Fondamentale giugno 2013

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Numero 3 - giugno 2013 - Anno XLI - AIRC Editore - Poste Italiane spa Sped.

in Abb. Postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 LO/MI - ISSN 2035-4479

OSPEDALI

Al via i tentativi di guidare i pazienti nella scelta

PROGRAMMA 5 PER MILLE

Policitemia vera, una patologia che non si può dire benigna

PROFESSIONI

Lo statistico, indispensabile complemento del team di ricerca

Marilena Iorio, scienziata, viaggiatrice e mamma

MICRORNA NEL CANCRO DEL SENO


SOMMARIO

FONDAMENTALE giugno 2013

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In questo numero: 04

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VITA DI RICERCATORE Tra le guglie del Duomo e l'uovo di Colombo PROFESSIONI PER LA RICERCA Chi governa i numeri governa la ricerca MEETING START-UP I giovani scienziati di AIRC fanno rete per la seconda volta PROGETTI 5 PER MILLE Nuove strategie terapeutiche per il sangue troppo denso PAZIENTE INFORMATO Quanto è difficile (ma necessario) conoscere i migliori ospedali BILANCIO 2012 Un anno in prima fila per la ricerca sul cancro Parola d’ordine, continuità SCREENING Due grandi progetti di screening per battere il cancro al polmone IN RICORDO Dalla ricerca sul melanoma alla direzione dell’INT ANNIVERSARI Per l’uomo e con l’uomo, l’etica nella ricerca oncologica IFOM Da Londra a Milano per una nuova avventura scientifica CONCORSO Con la speranza come filo conduttore RACCOLTA FONDI Un’Azalea che non sfiorisce 5 PER MILLE La tua firma sta moltiplicando i risultati della ricerca

FONDAMENTALE Anno XLI - Numero 3 Giugno 2013 - AIRC Editore

DIREZIONE E REDAZIONE: Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro sede legale: via Corridoni, 7 - 20122 Milano sede operativa: Via San Vito, 7 - 20123 Milano tel. 02 7797.1 - www.airc.it - redazione@airc.it Codice fiscale 80051890152 Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 128 del 22 marzo 1973. Stampa Roto 2000 Casarile (Milano) DIRETTORE RESPONSABILE Niccolò Contucci

Per lo statistico c’è sempre più posto nel mondo della ricerca biomedica

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TC spirale e microRNA nello screening del cancro al polmone

CONSULENZA EDITORIALE Daniela Ovadia (Agenzia Zoe) COORDINAMENTO REDAZIONALE Giulia Cauda REDAZIONE Martina Perotti, Cristina Zorzoli, Cristina Ferrario (Agenzia Zoe) PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Umberto Galli RESPONSABILE EDITORIALE Emanuela Properzj TESTI Agnese Codignola, Cristina Colombelli, Ilaria Guerini, Daniela Ovadia, Marco Pierotti, Fabio Turone, Umberto Veronesi, Cristina Zorzoli

Sapere qual è l’ospedale migliore dove andare a curarsi è una necessità per i pazienti ma la risposta è tutt’altro che semplice

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Il 5 per mille ad AIRC finanzia 14 grandi programmi

FOTOGRAFIE Armando Rotoletti (copertina e servizio a p. 4), Corbis, Simone Comi, Istockphoto

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EDITORIALE

Piero Sierra Presidente AIRC

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Mille motivi al giorno per sostenere la ricerca

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gni giorno in Italia si scoprono mille nuovi casi di cancro. La cifra presentata dall’AIRTUM (Associazione italiana dei registri tumori) dà l’idea di quanto il cancro sia una malattia socialmente importante, che richiede ancora tanta ricerca per trovare soluzioni adeguate per chi la sta combattendo e per chi si ammalerà in futuro. Contemporaneamente i dati sulla sopravvivenza continuano complessivamente a migliorare: il 61 per cento delle donne e il 52 per cento degli uomini è vivo a cinque anni dalla diagnosi. Merito delle incisive strategie di ricerca che hanno condotto a mettere a punto degli screening che consentono di individuare la malattia in uno stadio iniziale e delle terapie sempre più efficaci. AIRC e FIRC sono un tassello fondamentale affinché il progresso nella prevenzione, nella diagnosi e nella cura non si fermi: solo nel 2012 abbiamo erogato 100 milioni di euro in progetti di ricerca a cui stanno lavorando oltre 4.000 ricercatori. E possiamo farlo grazie a un'intensa attività di comunicazione e divulgazione che, affiancata alle campagne di piazza e alle iniziative di marketing, ci permette una raccolta fondi straordinaria. Queste risorse vengono poi destinate, tramite un rigoroso e meritocratico sistema di valutazione, a progetti scientifici innovativi e promettenti che consentono alla ricerca oncologica di progredire ogni giorno. Nulla di tutto questo sarebbe possibile senza il contributo dei nostri soci, volontari e sostenitori.

Attenti alle truffe AIRC non effettua la raccolta fondi “porta a porta”, cioè non ha incaricati che vanno di casa in casa a raccogliere contributi. Nel caso dovesse succedere, stanno tentando di truffarvi. Denunciate subito la truffa chiamando la polizia (113) o i Carabinieri (112).

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VITA DI RICERCATORE LL Marilena Iorio

In questo articolo: ricerca microRNA biomarcatori

Tra le guglie del Duomo e l’uovo di Colombo Milanese di nascita, una carriera iniziata all’Istituto tumori di Milano e transitata per Philadelphia e Columbus: per la giovane ricercatrice il ritorno all’Istituto da cui era partita è un’occasione per continuare gli studi sui biomarcatori del cancro del seno

a cura di FABIO TURONE hi chiede a Marilena Iorio se si sente arrivata riceve una risposta immediata, diretta: “No, sono appena all’inizio!” Se prima di aver compiuto trentacinque anni dirige il proprio laboratorio all’Istituto tumori di Milano, spiega, è stato grazie all’incontro con le persone giuste e a una buona dose di fortuna. Quando c’è di mezzo la ricerca scientifica d’eccellenza, però, la fortuna aiuta solo le menti preparate, meglio se assecondate da un carattere molto determinato. D’altra parte, che la minuta ricercatrice milanese fosse molto brillante e determinata era apparso chiaro a molti già una decina d’anni fa. Dopo il periodo di formazione trascorso nel laboratorio di Sylvie Ménard nello stesso istituto milanese, culminato nel 2002 con una tesi sperimentale e la laurea in biotecnologie mediche con 110 e lode all’Università degli Studi di Milano, arriva la prima borsa AIRC, e pochi mesi più tardi l’occa-

C La piccola Beatrice è arrivata insieme al nuovo grant di AIRC

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sione della vita: l’opportunità di passare un anno presso il Kimmel Cancer Center dell’Università Thomas Jefferson di Philadelphia, diretto dal genetista Carlo Croce, uno tra i più prolifici e apprezzati ricercatori italiani all’estero, esperto nel campo dei microRNA (vedi box a p. 6).

La sfida di partire... Solo pochi anni prima, mentre frequentava il liceo scientifico Francesco Severi, cullava il sogno di fare l’etologa, poi di iscriversi a Lettere moderne per fare la scrittrice: “Leggo di tutto, anche romanzi leggeri” racconta, “ma il mio libro preferito è La Storia di Elsa Morante”. A scuola è sempre andata molto bene, anche se non sempre è stato facile fare i conti con quel fisico minuto, che alle medie la faceva sembrare ancora una bambina delle elementari: “Diciamo che col tempo mi sono presa alcune rivincite” sorride serena. Una di queste si è presentata in forma di assegno di ricerca per un anno con alle-

gato biglietto aereo per Philadelphia. “Conoscevo il francese, ma di inglese non capivo quasi nulla, per cui è stata una vera scommessa” prosegue. “A Philadelphia il laboratorio era pieno di colleghi italiani e io dividevo un piccolo appartamento in centro con una collega in un palazzo abitato da altri connazionali, ma anche se con molti di loro ho instaurato un rapporto bellissimo ho fatto di tutto per imparare l’inglese perché non volevo rischiare di rinchiudermi in un ghetto”. La vita è scandita dalle esigenze della ricerca: “I weekend non esistevano, e spesso si tornava in laboratorio anche dopo cena per sfruttare al massimo il tempo”. D’altra parte l’esempio fornito dal direttore dell’Istituto era chiaro: “Croce lo si trovava in laboratorio alle ore più strane, persino nel pieno della notte” rievoca la giovane ricercatrice meneghina. “Però l’indomani mattina alle nove era sempre al suo posto in ufficio, pronto a sottolineare i miei ritardi anche se mi aveva visto impegnata al bancone fino oltre l’una di notte. ‘Iorio, le devo mettere una sveglia al collo!’ mi diceva”.

... e quella di tornare Ora la sveglia la suona, più volte per notte, la piccola Beatrice, che è nata a Milano come la mamma e il papà Andrea e ha da poco compiuto dieci mesi: “Tornare a Milano è stato proprio difficile, in un certo senso una tragedia, dettata unicamente da motivi affettivi” racconta ricordando la sofferta decisione di rientrare, che però non è stata immediata: “Mentre ero a Philadelphia da pochi mesi il direttore dell’Istituto decise di accettare un nuovo incarico all’Università di Columbus, in Ohio, per cui mi trovai a dover scegliere tra anticipare il rientro in Italia o prolungare la permanenza negli Stati Uniti per seguirlo, anche se soffrivo la lontananza dalla mia famiglia e dal mio fidanzato”. Decise di puntare ancora una volta sulla ricerca e seguì Croce nella città dedicata al grande esploratore genovese.

All’estero tutto è organizzato per facilitare il ricercatore


“Lì nel campus la vita era, se possibile, ancor più scandita dal lavoro in laboratorio, ma per me è stato più facile socializzare con ricercatori di tutto il mondo” ricorda. “Con Croce non è facilissimo lavorare: è sempre molto disponibile ma occorre essere totalmente autonomi”. Un’autonomia che lei mostra di avere anche se, formalmente, il dottorato di ricerca verrà solo qualche anno più tardi, nel 2010.

L’occasione di AIRC Alla fine del 2005, dopo aver pubblicato insieme al suo tutor il lavoro grazie al quale ha acquisito una statura internazionale (vedi box a p. 6), la sofferta decisione di spostare il baricentro nuovamente in Italia: “Sono tornata nel laboratorio della dottoressa Ménard, pur continuando a passare circa metà dell’anno a Columbus. Alla fine del 2008 ho ottenuto il My First AIRC Grant, un finanziamento triennale per le mie ricerche nell’Unità bersagli molecolari diretta da Elda Tagliabue”. Nel frattempo portava avanti il dottorato di ricerca della Open University di Londra, che prevede di presentare ogni anno a un supervisore lo stato di avanzamento del lavoro di ricerca: “Ricordo ancora lo shock per la lingua quando la mia tutor mi venne a prendere con le figlie piccole in occasione della prima visita in Inghilterra” rievoca ridendo. “Salii in macchina e subito realizzai che la permanenza negli Stati Uniti non mi aveva preparato all’accento di Oxford. Siccome mi aveva gentilmente invitato a stare a casa sua, nella stanza lasciata libera dalle bambine, mi offrii di leggere loro la fiaba della buonanotte, ma durò poco. Quasi subito la più piccola tagliò corto: ‘“Te la raccontiamo noi’ mi disse”.

La conquista dell’autonomia Ancora oggi si rammarica di non aver potuto partecipare alla cerimonia ufficiale di conferimento del titolo, presa com’era dai mille impegni legati alle ricerche in corso di qua e di là dell’oceano, che continuavano a produrre pubblicazioni su riviste importanti, e dai progetti di vita: “Dopo il rientro in Italia ho vissuto un paio d’anni con mio fratello Fabio, di un


VITA DI RICERCATORE

Marilena Iorio con le collaboratrici Ilaria Plantamura ed Elvira D’Ippolito

MICRORNA AD ALTISSIMO IMPATTO correndo l’elenco delle pubblicazioni di Marilena Iorio si nota subito un’anomalia, segno di una precocità non comune: il terzo articolo firmato in assoluto, frutto di una ricerca davvero sua e indipendente, è stato citato da altri ricercatori la bellezza di 1.375 volte. Uscito sulla rivista Cancer Research nell’agosto del 2005, in occasione del congresso per il centenario dell’American Association for Cancer Research, è stato inserito nell’elenco degli articoli che hanno segnato la storia della ricerca oncologica. Dopo quell’articolo, grazie anche alla collaborazione con Carlo Croce, ha partecipato a ricerche pubblicate sulle massime riviste internazionali, dal New England Journal of Medicine a PNAS (gli atti dell’Accademia Americana delle Scienze) fino al Journal of Clinical Oncology e al Journal of the National Cancer Institute. La sfida attorno cui ruotano le sue ricerche è quella di

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comprendere sempre meglio il ruolo che i cosiddetti microRNA svolgono nell’insorgenza e nello sviluppo del tumore del seno, con l’obiettivo di sfruttare la conoscenza ottenuta a scopo terapeutico. Ed è proprio raccogliendo questa sfida che AIRC le ha assegnato uno Start-up Grant per creare il proprio laboratorio negli Amadeo Lab, sede distaccata dell’Istituto nazionale tumori di Milano non lontana dalla storica via Venezian. Lì le capita ogni tanto di girare con i jeans strappati sotto il camice e le All Star colorate ai piedi, cosa che in passato non faceva mai: “Finché lavoravo in Istituto, a contatto coi pazienti, facevo molta attenzione al decoro formale”.

anno più grande di me, prima di sposarmi con Andrea, che lavora come ricercatore al Policlinico di Milano, nel settembre del 2011”. Poco dopo il matrimonio, mentre sta finendo la borsa di ricerca triennale, l’inizio della gravidanza: “Una sfida anche questa” sottolinea. Perché il futuro è incerto: ancora una volta, però, è AIRC a scommettere su di lei, che ogni giorno consulta il portale per sapere se la sua richiesta per uno Start-up Grant è stata accolta: “È andata davvero bene, perché ho potuto aprire il mio laboratorio all’interno dell’Istituto in cui mi sono formata con un gruppo di lavoro diverso” racconta. “Questo è stato reso possibile anche dalla grande disponibilità della dottoressa Tagliabue”. E così la “piccola” Iorio si ritrova a mettere in piedi da zero il suo laboratorio mentre il pancione aumenta, tra cali di pressione e svenimenti, fino alla nascita di Beatrice, che riuscirà no-nostante tutto ad allattare per molti mesi. Ora la bambina cresce, tenendo sveglia la famiglia di notte, e cresce anche lo staff, tenendo occupata Marilena di giorno e dopo cena: “In laboratorio ci sono oggi tre ragazze, cui forse si aggiungerà un uomo grazie a un grant che ho ottenuto dal Ministero” spiega. “Certo, essere la responsabile non è facile, e a causa degli impegni gestionali il tempo al bancone si riduce”. C’è anche molto meno tempo per gli amati viaggi – dopo le nozze è stata in Kenya, e avrebbe voluto portare il marito a New York e Philadelphia, ma ha rinviato (“ci andremo con la bimba”) – e persino per il nuoto, la danza e la vita sociale, ma nella sua voce non c’è alcun rimpianto: “Questo lavoro è una passione. Se non c’è la passione può diventare molto frustrante, perché la quantità di lavoro non è commisurata ai risultati. Oggi mi trovo in una situazione idilliaca: ho avuto un’occasione e so di doverla sfruttare” afferma con sicurezza. Se poi le si domanda che cosa le manca per sentirsi arrivata, la risposta richiede un po’ più di tempo: “Contribuire concretamente con le mie ricerche alla cura dei malati di cancro”. In un certo senso, una risposta semplice come l’uovo di Colombo.


PROFESSIONI PER LA RICERCA Lo statistico

Chi governa i numeri governa la ricerca La figura dello statistico è indispensabile a tutti i livelli della ricerca biomedica, dalla progettazione dello studio fino alle analisi finali, passando per l’organizzazione dei dati. In particolare in epidemiologia lo statistico ricopre il ruolo di controllore delle informazioni a cura di AGNESE CODIGNOLA er capire se uno studio ha fornito dei risultati che mostrano l’effetto di un trattamento o il ruolo di una strategia di prevenzione, ma anche per cercare di orientarsi quando le informazioni sono molte (come nel caso della genomica), o per identificare bersagli terapeutici specifici tra i molti possibili: a questo e a molto altro servono i numeri, nella ricerca biomedica come nella pratica clinica. A patto di saperli leggere. E per capirli c’è una scienza di cui si sente spesso parlare, anche se non sempre e non a tutti è chiaro di che

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COME SI DIVENTA… BIOSTATISTICO er diventare maghi dei numeri non c’è solo la statistica. In Italia, gli atenei dove è presente storicamente una Facoltà di statistica sono Bologna, Padova, Roma la Sapienza e Messina, cui si è aggiunta 14 anni fa Milano-Bicocca. La prima università che istituì nel 1964 quella che allora si chiamava Cattedra di biometria è stata l’Università degli Studi di Milano, grazie al pioneristico lavoro di Giulio Maccacaro, uno dei padri della statistica medica e dell’epidemiologia italiana, fondatore di Medicina Democratica. Ancora oggi queste istituzioni sfornano specialisti con un’ottima preparazione. Sempre a Milano, l’Università Bicocca ha istituito il primo corso di laurea magistrale (cioè da seguire dopo il primo triennio) in biostatistica e statistica sperimentale, coordinato da Giorgio Vittadini. In generale, oggi, tutti i corsi di laurea in materie sanitarie, nonché biologiche e biotecnologiche, prevedono almeno un esame in statistica medica: l’idea è quella di fornire a chi lavorerà nel campo il bagaglio culturale necessario per comprendere la validità di uno studio e i concetti fondamentali per poter entrare nel mondo della ricerca e farla attivamente anche interagendo con il biostatistico. Per chi invece, dopo un corso di laurea per esempio in statistica, biostatistica o anche medicina e biologia, pensa che la statistica medica sia la sua strada, vi sono varie possibilità. La stessa Maria Grazia Valsecchi coordina uno dei pochi dottorati esistenti in Italia dedicati alla biostatistica ed epidemiologia (altri sono presenti all’Università degli Studi di Milano e a Pavia). Infine, una figura molto richiesta è quella del medico specializzato in statistica sanitaria, perché è il solo ad avere una doppia competenza, preziosissima nelle ricerche epidemiologiche e cliniche. Anche in questo caso, l’Università di Milano, insieme a Milano-Bicocca e altre università del Nord Italia, offre una Scuola di specializzazione in statistica sanitaria e biometria per medici, analogamente a quanto fatto a Roma dalla Sapienza con altre università consorziate del Centro-Sud.

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PROFESSIONI PER LA RICERCA Lo statistico

cosa si occupa e a che cosa serve in concreto: la statistica medica. La biostatistica (altro nome usato spesso) è quella branca della statistica che serve a descrivere in sintesi, da un punto di vista quantitativo, un insieme ampio di dati derivati da studi biologici, clinici ed epidemiologici. In medicina (e tanto più in oncologia) ciò significa descrivere, con la maggior precisione possibile, l’azione di una terapia o di un trattamento o i suoi effetti indesiderati, prevedere la sopravvivenza o comunque la prognosi, delineare l’andamento di una malattia e così via. Ma la statistica serve anche nella progettazione di uno studio sia di base sia clinico: solo disegnando lo studio nel rispetto di una rigorosa metodologia, infatti, i dati ottenuti saranno sfruttabili per ricavarne un risultato attendibile. Un lavoro enorme e fondamentale è quello che i biostatistici fanno per l’epidemiologia, cioè per descrivere l’incidenza dei tumori nella popolazione e identificare i fattori di rischio o protetti-

vi. I grandi studi epidemiologici, negli ultimi anni, hanno fornito un quadro dettagliato dell’andamento dei diversi tumori in tutto il mondo, dell’impatto di alcuni fattori ambientali e delle abitudini di vita nell’insorgenza. Per orientarsi meglio nel mondo della ricerca clinica, è quindi forse opportuno affrontare separatamente i tanti volti della biostatistica. Fondamentale ha chiesto aiuto a Maria Grazia Valsecchi, direttrice del Centro di biostatistica per l’epidemiologia clinica del Dipartimento di medicina clinica, prevenzione e biotecnologie sanitarie dell’Università di Milano-Bicocca, che da molti anni si occupa, come responsabile statistica, di studi oncologici e, in particolare, di quelli sui tumori rari e sui tumori infantili. “Il ruolo del biostatistico nella progettazione di uno studio clinico è indispensabile” spiega Valsecchi

La statistica serve anche nella progettazione dello studio

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“perché, a seconda dei quesiti che la ricerca si pone, è necessario definire quale tipo di studio sia più efficiente, quali variabili misurare e con quali modalità, quali e quanti soggetti includere e quali metodi di analisi si debbano applicare per rispondere in maniera adeguata alle domande poste”.

Il biostatistico all’inizio dello studio La partecipazione del biostatistico sin dalle fasi più precoci di uno studio clinico – quelle del disegno dello stesso – è una prassi oggi sempre più diffusa, ma non è sempre stato così. Fino a non molti anni fa la statistica veniva interpellata solo dopo la conclusione della sperimentazione, con effetti spesso assai negativi. Capitava infatti non di rado che una certa quantità di dati – più o meno cospicua – fosse poco utile agli scopi dello studio o addirittura fuorviante. “Oggi” commen-

... l’articolo continua su: www.airc.it/statistico


ta Valsecchi “è maturata una diversa consapevolezza, sia perché non è eticamente accettabile sottoporre i pazienti a terapie, esami e trattamenti non necessari o il cui utilizzo non sia razionale, sia perché tutta la sperimentazione clinica risponde a una logica di efficienza, di utilizzo motivato di tutti i dati che si sceglie di raccogliere sul paziente”.

