Latina brutta e bella

Page 1

La

Brutta

e la

T S IA E B Latina maglia nera nella classifica estetica delle città italiane La Torre Pontina ultimo esempio di contrasto urbanistico con l’architettura razionalista della fondazione, mortificata da giochi di Palazzo e sviluppo selvaggio di ALESSIA FRATINI



F

orse il luogo comune più sentito su Latina è che si tratta di una città brutta. Su internet si trovano molti sondaggi in cui si decreta il capoluogo pontino come primo in Italia per bruttezza. Sorvolando sulla matrice dei dossier, spesso si tratta di forum o siti sportivi, è lecito chiedersi su quali basi si fondi questo giudizio pressoché unanime. Tutte queste persone hanno effettivamente visitato Latina? Hanno visto delle foto oppure parlano esclusivamente per sentito dire? È lecito dubitare che si tratti sempre di esperienza diretta ma, a essere sinceri, gli stessi latinensi sembrano apprezzare poco la propria città. Allora, Latina è brutta? E come

Molti edifici storici sono stati demoliti e spazi verdi occupati da palazzi moderni

si quantifica la bellezza di una città? Latina è nota come città del Fascismo o, per i più esperti, come un esempio dell’architettura razionalista, spesso questa è l’unica informazione su cui si basa la valutazione della sua bellezza. L’austero e rigoroso stile razionalista può piacere o no, ma rimane un tratto distintivo solo del centro storico. Anzi, in nome dello sviluppo edilizio molti edifici storici sono stati demoliti e vari spazi verdi sono stati occupati da palazzi moderni, che nulla hanno a che vedere con lo stile della città. Ricordiamo, per esempio, la Casa del Contadino, abbattuta per la costruzione del grattacielo Pennacchi, e l’edificio tra palazzo M e il teatro, innalzato dov’era previsto invece un ampio spazio aperto. Il problema non è l’architettura razionali-

72 | NUMERO ZERO | 02.2014

Veduta completa di Corso della Repubblica


sta in sé ma lo sviluppo urbanistico incontrollato, spesso in contrasto con lo stile della città. Col pretesto di cancellare i simboli del regime decaduto, gli speculatori edilizi hanno approfittato per costruire imponenti edifici in cemento e vetro, accanto alle più basse costruzioni rivestite dal bianco travertino. Questo contrasto, che ha influito negativamente sullo stile di un centro urbano progettato con edifici bassi, piazze, giardini e porticati, potrebbe essere un buon motivo per trovare brutta Latina. Numerosi gli esempi di grandi costruzioni, magari inutilizzate, che si trovano nel centro cittadino. La spoglia struttura di palazzo Key (costruito negli anni ‘60 e in questo stato dal 2003) continua a fare brut-

La linea della città adulterata da grattacieli che si ergono confusamente tra abitazioni più basse

ta mostra di sé a poche centinaia di metri dal campanile di San Marco; in via Lago Ascianghi, alle spalle di piazza Roma, il grande palazzo vuoto è abitato solo dai piccioni. Se da una parte l’amministrazione comunale si vanta di un centro storico da tutelare (pretesto per l’istituzione della sosta a pagamento), dall’altra non cura adeguatamente l’immagine della città. Le amministrazioni locali non valorizzano gli edifici storici (mancano mappe turistiche e cartelli illustrativi che descrivano le loro caratteristiche architettoniche e ne spieghino la storia) e neppure si attivano per sistemare gli scheletri di edifici in disuso (o lo fanno a grande lentezza, pensiamo all’ex-SVAR). Anzi, negli anni abbiamo visto spun-

