Anno I numero 02 Febbraio 2007

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NON BENE....DI.CO E CADE IL GOVERNO. IL 28 RIFIDUCIA AL SENATO SATYAGRAHA PER IL SENATO: CAPEZZONE DAL 25 GENNAIO IN SCIOPERO DELLA FAME

COPIA OMAGGIO

Mensile indipendente di cultura liberale, laica, socialista e radicale

Febbraio 2007 - ANNO I - n°2

ADELE FACCIO È MORTA L’8 FEBBRAIO. L’8 MARZO IL RICORDO DEL PARTITO RADICALE.

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Giorgiana Masi: L' altro ‘77 Foibe: il 10 febbraio il giorno del Ricordo. I nemici della Calabria: clientelismo, corruzione e mafia Figli di nessun Dio e neanche dell’uomo Non bene ... di.co. Adele Faccio è morta l’8 febbraio. L’8 marzo il ricordo del Partito Radicale I giochi pericolosi radicali e l’asta dell’ospitalità Satyagraha per il Senato. Capezzone dal 25 GENNAIO in sciopero della fame. La vicenda degli otto senatori UNIONE: Prodi voleva un contratto firmato. Le rivelazioni di Pannella Bonino a Capezzone: la tua astensione un atto di arroganza 17 FEBBRAIO/ Sellia Marina (CZ): Ricordo di LUCA COSCIONI e delle Sue Battaglie

Appuntamenti La Cellula Coscioni di Reggio Calabria organizza convegno sul tema:

TESTAMENTO BIOLOGICO, QUALITA’ DELLA VITA E DIGNITA’ DELLA PERSONA.

Reggio Calabria - 9 marzo ore 17.30 - salone conferenze “Giuditta Levato” Consiglio Regionale della Calabria - Via Cardinale Portanova - RC

ABOLIRE LA MISERIA DELLA CALABRIA mensile indipendente di cultura liberale, laica, socialista e radicale Direttore Responsabile: Filippo Curtosi Editore - Vice Direttore: Giuseppe Candido AUTOPRODOTTO: Redazione, amministrazione, impaginazione e stampa Via Crotone, 24 – 88050 Cropani (CZ) Tel/Fax. 0961 961036 – 347 8253666 e.mail: giuseppecandido@interfree.it" sul blog: http://abolirelamiseria.blog.tiscali.it Iscrizione Registro Stampa Periodica Tribunale di Catanzaro N°1 del 9 gennaio 2007 Mensile partecipativo: la collaborazione è libera a tutti ed è da considerarsi totalmente gratuita. Gli articoli riflettono il pensiero degli autori i quali si assumono la responsabilità di fronte la legge. Hanno collaborato a questo numero: Giuseppe Candido, Giovanna Canigiula, Filippo Curtosi, Giuseppe Fontana; Amtomio Renda (impaginazione). Questo numero è stato chiuso il 28 febbraio 2007 alle ore 23.55

2 CASO WELBY: FINE DELL'ACCANIMENTO TERAPEUTICO. Non è stata eutansia. La dose di benzodiazepine non era mortale.

NEWS FLASH

ABOLIRE LA MISERIA della calabria

Non so come avrà reagito il politico che dopo la morte di Welby - aveva dichiarato che il Medico Riccio e l’On. Marco Cappato andavano arrestati dopo aver saputo che il dottor Riccio è stato, prima scagionato dall'ordine dei Medici di Cremona che ha chiuso il procedimento nei suoi confronti e poi, successivamente, anche la perizia tossicologica ha rivelato che la dose di sedativo non ha causato la morte di Welby. Questi aveva il diritto, costituzionalmente garantio dall'art.32, di interrompere l’accanimento terapeutico che lo manteneva in vita artificialmente. Prima di parlare i politici dovrebbero rileggersi la Costituzione. Ci ha fatto piacere la presa di posizione del Cardinale Martini che ha ammesso che su Welby la chiesa ha sbagliato.

Nuove BR pronte a colpire: difficile - in questo paese il mestiere dei giuslavoristi. Nel numero precedente di Abolire la miseria l'editoriale evidenziava come, a distanza di anni, l'esempio Gandiano della lotta non violenta sia ancora esempio da seguire. I 15 arresti dellle nuove BR della Procura di Milano ci convincono che avevamo ragione. "Non è né tattica né strategia. E' il fine coerente con il mezzo" era l'occhiello di quell’editoriale. Stando alle dichiarazioni dei magistrati rilasciate alla stampa nazionale sembra che questi signori si consideravano in "guerra con lo stato". Ma quello che ci colpisce non è tanto l'assurdità di queste tragiche scelte dei "compagni assassini" come li definisce Marco Pannella ma piuttosto l'articolo, a firma di Pietro Ichino sul Corsera, che elencava - brutalmente - gli uomini che, negli anni sono stati fatti fuori dalle BR: Carlo Castellano, dirigente industriale colpevole di accordi innovativi sull'organizzazione del lavoro ferito gravemente (1977), Filippo Peschiera giuslavorista ferito gravemente (1978), Guido Rossa sindacalista cgil ucciso nel 1979, Gino Giugni, giuslavorista ferito gravemente nel 1983. E l'elnco prosegue: Ezio Tarantelli ideatore della riforma sulla scala mobile ucciso nel 1985, Massimo D'Antona, giuslavorista, consigliere dei misistri del lavoro e dei trasporti ucciso nel 1999; Marco Biagi, giuslavorista autore della riforma che porta il suo nome e ucciso nel 2002. Siamo un paese in cui le riforme del lavoro, chi le fà rischia di essere ucciso. Per quanto riguarda la Legge Biagi credo, non ci voglia tanto a capire che - per una impresa che debba fare un sito web o avvalersi di dipendenti per brevi periodi, il lavoro a progetto è un'opportunità in più e che a questo dovremmo aggiungere solo gli ammortizzatori sociali per garantire una continuità contributiva e salariale sul modello britannico o svedese e che già il libro bianco di Marco Biagi prevedeva. Un reddito d'inserimento, di cittadinanza. Certo che per lottare - giustamente - per queste cose, arrivare ad uccidere significa essere automaticamente al di fuori di ogni ragione. Siamo in un paese in cui un disoccupato che lavora più di un certo numero di giornate all'anno non trova convenienza nel perdere il sussidio di disoccupazione e preferisce chiedere al proprio datore di lavoro di interropere il versamento dei contributi per continuare ad avere il sussidio che così si trasforma in incentivo alla disoccupazione. Certo che qualunque ragione si abbia o si creda di avere la violenza, le stragi portano solo lutto e dolore. La storia ci insegna. Ma di Gandhi si ha ancora tanto bisogno di sentir parlare.


3 A 30 anni dalla sua uccisione, una strage di verità

Giorgiana Masi: L' altro ‘77 Marco Pannella: ”Un delitto di Stato” E’ trascorso tanto tempo da quei lontani anni ’70 che segnarono la data di nascita del così detto “Movimento studentesco” in Italia. “Strategia della tensione”, Piazza Fontana e Piazza della Loggia, Italicus, rogo di Primavalle. Furono gli anni della morte di Giorgiana Masi, di Francesco Lo Rosso, dell’agente Custrà e poi di Guido Rossa, sindacalista, di Fulvio Croce, presidente degli avvocati e delle piazze incendiate dagli estremisti. Il lancio di pietre verso il palco dove parlava Luciano Lama alla Sapienza, il ferimento di Indro Montanelli e poi I Volsci, C.l., Radio Alice, Radio Onda Rossa. La P38 era il simbolo della sinistra rivoluzionaria. Nudi dati anagrafici, dietro ai quali si celava tuttavia un lungo processo di incubazione. Le lotte operaie con pochi operai e studentesche. I no global, i movimenti ambientalisti e la sinistra radicale e libertaria non nascono

ABOLIRE LA MISERIA della calabria Poi le Br distrussero il sogno e i desideri. L’azione politica di compagni come Oreste Scalzone, Franco Piperno, Lanfranco Pace si dispiegava nella società civile con le lotte per la libertà ed il progresso dei lavoratori, per la difesa della democrazia e delle libertà, contro le repressioni autoritarie che raggiunsero la fase più acuta con il c.d. “teorema Calogero” del 1977. A Bologna dove si riunì il movimento per l’ultima volta c’è una grande novità: svanisce il sogno e tutto si dissolve. Oltre a Scalzone che era stato incriminato di banda armata e condannato, anche altri compagni conobbero in quegli anni il carcere e vennero processati e condannati. Insieme ai provvedimenti che vietavano ogni tipo di manifestazione pubblica si decretava in pratica lo stato d’assedio e la sospensione delle libertà di associazione, di espressione libera. Il giovine ministro Cossiga fece arrestare il movimento ed i loro capi, tra i quali appunto l’Oreste. Contro le misure repressive della libertà di associazione, di sciopero, insorsero solo i socialisti come Giacomo Mancini, i radicali come Marco Pannella ed i veri democratici . Si era contro il compromesso storico e come scrive Lucia Annunziata nel suo libro 1977 “Noi odiavamo i comunisti”. Il vecchio Psi assunse una politica autonomista, conferma Craxi alla guida del partito; più tardi Pertini verrà eletto presedente della Repubblica. Poi le Br, l’ucci-

Foto archivio WIKIPEDIA

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dal nulla, ma hanno il loro epicentro, storicamente significativo, nel Lazio, Lombardia, Emilia, Calabria. Regioni chiave per lo sviluppo di una coscienza libera, per i diritti, per la lotta politica e ideale, per un messaggio che viene raccolto in ogni contrada del paese, dagli operai agli studenti, agli intellettuali. Numerosi intellettuali affluiscono in queste fila con un folto stuolo di giovani e di donne. Dario Fo, Felix Guattari, Alain Guillaume, Sartre. Tutto era surreale, alternativo, radicale: gli amori, gli amici, la compagnia, la Scuola, il Privato, la libertà prima di tutto e da tutto. Il desiderio al potere se si può sintetizzare. Studiavo Giurisprudenza alla “Sapienza”, mi mantenevo vendendo giornali. Partecipai al Movimento studentesco senza tanta intensità. Portavamo come dice Guccini “un eskimo innocente, dettato solo dalla povertà, non era la rivolta permanente, diciamo che non c’era e tanto fa”. Leggevo Allen Ginsperg, Kerouac, Re Nudo . Ascoltavamo Jefferson’s Airplane. “Cazzo” era la parola più usata a quel tempo. Il ’77 non è stato il folclore come dice Francesco Merlo su “la Repubblica”. Piuttosto ha ragione Asor Rosa quando parla di “due società”. Da una parte dice lo storico della letteratura “c’erano i garantiti, coloro che avevano un reddito sicuro, dall’altra una vasta massa di giovani precari, marginali, senza prospettiva di inserimento sociale”. Si faceva di necessità virtù. Questo l’ex direttore di “ Rinascita” lo scriveva nel 1977 su “ l’Unità”.

