Fondamentale ottobre 2016

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Numero 4 - ottobre 2016

GEMELLI

Numero 4 - ottobre 2016 - Anno XLIV - AIRC Editore - Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 LO/MI - ISSN 2035-4479

Grazie a loro possiamo capire quanto contano genetica e stili di vita

CONTRACCETTIVI

Il punto sugli effetti degli ormoni sul rischio di cancro

TERAPIE

Biologiche, alternative, chemio o radio, cosa si nasconde dietro le etichette

Annalisa Di Ruscio, abruzzese nel mondo

LA CHIAVE È NELL’EPIGENETICA


SOMMARIO

FONDAMENTALE ottobre 2016

In questo numero: 04 VITA DA RICERCATORE 07 RUBRICHE 08 ESMO WOMEN 10 EPIDEMIOLOGIA 13 TERAPIE 16 PREVENZIONE 18 SPERIMENTAZIONE ANIMALE 21 NOTIZIE FLASH 22 ALIMENTAZIONE 24 VIAGGIO DENTRO AIRC 27 LASCITI 28 IFOM 29 EVENTI 33 SPECIALE COMITATI 38 IL MICROSCOPIO

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Da classicista mancata a ricercatrice di successo Progressi della ricerca AIRC

Più consapevolezza e più networking per favorire la carriera delle donne in oncologia

Corsi di formazione per le donne medico La lezione dei fratelli uguali ma diversi

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I metodi alternativi alla sperimentazione animale non esistono ancora: quelli disponibili sono tutt’al più complementari

Una babele di nomi per le armi anticancro I pro e i contro della pillola ormonale

Ancora molto lontani dai risultati attesi

Dal mondo

Le verdure del mare

Trasparenza e multicanalità alla base dell’informazione

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Loretta Goggi, un lascito per donare il bene più grande

Il centro del cromosoma da cui tutto parte Quattro grandi sfide al centro dei Giorni Le iniziative dei nostri Comitati regionali

Le verdure del mare e le loro proprietà benefiche

Quelli che in AIRC informano sui risultati della ricerca

Oncologi a raccolta

FONDAMENTALE

Anno XLIV - Numero 4 Ottobre 2016 - AIRC Editore DIREZIONE E REDAZIONE: Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro Via San Vito, 7 - 20123 Milano tel. 02 7797.1 - airc.it - redazione@airc.it Codice fiscale 80051890152 Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 128 del 22 marzo 1973. Stampa N.I.I.A.G. SpA Bergamo DIRETTORE RESPONSABILE Niccolò Contucci

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EDITORIALE

Pier Giuseppe Torrani

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Presidente AIRC

I nostri ricercatori, un patrimonio nazionale

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on tutti i lettori di Fondamentale sanno che sono avvocato e che mi sono specializzato in diritto pubblico e amministrativo. L’esperienza professionale mi è molto utile per svolgere anche il mio impegno di presidente di AIRC. Non perché vi siano problemi legali, ma perché una grande associazione non profit non può non avere relazioni complesse con il contesto istituzionale, pubblico, economico e sociale in cui opera. E di queste relazioni mi sono sempre occupato nella mia professione. Un’associazione moderna oggi deve immergersi nel flusso della vita contemporanea, con le sue aperture, contraddizioni e difficoltà, in un’epoca in cui lingue e tradizioni si confondono, si accettano o si rifiutano e cambiano. Che cosa fa di AIRC un’Associazione peculiare sotto questo profilo? In primo luogo, è privata, retta da un consiglio direttivo nominato dai soci, strutturata attorno a una Direzione scientifica per la valutazione dei progetti di ricerca e a una Direzione generale per i servizi amministrativi, di comunicazione e di raccolta fondi. Caratteristiche di AIRC sono poi affidabilità ed efficienza. AIRC assicura agli oncologi affermati e ai giovani promettenti il rispetto delle procedure: ogni anno, a febbraio, escono i bandi ed entro novembre dello stesso anno i progetti sono approvati. La terza grande qualità di AIRC è la trasparenza e l’assenza di conflitti di interesse nell’esame dei progetti, grazie a un severo processo di revisione denominato peer review. La valutazione dei progetti di ricerca è affidata a terne di scienziati stranieri ben selezionati e riconosciuti nel mondo oncologico. Attualmente sono circa 500, operanti in ogni parte del mondo, che collaborano con AIRC in questa delicata funzione. La quarta caratteristica di AIRC è quella di destinare tutte le risorse raccolte agli scienziati promettenti che lavorano presso istituti di ricerca esclusivamente italiani, e in grande maggioranza pubblici. Ho voluto descrivere la grande peculiarità del modello istituzionale AIRC: Associazione privata certamente, che raccoglie i fondi dai cittadini o dalle imprese private, ma che ha adottato procedure di evidenza pubblica trasparenti e che finanzia la ricerca oncologica pubblica italiana. Un caso emblematico di collaborazione pubblico-privato. Ma non finiscono qui le particolarità di questo modello. AIRC, con i suoi finanziamenti costanti a circa 5.000 scienziati, ha formato una vera e propria “scuola italiana di oncologia” apprezzata non solo nel nostro Paese, ma nel mondo intero. Queste persone sono il nostro grande patrimonio nazionale a servizio dei malati in cura presso le nostre istituzioni sanitarie. La migliore preparazione per combattere il cancro.

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VITA DA RICERCATORE Annalisa Di Ruscio

In questo articolo: Start-up grant oncoematologia ricerca di base

Da classicista mancata a ricercatrice di successo Un brutto voto nel tema di maturità cambia il destino di una giovane abruzzese e la porta alla laurea in medicina e poi alla prestigiosa Università di Harvard. Oggi è tornata in Italia con un finanziamento AIRC e si occupa degli aspetti molecolari in oncoematologia

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a cura di FABIO TURONE per via del romanzo italiano dell’Ottocento se ha abbandonato il progetto di iscriversi alla Facoltà di lettere classiche: all’esame di maturità, che stava sostenendo al Liceo classico di Sulmona, la cittadina abruzzese dove è nata, la prima traccia invitava a parlare dei “continui successi delle scienze, in particolare della medicina” e delle promesse della genetica, ma lei per puntare al massimo dei voti optò per la letteratura: “Fu una vera batosta, perché avevo sempre amato molto scrivere ed ero fiduciosa, ma quel mio tema di italiano ottenne un modesto sei. Anche grazie a una versione di greco impeccabile, su DeAnnalisa mostene, il voto finale fu di 54 Di Ruscio sessantesimi. Un buon voto, ma io vissi il mancato 60 coinsieme una sconfitta bruciante” a Gianluca me racconta Annalisa Di Ruscio, Gaidano seduta nell’ufficio da cui da pochi mesi dirige uno dei laboratori del Dipartimento di medicina traslazionale dell’Università del Piemonte Orientale di Novara. La “batosta” mise tutto in discussione: “Devo a quel 54 se sono qui oggi. Avevo deciso che per iscrivermi a 4 | FONDAMENTALE | OTTOBRE 2016

lettere classiche avrei dovuto ottenere il massimo dei voti, quindi mentre elaboravo la sconfitta cercai una nuova sfida con cui rimettermi in gioco” racconta con un sorriso sereno. “Alcuni corsi di laurea avevano il numero chiuso, per cui in estate feci il test di ingresso alla Facoltà di economia e commercio, della Bocconi di Milano e decisi anche di seguire un’amica che aveva deciso di fare quello di medicina all’Università Cattolica di Roma. Avevo letto Elogio dell’imperfezione, l’autobiografia scritta dalla grande scienziata Rita Levi-Montalcini all’indomani del premio Nobel, che mi colpì molto”. La scelta cade sulla Cattolica di Roma e la prospettiva di avere un medico in famiglia viene accolta da tutti con grande entusiasmo: “Mia mamma e mia nonna erano felicissime e, tra le tante ragioni, c’era l’idea che come medico avrei guadagnato bene. Nessuno immaginava che dopo la laurea e la specializzazione in ematologia avrei optato per un’incerta carriera nella ricerca” ricorda divertita. Trascorre il primo anno nella capitale vivendo in un collegio di suore, con orari monacali, poi insieme a cinque

compagne di università si sposta in un appartamento davanti al Policlinico Gemelli: “Studiare medicina è stata la cosa più bella che mi sia capitata” sottolinea con entusiasmo, prima di raccontare del colpo di fulmine ancor più folgorante che la colpì nell’estate del 2002: “Ero al quarto anno e grazie al programma Erasmus ero andata a trascorrere l’estate nel Dipartimento di ematologia dell’Università di Cardiff, in Galles, diretto da Alan Burnett, che un giorno mi chiese se volevo conoscere il laboratorio di biologia molecolare. Fu così che iniziai ad appassionarmi dell’aspetto molecolare della ricerca”.

Il medico in laboratorio

Al ritorno in Italia la passione trova un fertile terreno di coltura nel laboratorio del Gemelli, anche grazie alla guida della sua mentore, Maria Teresa Voso. Lì trascorre un periodo di due anni, preludio all’ingresso – dopo la laurea in medicina, questa volta con il massimo dei voti e la lode - nella scuola di specialità in ematologia. Sta frequentando il terzo dei quattro anni, quando ottiene una borsa di studio AIRC, intitolata a Leonino Fontana e Maria Lionello, per trascorrere un anno nel tempio mondiale della ricerca medica: l’Università di Harvard a Boston, negli Stati Uniti. “La mia famiglia aveva un rapporto particolare con Boston, perché nel dopoguerra i miei nonni materni erano emigrati lì, e mia mamma Marisa ci visse per molti anni prima di tornare a Sulmona, dove, durante le vacanze, conobbe mio papà, Davide, con cui proprio quest’anno festeggia i 40 anni di matrimonio”. Anche la nuova sfida viene affrontata con passione: “Come medico avevo inizialmente moltissime lacune in biologia e, nel laboratorio di oncoematologia diretto da Daniel Tenen, al Beth Israel Deaconess Medical Center, ho trovato un ambiente nuovo e molto competiti-

La famiglia contava su una carriera nella clinica


“A

vo. Soprattutto all’inizio sentivo di dover dimostrare di essere all’altezza della nuova sfida”. Un anno non basta per portare a termine un progetto di ricerca, ma è sufficiente per capire se la la direzione è promettente. Per Annalisa, la conferma di essere sulla strada giusta arriva con l’aggiudicazione di una nuova borsa di ricerca, in concomitanza con l’esame di specializzazione in ematologia sostenuto a Roma, in inglese. Il voto? 50/50, con lode. La borsa di ricerca – degli ultracompetitivi National Institutes of Health – è triennale e comporta di spostare decisamente il proprio baricentro, non solo professionale, sulla Costa Orientale degli Stati Uniti: “Da quando mia mamma ha scoperto la possibilità di vederci in qualsiasi momento via Skype si è appassionata a tutte le nuove tecnologie” racconta con un sorriso. “Dopo due anni vissuti in una stanza in un appartamento in condivisione, al compimento dei trenta ho deciso di andare a vivere per conto mio, nel quartiere di Brooklin, non lontano dal Beth Israel”. La vita è scandita dal ritmo frenetico della ricerca in laboratorio: “In un contesto ideale per la scienza come Boston, e in un clima generale fortemente competitivo, il laboratorio di Tenen mi è piaciuto molto, anche per il grande spirito di collaborazione e condivisione. Per me è stata un’espe-

DALLA CRONACA NERA A NATURE

un certo punto della sua adolescenza Annalisa Di Ruscio pensava che avrebbe voluto fare la giornalista di cronaca nera o il magistrato, ma la sua passione per la ricerca del colpevole si è alla fine concentrata sulla cellula e su un meccanismo complesso che fa sì che un gene, che fino ad allora aveva fatto onestamente il proprio lavoro cominci, per così dire a “delinquere”, innescando il cancro. Il meccanismo è quello della cosiddetta “metilazione”: una reazione biochimica che comporta l’aggiunta in specifici punti del DNA di un atomo di carbonio e tre

di idrogeno legati insieme (che così facendo formano un “gruppo metile”) ed è legata alla proliferazione e al differenziamento cellulare. Fa parte delle cosiddette modifiche epigenetiche, che non cambiano il “testo”, ovvero la sequenza vera e propria del genoma, ma possono modificarne il significato o renderlo totalmente invisibile, come se fossero scritte usando lo stesso colore dello sfondo della pagina. La ricerca di Annalisa Di Ruscio ha preso in esame l’interazione tra un gene, un enzima e un particolare tipo di RNA (non codificante) scoprendo una sorta di interruttore

biochimico in grado di trasformare un gene oncosoppressore, impegnato nella lotta per contrastare il cancro, in un suo complice, e viceversa. La ricerca, pubblicata come prima autrice sulla rivista Nature, dopo le importantissime osservazioni su linee cellulari, dovrà essere ampliata e confermata, ma apre la strada a nuove strategie terapeutiche: tra i prossimi obiettivi c’è la messa a punto di molecole capaci di “demetilare” selettivamente specifici geni coinvolti nello sviluppo del cancro e di altre malattie.

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VITA DA RICERCATORE Annalisa Di Ruscio

to come l’ematologia oncologica, la ricerca diventa anche uno strumento per esorcizzare il dolore, un modo per tentare di rendersi utili e contribuire alla comprensione della malattia” spiega Di Ruscio. “Il tentativo di vincere quel senso di sconforto e ingiustizia che si prova. Nello sforzo collegiale dei ricercatori insieme ad associazioni come AIRC si nasconde un senso di umanità e di solidarietà che è l’essenza della ricerca e la sua più grande bellezza. Il pensiero di quei tanti che non ce l’hanno fatta è come un faro sempre presente che guida e sostiene la volontà di capire come farcela.”

Un lavoro creativo Nella foto Annalisa Di Ruscio insieme a Mailin Li, Pasquale Cascino e Claudia Scopelliti

rienza fantastica di vita, non solo per le cose che ho imparato, grazie all’aiuto del collega senior Alexander Erbalidze, ma anche perché sono entrata in contatto con lingue, culture e abitudini di tutto il mondo. A una certa ora, qualcuno rammentava a tutti gli altri che restavano ben pochi ristoranti ancora aperti, e bisognava sospendere il lavoro”.

Ritorno in patria Ora che grazie a un finanziamento di AIRC è riuscita a tornare in Italia dalla porta principale, dopo otto anni passati a studiare, fare ricerca e insegnare a Harvard, ha portato con sé una studentessa di master americana, Mailin, che condivide il nuovo laboratorio con due giovani ricercatori italiani, Pasquale e Claudia. Il rientro non è stato facile né immediato: “Ho presentato per la prima volta la domanda per lo Start-up grant di AIRC all’inizio del 2013, ma fui scar1 2 3 4

tata. Nello stesso periodo anche la mia ricerca sottoposta alla rivista Nature per la pubblicazione fu bocciata da uno dei revisori e, a quel punto, ho pensato di aver sprecato gli ultimi sei anni della mia vita” racconta. Rimboccandosi le maniche, ha escogitato un nuovo esperimento per convincere il revisore riluttante, ottenendo finalmente il via libera alla pubblicazione: “La carriera nella ricerca è fatta di alti e bassi e richiede molto supporto. Però è davvero un lavoro unico e oggi mi ritengo molto privilegiata”. La nuova importante pietra miliare aggiunta al curriculum con la prestigiosa pubblicazione le ha quindi permesso di riprovare, ottenendo una borsa della fondazione Harvard-Armenise che favorisce il rientro in Italia dei ricercatori migliori e poi quella di AIRC, con cui ha aperto il proprio laboratorio all’Università del Piemonte Orientale di Novara, nel dipartimento diretto da Gianluca Gaidano. “Per chi abbia frequentato un repar-

Creatività e rigore sono la ricetta per il successo

Nel 2016 vogliamo affrontare in particolare quattro grandi sfide: 1-immunità e cancro, 2-prevenzione, 3-cancro e ambiente e 4-indentificazione dei bersagli per cure mirate. Queste ricerche rispondono alla sfida 4. Per approfondire vai su www.airc.it/sfide 6 | FONDAMENTALE | OTTOBRE 2016

Oggi la nostalgia per gli studi classici viene fuori quando vengono pubblicate le tracce d’esame e lei verifica quanto riesce ancora a tradurre dal greco e dal latino: “Consiglio il liceo classico a chiunque voglia mettersi alla prova, perché sprona a dare sempre di più e insegna a cercare sempre lo stimolo per migliorarsi” spiega. “Mettere in piedi un protocollo di ricerca è un lavoro creativo, che però richiede uno scrupoloso lavoro di risoluzione di problemi piccoli e grandi, da seguire passo dopo passo, provando e riprovando”. Per certi versi, è una situazione simile a quella di chi si mette ai fornelli: “Nella ricerca, come nella cucina, ci sono cose che si possono fare usando preparati confezionati da altri, con la sicurezza di un risultato più che dignitoso. Partire dagli ingredienti grezzi invece espone al rischio di frustrazione, ma permette di scoprire e creare cose nuove”. Annalisa ha scoperto a Harvard di avere un talento speciale per questa particolare attività creativa quando Daniel Tenen le ha fatto un curioso complimento: “’You’re a real man!’ mi ha detto” ricorda con divertito orgoglio. “Un medico divenuto biochimico e un vero uomo!”


della ricerca AIRC Un nuovo bersaglio per il pancreas Il carcinoma del pancreas richiama verso di sé una serie di cellule del sistema immunitario, tra cui i macrofagi, che danno origine a una forte reazione infiammatoria. “Queste cellule producono molecole che, di fatto, aiutano il tumore, nascondendolo alla vista di altre cellule del sistema immunitario, come i linfociti T, che sarebbero invece predisposte ad attaccarlo” spiega Emilio Hirsch del Dipartimento di biotecnologie molecolari e scienze della salute dell’Università di Torino. Insieme a Francesco Novelli, ha provato a chiarire i meccanismi attraverso i quali i globuli bianchi inattivano la loro risposta antitumorale, concentrandosi su una molecola, la fosfoinositide 3-chinasi di tipo gamma (PI3K gamma). “Abbiamo lavorato con topi modificati in modo che fossero privi di PI3K gamma” racconta Novelli. L’effetto è stato significativo: nei topi privi di tale molecola, i tumori si sviluppavano molto meno velocemente e le terapie standard erano più efficaci. PI3K gamma è quindi un nuovo promettente bersaglio terapeutico per farmaci mirati.

