Nella tabella 2.4 è riassunto il numero di CD che utilizzano un tipo specifico di attività. Molti svolgono contemporaneamente più tipologie di intervento: dalla lettura dei dati risultano essere 20 i Centri in cui vengono applicate attività di Psicomotricità, Musicoterapia, Grafopittoriche e Teatro insieme. Fra i Centri rimanenti molti applicano tre delle tipologie indicate (circa una quarantina) e ancor più (circa 50) ne applicano due tipi. E’ molto raro, invece, il caso in cui venga applicato un solo tipo di attività: in totale solo 18 Centri hanno dichiarato di svolgere solo una fra le tipologie schematizzate dal questionario.
Musicoterapia
Grafopittoriche
Teatro
N° CD %
Psicomotricità
Tab. 2.4 Quadri metodologici di riferimento delle attività espressive non verbali:
73
73
103
65
61
45,3
45,3
64,0
40,4
37,9
61
Altro
Altro
65
Teatro
103
Grafopittoriche Musicoterapia
73
Psicomotricità
73 0
20
40
60
80
100
120
Centri Diurni
(percentuale calcolata sul numero complessivo di CD che hanno partecipato all’indagine – 161 CD)
Si osserva un elevato numero di tipologie diverse esplicitate nella colonna “altro”; questo può dipendere dalla formulazione del questionario ma forse anche dal numero molto elevato di proposte che rientrano nel quadro delle “attività espressive” portate avanti dai Centri. Per la eccessiva dispersione si è scelto di elaborare esclusivamente le risposte relative alle aree indicate, anche se in alcuni casi il materiale fornito relativamente ad interventi classificati nella tipologia “altro” presenta elementi di interesse. L’elenco dettagliato delle attività che i Centri avevano indicato come “altro” è riportato in appendice (Tab. A2.1).
A questo punto abbiamo chiesto di dichiarare le modalità di conduzione degli interventi e la valenza (assistenziale, educativa o riabilitativa) attribuita ad essi. Sono i tre ambiti in cui si realizza il mandato dei Centri Diurni; su questi ambiti, sul loro significato e sul peso che hanno nella quotidianità il dibattito è meno acceso di come forse dovrebbe. Non si può sviluppare una azione educativa o ri-abilitativa se non è definito con chiarezza lo scenario più complessivo del “prendersi cura” al cui interno devono trovare senso quelle azioni. Allo stesso modo non si possono definire aprioristicamente come educative delle azioni che non lasciano traccia di sé, storie che non diventano procedure. È uno sforzo che vede impegnati molti ma che ancora necessita di tempo e investimenti per avvicinare la prassi quotidiana alle teorie ed ai modelli avanzati oggi disponibili. Nei commenti, in quanto operatori del settore, si è cercato di essere critici nei confronti di percentuali a volte eccessivamente appiattite verso l’alto, nel tentativo di fornire una lettura aperta a diverse opzioni. 17