Analisi in itinere e alla fine della ricerca Oltreché alla progettazione dello studio, il biostatistico apporta un contributo fondamentale anche per avviare la sperimentazione e controllarne il progredire: è ancora lui, infatti, che definisce le modalità e il flusso delle informazioni, ossia il modo in cui i dati devono essere raccolti, validati e archiviati per essere poi analizzati. “Da quando esistono i grandi database digitali, e soprattutto nel caso di studi multicentrici, cioè condotti simultaneamente in più istituti, è fondamentale che tutti i dati vengano raccolti con le stesse modalità, controllati nella loro qualità e completezza e archiviati in modo sicuro, così da essere accessibili solo a coloro che sono formalmente responsabili di valutarli”. Inoltre, il controllo dell’andamento dello studio prevede la supervisione dello statistico nella stesura di rapporti periodici che consentano ai ricercatori clinici di verificare se e come lo studio progredisce. Il ruolo tradizionale del biostati-

stico è valutare i dati emersi da uno studio e in effetti tale funzione resta insostituibile, perché solo da una corretta elaborazione statistica può venir fuori un risultato utile. Ma l’intervento non è circoscritto alla fase finale. “La valutazione dei dati viene fatta anche durante lo svolgimento della sperimentazione” spiega ancora Valsecchi “in quelle che vengono definite analisi ad interim, cioè intermedie. Se, per esempio, in uno studio che confronta una nuova terapia con quella di uso comune, si verifica che la nuova funziona nettamente meglio, lo studio non prosegue perché ciò precluderebbe a un gruppo di malati la nuova cura più efficace. Allo stesso modo, se emerge che un nuovo trattamento non funziona come atteso o è associato a una tossicità elevata, lo studio è soggetto a una revisione e talvolta interrotto prematuramente. Va sottolineato che le analisi intermedie sono sottoposte spesso a specialisti non coinvolti nel trial, per avere il massimo di obiettività possibile nell’interpretazione dei dati e nell’eventuale chiusura precoce”. Lo statistico medico è coinvolto anche nella stesura dell’articolo finale. Affinché la comunità scientifica possa giudicare adeguatamente quanto emerso, è indispensabile che i numeri siano riportati in maniera chiara e ben documentata: un compito che solo il biostatistico può svolgere al meglio.

In questo articolo: formazione statistica disegno sperimentale

Il biostatistico e la ricerca di base Fin qui abbiamo descritto il ruolo indispensabile del biostatistico nella ricerca clinica, soprattutto in oncologia. Ma anche la ricerca di base si avvale sempre più spesso delle sue competenze. “Pensiamo, per esempio, a che cosa accade nella ricerca nel campo della genomica” spiega Valsecchi. “Oggi, grazie alle nuove tecnologie, siamo in grado di ottenere una mole sempre più sostanziosa di informazioni sui geni di ogni tipo di tumore e di ogni paziente e sulla loro funzione. Per esplorare molti dati e individuare, tra tutti, quelli più utili per comprendere un fenomeno complesso, è necessaria una solida elaborazione statistica. La ricerca in questo campo ha anche lo scopo di individuare i bersagli per potenziali terapie mirate, efficaci su alcuni sottotipi specifici di tumore. In questo caso, verificare statisticamente le informazioni è imprescindibile, poiché la rarità di ciascun sottotipo rende ancora più indispensabile la raccolta e l’elaborazione corretta di tutti i dati disponibili, anche in centri diversi.

Un nuovo ruolo al bancone del laboratorio

PER AVERE NUMERI SEMPRE PIÙ CHIARI

Una parte non trascurabile del lavoro di un centro di ricerca come quello diretto da Maria Grazia Valsecchi è la ricerca metodologica incentrata sullo studio di nuovi approcci che aiutino a descrivere in modo sempre più dettagliato e utile fenomeni complessi. AIRC ha sostenuto diversi studi

di questo tipo, incentrati soprattutto sull’individuazione di modelli statistici che aiutino a conoscere meglio tutti gli eventi rilevanti per il decorso clinico e che si verificano in tempi successivi durante il follow-up del paziente oncologico. Oppure di metodi che riescano a stimare in maniera affidabile l’efficacia di

terapie sperimentali, adottate spesso per sottoinsiemi di pazienti selezionati e rari, quali i bambini sotto l’anno di età affetti da leucemia, o bambini affetti dalla stessa malattia e portatori di caratteristiche genetiche specifiche e che per questo hanno un elevato rischio di non rispondere alle terapie standard.


MEETING START-UP Bologna 2013

I giovani scienziati di AIRC fanno rete per la seconda volta L’incontro che si è tenuto nel capoluogo emiliano è il secondo di questo genere e, come il primo, favorisce la collaborazione tra coloro che hanno vinto il bando più selettivo a cura di ILARIA GUERINI ella cornice della storica Università di Bologna, su forte spinta degli stessi giovani ricercatori, si sono incontrati per la seconda volta i titolari di Start-up, i finanziamenti quinquennali per i giovani ricercatori rientrati dall’estero per avviare, da zero, il proprio laboratorio di ricerca in Italia. Il bisogno di incontrarsi è per loro una necessità primaria, non solo perché condividono alcune problematiche pratiche (come i controlli e le rendicontazioni) ma anche la curiosità di conoscere l’attività dei propri colleghi e, magari, di collaborare. I cartelli indicano una

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stanza nel piano interrato dell’edificio: sembra quasi di tornare ai tempi degli esami. Ma questi ragazzi un esame difficile l’hanno già superato: la Start-up è infatti il bando AIRC più competitivo, che premia solo quei ricercatori giovani che hanno dimostrato di avere le potenzialità per diventare i futuri leader della ricerca sul cancro. AIRC, come molte agenzie per la ricerca scientifica, favorisce, con queste riunioni, lo scambio di esperienze tra “novellini” e “senior”, coloro che hanno già alle spalle un paio o più anni di attività indipendente. In questo caso c’è un motivo di orgoglio in più: sono stati proprio loro, i titolari dei grant, a organizzarlo in modo autonomo, malgrado agende ricche di impegni, spinti dalla necessità di sentirsi parte di una comunità che condivide lo stesso obiettivo. La creazione di network e collegamenti tra scienziati impegnati sullo stesso fronte è alla base di una ricerca di successo, come recente-

Simone Comi

Far parte della “famiglia” di AIRC e collaborare

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mente ribadito anche dagli esperti della European School of Oncology e come esplicitamente previsto dai bandi dei prestigiosi National Institutes of Health statunitensi. E infatti dall’incontro di due anni fa, il primo di questo genere organizzato da AIRC, sono emerse collaborazioni fruttuose e nuove idee che hanno dato risultati positivi.

Proficue cooperazioni La voglia di cooperare nasce anche dalle affinità biografiche: un’importante esperienza all’estero, il rientro in Italia e la soddisfazione di essersi guadagnati un finanziamento così competitivo. Alberto Del Rio, chimico dell’Università di Bologna e promotore dell’incontro, sorride soddisfatto: sono presenti tutti i titolari delle Start-up in corso, 16 in totale, a dimostrare che non è solo suo il desiderio di fare network, ma di tutto il gruppo. “Il meeting del 2010 è stato talmente utile che abbiamo voluto organizzarne un altro” commenta Del Rio, che sta portando avanti numerose collaborazioni nate proprio dal primo consesso. Una di queste è con Alessio

... per saperne di più: www.airc.it/start-up


Simone Comi

LA FATICA DEL RIENTRO

Nencioni, medico dell’Università di Genova, che spiega: “Insieme stiamo cercando nuove sostanze in grado di rallentare la crescita tumorale. Alberto crea le nuove molecole e io testo la loro potenzialità antitumorale in laboratorio”. Dopo di lui anche gli altri ricercatori spiegano come stanno usando i finanziamenti AIRC e quali sono i risultati più promettenti. Thomas Vaccari, ricercatore all’IFOM di Milano, racconta: “Questi dati sono frutto di una stretta collaborazione nata proprio due anni fa con Letizia Lanzetti”, titolare di Start-up e ricercatrice all’IRCC di Candiolo, Torino. I due non perderanno un minuto: sul treno di ritorno da Bologna a Milano si scambieranno infatti dati preziosi racchiusi nei loro inseparabili computer.

Che cosa ne sarà di noi? La pausa pranzo si svolge in una piccola stanza dal sapore antico, con vecchi strumenti di misura im-

polverati racchiusi nelle ante degli armadi. E i talenti italiani già pensano al futuro: “Cosa succederà dopo questi cinque anni?” chiede Rosanna Piccirillo durante la tavola rotonda del pomeriggio. Tutto dipende da loro: dovranno dimostrare di aver fatto fruttare questo importante finanziamento e di poter essere considerati leader nel loro settore. Francesca Ciccarelli, ricercatrice all’Istituto europeo di oncologia (IEO) di Milano ed ex titolare di una Start-up ormai conclusa è un ottimo esempio. “AIRC mi ha dato la possibilità di far partire il mio progetto, molto innovativo, in un istituto che faceva tutt’altro” dice Francesca, che ora ha ottenuto un Investigator grant, cioè un finanziamento per scienziati dall’esperienza ormai consolidata. Oggi è venuta per sostenere chi comincia e portare la sua esperienza come esempio, a dimostrazione che AIRC non abbandona i giovani a progetto concluso, purché continuino a meritarselo. Nel frattempo questo meeting insegna che unire le forze aiuta a fare

Durante la pausa caffè si parla non solo di scienza ma anche della fatica di tornare nel proprio Paese a fare ricerca. “L’esperienza a Harvard è stata fondamentale, ma sentivo di non appartenere a quel mondo” confida Rosanna Piccirillo, rientrata dagli Stati Uniti per mettere in piedi il suo laboratorio all’Istituto Mario Negri di Milano. “Lì ho però creato un motto che ho trasmesso ai miei giovani studenti: lavoro, lavoro, lavoro”. Altri non erano così convinti di lasciare il laboratorio estero: “All’inizio non volevo rientrare, non pensavo che in Italia avrei potuto condurre una ricerca indipendente, invece AIRC mi ha dato fiducia” ammette soddisfatta Anna Chiara De Luca, a capo di un giovane gruppo di ricerca al CNR di Napoli. Anche Simone Sabbioneda, che tutti i giorni raggiunge il CNR di Pavia dalla sua Milano, ammette: “È duro e molto faticoso, soprattutto per la burocrazia italiana, ma sono contento di essere tornato”.

passi avanti. Del resto il cancro è una malattia così complessa che la fusione di competenze diverse è necessaria. Ed è importante che questi giovani scienziati, nel pieno delle loro energie e creatività, abbiano modo di confrontarsi. E il fatto che siano stati proprio loro a organizzare questo incontro testimonia una sincera voglia di lavorare insieme per raggiungere un obiettivo comune.

