio e che ha avuto il suo culmine con la Festa, il 25 giugno scorso, presso il Parco Conti. I volontari dei parchi di via Aleardi, di via Petrarca, del parco Conti, il gruppo Anziani, Alpini, Avis e gruppo Instabili hanno condiviso l’idea, il lavoro, la finalità, lavorando assieme, senza personalismi. Ne è uscito un bel momento di festa nella sempre splendida cornice del Parco Conti, con diverse centinaia di

persone presenti, nonostante un violento temporale che aveva colpito la zona solo pochi minuti prima. Stinco, birra, tanta musica e divertimento. Si è vissuto un bel momento di comunità e si è avuta la possibilità di raccogliere fondi che andranno a favore di uno dei parchi gestiti dalle associazioni coinvolte, per l’acquisto di qualche attrezzatura. Un bel esempio di lavoro insieme. Un percorso quasi obbligato che già da qualche anno noi Alpini abbiamo intrapreso. Fruttuosa è la collaborazione, per rimanere in tema, con l’associazione parco Conti, con la quale si sono sviluppate, proprio in prossimità della Festa nei Parchi, serate culturali alle quali ha partecipato anche il nostro Coro. Ma molte altre sono le occasioni per lavorare con altre associazioni. Con la speranza che tutto questo possa costituire un nuovo volano, per far recuperare a tutti un forte senso di appartenenza alla comunità di Lugagnano. Gianfranco Dalla Valentina


La Storia dei battaglioni alpini.. a cura di Luigi Sala

Prosegue la descrizione dei Battaglioni Alpini, in ordine alfabetico, mettendo se possibile una cartolina che attesti il Battaglione descritto e tutte le informazioni in nostro possesso, buona lettura. BATTAGLIONE FENESTRELLE

Il Battaglione Alpini Fenestrelle fu costituito nel 1886 con le Compagnie 28a, 29a, 30a, e 37a, 83a e 158a alle dipendenze del 3° Reggimento Alpini. Dopo la guerra di Libia partecipa alla 1a Guerra Mondiale sui fronti del Grappa e M. Asolone, sulla Croda Rossa, Passo della Sentinella e in Val Travenanzes. Nel 1919-1920 venne impiegato in Albania e dopo lo scoppio della 2a Guerra Mondiale sui fronti Occidentali, Greco-Albanese e Montenegro. Fu sciolto nel 1943. Nappina rossa.

BATTAGLIONE GARIBALDI

Sicuramente questa cartolina è da considerarsi rara in quanto il Battaglione Garibaldi come descritto sopra ebbe solo circa 3 mesi di vita. Lo scritto recita così: Carissimo..... mi trovo a riposo colla mia Compagnia, ti prego modificare l’indirizzo, al posto di Battaglione Garibaldi, metterai Battaglione AUTONOMO, l’altro sempre lo stesso....data 21 - 7 - 16

grafica: M.Masotto - stampa: Fotoliber

Il Battaglione Alpini Garibaldi fu costituito nell’ aprile del 1916 con la 2a Compagnia dal Deposito del 5º Reggimento Alpini. Derivò il nome, mai ufficialmente concesso, dal Rifugio Garibaldi che sorgeva sull’ Adamello. Il personale indossava un fazzoletto rosso al collo. Si può osservare che molte unità dell’Esercito Italiano che hanno assunto il nome di “Garibaldi”, o che hanno ad esso fatto riferimento, hanno indossato elementi di vestiario di colore rosso quali fazzoletto da collo o cravatta. Nell’estate 1916 cambiò denominazione in Battaglione Autonomo. Nappina rossa.


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