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sione di Moro hanno definitivamente distrutto e cancellato il “Movimento”. Dopo 26 anni di latitanza in Francia, l’ex leader di Potere Operaio torna in Italia. Era stato condannato dal Tribunale di Milano nel 1981 per partecipazione ad associazione sovversiva, banda armata nell’ambito del processo “7 aprile” su Autonomia operaia. Nell’immaginario dell’epoca si meritò l’appellativo di “ rivoluzionario” non di mestiere. Processato in più occasioni, Scalzone trascorse in carcere alcuni anni. Costretto ad imboccare la via dell’esilio, per altri 26 anni girò in cerca di ospitalità per se e per le sue idee: Corsica, Olanda, Sud America, Francia, Parigi; il presidente socialista Mitterand diede ospitalità a tutti gli esuli ed i rifugiati politici. Si attraversava, da libertari tutte le lotte operaie degli anni settanta in Italia, partecipavamo all’occupazione di Valle Giulia con Pace e Piperno, leaders del Movimento studentesco, ci si scontra in piazza con la polizia e con i fascisti. Erano gli anni del “Potop” del potere operaio, come recitavano gli slogans di quel tempo. Erano gli anni dei cinema “d’essai”,

degli scontri anche con quelli di” Lotta Continua”. Era la stagione delle assemblee permanenti, degli espropri proletari. Erano gli anni di forte e vera opposizione alla guerra, gli anni della difesa dell’internazionalismo liberatario, socialista e radicale. Chi incarnava il libertario in Italia era ribelle, bandito, sovversivo. Si è sempre ritrovato contro ogni tipo di potere. Sulla fiancata della barca di Gianmaria Volontè che portava in Francia Scalzone c’era scritto un verso di Paul Valery: “Il vento si alza, bisogna tentare di vivere”. Lui ha sempre incarnato queste parole. Sempre sulle barricate. Scalzone oratore formidabile, lo ricordo sempre sommerso di libri, carte e giornali. Non è mai stato un comunista anche se da giovane è stato iscritto alla Fgci: nei fatti anticipa quelli che oggi si chiamano no global da Caruso in giù. A fianco degli operai che occupano le fabbriche e nelle lotte studentesche come a Roma, Napoli, Bologna, Milano. Viveva tra gli operai e con gli studenti: una sorta di icona del movimento studentesco. Poi venne sepolto vivo in esilio e continuamente sorvegliato come una bestia pericolosa. Farà ancora paura? Adesso che farai?” farò una compagnia di giro, composta da me stesso e da chi ci vuol stare. Farò agitazione filosofica, culturale e sociale”. Farà, dice il sindacalista dei rifugiati. Marco Pannella, destinato a diventare per molti una sorte di voce profetica che più a contribuito a distruggere gli stereotipi borghesi della morale e dell’etica in base al suo atteggiamento nei confronti della nonviolenza del potere politico e industriale, dello stato assassino. Il Partito radicale e compagnia possiamo dire che hanno sconvolto linguaggio, percezione e visione del mondo per la libertà, contro le ingiustizie, le guerre, l’odio e le incomprensioni. Andrea Casalegno dice che “per un giovane di oggi non è facile capire di che lacrime grondi e di che sangue la storia del 1977. Quei fatti sembrano un brutto sogno: il susseguirsi delle manifestazioni che ogni volta ci scappava il morto. Ammazzare era un gioco. Il vero lavoro era uccidere”. Un esempio per tutti : l’uccisione di Giorgiana Masi. In un bel libro, abbastanza raro, prestatomi da Salvatore Colace, radicale calabrese da sempre, elaborato dal Centro di iniziativa giuridica Piero Calamandrei si raccolgono testimonianze e fotografie del fatidico 12 Maggio 1977 della morte di Giorgiana Masi, diciannovenne simpatizzante Radicale. “La meccanica dell’assassinio di Giorgiana, si legge in questo libro, si può riassumere come un omicidio di Stato”. “E’ vostra, diceva Antonello Trombadori, la responsabilità della tragedia”. “ Un delitto di Stato” tuonava Marco Pannella. “Vogliono criminalizzare l’opposizione democratica, parlamentare ed extraparlamentare; l’opposizione laica, libertaria, socialista, non violenta ,alternativa; quella del progetto, del referendum. La violenza è stata solo dello stato. Disobbedire era necessario. Il movimento femminista di Roma dice: “Giorgiana Masi è stata assassinata dal regime di Cossiga. Rivendichiamo il diritto di scendere in piazza, a riprenderci la libertà, la vita. Nessuna donna resterà in silenzio”. A Giorgiana …se la rivoluzione d’ottobre fosse stata di maggio se tu vivessi ancora se io non fossi impotente di fronte al tuo assassinio se la mia penna fosse un’arma vincente se la mia paura esplodesse nelle piazze se l’averti conosciuta diventasse la nostra forza se i fiori che abbiamo regalato alla tua coraggiosa vita nella nostra morte almeno diventassero ghirlande della lotta di noi tutte, donne.. se…. non sarebbero le parole a cercare di affermare la vita ma la vita stessa, senza aggiungere altro Ecco perché ancora serve il suo esempio, da libertari, nonviolenti,laici, socialisti, liberali e radicali . Filippo Curtosi.


ABOLIRE LA MISERIA della calabria

FOIBE: il 10 febbraio il giorno del Ricordo.

I nemici della Calabria: clientelismo, corruzione e mafia. La giustizia non vince, al massimo pareggia. Per essere disonesti basta tacere.

IN CALABRIA

IN CALABRIA

Intitolata a Simeri Crichi una piazza alle vittime. Dopo la giornata della memoria del 27 gennaio sulla Shoah, termine ebraico che significa sterminio, il 10 di febbraio Ë stato il giorno del ricordo. Molto spesso i due eventi sono confusi. Mentre la Shoah rappresenta il martirio ad opera dei nazisti nei confronti degli ebrei ben noto alla storia, il 10 febbraio istituito come gioranta del ricordo con la passata legislatura (L.92/2004) rappresenta la volontà di un paese, l'Italia, di far luce sul massacro di Italiani operata dal regime comunista del maresciallo Tito in Istria, Dalmazia e Fiume e su cui - per oltre quarant'anni, vi è stato un sostanziale negazionismo nel nome di un'interesse europeo non ben definito (e in realtà non si capisce perchè noi europei non dovremmo avere benificio dal conoscere la verità). Alla fine della seconda guera mondiale, mentre l'Italia veniva liberata dall'occupazione nazista, a Trieste e nell'Istria (sino ad allora territorio Italiano) si è vissuta una tragedia. La agoniata liberazione avveniva si ma ad opera di un'altra dittatura: quella dei comunisti Jugoslavi di Tito. Il termine "foiba" (dal latino buca) sino a qualche anno fa non ricordava la tragedia avvenuta nell'alto Carso Istriano ma costituiva, semplicemente, un termine dialettale che indicava forme naturali di doline carsiche tipiche delle regioni caratterizzate da un substrato geologico di natura calcarea. In queste doline furono buttati vivi centinaia di migliaia di Italiani - crudelmente ammazzati solo perchè italiani. Ma i comunisti Jugoslavi fecero di più. Oltre 35.000 furono gli Italiani costretti a fuggire dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia, abbandonando case, lavoro, amici e affetti. Bene allora all'amministrazione comunale di Simeri Crichi che a queste vittime ha intitolato una sua piazza. Sul Corriere della Sera dello scorso 12 febbraio ci ha colpito un bel articolo di Gianna Fregonara (titolato "CosÏ noi del Pci arrivammo al negazionismo") in cui - con tanto di Foto storica (del 1956) che ritraeva il Maresciallo Tito in compagnia con Palmiro Togliatti - il migliorista Gianni Cravetta - 73 anni - afferma e ammette la responsabilità di non aver affrontato il problema della verità sulle foibe, a suo tempo. Per il Partito Comunista Italiano, dichiara Cravetta, "il tema delle foibe è una parte della questione dei rapporti con la Jugoslavia". Questo portò il P.C.I - ammette Cravetta - ad un “errore gravissimo: rimuovere il dramma delle foibe, stendere una vera e propria coperta per nasconderlo”. Ma questo dramma fu rimosso anche dai libri di storia e, in sieme alla politica, la responsabilità è anche degli storici e dei giornalisti che, in oltre quarant'anni si limitarono a tenere il prosciutto su gli occhi. Il silenzio a volte è più doloroso di qualsiasi indignazione urlata, di qualunque dichiarazione, di qualunque verità. Allora bene ha fatto il Presidente Napolitano con il suo intervento. Peccato che se ne parli quasi a vent'anni dalla caduta del muro di Berlino. Meglio tardi che mai. Giuseppe Candido