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PROGETTI 5 PER MILLE Malattie mieloproliferative

In questo articolo: 5 per mille ematologia policitemia vera

Nuove strategie terapeutiche per il sangue troppo denso La policitemia vera è una neoplasia cronica caratterizzata da una proliferazione abnorme dei globuli rossi che addensa il sangue e provoca infarti e ictus. Ora un gruppo di ricercatori del programma AIRC 5 per mille ha stabilito un importante parametro di cura a cura di CRISTINA COLOMBELLI e malattie del sangue che fanno parte delle neoplasie mieloproliferative croniche – come la leucemia mieloide cronica, la mielofibrosi idiopatica, la trombocitemia essenziale e la policitemia vera – causano un aumento anomalo di globuli rossi, bianchi e piastrine, con gravi effetti sulla vita dei pazienti. In Italia esiste un gruppo – composto da circa 70 ricercatori coordinati da Alessandro Vannucchi dell’Università degli Studi di Firenze e vincitore di uno dei programmi speciali di oncologia clinica molecolare di AIRC – che si occupa di identificare i meccani-

L

smi genetici e molecolari che provocano queste malattie con l’obiettivo di migliorare la diagnosi, la prognosi e il trattamento dei pazienti. Sono riuniti sotto la sigla AGIMM (AIRC – Gruppo italiano malattie mieloproliferative) e grazie ai finanziamenti AIRC nell’ambito del programma 5 per mille stanno portando avanti diversi filoni di ricerca. Ora arrivano i primi risultati utili per i pazienti, pubblicati su una delle più autorevoli testate mediche del mondo, il New England Journal of Medicine, e riguardano proprio la policitemia vera. Chi ne

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è affetto produce così tanti globuli rossi da rendere il sangue talmente viscoso da aumentare il rischio di trombi o coaguli spontanei, che a loro volta possono causare ictus e infarti. TRA SALASSI E TERAPIE Per evitare che tali eventi cardiovascolari gravi mettano a repentaglio la vita dei pazienti policitemici, i medici devono tenere sotto controllo un parametro importante: l’ematocrito, ovvero la percentuale del volume sanguigno occupata dai globuli rossi che nella policitemia è aumentato rispetto alla norma. Come

I rischi: infarti, ictus ma anche leucemie

fare, però, per ridurlo e di quanto? I metodi usati sono due: praticare flebotomie, ossia i tradizionali salassi che consistono nel rimuovere una certa quantità di sangue a intervalli di tempo regolari, o intervenire con farmaci, come l’idrossiurea, che diminuiscono la produzione dei globuli rossi. Per quanto riguarda il valore ottimale di ematocrito da raggiungere, esistono linee guida che raccomandano di mantenerlo pari o inferiore al 45 per cento, ma finora questa indicazione non era supportata da studi sperimentali validi e inoltre


la paura degli effetti collaterali della terapia farmacologica – disturbi gastrointestinali, lesioni cutanee e anche un potenziale rischio di trasformazione in leucemia – invitava alla cautela, favorendo una gestione meno aggressiva di questi valori. MEGLIO VALORI PIÙ BASSI Ora però il gruppo AGIMM ha effettuato uno studio controllato randomizzato, e quindi metodologicamente ineccepibile, che ha dimostrato l’utilità e l’importanza di mantenere l’ematocrito al di sotto del 45 per cento al fine di ridurre il rischio di trombosi e di morte per infarto e ictus. Lo studio è stato coordinato da Tiziano Barbui degli Ospedali Riuniti di Bergamo e gestito da Roberto Marchioli del Consorzio Mario Negri Sud, e vi hanno preso parte diversi medici e ricercatori, tra cui lo stesso Vannucchi. “Insieme ai finanziamenti dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA), che hanno coperto principalmente le spese di gestione, i fondi AIRC ci hanno consentito di mettere in piedi uno studio indipendente, dal disegno chiaro e con un impatto immediato sulla vita dei pazienti” afferma Vannucchi.

Tra maggio 2008 e febbraio 2012, la ricerca ha preso in esame 365 pazienti affetti da PV trattati con flebotomie, idrossiurea o entrambe le terapie, in 26 centri sparsi su tutto il territorio italiano. Circa la metà dei soggetti è stata sottoposta a trattamenti più intensivi con l’obiettivo di mantenere l’ematocrito al di sotto del 45 per cento, mentre per l’altra metà si è scelta una terapia meno aggressiva, sufficiente a mantenere lo stesso parametro entro il 45-50 per cento. L’obiettivo dei ricercatori era capire quale delle due terapie garantisse una migliore protezione dagli eventi cardiovascolari gravi e se gli effetti collaterali di una terapia più intensiva fossero tali da renderne meno favorevole l’utilizzo.

I risultati sono entrati subito nella pratica clinica

UN USO IMMEDIATO “Alla fine dell’osservazione abbiamo scoperto che i pazienti del gruppo con ematocrito basso mostravano un rischio di morte per eventi cardiovascolari di quattro volte inferiore rispetto a quelli il cui l’ematocrito rimaneva a valori più alti” spiega Barbui. Se trombosi e morte per cause cardiovascolari avvenivano nel 9,8 per cento dei pazienti con ematocrito alto, si riducevano al 2,7 per cento nel gruppo con ematocrito basso. Sanguinamenti, evoluzione maligne e leucemia non risultano più frequenti anche se il paziente veniva sottoposto a cure intensive. “Questo studio rispecchia perfettamente le due facce del progetto AIRC, quella di ricerca delle alterazioni biologiche e funzionali delle malattie e quella traslazionale, che consente di trasferire nella prati-

UNA MALATTIA DI PERTINENZA DELL’EMATOLOGO

CHE COS’È LA POLICITEMIA VERA? a policitemia vera (PV), anche nota come policitemia rubra o morbo di Osler-Vaquez, è una neoplasia cronica che colpisce le cellule staminali totipotenti del midollo osseo, quelle che danno origine alle cellule del sangue. A causa di mutazioni genetiche, queste cellule si duplicano in modo incontrollato, causando un aumento dei globuli rossi e in minor misura anche di piastrine e globuli bianchi. Il flusso sanguigno diventa quindi più denso, il trasporto dell’ossigeno ai vari distretti corporei è ridotto, e aumenta la probabilità che si formino trombi, con conseguente rischio di ictus o infarto. La PV colpisce circa 2-3 individui ogni 100.000 abitanti per anno. La grande maggioranza dei casi è dovuta a mutazioni in un gene chiamato JAK2, che normalmente produce una proteina che aiuta le cellule a dividersi. Se JAK2 è mutato, la proteina diventa iperattiva e dice alla cellula di proliferare anche quando non ce n’è bisogno. Di solito insorge dopo i 60 anni, ma ci sono anche forme più precoci. È una neoplasia cronica e la trombosi è la causa più frequente di morte. In una piccola percentuale di casi, la PV può evolvere in leucemia mieloide acuta (AML). Non ci sono cure definitive. L’obiettivo del trattamento è ridurre il numero di globuli rossi ed eventualmente anche bianchi e piastrine, mantenendoli entro valori normali. Alessandro Vannucchi

L

ca clinica le conoscenze ottenute a livello sperimentale” dice Vannucchi, che sottolinea: “La risposta dei medici è stata immediata: i colleghi dei centri trasfusionali hanno rapidamente modificato la terapia dei pazienti policitemici, richiamando quei soggetti per i quali erano stati stabiliti salassi ogni 6-12 mesi in modo da sottoporli a un controllo più stretto”. Si tratta quindi di un perfetto esempio di come i malati possano beneficiare in

breve tempo dei risultati della ricerca. “Ora sarà necessario capire quale sia il metodo migliore per normalizzare l’ematocrito: i salassi, la terapia farmacologica o entrambi? Non solo, bisogna anche determinare quale farmaco sia più efficace e sicuro: tra gli altri, buoni candidati sono la già utilizzata idrossiurea, l’interferone e, se ben tollerati, i più nuovi inibitori di JAK2” conclude Barbui.

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PAZIENTE INFORMATO Ospedali

In questo articolo: classifiche ospedali sistema sanitario

Quanto è difficile (ma necessario) conoscere i migliori ospedali Il Ministero della salute ha messo a disposizione di un gruppo ristretto di giornalisti i dati sui risultati delle cure nei diversi ospedali. Renderli comprensibili e utili è complesso, ma alcune testate ci provano, nell’attesa che sia il Ministero stesso a farli conoscere in modo semplice agli italiani a cura di FABIO TURONE e DANIELA OVADIA pionieri, come spesso capita, sono stati gli anglosassoni, ma ultimamente anche in Italia cominciano a diffondersi strumenti sempre più sofisticati per orientare le decisioni dei cittadini – e dei loro medici – e aiutarli a scegliere dove andare a curarsi, specie in caso di malattie complesse come i tumori. Già sul finire degli anni novanta le autorità sanitarie britanniche avevano messo a disposizione di medici e semplici cittadini alcuni elementi importanti per capire un po’ meglio a quale ospedale è bene affidarsi a seconda della patologia da cui si è colpiti, e anche negli Stati Uniti sono diffuse da tempo pagelle di vario tipo. Esiste infatti una vasta letteratura scientifica che dimostra che non tutti gli ospedali, i reparti e persino i singoli medici sono uguali quando

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si tratta di farsi curare: in alcuni casi la differenza tra un luogo e l’altro non è tale da giustificare uno spostamento, ma in altri può essere davvero notevole e influenzare tutta la vita di una persona. Tra i dati che i sudditi di Sua Maestà britannica possono agevolmente consultare in internet per mettere a confronto gli ospedali di zona con i migliori centri del Paese ci sono la durata delle liste d’attesa, i tassi di mortalità associati alle principali procedure, i tassi di infezione ospedaliera (purtroppo un evento sempre più diffuso a causa della crescente presenza, nei nostri ospedali, di ceppi di batteri resistenti agli antibiotici) ma anche parametri più legati al servizio per così dire alberghiero e la valutazione soggettiva fornita dai pazienti (vedi box a p. 15). Quest’ultima è un’indicazione importante, perché la soddisfazione per l’assi-

I pazienti valutano anche la situazione alberghiera

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stenza ricevuta può contribuire al benessere generale e indirettamente alla terapia, anche se uno studio recente pubblicato sulla rivista Jama Surgery ha concluso che non esiste una relazione diretta tra l’esito positivo di un’operazione chirurgica e la soddisfazione del paziente (che a volte è più influenzato dagli aspetti “di facciata” che dalla capacità del centro che lo cura).