74 | NUMERO ZERO | 02.2014


Il Palazzo Key mentre qui a destra l’ex Icos

tare altri edifici, che hanno modificato drasticamente lo skyline di Latina. La Torre Baccari e la più alta Torre Pontina sono state completate nel 2010, sulla base della pianificazione urbanistica degli anni ‘70 che prevedeva in quest’area - all’epoca era aperta campagna - un Centro Direzionale: una zona destinata a ospitare grandi edifici per servizi finanziari e amministrativi. Oggi i due palazzi, che comprendono sia uffici che abitazioni, s’innalzano solitari tra i bassi edifici costruiti in precedenza. Senza dubbio, gli specchi della Torre Pontina che s’intravedono alle spalle dei monumenti storici del centro, danno un importante contributo all’idea di città brutta, che Latina porta con sé, sono l’emblema della irrazionalità stagnante sull’urbanistica cittadina. Ma non può neanche oggi rappresentare il parafulmine di tutti gli strali. Nel 1982 quando in occasione del Cinquantenario, lo storico Giordano Bruno Guerri definì Latina la città più brutta d’Italia, il “matitone” di Bianconi non era ancora stato progettato. Oggi è il gigantesco totem alla incompiutezza e all’approssimazione latinense, ma è solo la punta dell’iceberg Il paradossale sviluppo di Latina è ancora più evidente fuori dal centro, in quella che oggi è periferia, ma

solo qualche decennio fa era terreno agricolo o campo incolto. L’assenza di pianificazione urbanistica, in effetti, ha fatto più danni qui, dove si è costruito senza alcuna progettazione. Sono stati i grandi interessi economici e l’abusivismo privato a dettar legge. Dopo la ricostruzione del dopoguerra, durante gli anni del boom economico (grazie anche ai fondi della Cassa del Mezzogiorno), il territorio si è riempito senza una logica di stabilimenti industriali (in parte ora abbandonati), palazzi, lottizzazioni promosse da privati e una grande quantità di costruzioni abusive. Ancora oggi soffriamo le carenze infrastrutturali di questo sviluppo incontrollato, con ripercussioni su viabilità e ambiente che sicuramente non contribuiscono a dare una buona immagine della città. Oltre a trasformare il paesaggio, l’infinità di piccole case e capannoni sparsi su tutto il territorio crea anche problemi d’inquinamento (spesso manca il collegamento al sistema fognario) o comporta costi aggiuntivi per dotare queste zone dei servizi di base (acqua, elettricità, etc.). All’infuori del centro è tutta anonima periferia, che confonde il confine tra città e campagna e offre pochi punti di riferimento. Anche il sistema viario soffre della mancata pro-

02.2014 | NUMERO ZERO | 75


Piano Regolatore

Il parcheggio esterno al piazzale del mercato

gettazione. Una delle critiche più frequenti alla nostra città è proprio la difficoltà a orientarsi che più di qualcuno incontra tra le innumerevoli rotonde e le strade senza uscita. Le lunghe strade realizzate prima e durante la bonifica sono state interrotte (via Lunga, via dell’Agora) e non sono state realizzate vie alternative per gestire il traffico. Sono in corso lavori per supplire a queste carenze (sottopasso SS148, ponte porta Nord) segno di una pianificazione della viabilità necessaria ma assente, o quantomeno in ritardo rispetto allo sviluppo urbanistico della città. Molte delle questioni legate alla viabilità erano già state individuate come situazioni critiche all’inizio degli anni 2000, per esempio la brusca interruzione dei viali Le Corbusier e

76 | NUMERO ZERO | 02.2014

Nervi sulla SS 148, col conseguente isolamento dei quartieri Nuova Latina e Nascosa, o la mancanza di un collegamento Mare-Monti adeguato a una città di 110mila abitanti. Latina dovrebbe essere – almeno stando alle ambizioni dei politici che si sono succeduti – una città a vocazione turistica, quindi è lecito aspettarsi che anche la viabilità sia all’altezza di tali aspirazioni. Invece la rete stradale non è stata progettata adeguatamente e il Lido - rovinato dalle costruzioni abusive che arrivano fin sulla duna – è tutt’altro che invitante. Forse il progetto PLUS per la Marina migliorerà la situazione, ma oggi non si può biasimare chi trova brutto il nostro maltrattato litorale. È mancata una visione d’insieme, invece di rispettare le nostre risorse