Ercole contro il tumore Lo studio Heracles, pubblicato su Lancet Oncology, è parte di un Programma 5 per mille finanziato da AIRC presso l’Istituto per la ricerca e la cura del cancro di Candiolo (Livio Trusolino, Andrea Bertotti, Alberto Bardelli e Silvia Marsoni) e presso l’Ospedale Niguarda di Milano (Salvatore Siena). Offre nuove prospettive di cura a pazienti con tumore metastatico al colon caratterizzato da una mutazione del gene HER2 e refrattari al trattamento standard con i farmaci biologici. Nella sperimentazione appena conclusa sono stati trattati 27 ammalati con una combinazione di due farmaci diretti specificamente contro il bersaglio HER2 nel tumore. Nella metà dei casi i tumori hanno smesso di crescere e nell’altra metà sono regrediti. In una paziente la massa tumorale è completamente scomparsa ormai da tre anni e mezzo. La sopravvivenza di queste persone già trattate più volte, con malattia avanzata, è di solito inferiore a tre mesi, mentre oltre la metà dei pazienti nella sperimentazione Heracles sta ancora bene dopo nove mesi.

Anticorpi bandierina Uno studio dell’IEO di Milano, pubblicato su Nature Medicine, dimostra che alcuni anticorpi monoclonali inducono la morte del tumore, ma anche l’individuazione delle cellule uccise dal sistema immunitario che si attiva contro il tumore. “Si sa da tempo che anticorpi che bloccano l’interazione tra una cellula tumorale e un fattore di crescita, e che sono normalmente usati nella pratica clinica, come il cetuximab, portano alla morte della cellula tumorale” spiega Maria Rescigno, direttore del programma di immunoterapia. “Tuttavia non si sapeva che alcuni anticorpi inducono nelle cellule tumorali una morte che le rende visibili al sistema immunitario. Questo tipo di morte, che viene chiamata immunogenica, permette al sistema immunitario di riconoscere le cellule tumorali e di iniziare una risposta specifica che consente di eliminare anche cellule che non sono morte”. I risultati permettono di identificare i pazienti in cui gli anticorpi hanno maggiori probabilità di successo.

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ESMO WOMEN Oncologia al femminile

In questo articolo:

professioni medici donna comunicazione medico-paziente

Corsi di formazione per le donne medico Pur essendo la maggioranza nei reparti di oncologia, le circa 1.600 donne oncologhe italiane ricoprono raramente ruoli di responsabilità. Ora una società scientifica europea vuole ripianare il divario

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a cura della REDAZIONE ssere donne ed essere oncologhe: due condizioni che a volte non rendono facile né la vita quotidiana né la carriera. Da un lato ci sono i pazienti che, in situazioni di pericolo come una grave malattia, tendono ancora a sottovalutare le capacità professionali delle donne; dall’altro ci sono le obiettive difficoltà a raggiungere posizioni di dirigenza e ruoli di responsabilità. Se ne è accorta la European Society for Medical Oncology (ESMO), l’associazione che raggruppa il maggior numero di oncologi clinici in Europa, che ha lanciato due anni fa un programma per il sostegno professionale alle donne oncologhe, sia all’estero sia in Italia. “Un sondaggio condotto su ol-

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tre 2.000 oncologi donna affiliati a ESMO in tutti i Paesi europei ha dimostrato che sono la maggioranza tra i medici di reparto, ma che nel 60 per cento dei casi il capo del team è uomo. In Italia questa percentuale è ancora più bassa” spiegano Cristiana Sessa, Giuseppe Curigliano e Pilar Garrido, tre dei medici promotori dell’iniziativa. “Il numero degli oncologi donna sta crescendo perché cresce il numero delle donne nella professione: se nel 2000 solo il 20 per cento dei membri di ESMO era donna, oggi siamo quasi al 40 per cento. Dirigenti e capi di laboratorio, però, sono selezionati prevalentemente tra gli uomini”.


ESTÉE LAUDER SI ALLEA CON AIRC

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ottobre, per la XXIV edizione della Campagna Breast Cancer Awareness di Estée Lauder Companies, per la prevenzione del tumore al seno, la società leader nei prodotti di bellezza ha scelto come partner AIRC. Il Gruppo Estée Lauder Companies devolve 5 euro su una gamma di prodotti, venduti nel mese di ottobre. Il 29 settembre il Duomo di Milano viene illuminato di rosa, durante il lancio della campagna, con madrina d’eccezione Miriam Leone.

Merito e conoscenze La questione della rappresentanza femminile nelle professioni è sempre difficile da affrontare, tanto che si potrebbe sostenere che le donne non raggiungono i vertici delle istituzioni in cui lavorano perché non sono abbastanza brave, oppure perché scelgono di star dietro alla famiglia invece di investire tutto in carriera. Gli esperti di ESMO dissentono: “È un circolo vizioso che dipende anche dai pregiudizi e dalle cattive abitudini. Per esempio, nei congressi scientifici spesso gli speaker invitati sono uomini (mentre le donne sono la maggioranza tra quelle che presentano studi selezionati su basi meritocratiche, in sessioni più brevi e defilate), e questo rafforza l’idea che la qualità del lavoro scientifico femminile sia inferiore, quando in verità è esattamente il contrario: la produzione scientifica delle donne è mediamente di qualità molto elevata, ma siccome la visibilità è il risultato non solo dei propri meriti ma anche dei network e dei contatti, le donne risultano penalizzate”.

Un bene per i pazienti L’iniziativa Women for Oncology, lanciata in Italia da ESMO in occasione della giornata della donna 2016, nasce quindi con l’obiettivo di mettere le donne oncologhe a contatto tra loro e fornire modelli virtuosi. “Abbiamo deci-

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so di investire sulla costruzione di una leadership, cioè di fornire competenze che mettano le circa 1.600 oncologhe italiane in condizione di poter concorrere ai posti di dirigenza” spiega Marina Garassino, medico dell’Istituto nazionale tumori di Milano e rappresentante di ESMO in Italia. “Siamo convinti che questo sia un beneficio non solo per le donne medico, ma anche per i pazienti. Molti studi hanno dimostrato che le donne hanno uno stile di cura diverso da quello degli uomini. Non si tratta, come si potrebbe credere, di una maggiore empatia o di una cura di tipo materno, ma di una maggiore capacità di guardare al paziente nel suo complesso, con tutte le sfaccettature cliniche e sociali”. Un primo evento, organizzato da ESMO Italia, ha voluto puntare alla creazione di modelli virtuosi. “Abbiamo chiamato le 20 donne che in Italia sono già responsabili di un reparto oncologico perché presentassero alle più giovani la loro storia, ma anche il loro modo di

GENERE E STILE

vedere la professione, molto diverso l’una dall’altra, a riprova del fatto che non esiste un unico stile femminile di dirigenza. Poi abbiamo cercato di formare le più giovani sulla comunicazione, per aiutarle a essere più sicure e precise sia quando devono esporre le proprie opinioni in pubblico sia quando devono dialogare con i pazienti”. A livello europeo, ogni Paese ha scelto la propria strategia per favorire la carriera delle donne oncologhe. La Grecia, per esempio, fa attività di lobbying presso le istituzioni e i ministeri. “Siamo contrari alle quote rose, non ci sembrano una soluzione sensata” continua Garassino. “Un medico deve fare carriera grazie ai suoi meriti clinici e scientifici, ma è bene lavorare per far sì che le donne, a parità di capacità, non siano penalizzate dalla scarsa attitudine a farsi avanti per le posizioni importanti, che possono incidere sull’organizzazione della sanità e sul modo in cui gli ospedali si prendono carico dei malati”.

In Italia si punta su professionalità e networking

no studio condotto in Svizzera e negli Stati Uniti e pubblicato già nel 2007 su Patient Education and Counseling, una delle riviste più importanti nell’ambito dello studio della comunicazione interpersonale in medicina, ha permesso di capire che il genere e lo stile di comunicazione del medico sono due elementi indipendenti, percepiti diversamente dai pazienti. Utilizzando visite virtuali, i ricercatori hanno scoperto che i pazienti maschi tendono ad accontentarsi del loro medico indipendentemente dal suo genere e dalle sue modalità di comunicazione. Sono le donne, invece, a volere dai medici donna un livello elevato di empatia e rassicurazione e, paradossalmente, a non volerlo dai medici maschi. “Inevitabilmente le donne proiettano sui medici donna un modello di presa in carico di tipo materno, mentre dai medici maschi si aspettano un comportamento più rigido, che viene percepito come manifestazione di sicurezza” spiegano gli autori.

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EPIDEMIOLOGIA Gli studi sui gemelli

La lezione dei fratelli uguali ma diversi Gli studi sui gemelli sono preziosi perché ci aiutano a distinguere tra la componente genetica e quella ambientale nello svilippo delle malattie. Con qualche sorpresa, perché anche le abitudini possono dipendere dal DNA a cura di AGNESE CODIGNOLA n principio fu il Minnesota o, meglio, il Minnesota Twin Family Study, uno studio coordinato da Thomas Bouchard a partire dal 1979, protrattosi fino al 1999 e condotto su 137 coppie di gemelli, 81 dei quali omozigoti, cioè identici, e 56 eterozigoti (nati cioè dalla fecondazione contemporanea di due ovuli, con una concordanza genetica simile a quella di due fratelli nati in epoche diverse). Quello studio, dal quale nacquero non meno di 170 altri studi, e che per primo mise in luce aspetti inediti della salute e della vita dei gemelli, compresi fattori quali l’orientamento sessuale e religioso, le abitudini, gli aspetti psicologici, fece anche capire, per la prima volta, che molto di ciò che siamo – dal punto di vista del rischio di contrarre qualche malattia – lo dobbiamo al patrimonio genetico. Molto, ma non tutto. Nel tempo sono comparsi altri studi, alcuni dei quali incentrati sul rischio di am-

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malarsi di singoli tipi di tumore (vedi box), ma quello pubblicato su JAMA pochi mesi fa è senza dubbio il più dettagliato e significativo, al punto da poter essere paragonato al Minnesota Study, applicato però al solo cancro. A coordinarlo sono stati Lorelei Mucci, epidemiologa della Harvard Chan School, e Jaakko Kaprio, dell’Università di Helsinki con molti altri colleghi nordeuropei; insieme, esperti di statistica ed epidemiologia hanno analizzato i dati di più di 200.000 gemelli omo ed eterozigoti seguiti per una media di 32 anni, tra il 1943 e il 2010, e inclusi nel Nordic Twin Study of Cancer, un database in cui convergono dati di Danimarca, Norvegia, Finlandia e Svezia. UN RISCHIO PIÙ ELEVATO Gli autori hanno verificato l’andamento di ben 23 forme di tumore e il risultato è stato molto chiaro: se un gemello si ammala, per l’altro il rischio è superiore a quello della popolazione genera-

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LO STUDIO

PER IL POLMONE CONTANO LE ABITUDINI

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iù che il genoma, per il tumore del polmone sono importanti le abitudini come il fumo. Questo quanto emerso in uno studio condotto dagli epidemiologi del National Cancer Institute di Bethesda su oltre 15.000 coppie di gemelli nati tra il 1917 e il 1927 negli Stati Uniti e pubblicato su Lancet nel 1994. Analizzando i dati si è scoperto che non vi sono differenze statisticamente significative nell’incidenza di tumore polmonare nelle coppie di gemelli in cui uno dei due si è ammalato rispetto alle coppie di fratelli, anche se questo tumore è, in numeri assoluti, lievemente più frequente tra i gemelli che tra i semplici fratelli. Piuttosto, è emersa l’associazione con l’abitudine al fumo, come atteso. Che poi la dipendenza dal tabacco abbia caratteristiche genetiche, secondo studi condotti negli anni successivi su altre popolazioni di gemelli, è certo, ma questo conferma che i geni non sono responsabili per intero dell’insorgenza dei tumori.


In questo articolo: gemelli epigenetica stili di vita

le del 14 per cento se si tratta di gemelli identici e del 5 per cento se si tratta di gemelli eterozigoti. E questo vale per molte forme di tumore, da quelle più comuni a quelle più rare. “I numeri delle

persone coinvolte e la durata della rilevazione fanno sì che questo studio fornisca informazioni molto importanti e del tutto affidabili” commenta Pier Giuseppe Pelicci, co-direttore scientifico dell’Istitu-

SPERIMENTAZIONI

LA DISCORDANZA GEMELLARE È EPIGENETICA

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nche se hanno un patrimonio genetico identico, i gemelli monozigoti non si ammalano sempre delle stesse malattie o non lo fanno nello stesso momento. Il fenomeno è chiamato “discordanza gemellare”, e uno studio condotto su 36 coppie di gemelle dove era presente almeno una donna ammalatasi di tumore al seno, pubblicato su Carcinogenesis, aiuta a capire da che cosa è determinato. Il team di ricercatori guidato da Manel Esteller, direttore

to europeo di oncologia (IEO) di Milano, che aggiunge: “Le differenze rilevate tra gemelli omozigoti, cioè persone con lo stesso DNA, ed eterozigoti, cioè persone che non sono diverse dai normali fratelli, geneticamente parlando, ma che hanno condiviso l’ambiente più di quanto non facciano le persone senza fratelli gemelli (a partire dallo sviluppo in utero e poi, quasi sempre, dai primi anni di vita, per quanto riguarda per esempio l’alimentazione) possono darci informazioni fondamentali per comprendere quanto, della nostra salute, derivi direttamente dai nostri geni e quanto, viceversa, sia più suscettibile alle condizioni in cui viviamo, alle scelte che facciamo, allo stile di vita in generale”. I dati in questione confermano l’esistenza di una predisposizione genetica verso alcune forme di tumore – sicuramente almeno una ventina delle 23 analizzate – e, tuttavia, anche il ruolo importante di fattori non genetici. Una delle prove, aggiunge ancora l’esperto, deriva dal fatto che quando un gemello si ammala, l’altro impiega alcuni anni a sviluppare lo stesso tumore, in media da un minimo di

cinquea un massimo di 15-20. Come mai? Probabilmente perché più o meno consapevolmente ha abitudini di vita che lo tengono al riparo più a lungo. E questo ha importanti ricadute pratiche. TEMPI DIVERSI Lo studio nordeuropeo dice anche qualcosa di più specifico, quanto al rischio oncologico. Infatti quando uno dei gemelli sviluppa una neoplasia, l’altro, qualora si ammali, non necessariamente va incontro allo stesso tipo di tumore: un dato che potrebbe avere almeno due tipi di cause. Spiega Pelicci: “Sappiamo che esistono singoli geni che aumentano il rischio, come BRCA 1 e 2 per la mammella e l’ovaio, ma sappiamo anche che ne esistono alcuni le cui mutazioni sono strettamente associate a un incremento del rischio di più tumori, per esempio perché diminuiscono la capacità di riparazione del DNA. Inoltre, alcuni geni intervengono su quello che chiamiamo microambiente cioè, per esempio, sulla regolazione del sistema immunitario che, in alcuni individui, potrebbe essere meno efficiente nel contrastare la crescita tumorale, e dare quindi un microambiente più favorevole al cancro, perché po-

del Cancer Epigenetics and Biology Program di Barcellona (Spagna), ha infatti verificato alcune modificazioni epigenetiche nelle gemelle, e scoperto che una di queste modificazioni, e cioè la metilazione di un gene chiamato DOK7, era più alta nelle malate, e che tale differenza era dimostrabile anche prima delle manifestazioni cliniche della malattia. La scoperta ha una doppia implicazione: da un lato lascia intravvedere la possibilità che si arrivi a fare una diagnosi precoce o una vera e propria prevenzione semplicemente misurando la metilazione di DOX7; la seconda è che alcune pazienti potrebbero essere efficacemente curate con farmaci antiepigenetici, alcuni dei quali sono già in clinica, mentre molti altri sono allo studio. OTTOBRE 2016 | FONDAMENTALE | 11


EPIDEMIOLOGIA Gli studi sui gemelli

polato da meno elementi del sistema immunitario capaci di contrastarlo”. Ma i geni determinano anche, in parte, lo stile di vita. Come già dimostrato nel Minnesota Study e poi in altri studi, i gemelli tendono ad avere comportamenti simili, per esempio, per quanto riguarda fumare o per altri comportamenti a rischio. “Questo, ben lungi dall’essere una condanna senza speranza, lascia intravvedere ulteriori spazi di intervento” commenta Pelicci, che sottolinea: “Conoscere il genoma e ogni possibile relazione con i tumori (obiettivo ancora lontano, ma per il quale si lavora alacremente) può aiutare nella prevenzione, perché anche i geni più pericolosi possono essere tenuti a bada con provvedimenti adeguati.

