5 minute read

Postcard from Villa Rose by Judy Parkinson

Alluvione di Nero V, 2014 Oil and pigmented inkjet on canvas 100 x 80 cm

Advertisement

Alluvione di Nero VI, 2014 Oil and pigmented inkjet on canvas 120 x 150 cm

Alluvione di Nero VII, 2014 Oil and pigmented inkjet on canvas 68 x 88 cm

Une Autre Fois en Fragments I, 2014 Oils, pigmented inkjet on canvas 100 x 80cm Collection J W Marriott Paris Opera

Note dallo studio e studi sul campo

La commissione di fare sette quadri per Villa Rose a Isola delle Rose mi è arrivata a seguito di un lavoro precedente per lo stesso cliente, intitolata ‘Une Autre Fois en Fragments’ , un’istallazione per il Marriott Opera Hotel a Parigi.

Lì ho avuto l’idea di creare dei dipinti basati su immagini frammentate e viste affiancate, sia iconiche che informali, della città stessa. Volevo trovare un modo per far sì che queste immagini entrassero in gioco in un modo casuale, ma preciso, così ho deciso di chiedere alla mia assistente di studio Rebecca Youssefi di camminare con me per le strade – i grandi boulevards e gli strani vicoli – della città scattando fotografie di viste insolite che catturavano la sua attenzione.

Il risultato è stato una serie di fotomontaggi multicolori, di nuovo seguendo l’istinto e le scelte della mia collaboratrice, per fornire un elemento nettamente casuale, nel senso di come Parigi era percepita, che poi io potessi sviluppare in studi per i miei quadri.

La libertà di lavorare con le azioni di un altro artista è qualcosa che mi ha sempre interessato durante tutta la mia carriera. Ispirato al disegno automatico dei primi dadaisti e il concetto dell’oggetto trovato dell’Arte Povera, si può dire che questo metodo sia collegato anche alle carte delle Strategie Oblique di Brian Eno e Peter Schmidt e naturalmente è anche un riconoscimento del modo in cui gli effetti casuali della pittura che scorre e gocciola ispira le opere di artisti come Antoni Tapies e Willem de Kooning. Nelle discussioni con i proprietari di Isola delle Rose ho spiegato come volevo che la commissione rispecchiasse il paesaggio veneziano nei suoi aspetti emblematici e che raffigurasse anche il senso di mistero presente nelle acque stagnanti e nelle viuzze nascoste del posto, allo stesso tempo evocando qualcosa del ricco patrimonio artistico di Venezia.

Le opere dei pittori della scuola veneziana assieme ai dipinti di altri artisti di rilievo del XVII secolo mi hanno sempre interessato fin da quando ero studente. All’inizio degli anni ’70, studiando al Goldsmith’s College in quello che sarebbe diventato un forum concettuale dell’arte contemporanea, mi sono ritrovato sempre più attratto dal virtuosismo teatrale e l’articolazione pura di artisti come Tiziano, Ruisdael, Salvatore Rosa e Claude Lorrain.

Mi sembrava che questi pittori, nel fare un sorprendente balzo in avanti dal punto di vista dei metodi e delle tecniche pittoriche, avessero anche scoperto un modo per riconciliarsi con la necessità che l’arte conservasse un senso dell’urgente immediatezza viscerale all’interno del rapporto istintivo che abbiamo con la natura. Aprirono la porta allo sviluppo della pittura come arte nei tempi moderni.

L’arte di questi pittori, e di altri maestri successivi e visitatori come Tiepolo e Turner, è inestricabilmente legato alla straordinaria eredità culturale di Venezia e io ho cominciato a cercare modi in cui fare indirettamente riferimento alla loro presenza negli studi per i miei quadri.

Per la commissione a Parigi avevo cominciato ad esplorare tecniche che mi erano state mostrate da un amico, l’artista norvegese Per Fronth, il cui lavoro mi aveva colpito molto inizialmente a New York. Per, che aveva cominciato come fotografo documentarista, aveva sviluppato un modo di creare stampe fotografiche su superfici dipinte in modo grezzo che davano una presenza fisica più significativa all’immagine. Io pensai come lo stesso metodo poteva essere esteso fino a comprendere vari strati di immagini dipinte e stampate che potevano essere integrate, per esempio fotografando superfici già dipinte e ristampandole poi su tela più tardi mentre il quadro si evolveva attraverso strati successivi – creando una specie di sequenza al rallentatore di immagini gestuali collegate.

Mentre l’opera progrediva nello studio, la relazione di questi dipinti, fatti con metodi in rapido sviluppo, con il senso della profondità ottica e il senso del mistero che si trova nei dipinti dei grandi maestri è diventata assai chiara.

In termini di immagini, gli studi e i disegni in atto hanno cominciato a dividersi in due gruppi distinti, scene di viste panoramiche costiere con canali e lungomare emblamatici e opere più intime rappresentanti la vita nascosta della città e in particolare il mondo misterioso dei negozi di maschere per i turisti e le loro vetrine medievali con strani demoni e facce bizzarre.

Questi aspetti di Venezia si intrecciano in alcune delle opere successive e segnano il punto in cui le idee nello studio sono traboccate dalla commissione per La Villa per diventare una serie più lunga di opere ancora in corso.

Oltre ai dipinti che avevo intitolato ‘Alluvione di Nero’ con riferimento alla crescente minaccia ambientale per Venezia creata dal riscaldamento globale, volevo sviluppare dalla raccolta di disegni, studi a olio e fotomontaggi altre possibilità più ampie.

Una serie di stampe e dipinti in foglia d’oro fatta in collaborazione con Rebecca Youssefi intitolata ‘Alluvione d’Oro’ si concemtra sull’interazione tra le tradizioni veneziane della Chiesa e del Carnevale.

In queste opere la sontuosa iconografia religiosa di Venezia è affiancata alle emblematiche immagini folcloristiche del Ballo in Maschera e i suoi fondamentali motivi libertari.

Un altro sviluppo interessante di queste note e idee dallo studio è venuto attraverso la commissione di disegnare un intervento architettonico per il festival ‘Coastal Currents’ a St Leonards-on-Sea, chiamato ‘Punto di decadimento’, che mi ha dato l’opportunità di apportare elementi del paesaggio marino veneziano da installare direttamente di fronte al canale della Manica – un riferimento all’idea degli artisti del XVIII secolo come Turner e Bonnington di tornare dal Grand Tour portando tesori e racconti dall’Italia – allo stesso tempo con un’allusione preoccupata alla fragile natura di queste città costiere sempre più vulnerabili.

Alan Rankle St. Leonards-on-Sea 2015

Alan Rankle and Rebecca Youssefi Point of Decay 2015 , mixed media, installation view

This article is from: