Alessandro Traina - works 1990-1991

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Alessandro Traina

Edizioni Essegi





...strani giorni davvero...

...strange days indeed...



Alessandro Traina

testi di

Elena Pontiggia Maria Campitelli

testo poetico di

Pierandrea Casati

Edizioni Essegi


Š 1991 Alessandro Traina, Edizioni Essegi via XIII Giugno 1 - Ravenna Š 1991 Pierandrea Casati, Del Caso Del Tempo Traduzioni Larry A. Costache


Galleria Diecidue Arte, Milano Galleria Fuxia Art, Verona Fine Arts Room, Trieste Galleria Neon, Bologna Studio Noacco, Chieri Caterina Gualco - Unimedia, Genova


IL CONTRASTO E IL TEMPO

CONTRAST AND TIME

Alessandro Traina costruisce involucri disabili inadempienti. Penso alla sua Clessidra, del 1990, in cui il ferro compie circonvoluzioni ortogonali e tenta di farsi scatola, di diventare un perimetro chiuso. Tenta e non riesce: al punto che la linea rimane inesorabilmente aperta e strane fasce elastiche, strani tessuti minerali devono tenere unita la costruzione. Penso anche alla Successione discreta, in cui un lungo nastro di carta passa attraverso simulacri di contenitori: contenitori che, al solito, non contengono, ma possono solo lasciarsi attraversare, penetrare. Sono puri percorsi lineari, simmetrici questa volta, che non racchiudono un territorio ma semplicemente lo segnalano: testimonianza dell’inesorabile fluire di altro materiale, del ripetersi di altro movimento. A lungo è sembrato che il problema di Traina fosse un problema di forze contrapposte, quasi un problema di spinte e controspinte, un problema di architettura. I suoi strumenti, che sembravano sottratti a una palestra metafisica, alludevano a una energia e a una torsione, bloccate entrambe. Questa fenomenologia si ritrova ancora in opere come Intorno o Senza titolo, del 1991: opere in cui il ferro esibisce andamenti sghembi e contratti, e in cui Ie “fasce” funzionano come cinghie di trasmissione e insieme come cinte erniarie, volte a comprimere quell’esplosione di energia. Molte delle sculture recenti, però, non si basano tanto sul rapporto dialettico tra implosione e esplosione, tra moto centrifugo e moto centripeto, quanto sulla serialità, sulla sequenza. Leggiamo in una dichiarazione di poetica di Traina: “lnterrompere lo sviluppo, bloccare il movimento è fermare il tempo”. Il tempo, dunque. Questo elemento dà nuova luce al dissidio di cui parlavamo, e anche al suo ineluttabile esito. II tempo è per definizione ciò che non si può fermare. Si può pensare a una realtà senza tempo, non a un tempo

Alessandro Traina builds out-of-order, non-performing shells. I have in mind his Clessidra, 1990, in which icon performs right angle circumvolutions attempting to become a box, a closed perimeter. Attempt with no success: to the point of leaving inexorably open lines and strange elastic dresses, strange mineral fabrics, must hold together the structure. I also have in mind Successione discreta, in which a long paper ribbon traverses mock containers: containers which usually do not con-tain, but capable of being traversed, penetrated. The are purely linear paths, symmetrical this time, not enclosing but simply signalling a territory: inexorable testimony of the streaming of another material, of the repetition of another motion. In the long run it seems that the problem posed by Traina concerns opposite forces, almost a problem of thrusts and counterthrusts, an architectural problem. His tools look as if borrowed from a metaphysical school and hint at energy and torque, both blocked. The phenomenon recurs in works like Intorno or Senza titolo, 1991: works exhibiting twisted and contorted unfoldings, in which the straps work as transmission belts and hernial truss at the same time, meant to contain the explosion of energy. Many of the more recent sculptures, however, are not as much based on the implosion/explosion dialectics between centripetal and centrifuge forces, as they are on serialism, on sequence. One poetical statement of Traina’s reads: “Interrupting the development, blocking motion, is bringing time to a halt.” Time, then. This new element puts the contradiction we were talking about and its unescapable result in a new light. Time is by definition that which cannot he stopped. One can imagine a reality without time, not a time without motion. Time without motion is annihilated, it cannot exist. It is therefore starting from works like Successione discreta, that it becomes possible to comprehend the reason why the shells of this