La difficoltà di giudicare Tutti gli esperti di sanità dicono, da un lato, che è importante che il paziente possa scegliere (e infatti sempre la Gran Bretagna ha sancito per legge, nel 2009, il diritto del cittadino di farsi portare nel luogo di cura di sua preferenza, con l’ovvia eccezione dell’urgenza, per la quale si ricovera nell’ospedale più vicino); dall’altro mettono in guardia sul significato dei singoli parametri,

... l’articolo continua su: www.airc.it/ospedali


come spiega Carlo Alberto Perucci, coordinatore per conto di AGENAS (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, che raccoglie i risultati di tutti i poli ospedalieri d’Italia) del database sui centri di cura italiani, in un articolo uscito sulla rivista Epidemiologia e prevenzione: “Si tratta di indicatori generali di scarso significato per il singolo paziente perché per renderli davvero utili bisognerebbe rielaborarli alla luce di informazioni che non abbiamo ancora a disposizione. Inoltre l’epidemiologia, che è lo strumento con cui si analizzano queste informazioni, ha fatto grandi passi avanti negli ultimi decenni per quanto riguarda lo studio delle cause di malattia mentre ne ha fatti meno, dal punto di vista degli strumenti tecnici, per lo studio dell’efficacia delle cure ospedaliere”. Un esempio per tutti, facilmente comprensibile: se in un reparto ospedaliero la mortalità è più alta che in un altro, le ragioni possono essere due. Può darsi che sappiano curare meno bene la patologia in questione o, viceversa, che siano talmente bravi da raccogliere tutti i casi più difficili, quelli che altri non vogliono più curare. Per questo è necessario “pesare” il risultato, cosa che non è semplice. Che cosa rimane, quindi, nelle mani del comune cittadino per decidere? Al momento attuale l’unico parametro veramente utile da consultare è il volume di casi visti per ciascuna patologia. E questo vale soprattutto in oncologia, dove le cure sempre più personalizzate fanno sì che ogni tumore, o quasi, sia una storia a sé. Facciamo l’esempio del tumore al seno: le cure possono cambiare drasticamente in base al tipo di recettori presenti sulla cellula o all’assetto genetico. Solo un centro che vede molti tumori al seno avrà l’esperienza necessaria per trattare al meglio ciascun sottotipo. Altri parametri che, secondo le istituzioni internazionali, possono essere utili per decidere riguardano

I PARAMETRI DISPONIBILI NEL DATABASE BRITANNICO Qualità complessiva del servizio (valutata dalle autorità sanitarie) Tassi di mortalità Valutazioni degli altri pazienti Tempi d’attesa Tassi di infezione ospedaliera Qualità del cibo Disponibilità di parcheggi Accesso per disabili le dotazioni tecnologiche. È più efficace stare in un centro in cui si può fare sia la chemio sia la radio che viaggiare tra due centri diversi, perché migliore sarà anche la comunicazione tra i medici. Spostarsi, quindi, può avere un senso, ma solo se si va verso una struttura più grande e, soprattutto, più specializzata, mentre i dati delle ricerche su questi temi ci dicono che un singolo medico, anche molto bravo, che opera in una struttura non adatta avrà probabilmente (il termine è d’obbligo, perché si tratta di una stima statistica) esiti peggiori di uno meno bravo circondato da uno staff e da una struttura di alta specializzazione.

Spostarsi ha senso solo in casi ben specifici

Ora anche in Italia Da alcuni mesi è possibile anche in Italia consultare i dati relativi agli esiti delle cure: è possibile, cioè, sapere quante persone sono state efficacemente curate per una specifica malattia in ciascun ospedale. Le informazioni hanno cominciato a essere diffuse al grande pubblico da quando AGENAS ha reso accessibile agli operatori sanitari e a un piccolo numero di giornalisti accreditati i dati raccolti ed elaborati da un pool di esperti. Questa enorme mole di dati, aggiornata annualmente in collaborazione con Ministero della salute e Regioni, si affianca così alle informazioni preziose messe a disposizione da Sportello cancro. Da molti anni, infatti, la pagina sul sito del Corriere della Sera, Sportello cancro, (in collaborazione con Fondazione Veronesi) fornisce schede aggiornate sui reparti oncologici di

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PAZIENTE INFORMATO Ospedali

I DATI DEL MINISTERO DELLA SALUTE

L’edizione più aggiornata del database del Programma nazionale esiti (intesi come “risultati”) mette a disposizione per ciascun centro di cura italiano ben 42 diversi parametri clinici (tassi di mortalità, ma anche misure della tempestività con cui vengono praticate le cure urgenti) che secondo gli studi internazionali forniscono un’indicazione dell’efficienza generale di una struttura sanitaria. Per i non addetti ai lavori, l’interpretazione di questi dati può non essere semplice, sia perché molte malattie non sono censite (per esempio in ambito oncologico sono presenti solo i dati sui tumori di polmone, stomaco, colon e retto), sia perché in molti casi le differenze possono apparire grandi ma non essere in realtà significative, se non in casi limite che, nel bene o nel male, si discostano enormemente dalla media nazionale.

tutti i centri italiani, dai piccoli ospedali locali a quelli super specializzati, di rilevanza internazionale. Oltre alle informazioni sulla composizione dello staff che si occupa di oncologia e sulle attrezzature più o meno sofisticate presenti nella struttura, il sito riporta il numero dei ricoveri e degli interventi chirurgici per le diverse patologie. Per far risaltare le eccellenze, una stellina segnala i reparti che, secondo una commissione di esperti, garantiscono la massima qualità delle cure. Questa in genere va di pari passo con la quantità di pazienti visitati o operati ogni anno per ciascuna malattia, per cui per ogni scheda sono riportate anche queste cifre. Inoltre un’icona a forma di ampolla segnala i centri in cui è in corso la sperimentazione di nuovi farmaci antitumorali.

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Entrano in campo i media Più di recente, due mensili hanno cominciato a pubblicare i dati usati dalle autorità sanitarie nazionali e regionali per misurare le performance degli ospedali e dei singoli reparti, raccolti nell’ambito del Programma nazionale esiti coordinato appunto da AGENAS. Non vi sono informazioni su tutte le possibili patologie, ma una selezione di

parametri che a livello internazionale sono da tempo considerati indicatori della buona gestione di un ospedale. Si va dal tasso di mortalità per infarto – trattato con o senza angioplastica – o per cancro del polmone, a dati come la percentuale di fratture del femore operate entro 48 ore. Le schede di Focus sono in parte disponibili online sotto forma di pdf e sono state controllate attentamente dalla redazione, con un lavoro davvero meritevole e certosino di confronto delle schede e di correzione di eventuali errori, grazie alla collaborazione di esperti. Il sito di Wired ha usato un sistema più accattivante, che prevede un’interfaccia grafica, ma più complesso da interpretare per un non addetto ai lavori, che potrebbe travisare il significato di alcuni parametri (in quel caso, il consiglio è quello di parlare sempre col proprio medico, che può dare un aiuto). La strada per trasformare tutte queste informazioni in strumenti davvero utili e di comprensione immediata per il cittadino comune è ancora lunga, ma il primo passo è stato fatto, anche grazie al lavoro di giornalisti che, come è accaduto in altri Paesi come la Francia, fanno da “pungolo” nei confronti del Ministero affinché la “guida al miglior ospedale” possa provenire direttamente da una fonte pubblica e in una forma comprensibile a tutti. Perché anche se non è facile, chi ha davanti a sé la minaccia di una malattia grave – come nel caso di molti tumori – è disposto a fare ogni sforzo per capire come assicurare a sé e ai propri cari le cure migliori.

I DATI DI SPORTELLO CANCRO Schede descrittive di tutte le oncologie italiane Casistiche per ogni tipo di tumore Centri di eccellenza Sperimentazioni di nuovi farmaci oncologici


BILANCIO 2012 Ho scelto di sostenere AIRC perché penso che la ricerca sia l’unico modo per sconfiggere il cancro. E conoscere la storia dei ricercatori ce li fa sentire vicini, come fossero i nostri figli: per noi soci è importante perché rappresentano il nostro domani . (Carla, socia AIRC)

Un anno in prima fila per la ricerca sul cancro Il 2012 ha visto di nuovo il grande impegno di soci, volontari e sostenitori per il progresso della ricerca sul cancro e per dare stabilità al lavoro dei ricercatori, come racconta il nuovo Bilancio sociale AIRC e FIRC, online da luglio sul sito

4.968.000 copie di Fondamentale spedite 1.462.179 soci 137 lasciti testamentari accettati da FIRC Circa venti anni fa mi hanno diagnosticato un tumore. Quella per me è stata l’occasione di conoscere una persona speciale: il medico – che mi curava grazie a una borsa di studio AIRC – è poi diventata mia moglie. AIRC mi ha dato la possibilità di rinascere. (Lorenzo, testimonial della ricerca)

3.571.837 visitatori unici sito AIRC 350.150 liker su Facebook 130.000 iscritti alla newsletter

www.bilanciosociale.airc.it

Aiutando la ricerca anche chi non contribuisce a livello scientifico può avere un posto tra chi troverà le soluzioni contro il cancro. Tutti dietro un banchetto scoprono capacità che nella vita sono insospettabili e poi, la sera, si va a dormire con un senso. (Francesca, volontaria AIRC)

20.000 volontari 651.128 piantine di azalea distribuite 17 Comitati regionali

In questi anni grazie ai finanziamenti di AIRC e FIRC è stato possibile far crescere questo gruppo di ricerca e ampliare il raggio d’azione del nostro studio, per individuare sempre nuovi bersagli per la cura, ma anche per la prevenzione dei tumori. (Cristiano, ricercatore)

100 milioni di euro destinati alla ricerca 596 progetti di ricerca finanziati Oltre 4.000 ricercatori coinvolti


STATO PATRIMONIALE AIRC (valori in euro)

BILANCIO 2012

31/12/2012

31/12/2011

1.102.546 156.300 (18.756) 137.544 1.240.090

737.546 156.300 (14.067) 142.233 879.779

3.568.378 89.738.822 44.320.685 137.627.885

4.292.810 101.483.173 20.631.457 126.407.440

2.340.885

2.695.846

TOTALE ATTIVO

141.208.860

129.983.065

PASSIVO

31/12/2012

31/12/2011

ATTIVO

Parola d’ordine, continuità ostenere con continuità la ricerca oncologica in Italia: questo l’obiettivo che AIRC ha perseguito anche nel 2012, riuscendo, pur dentro i marosi di questi tempi, a favorire la ricerca sul cancro e a diffondere una corretta informazione sui risultati, la prevenzione e le prospettive terapeutiche. Cruciale anche per il cammino di quest’anno è stata l’attività di soci, volontari e sostenitori. La scelta di campo dei soci rappresenta la base dell’impegno economico. E senza i tanti volontari che mettono a disposizione tempo e lavoro non sarebbe possibile organizzare tanti eventi e le manifestazioni di piazza. Un apporto fondamentale arriva poi dai contribuenti italiani che in centinaia di migliaia scelgono di destinare ad AIRC il 5 per mille nella dichiarazione dei redditi. Pilastri che sostengono l’attività dell’Associazione sono ancora i presidenti e i consiglieri dei Comitati regionali; i dirigenti e il personale AIRC; i membri del comitato tecnico scientifico, della commissione consultiva scientifica e tutti gli scienziati coinvolti nel lavoro di valutazione dei progetti di ricerca; le numerose aziende e istituzioni pubbliche che hanno dimostrato di credere nell’Associazione. I frutti di questo lavoro si-

S

nergico sono ora sotto gli occhi di tutti: nel 2012 AIRC, insieme a FIRC, ha destinato alla ricerca sul cancro 100.035.362 euro. Erano 89,2 milioni di euro nel 2010 e 99,4 nel 2011. È aumentato anche il numero dei progetti finanziati. Nel 2012 ammontano a 596, erano 564 nel 2011 e 543 nel 2010. Un lavoro intenso che coinvolge le eccellenze attive in tutta Italia, come dimostrano le migliaia di pubblicazioni scientifiche date alla stampa dai ricercatori AIRC nel 2012, con importanti ricadute sulle cure ai pazienti. Lo studio pubblicato su Cancer Cell da un gruppo di ricercatori coordinato da Roberta Maestro del CRO di Aviano, ad esempio, ha identificato una proteina coinvolta nello sviluppo dei sarcomi e alla base della loro aggressività. Un altro successo viene dal gruppo di Stefano Piccolo dell’Università di Padova che ha identificato una proteina chiave nello sviluppo del tumore al seno triplo negativo, con uno studio pubblicato su Nature. Sono solo alcuni esempi, tra i tanti, che confermano quanto sia importante la fiducia in AIRC e nel lavoro dei ricercatori, rinnovata di anno in anno dai sostenitori; tuttavia, in un periodo di forte incertezza, è necessario moltiplicare gli sforzi per garantire continuità alla migliore ricerca scientifica.