Se per esempio si sapesse che una persona può avere una predisposizione all’abuso di sostanze nocive, si potrebbe pensare di impostare strategie preventive personalizzate, che la aiutino a non cedere, così come a stabilire piani di diagnosi precoce specifici. Una predisposizione genetica conferisce solo un rischio maggiore ma mai, in nessun caso, una condanna certa”. L’EPIGENETICA È LA CHIAVE Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, solo di recente, a partire dai primi anni 2000, si è capito in che modo le abitudini, e in generale il mondo esterno, influiscono sulla salute. Si è compresa, cioè, l’importanza dei meccanismi epigenetici, cioè delle modificazioni che av-

vengono non sulla doppia elica del DNA, ma in modo per così dire accessorio. I geni, infatti, non esprimono la proteina che sono deputati a sintetizzare per il solo fatto di esistere, ma lo fanno quando sono regolati, per esempio attraverso fattori di trascrizione e attraverso l’aggiunta, alle basi che li compongono, di piccoli gruppi chimici, oppure attraverso modifiche nella loro conformazione spaziale. Tutto ciò li rende attivi, quando è necessario, oppure silenti, quando è più opportuno che restino inattivi, in attesa che si creino le condizioni per esprimere di nuovo la loro proteina. I dati derivanti dai gemelli hanno confer-

BIOLOGIA

IDENTICI ANCHE NELLA MICROFLORA

C’

è un ulteriore aspetto che caratterizza i gemelli e che potrebbe spiegare almeno in parte il rischio oncologico più elevato: la composizione della microflora batterica intestinale. Secondo un recente studio pubblicato su Cell Host & Microbe dai ricercatori della Cornell University di New York, infatti, i gemelli sono simili anche in questo aspetto. E lo sono non tanto, o non solo, perché, come accade nella stragrande maggioranza dei casi, crescono insieme e mangiano le stesse cose, quanto piuttosto perché i loro geni influenzano la varietà e la quantità delle specie batteriche presenti nell’intestino. Gli autori hanno analizzato i dati di oltre 1.100 coppie di gemelli iscritti nel Twins UK Study, una ricerca in corso in Gran Bretagna, e hanno dimostrato che alcuni dei ceppi presenti risentono del patrimonio genetico, che agevola la predominanza di alcune specie su altre. Tra le famiglie batteriche suscettibili al DNA dell’ospite vi sono alcuni bifidobatteri e altre molto comuni associate alla capacità di digerire i latticini, al riconoscimento dei tessuti propri (cosa importante per evitare lo sviluppo di autoimmunità), alla regolazione della pressione sanguigna e del sistema immunitario. Poiché quest’ultimo è fondamentale per tenere sotto controllo la proliferazione tumorale, è probabile che le caratteristiche genetiche abbiano conseguenze dirette sul rischio oncologico anche in modo indiretto.

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mato la grande importanza di questo tipo di regolazione, che dipende strettamente dalle abitudini e dalle condizioni ambientali. “Anche in questo caso” conclude Pelicci “abbiamo ancora molto da scoprire e studi come quelli sui gemelli ci permettono di comprendere meglio in che direzione guardare, perché aiutano a distinguere quanto è da attribuire al genoma da quanto è relativo all’epigenoma. Inoltre, esistono già farmaci epigenetici usati come antitumorali e molti sono in studio. Anche da questo punto di vista, capire che ruolo possono avere potrebbe consentire molto presto di avere terapie ancora più efficaci”.

I geni non sono totalmente deterministici


TERAPIE Farmaci e tecniche

In questo articolo: trattamenti farmaci terapie biologiche

Una babele di nomi per le armi anticancro Gli strumenti a disposizione dei medici per trattare i tumori sono oggi molto numerosi, ma non è sempre facile capire in cosa consistono le diverse terapie e a volte i nomi dei trattamenti non aiutano

T

a cura di CRISTINA FERRARIO erapia biologica, farmaci intelligenti, adroterapia e molto altro ancora. Orientarsi nel vasto mondo dei trattamenti contro il cancro non è affatto semplice, soprattutto perché le informazioni disponibili non sempre sono chiare. Inoltre, i nuovi trattamenti hanno basi molecolari e tecniche piuttosto complesse. Conoscere le differenze tra i diversi tipi di cura è però fondamentale per capire come agiscono e per affrontare il percorso verso la guarigione con la consapevolezza che le terapie oggi disponibili possono davvero fare molto contro la malattia, attaccandola da diversi fronti.

Classici ma sempre al passo con i tempi

Quando si parla di cancro viene naturale pensare ai trattamenti più classici, quelli che da più tempo sono utilizzati in oncologia: chirurgia, radioterapia e chemioterapia. Il fatto che siano disponibili da molto tempo non significa che si tratti di pratiche vecchie, poco efficaci e poco attente alle novità della medicina e della tecnologia. Per esempio la chirurgia, che si utilizza per eliminare il tumore del tutto o almeno in parte o per alleviare i sintomi nelle fasi terminali della malattia (scopo palliativo), sta diventando sempre meno invasiva e si serve di strumenti tec-

nologicamente molto avanzati, inclusi speciali robot, per ridurre ai minimi termini il sanguinamento e il dolore dopo l’intervento e per operare in modo sempre più preciso. Un discorso molto simile può essere fatto per la radioterapia. La tradizionale radioterapia, basata su radiazioni che dall’esterno colpiscono il tumore, utilizza oggi strumenti sempre più precisi che rendono il trattamento molto più efficace e meno dannoso per i tessuti sani. Molto usata è anche la radioterapia interna, detta brachiterapia, che permette di posizionare il trattamento (le radiazioni) direttamente nel tumore. Infine la chemioterapia, uno dei trattamenti più temuti per i suoi effetti collaterali, riesce a raggiungere tutto l’organismo e si basa oggi su farmaci usati da soli o in combinazioni particolari, scelte in base a diversi parametri come il tipo di tumore e il tipo di paziente. Se usata prima dell’intervento chirurgico per ridurre le dimensioni del tumore prende il nome di neoadiuvante,

Le strategie sono comuni malgrado le etichette

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TERAPIE Farmaci e tecniche

“S

VACCINI MOLTO SPECIALI

iamo abituati a pensare ai vaccini come a uno strumento di prevenzione contro pericolose infezioni causate da virus e batteri, ma in oncologia i vaccini hanno anche un altro ruolo e possono rappresentare una vera e propria terapia. Accanto a vaccini

preventivi come quello contro il Papilloma virus responsabile del tumore della cervice uterina, ci sono infatti vaccini che aiutano a trattare il cancro spingendo il sistema immunitario a reagire contro la cellula tumorale. In alcuni casi il vaccino è costituito dalla cellula

mentre se serve dopo l’intervento per ridurre il rischio che la malattia ritorni o per completare il lavoro del chirurgo viene definita adiuvante.

Le terapie diventano intelligenti

I farmaci chemioterapici sono ancora molto utilizzati e funzionano secondo meccanismi molecolari differenti: alcuni bloccano la replicazione delle cellule danneggiando il DNA, altri fanno in modo che le cellule smettano di crescere, altri ancora impediscono alle cellule di duplicare il proprio DNA per generare due cellule figlie. Il problema principale di questi farmaci è che non riescono a distinguere le cellule sane da

quelle tumorali, quindi, danneggiano entrambe. Un “difetto” importante che spesso è alla base degli effetti collaterali della chemioterapia e che è stato superato almeno in parte dall’arrivo dei cosiddetti farmaci intelligenti o terapie a bersaglio (in inglese targeted therapy). Si tratta, semplificando molto, di terapie che sfruttano le differenze tra cellule tumorali e cellule normali e colpiscono uno specifico bersaglio attivo o presente solo nel tumore. I farmaci intelligenti sono molti e si possono suddividere, per esempio, in base al tipo di bersaglio contro il quale sono diretti: in alcuni casi bloccano o “spengono” segnali che permettono alla cellula tumorale di crescere veloce-

tumorale (modificata per renderla inoffensiva) o da una parte di essa; in altri casi si parte dalle cellule immunitarie prelevate dal paziente, messe a contatto con il tumore in laboratorio e quindi “addestrate” a riconoscerlo come nemico. Una volta pronte, le cellule vengono nuovamente iniettate nel paziente dove svolgono la loro funzione di terapia contro il cancro. mente e dare origine a metastasi, in altri interferiscono con la capacità tipica del tumore di generare nuovi vasi sanguigni attraverso i quali procurarsi nutrimento, in altri ancora spingono le cellule del cancro a “suicidarsi” o sfruttano il sistema immunitario per avere la meglio sul tumore. Gli effetti collaterali, pur essendo meno importanti rispetto a quelli della chemioterapia, sono comunque presenti e spesso si manifestano a livello cutaneo con arrossamenti, fotosensibilità, cambiamenti nella colorazione e nella struttura della pelle. Anche nausea, vomito, stanchezza, ipertensione, difficoltà nella guarigione delle ferite e nella coagulazione del sangue fanno parte dei possibili eventi avversi delle terapie a bersaglio. Proprio il bersaglio determina l’effetto collaterale: un farmaco creato per bloccare in modo specifico il recettore EGFR, che normalmente dice alle cellule di dividersi e crescere, crea danni anche alle cellule sane della pelle, particolarmente ricche di EGFR che fanno fatica a mantenere la normale crescita e idratazione.

Il sistema immunitario

Il sistema immunitario è una delle armi più potenti che l’organismo ha a disposizione per difendersi dagli attacchi esterni di virus e batteri, ma anche da quelli interni come per esempio il cancro. A volte il sistema immu-

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nitario da solo non ce la fa: le cellule tumorali spesso non sono abbastanza diverse da quelle sane da essere riconosciute come estranee e attivare la risposta immunitaria; inoltre, il tumore è spesso in grado di produrre sostanze che bloccano la risposta dell’organismo, oppure riesce a “travestirsi” e a ingannare le linee difensive naturali. Oggi, però, è possibile dare una mano al sistema immunitario e in un certo senso “addestrarlo” a riconoscere e a combattere le cellule tumorali. È lo scopo della immunoterapia che, con approcci differenti, cerca di sfruttare il sistema immunitario contro la malattia. Gli anticorpi monoclonali rappresentano un tipo di immunoterapia molto utilizzata in oncologia e possono essere considerati anche parte delle terapie a bersaglio, in quanto si tratta di anticorpi creati appositamente per riconoscere una parte ben precisa della cellula tumorale. A volte l’anticorpo monoclonale è efficace da solo, grazie al fatto che riesce a legarsi alla cellula malata, ma in altri casi queste molecole vengono legate a un farmaco chemioterapico o a una molecola radioattiva (anticorpi coniugati) che vengono così portati direttamente sul bersaglio, la cellula tumorale. E non è tutto. Fanno parte dell’immunoterapia anche i farmaci che agiscono sui checkpoint del sistema immunitario, meccanismi che evitano l’attacco alle cellule sane da parte delle difese interne dell’organismo e che il tumore a volte è in grado di ingannare. Disattivare i checkpoint significa “togliere il freno” al sistema immunitario e lasciarlo libero di attaccare il tumore. Infine, ma non certo meno importante, c’è anche la possibilità di modificare i linfociti T prelevati dai pazienti, così che, una volta reintrodotti nell’organismo, possano riconoscere e attaccare quello specifico tumore.

Complementari e alternative

Si sente parlare sempre più spesso di terapie complementari e alternative per la cura del cancro. Con questi termini si definiscono tutti i trattamenti che non fanno parte dei protocolli terapeutici standard utilizzati dalla medicina occidentale tradizionale. Non bisogna però generalizzare e pensare che tutto ciò che non è nel protocollo sia negativo. Anche la medicina “ufficiale” riconosce, infatti, l’utilità di alcuni di trattamenti complementari che possono essere quindi utilizzati in combinazione con le terapie standard, per alleviare alcuni sintomi e migliorare la qualità di vita del paziente. Fanno parte di questo gruppo l’agopuntura, tipica della medicina cinese e utile per ridurre il senso di nausea e il dolore, il massaggio e la pratica di attività come yoga o tai chi, ma anche l’arte-terapia, la mindfullness (o meditazione) e la terapia nutrizionale, purché portata avanti con l’aiuto di uno specialista competente e l’assistenza di un medico laureato. Diverso il discorso per le cosiddette terapie alternative che si propongono, appunto, come sostitute dei trattamenti standard, spesso criticati come troppo invasivi e poco efficaci. In questo caso è importante tenere gli occhi bene aperti e parlare sempre con il proprio medico dell’eventualità di interrompere o ritardare la terapia standard in favore di questi metodi: le terapie standard, seppur talvolta gravate da effetti collaterali, hanno un’efficacia scientificamente dimostrata nel combattere una malattia che può essere fatale, mentre la scelta di un trattamento alternativo potrebbe dare tempo e forza al tumore per crescere e diffondersi, diminuendo l’efficacia dei farmaci tradizionali.

Se è di aiuto ben venga ma solo se è senza rischi

LA RADIOTERAPIA SI FA FORTE

S

i chiama adroterapia ed è una forma di radioterapia che utilizza protoni e ioni soggetti a una forza detta “nucleare forte”. Per questa ragione, tali particelle e atomi sono chiamati adroni (dal greco adrós, forte) e da questa caratteristica prende il nome la terapia. Rispetto alla radioterapia tradizionale, l’adroterapia è più potente e riesce a colpire in modo più selettivo le cellule tumorali, limitando quindi i danni a quelle sane. È una tecnica ancora relativamente giovane e viene al momento utilizzata in tumori solidi, rari e resistenti alla radioterapia tradizionale, come nel caso del melanoma dell’uvea, di alcuni tumori della colonna e di alcuni tumori pediatrici.

BIOLOGICHE MA NON NATURALI

I

l termine biologico applicato ai farmaci – oncologici e non – non ha lo stesso significato che assume quando si parla di cibo. Se in genere all’aggettivo “biologico” si associa l’idea di naturale, o privo di additivi chimici, per le terapie è in un certo senso vero il contrario: una terapia biologica è infatti un trattamento che viene creato in laboratorio anche se mima sostanze naturali presenti nell’organismo. Sono terapie biologiche gli anticorpi monoclonali e altri tipi di immunoterapia e di terapie intelligenti e molecole utilizzate nei trattamenti oncologici, come l’interferone e le interleuchine. A differenza dei farmaci classici, quelli biologici sono prodotti partendo da organismi viventi, come, ad esempio, cellule o microrganismi.

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PREVENZIONE Contraccettivi orali

I pro e i contro della pillola ormonale Una recente metanalisi afferma che i contraccettivi orali riducono il rischio di sviluppare il cancro dell’endometrio, ma l’effetto non è altrettanto positivo per quanto riguarda il cancro al seno. La scelta del contraccettivo, comunque, si basa su fattori diversi ed è una scelta complessa

G

a cura di DANIELA OVADIA li ormoni femminili agiscono come fertilizzanti in alcuni tumori ma sono protettivi in altri. Non stupisce quindi che la pillola contraccettiva, la versione sintetica degli ormoni prodotti dall’organismo nell’età fertile, sia stata osservata con attenzione fin dalla sua messa in commercio. Gli ultimi studi in materia hanno fatto pendere la bilancia decisamente a suo favore. La rivista Lancet Oncology ha pubblicato infatti un’importante metanalisi (ovvero uno studio in grado di sommare i risultati provenienti da più studi per aumentare la potenza statistica degli stessi e l’attendibilità dei risultati) sulla relazione tra uso della pillola e cancro dell’endometrio. “È noto da tempo che l’uso dei contraccettivi orali riduce il rischio di sviluppare questa ma16 | FONDAMENTALE | OTTOBRE 2016

lattia” spiega Sandro Pignata, direttore del Dipartimento uroginecologico dell’Istituto tumori Fondazione Pascale di Napoli. “Quello che non era chiaro è quanto a lungo dopo l’interruzione della pillola l’effetto si mantenga tale”. Grazie ai dati provenienti da 36 studi epidemiologici, pubblicati tra il 1987 e il 2014, per un totale di oltre 27.000 donne colpite da cancro dell’endometrio e oltre 116.000 donne non colpite, i ricercatori hanno scoperto che più a lungo dura l’uso dei contraccettivi, maggiore è la riduzione del rischio. Per ogni cinque anni di utilizzo si ha una riduzione del rischio del 25 per cento circa e tale effetto positivo si

mantiene per circa 30 anni dopo l’interruzione della pillola. Un altro elemento interessante messo in luce da questo studio è che, almeno per quanto riguarda il cancro dell’endometrio, il tipo di pillola assunta ha poca importanza e il livello di protezione rimane pressoché analogo per le donne che l’hanno presa negli anni sessanta, negli anni settanta e negli anni ottanta, sebbene il livello di estrogeni nelle formulazioni più vecchie fosse decisamente più elevato che in quelle più nuove. “La nostra metanalisi dimostra che negli ultimi 50 anni, nei Paesi sviluppati presi in esame dai singoli studi, la pillola contraccettiva ha evita-


In questo articolo: contraccettivi orali ormoni endometrio

to circa 400.000 casi di cancro dell’endometrio” spiegano gli autori che fanno capo al Collaborative Group on Epidemiological Studies on Endometrial Cancer.