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immobile. Il tempo senza moto si annulla, non esiste. E’ proprio a partire da opere come Successione discreta, allora, che si può capire perchè gli involucri di questa scultura sono cosi anti-funzionali. II loro razionale, controllato titanismo è destinato alla sconfitta. Rimangono però le tracce di quel tentativo. Rimangono libri senza pagine, cornici vuote singolarmente suggestive che dimostrano quello che Eraclito l’Oscuro capì un giorno osservando le acque del Caistro: è cioè che tutto scorre. E che tutto, necessariamente, si realizza attraverso il contrasto.

sculpture are so anti-functional. Their rational, controlled gigantism is doomed to defeat. The traces of the attempt, however, survive. Traces of books without pages, singularly, suggestive empty frames, a demonstration of what Heraclitus The Obscure realized one day contemplating the waters of the Caistrum: “all things flow”. And that everything necessarily comes into being throught contradiction.

Elena Pontiggia Elena Pontiggia

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Fatto di tempo, installazione nella galleria Fuxia Art, Verona aprile 1990


LE “MACCHINE FERMA-IL-TEMPO”

“TIME - HALTING” MACHINE

Sostituire con il “ verbo “ la forma rimane un problema aperto. II nodo delta questione risiede tra i segni; è Ii che accade la trasmutazione, con la testimonianza dei tempi che si modificano. II verbo dovrebbe trascenderli per spiccare il volo nella dimensione frastagliata che essi sottendono. La dimensione di Alessandro Traina è il tempo. Inteso come successione di istanti diviene estensione che interessa lo spazio. E’ quindi l0 spazio-tempo neII’ accezione einsteiniana. “La successione determina un movimento, il movimento determina uno spazio, una distanza: ecco il tempo come distanza, quindi come superficie” afferma l’artista. Se l’ interelazione spazio-temporale è ii punto di partenza di queste operazioni oscillanti tra ferro e carta, il loro sviluppo formale è però inteso come arresto, come interferenza negativa sulla continuità. Traina promuove l’azione impossibile del blocco temporale scegliendo due diverse strade: quella dei grossi tubolari di ferro incurvati e tra loro raccordati, avvolti da solide pulegge di lamiera, e quella delle carte gialline picchiettate di segni a pastello, che si gonfiano, trattenute da sottili intelaiature metalliche, o che si snodano tra Ie griglie di rulli e telai terragni. La prima soluzione contiene Ia stasi di un moto immanente alla struttura, perchè formulata come un ingranaggio nato per l’iterazione, naturale arnica del tempo; ma esso viene congelato nel suo svolgimento da false pulegge, consolidate per misteriosa volontà contraria. Queste assumono anche un altro ruoto, nella loro finta identità elastica. Producono uno slittamento verso quel concetto di surroga che, come sappiamo, segna vistosamente Ia cultura postmoderna, tutta presa dalla considerazione della superficie, a dispetto di una profondità sprofondata. Pur non essendo questo ii motivo principale di queste “macchine-ferma-il-tempo”, vi aggiunge tuttavia un ulteriore spiazzamento. La seconda soluzione, quella delle carte infilate nei telai metallici o sospese su di essi, comporta in altro modo l’interruzione della progressione: i fogli maculati, s’ arrampicano e penetrano nelI’ ingranaggio, trovandovi un disturbo. Lo srotolamento progressivo si smarrisce sul suolo o, a parete, si stempera in iterazioni scalari che ne congelano il flusso. A terra esso contiene la memoria di