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B) II 1) 2) 2)

IMMOBILIZZAZIONI Immobilizzazioni materiali Immobili civili acquisiti per successione e donazione Immobili strumentali Fondo ammortamento beni immobili strumentali Totale immobilizzazioni

C) II III IV

ATTIVO CIRCOLANTE Crediti diversi Titoli e fondi comuni d’investimento Disponibilità liquide Totale attivo circolante

D) RATEI E RISCONTRI

A) II 1) III 1) 2)

PATRIMONIO NETTO Patrimonio vincolato Patrimonio vincolato per decisione degli organi istituzionali Patrimonio libero Risultato gestionale dell’esercizio in corso Risultato gestionale da esercizi precedenti Totale patrimonio libero da destinare agli scopi istituzionali

70.056.625

53.595.259

(5.667.054) 72.753.619 67.086.565

4.305.582 68.448.037 72.753.619

TOTALE PATRIMONIO NETTO

137.143.190

126.348.878

B) FONDI PER RISCHI E ONERI

82.225

-

809.572

816.989

1.870.539 179.364 251.830 872.140 3.173.873

1.997.736 164.570 246.326 408.566 2.817.198

-

-

141.208.860

129.983.065

65.360.152 43.251.490

72.059.480 77.555.793

18.800 20.470

18.800 707.107

C) TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO DI LAVORO SUBORDINATO D) 4) 5) 6) 7)

DEBITI ESIGIBILI ENTRO L’ESERCIZIO SUCCESSIVO Debiti verso fornitori Debiti tributari Debiti verso enti previdenziali Debiti diversi TOTALE DEBITI

E) RATEI E RISCONTRI PASSIVI TOTALE PASSIVO F) CONTI D’ORDINE Progetti di ricerca approvati dagli organi scientifici, le cui assegnazioni sono ancora da deliberare dagli organi istituzionali: nell’esercizio successivo negli esercizi successivi Contributo del 5 per mille da incassare: anno 2011 (redditi 2010) *) anno 2012 (redditi 2011) *) Beni mobili disponibili in attesa di realizzo Beni mobili da successioni accettati non pervenuti *) importi non ancora comunicati, alla data odierna, dagli Organi competenti.

Milano, 16 aprile 2013


RENDICONTO GESTIONALE A PROVENTI E ONERI AL 31 DICEMBRE 2012 AIRC (valori in euro)

PROVENTI

ONERI

NETTO

PROVENTI

2012

ONERI

NETTO

2011

1

ATTIVITÀ ISTITUZIONALE DI RACCOLTA FONDI

1.1 1.2 1.3 1.4 1.5 1.6 1.7 1.8 1.9 1.10

Quote associative e contributi liberali Arance della Salute® Azalea della Ricerca® I Giorni della Ricerca® Auguri di Natale Attività dei Comitati regionali Altre iniziative Beni mobili e immobili ricevuti per successione e donazione Contributi una tantum Comunicazione e sensibilizzazione

21.377.614 3.205.216 9.375.513 4.782.389 1.239.290 4.470.416 1.165.141 1.292.643 2.560.900

(4.526.466) (1.345.796) (4.357.604) (450.184) (383.414) (1.253.914) (238.779) (26.198) (1.463.850)

16.851.148 1.859.420 5.017.909 4.332.205 855.876 3.216.502 926.362 1.266.445 2.560.900 (1.463.850)

23.916.652 3.996.430 10.154.502 4.491.667 1.293.404 3.983.496 1.432.017 364.070 2.872.975

(5.681.629) (1.519.138) (4.312.134) (507.523) (462.534) (700.091) (293.959) (11.423) (1.595.472)

18.235.023 2.477.292 5.842.368 3.984.144 830.870 3.283.405 1.138.058 352.647 2.872.975 (1.595.472)

Totale parziale

49.469.122

(14.046.205)

35.422.917

52.505.213

(15.083.903)

37.421.310

54.527.833

-

54.527.833

60.453.943

-

60.453.943

103.996.955

(14.046.205)

89.950.750

112.959.156

(15.083.903)

97.875.253

1.11 Proventi da contributo 5 per mille TOTALE 2

ONERI DI SUPPORTO GENERALE

2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6

Oneri per il personale Oneri per la gestione soci Spese generali Godimento di beni di terzi Acquisto di beni durevoli Oneri per la gestione dei Comitati regionali

(5.508.931) (171.163) (905.680) (372.761) (375.342) (385.138)

(5.508.931) (171.163) (905.680) (372.761) (375.342) (385.138)

(5.188.644) (315.071) (682.193) (104.700) (327.106) (367.711)

(5.188.644) (315.071) (682.193) (104.700) (327.106) (367.711)

TOTALE

(7.719.015)

(7.719.015)

(6.985.425)

(6.985.425)

3.184.249

-

3.184.249

298.099

-

298.099

114.995 1.306

(82.986)

114.995 (81.680)

370.176 21.182

(18.789)

370.176 2.393

116.301 107.297.505

(82.986) (21.848.206)

33.315 85.449.299

391.358 113.648.613

(18.789) (22.088.117)

372.569 91.560.496

Assegnazioni deliberate dagli organi istituzionali per progetti di ricerca, borse di studio e interventi vari Informazione scientifica Fondamentale e sito internet

(87.862.573) (2.235.462)

(87.862.573) (2.235.462)

(84.002.049) (2.542.375)

(84.002.049) (2.542.375)

Altri oneri per attività istituzionali TOTALE

(1.018.318) (91.116.353)

(1.018.318) (91.116.353)

(710.490) (87.254.914)

(710.490) (87.254.914)

(112.964.559)

(5.667.054)

(109.343.031)

4.305.582

3

PROVENTI FINANZIARI E PATRIMONIALI

4 4.1 4.2

PROVENTI E ONERI STRAORDINARI Variazioni di vincolo per rinunzie di borse di studio e ridestinazioni Altri proventi e oneri straordinari

5 6

TOTALE TOTALE MEZZI DISPONIBILI DELL’ESERCIZIO ATTIVITÀ ISTITUZIONALE DI SVILUPPO DELLA RICERCA ONCOLOGICA E INFORMAZIONE SCIENTIFICA

6.1 6.2 6.3

RISULTATO GESTIONALE DELL’ESERCIZIO Milano, 16 Aprile 2013

107.297.505

113.648.613


SCREENING BioMILD e Cosmos II

Due grandi progetti di screening per battere il cancro al polmone Milano ospita due grandi progetti di ricerca sulla diagnosi precoce del tumore polmonare, ambedue cofinanziati da AIRC: hanno approcci diversi che è bene conoscere per poter scegliere a quale aderire

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In questo articolo: mesotelioma amianto terapie innovative a cura della REDAZIONE l tumore al polmone continua a mietere vittime, ma in futuro il loro numero potrebbe calare drasticamente se la maggioranza dei fumatori abbandonerà la sigaretta e se si troverà finalmente uno strumento adatto alla diagnosi precoce, che consenta interventi chirurgici risolutivi con una buona qualità di vita per il paziente. Proprio per questa ragione ha suscitato speranze la decisione dell’American Cancer Society di consigliare, nelle ultime linee guida pubblicate nel gennaio scorso e rivolte alla prevenzione del tumore polmonare nei forti fumatori, l’esecuzione di un test con TC spirale. Tale strumento sarebbe in grado di ridurre la mortalità per tumore polmonare secondo gli ultimi dati americani, tuttavia, in

I

base a studi precedenti e secondo alcune associazioni scientifiche, darebbe origine a troppi risultati falsamente positivi, cioè individuerebbe tumori a lenta crescita o noduli benigni che di per sé non darebbero alcun fastidio al paziente ma che, una volta visti, devono essere rimossi chirurgicamente o seguiti attentamente nel tempo perché è difficile, a priori, sapere come si evolveranno. L’Italia è all’avanguardia nella ricerca di un metodo di screening efficace che superi i limiti della sola TC spirale. Sono impegnati in questa battaglia i due maggiori centri di ricerca e cura oncologica di Milano, l’Istituto europeo di oncologia (IEO) e l’Istituto nazionale tumori (INT). Ambedue i progetti hanno ricevuto finanziamenti da AIRC e stanno reclutando volontari. ALL’INT SI PUNTA SUL MICRORNA Lo studio bioMILD, coordinato da Ugo Pastorino e Gabriella Sozzi, punta su un test elaborato proprio all’INT grazie anche al contributo di AIRC: un prelievo di


I DUE STUDI A CONFRONTO BioMild Istituto tumori di Milano

sangue permette infatti di individuare vari frammenti di RNA (i cosiddetti micro-RNA circolanti) prodotti dalle cellule del cancro al polmone. L’esame si è dimostrato già sufficientemente specifico e sensibile in uno studio preliminare e ora deve essere validato su un gran numero di pazienti, che verranno reclutati in diversi ospedali d’Italia (l’elenco è disponibile sul sito del progetto all’indirizzo www.biomild.org). “La maggioranza dei fumatori con più di 50 anni ha almeno una lesione polmonare potenzialmente sospetta, spesso più di una. Ma noi sappiamo anche che meno del due per cento è veramente un cancro. Molto più spesso si tratta di lesioni che non si sarebbero mai evolute in cancro polmonare. La TC non è in grado di differenziare tra le forme che non si evolvono e quelle aggressive” spiega Gabriella Sozzi. “Da qui nasce l’esigenza di trovare un esame più mirato, più precoce e meno invasivo (risparmiando inutili radiazioni) che possa integrarsi all’attuale strategia diagnostica. I microRNA sembrano rispondere a questa richiesta: sono piccole molecole di RNA che, come interruttori, accendono e spengono i nostri geni. All’INT, dopo averne analizzate circa 400, ne abbiamo identificate una ventina specifiche per il tumore polmonare, una specie di firma molecolare del cancro al polmone che è in grado di identificare i tu-

Cosmos II Istituto europeo di oncologia

Volontari previsti 4.000

10.000

Caratteristiche

Età: 50-75; fumo: più di 30 pacchetti/anno di vita o esposizione ad altri fattori di rischio (asbesto, familiarità per tumore). Ex fumatori solo se hanno smesso da non più di 10 anni.