Meno amica del seno Sebbene la metanalisi di Lancet Oncology abbia sollevato qualche obiezione perché, secondo alcuni esperti, non tiene sufficientemente conto del numero di donne che hanno subito l’asportazione dell’utero durante il periodo di osservazione, la conclusione per il cancro dell’endometrio non sembra lasciare dubbi. Eppure nel 2007 lo IARC di Lione, l’Agenzia che si occupa di classificare le sostanze cancerogene, ha inserito i contraccettivi orali nel gruppo 1, quello dei cancerogeni accertati. “È per via del cancro al seno” spiega Pignata. “In quel caso l’effetto degli ormoni è esattamente l’opposto di quello sull’utero”. Che la pillola non sia amica del seno è cosa accertata già dal 1996, quando è stata pubblicata una metanalisi analoga a quella sull’endometrio ma limitata al cancro della mammella a opera del Collaborative Group on Hormonal Factors in Breast Cancer. Ne risultava che il rischio di sviluppare il cancro della mammella aumentava leggermente nei cinque anni successivi all’utilizzo. Il rischio era più elevato nelle donne che avevano cominciato a prendere la pillola da ragazzine. Dieci anni dopo l’interruzione, però, il rischio di ammalarsi risultava identico tra le donne che avevano fatto uso di contraccettivi

orali e le altre che non li avevano usati, e questo indipendentemente dalla storia familiare e quindi da una eventuale predisposizione. Più recentemente un’analisi condotta su 116.000 donne che hanno partecipato al Nurses’ Health Study, uno dei più noti studi epidemiologici, conferma i risultati del 1996 ma fornisce un’informazione in più: la pillola più legata all’aumento di rischio è la cosiddetta trifasica, in cui i dosaggi di estrogeni e progestinici cambiano tre volte nel corso del mese. Vi sono diverse ipotesi per spiegare questo fatto ma nessuna spiegazione certa, almeno al momento. Le pillole attuali, però, anche quando hanno un dosaggio variabile, sono assai diverse dalle trifasiche assunte dalle partecipanti al Nurses’ Health Study e questo spiega anche perché definire esattamente il livello di rischio (o di protezione) legato all’uso della pillola è complicato: le formulazioni e persino le tipologie di ormoni sintetici sono cambiate molto nel corso del tempo e non è detto che le pillole attuali abbiano un profilo di rischio analogo a quelle del passato.

duzione del rischio di cancro all’ovaio” spiega Pignata. “La scelta, a livello individuale, è più complicata per le donne portatrici dei geni BRCA 1 o BRCA2, che predispongono allo sviluppo del cancro ovarico ma anche del cancro del seno. Molti studi, l’ultimo dei quali datato 2009, dimostrano che la pillola protegge queste donne dal cancro ovarico, ma rimane sempre il problema del cancro alla mammella”. Per chi invece non è portatrice della mutazione, il bilancio è favorevole. Diversi studi hanno infatti confermato l’effetto protettivo. Quale scelta fare sul piano individuale? “È bene premettere che non si assume un contraccettivo per prevenire un tumore, ma per prevenire una gravidanza indesiderata e questo elemento deve rimanere centrale nella decisione” conclude Pignata. Tra benefici e rischio il bilancio pende, tutto sommato, più dalla parte dei benefici, se si esclude il caso della familiarità per cancro del seno. Nel caso della mammella, però, esistono strumenti di diagnosi precoce e screening efficaci che non esistono, per esempio, per il cancro all’ovaio. È bene quindi che le donne conoscano gli effetti degli ormoni sul loro corpo e sul rischio oncologico per mettere in atto le misure di prevenzione più efficaci, ma che decidano sulla base delle esigenze di vita personali, dopo aver parlato col proprio ginecologo anche del proprio profilo individuale di rischio oncologico.

Rischi e benefici non si calcolano solo in relazione al cancro

Un bilancio complesso

Infine c’è il grande capitolo del cancro all’ovaio, per il quale mancano, al momento, efficaci strumenti di prevenzione. “Molti studi hanno associato l’uso dei contraccettivi orali a una ri-

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SPERIMENTAZIONE ANIMALE Metodi alternativi

Ancora molto lontani dai risultati attesi La ricerca di metodi alternativi all’uso di animali si muove su due filoni principali: la ricostruzione di organi in laboratorio e l’uso dei computer. Al momento, però, questi metodi non sono sufficientemente affidabili da permettere di abbandonare del tutto

“I

a cura di DANIELA OVADIA metodi allo studio per sostituire gli animali nella sperimentazione scientifica andrebbero considerati complementari più che alternativi”. Così si esprime Thomas Hartung, ex direttore dello European Union Reference Laboratory for alternatives to animal testing (EURL-ECVAM), il centro europeo con sede a Ispra che deve verificare lo stato dell’arte della sperimentazione animale, e attuale direttore del Center for Alternatives to Animal Testing (CAAT) della Johns Hopkins University di Baltimora, negli Stati Uniti. Hartung, con altri esperti, ha animato una giornata di confronto sui metodi alternativi alla sperimentazione animale organizzata il 18 maggio scorso dall’Istituto Mario Negri di Milano. La scelta del tema è stata tutt’altro che casuale: chi si oppone all’uso degli ani-

mali nella ricerca medica e scientifica, in particolare in Italia, sostiene che esistano tecnologie alternative in grado di dare risultati altrettanto affidabili. Ma è davvero così? La risposta più corretta è proprio quella che dà Hartung, ricercatore che ha dedicato l’intera vita allo studio di tecnologie che possano risparmiare gli animali senza nulla togliere in sicurezza ed efficacia alle cure per gli umani. “È importante chiarire fin dall’inizio che nei centri di ricerca più seri, come quelli nei quali ho lavorato io, si cercano metodologie che possano, un giorno, fornirci risultati altrettanto certi, se non ancora più certi di quelli della ricerca animale. Nel frattempo, però, dobbiamo dire con fermezza che queste alternative non esistono ancora. Vi sono alcuni filoni di ricerca interessanti, che meritano di essere approfonditi, ma non abbia-

In questo articolo: metodi alternativi modelli in silico organoidi

mo ancora trovato il modo di sostituire un organismo intero, con tutte le sue interazioni e complessità, con un modello creato in laboratorio”.

Pochi modelli approvati

Ascoltando Hartung si capisce quindi che sono i ricercatori stessi (e persino le industrie) a spingere per fare ricerca in questo settore: a nessuno piace dover testare un nuovo farmaco su un animale, sia per ragioni etiche sia per una questione di costi, piuttosto elevati, ma al momento sono pochissimi i sistemi sostitutivi approvati, alcuni dei quali sono elencati in una apposita tabella pubblicata sul sito del Centro di referenza nazionale metodi alternativi, benessere e cura degli animali, presso l’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna. Si tratta, nella quasi totalità dei casi, di sistemi alternativi alla sperimentazione animale per valutare l’irritazione cutanea e oculare delle sostanze, ovvero utili soprattutto nel campo della cosmetica più che della ricerca medica. “Non è un caso che si tratti dell’aspetto più semplice della tossicologia, ovvero dei possibili effetti sulla pelle o sugli occhi, che dipendono in gran parte dalla struttura chimico-fisica dei prodotti, fattori che conosciamo molto bene anche prima di cominciare il test” spiega Maura Ferrari, responsabile del Centro. “Non appena dobbiamo studiare gli effetti di una sostanza in situazioni più complicate, dobbiamo tornare a usare gli animali”. Con le nuove normative europee in materia di sperimentazione animale so-

L’

industria chimica è sottoposta a norme che prevedono l’utilizzo di animali per dimostrare che le sostanze prodotte non sono pericolose per l’uomo. L’Europa si è dotata di un regolamento comune, chiamato REACH che, tra le altre cose, vuole migliorare la conoscenza sulla pericolosità delle sostanze chimiche riducendo la sperimen-


Alternativo significa che sostituisce le vere cure

Un modello virtuale sarebbe più economico

no stati decisi anche finanziamenti per la ricerca dei cosiddetti metodi alternativi: al momento si contano investimenti per circa mezzo miliardo di euro l’anno, che però stanno dando risultati meno brillanti di quelli attesi. “C’è un problema di fondo che appare al momento insormontabile: quello della complessità dell’organismo nel suo insieme” spiega Ferrari. “Secondo l’ECVAM, non più del 20 per cento delle sperimentazioni

su animali è sostituibile con metodi alternativi e con un sufficiente margine di sicurezza”.

Alta attendibilità Cosa vuol dire che il metodo alternativo deve essere sicuro? Significa che i suoi risultati devono essere attendibili almeno quanto quelli del sistema di riferimento, che rimane la sperimenta-

zione nell’animale. “Secondo i dati raccolti recentemente in un database internazionale chiamato REACH e prodotto da ECVAM per raggruppare tutti gli studi relativi alla tossicità di una singola sostanza, l’attendibilità della sperimentazione animale si aggira intorno all’85-90 per cento. Ciò significa che, su 10 esperimenti, nove daranno risultati attendibili” spiega Hartung. “Può sembrare poco, ma in realtà è un livello di attendibilità

UNA NORMATIVA PER L’INDUSTRIA

tazione sugli animali. Il primo passo importante è stato la creazione di un database (chiamato REACH come la norma) nel quale le industrie depositano i protocolli e i risultati di tutte le sperimentazioni effettuate sugli animali per una determinata sostanza. In questo

modo si è scoperto che alcune sostanze sono state testate più e più volte, solo perché un’industria non era a conoscenza del fatto che un’altra aveva già condotto la stessa sperimentazione. Grazie alla banca dati, ora chiunque può sapere se l’analisi

di tossicità di un composto è già stata effettuata e con quale esito. È possibile anche sapere se qualcuno ha condotto studi specifici, per esempio nel campo della cancerogenicità, e mettere insieme le informazioni provenienti da fonti diverse.

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SPERIMENTAZIONE ANIMALE Metodi alternativi

molto alto in medicina, dove ovviamente dobbiamo tener conto del fatto che gli organismi viventi non sono mai perfettamente uguali come possono esserlo le macchine. Il problema è che proprio per via di questa variabilità che impedisce di raggiungere un risultato sempre certo al 100 per cento, i metodi cosiddetti alternativi forniscono risultati ancora meno attendibili. Non riusciamo a creare modelli artificiali di un organismo che siano al tempo stesso complessi e flessibili, come sono gli esseri viventi”. E infatti, benché diversi modelli sperimentali siano stati pubblicati su riviste scientifiche, sono pochissimi quelli che hanno passato l’esame di validazione, cioè sono stati effettivamente autorizzati nella pratica.

Due grandi filoni di ricerca

Gli scienziati, nel tentativo di trovare alternative agli animali, si muovono su due grandi filoni di studio. Il primo prevede la creazione di organi artificiali (i cosiddetti or-

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ganoidi) che, sebbene non abbiano la complessità dell’organismo in toto, sono comunque utili per capire gli effetti di una sostanza sull’eventuale organo bersaglio. “Prendiamo per esempio il cervello” spiega Hartung che lavora proprio alla creazione di mini cervelli. “Se vogliamo capire gli effetti di un farmaco su questa parte così importante del corpo, non possiamo limitarci a studiare in vitro la sostanza su uno strato di neuroni, perché nel cervello ci sono anche altre cellule e altri tessuti, oltre a quello nervoso in senso stretto. Inoltre i diversi tipi di cellule dialogano tra loro e il farmaco potrebbe interferire con questo processo. Un test in vitro non sarebbe in grado di scoprirlo”. Ecco perché Hartung ha messo a punto, e pubblicato sulla rivista Nature nel 2013, una tecnica per produrre minuscole sfere di tessuto che contengono tutti gli elementi cellulari del cervello. I suoi “mini cervelli” sono già utilizzati in sperimentazione e sono utili soprattutto perché permettono di testare una sostanza su un gran numero di campioni (evitando di dover ricorrere a molti esemplari di animali di laboratorio) ma ancora non sono abbastanza sicuri e precisi da poter essere usati in tutte le ricerche per le quali è invece necessario studiare un cervello in un organismo intero. Il secondo filone di studio riguarda i cosiddetti modelli in silico, cioè modelli computerizzati di processi metabolici o banche dati di sostanze chimiche che possono dare informazioni preliminari sulla tossicità di una sostanza. Ne

ha parlato a Milano Emilio Benfenati, dell’Istituto Mario Negri, coinvolto nel progetto PROSIL, un progetto europeo che mira proprio allo sviluppo di modelli computerizzati per prevedere la tossicità. “Per ora questi sistemi sono utilissimi per classificare le sostanze in probabilmente innocue o probabilmente tossiche, sulla base delle loro caratteristiche chimiche e fisiche” spiega Benfenati. “Questo permette di ridurre il numero di animali coinvolti nello studio di un nuovo farmaco, ma certo non basta per eliminarli del tutto”. I computer, però, hanno qualche vantaggio rispetto agli animali: per esempio, sono in grado di “imparare” da precedenti risultati e utilizzare i risultati scientifici per migliorare le capacità predittive su nuove sostanze. Un altro vantaggio è quello temporale: i computer analizzano molte sostanze in poco tempo. Ma talvolta danno risultati fuorvianti: “Se una sostanza risulta tossica nella metà dei casi, non posso studiarla col computer, perché verrebbe classificata comunque come tale, anche se nella realtà può essere innocua in un caso su due”. Ora i ricercatori stanno cercando di cambiare strategia: invece di costruire programmi che selezionano le sostanze sulla base delle caratteristiche chimicofisiche, cercano di lavorare su software che mimino possibili meccanismi d’azione. È un passo avanti nella ricostruzione virtuale della complessità di un organismo vivente, ma siamo ancora ben lontani dal risultato necessario. In sostanza, la ricerca sui cosiddetti metodi alternativi ha dimostrato che sono certamente utili, per esempio per diminuire il numero di animali usati in laboratorio, ma non risolutivi. Gli investimenti nel settore stanno crescendo, anche perché si spera di ottenere, un giorno, non solo una soluzione ai problemi etici ma anche a quelli economici legati all’uso di animali, con in più una migliore attendibilità dei test. Un traguardo che per ora appare ancora lontano.

La creazione di organoidi è già una realtà


NOTIZIE FLASH

Dal Mondo Il cancro fa male alla psiche

Una diagnosi di cancro è destabilizzante anche dal puntodi vista psichico. Lo dimostra uno studio pubblicato su Jama Oncology da un gruppo di ricercatori dell’Istituto Karolinska di Stoccolma che ha esaminato lo stato di salute di oltre tre milioni di cittadini svedesi tra i quali vi erano oltre 300.000 pazienti oncologici. Gli autori hanno misurato il rischio di depressione, ansia, abuso di farmaci o droghe, disturbi psicosomatici o reazioni da stress dimostrando che aumenta nei malati di cancro, soprattutto nella settimana dopo la diagnosi, ma rimane più alto della media per ben 10 anni dopo il fatto. Anche la prescrizione di farmaci psichiatrici aumenta di conseguenza, in particolare nei primi tre mesi dopo la diagnosi, e rimane più elevata della media per circa due anni. Per gli autori si tratta solo della conferma di un fenomeno che i medici conoscono bene ma spesso sottovalutano, mentre la valutazione psicologica e psichiatrica dovrebbe far parte stabilmente delle visite oncologiche.

L’HPV colpisce ancora

Nelle donne che hanno sviluppato una lesione precancerosa della cervice uterina di tipo CIN2 o 3 (cioè già avanzata), l’asportazione non basta: bisogna tenere sotto controllo tutta la zona dei genitali, perché l’HPV, il virus del Papilloma umano che ne è la causa, può colpire anche altrove. Uno studio pubblicato su Cancer Epidemiology, Biomarkers & Prevention da un gruppo di ricercatori dell’Ospedale Universitario di Copenaghen, che ha coinvolto oltre 150.000 donne con diagnosi di CIN2 o 3, dimostra che queste pazienti sono a rischio aumentato di sviluppare un cancro della vagina, della vulva o dell’ano. Tutte queste forme sono collegate all’infezione da HPV che non viene eliminata con l’asportazione della lesione sulla cervice uterina, ma continua a danneggiare le cellule epiteliali negli organi vicini. Per chi non è vaccinato contro l’HPV, quindi, la scoperta di una lesione precancerosa della cervice è un campanello d’allarme che invita a tenere sotto controllo anche le strutture adiacenti.