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Leggendo i giornali sicuramente si rimane molto colpiti non solo dalla solita cronaca nera, che purtroppo ci rende consci e ci ricorda di quali nefandezze siamo capaci noi esseri umani, ma anche delle apparenti vittorie, che in realtà sono delle sconfitte ai danni dei cittadini onesti. Ebbene, in Calabria, sono stati aumenti di violazioni riscontrate, contributi indebitamente percepiti ai danni della UE o di altri enti pubblici, violazioni della normativa antimafia, evasioni fiscali, sequestri di rifiuti pericolosi, ecc, ecc. Infatti non ho mai capito se i disonesti sono divenuti più fessi o se semplicemente sono aumentati di numero e di conseguenza aumentano quelli "beccati" dalle Forze dell'Ordine. Mi piaqque una frase detta in un film, stupido quanto la frase stessa: "la Giustizia non vince, al massimo pareggia". Credo renda l'idea. Però i nemici della Calabria non solo i corruttori, i corrotti, i mafiosi, i massoni deviati, o c'è altro? Ne sono sicuro, qualcosa c'è. La muffa si sviluppa quando sono presenti il substrato e le condizioni giuste. Considerando che esistono ancora i raccomandati (spesso incapaci di svolgere quel determinato ruolo per cui lo sono stati), gli sfruttatori di extracomunitari e del lavoro nero, gli assenteisti (fra cui quelli che si pagano giornate in più per la cosiddetta "indennità di disoccupazione"), i finti handicappati (ma veri pensionati), i vari "mangia-mangia" ed i "mangia pane a tradimento" (impiegati pubblici in sovra numero, consiglieri ed amministratori pagati e strapagati, ecc.), la sfilza dei nemici della Calabria è lunga. Essi collaborano ad infittire volontariamente, o no, le tele del clientelismo, della corruzione, della concussione, della mafia, oltre che aggravare la situazione economica già precaria della Calabria e dell'Italia. Non è solo povertà o il divario fra le classi sociali che fornisce il fertile substrato alle muffe, ma sono l'ignoranza e la mentalità di troppa gente, quella meschina gente, che deve vedere i suoi miseri e piccoli interessiprevalere su quelli della comunità intera, chiedendo favori, piangendo miseria, ricasmbiando favori senza credere alla miseria altrui ( o semplicemente fregandosene). Spero qualcuno si cfhieda cosa centri Sellia Marina in tutto questo o vinca il silenzio del "io lo so ma non lo dico". Per essere un disonesto basta costruire una casa abusiva sul Demanio (si veda tutta la costa selliese, ricchissima di opere abusive in muratura nel verde pubblico, o comunque al disotto dei 300 metri o 150 metri se sono solo in legno, se in proprietà priavata), contravvenire ai divieti di discarica, privando così un diritto (quello di vivere in un ambiente salubre, aperto, libero, sano, ecc.) alle generazioni future, oppure arrivare al potere solo per coltivare il proprio orticello. A volte, per essere disonesto, basta tacere. Giuseppe Fontana

DA WIKIPEDIA, L'ENCICLOPEDIA LIBERA: GIORGIANA MASI (? 1958 - Roma, 12 maggio 1977) Giorgiana fu una studentessa romana del liceo Pasteur uccisa a diciannove anni durante una manifestazione di piazza. Il 12 maggio 1977, terzo anniversario del referendum sul divorzio, i radicali indirono un sitin in Piazza Navona nonostante fosse in vigore il divieto assoluto di manifestazioni pubbliche decretato dopo la morte, il 21 aprile, dell'agente Settimio Passamonti. Le Polemiche Il ministro dell'interno Francesco Cossiga fu coinvolto in aspre polemiche per l'esistenza di un presunto complotto (vi sono fotografie che mostrano agenti in borghese mimetizzati tra i manifestanti che parrebbero, secondo alcune interpretazioni, sparare ad altezza uomo), e si dichiarÚ pronto a dimettersi "se avessi avuto le prove che la polizia aveva sparato". Nel 2003 dichiarò, però, "non li ho mai detti alle autorità giudiziarie e non li dirò mai - i dubbi che un magistrato e funzionari di polizia mi insinuarono sulla morte di Giorgiana Masi: se avessi preso per buono ciò che mi avevano detto sarebbe stata una cosa tragica.". Riapertura delle indagini La riapertura del caso è stata negli anni sollecitata da più parti. Per l'ex presidente della commissione stragi Giovanni Pellegrino, le parole di Cossiga pronunziate sull'accaduto confermerebbero come "quel giorno ci possa essere stato un atto di strategia della tensione, un omicidio deliberato per far precipitare una situazione e determinare una soluzione involutiva dell'ordine democratico, quasi un tentativo di anticipare un risultato al quale per via completamente diversa si arrivò nel 1992-1993". Il deputato verde Paolo Cento ha presentato una proposta di legge per formare una commissione che si occupi di "abbattere il muro di omertà, silenzi e segreti attorno all'assassinio della giovane e per individuare chi ha permesso l'impunità dei responsabili".


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ABOLIRE LA MISERIA della calabria

Milioni di animali, ogni anno, maltrattati e uccisi. In aumento le denunce ma la situazione resta grave.

FIGLI DI NESSUN DIO E NEANCHE DELL’UOMO

Il randagismo è un fenomeno diffuso ed è, sostanzialmente, di due tipi: per nascita o per abbandono. Fra malattie, denutrizione, rischio di finire sotto una macchina, maltrattamenti, avvelenamenti, uccisioni, l’età media degli animali di strada è breve. In genere le amministrazioni decidono di legalizzare l’eliminazione per avvelenamento o stipulano convenzioni con canili, spesso gestiti da persone senza scrupoli e per le quali l’ospite rappresenta un affare: il contributo per ogni cane può variare da 2 a 7 euro al giorno e gli appalti possono raggiungere cifre altissime. Eppure, proprio nei canili, la mortalità sfiora il 60%: le strutture sono fatiscenti, le gabbie anguste e sovraffollate, i recinti hanno semplici coperture di lamiera, le ciotole per il cibo talvolta sono inesistenti. Come i controlli, del resto. A Sellia Marina, negli anni, sono state seguite entrambe le vie: avvelenamento degli indesiderati –fenomeno culturalmente accettato- e convenzione col canile di San Floro, attiva dal 2000, con un costo di due euro al giorno per animale e perciò poco praticata. Il privato che soccorre il randagio abbandonato si sente impotente: dargli da mangiare ma lasciarlo in balia degli eventi che si indovinano funesti o chiedere l’intervento del comune sapendo che, comunque, non si consegna l’animale ad una sorte migliore? La Lav, che si batte per il riconoscimento dei diritti degli animali, denuncia con sconforto la mancanza di collaborazione sia delle Forze dell’Ordine che degli uffici pubblici e degli ambulatori veterinari delle Asl: ognuno, insomma, scarica le competenze ad altri. La legge n. 189/2004 riconosce ormai come delitto ogni forma di maltrattamento, abbandono, combattimento e doping di animali e sostituisce il vecchio artico 727 del codice penale secondo cui da tutelare non era l’animale, considerato oggetto, ma la morale umana lesa dalla visione di forme di maltrattamento. Le denunce, stando ai rapporti della Lav e dell’Enpa, entrambe dotate di un Osservatorio nazionale che confida nel monitoraggio quotidiano ad opera di reti dislocate sul territorio, sono decisamente inferiori al dato reale: nel 2004, ad esempio, 72.812 animali sono stati vittime di reati che hanno dato come esito la morte di 40.810 di essi, ma solo 1.066 sono stati i casi accertati. In base alle stime, dunque, al 95.6% di eventi corrisponde una sola denuncia. Maggiore sensibilità si registra al nord, in particolare in regioni come la Lombardia, l’Emilia e la Toscana. Esiste poi un sommerso insondabile, collegato non solo al fenomeno del randagismo, che interessa cani e gatti, ma anche alla mortalità negli allevamenti o per bracconaggio. Gli animal killer sono attivi in vario modo: uccidono a bastonate, sbattono gli animali contro un muro, utilizzano sassi, coltelli, archi, colla, armi da fuoco, fili metallici, amputano, scuoiano, seviziano, evirano, bruciano. Allargare lo sguardo non è male: ogni anno, in Italia, 900.000 animali, di allevamento o catturati in natura, sono utilizzati nella ricerca di base e applicata, sono cioè vittime della vivisezione; ogni anno 45.000 animali, in Italia, muoiono sfigurati da rossetti, intossicati da profumi, bruciati da creme e saponi; ogni anno, sempre in Italia, 5.000 animali perdono la vita in combattimenti collegati a scommesse clandestine che comportano un giro d’affari di 775 milioni di euro. Gli animali uccisi da set-

tembre a gennaio da 730.000 cacciatori sono 200 milioni; 30 milioni se ne vanno per le nostre belle pellicce, finiti nelle camere a gas, con la corrente elettrica, tramite colpi al muso e alla nuca, con le ossa cervicali fracassate, scuoiati vivi. Per non parlare degli animali da pelliccia allevati, esposti in ristrettissime gabbie d’inverno al gelo perché il pelo si infoltisca, d’estate al sole sotto il quale possono tranquillamente morire per disidratazione. Ancora: decine di milioni di animali compiono lunghi tragitti fino al macello dall’allevamento – dove magari hanno consumato tonnellate di antibiotici per prevenire o curare malattie legate ai metodi innaturali di crescita- su automezzi, per via aerea o per mare e in condizioni disumane: stipati, sottoposti indifferentemente al caldo e al freddo, spaventati, senza cibo né acqua. Ce n’è abbastanza per dire basta. Nel programma elettorale dell’attuale governo Prodi c’è la promessa di un impegno serio contro la vivisezione, per la revisione delle leggi attuali su allevamento, trasporto e macellazione, sulla caccia, per la conservazione delle biodiversità, Vedremo. Macchine per produrre carne, merci, oggetti, modelli sperimentali: l’antropologa G. Conte stigmatizza alla perfezione i due poli che animano l’Occidente: natura e cultura, animalità e umanità, domestico e selvaggio. E ricorda come, per gli Indigeni d’America, c’è stato un tempo mitico in cui uomini e animali

MANCA L’APPOGGIO DI TRE SENATORI A VITA E PRODI CADE SULLA POLITICA ESTERA

NON BENE…DI.CO.: IL LUNGO TRAVAGLIO DELLE COPPIE DI FATTO Il ddl al vaglio del Parlamento dopo la firma del presidente Napolitano. Addio speranze, vince la chiesa.