Substituting “The Word” to shape is a open problem. The crux of the question lies in the signs; this is where the alchemy occurs, witnessed by the ever-changin times. The word should transcend them to soar into the jagged dimension they imply. Alessandro Traina’s dimension is time. Considered as a sequence of moments it becomes an extension involving space. It is therefore Einstein’s space-time. “Sequence determines motion, motion determines space, distance: here we have time as distance, therefore as surface” states the artist. If the space-time relationship is the starting point of these oscillating operations between iron and paper, their formal development is implied as a halt, as a negative interference with continuity. Traina promotes the impossible attempt of interrupting time choosing two different roads: one of big iron pipes bent and joined, wrapped in strong pulleys of metal sheets and one of yellowish papers flecked with pastel marks, inflated and supported by thin metal frames or winding among grids of rolls and groundlevel frames. The first solution contains a motion immanent in the structure, because formulated as a mechanisin conceived for repetitiveness, the natural friend of time; but its motion is frozen in time by fake pulleys, consolidated by a mysterious opposed will. These perform one more role in their mock elastic identity. They lead to a shift towards that concept of surrogate which. as we know, marks the post-modern culture, all involved in considering the surface, despite a sunk depth. Although not the main theme in these Time Halting Machines, this does add further imbalance. The second solution, that of paper sheets fitted in metal frames or suspended above them, implies in a different way the interruption of progression; the speckled papers climb and penetrate the clockwork mechanism, finding a disturbance. The progressive unrolling is lost on the ground or wall dissolves into scalar reiterations which freeze the flow. On the ground it contains the memory qf usable machinery, as the rotary press while the robust iron mechanisms fixed to the walls as threatening out-of-scale shelves suggest a pre-electronics industrial machinism. Sometimes also the

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macchine utilizzabili, come la rotativa, mentre i robusti ingranaggi ferrosi fissati alle pareti, come mensole minacciose fuori scala rimandano ad un macchinismo industriale pre-elettronico. A volte anche alla pesante reificazione di quelle figure impossibili (care al giochi subdoli della percezione) che allacciandosi fra di loro, confondono il senso del dentro/fuori e l’univocità della lettura. Gli oggetti vivono comunque del reciproco scambio, creando una tensione installativa che investe dinamiche ambientaIi. Si sovrappongono allora diversi ordini di problemi: quello relativo al linguaggio, quello di una riesumazione macchinistica attinente i sistemi produttivi industriali, quello di un’ impostazione para-arredamentale, sviluppata in questi ultimi anni da diversi artisti delI’area nord-europea, e conseguentemente dell’ambientazione. Sono ordini che s’intersecano, insistendo sul contrasto. Ferro e carta, fredda pesantezza e calda bidimensionalità, espansione verticale ed orizzontale; alla fine, totale coinvolgimento dello spazio, segnato da vivide tensioni, che impigliano lo spettatore. Il mondo di Traina è dunque fatto di blocchi improvvisi, oppure di apparenti distensioni intralciate da congegni impregnati di memorie industriali. II suo modo di arrestare il tempo non è sfiorato da pulsioni romantiche, non induce alI’attimo fuggente di Faust che, raggiunta la pienezza, potrebbe esclamare “arrestati, sei bello”. E’ attraversato invece dalI’eco delle turbine frastornanti, dal sibiIo delle pulegge, dal sordo ansimare delle rotative. Straniante evocazione, che in modo duro, sorretto da una razionalità senza cedimenti, e con risonanze ossimoriche, avvia la cristallizzazione dell’improbabile, di una corsa di per sè inarrestabile. Questa impossibilità coinvolge l’osservatore più di quanto si possa sospettare; se è vero che “l’essenza dell’opera d’arte, come dice H.G. Gadamer, risiede nel fatto che diviene un’esperienza capace di modificare colui che la compie”, questa sua qualità pregnante qui tende, attraverso spazio e Ie presenze alterate, ad occupare anche il territorio della fruizione. Maria Campitelli