Età: 50-75; fumo: più di 30 pacchetti/anno di vita o esposizione ad altri fattori di rischio (asbesto, familiarità per tumore). Ex fumatori solo se hanno smesso da non più di 15 anni.

Esami iniziali

TC spirale + microRNA + spirometria. Colloquio psicologico per fumatori

TC spirale + microRNA per i soggetti ad alto rischio Colloquio psicologico per fumatori

Esami successivi

Decisi sulla base della classe di rischio in base ai risultati dei microRNA

Stabiliti a priori (TC + microRNA ogni anno per l’alto rischio, TC spirale da sola ogni due anni per il basso rischio)

Livelli di rischio

Sulla base del microRNA: Negativo (no rischio, nessun esame) Basso rischio Alto rischio

Sulla base della TC iniziale e sulla storia personale: Basso rischio Alto rischio

Esami successivi

Se: microRNA negativo e TC negativa = controllo dopo 3 anni Se: microRNA a basso rischio e TC negativa = controllo dopo 2 anni Se: microRNA ad alto rischio = controllo dopo 2 mesi

Basso rischio: TC ogni 2 anni Alto rischio: TC e microRNA ogni anno

mori polmonari più aggressivi. Secondo i nostri studi preliminari, specifiche combinazioni di microRNA nel plasma possono predire lo sviluppo del cancro polmonare fino a due anni p r i m a della diagnosi con TC, separando le forme più aggressive da quelle più indolenti anche nelle persone che non hanno lesioni evidenti alla TC”. Lo studio prevede comunque, nella fase sperimentale, di affiancare la TC spirale alla va-

Tutti puntano sull’esame del sangue con qualche distinguo

lutazione del microRNA, proprio per poter confrontare gli esiti dei due strumenti. Lo screening verrà però ripetuto con cadenze legate al profilo di rischio individuale determinato dai microRNA: più ravvicinate per chi è ad alto rischio, più distanziate nel tempo per chi è a basso rischio, con risparmio di denaro pubblico e con una riduzione della quantità di radiazioni assunte. L’IEO CONVALIDA I ricercatori e i medici dell’IEO, così come quelli dell’American Cancer Society, credono invece molto nella vali-

dità della TC spirale, e che i risultati dei test molecolari come i microRNA debbano essere confrontati con tale esame per essere validati e applicati su larga scala. Anche se nel loro studio, coordinato da Giulia Veronesi e chiamato Cosmos II (www.10secondi.it), hanno affiancato all’esame radiografico l’analisi dei microRNA, come spiega Pier Paolo di Fiore, che coordina la parte molecolare del progetto: “Crediamo che i microRNA possano diventare lo strumento di screening di prima linea, ma siamo prudenti e abbiamo bisogno

GIUGNO 2013 | FONDAMENTALE | 21


SCREENING

cica dell’IEO, coinvolto nella sperimentazione. Dopo uno studio pilota iniziato nel 2000, con 5.200 volontari fumatori osservati per dieci anni, da settembre scorso è in corso la seconda fase, Cosmos II: aperta a 10.000 volontari, associa alla TC spirale a basse dosi anche l’esame del sangue per i microRNA. “Il nostro obiettivo è il crollo della mortalità per tumori polmonari entro 10, 15 anni tramite la validazione e la diffusione dello screening” spiega Giulia Veronesi. “Siamo alla ricerca degli strumenti ottimali e per questo oggi offriamo a chi aderisce a Cosmos II tutti gli esami attualmente disponibili. Ogni partecipante verrà sottoposto per cinque anni sia a TC sia a esame del sangue. Inoltre gli verrà offerto, se fumatore, un aiuto psicologico per smettere”.

La speranza è dimostrare col tempo che il microRNA da solo è sufficiente a individuare i tumori e che quindi non sia necessario sottoporre i pazienti alla TC spirale, che costa, non è disponibile ovunque e rilascia una quantità, seppur ridotta, di radiazioni. Inoltre l’esame servirà subito per orientare la tipologia di intervento chirurgico, scegliendo approcci più conservativi nel caso di lesioni poco aggressive dal punto di vista molecolare. Viceversa l’IEO crede nella TC spirale ma ritiene che i microRNA possano essere uno strumento di screening più adatto su larga scala, una volta convalidati. Inoltre servono per raffinare i risultati della radiologia attraverso la stratificazione del rischio individuale, cioè l’attribuzione di ciascun paziente a un gruppo a basso o ad alto rischio, che si fa sulla base degli esiti della TC e di un algoritmo che tiene conto di quanto si è fumato. “Al momento non sappiamo quale sia la strategia più giusta, ma sappiamo che dobbiamo puntare, per ridurre la mortalità per cancro polmonare, sulla prevenzione” spiega Maria Ines Colnaghi, direttore scientifico di AIRC. “Per questo AIRC finanzia chiunque abbia un progetto di ricerca valido che vada, come in questi due casi, nella direzione della diagnosi sempre più precoce”.

All’INT il test orienterà l’intervento del chirurgo

Giulia Veronesi e Gabriella Sozzi

di validare la firma molecolare su una popolazione più ampia e in uno studio multicentrico. Inoltre i microRNA ci possono aiutare a capire se le lesioni che vediamo alla TC spirale sono di tipo aggressivo o meno, riducendo quindi quel che è il maggior problema di questo test di screening, cioè i falsi positivi”. Non è previsto un

gruppo di controllo, cioè un gruppo di ex fumatori ai quali proporre solo un’osservazione attenta e la riduzione o cessazione dal fumo. “Riteniamo che non sia etico fare un gruppo di controllo in questi studi perché sappiamo che l’esame è comunque utile e salva delle vite” spiega Lorenzo Spaggiari, direttore della chirurgia tora-

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LE DIFFERENZE Per il fumatore o ex fumatore ci sono quindi due importanti possibilità di prevenzione attraverso l’adesione a uno di questi studi. Ma qual è esattamente la differenza tra i due? Si può dire che si tratta di un approccio diverso alla questione: nel caso dello studio dell’INT si punta maggiormente sull’esame del sangue, che è il principale strumento per la stratificazione del rischio individuale (cioè per capire in che categoria di rischio inserire il paziente).


IN RICORDO L’addio a Natale Cascinelli

Dalla ricerca sul melanoma alla direzione dell’INT

Natale Cascinelli al congresso Malignant melanoma, Brno, 1977

Fondamentale ricorda Natale Cascinelli con le parole di due illustri colleghi e collaboratori

Un collega e amico Conobbi Natale Cascinelli, da tutti chiamato Pino, colui che mi ha preceduto nella direzione scientifica dell’Istituto nazionale tumori (INT) di Milano quando ero ancora studente. Era un giovane clinico che collaborava con Umberto Veronesi e seguiva con formidabile passione scientifica il melanoma, del quale è divenuto un grande esperto internazionale. Nel febbraio 1998 fu nominato direttore scientifico dell’INT. Negli otto anni della sua direzione abbiamo condiviso l’idea di una stretta collaborazione tra ricercatori sperimentali e clinici nello studio delle neoplasie. Fu programmato, già dal 1999, un progetto di sviluppo della ricerca di ampio respiro multidisciplinare. Cascinelli voleva il superamento del “vecchio dualismo tra il ricercatore di base, che vede il clinico come un artigiano di lusso dedito ad assistere i malati e, per alcuni aspetti, ad averne un ritorno economico, e il ricercatore clinico, che vede il ricercatore di base come colui che gioca con le provette”. L’introduzione della biologia molecolare nello studio dei tumori ha aperto prospettive straordinarie e pro-

blemi altrettanto gravi perché il costo della tecnologia, della formazione e della specializzazione dei singoli ricercatori è così elevato che chi ha la responsabilità della gestione dei fondi non può permettersi di distribuirli a pioggia. Furono queste considerazioni a convincere Cascinelli a proporre all’allora ministro della salute Girolamo Sirchia di fondare l’associazione degli IRCCS a carattere scientifico, chiamata Alleanza contro il cancro (ACC), che fu costituita nell’aprile del 2002 ed è tuttora attiva. Marco Pierotti, direttore scientifico dell’INT

Nelle parole del maestro Quando, negli anni sessanta, Pino Cascinelli arrivò in Istituto come specializzando, fui il primo a conoscerlo. Nel 1966 lo portai con me a Tokyo e insieme creammo il Gruppo internazionale sul melanoma. Per raccogliere casistica sufficiente per la ricerca mettemmo insieme 34 istituti nel mondo, che l’OMS decise di prendere sotto la sua responsabilità. Per vent’anni ho lavorato con Pino a questo straordinario

programma mondiale, che ha ottenuto risultati molto significativi: abbiamo dimostrato che la resezione chirurgica può essere limitata e che si può evitare, nella maggioranza dei casi, di estendere l’intervento ai linfonodi; abbiamo scoperto il primo farmaco efficace contro la malattia. E soprattutto abbiamo aperto il fronte della diagnosi precoce, attraverso il controllo sistematico della pelle. Oggi il melanoma è guaribile nell’80 per cento dei casi. Il comune percorso scientifico ci ha legati molto anche dal punto di vista personale. Oltre alla stima è nato subito in me l’affetto per quest’uomo curioso del mondo e della scienza. Abbiamo condiviso gli anni di entusiasmo per l’oncologia, in cui abbiamo visto uno spiraglio dopo secoli di buio, e abbiamo capito che di cancro si può guarire. È stata un’autentica gioia vederlo crescere come medico, come ricercatore e come uomo, fino a diventare direttore scientifico dell’INT e non nascondo che, quando ho lasciato via Venezian per la nuova avventura dell’Istituto europeo di oncologia, il distacco da Pino è stata una componente importante del mio dolore. Umberto Veronesi, direttore scientifico dello IEO

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ANNIVERSARI 40 anni di comitato etico

In questo articolo: bioetica INT Milano biobanche

Per l’uomo e con l’uomo, l’etica nella ricerca oncologica La sperimentazione di nuove cure tiene oggi sempre più conto del paziente e della qualità della sua vita. Una parte importante del merito va all’INT di Milano, che nel 1973 ha creato il primo comitato etico d’Italia. Un convegno ne ha ricordato la storia con un occhio di riguardo per il futuro

NEL 1928 NASCEVA L’ONCOLOGIA IN ITALIA È da tempo un pezzo importante della storia d’Italia, e negli 85 anni dalla sua fondazione nell’aprile del 1928, alla presenza di Vittorio Emanuele III, l’Istituto nazionale tumori (INT) ha dimostrato di avere molto da dire anche nel cambiare la storia del cancro, migliorando le prospettive immediate dei malati, e ancor più offrendo ogni giorno nuove prospettive di miglioramento future. Le cifre dell’INT di Milano parlano chiaro: quasi 800.000 pazienti seguiti dalla nascita dell’Istituto, con 21.000 ricoveri nell’ultimo anno e circa 400 progetti di ricerca in corso, ideati e

Un nuovo studio per donne ad alto rischio

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portati avanti da oltre 1.900 professionisti tra medici, infermieri, tecnici, personale amministrativo e borsisti. Fu Luigi Mangiagalli, medico, scienziato e sindaco di Milano, a promuovere un centro di ricerca e cura all’avanguardia specializzato su quello che all’epoca era “il male oscuro”: “Una visione innovativa – ha ricordato il presidente Giuseppe De Leo – perché si affermava per la prima volta il concetto che il cancro doveva essere curato da personale dedicato e per la prima volta iniziavano a lavorare insieme ricercatori, chirurghi e clinici”.