Sopravvissuti sempre più vecchi

Nel 2016, negli Stati Uniti, vivono circa 15,5 milioni di persone sopravvissute a un tumore. Di queste, il 62 per cento ha più di 65 anni. Nel 2040 i sopravvissuti saranno oltre 26 milioni e il 73 per cento di essi avrà più di 65 anni. Lo dimostra uno studio epidemiologico del National Cancer Institute di Bethesda pubblicato sulla rivista Cancer Epidemiology, Biomarkers & Prevention. Non solo: nel 2040 la maggior parte di loro (circa il 30 per cento) farà parte della fascia 75-84 anni e gli over 85 saranno addirittura il 18 per cento. Saranno quindi frequenti, in questi ex pazienti, le malattie croniche, alcune delle quali potrebbero presentarsi in forma più grave o diversa, a causa del tumore da cui sono guariti e delle cure che sono state necessarie. “È urgente aumentare le conoscenze sugli effetti a lungo termine e nella popolazione geriatrica delle terapie anticancro e della malattia stessa per aiutare i medici a mantenere tutti questi anziani nella migliore condizione di vita” spiegano gli autori.

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ALIMENTAZIONE Le alghe

In questo articolo: alghe antiossidanti nutrizione

Le verdure del mare

ro può dare l’idea di quanto ampio sia l’utilizzo delle alghe che ormai non è più limitato solo a Paesi come Giappone, Cina e Corea, dove sono da sempre parte integrante dell’alimentazione: il valore totale della produzione si aggira attorno ai sei miliardi di dollari, cinque dei quali sono rappresentati da prodotti che finiscono sulle nostre tavole.

I molti pro e i pochi contro dell’impiego, sempre più diffuso, delle alghe sulle nostre tavole: ricche di antiossidanti e proteine, aiutano a eliminare le tossine

C

Vitamine e proteine

Non vi sono dati sufficienti sull’impatto dell’inquinamento

a cura della REDAZIONE e ne sono di rosse, di brune e di verdi; alcune sono talmente piccole da non essere visibili a occhio nudo, altre invece talmente grandi da sembrare vere e proprie piante. Sono le alghe, presenti nelle acque dolci e salate e oggi al centro dell’attenzione dei ricercatori per i loro innumerevoli utilizzi: dall’alimentazione umana e animale, alla cosmetica, passando per la produzione di biocarburanti, di fertilizzanti e di colloidi. Qualche nume-

“ O

Un tempo diffuse solo in alcune cucine asiatiche, oggi le alghe si trovano anche in molte cucine occidentali. Ma come si consumano? E perché portarle in tavola? Dal punto di vista alimentare potrebbero essere paragonate, per molti aspetti, alle verdure più classiche tanto che possono essere consumate in insalata o in aggiunta a zuppe e altri piatti a base di legumi o verdure, oppure possono essere utilizzate per la preparazione di piatti della tradizione giapponese come i ben noti maki, bocconcini di riso avvolti proprio in un’alga. La caratteristica principale delle alghe è senza dubbio la loro capacità di concentrare in pochi grammi di prodotto un’elevata quantità di sali minerali, vitamine e in molti casi anche di proteine. Solo qualche esempio: 100 grammi di alga Hijiki contengono

LA GELATINA DELLA RICERCA

gni studente di biologia molecolare ha avuto a che fare con le alghe, magari senza nemmeno rendersene conto. Per analizzare il DNA si creano infatti speciali gel, mescolando all’acqua l’agarosio, uno zucchero (polisaccaride) purificato da una sostanza gelatinosa chiamata agar-agar, o semplicemente agar, nota ai

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1.400 milligrammi di calcio (molto più del latte); l’alga Nori è ricca di vitamine A, C e B1 e ha un contenuto di proteine pari al 30-50 per cento. Le alghe aiutano l’organismo a eliminare sostanze tossiche, in particolare i metalli pesanti come il piombo o il mercurio, e possono aiutare il sistema immunitario e favorire processi antinfiammatori. Inoltre hanno un’azione antiossidante e sono praticamente prive di grassi: per questo si trovano spesso all’interno delle liste di alimenti con un’azione positiva nella prevenzione dei tumori. Alcuni studi hanno anche analizzato le molecole contenute nelle alghe per le loro proprietà antitumorali: si tratta ovviamente solo di studi preliminari in laboratorio, ma che fanno parte di un filone di ricerca farmacologica promettente, che si ripromette di individuare nuovi composti anticancro di origine naturale nelle ricchezze del mare, largamente inesplorate.

giapponesi con il nome di kanten. E il kanten, che a sua volta deriva da alghe rosse, si trova oggi sugli scaffali di molti negozi e viene utilizzato come alternativa vegetale alla colla di pesce per creare dessert e aspic, oltre che marmellate con basso contenuto di zucchero, dato che non è necessario aggiungerne per solidificare il composto.

I contro Bisogna comunque fare attenzione a non esagerare: le alghe sono molto ricche di iodio e per questa ragione non si dovrebbero consumare troppo spesso o addirittura potrebbe essere necessario evitarle in caso di patologie della tiroide come l’ipertiroidismo. Un altro dubbio legato al consumo di alghe è quello della sicurezza alimentare. Ci si chiede in particolare se queste “verdure del mare” possano diventare pericolose per la salute a causa dell’inquinamento delle acque nelle quali sono coltivate o crescono naturalmente, di eventuali batteri che portano con sé e che possono produrre pericolose tossine. L’Ente europeo per la sicurezza sugli alimenti (EFSA) si sta interessando a questo problema, ma i dati oggi disponibili non sono sufficienti ad arrivare a una conclusione certa. La moderazione nel consumo resta oggi la scelta migliore.


Le ricette Spaghetti con alga Nori

È

il piatto ideale per chi vuole avvicinarsi alle “verdure del mare” ma teme i sapori troppo forti. L’alga Nori, ricca di proteine, vitamine e molto diffusa anche in Italia, ha infatti un sapore molto gradevole e meno deciso rispetto ad altre alghe.

Ingredienti • 400 g di spaghetti (meglio se integrali) • 400 g di verza • 1 porro • 30 g di alga Nori • Olio extravergine di oliva • Sale e pepe • Semi di sesamo

Preparazione • Mettere i fogli di alga Nori in ammollo in acqua per pochi minuti, poi scolare e tagliare a strisce. • Far bollire l’acqua (salata) per gli spaghetti. • Lavare e tagliare il porro e le foglie di verza alla julienne e farli rosolare in padella. • Unire l’alga Nori alle verdure e soffriggere per 15 minuti. • Cuocere gli spaghetti e poi unirli nella padella con le alghe e le verdure. • Mescolare e servire con una spolverata di semi di sesamo.

Insalata di alga Dulse e germogli di soia

U

n’idea fresca per un’insalata degna di Braccio di Ferro ha come protagonista la Dulse, un’alga rossa originaria dell’Atlantico del Nord e presente da secoli sulle tavole del Nord Europa. Morbida e saporita, la Dulse è l’alga con il maggior contenuto di ferro, ma è ricca anche di magnesio, fosforo e proteine.

Ingredienti • 30 g di alga Dulse • 120 g di germogli di soia • 100 g di carote • 50 g di noci sgusciate • 1 mazzetto di crescione • sale • 250 ml di succo di mandarini o di arancia • 3 cucchiai di salsa di soia

Preparazione • Lessare i germogli di soia in acqua bollente e sale per un minuto. Scolarli e lasciarli raffreddare. • Sbucciare e grattugiare finemente le carote. • Mettere a bagno l’alga Dulse per 5 minuti, scolarla e tagliarla a listarelle. • Lavare il crescione e sminuzzarlo. • Tritare tutte le noci o una parte. • Unire tutti gli ingredienti e condire con il succo di mandarino o di arancia e la salsa di soia. Mescolare bene lasciare insaporire per 10 minuti prima di servire.

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VIAGGIO DENTRO AIRC Missione possibile / 3

In questo articolo:

area comunicazione ufficio stampa web e media

Trasparenza e multicanalità alla base dell’informazione Parlare di cancro e informare il pubblico sulla malattia e sui progressi della scienza fa parte della missione statutaria di AIRC. Un compito non facile, per questo l’Associazione punta su una grande professionalità

S

granti della nostra missione”, dicono a cura di CRISTINA FERRARIO e la prima ragion d’essere Nadia Bordoli e Anna Franzetti, respondi AIRC è il finanziamen- sabili delle due unità nelle quali è orgato alla ricerca scientifica, nizzata l’area comunicazione di AIRC. la seconda è informare le L’obiettivo è quello di raggiungere, mepersone sul cancro e sui diante canali molto diversi tra loro, miprogressi della ricerca in questo set- lioni di persone. “Formalmente l’area tore. Una visione davvero innovativa comunicazione comprende due unità: per l’epoca in cui lo Statuto di AIRC è quella che si occupa di comunicazione stato scritto, oltre 50 anni fa, ma che esterna, che dialoga costantemente con riflette bene lo slogan “sapere è pote- i mass media – stampa, TV, radio e web – coinvolgendo nelle sue attire”: chi conosce l’avversario può fare tutto il possibile per non darvità ricercatori, survigliela vinta, agendo sul fronte vor e ambasciatodella prevenzione o finanri, e la comunicazione di missione ziando la ricerca scientifica. che ha il com“Comunicare e inforGESTIONE mare sono parti intepito di produr-

E CONTROLLO DEI FONDI

RACCOLTA FONDI E COMUNICAZIONE

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re contenuti da pubblicare sui mezzi di comunicazione propri, dalla rivista Fondamentale al web (siti internet e social), e di ideare progetti speciali per le scuole, le università e le aziende” chiarisce Bordoli. Le due strutture lavorano in sinergia tra loro e sono di supporto alle altre unità all’interno dell’Associazione per fornire testi, immagini, video e, di volta in volta, il sostegno più idoneo al raggiungimento degli obiettivi di ciascun progetto. “I capisaldi della nostra comunicazione sono quattro: diffondere i risultati ottenuti dai ricercatori che finanziamo, supportare la raccolta fondi, formare cittadini consapevoli sui temi della salute e rendicontare in modo trasparente come gestiamo le risorse con strumenti come il Bilancio sociale” precisa Franzetti. E per far questo non ci si può affidare solo al buon senso, ma servono una struttura e un’organizzazione articolata e professionale.

Trasparenti ma visibili

Non si può parlare di ricerca scientifica e di raccolta fondi senza mettere in primo piano la trasparenza, per questo la comunicazione di AIRC non rinuncia mai a rendere partecipi le persone di tutto ciò che succede “dietro le quinte”. Essenziali devono essere anche la chiarezza e il rigore scientifico. “Abbiamo la grande responsabilità di riportare all’esterno i risultati e il lavoro dell’Associazione e stiamo sempre attenti a non usare toni troppo sensazionalistici o fuorvianti perché non possiamo permetterci di creare false speranze” dice Donatella Tarantini, che insieme ai colleghi Federico Cervieri, Lucia Ferrero e Giulia Perani, cura le relazioni con la stampa e il web, così come Paolo Agnelli, Sabrina Bonomo, Chiara MeneEROGAZIONE scardi e Valentina BaDEI FONDI roffio fanno con le TV e le radio nazionali e regionali. Lo sforzo è notevole e non c’è risparmio di tempo né di cuore, ma alla fine i risultati si


vedono e si traducono nella grande attenzione che tutti i principali mezzi di informazione rivolgono alle attività di AIRC e ai suoi messaggi.

Nuovi mezzi, nuovi modi

In principio era Fondamentale. La rivista nasce nel 1973 e ancora oggi che ha superato gli “anta” rappresenta una delle colonne portanti della comunicazione di AIRC e viene portata avanti con grande successo grazie al lavoro di coordinamento di Giulia Cauda. Ma il mondo dell’informazione si è Spesso i numeri evoluto rapidavalgono più di tante mente negli ulparole. Qui sotto ne timi anni e una riportiamo alcuni rivista cartache danno l’idea di quanto capillare sia la cea da sola non rete di comunicazione può più bastae del lavoro necessario re. E così negli anni sono coper mantenerla

minciate le maratone televisive di raccolta fondi e divulgazione scientifica su RAI (1995) e Mediaset (2003), è stato creato il sito web airc.it (1997), sempre in evoluzione e oggi affiancato da tanti siti speciali dedicati ad argomenti o a eventi specifici; sono stati aperti canali YouTube, con video informativi e pareri di esperti, e profili sui principali social media, primo fra tutti Facebook. “L’adeguamento a questi cambiamenti non è stato indolore, ma possiamo ritenerci soddisfatti dei risultati raggiunti” spiegano le responsabili delle due unità della comunicazione, ricordando che la rivista, il sito web o i social media hanno ciascuno un proprio linguaggio e un proprio pubblico. “È impossibile pensare di comunicare sempre allo stesso modo. Per questo stiamo attenti non solo ai contenuti, ma anche a come raggiungono il pubblico (o i giornalisti, che sono un tramite naturale tra noi e i lettori o gli ascoltatori), dando la possibilità a chi ci segue di

PAROLE CORAGGIOSE

L

a storia della comunicazione di AIRC è sempre stata caratterizzata da scelte coraggiose e spesso controcorrente. Lo dimostra anche la scelta del nome che ha incluso la parola cancro già nel 1965, quando il termine era un tabù e la malattia veniva chiamata con metafore come “brutto male” o “male inguaribile”. AIRC ha sdoganato parole e argomenti spesso lasciati in disparte perché “scomodi”, da quelli etici legati alla ricerca a quelli di fine vita, fino ad arrivare a parlare in modo diretto di morte. “Promuoviamo anche una campagna culturale dedicata ai lasciti testamentari per la nostra Fondazione, che permette a chi lo vuole di supportare la ricerca con un gesto che sopravvive nel tempo” spiega Lucia Ferrero, che tra le altre cose, coordina la comunicazione di questa campagna.

La comunicazione dà i numeri Contenuti istituzionali di missione

Comunicazione esterna

Dati annuali del Bilancio sociale AIRC e Firc 2015

Fonti: Audipress, Auditel, Radio Monitor dicembre 2015. I dati riferiti a contatti TV e radio sono la media delle attività 2015.

Pubblicazioni cartacee

Web

Scuole

4.592.200 copie di Fondamentale 1.035.800 copie di pocket 735.800 copie di A BC 2.000 copie del Bilancio sociale

7.839.983 visitatori unici sul sito airc.it, 210.000 iscritti alla NL, 474.606 liker su FB, 15.850 follower su Twitter

3.729 persone registrate su scuola.airc.it 20.000 persone hanno giocato all’Isola dei fumosi, 3.000 classi coinvolte da Giunti

Stampa

48 periodici, 130 quotidiani 6 agenzie 21,4 milioni di contatti

TV

14 canali nazionali e 68 regionali 160,6 milioni di contatti

Radio

11 network e 101 regionali 46,4 milioni di contatti

Web e YouTube

95 siti e portali salute e informazione, 456 video sul canale 1,4 di visualizzazioni OTTOBRE 2016milioni | FONDAMENTALE | 25


VIAGGIO DENTRO AIRC

Da sinistra, in alto: Chiara Menescardi, Lucia Ferrero, Martina Perotti, Elisa Mosconi, Paolo Agnelli, Cristina Zorzoli, Sabrina Bonomo, Giulia Cauda. In basso: Patrizia Brovelli, Anna Franzetti, Nadia Bordoli, Federico Cervieri. Assenti nella foto Donatella Tarantini, Giulia Perani e Valentina Baroffio

scegliere il livello di approfondimento che più preferisce: dal semplice tweet alla ricerca integrale pubblicata sulla rivista scientifica”. Negli anni è cambiata anche la relazione di AIRC con il pubblico. “Prima si trattava di un rapporto più gerarchico, nel quale gli esperti spiegavano e il pubblico ascoltava” dice Anna Franzetti. Oggi invece il monologo è diventato dialogo. “Chi segue i social media e il veloce mondo di internet deve rispondere in modo tempestivo alle richieste e stare

CHI CI METTE LA FACCIA?

S

ono in molti a supportare l’attività di AIRC in prima persona senza timore di mostrarsi agli altri raccontando le proprie esperienze. Ci sono i molti volontari, ma ci sono anche i ricercatori che sempre più spesso escono dai laboratori per entrare nelle scuole, andare nelle piazze, in TV e in radio

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sempre al passo con quelli che sono gli argomenti caldi dei quali la gente parla e sui quali cerca informazioni” precisa Martina Perotti, che gestisce i social media di AIRC.

Largo ai giovani Nella sede dell’Associazione sono arrivati sei scatoloni che hanno suscitato grande emozione: contengono 200 elaborati prodotti dai bambini sul tema del dono, in risposta a uno dei tanti progetti a raccontare il proprio lavoro. E ci sono i testimonial, veri ambasciatori di missione, personaggi del mondo della cultura, dello sport e dello spettacolo che scelgono di supportare le campagne di informazione e raccolta fondi, come ad esempio Carlo Conti, Antonella Clerici, Margherita Granbassi e molti altri. “Portare in primo piano le persone, famose o meno, ci aiuta a raggiungere un pubblico vasto, obiettivo difficile da ottenere senza il supporto di questi amici” spiega Bordoli.

dedicati ai più giovani. Parlare di cancro a bambini e ragazzi non è facile, un argomento difficile tecnicamente ed emotivamente complesso, ma quando lo si fa nel modo giusto i risultati arrivano. Ne sono convinte Patrizia Brovelli e Cristina Zorzoli che si occupano delle attività che AIRC mette in campo per loro: il grande progetto “AIRC nelle scuole” comprende dai libretti informativi sull’alimentazione per i più piccoli a videogiochi sugli stili di vita sani, fino al vero e proprio accordo stipulato nel 2012 con il Ministero della pubblica istruzione, e riesce a raggiungere in modo capillare migliaia di insegnanti e di studenti per crescere persone attente ai corretti stili di vita e per generare nei ragazzi curiosità verso la ricerca e formare i ricercatori di domani. AIRC si rivolge anche agli studenti universitari, attraverso conferenze, organizzate con cura e passione da Elisa Mosconi, per informare i giovani sui progressi della ricerca, sulla professione di ricercatore e sul volontariato. Inoltre, è al via un nuovo progetto di collaborazione con l’Università degli studi di Padova, che si svilupperà nel corso di un intero anno accademico.


UN LASCITO PER LA RICERCA

LASCITI Chi ha scelto di sostenere FIRC-AIRC

Loretta Goggi, un lascito per donare il bene più grande Per l’attrice il lascito a FIRC-AIRC è un vero e proprio “testamento spirituale”. Un gesto di grande importanza e bellezza per chi verrà dopo di noi

“S

a cura della REDAZIONE ono orgogliosa di poter assicurare a figli, nipoti o a chiunque io ami, la possibilità di una ‘vita’ più lunga e felice grazie al mio sostegno alla ricerca”. Loretta Goggi è molto chiara e decisa quanto racconta le ragioni che l’hanno portata a disporre un lascito testamentario a FIRC-AIRC. Il cancro è per l’attrice romana un’esperienza dolorosamente vicina – il marito, Gianni Brezza, è morto proprio per un tumore nel 2011 – che tuttavia non ha lasciato dietro di sé solo sofferenza, ma ha generato la speranza di poter donare a chi ci seguirà una vita migliore. Questo grazie alla ricerca oncologica, in particolare quella d’eccellenza finanziata da FIRC-AIRC. “Sono stata toccata da vicino da questa terribile malattia. Mi ha toccata negli affetti più cari”, racconta Loretta Goggi. “C’è bisogno di un grande impegno per sostenere la ricerca. Dobbiamo capire, con lungimiranza, che tutto ci riguarda. Quello che si fa per

la ricerca riguarda tutti. E quindi anche te e la tua famiglia. Ognuno, nel suo piccolo, può fare molto mettendosi al servizio di un suo ideale. Non importa quanto si offre. È importante che lo si faccia. Questo è significativo. Il peggio è rimanere freddi dinanzi alle cose che accadono. Essere tiepidi davanti a bellezza e dolore”. Un gesto non per forza di grande entità, ma sicuramente di grande valore è fare un lascito testamentario a favore della ricerca sul cancro. “Ho smesso di essere superstiziosa molti anni fa” prosegue l’attrice. “Alla mia età non è concepibile credere ancora alla morte certa dopo aver stilato un testamento. Da abbattere c’è pure l’idea che fare testamento sia una cosa solo da ricchi! Dove mettiamo la bellezza e l’importanza di un ‘testamento spirituale’? Io considero la decisione di un mio lascito a FIRCAIRC proprio un ‘testamento spirituale’! Fossero anche pochi euro, so che la ricerca potrà assicurare ai miei cari qualcosa di molto più importante di qualsiasi bene materiale.”

S

cegliere di fare testamento in favore della Fondazione italiana per la ricerca sul cancro-AIRC, lasciandole anche solo una parte dei propri beni, significa dare un sostegno concreto e significativo alla ricerca oncologica in Italia. Pur riconoscendo i diritti dei propri eredi si può sempre lasciare una parte del patrimonio a favore della ricerca sul cancro. Per questo FIRC-AIRC offre gratuitamente la Guida al testamento, uno strumento utile per sapere come si effettua un lascito testamentario: chi sono gli eredi e come vengono stabiliti; quali sono le quote di riserva a favore dei figli e del coniuge e tante altre informazioni pratiche. Il testamento può essere: olografo: basta scrivere su un foglio cosa si vuole destinare (per esempio una somma di denaro) e a chi, datarlo e firmarlo. Il testamento potrà essere poi affidato a una persona di fiducia o a un notaio; pubblico: viene ricevuto dal notaio alla presenza di due testimoni e poi custodito dal notaio stesso. Con la Guida al testamento, aggiornata secondo le leggi vigenti, effettuare un lascito testamentario è diventato un gesto semplice, per tutti: richiedila gratuitamente contattando tel. 02 79 47 07 www.fondazionefirc.it

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RICERCA IFOM Centromeri e cancro

In questo articolo: centromero mutazioni biologia di base

Il centro del cromosoma da cui tutto parte Il DNA di cui è composto il centromero è spesso sede di mutazioni nei tumori. Uno studio ha svelato i segreti di questa struttura di base della cellula

LA RICERCA IN BREVE Cosa si sapeva Il centromero è il punto in cui il cromosoma viene agganciato dall’apparato di divisione delle cellule per ripartire il materiale genetico in egual misura tra le cellule figlie. Questo processo va in tilt nei tumori portando a una ripartizione asimmetrica del materiale genetico, malfunzionamento a cui contribuiscono le rotture del cromosoma nel centromero. Cosa aggiunge questa ricerca La struttura del centromero permette di trasportare i cromosomi ai due poli della cellula durante la divisione, per questo è formato da DNA compatto e ripetitivo. Il centromero possiede una schermatura che gli impedisce di vedere gli ostacoli durante la replicazione del DNA. Il processo è più veloce ma a rischio di errori. Il centromero concentra su di sé molti fattori di riparazione del DNA mutati nei tumori. I chemioterapici funzionano agendo sui centromeri e sapere il comportamento di queste strutture può aiutare a sviluppare farmaci più efficaci. Fonte: Aze A, Sannino V, Soffientini P, Bachi A, Costanzo V. Centromeric DNA replication reconstitution reveals DNA loops and ATR checkpoint suppression. Nature Cell Biology (2016).

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I

a cura della REDAZIONE l centromero, la regione del genoma che forma l’incrocio della X dei cromosomi, è una zona finora in gran parte misteriosa per gli scienziati poiché difficilmente visualizzabile. Il materiale genetico è qui infatti molto concentrato e le sequenze sono ripetute. Grazie a un nuovo approccio integrato che coniuga tecnologie proteomiche con analisi in vivo, Vincenzo Costanzo e i suoi collaboratori dell’Istituto FIRC di oncologia molecolare di Milano sono riusciti a far luce sulla sua funzione chiave e sulle relazioni di questa struttura con lo sviluppo di tumori. “Quando abbiamo osservato il meccanismo, dopo molti anni di ricerca, è stato un susseguirsi di esclamazioni di sorpresa: la grande quantità di risultati inaspettati ci ha permesso di far luce sulla regione che si può chiamare la materia oscura del genoma” afferma Costanzo. “Metà delle alterazioni cromosomiche tumorali avviene proprio nel centromero, e il nostro studio fa maggior chiarezza sul perché ciò accade”. SCHERMATURE PERICOLOSE La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Cell Biology, analizza e ricostruisce per la prima volta la struttura di questa zona dei cromosomi, rivelando un aspetto finora del tutto sconosciuto: nel centromero è concentrata la maggior parte dei fattori di riparazione del DNA che mantengono la sua integrità.

Quando vengono disattivati inibiscono il sistema che controlla gli ostacoli alla replicazione delle sequenze di DNA: un beneficio per il centromero ma un problema in altre parti del DNA. In questo modo, infatti, la duplicazione del centromero diventa molto veloce ma espone il resto del DNA a rischi dovuti a errori nella duplicazione che influiscono sulla vita della cellula. Il meccanismo è stato identificato grazie a sofisticate tecniche di spettrometria di massa. “Siamo riusciti a identificare e a quantificare per la prima volta i fattori proteici che si legano al DNA centromerico per la schermatura” spiega Angela Bachi, responsabile dell’Unità di proteomica funzionale di IFOM, che ha collaborato allo studio. La scoperta potrebbe avere importanti ricadute terapeutiche. “La maggior parte dei chemioterapici agisce su meccanismi di divisione cellulare e replicazione del DNA” spiega Costanzo. “La nostra scoperta aiuta a capire come funzionano questi farmaci e cosa si potrebbe fare per aumentarne l’efficacia”. Non solo: la sindrome di Down potrebbe dipendere da problemi di stabilità del centromero del cromosoma 21 durante la prima divisione cellulare dopo la fecondazione. “Le neoplasie ematologiche come la leucemia sono più comuni nei bambini con sindrome di Down; in particolare, la leucemia linfoblastica acuta è da 10 a 20 volte più frequente rispetto ai bambini che non hanno questa sindrome. Il nostro studio fornisce una possibile spiegazione del perché e dimostra il valore trasversale della ricerca di base che, lavorando sui meccanismi biologici fondamentali, arriva a scoperte ricche di implicazioni per molte aree della medicina apparentemente lontane tra loro” conclude Costanzo.

IFOM, l’Istituto di oncologia molecolare che svolge attività scientifica d’avanguardia a beneficio dei pazienti oncologici è sostenuto dalla Fondazione italiana per la ricerca sul cancro-AIRC, attraverso lasciti testamentari (vedi p. 27).


EVENTI I Giorni della Ricerca

Quattro grandi sfide al centro dei Giorni

Q

a cura della REDAZIONE uattro grandi sfide scientifiche, per rendere ancora più efficace la lotta contro il cancro, saranno i pilastri su cui poggeranno i Giorni della Ricerca, dal 31 ottobre al 6 novembre, e su cui si concentrerà lo sforzo eccezionale dei sostenitori, volontari, media, istituzioni, uniti ad AIRC per sostenere la ricerca oncologica, impegnata su questi fronti. La prima sfida vede interi laboratori con l’occhio puntato al sistema immunitario, nella speranza di riuscire ad aumentare le sue capacità di difesa dalle cellule maligne. La seconda è co-

stituita dalla prevenzione e dalla diagnosi precoce, ambiti in cui c’è ancora molto lavoro scientifico da fare. Ancora, l’attenzione di moltissimi ricercatori si concentra sul microambiente che il tumore crea intorno a sé e che ne favorisce la crescita. Modificandolo è possibile rallentare l’espansione della malattia e rendere i farmaci più efficaci. Infine, l’identificazione di nuovi bersagli e di strumenti per portare i farmaci dritti alla meta è al centro della quarta sfida scientifica della ricerca oncologica. E le grandi sfide sono anche quelle che affrontano molte persone comuni, che saranno protagoniste dei Giorni: i ricerca-

Una settimana di eventi dalle università alle piazze

Da sinistra, lo schermidore Paolo ha dato un bel colpo al cancro grazie al lavoro di ricercatori come Paola Guglielmelli e all’impegno di persone come Francesca Sara, volontaria AIRC. Le loro storie e quelle di tanti altri sono al centro dei Giorni della Ricerca

tori e le persone che possono affrontare la malattia grazie al loro lavoro e i volontari che animano le piazze nelle varie manifestazioni, come quella dei Cioccolatini della Ricerca, sabato 5 novembre (vedi p. 30). Dal Quirinale alle università, dalle scuole alle piazze di moltissime città italiane, dalle trasmissioni RAI alle iniziative organizzate con i partner, fino agli stadi di calcio e ai media sportivi, in occasione dei Giorni della Ricerca AIRC offre la possibilità di informarsi sui progressi oncologici e di unirsi all’Associazione per sostenere queste grandi sfide, con l’obiettivo di rendere il cancro sempre più curabile.

... dal 24 ottobre su: airc.it OTTOBRE 2016 | FONDAMENTALE | 29


EVENTI I Giorni della Ricerca

Gli eventi della settimana 5 novembre

In piazza con I Cioccolatini della Ricerca, disponibili dal 7/11 anche nelle filiali UBI Banca

31 ott - 6 nov

24 ottobre

Cerimonia al Quirinale

Rai per AIRC

3-4 novembre dal 24 ottobre Online il Notiziario della Ricerca

Incontri con la Ricerca nelle università e nelle scuole

I Cioccolatini danno energia alla ricerca

A

iutare la ricerca, con gusto: è l’opportunità che offre AIRC proprio in occasione dei Giorni della Ricerca, sabato 5 novembre, in centinaia di piazze italiane, con i Cioccolatini della Ricerca. A fronte di una donazione minima di 10 euro, i volontari consegneranno un’elegante confezione con 200 grammi di cioccolato Lindt, tutto quanto fondente, in diversi gusti. Un dono speciale per sostenere i ricercatori impegnati a rendere il cancro sempre più curabile, che può essere un’ottima idea di regalo per Natale. Dal 7 novembre i Cioccolatini saranno disponibili nelle filiali del Gruppo UBI Banca. Le confezioni sono accompagnate da una guida con informazioni utili sulla prevenzione, la diagnosi e la cura del cancro. Nel libretto si raccontano quattro grandi sfide scientifiche per rendere ancora più efficace la lotta contro il cancro: il rapporto tra immunità e cancro, la prevenzione, il microambiente del cancro e l’identificazione dei bersagli per cure mirate. Infine l’edizione speciale dà spazio anche alle altre sfide, quelle che riguardano le persone comuni, e che fanno grande AIRC: pazienti come Letterio che hanno superato la malattia grazie ai progressi oncologici e i volontari che animano le piazze, rappresentati da Francesca (vedi foto a p. 29). 30 | FONDAMENTALE | OTTOBRE 2016

5-6 novembre

Un Gol per la Ricerca

Daniela Ferolla, testimonial AIRC


Tutte le risorse di UBI per AIRC

L

a partnership UBI Banca per AIRC, giunta al suo quarto anno, continua a garantire sostegno costante ed efficace alla ricerca scientifica, grazie alle tante e differenti attività che il Gruppo bancario mette in campo in occasione dei Giorni della Ricerca, e anche attraverso molti strumenti di raccolta fondi attivi tutto l’anno per coinvolgere clienti e non nel progetto comune di sostegno ad AIRC; nel 2015 sono stati raccolti oltre 1,5 milioni di euro. Anche quest’anno si potrà contribuire, presso le filiali del gruppo, durante i Giorni, con un contributo di 10 euro, per ricevere una scatola di Cioccolatini; in maniera continuativa sottoscrivendo una donazione ricorsiva; richiedendo la speciale Carta Enjoy AIRC, per la quale UBI Banca riconosce ogni anno due euro per ciascuna Carta attiva e rinuncia a una percentuale della commissione sulle transazioni; scaricando e usando la speciale applicazione per smartphone UBIPAY che consente di effettuare donazioni tramite la funzione di invio denaro del circuito Jiffy.

Mattarella inaugura i Giorni

Con PayTipper Puoi sostenere AIRC

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elle agenzie affiliate Punto Puoi e nelle agenzie Sermetra che aderiscono al servizio, effettuando il pagamento di un bollettino postale o bancario attraverso la piattaforma dell’Istituto di Pagamento PayTipper, si finanzia la ricerca oncologica. Dal 5 settembre al 5 ottobre 2016 infatti PayTipper dona l’importo di € 0,05 euro per ogni bollettino postale e bancario (MAV, RAV, Freccia) pagato presso tutti gli esercenti convenzionati e di € 0,10 per ogni bollettino postale o bancario pagato attraverso il sito pagacomodo.it. Il contributo sarà destinato al finanziamento di una borsa di studio annuale per un ricercatore AIRC intitolata a PayTipper S.p.A

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l Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è di nuovo al fianco di AIRC per i Giorni della Ricerca. Lunedì 24 ottobre, in una cerimonia diventata tradizionale, il Presidente Mattarella riceve gli esperti più qualificati della ricerca sul cancro alla presenza delle più alte cariche dello Stato, di importanti rappresentanti della cultura, della comunicazione e dei sostenitori di AIRC. In questa occasione il Presidente della Repubblica consegna il Premio AIRC “Credere nella Ricerca” a chi si è particolarmente impegnato con l’Associazione, per sostenere la ricerca sul cancro; e il Premio “Guido Venosta” a un giovane ricercatore italiano che si è distinto nella ricerca per lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici alle neoplasie. OTTOBRE 2016 | FONDAMENTALE | 31


EVENTI I Giorni della Ricerca

Tour solidale con Carrani

Ottobre in rosa con Hard Rock Cafe

el mese di ottobre, in occasione della campagna AIRC “Insieme contro i tumori femminili”, Carrani Tours, azienda leader da oltre 90 anni nell’offerta delle escursioni di viaggio e visite turistiche nelle principali città italiane, inviterà i clienti degli Open Bus romani a effettuare un contributo di un euro su ogni biglietto, attraverso i suoi canali di distribuzione.

nche quest’anno, per tutto il mese di ottobre, Hard Rock Cafe sarà al fianco di AIRC con una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi presso i tre ristoranti italiani di Roma, Firenze e Venezia. Una collaborazione che compie cinque anni, e vedrà protagonisti anche quest’anno i gadget pink distribuiti nei tre ristoranti e dedicati ad AIRC, con l’obiettivo concreto di rendere sempre più curabile il tumore al seno. In questi anni di collaborazione sono stati raccolti oltre 100.000 euro, fondi destinati al finanziamento della Borsa di studio italiana “Hard Rock Cafe”, di durata triennale, dedicata alla formazione di un giovane ricercatore. Tutto questo è stato possibile solo grazie al generoso impegno e all’entusiasmo di tutti i dipendenti e clienti Hard Rock Cafe.

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Venice Marathon, per AIRC

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I frutti sani e generosi di Esselunga

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l 23 ottobre, alla Venice Marathon, si correrà per sostenere i progetti di ricerca sui tumori femminili finanziati da AIRC. Anche quest’anno l’Associazione entra nel charity program della manifestazione podistica veneziana. Gli atleti del team AIRC che hanno scelto di dedicare la gara sportiva a una sfida di raccolta fondi si sono attivati su Rete del dono per raggiungere il traguardo più importante: insieme contro i tumori femminili. Anche tu puoi unirti a questa sfida. Corri con noi: cerchiamo runner, esperti o alle prime armi, che abbiano voglia di mettersi in gioco correndo la Maratona (42km) o la VM10k. Chiunque può farlo, noi ti aiuteremo, correndo insieme. Se raggiungerai i 200 euro di raccolta, saremo lieti di regalarti il pettorale. Per info: partnership@airc.it Vuoi semplicemente fare il tifo e partecipare alla sfida? Dona ora sul sito retedeldono. it/it/corriperairc: ogni gesto conta per arrivare al traguardo. 32 | FONDAMENTALE | OTTOBRE 2016

sselunga, da oltre trent’anni vicina ad AIRC, ha promosso per il secondo anno l’iniziativa “La Spesa che aiuta la Ricerca”. Dal 16 al 29 giugno, in tutti i negozi è stato proposto ai clienti un paniere di circa 300 prodotti, selezionati secondo i criteri della corretta alimentazione, sui quali Esselunga ha devoluto una percentuale del fatturato. La campagna si è conclusa con lo straordinario risultato di 900.000 euro a sostegno della ricerca oncologica. Il successo di questa iniziativa è frutto della generosità di Esselunga e della grandissima partecipazione di tutti i suoi clienti che, attraverso i loro acquisti, hanno dimostrato la loro vicinanza alla missione di AIRC e grande attenzione per la sana alimentazione e i corretti stili di vita.


Abruzzo Molise...

Tel. 085 352 15 - com.abruzzo.molise@airc.it - airc.it/abruzzo

Passeggiando con Antigone

Castel di Sangro (L’Aquila) L’associazione “Progetto comune” ha organizzato due giornate dedicate alla prevenzione delle malattie oncologiche femminili, con l’intervento di professionisti, psicologi e medici competenti. L’evento, impreziosito dall’intervento di un’attrice che, attraverso la figura di Antigone, ha affermato la forza della donna, è stato coronato con una passeggiata lungo il fiume Sangro, all’insegna della solidarietà e della fiducia nella ricerca.

In breve dall’Abruzzo-Molise

Vasto (Chieti) Presso lo stadio Aragona, per il quarto anno, sono scesi in campo i ragazzi del IC 1 e IC 2 Rossetti, del Liceo Mattioli di San Salvo e Vasto e degli istituti Pantini-Pudente, Mattei e Palizzi di Vasto, coordinati dal dirigente del Rossetti, Nicandro Gambuto, insieme a genitori e insegnanti. Una giornata di sport e solidarietà, a favore della ricerca. Abruzzo Molise Per l’11° anno il Comitato ha realizzato un calendario dal titolo “Fucino – Il lago che non c’è più”. Il ringraziamento va a Carsa Edizioni e a tutti gli amici e le aziende che hanno appoggiato l’iniziativa proponendolo anche ai clienti, personalizzato con il logo. Miglianico (Chieti) Il Miglianico Golf & Country Club ha organizzato l’8° Torneo “Tony Dalli” il cui ricavato è stato devoluto ad AIRC. Grande affluenza di pubblico che ha seguito con entusiasmo la gara con circa 100 partecipanti. Abruzzo-Molise Tutt’estate gli stabilimenti balneari aderenti hanno proposto la Lotteria del mare: i balneatori insieme per AIRC, distribuendo 5.000 biglietti. Pescara È tornata la serata di gala sul mare, per l’ottavo anno, al prestigioso Ristorante “Les Paillotes” con cena a base di pesce seguita da disco music. Montorio al Vomano (Teramo) Un grazie speciale all’associazione culturale “Amici della Piazza”, con AIRC da più di 15 anni, che si è trasformata in “Amici della Piazza per AIRC” per il grande e costante sostegno.

Calabria...

tel. 0984 41 36 97 - com.calabria@airc.it airc.it/calabria

Basilicata...

Tel. 0835 303 751 - com.basilicata@airc.it airc.it/basilicata

Uova solidali da 10 e lode

Basilicata Non solo uova di cioccolato: la manifestazione organizzata per Pasqua dal Comitato ha portato nelle scuole e nelle aziende aderenti anche informazioni sui corretti stili di vita e incontri con la ricerca per approfondire questi temi. Un ringraziamento va al mondo della scuola, sempre sensibile alla ricerca, e alle aziende Antezza tipografi, Bawer e Calia Italia (nella foto dipendenti e presidente), grandi sostenitrici del Comitato. Ottobre – Matera Ricette tradizionali di primi piatti, reinterpretate in chiave sana da chef dei migliori ristoranti della Basilicata, sono al centro del libro Primi - La nostra cucina, distribuito in favore di AIRC. All’interno del volume ci sarà un coupon che potrà esser utilizzato presso i ristoranti che hanno aderito al progetto, per degustare proprio le ricette inserite nel libro. Per info: 0835.303751

In breve dalla Calabria

Cirò (Crotone) Per l’undicesimo anno consecutivo CSB Sestito (Centro sportivo biliardo) ha organizzato il “Memorial Lorenzo Sestito”, un torneo di biliardo a favore dell’AIRC. Crotone “Time to love” era il titolo della festa con apericena solidale che ha animato il ristorante The Maida, organizzata dal Leo Club. Mendicino (Cosenza) Un torneo di tennis a favore della ricerca sul cancro, promosso dalla consigliera Luigia Pastore Fiorentino, e organizzato da Valeria Quintieri di Mediolanum, ha animato i campi dello Sporting Club locale. Cosenza Grazie al sostegno della consigliera Luigia Pastore Fiorentino e all’organizzazione dall’Inner Wheel locale, presso il Teatro Comunale “Alfonso Rendano” è andato in scena per AIRC il recital In cerca di te.

Una buona piega Locride I parrucchieri del territorio si sono messi all’opera per AIRC, offrendo per un mese parte del ricavato di pieghe e taglio alla ricerca. OTTOBRE 2016 | FONDAMENTALE | 33


Campania...

Friuli-Venezia Giulia...

Tel. 081 403 231 - com.campania@airc.it - airc.it/campania

Tel. 040 365 663 - com.friuli.vg@airc.it - airc.it/fvg

Ballare per un sogno

Il “mondo” in passerella

San Giorgio a Cremano (Napoli) Nella splendida e luminosa cornice di Villa Tufarelli, una delle famose ville del Miglio d’Oro, si è svolta una festa danzante. Una bellissima serata con la partecipazione di molti amici del Comitato, allietata da un ricco buffet con prelibatezze della cucina napoletana, da una visita degli interni della villa e da danze con DJ set, fino a notte inoltrata.

In breve dalla Campania

Napoli Per una sera Eccellenze campane è stata protagonista di una gara culinaria tra “chef eccellenti” ispirata alla tradizione borbonica. La giuria era composta da giornalisti, chef, opinionisti. La cena è stata seguita da musica e danze. La serata, presentata da Gianni Simioli, è stata ideata da Carla Travierso e Francesca Frendo che hanno coinvolto tanti loro amici. Napoli Gli amici della compagnia comico teatrale “Del Corso” hanno dedicato due serate di gala al Comitato, con la brillante commedia Pensione ‘O Marechiaro. Alberto Angiuoni, amico e sostenitore, ha recitato magistralmente insieme a tutta la compagnia coinvolgendo molti amici. Il Teatro Delle Palme ha registrato il tutto esaurito in entrambe le serate.

Emilia-Romagna...

Tel. 051 244 515 - com.emilia.romagna@airc.it - airc.it/emiliaromagna

Sogno di una notte di mezza estate

Bologna In occasione dei 400 anni dalla morte di Shakespeare Giancarlo Giannini ha recitato al Teatro Manzoni Sogno di una notte di mezza estate con Giovanni Bellucci al pianoforte. Uno straordinario intreccio di letteratura e musica dedicato al drammaturgo inglese. All’evento, organizzato da Bologna Festival a favore di AIRC, è seguita una cena sul palco del teatro, circondato dagli splendidi gioielli di Vhernier. Bologna Il Biografilm Festival ha visto tra i partner istituzionali anche AIRC, per il film Ma Ma Tutto andrà ben, con il premio Oscar Penélope Cruz, distribuita da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection. Una storia sulla vita, l’amore e la maternità in cui Cruz affronta la sfida di un tumore al seno.

In breve dall’Emilia-Romagna

Bologna Il Comitato ha partecipato al Festival della Scienza Medica, che ha visto più di 60 eventi in quattro giorni. In collaborazione con AIRC si sono svolte le conferenze Dall’alimentazione all’endoscopia, con F. Bazzoli, L. Ricciardiello e R. M. Zagari e La memoria corta: perché abbiamo ancora bisogno di vaccini con A. Mantovani e G. W. Ricciardi. 34

Trieste 100 abiti tradizionali di una collezione privata hanno sfilato per AIRC, nella Sala “Victor De Sabata” del ridotto del Teatro Verdi, abbelliti da accessori etnici originali quasi tutti d’epoca, provenienti da molti Paesi del mondo.

In breve dal Friuli-Venezia Giulia

Bertiolo (Udine) Pane, dolci e caffè hanno allietato il comune udinese in diverse giornate, con raccolta fondi in favore di AIRC. Le tre iniziative che si ripetono da diversi anni, “Il pane per la vita”, la gara di torte “Dolci tipici” e il caffè in piazza “Friulmoka 2000”, sono state organizzate dalle Proloco. Forgaria nel Friuli (Udine) Un intero paese si è messo al lavoro per AIRC, grazie alle instancabili signore che sostengono da anni il Comitato, distribuendo prodotti artigianali per raccogliere fondi per la ricerca. Sacile (Pordenone) La manifestazione Una Giornata in Campagna – Vistorta per AIRC ha visto susseguirsi la conferenza di Andrea di Robilant su “Rose e orchidee: il giardino di Vistorta tra presente e passato”, bio lunch con vini e prodotti dell’azienda Vistorta, un laboratorio di rose e orchidee, un corso di cucina con Qucinando e Le troi chef e una lotteria. Infine, per i bambini “Impariamo a cucinare” con Paola Baldissera.

Lazio...

Tel. 06 446 336 5 com.lazio@airc.it - airc.it/lazio

Allevi e Lega Serie A per AIRC Roma Lega Serie A ha promosso al The Westin Excelsior Hotel uno speciale Charity Gala Dinner, per sostenere la ricerca sui tumori pediatrici. Una serata di grande musica, con protagonista il M° Giovanni Allevi, in una straordinaria performance di piano solo, con madrina d’eccezione la conduttrice Daniela Ferolla. Hanno partecipato anche il presidente FIGC Carlo Tavecchio, i rappresentanti dell’Associazione italiana calciatori Morgan De Sanctis, Federico Marchetti e Simone Perrotta, la campionessa Margherita Granbassi, l’attrice Cristiana Capotondi e il ricercatore Franco Locatelli.

In breve dal Lazio

Roma L’associazione culturale Eutopia, Slowcult e Wishlist hanno portato in scena Bowie Tribute Night – Ziggy Slowcult, una serata speciale per la ricerca sul cancro che ha riunito artisti di generi e percorsi sonori differenti, per un tributo al Duca Bianco con versioni uniche e spesso inedite di brani del repertorio di Bowie. Roma Kimerafilm ha organizzato un evento per AIRC in memoria di Claudio Calligari, regista di “Non essere cattivo”. Una proiezione del film, seguita da un dibattito con il cast. Durante la serata sono stati distribuiti gadget del film, per sostenere la ricerca.


Liguria...

Marche...

Tel. 010 277 058 8 - com.ligu- ria@airc.it airc.it/liguria

Tel. 071 280 413 0 com.marche@airc.it - airc.it/marche

Serata Belle Epoque

Musica e cultura solidali

In breve dalla Liguria

In breve dalle Marche

Genova Al Palazzo della Meridiana tutto esaurito per la cena a tema, nata da un’idea della soprano Angelica Cirillo, “Serata Belle Epoque”. Piume, lustrini, crinoline, can can e deliziosi siparietti hanno riportato il folto pubblico presente alla magica atmosfera di un periodo storico e artistico indimenticabile. Chiavari (Genova) Grande successo per il debutto della prima regata in Italia tutta al femminile, la 1st Women’s sailing cup Italia, regata internazionale “100 per cento donne, 100 per cento sport, 100 per cento solidarietà”, con la partecipazione di team italiani e internazionali. L’evento è stato accompagnato da conferenze scientifiche sui progressi della ricerca sul cancro e sulla prevenzione. 24 Settembre - Genova Il Porto Antico sarà animato da un grande ballo popolare in favore del Comitato. La serata vedrà anche l’estrazione dei biglietti vincenti della “Lotteria del Mare”: tra i premi più ambiti, una mountain bike del biker Vittorio Brumotti, un’opera dell’artista Mario Berrino, un capo d’abbigliamento dell’Atelier Adaesse.

Lombardia...

Tel. 02 779 71 - com.lombardia@airc. it - airc.it/lombardia

Allevi per AIRC

Osimo (Ancona) Per la XXVII edizione della storica rassegna Musicultura AIRC è stata charity partner: un’occasione per sensibilizzare sulla prevenzione e sostenere i ricercatori, con un ricco programma di appuntamenti tra musica, cultura, poesia e grandi ospiti. Per tutta la settimana i volontari hanno distribuito materiale informativo, T-shirt e shopper AIRC realizzate grazie al generoso contributo della Net Plus srl, sempre al fianco di AIRC. Ancona Presso lo Stadio del Conero si è svolta la III Edizione del Trofeo del cuore “Federico Frezzotti”: un triangolare di calcio promosso dal Liceo Galilei, dagli Istituti Savoia Benincasa, Volterra Elia, Vanvitelli Stracca Angelini, Podesti Calzecchi Onesti, dal Liceo Rinadini e organizzato dall’associazione ragazzi e amici del Galilei. Testimonial Denise Tantucci di Braccialetti Rossi e lo sportivo Francesco Ingargiola. Marche Il Comitato regionale della Fit con ASD C.&G. Giuseppucci di Macerata ha indetto il circuito di tornei agonistici “City Tennis Tour pro Airc” 2016, in parte a sostegno di AIRC, promosso da Cittainterattiva, Fit Marche, ASD C.&G. Giuseppucci di Macerata e diversi circoli aderenti al circuito. Ascoli Piceno Presso la sala della Provincia si è tenuta la conferenza, “Prevenzione in oncologia”, con Raffaele Pugliese, primario emerito dell’Ospedale Niguarda di Milano e Felice Achilli dell’Ospedale S. Gerardo di Monza. L’evento organizzato dal Rotaract locale dalla famiglia Cocca è ha permesso di istituire la II Borsa di studio in ricordo di Maria Cristina Cocca. Treia (Macerata) L’Associazione Pro Treia ha organizzato la V Edizione della passeggiata enogastronomica non competitiva “Magnalonga”, contribuendo a sostenere la ricerca sul cancro. Settembre, Ottobre - Osimo (Ancona) Continua con grande successo la mostra per AIRC Lotto Artemisia Guercino. Le stanze segrete di Vittorio Sgarbi, fino al 30 ottobre a Palazzo Campana, con oltre 120 opere della collezione Cavallini Sgarbi, curata da Pietro di Natale. Per info e prenotazioni: ufficio turistico, punto IAT (Via Fonte Magna, 12). Tel. 0717236088. Numero verde 800.228.800 www.lestanzesegretedivittoriosgarbi.it

Milano Pubblico emozionato per il concerto al Teatro degli Arcimboldi con Giovanni Allevi, insieme all’Orchestra Sinfonica Italiana e al Coro dell’Opera di Parma. Una serata magica per raccogliere fondi per la ricerca sui tumori pediatrici. Grazie al caloroso pubblico e ai sostenitori dell’evento: Esselunga, Aon, Coeclerici, Italiana Assicurazioni, Brandart.

Tel. 011 993 335 3 - com.piemonte.va@airc.it www- airc.it/piemonte

In breve dalla Lombardia

Marrale in concerto

Seregno (Monza e Brianza) Tantissimi amici di Mariacarla Borgonovo l’hanno ricordata insieme alla figlia Chiara con la prima edizione del “Fitness Day”, presso la palestra della scuola primaria Cadorna. Tantissimi sportivi si sono cimentati in lezioni a corpo libero, con attrezzi e a suon di musica con la zumba, per sostenere AIRC. Milano Grazie al sostegno del Comune di Milano gli amici di AIRC hanno potuto visitare a Palazzo Reale la mostra Boccioni. Genio e memoria a porte chiuse, a poche settimane dall’inaugurazione. Una serata speciale per gli affezionati sostenitori del Comitato che sono accorsi numerosi. Montorfano (Como) Anche quest’anno grande successo per l’appuntamento golfistico al Circolo di Villa d’Este in favore del Comitato. Una domenica soleggiata con protagonista lo sport, a sostegno della ricerca oncologica. La giornata si è conclusa con una cena che ha registrato il tutto esaurito e con ricchi premi per tutti i presenti. Un sentito ringraziamento va a tutti i sostenitori e ai numerosi partecipanti. 15 novembre – Brescia Presso il Teatro Grande di Brescia si terrà il concerto di Ezio Bosso per piano solo dal titolo “The 12th Room”. Per informazioni sui biglietti: tel. 02 7797203.

Piemonte Valle d’Aosta... Caselette (Torino) Il Teatro Polivante Magnetto ha visto protagonista Carlo Marrale in un concerto solidale organizzato da Cosimo Alfano. L’artista, ex voce dei Matia Bazar, ha riproposto alcuni dei brani più significativi della storica band e ha presentato il suo repertorio da solista.

In breve dal Piemonte-Valle d’Aosta

Piemonte La mamma di Angela Sabbia ha voluto dedicare alla memoria di sua figlia “l’albero di presine”: 105, in tutto, prodotte a mano, per sostenere la ricerca oncologica. Rifreddo (Cuneo) Il Consiglio comunale dei ragazzi di Rifreddo ha realizzato un calendario e ha deciso di devolvere il ricavato ad AIRC. Un’attività solidale molto bella proposta da un gruppo di giovani della scuola primaria e secondaria di I grado e sostenuta dai commercianti e abitanti del paese di Rifreddo. Un grazie speciale a Azzurra, Gloria, Giulia, Andrea, Edoardo D, Edoardo, Ivan, e Tommaso.


Sicilia...

In breve dalla Sicilia

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Melodia per AIRC

Noto (Siracusa) Nell’ambito del progetto “A scuola di salute” gli alunni dell’Istituto G. Melodia si sono esibiti nella splendida cornice dell’ex convitto Ragusa, nello spettacolo “Melodia per AIRC”, con poesie, coreografie e canti, organizzato insieme alla delegazione locale. Nella foto il presidente Vigneri, la consigliera Giallongo Coffa, la delegata di Noto Maria Russo, il sindaco Benfanti e la volontaria Patrizia Spataro.

Puglia...

Tel. 080 521 870 2 - com.puglia@airc.it - airc.it/puglia

Cartoline d’amore Vico del Gargano (Foggia) L’associazione di fotografi “Spiragli” ha deciso, con grande originalità e solidarietà per AIRC, di realizzare una cartolina in occasione di San Valentino e distribuirla a tutti gli innamorati.

Catania Grande successo di pubblico per la Compagnia Mondo Giudiziario Catania che ha messo in scena la rappresentazione teatrale Vai col vento al teatro Verga, a favore di AIRC. Gela (Caltanissetta) Presso l’Hotel Villa Peretti, il presidente Riccardo Vigneri e il ricercatore AIRC Vincenzo Bronte sono intervenuti al convegno “La ricerca che cura: presente e futuro” per festeggiare i 25 anni di costante e fruttuosa attività della delegazione AIRC locale. San Biagio Platani (Agrigento) Sotto i tradizionali archi di Pasqua si è snodata la prima “Camminata in rosa”. Protagoniste le donne che hanno affrontato personalmente un tumore al seno e che, indossando un indumento o un segno distintivo di colore rosa, hanno dimostrato che è possibile affrontare positivamente la malattia.

Sardegna...

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I giganti di Mont’e Prama

In breve dalla Puglia

Fasano (Brindisi) Grazie alla responsabile Lorenza L’Abbate, al suo magnifico gruppo di volontari e al sostegno del Comune, si è tenuto il concerto “Marlene cherche la rose” con Giovanna Carone (voce), Iacopo Raffaele (pianoforte) e Giovanni Chiapparino (vibrafono, fisarmonica, percussioni). Bari I vulcanici giovani dell’associazione studentesca “Studenti per…” hanno organizzato, con grande successo, la giornata dello sport universitario, presso il CUS, con gare di nuoto, basket, volley, tiro con l’arco, distribuendo gadget e depliant informativi, in favore di AIRC. Bitonto Mariangela Ruggiero, insegnante del 1° CD Fornelli, e gli alunni della IV E, hanno messo in scena Il Fantasma di Canterville al Teatro Traetta, all’interno di un percorso sulle “emozioni in viaggio, da me verso l’altro”, a sostegno di AIRC. Novembre – Barletta Torna per la 9° edizione l’appuntamento da non perdere con lo speciale menù per AIRC, curato dalla Famiglia Nigro e da tutto lo staff del Ristorante il Brigantino, capitanato dallo chef Vincenzo De Palo. Massafra (Taranto) Il presidente del Comitato Michele Mirabella e il ricercatore AIRC Antonio Moschetta hanno partecipato al convegno “Non Mangiamoci il Futuro – Prevenzione alimentare: dal sogno alla realtà”, organizzato dall’associazione ISDE medici per l’ambiente, al teatro Spadaro.

36 | FONDAMENTALE | OTTOBRE 2016

Cabras (Oristano) Un numeroso gruppo di amici sostenitori di AIRC ha partecipato da tutta la Sardegna alla visita guidata, per scoprire questo affascinante sito archeologico. Le statue dei giganti rinvenute nella Penisola del Sinis a Cabras sono considerate fra le più antiche statue a tutto tondo del Mediterraneo. La visita è proseguita con la passeggiata alla citta fenicia di Tharros e con un buffet offerto in località San Salvatore, per poi visitare un affascinante tempio ipogeo. È stata un’importante occasione per ritrovarsi tra delegati e volontari.

In breve dalla Sardegna

Olbia (Sassari) Si è svolto a favore di AIRC un torneo di burraco organizzato dai Lyons locali, presso il ristorante Tartarughino di Porto Rotondo. Oristano Il Motoclub locale ha organizzato il primo Motomemorial “Stefano Scintu”. Per una giornata l’area di sosta di via Lussu si è animata in favore della ricerca, con esibizioni di mini moto della Racing School Sardegna, rodeo, stuntman, giro turistico con le moto, esibizioni musicali e laboratori. Il numeroso gruppo di volontari ha deciso di sostenere AIRC, con i banchetti in una nuova piazza, in occasione delle manifestazioni nazionali. Quartu Sant’Elena (Cagliari) Un grazie speciale a Misericordia S.Elia e al Carrefour Le Vele che si sono prodigati per AIRC, in occasione delle Arance della Salute.


Toscana...

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Per dare una schiacciata al cancro

Umbria...

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Mostra del ricamo

Scandicci (Firenze) Il panificio di Rita Rainone e Stefano Giusti ha sfornato anche quest’anno delle gustose schiacciate, per mettere il cancro all’angolo.

In breve dalla Toscana

Greve in Chianti (Firenze) Riccarda Cappelli per festeggiare il suo compleanno ha coinvolto tutto il paese con grande divertimento, convertendo i regali in donazioni ad AIRC. Marsiliana (Grosseto) È tornato per la seconda edizione il brindisi solidale dell’allegra “Bicchierata a Marsiliana”: tutto il paese si è mosso per AIRC. Bolgheri (Livorno) Tutti sulle due ruote per Pedalairc: pedalata non competitiva tra percorsi mozzafiato e visite con degustazioni in cantine d’eccellenza della Bolgheri D.O.C. come Guado al Tasso, Tenuta di Biserno, Castello di Bolgheri, Tenuta San Guido e Ornellaia. che hanno aperto le loro cantine ai partecipanti della pedalata. Piancastagnaio (Siena) Grande successo per la quinta edizione di “Un Mojito per la vita” in ricordo di Enrico Eugeni. Una festa che ha coinvolto grandi e piccoli, con giochi, aperitivo, le sfide avventurose di Pompieropoli e musica live, per sostenere AIRC.

Assisi (Perugia) Splendide tovaglie e tovagliette, asciugamani, centrotavola, pezzi unici ricamati dalle mani esperti e pazienti dalla consigliera Lucia Smurra Di Tullio, hanno abbellito il Palazzo del Capitano del Popolo, per la “Mostra mercato del ricamo” organizzata con il patrocinio del Comune di Assisi, per sostenere la ricerca sul cancro.

In breve dall’Umbria

Foligno (Perugia) Grande giornata di sport e solidarietà: presso gli impianti sportivi Nuova Fulginium si è svolto il IV Torneo OMC con un ricco programma che prevedeva anche una uscita in bici non agonistica. Grande successo di partecipanti e di pubblico, in favore di AIRC. Umbria Anche quest’anno 57 cantine hanno aperto le loro porte a “Un calice per la ricerca” in occasione del famoso evento enogastronomico Cantine aperte. La grande manifestazione ha coinvolto gli enoappassionati e tanti turisti occasionali, per visite guidate in vigna e in cantina. Umbria È proseguita la distribuzione del libro La più bella delle tutte. Un grazie speciale all’autrice Simona Valigi, allo stilista Fabio Menconi e a tutti coloro che hanno collaborato a questa iniziativa solidale: Maura, Giovanna, Rita, Valeria, Ida, Giuliana, Tina, Eliana, Francy, Giovy, Chica, Giada, Roberto, Marina, Luisa, Mariangela, Elisabetta, Anna Grazia, Grazia, Benny, Roberta, Corrado, Giacomo, Katia, Lucia, Ilda, Olimpia e nel cuore Patrizia.

Veneto...

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Martha Argerich in concerto Padova Si è conclusa con il tutto esaurito l’attesa esibizione di Martha Argerich al Teatro Verdi, accompagnata dalla Manchester Camerata diretta da Gabor Takacs-Nagy. Evento eccezionale coronato da una cena di gala al Caffè Pedrocchi, grazie alla preziosa collaborazione di Alessandra Ferri De Lazzara e al patrocinio del Comune di Padova che ha ufficializzato il sostegno della città alla lotta contro i tumori femminili e alla promozione della ricerca in questo campo.

5 novembre – Perugia In occasione dei Giorni della Ricerca la Sala dei Notari ospiterà un concerto dedicato ad AIRC.

In breve dal Veneto

Verona Giorgio Panariello, Carlo Conti e Leonardo Pieraccioni si sono uniti ad AIRC per una tappa speciale del loro tour all’Arena di Verona. Una serata di spettacolo e di impegno promossa e organizzata dal Comitato, per sostenere la ricerca sui tumori pediatrici. Belluno Grande successo di pubblico per il concerto benefico della Dolomiti Symphonia diretto dal M° Delio Cassetta. Il successo del programma e la partecipazione del numeroso pubblico, uniti alla generosità dei sostenitori, hanno permesso di accrescere la raccolta fondi sul territorio promossa dai consiglieri locali.

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IL MICROSCOPIO

Federico Caligaris Cappio Direttore scientifico AIRC

Oncologi a raccolta UN SERVIZIO PER I SOCI Per segnalare corrispondenza doppia, aggiornare i vostri dati o conoscere la vostra storia contributiva, potete contattarci, 7 giorni su 7, chiamando il nostro numero verde 800 350 350

ATTENTI ALLE TRUFFE AIRC non effettua la raccolta fondi “porta a porta”, con incaricati che vanno di casa in casa. Nel caso dovesse succedere, stanno tentando di truffarvi. Denunciate subito la truffa chiamando la polizia (113) o i carabinieri (112).

I

l legame tra ricerca e cura e la medicina personalizzata: sono queste le tematiche che hanno dominato due dei maggiori congressi a cui gli oncologi partecipano in massa, e con essi anche i ricercatori finanziati da AIRC. Il tema del Congresso della Società Americana per la Ricerca sul Cancro (AACR) è stato il legame inestricabile tra ricerca e progressi nella terapia del cancro. Sono stati presentati studi che hanno messo in parallelo la scoperta dei meccanismi attraverso i quali il cancro si sviluppa e progredisce con i risultati degli studi clinici più nuovi e promettenti, basati sulla possibilità di interferire proprio con quei meccanismi appena identificati. Alcuni dei risultati presentati sono già in grado, oggi, di migliorare il trattamento di alcuni tumori, mentre altri ci indicano direzioni per il futuro. La Società Americana di Oncologia Clinica (ASCO) ha puntato invece sulla medicina personalizzata o di precisione in oncologia, cioè la possibilità, ottenuta grazie ai risultati della ricerca, di identificare nella maggior parte dei casi le caratteristiche genetiche e molecolari del singolo tumore che consentono di poter scegliere la terapia più adeguata per ogni singolo caso. Tutto questo senza dimenticare che il termine “medicina personalizzata” di per sé implica la massima attenzione alla persona, quindi non soltanto la possibilità di offrire nuove sofisticate terapie, ma anche la assoluta necessità di capire i dubbi, le paure e i problemi del singolo individuo. In ambedue i congressi si è parlato molto di immunoterapia antitumorale e dei farmaci su cui si basa questa strategia. Per l’ASCO i risultati ot-

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tenuti in questo settore possono essere considerati “il Progresso dell’Anno”. L’obiettivo dell’immunoterapia è di per sé molto semplice: scatenare il sistema immunitario del paziente contro il proprio tumore. È quanto fanno, per esempio, gli inibitori di PD-1 e PDL-1, molecole che il tumore usa per sfuggire all’attacco del sistema immunitario. Gli studi clinici hanno dato ottimi risultati in un tumore come il melanoma che, prima di questi nuovi trattamenti, lasciava poche speranze. Ci si può spingere, con qualche cautela, a dire che la scoperta potrà essere applicata anche ad altri tumori, in particolare a quelli del polmone e della vescica, sui quali sono stati fatti studi dai risultati preliminari promettenti. Ma è importante ricordare come i risultati concreti di oggi siano stati preceduti da un lungo percorso che si è snodato attraverso anni di idee, di tentativi e anche di insuccessi, di frustrazione per i ricercatori e di delusione per i pazienti. È stata la tenacia dei ricercatori che ha permesso di iniziare a capire attraverso quali meccanismi la cellula tumorale blocchi il sistema immunitario e di conseguenza a ideare farmaci, come gli inibitori di PD-1 e PDL-1, in grado di aggirare il blocco e innescare l’attacco del sistema immunitario. La storia dell’immunoterapia antitumorale, con i suoi entusiasmi e le sue sconfitte, con la capacità dei ricercatori di reagire e con la volontà di capire sempre meglio i meccanismi per poi passare all’applicazione clinica, rappresenta il prototipo della ricerca contro il cancro e dell’impegno di AIRC: trovare la cura del cancro attraverso la ricerca.


<Nome Az ienda> ha deciso di sostene re concretam ente la ricerc a sui tumori pediatrici. Da molti an ni l’Associazio ne Italiana per la Ricerca su l Cancro è in prima lin ea su ques to fronte e, gra zie a questa preziosa sce lta che siamo sicuri anche lei condividerà , potremo aiutare ricerc atori ad accelerare la scoperta di nuove ter apie e regalare co sì a tanti bambini tem po prezioso .

Messaggio di auguri in forma di lettera. Completo di busta.

Insieme regaliamo tempo prezioso a tanti bambini.

Gentile <Destinatario> questo è il momento per un augurio davvero speciale.

Regali di Natale 6 AIRC 201

<Nome Azienda> ha deciso, infatti, di sostenere concretamente la ricerca sui tumori pediatrici. Da molti anni l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro è in prima linea su questo fronte e, grazie a questa preziosa scelta che siamo sicuri anche lei condividerà, potremo aiutare i ricercatori ad accelerare la scoperta di nuove terapie e regalare così a tanti bambini tempo prezioso. E oggi questa scelta ha ancora più valore per le recenti conquiste che a breve potranno tradursi in nuove cure che cambieranno il futuro di tanti bambini. Buon Natale e sereno anno nuovo. Il Presidente Pier Giuseppe Torrani

Messaggio di auguri con clessidra. Completo di busta.

Con la sua Azienda, il prossimo Natale, scelga di regalare tempo prezioso a tanti bambini. Questo Natale ci aiuti ad accelerare la scoperta di nuove terapie contro i tumori pediatrici consigliando alla sua Azienda a sostituire o accompagnare i doni natalizi con i nostri messaggi augurali: un gesto prezioso per tanti bambini, che dà ancora più valore al suo ruolo di Socio AIRC.

Messaggio di auguri che si trasforma in calendario da tavolo. Completo di busta.

Messaggio di auguri con cioccolatini.

Messaggio di auguri on line.

Per aderire o per informazioni: www.airc.it/regalidinatale oppure 0363.349130

felice Natale Auguri di un 017. e un sereno 2


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