DeVinis n. 82 Luglio-Agosto 2008

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Gocce

Un sorso di

cultura

di Salvatore Giannella

III Un aneddoto reale Viaggiando in Savoia nell’inverno del 1934, il re Vittorio Emanuele III ebbe in dono dal barone Butet una bottiglia di vino prelibato. Dopo averne bevuto qualche bicchiere, il re (che era rimasto gradevolmente impressionato da quel vino), disse al cameriere che gli conservasse la bottiglia per il giorno dopo. Ma il giorno dopo il vino non sembrava più quello: tutto il profumo delicato era svanito. Incontrandosi con il barone Butet, il re gli disse: “Era molto buono il vino che mi mandaste, ma ha un difetto, ed è che non resiste, e il giorno dopo non è più quello”. “Non lo so, maestà”, rispose il barone, “perché un buon Savoiardo non mette mai due giorni per finire una bottiglia di vino”. III Una raccomandazione pre-olimpica In Cina ci sono oggi più di 500 varietà di viti e nuove varietà europee di qualità sono costantemente introdotte e sperimentate. Nelle zone vinicole situate nelle regioni vicine al massiccio del Pamir e nella valle di Fergana si coltivano molte varietà che vanno dal famoso Moscato rosso (in realtà ambrato) alla rinomata uva Sultanina, un tipo da essiccamento che ha nutrito intere popolazioni. Questa macroregione rappresenta per la vitivinicoltura mondiale una zona cerniera che molto ha contribuito allo scambio di materiali ed esperienze da est a ovest e da ovest verso est, e che meriterebbe uno studio approfondito per la migliore comprensione delle origini della vite. Sono anche diffusi vitigni dai nomi suggestivi come Ji-Xin (“cuore di pollo”), Qin-ji (“Rosso”) e Ma-Ze (“precoce”). Tra le varietà europee, oltre ai bianchi, sono piuttosto diffusi Pinot nero, Merlot, Cabernet; in alcune zone il Rkatsiteli proveniente dall’ex Impero sovietico. Un esempio di quanto la viticoltura cinese sia legata alle antiche tradizioni è dato dalla Chan Li Winery di Hebei che produce il celebrato Yuan Jiu a base di uve Moscato e Longan, corrette però con un estratto di tartaruga dal guscio morbido, secondo la linea dei vini medicinali assai diffusi in Cina. Parola di Alfredo Antonaros, lo scrittore autore de “La grande storia del vino” (edizioni Pendragon). III Un consiglio da imprenditore “Prendi una dose massiccia di passione, aggiungi pazienza e quantità, condisci con frustrazioni e sofferenze e,

alla fine, se sei tenace, se ascolti chi ne sa più di te e, soprattutto, se sei disposto a mettere in campo una fetta consistente del tuo patrimonio, ce la fai”. E’ la ricetta di Paolo d’Amico, imprenditore dei trasporti marittimi, per diventare un vignaiuolo felice. Lui ci è riuscito: presidente della società di navigazione che porta il suo nome, quotata in Borsa, con un fatturato di 310 milioni di dollari, è anche l’orgoglioso proprietario di un’azienda agricola a Castiglione in Teverina (Viterbo), nel cuore della Tuscia, che produce Chardonnay, Merlot e ha conquistato estimatori e spazi sul mercato: “E’ una soddisfazione incredibile leggere il proprio nome sulle carte dei vini dei ristoranti”, ha confessato d’Amico al settimanale “Mondo”. Forte della sua esperienza, regala un suggerimento ai colleghi imprenditori che meditano di avventurarsi tra le vigne: “Cominciare da zero è molto faticoso, meglio pagare l’avviamento e partire con un brand già affermato”. III Un identikit dell’enonauta Maschio (80 per cento), di mezz’età (27 per cento in età compresa tra 35 e 45 anni, altrettanti tra 45 e 55 anni), colto, ma anche un po’ tirchio: per un classico week-end enogastronomico 34 su 100 dichiarano una disponibilità di spesa da 200 a 250 euro, tutto compreso, il 29 per cento ancora meno, da 150 a 200 euro. “Che è un po’ come dire di volere la botte piena e la moglie ubriaca, giusto per restare in tema”, commenta il quotidiano La Stampa. Ecco l’identikit dell’enonauta italiano, ricavato dalle risposte dei turisti del vino al sondaggio del sito specializzato www.winenews.it. La preda più ambita? Il Barolo. Seguono, nella graduatoria dei vini preferiti, il Chianti Classico, il Brunello di Montalcino, il Taurasi, Franciacorta e Sagrantino di Montefalco. Le mete più ambite? Toscana e Piemonte, seguite da Alto Adige, Trentino, Umbria e Friuli se i riferimenti sono le regioni. Langhe, Chianti, Montalcino, Franciacorta e Montefalco se si prendono in considerazione i veri e propri distretti del vino. III Un nome singolare Dalle sue vigne attorno alla sua casa di Milo, nel Catanese, il cantante Lucio Dalla (come i suoi colleghi Sting, Al Bano e Ron) produce qualche migliaio di litri di vino all’anno. Il nome? Stronzetto dell’Etna. Qualità eccellente, assicura chi l’ha assaggiato, anche se quel nome mette a rischio la digestione.

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