heavy reification of those impossible figures (that subliminal sensation is fond of) which in mutual hallucination confound the sense of inside/outside and the univocal interpretation. The objects, however, live off this mutual exchange, creating an installing tension which affects the dynamics of the surroundings. Various orders of problems then overlap: that related to language, that of a machinists exhumation pertaining to industrial production systems, that of a para-interior decorating approach, developed in the last years by many north-european artists, and consequentlv of adaptation to the surroundings. These orders of problems intersect, stressing the contrast. Iron and paper. cold heaviness and warm hidimensionalitv, vertical and horizontal expansion, in the end total involvement of space, marked by vivid tensions, which entangle the viewer. Traina’s world is then made of sudden halts, or apparent spaces hampered by devices impregnated by industrial memories. His way of halting time is untouched by romantic pulsions, does not evoke the fleeting moment of Faust, who, once filness is reached may ejaculate halt, you’ re beautiful”. It is traversed, rather, by the echo of noisy turbines, of the hissing of pulleys, of the dull panting of tile rotary presses. Alienating evocation, which with duress, supported by an unyielding rationality and with oxymoron resonances, induces the crystallization of the improbable, of a race in itself unstoppable. This impossibility involves the viewer more than one might suspect; if it be true that ‘the essence of a work art as H.G.Gadamer states “resides in the fact that it becomes an experience capable of modifying the person experiencing it” this pregnant quality tends here, through space and altered presences, to occupy the territory of fruition as well.

Maria Campitelli

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Disturbi, installazione nella galleria Neon, Bologna marzo 1991





Installazione nella Juliet’s Room, Trieste aprile 1991



Opere

1990 - 1991


Clessidra, 1990 ferro, cm. 200 x 43 x 43 Courtesy Unimedia, Genova


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Intorno, 1991 ferro, cm. 47 x 63 x 35


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Senza titolo, 1990 ferro, pastello a cera su carta, cm. 250 x 140 x 25


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Successione discreta, 1990 ferro, pastello a cera su carta, cm. 15 x 100 x 900


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Senza titolo, 1990 ferro, cm. 240 x 100 x 50


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Senza titolo, 1990 ferro, cm. 35 x 35 x 35 32

coll. Finzi, Bologna


Senza titolo, 1991 ferro, cm. 57 x 96 x 91 33



Senza titolo, 1991 ferro, pastello a cera su carta, cm. 200 x 70 x 70 35


Senza titolo, 1990 ferro, cm. 60 x 96 x 31


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Clessidra, 1991 ferro, cm. 160 x 40 x 40 coll. Attia Bousbaa, Parigi


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Senza titolo, 1991 lattice, smalto argento su cartoncino, cm. 70 x 100

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Alessandro Traina Nato a San vincenzo (LI) nel 1957. Vive e lavora a Milano e Forte dei Marmi. Mostre personali 1987 1989 1990 1991

galleria Fac Simile, Milano (videocat.) Indicazioni, galleria Fac Simile, Milano (testo di Manuela Gandini) galleria Neon, Bologna (testo in catalogo di Claudio Cerritelli) Dalla rassegna Immagini per un piccolo spazio aperto, galleria Unimedia, Genova Fatto di tempo, galleria Fuxia Art, Verona Successione discreta, galleria Piero Cavellini, Milano Disturbi, galleria Neon, Bologna Juliet’s Room, Trieste galleria Eralov, Roma Espace M.P. Manchon, Parigi (F) Attenzioni preziose, galleria Diecidue Arte, Milano Studio Noacco, Chieri (TO) Mostre collettive

1986 1987 1988 1989 1990 1991

Neoromantici, galleria E. F. Grisanti, Milano (a cura di Manuela Gandini) Biennale Internazionale di Arte Contemporanea, fiera di Milano - stand gall. Fac Simile 25 anni, galleria La Polena, Genova Studio B2, Genova Premio Saatchi & Saatchi per giovani artisti, Palazzo delle Stelline, Milano (cat.) (acq.) Fabbrica, ex fabbrica Mida, Brescia (a cura di Massimo Minini) (cat.) Il gioco delle arti, Palazzo della Triennale, Milano Art Jonction International, fiera di Nizza (F) - stand gall. Fac Simile L’immagine e il suo trucco, galleria Unimedia, Genova Giovane Arte Contemporanea, Castello di Sartirana (PV) (a cura di Elena Pontiggia) (cat.) (acq.) Fine, Museo Alchimia, Milano Nuovo Decennio Ultimo, Studio Dedalo, Torino (videocatalogo) Arte Fiera, fiera di Bologna - stand gall. Neon Prodotti recenti, galleria Neon, Bologna Degli scambi, galleria Care Of, Cusano Milanino (MI) (catalogo) Juliet Ten Years, galleria Diecidue, Milano Paraxo ‘90, Rocca di Andora (SV) (a cura di E. Pontiggia, C. Spadoni, M. Vescovo) (catalogo) 1970 -1990 Una collezione in scatole, galleria Unimedia, Genova galleria Spaziotemporaneo, Milano Arte Fiera, fiera di Bologna - stand gall. Neon Art Frankfurt, fiera di Francoforte (D) - stand gall. Neon Art Jonction International, fiera di Nizza (F) - stand gall. Neon Arie, Fonti del Clitunno (PG) (a cura di Achille Bonito Oliva) (cat.) Trattative con Euclide, galleria Spaziotemporaneo, Milano (a cura di A. Altamira) (cat.) Concorso Int. di Scultura per Fiumara d’Arte, S. Stefano di Camastra (ME) (a cura di A. Presti)