IN ITALIA

IN CALABRIA

Sellia Marina e la Calabria dovrebbero affrontare il fenomeno del randagismo con maggiore serietà e rispetto per i diritti degli animali.

appartenevano ad un’unica famiglia, come Adamo ed Eva fossero vegetariani, come solo dopo il diluvio, che li ha visti viaggiare assieme, sia avvenuta la separazione tra le due specie. L’animale è stato intermediario tra uomo e dio, accompagnatore di anime, spirito guida, divinità. Ma è stato ed è vittima sacrificale. Ha dato anche volto al licantropo, quando abbiamo voluto rappresentare il diverso da noi, appunto l’uomo con connotazioni bestiali. Però torniamo, vista la complessità del tema, agli animali d’affezione, quelli che godono -o dovrebbero- di uno statuto privilegiato: ventidue milioni di italiani hanno in casa un cane o un gatto ma non sempre lo considerano un essere senziente tanto che, quando il giocattolo per i piccoli dà fastidio, decidono di sbarazzarsene. E torniamo ai tanti paesi italiani come il nostro: la legge 281 del 14 agosto 1991 recita, al punto 1 dell’art. 4, che i comuni, singoli o associati, debbono provvedere alla costruzione di rifugi per cani avvalendosi dei contributi destinati a tale finalità dalle regioni. Sarebbe opportuno che ogni comune disponesse di un suo canile come di un suo gattile, intanto perché sarebbe più semplice vigilare a che le condizioni di mantenimento siano accettabili, poi perché potrebbe contare sull’aiuto disinteressato di volontari e cercare forme opportune di collaborazione con i veterinari del posto che, al momento, fanno spallucce se sottoponi loro il caso dell’animale di turno abbandonato. Fra i tanti assessorati ai quali si ambisce o fra i tanti uffici in cui si articola la gestione amministrativa, si potrebbero impiegare risorse affinché i diritti di questi meravigliosi sventurati, colpevoli di essere nati in un mondo a dimensione esclusivamente umana, doppiamente colpevoli se femmine con capacità riproduttiva, siano riconosciuti. Attiviamoci, per favore. E, intanto, cominciano dall’educazione, nostra e dei nostri figli: a una simpaticissima bambina, mia vicina di casa, è stato detto che Dio ha creato gli animali perché gli uomini possano mangiare carne e che, se un animale azzanna un uomo, Dio di notte manda uno spirito a bloccare il suo cuore. La tristezza che si prova, nel sentire simili nefandezze, è infinita. Giovanna Canigiula

In origine erano i Pacs, patti civili di solidarietà. Il fronte congiunto di Vaticano e cattoparlamentari di entrambi gli schieramenti li ha trasformati in Di.co., sigla che traduce l’impegno a riconoscere i diritti delle coppie di fatto, obbligando le ministre Bindi e Pollastrini a virtuosismi che hanno finito con lo scontentare un po’ tutti. Il disegno di legge, infatti, è frutto di un compromesso tra le due anime del Paese, quella laica e quella cattolica, caldeggiato anche da Napolitano dopo le sortite delle alte gerarchie ecclesiastiche. Il presidente si è richiamato all’art. 7 della Costituzione, che vuole Stato e Chiesa “indipendenti e sovrani” ciascuno nel “proprio ordine” e con rapporti regolati dai Patti Lateranensi, sperando in una sintesi che tenesse conto delle diverse posizioni ed evitasse la rigida contrapposizione. Molti rappresentanti del governo si dicono soddisfatti del buon esito del testo, pur riconoscendogli dei limiti dovuti proprio alla necessità di coniugare le indicazioni del programma dell’Unione e la sensibilità cattolica. Critici, invece, ampi settori della

sinistra e le associazioni Arcigay e Arcilesbica, che denunciano un atteggiamento ancora una volta discriminatorio, soprattutto nei confronti degli omosessuali. In Europa i Pacs non sono una novità: in diversi paesi le unioni civili tra conviventi dello stesso sesso o di sesso diverso sono riconosciute in varie forme; in Belgio, Olanda e Spagna sono ammessi i matrimoni tra coppie omosessuali. Il terremoto italiano è stato provocato dalla massiccia discesa in campo della Chiesa, che invoca la salvezza e la salvaguardia della famiglia tradizionale, cellula prima di una società fondata, secondo l’antropologia cristiana, sul matrimonio contratto tra due esseri diversi, un maschio e una femmina, con capacità riproduttiva. Sulla base di tale visione, il riconoscimento di altre forme di convivenza -in tempi in cui divorzi, unioni libere, adulteri sono tollerati- finirebbe col turbare ulterior-

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ABOLIRE LA MISERIA della calabria mente un equilibrio culturale di antica tradizione, negando l’assunto simbolico dell’istituto matrimoniale, compromettendo la trasmissione di valori secolari alle nuove generazioni e ingenerando confusione nei giovani. La violenza dell’aggressione ha non solo lasciato perplessi i laici ma ha messo in imbarazzo anche parte del mondo cattolico. Mons. Nicolini, ex direttore della Caritas di Bologna, ha dichiarato che riconoscere i diritti di tutti i cittadini e regolare ogni forma di unione stabile sia un dovere per uno stato laico e pluralista. Definendo “cristiani pigri” gli esponenti politici della Margherita che pongono paletti, ha invitato a non essere accecati dall’ideologia perché il rischio è quello di concepire uno Stato Etico che nulla ha a che vedere con la laicità delle istituzioni e neppure col messaggio cristiano della solidarietà al cittadino svantaggiato, sia esso l’anziano che convive per sfuggire alla solitudine o l’omosessuale che abbia una solida relazione affettiva. L’esito di un sondaggio effettuato nelle scorse settimane, del resto, denota la propensione degli italiani, cattolici inclusi, a riconoscere alle coppie non sposate tutti o parte dei diritti riservati a quelle sposate. Minore indulgenza si registra nei confronti degli omosessuali: metà degli intervistati è favorevole alla concessione di qualche diritto ma i più ritengono poco opportuno il riconoscimento legale di un’unione gay. I quattordici punti in cui si articola il ddl BindiPollastrini hanno davvero qualche limite, a partire dal fatto che diritti e doveri non sono riconosciuti alla coppia in quanto autonoma forma di relazione ma ai singoli individui. Nodo cruciale non risolto resta la pensione di reversibilità, la cui discussione è rimandata a quando verrà effettuata la riforma del sistema previdenziale, osteggiata perché comporterebbe un aggravio della spesa, calcolato in 80 miliardi di euro in venti anni sulla cifra di 550.000 coppie di fatto già esistenti. Ai conviventi si riconoscono diritti importanti come l’assistenza per malattia, la possibilità di decidere in materia di salute e in caso di morte, di concorrere all’assegnazione delle case popolari, di usufruire di agevolazioni nel lavoro, di subentrare negli affitti, di ereditare, di godere degli alimenti in caso di separazione. Le clausole, però, sono grottesche: si possono ottenere trasferimenti e sedi agevolate solo se si convive da almeno tre anni; lo stesso numero minimo di anni condiziona l’obbligo agli alimenti e comunque “per un periodo determinato in proporzione alla durata della convivenza”; nove anni occorrono per garantirsi il diritto alla successione ma sempre tenendo conto, in assenza di figli o di fratelli, dei parenti fino al terzo grado. Si notano, insomma, ambiguità e forzature che inevitabilmente rimandano ai diktat che la Chiesa ha lanciato ai suoi parlamentari. Come a dire: c’è un popolo di Dio che si sposa o convive ma ci sono rappresentanti di Dio in terra che ritengono di doverlo illuminare, che si dicono rispettosi di governo, maggioranza e Parlamento ma in diritto di promuovere note “pastorali” con intenti politici. Nell’attesa che la Cei renda noto il documento al quale lavora, molti intellettuali cattolici stanno firmando una petizione con cui si chiede ai vescovi di fermare la “nota” sui Dico. Intanto, l’iter parlamentare si preannuncia burrascoso. Al Senato le maggiori incertezze. Colombo, Cossiga, Andreotti si sono detti contrari. Volonté parla di una “campagna di imbarbarimento a danno degli esseri umani naturali”, cioè degli eterosessuali e si richiama a Freud, Iung e Adler per i quali l’omosessualità sarebbe una “patologia, una malattia mentale” oggi “di moda”. Prodi si affanna a difendere il provvedimento che non scardina in alcun modo la famiglia ma già Salvi, presidente della Commissione Giustizia del Senato, ritiene necessario un ulteriore compromesso che convinca l’opposizione a votare a favore. La battaglia, quindi, è tutta in divenire. E non è cosa da poco, se si pensa che sul terreno dei diritti civili si gioca la partita dei rapporti tra Stato e Chiesa. O, meglio, la capacità della Chiesa di condizionare le scelte di uno Stato. Con la caduta del Governo, i dodici punti di sutura che lo terranno ancora insieme con il contributo dell’Italia di mezzo di Follini è evidente che ha vinto: lo Stato etico. Giovanna Canigiula

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Radicale, poetessa dal carattere puntuto, nota per le sue battaglie su divorzio e su aborto. Gianfranco Spadaccia: come Ernesto Rossi aveva la capacità di aggregare. Non era un prodotto del ‘’68 e neanche una femminista nel senso tradizionale del termine.