Latina, bella o brutta che sia, deve la propria immagine a uno sviluppo urbanistico guidato più da interessi economici – avallati dal potere politico – che da una vera e propria pianificazione per una città in rapida espansione. È sufficiente pensare che il Piano Regolatore Generale in vigore è quello redatto dall’architetto Luigi Piccinato nel 1971, il secondo dopo quello di Oriolo Frezzotti del 1935. Allora, Littoria contava quasi 20mila abitanti, trentacinque anni dopo Latina ne aveva 78mila. Arrivati a una popolazione che sfiora i 120mila abitanti, è evidente che la città avrebbe bisogno di un nuovo Piano regolatore. Vale la pena ricordare che nel 2001 l’urbanista Pier Luigi Cervellati realizzò un Piano per tentare di contrastare l’uso indiscriminato del territorio nel comune di Latina, che restò però inutilizzato. Il tormentato iter dell’approvazione del PRG, è raccontato anche nel film documentario di Gianfranco Pannone, Latina/Littoria: una città (miglior film documentario al Torino Film Festival). Memorabili le riprese della seduta del Consiglio Comunale durante la quale si decideva del futuro della città. I dissidi interni alla stessa maggioranza – e i grandi interessi in gioco - lo fecero diventare un caso nazionale, sedato solo dall’intervento di Berlusconi e Fini, rispettivamente leader di Forza Italia e Alleanza Nazionale. L’allora sindaco, Ajmone Finestra, ritirò le dimissioni con la promessa – non mantenuta - che Forza Italia avrebbe approvato il PRG prima della fine dell’anno. Il piano finì archiviato dalla nuova giunta guidata da Vincenzo Zaccheo (Forza Italia), così come aveva previsto il consigliere dell’opposizione Visari: «dopo le elezioni non faranno il piano… hanno messo nel sacco il sindaco Finestra!».


ambientali, vera ricchezza e punto di forza della città - soprattutto dal punto di vista turistico – lo sviluppo fuori controllo ha rovinato un territorio dalle grandi potenzialità. Non possiamo affermare di vivere in una città bella, ma di sicuro non è la più brutta d’Italia. Il pregiudizio, che nasce dall’accostamento al Fascismo, spesso è all’origine di una semplicistica valutazione di Latina. Probabilmente, invece, l’architettura razionalista – anche se poco valorizzata - rappresenta quello che di più bello è rimasto in una città fagocitata da abusivismo e speculazione edilizia e governata da politici non lungimiranti. Il centro ha bisogno d’interventi che lo rendano più vivibile, come l’istituzione di un’area pedonale o di una ZTL, per contrastare la massiccia presenza di veicoli motorizzati, spesso parcheggiati in seconda fila o sulle strisce pedonali. Strade più sicure e meno rumorose potrebbero sicuramente giovare a una considerazione positiva della nostra città. L’alto tasso di motorizzazione è motivato anche dalla presenza di lottizzazioni e quartieri mal collegati al centro e di costruzioni abusive - ormai condonate - sparpagliate nelle campagne. L’urbanizzazione incontrollata ha dato forma a un territorio di periferia diffusa,

L’imponenza dei palazzoni del quartiere Nuova Latina

Una delle costruzioni presenti al quartiere Nicolosi

senza una reale organizzazione, che concorre all’immagine di una città brutta. Purtroppo lo sviluppo degli anni ‘60 e ‘70, simile a quello di molte altre città italiane, e l’incapacità degli amministratori locali, più propensi all’annuncio di grandi progetti più che alla loro effettiva realizzazione, hanno segnato negativamente il panorama del capoluogo pontino. Latina è una città giovane, piena di contraddizioni ma con un grande potenziale. Continuerà a essere imbruttita dal disinteresse e dal malaffare, oppure saprà approfittare delle occasioni offerte dal territorio circostante, diventando una città più vivibile e più bella? Latina dovrà scrollarsi di dosso l’etichetta di città brutta, è indispensabile se intende seriamente puntare sul turismo in futuro.

02.2014 | NUMERO ZERO | 79


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.