Senza titolo, 1991 lattice, smalto argento su cartoncino, cm. 70 x 100

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1987 1988 1989 1990 1991

Bibliografia - G. Perretta in Juliet n° 31 - L. Maggi in Vogue Italia n° 446 - M. Mazzella in Le Arti n° 1 - L. Spadano, Un premio per giovani artisti, Segno n° 81/82 - D. Auregli in Bologna in Anteprima n°1 5 - M. Meneguzzo, Milano in Contemporanea n° 6 - R. Vitali in Mongolfiera del 24 aprile - G. Quaroni in Flash Art n° 149 - D. Franzoni in Alla Ribalta n° 3 - A.A.V.V. Arte e giovani in Flash Art n° 150 - A. Bolfo, Naturalità dell’artificio in Artinumbria n° 21 - S. Ricaldone, Tredici installazioni nel Corriere Mercantile del 7 nov. - G. Beringheli in Il Lavoro del 16 novembre - C. Belloni, Genova in Juliet n° 45 - A. Dragone, Nuovo decennio per l’arte in La Stampa del 31 dic. - V. Conti in Segno n° 87 - P. Peduzzi in Il Giornale dell’Arte n° 78 - A.A.V.V.,Verona in Segno n° 93 - Arte e giovani, Flash Art n° 156 - G. Trevisan, Traina, età del ferro in l’Arena del 21 giugno - E. Pontiggia nel catalogo della mostra Paraxo ’90 - G. Savoini in Il Giornale dell’ 8 luglio - A.A.V.V., Milano in Segno n° 100 - A. Micaletti in Juliet n° 51 - R. Vitali in Mongolfiera del 19 febb. - D. Auregli, Disturbi in Bologna in Anteprima del 22 febb. - A. Ambrosini, Traina, ferro e carta in Il Resto del Carlino dell’ 8 marzo - A. Castelpietra, Il mondo dell’inutile in Il Piccolo del 16 aprile - S. Molesi, Al di là della scultura in Trieste Oggi del 18 aprile - A. Antolini, Ritratti di giovani artisti in Arte e Cornici n° 2 - E. Coen in Il Giornale dell’Arte n° 90 - M. De Candia in Il Trovaroma del 6 giugno - E. Gallian, Per mediare l’acquisito sapere in L’ Unità del 16 giugno - M. Campitelli in Juliet n° 53 - R. Clon in Juliet n° 53 - R. Pinto in Flash Art n° 165


Catalogo realizzato da:

Galleria Diecidue Arte, Milano Via Bramante, 39 - Tel. (02) 3310.1660 Galleria Fuxia Art, Verona V.lo S.Marco in Foro, 2 - Tel. (045) 801.0910 Fine Arts Room, Trieste Via della Guardia, 16 Galleria Neon, Bologna Via Solferino, 41/A - Tel. (051) 584.398 Studio Noacco, Chieri Via C.Battisti, 11 - Tel. (011) 947.8887 Caterina Gualco - Unimedia, Genova Vico dei Garibaldi, 1 - Tel. (010) 200.485



Progetto grafico Alessandro Traina Impaginazione a computer Studio Massimo Grossi - Bologna Fotografie pagg. 14, 32 Attilio Sassetti - Bologna Fotografia pag. 18 Tiziano Neppi - Trieste Si ringrazia lo Studio Immagine - Bologna






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