ADELE FACCIO È MORTA L’8 FEBBRAIO. L’8 MARZO IL RICORDO DEL PARTITO RADICALE. Eleonora Cretella Caparrotti – radicale calabrese che vive a Roma ci ha raccontato alcuni particolari dell’arresto organizzato al Teatro Adriano a Roma. L’8 febbraio appena trascorso è morta Adele Faccio, Radicale impegnata nelle battaglie per il divorzio, per l’aborto e fondatrice dei Centri di Informazione sulla Sterilizzazione e sull’Aborto (CISA) quando in Italia questo era ancora considerato reato. Con discrezione la notizia della morte è stata data dai familiari a funerali già avvenu-

ti. Sul quotidiano arancione “il Riformista” scopriamo che è stata anche direttrice di una rivista periodica: Il Candido. Adele era nipote di Rina Faccio, scrittrice e poetessa conosciuta con il nome di Sibilla Aleramo, una delle prime femministe italiane oltre che un importante personaggio della cultura negli anni “20 e “30. Un persona di 39 anni come me non la ricorda personalmente e deve necessariamente basarsi su quello che si è potuto leggere su qualche quotidiano (il Corriere della Sera ha dedicato un’intera pagina l’11 febbraio) o sul ricordo diretto di alcuni compagni Radicali più grandicelli di noi e che l’hanno potuta conoscere personalmente. Capiamo subito però, dalla rassegna stampa di Massimo Bordin su Radio Radicale, che è stata una leader storica del Partito Radicale e ci hanno incuriosito molto le parole dette su di lei da Gianfranco Spadaccia intervenuto straordinariamente dai microfoni della radio. “Adele era donna di cultura e nella sua semplicità si cimentò essa stessa nella poesia” …. “non era un prodotto del ‘’68 e neanche una femminista nel senso tradizionale del termine” “Adele Faccio è stata una figura della politica italiana - e soprattutto della politica radicale - definita una “non politica”. Un di quelle persone che non si appassionano ad una politica politicistica ma che si impegnano su grandi battaglie e sui grandi obiettivi di riforma politica. Una persona che si appassionava sulle questioni che coinvolgono fortemente e anche personalmente. Sia pure nella sua diversità con Ernesto Rossi (perché più differenti non potevano essere per estrazione sociale, per interessi personali e per cultura), Adele Faccio aveva in comune con lui la capacità del fare e dell’impegnarsi, personalmente, su alcune cose. Di Ernesto Rossi abbiamo l’idea che sia stato un grande pubblicista, un politico. In realtà Rossi è stato un grande aggregatore politico di energie molto attento alla materialità delle condizioni dell’azione politica. Adele Faccio era anche così: era così nella ricerca affannosa di un medico che, anche in Italia, potesse aprire degli ambulatori, era così – ricorda Spadaccia - per la ricerca del charter per andare a Londra o per andare ad Amsterdam e nella ricerca delle persone che dovevano animare il suo consultorio…”. Una persona di questo tipo trova, nella teoria della prassi gandhiana nonviolenta radicale il terreno ideale della sua disobbedienza civile. (questo è ciò che si è verificato negli anni ‘’73 e ‘’74 quando Adele Faccio ha creato il CISA – centro di informazione sulla sterilizzazione e sull’aborto). Nel Paese della “disobbedienza incivile” per non pagare, – continua Spadaccia - Adele Faccio pratica, in forma organizzata con il C.I.S.A., la disobbedienza civile al codice Rocco che prevedeva allora il reato di aborto. Per queste disobbedienze venne poi emesso un mandato che portò – il 26 gennaio del 75 – al suo arresto organizzato al Teatro Adriano. Adele Faccio – ricorda ancora Spadaccia pone in causa se stessa e gli altri trovando nella prassi gandhiana e nonviolenta del Partito Radicale il terreno per realizzare questa disobbedienza civile; Adele realizza questa obiezione di coscienza alla legge che prevede il reato di aborto e che, come disse poi, di li a poco, Pierpaolo Pasolini, non fu obiezione ma affermazione di coscienza rispetto ad una legge ingiusta e che non riusciva più a governare i fenomeni nel Paese. Spadaccia conclude il suo ricordo dicendo: “ci sono delle persone che possono apparire dei “don Chisciotte” ma che in realtà sono persone che non combattono contro i mulini a vento ma che individuano i giganti e qualche volta riescono anche a fermarli”. Nell’intervista rilasciata a Gian Guido Vecchi


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ABOLIRE LA MISERIA della calabria

ore dopo è Eleonora a telefonarmi. Una telefonata fiume in cui mi racconta di quando la ospitò - a Pizzo – in occasione del comizio e di quando – a Roma – la vide arrestare al Teatro Adriano davanti a 5000 persone. “Mi ricordo bene di quel comizio a Pizzo, erano i tempi – fine anni “70 - delle battaglie sull’aborto, sul divorzio. Adele era una persona splendida ed era venuta a quel comizio sollecitata da me. Io avevo il timore che non ci sarebbe stata molta gente e feci girare una macchina con dei megafoni per annunciare in tutti i paesini vicini la sua presenza a quel comizio di Pizzo. L’avevo conosciuta a Roma alla sede del Partito Radicale di Via di Torre Argentina”. Poi il ricordo di Eleonora divaga ma davvero è un piacere ascoltarne la testimonianza: “divenni radicale nel 1973. Conobbi Marco Pannella nel 67 quando stavo ancora a Pizzo. Mio marito ed io – continua Eleonora - non eravamo ancora iscritti a nessun partito ma sapevamo di non essere comunisti e di essere contrari alle politiche della Democrazia Cristiana e quando un giudice ci telefonò per chiederci di andare al comizio di Marco per la legge sul divorzio ci andammo. E da allora sono diventata radicale. Ma mi iscrissi al partito e cominciai la mia militanza soltanto nel 1973 quando Fanfani e Lombardo, dopo tre anni dall’approvazione - nel gennaio del 1970 della legge sul divorzio, proposero di abrogarla con un referendum. Eleonora ci tiene a ricordare che a quel referendum l’Italia andò a votare e disse NO. Disse no all’abrogazione la legge che consentiva il divorzio. “In Italia c’era allora una situazione tremenda e a Pizzo e in Calabria in genere – ricorda Eleonora – la donna veniva denunciata per bigamia e abbandonata dai familiari”. Poi Eleonora riprende a parlare di Adele e del suo arresto organizzato al Teatro Adriano dal Partito Radicale: “lei, che nei CISA aveva organizzato le disobbedienze civili sull’aborto, venne apposta dalla Francia per rompere – con il suo arresto annunciato ed eclatante perché su di lei pendeva un mandato di arresto– la muraglia di silenzio che si era venuta a creare. Arrivò con un treno dei pendolari per non dare nell’occhio aiutata Adele Faccio - Foto www.radicalparty.org da alcuni compagni radicali e amici carissimi di cui ovviamente non si conoscono i nomi. occasione di un comizio del Partito Radicale a Quando noi arrivammo al teatro Adriano fuori Pizzo, alla fine degli anni settanta: “ne avevo c’era un imponente schieramento di polizia ma sentito parlare e andai a Pizzo con un gruppo di quando entrammo Adele era già al tavolo. amici radicali per salutarla e – se ci fossimo riusQualcuno l’aveva fatta entrare da una porticina citi – per conoscerla, visto che era amica ed di servizio diroccata ma ancora efficiente. Lei – ospite di una compagna Radicale di Pizzo: ricorda Eleonora – entrò proprio da quella porticEleonora Cretella Caparrotti.” ina. La polizia che era fuori se ne accorse solo A questo punto la telefonata con Salvatore quando fu avvisata dagli organizzatori e Adele aveva cambiato argomento: “ne rimasi affasciaspetto la Polizia, senza muoversi, nel silenzio nato – continua Colace - dal suo carattere semdei presenti che nel frattempo erano stati invitati plice ma determinato e quando le chiesi come da Mauro Mellini a non muoversi. Un Ufficiale di fosse la vita da politica impegnata direttamente, Polizia salì sul palco per recitare la formule delricordo che mi rispose di non trovare più il tempo l’arresto ad Adele. Allora iniziammo ad intonare neanche per le cose più banali”. in coro “Addio Lugano bella”. Adele era una Salvatore mi racconta pure che riuscì a scamgrande. biare qualche parola con Adele grazie ad Ringrazio Eleonora che mi saluta ricordandomi Eleonora Cretella Caparrotti, una compagna che l'8 marzo, il giorno in cui in tutto il mondo si Radicale - calabrese di Pizzo - che vive ora a festeggia la donna, i Radicali Italiani ricorderanRoma e che ospitava allora Adele Faccio nella no Adele Faccio - ad un mese esatto dalla sua sua casa a Pizzo in occasione del comizio del scomparsa - a Roma, presso la sede del Partito Partito Radicale. Radicale, in via di Torre Argentina, 76, a partire Non conosco Eleonora ma Salvatore insiste nel dalle ore 15.30. L’evento sarà ovviamente darmi i numeri di telefono dicendomi che è una ripreso in diretta da Radio Radicale e ci saranno cara persona assai disponibile (ed è vero lo Marco Pannella, Emma Bonino, Gianfranco capisco appena sentita al telefono). Spadaccia e altri compagni e amici radicali che Coraggio alla mano chiamo al telefono la l'hanno conosciuta e che con lei hanno condiviSignora Eleonora che è a Roma e dopo averle so momenti di vita e di lotta politica alla base di spiegato chi fosse stato a darmi il suo numero e importanti conquiste civili del nostro Paese. il perché della mia telefonata (parlare con qualNoi ci saremo pure: dopo aver potuto conoscercuno – calabrese - che avesse conosciuto bene la ed apprezzarla dalle parole dei suoi amici ci Adele Faccio personalmente) la invito a racconsembra di averla conosciuta per davvero e capitarmi qualche cosa o, se lo avesse desiderato, a amo quanto grande e forte sia stato il suo perscrivere lei qualche parola per ricordare Adele. sonale impegno. Eleonora risponde che ci avrebbe pensato e mi chiede un recapito telefonico al quale contattarGiuseppe Candido mi. Sentita la direzione del partito, ventiquattro il 10 febbraio per il Corriere della Sera, Emma Bonino l’ha ricorda anche con queste parole: “Aveva un carattere puntuto. Non facile, perché tutte le persone di carattere non hanno un carattere facile. Una donna anticonformista, che aveva avuto un figlio ma non si era sposata, cosa allora fuori norma. E' stata per molti versi un'antesignana, anche nel modo di parlare. …Era una figura grande”. Mentre tentavo di mettere insieme queste notizie da pubblicare su Adele Faccio, Salvatore Colace, compagno radicale più grandicello di noi e membro dell’associazione Abolire La Miseria dei Radicali Calabresi - sentito telefonicamente per altri motivi – mi ha raccontato di aver conosciuto personalmente Adele Faccio in

SOFRI: “Un centrosinistra meno disattento ai diritti e alla lealtà di tutti dovrebbe riconoscere meglio la parte radicale. Pannella non è affatto un corpo estraneo alla sinistra: al contrario”.

“I giochi pericolosi Radicali e l’asta dell’ospitalità” Radicali, la sinistra comunista e sinistra post comunista. Adriano Sofri, nel suo lungo articolo su “il Foglio” del 28 febbraio ha tentato di dare una spiegazione alla vicenda radicale (“La partita Radicale” era il titolo dell’articolo) che vede, ai suoi ultimi sviluppi, l’On. Daniele Capezzone deciso ad astenersi nel voto di fiducia – alla Camera - al governo di Romano Prodi che - qualche giorno addietro - è andato sotto al Senato durante la votazione sul finanziamento della missione italiana in Afghanistan. Premesso che la fiducia alla Camera è garantita da un’ampia maggioranza e il voto d’astensione che l’On. Capezzone ha annunciato non è numericamente influente anche se politicamente rilevante. Capezzone aveva dichiarato addirittura di non votare contro soltanto per rispetto alla compagna di partito, il ministro Emma Bonino. Questa posizione dell’On. Capezzone alla quale ha – tra l’altro - dato risposta da Radio Radicale il ministro Bonino nella trasmissione di lunedì 26 febbraio, è stata ripresa nell’articolo di Adriano Sofri che scrive “di non aver mai dubitato (e noi nemmeno) che Marco Pannella e i Radicali” - con i quali Sofri dichiara di avere un longevo rapporto che dura da quaranta anni - “appartenessero alla sinistra e a quella sinistra libertaria dei diritti e delle persone sulla quale – continua Sofri – anche io stesso facevo affidamento, contro la sinistra dogmatica, statalista e autoritaria.” Questa posizione è estremamente condivisibile nonostante l’estrema omologazione dei due schieramenti oggi sempre più impegnati alla sola gestione del potere. Anche chi scrive l’ha sempre vista così anche quando Pannella sognò la speranza liberale con Berlusconi. Trovai ospitalità nell’ala democratica e socialista del centro sinistra che oggi – viste le condizioni in cui versa della Rosa nel Pugno - si riconosce nella sinistra laica e liberale di Fabio Mussi piuttosto che nel costituendo partito democratico. Non certo nel partito dei volenterosi. Un partito in cui i radicali rinuncino alle battaglie sui diritti per portare avanti qualche liberalizzazione. Siamo d’accordo quando si dice che con la sinistra comunista il dialogo è particolarmente

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ABOLIRE LA MISERIA della calabria difficile quando si tratta di discutere sulla legge Biagi e sulla necessità – non certo di abolirla – ma di integrarla con gli ammortizzatori sociali che lo stesso libro bianco del Professor Biagi conteneva, ma questo non giustifica l’abbandono di un progetto che ha ricevuto il consenso elettorale. Sofri ammette di aver pensato in passato, che “la distanza crescente presa dai radicali rispetto alla battaglia nella sinistra fosse la reazione ad una esclusione pregiudiziale imposta dalla sinistra stessa, la sinistra comunista e la post comunista. Finché – continua Sofri – negli ultimi anni ho avuto l’impressione che i giochi pericolosi dei Radicali sfuggissero di mano”. Sofri – secondo noi a ragione – si riferisce a quello che definisce “l’asta dell’ospitalità”, “quel mettersi sul mercato al migliore offerente, nell’illusione di mantenere

illesa la propria autonomia”. La parola stessa “illusione” dice tutto: è illusione sperare di mantenere in piedi un partito che passa da palo in frasca, è un’illusione che i radicali non possono permettersi. La corsa alla visibilità non fa bene a nessuno e oggi l’On. Capezzone rappresenta la R.n.P. in sedi istituzionali. Cosa ne sarà del progetto Blair, Fortuna, Zapatero? Cosa ne sarà dell’alternanza per l’alternativa? Concordiamo con Sofri quando scrive che il Centrosinistra (e in particolare il costituendo PD) “dovrebbe riconoscere meglio la parte dei Radicali: non per assicurarsi una eventuale dissociazione, ma perché lo meritano. Pannella – conclude Sofri – non è un corpo estraneo alla sinistra: al contrario.” G.C.

Pannella in Senato al posto di Turigliatto? Prodi sarebbe comunque caduto.

SATYAGRAHA PER IL SENATO. CAPEZZONE DAL 25 GENNAIO IN SCIOPERO DELLA FAME. La vicenda degli otto Senatori eletti secondo legge ma esclusi: una questione di Legalità. La parola Satyagrha significa "la forza della verità". L'azione nonviolenta è il fine coerente con il mezzo democratico. Nel precedente numero di gennaio avevamo pubblicato il parere del Prof. Giuliano vassalli, Presidente emerito della Corte Costituzionale, che si esprimeva sulla vicenda del ricorso della Rosa nel Pugno sulla non nomina - non avvenuta - di quattro Senatori della Rosa e di altri quattro di altre forze Politiche. Oggi al parere del Presidente emerito Giuliano Vassalli e a quello di altri eminenti giuristi come Mario Patrono, si aggiunge la relazione presentata alla giunta per le elezioni in Senato del Senatore Roberto Manzione (ex margherita, gruppo misto). Nella relazione - come si legge nell'articolo "forse era mglio con Pannella Senatore" di Franco Adriano sul quotidiano giallo "Italia Oggi" - il Senatore Manzione ha chiesto di non aspettare che tutti gli altri casi contestati fossero risolti. L'istruttoria nella circoscrizione elettorale Piemonte riguardante il Senatore Franco Turigliatto si è conclusa e all'unanimità - continua l'articolo di Franco Adriano - si sarebbe potuto stabilire che gli sarebbe dovuto subentrare - in Senato - il vice Ministro agli esteri Ugo Intini che però, in quanto membro dell'esecutivo - ha annunciato già che lascerà lo scranno al secondo della lista della Rosa Nel Pugno, l'On. Marco Pannella, parlamentare europeo e leader del Partito Radicale. Nel parere del Prof. Giuliano Vassalli dopo una serie di spiegazioni tecniche sull'interpretazione della legge elettorale - si legge la seguente affermazione che ripublichiamo: "L'Ufficio elettorale regionale ha violato con la sua interpretazione le regole supreme dell'ordinamento italiano, sicchè la sua decisione dovrebbe essere rimossa, al di fuori d'ogni altra considerazione, dal Senato della Repubblica, organo chiamato a convalidare o meno, sulla base di criteri rigorosamente giuridici, l'assegnazione dei seggi". Assieme all'On. Daniele Capezzone hanno aderito all'iniziativa non violenta dalla mezzanotte di domenica 11 febbraio - anche il segretario dei Radicali Italiani, Rita Bernardini, assieme ad altri compag-

ni radicali - tra cui lo scrivente - non per contestare ma per proporre che il Senato rientri nella propria legittima composizione. E' la forza della verità che deve trionfare. Fino al 20 febbraio poco si era detto di questa vicenda, tutta italiana, in cui otto Senatori risultano espulsi, estromessi da una anomala interpretazione della legge. Che l'interpretazione sia anomala lo dice non solo il Professore Giuliano Vassali ma anche altri giuristi del calibro di Mario Petrono, ordinario di Diritto costituzionale all’Università “La Sapienza” di Roma che, intervistato dalla rivista socialista "Mondoperaio" fondata da Pietro Nenni, afferma: "Il Ministero dell'interno, in un primo momento, e in seguito anche gli uffici elettorali regionali hanno fatto un ragionamento assai sbrigativo: se lo sbarramento al 3% previsto in un caso (qualora la coalizione vincente superi il 55% dei voti validi), ma non negli altri, ciÚ va interpretato nel senso che vi sarebbe qui una lacuna da colmare applicando per analogia la clausola di sbarramento del 3% anche là dove il legislatore non l'ha prevista, forse per una banale dimenticanza. Questo ragionamento contiene un errore. Il ricorso all'analogia non è ammesso, tra l'altro, quando si tratti di norme che fanno eccezione a regole generali": se un caso non testualmente previsto come eccezione, è necessario si applichi ad esso la regola generale. Ora non vi è dubbio - repetita iuvant - che la soglia di sbarramento del 3% per l'ammissione di una lista al riparto dei seggi assegnati alla coalizione di cui fa parte, assume il carattere di un requisito derogatorio rispetto al principio proporzionale, e come tale è da ritenersi necessariamente tassativo ed esplicito". Tuttavia c'è da dire che anche senza il voto di Turigliatto il governo di Romano Prodi sarebbe caduto. L'hanno tirato giù anche e soprattutto i Senatori a vita Andreotti, Cossiga e Pininfarina forse contrari più ai di.co che alla politica estera del governo. Vince la Chiesa? Giusepe Candido

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Daniele Capezzone

CASO DEGLI OTTO SENATORI, BERNARDINI: dalla mezzanotte dell’11 febbraio mi unirò allo sciopero della fame di Daniele Capezzone Roma, 11 febbraio 2007 Dichiarazione di Rita Bernardini, segretaria di Radicali Italiani Dalla mezzanotte di oggi mi unirò - mi auguro anche con molti altri - allo sciopero della fame di Daniele Capezzone, giunto oggi al 17° giorno, sulla vicenda degli otto senatori estromessi da Palazzo Madama in palese violazione della legge elettorale. Sorprende - ma solo fino ad un certo punto perchè le questioni di legalità non appassionano certo i mezzi di informazione italiani - il silenzio pressochè totale di stampa e radiotelevisione nei confronti di questa iniziativa che, quando incontra líeccezione di un trafiletto, viene definita di “protesta”: Capezzone e i radicali non protestano ma propongono, richiamando, attraverso la forma del dialogo fermo e nonviolento, le istituzioni ai loro doveri e obblighi, che sono innanzi tutto quelli del rispetto delle loro stesse leggi. Sorprende altres - il silenzio dei massimi vertici delle nostre istituzioni - tranne il ministro degli Interni Giuliano Amato che sulla questione si è espresso con chiarezza in sede parlamentare così come quello dei massimi giuristi in servizio permanente “democratico”, a parte quelli, restati solitari e rimossi, del Presidente Emerito della Corte Costituzionale Giuliano Vassalli, e dei Professori Lanchester, Patrono, Ainis, Guzzetta e Marini. Dopo questi 17 giorni, l’obiettivo dello sciopero della fame deve ormai estendersi dal metodo al merito: da nove mesi il Parlamento italiano - non solamente il Senato - oppone al riconoscimento dei suoi membri, (senatori) senza alcun dubbio eletti, la norma anticostituzionale e antidemocratica di 8 suoi “nominati”. “Distratto”, quindi, non è solo il Presidente Marini; ed è “distrazione” di un bene fondamentale “espostissimo alla pubblica fede”. Attraverso il sito di Radicali Italiani www.radicali.it è possibile consultare il ricco dossier in materia.

Rita Bernardini, Presidente Radicali Italiani


9 “Unione, Prodi voleva un contratto firmato”

Le rivelazioni di Marco Pannella a Radio Radicale: “Pretendeva che sottoscrivessimo un testo da portare a Napolitano. Io ho detto no” 26 febbraio 2007 “da Corriere.it, pubblicato il 26 febbraio 2007 Romano Prodi avrebbe voluto che tutti i leader dei partiti della coalizione sottoscrivessero di proprio pugno la lista dei dodici punti “non negoziabili”, individuata come presupposto per il ritorno alle Camere per un voto di fiducia all'esecutivo. Ma gli stessi leader, e in particolare quelli della Rosa nel pugno, il radicale Marco Pannella e il socialista Enrico Boselli, si sono rifiutati di firmarlo. Per questo l'elenco è stato presentato come la lista di Prodi e non la lista di tutti i partiti dell'alleanza. DIETRO LE QUINTE - Il retroscena è stato rivelato dallo stesso Pannella in una conversazione con il direttore di Radio radicale, Massimo Bordin. Prodi, ha spiegato il leader dei Radicali italiani, avrebbe voluto consegnare al capo dello Stato un testo non solo politicamente impegnativo, ma anche firmato in calce come una sorta di “contratto”. Tuttavia alla

Marco Pannella

ABOLIRE LA MISERIA della calabria richiesta è stato opposto un netto rifiuto a cui, secondo le parole di Pannella, ha fatto seguito uno “scontro durissimo” e “drammatico”, con il premier Romano Prodi che ad un certo punto ha anche fatto líatto di abbandonare i lavori del vertice. Salvo poi tornare sui suoi passi rassegnandosi ad accettare la sola soluzione di compromesso proposta dai leader del centrosinistra: un documento approvato dal vertice e non, come avrebbe voluto Prodi, da ciascuno dei segretari del centrosinistra.

GOVERNO: BONINO A CAPEZZONE, TUA ASTENSIONE ATTO D’ARROGANZA. Radio Radicale: lunedÏ 26 febbraio 2007

Il ministro Emma Bonino interviene a Radio Radicale sull'annuncio del voto di astensione sulla fiducia da parte di Daniele Capezzone: "Questo modo di muoversi mi sembra disdicevole". "Questa posizione di Daniele - fa notare Emma - mi ha molto sorpreso prima di tutto perchè quando qualcuno fa parte di un corpo politico, rappresenta in una posizione istituzionale la Rosa nel Pugno, è sorprendente che arrivi ad annunciare delle posizioni senza avere neanche la decenza di affrontare un dibattito con i compagni, nel partito. Si tratta inoltre di un atto di arroganza". "Leggo anche - continua il ministro Bonino - che Daniele si limiterebbe ad una astensione senza andare più in là per la grande stima che ha nei miei confronti. Vorrei invitarlo a non usare queste motivazioni perchè non motivano letteralmente niente". Il ministro aggiunge che: "Daniele sa perfettamente di essere ininfluente con questa sua decisione" quindi "mi viene il dubbio che lo faccia per smarcarsi alla ricerca vorticosa di un aumento di popolarità" e "mi imbarazza ancora di più che lo annunci niente meno che a Domenica In". "Insomma - dice ancora Bonino - c'è tutta una serie di dettagli che mi portano a vedere e a vivere questa posizione di Daniele poco limpida con grande imbarazzo e disagio". Quando Giovanna Reanda chiede al ministro se pensa che qualcuno possa chiedere all’On. Capezzone di dimettersi dalla presidenza della commissione Attività Produttive Emma ammette: "Francamente non mi interessa, dico che le scelte politiche molto spesso si pagano, ma non voglio aggiungere altro".

LA SCOMPARSA DEI DICO - Pannella ha raccontato che le sue obiezioni alla richiesta di sottoscrivere e fare proprio il documento venuta da Prodi sono state di metodo e di merito. Di metodo, perchè a suo giudizio sarebbe stato istituzionalmente scorretto mandare l’indomani i gruppi parlamentari dell’Unione alle consultazioni dal Capo dello Stato con in mano un testo contenente una richiesta già sottoscritta dai segretari di partito, legando dunque le mani del Presidente. Di merito, perchè la condivisione dei 12 punti non rappresentava la corrispondenza alla verità. Essendo stato, in particolare da lui stesso e Boselli, “con molta forza e durezza” stigmatizzata non solo la scelta a favore del rinvio di Prodi alle Camere anzichè un reincarico (come proposto dalla delegazione Rnp al Quirinale) ma anche e soprattutto per il contenuto dei 12 punti. A partire dalla assenza di ogni riferimento ai Dico.

“IMPEGNI MANCATI” - ´Prodi racconta oggi Pannella - ha detto a noi quello che poi è stato detto a tutti: "il documento fa riferimento a quello che il governo deve ancora fare, non a quello che ha già fatto. Che resta". Ma io gli ho contestato pubblicamente che il ragionamento è debole: dimenticava completamente che la sede in cui stava parlando era l’incontro con i segretari politici della maggioranza. E dunque gli impegni da concordare e portare al Capo dello Stato sarebbero dovuti essere quelli sull’attività del governo che la maggioranza si impegnava a portare a termine. Di tutto questo racconta Pannella a Radio radicale - nessun italiano è stato messo a conoscenza ma è la verità dei fatti. E ora almeno lo sapranno per le loro valutazioni gli ascoltatori di Radio radicale”.

Radio Radicale.it - di Federico Punzi il 15 Febbraio 2007 Senato: Il senatore Manzione (ex Margherita), relatore per la Regione Piemonte sul ricorso presentato dalla Rosa nel Pugno per gli otto seggi contestati, ha depositato le sue conclusioni alla Giunta per le elezioni. La sua proposta finale, sulla quale chiede che la Giunta convenga, è per la totale aderenza alla lettera della legge, quindi per aprire la fase di contestazione dell'elezione del senatore Turigliatto (Rifondazione), a beneficio del ricorrente Intini (Rnp), ora viceministro degli Esteri, il quale ha già annunciato che, in caso di esito favorevole, lascerebbe il posto a Pannella. Il caso è oggetto dell'iniziativa nonviolenta di Capezzone, Bernardini e decine di radicali.

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IL RICORSO DEGLI OTTO SENATORI. MANZIONE deposita le sue conclusioni

Emma Bonino

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Maria Antonietta Coscioni: dopo un anno ci sono tanti nuovi amici. Questo mi da grande forza.

17 FEBBRAIO 2007 / Sellia Marina: Ricordo di Luca Coscioni e delle sue battaglie SELLIA MARINA (CZ) / 17 FEBBRAIO 2007. La Cellula Coscioni di Sellia Marina (CZ), nelle persone di Giuseppe Candido, Franco Callipo e Patrizia Aiello - quale gruppo di iscritti all'Associazione Luca Coscioni - lo scorso 17 febbraio, ha organizzato, presso la sala consiliare di Sellia Marina, la proiezione del film "Io, Luca Coscioni" di Marco Leopardi, che narra la storia del maratoneta e delle sue battaglie per la libertà di ricerca scientifica a livello nazionale con l'impegno nella campagna referendaria sulla legge 40 e, a livello europeo e mondiale, con la convocazione del Congresso Mondiale per la Libertà di Ricerca Scientifica. La proiezione è stata preceduta da una breve introduzione del Vice Segretario dell'Associazione Luca Coscioni, Rocco Berardo, che – appositamente venuto da Roma ospite presso l’Hotel Garcea - ha portato il messaggio di Maria Antonietta Farina vedova Coscioni, trattenuta da altri impegni. Presenti il Prof. Tullio Barni, ordinario di Anatomia presso l'Università degli Studi La Magna Grecia, la Dott.ssa Eulalia Galea, oncologa pediatra presso l’Ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro, Carmelo Nucera membro del Direttivo Nazionale dello SDI e presidente della Cellula Coscioni di Reggio Calabria e, per la Cellula di Crotone, l'Avv. Patrizia Carella. Al dibattito sono intervenuti dal tavolo ospite sia il Sindaco Giuseppe Amelio, sia il consigliere di opposizione, ingegnere Antonio Biamonte. Ci ha fatto molto piacere il numero elevato di cittadini ed esponenti di alcuni partiti locali che, sensibili alle tematiche referendarie e per la libertà di ricerca sono intervenuti. Prima della proiezione del film, tra l'altro sconosciuto ai più, è stato aperto un breve ma interessante dibattito sul tema "libertà di ricerca, libertà di cura e dignità di fine vita" al quale ha dato il suo contributo il Prof. Tullio Barni - Ordinario di Anatomia presso l'Università degli Studi "La Magna Grecia" di Catanzaro. Barni ha parlato di rapporto tra scienza e natura e di rapporto tra Stato laico, Chiesa e Stato etico. Presenti alla serata anche Filippo Curtosi e Salvatore Colace del direttivo dell'associazione dei Radicali Calabresi. Avevano idealmente aderito all'iniziativa, inviando un loro saluto anche se impossibilitati ad essere presenti, sia l'On. Giacomo Mancini sia il Prof. Demetrio Neri. Per quest’ultimo ha portato il personale saluto ai presenti il dott. Carmelo Nucera nel suo intervento durante il quale ha ricordato che il 9 Marzo - a Reggio Calabria - la Cellula

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l'ing. Antonio Biamonte. Entrambi, anche se con posizioni diverse, si sono detti favorevoli ad una maggiore libertà di ricerca scientifica nel nostro Paese. Il Sindaco Giuseppe Amelio ha portato il suo messaggio agli amici referendari intervenuti nella sala, evidenziando la necessità di una maggiore libertà di ricerca scientifica, pur distinguendosi dalle posizioni assunte sulla vicenda Welby dall’Associazione Coscioni. Pure il consigliere di opposizione Biamonte, che durante gli 88 giorni della battaglia di Piergiorgio Welby, ne aveva sostenuto le richieste, firmando la petizione al Parlamento Italiano per l'indagine conoscitiva sull'eutanasia clandestina e aderendo allo sciopero della fame, ha porLuca Coscioni, morto il 20 febbraio 2006 tato la propria testimonianza, ricordando il problema dell’Associazione Coscioni ha organizzato un della donazione degli organi e delle relative convegno sul tema “TESTAMENTO BIOliste di attesa, che altro non sarebbero - ha LOGICO: qualità della vita e dignità della percontinuato Biamonte - delle vere e proprie sona” al quale saranno presenti, oltre al Prof. liste per attendere che qualcuno muoia per Demetrio Neri - membro del Comitato darti la vita. Vietare per legge la ricerca sulle Nazionale di Bioetica - anche Maurizio cellule staminali embrionali per la clonazione Bolognetti (Consigliere Associazione Luca terapeutica ai fini della cura di numerose Coscioni) e il Dott. Giuseppe Doldo, responspatologie è un non senso, un'assurdità. abile del reparto di rianimazione dell’ospedale Dopo la proiezione, la serata è proseguita in di Reggio Calabria. piazza con la “crespellata per La libertà di La cosa che ci ha fatto molto piacere, come ricerca scientifica" e il concerto degli Assoluto Cellula Coscioni di Sellia Marina promotrice Band, un interessante gruppo Rock locale, della serata, è stata la contemporanea precomposto da Luciano Leuzzi, Alessio Rigillo e senza al tavolo ospite del Sindaco Giuseppe Giampiero Cirillo. Anche qui in molti - giovani Amelio e del Consigliere di opposizione, e meno giovani - hanno partecipato al ricordo nonché sindaco della precedente legislatura, delle battaglie di Luca Coscioni . L'AVIS di Sellia Marina era sul palco con il suo stendardo ufficiale a testimoniare solidarietà alle battaglie dell'associazione Luca Coscioni. Non avremmo voluto fare noi la cronaca della serata anche perché, quello del cronista pubblicista non è il nostro mestiere. Ci ritroviamo costretti però, dalla totale assenza della stampa locale che, seppure invitata con ampio anticipo, ha sottovalutato e snobbato l'iniziativa, non accorgendosi di quello che realmente avveniva: una sala consiliare quasi piena per la Libertà di Ricerca

Proiezione del film “Io, Luca Coscioni”. Momenti del dibattito . da Sinistra: Rocco Berardo, Giuseppe Candido, Carmelo Nucera

da Sinistra: Giuseppe Amelio, Tullio Barni, Guerriero


11 Scientifica, un professore universitario che ha parlato di libertà di ricerca e di stato laico, oltre che un Sindaco e un consigliere di opposizione, per una volta, sostanzialmente in accordo su questi temi che, evidentemente, attraversano trasversalmente gli schieramenti. La stampa locale, pur avendo propri giornalisti, sul territorio, non si è accorta di nulla: l’unica notizia pubblicata sul 17 febbraio a Sellia Marina è stata quella relativa ad un convegno coi ragazzi della scuola media sulla raccolta differenziata dei rifiuti. Quello che la Cellula Coscioni di Sellia Marina ha voluto fare il 17 febbraio con la proiezione del film e con la crespellata per la libertà di ricerca scientifica non è tanto un mero ricordo di Luca Coscioni (morto e nato all'Italia – come disse Pannella - il 20 febbraio 2006) presidente – sino ad un anno fa dell’associazione che porta il suo nome e dei Radicali Italiani, ma è stato anche e soprattutto il volere riprendere quelle battaglie di vita e di libertà di ricerca scientifica che trovarono il sostegno di José Saramago e di altri 70 Premi Nobel nella sessione costitutiva del Primo Congresso Mondiale per la Libertà di Ricerca scientifica tenutasi dal 16 al 18 febbraio del 2006. Due giorni dopo quel congresso Luca moriva lasciando il testimone della sua battaglia di vita ancora viva ai Premi Nobel e ai tanti cittadini impegnati su questi temi con uno spirito di fondo che si può sintetizzare nella frase "siate voi il cambiamento che volete vedere nel mondo". E quindi, per una Cellula dell'associazione Luca Coscioni, organizzare una crespellata per la libertà di ricerca scientifica era il minimo. "E' in gioco la Democrazia" fu il titolo della relazione di Luca a quel primo Congresso Mondiale per la Libertà di Ricerca Scientifica, che vedeva nel comitato organizzatore Elena Cattaneo, Gilberto Corbellini, Antonio Forabosco, Piergiorgio Strata e Marco Cappato. E' in gioco la Democrazia: sì, perché, come Luca disse a quel congresso "è proprio la democrazia ad essere messa in discussione quando l'acquisizione del sapere, risorsa inesauribile per la sopravvivenza dell'umanità, come luogo di discussione e di libertà su temi che riguardano direttamente la vita, la morte, la salute, la qualità di vita degli individui, è negata ad essa. Le scelte politiche che non si avvedono di questo rischio riducono il significato stesso della politica e quest'ultima diviene semplicemente e tragicamente par-

ABOLIRE LA MISERIA della calabria titocrazia". Quanto, ancora, abbiamo da imparare da quelle parole di Luca, che oggi sono sempre di più vera attualità politica stringente e quanto potremmo informare, se solo volessimo farlo? Nella sua relazione a quel Congresso Mondiale che diventò poi, col sostegno di oltre 70 Premi Nobel, congresso permanente, Luca Coscioni concludeva la sua relazione dicendo che "alla violenza di questo cinico proibizionismo sulla ricerca scientifica, sui diritti fondamentali dei cittadini, ho risposto con il mio corpo che molti, forse, avrebbero voluto ridurre ad una prigionia senza speranza, e rispondo oggi, con la mia sete d'aria, perché è il respiro a mancarmi, che è la mia sete di verità, la mia sete di libertà". Tre giorni dopo, il 20 febbraio di un anno fa, Luca veniva a mancare ai suoi cari, ma anche ai tanti compagni radicali che lo avevano sostenuto o che - semplicemente - lo avevano conosciuto soltanto su Radio Radicale. Luca prima e Piergiorgio Welby qualche mese dopo, ci hanno insegnato, con la loro determinazione, a non mollare e a continuare queste battaglie. Non saremmo riusciti ad affrontare l’intera organizzazione senza le moltissimi persone (oltre 200) ed esercizi commerciali che hanno dato il loro piccolo - ma fondamentale - contributo per l’organizzazione della serata. Ringraziamo, in particolare, per l’aiuto volontario gli Assoluto Band per l’intrattenimento musicale della serata, la sig.ra Anna Franco e la sig.ra Caterina Bonofiglio, che hanno preparato le crespelle e davvero tutti di cuore. Giuseppe Candido

IL MESSAGGIO DI MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI, PRESIDENTE DI RADICALI ITALIANI, ALLA CELLULA COSCIONI DI SELLIA MARINA. 17 febbraio 2007 Carissimi amici, voglio dire intanto grazie a quanti hanno voluto partecipare oggi a questa giornata di ricodo di Luca. Grazie a Giuseppe Candido e alla Cellula Coscioni di Sellia Marina. E a tutte le Cellule Coscioni Calabresi che si stanno costituendo. Purtroppo impegni precedenti mi impediscono qui con voi. Ma presto - sono sicura - avremo modo di incontrarci.

il saluto di Rocco Berardo, vice segretario dell’Associazione Luca Coscioni

Concerto degli ASSOLUTO BAND e Crestpellata per la Libertà di Ricerca da Sinistra: Alessio Rigillo, Luciano Leuzzi, Giampiero Cirillo

Dopo un anno, ci sono tanti nuovi amici aprendere il testimone di Luca. Questo mi dà una grande forza. Spero la dia a noi tutti per continuare insieme con maggiore impegno - questa "ricerca di libertà" per conquistare "Libertà di Ricerca". Vi abbracio. Maria Antonietta


Manifesto campagna sulla legalizzazione dell’aborto. 1976


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