Il busto di Ippocrate, considerato il padre della deontologia medica


a cura di FABIO TURONE ggi ci si interroga se in Italia i comitati etici siano troppi, e questa è forse la miglior prova della notevole lungimiranza dimostrata quarant’anni fa esatti da Umberto Veronesi e Giulio Maccacaro, quando ebbero l’idea di mettere insieme un gruppo variegato di persone, tutte volontarie non pagate, che garantisse che la ricerca di nuove cure all’Istituto nazionale tumori di Milano (INT) fosse “per l’uomo e con l’uomo, mai sull’uomo”. Per celebrare il quarantesimo anniversario, l’INT ha organizzato un convegno sul tema, al quale hanno partecipato esperti provenienti da tutta Italia. “Ogni nuovo progetto di ricerca doveva passare al vaglio dei membri del comitato, rappresentanti della scienza ma anche della società civile: un segno, questo, del fatto che serietà e correttezza di una ricerca scientifica sono interesse di tutti e non solo dei tecnici. All’epoca era una novità, dal momento che al paziente si spiegava il meno possibile, anche nelle sperimentazioni” ha spiegato in apertura Umberto Veronesi, direttore scientifico dell’Istituto europeo di oncologia di Milano. “Non dobbiamo perdere di vista l’aspetto umano anche nelle sperimentazioni: a volte la rigidità dei protocolli può non tenere in sufficiente conto i bisogni del singolo malato” ha ribadito l’oncologo milanese.

O

mento di verifica dei progetti che medici, scienziati e aziende propongono quasi quotidianamente, cosicché la tutela dei pazienti non ritardi – o non renda inutilmente costose – l’arrivo delle nuove scoperte al letto del malato. “I nuovi studi farmacologici riguardano sempre più popolazioni molto ridotte di pazienti, perché con l’introduzione dei farmaci biologici si tende a circoscrivere al massimo le indicazioni di nuove terapie, per una medicina davvero personalizzata” ha spiegato Francesco Perrone, responsabile della Struttura complessa di sperimentazioni cliniche della Fondazione Pascale di Napoli. “Per questa stessa ragione c’è sempre un centro capofila che raccoglie casi anche da altri centri più piccoli ed è necessario che i pazienti vengano garantiti allo stesso modo dovunque si trovino”. Nel corso del convegno c’è chi ha paventato il rischio che questa preziosa esperienza vada perduta. Il progetto del Ministero della salute sul riordino della sanità, infatti, prevede che questi organismi indipendenti siano drasticamente ridotti nel numero, scendendo a un massimo di uno per milione di abitanti e ciascuno con competenza su una o più province: “Il decreto, che intende razionalizzare l’attività di questi importanti organismi, introduce tuttavia nuove problematiche che intendiamo portare alla luce e discutere” ha spiegato Marco Pierotti, direttore scientifico dell’INT. “Ricordare il primo comitato etico in Italia non è solo un riconoscimento della capacità dell’INT di essere in anticipo sui tempi, ma anche un’occasione di confronto in un momento di cambiamento dell’organizzazione dei comitati etici e di affermazione dell’importanza del loro ruolo, soprattutto considerando alcune recenti decisioni improprie che hanno consentito terapie sperimentali non sottoposte a una valutazione rigorosa” ha aggiunto

Troppi comitati prendono decisioni non uniformi

Una garanzia condivisa L’impegno assunto allora con i malati e con la società era – ed è rimasto ancora oggi – quello di coniugare il massimo rigore scientifico con la massima tutela degli interessi presenti e futuri delle persone coinvolte nella sperimentazione di nuove terapie anticancro. Attualmente ci si interroga su come rendere più rapido ed efficiente il procedi-

Giuseppe De Leo, presidente dell’Istituto, con un chiaro riferimento all’applicazione a dir poco controversa di terapie a base di cellule staminali.

Consensi e biobanche Il numero di protocolli analizzati ogni anno dal 1973 dal comitato etico dell’INT – che è oggi il più importante in Italia per l’oncologia e complessivamente il quarto per numero di sperimentazioni valutate – è passato dai due del 1973 ai 36 del 1992 fino ai 150 del 2012, per oltre due terzi (ben 108) di carattere internazionale. Proprio per garantire al meglio la tutela di tutti i punti di vista, l’Istituto ha previsto una composizione variegata: non solo medici e ricercatori, ma anche esperti di bioetica e di diritto e rappresentanti delle associazioni di volontariato, nessuno dei quali, è bene dirlo, viene retribuito, per evitare conflitti d’interesse. “Specialmente noi clinici abbiamo a che fare con il comitato etico, perché la ricerca e la cura del malato non sono mai disgiunte” ha ricordato Lisa Licitra, responsabile della Struttura semplice per la cura dei tumori della testa e del collo. “Il comitato ha recentemente avviato uno studio sul consenso informato, per approfondire attraverso questionari, anche con l’aiuto degli psicologi dell’Istituto, gli ostacoli che rendono difficile per il paziente prendere quella che ritiene essere la decisione migliore sulle proprie cure”. Un altro progetto significativo riguarda la “donazione” dei propri dati clinici e dei tessuti per le cosiddette “biobanche” in cui sono conservati i campioni biologici (come il sangue o i tessuti prelevati a seguito di interventi chirurgici) necessari per la ricerca. A oggi, tuttavia, vi sono ostacoli normativi alla donazione dei campioni. Per questo l’INT promuove la creazione di “bioteche” gestite da tutte le parti interessate, inclusi i pazienti, che lavorino secondo garanzie ben precise, nel rispetto della dichiarazione di consenso di ciascun donatore.

GIUGNO 2013 | FONDAMENTALE | 25


IFOM - ISTITUTO FIRC DI ONCOLOGIA MOLECOLARE Nuovi arrivi

Da Londra a Milano per una nuova avventura scientifica Vincenzo Costanzo, dopo una lunga permanenza all’estero, torna per stabilire il suo laboratorio in IFOM, dove studierà i meccanismi di base della replicazione cellulare

a cura della REDAZIONE volte lo studio dei meccanismi di base che regolano il funzionamento delle cellule può apparire molto lontano dalla ricerca clinica, quella che cerca farmaci e soluzioni per curare i pazienti. La storia di Vi n c e n z o Costanzo e del suo progetto di ricerca dimostra che non è affatto così. D o p o una laurea in medicina e un dottorato di ricerca all’Università di Napoli, in un ambiente stimolante e ricco di contatti con

A

Studia la divisione cellulare su un lisato di ovociti di rana

l’estero, Costanzo è volato a New York per un posto di ricercatore alla Columbia University. “Lì ho potuto imparare e sviluppare un modello sperimentale davvero prezioso per studiare il modo con cui si replica la cellula. Invece di utilizzare una cellula intera, è possibile ottenere, attraverso l’uso di enzimi speciali, un lisato di ovociti di Xenopus laevis, una rana africana”. Il sistema contiene tutto quanto compone la cellula tranne la membrana esterna: “Il DNA può continuare a replicarsi e noi possiamo intervenire con particolari anticorpi per escludere dalla replicazione alcuni geni che ci sembrano essenziali per la corretta divisione delle cellule. In questo modo otteniamo un modello di cellula modificata senza aver bisogno di intervenire con le tecniche complesse usate quando si lavo-

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ra con le cellule intere” spiega ancora Costanzo. La sua scoperta principale, effettuata durante la permanenza a New York, consiste nell’aggiungere frammenti di DNA all’estratto di ovocita fertilizzato per studiare in provetta la risposta a eventuali danni del DNA, esattamente come accade nelle cellule del nostro organismo. Poiché è il primo modello biochimico di questo tipo, Costanzo ha pubblicato, tra il 2003 e il 2006, ben sei articoli su importanti riviste scientifiche internazionali. Grazie a questa tecnica è inoltre possibile capire esattamente a cosa servono alcuni geni che sono coinvolti nella formazione di un tumore e, soprattutto, che cosa crea la cosiddetta

instabilità genomica, cioè la condizione di rischio per lo sviluppo tumorale. DA CRUK A IFOM Dopo il lungo soggiorno negli Stati Uniti, questo modello sperimentale ha suscitato l’interesse di Timothy Hunt, premio Nobel per la medicina e la fisiologia nel 2001 per la scoperta delle cicline, molecole che controllano proprio la divisione cellulare. Hunt lavora presso l’istituto di ricerca oncologica di Cancer Research UK (CRUK) a Londra, una struttura che, come IFOM, è mantenuta principalmente da un’associazione che raccoglie dai comuni cittadini fondi a sostegno della ricerca oncologica. “È così che, nel 2004, ho lasciato l’America per arri-

È più facile lavorare con un modello in provetta


In questo articolo: modelli sperimentali replicazione cellulare danno del DNA

vare a Londra, dove ho messo in piedi il mio laboratorio e ho proseguito con le ricerche iniziate a New York, focalizzandomi sempre più su geni e meccanismi che hanno a che fare direttamente con lo sviluppo dei tumori” dice Costanzo, che lì ha lavorato anche con un altro premio Nobel, John Gurdon, vincitore nel 2012 dell’ambito riconoscimento proprio per le sue scoperte sulla riprogrammazione cellulare, effettuate sul modello sperimentale degli ovociti di Xenopus. Ora inizia una nuova avventura: da questa primavera Costanzo torna in Italia per lavorare proprio in IFOM, e per portare le sue sperimentazioni all’interno dell’istituto milanese. “Credo che mi troverò bene” dice il ricercatore napoletano. “Ci sono molte analogie tra Cancer Research UK e IFOM, e non

solo perché sono retti da due charities. Vi si respira un’atmosfera internazionale e i progetti di ricerca sono fortemente incentrati sulla ricerca di base ma senza mai perdere di vista l’obiettivo finale, che è la cura del cancro”. IN SINERGIA CON GLI ALTRI SCIENZIATI Per IFOM si tratta di acquisire un approccio sperimentale complementare a quelli già attivi: vi sono infatti molti laboratori che studiano la duplicazione cellulare in modelli più complessi, con l’obiettivo di analizzare anche la comunicazione tra le cellule e l’ambiente che si forma all’interno di un tessuto malato. A integrazione di questo approccio, il sistema del lisato di ovociti su cui si basa il programma di Costanzo può dare informazioni essenziali su meccanismi ancora più di base, che precedono le fasi studiate dagli altri scienziati. “Tra l’altro, è proprio sui geni che andremo a studiare in IFOM che agiscono determinati chemioterapici. E scoprire come fanno a bloccare la replicazione cellulare sarà utilissimo per prevenire, per esempio, l’insorgenza di resistenze, oltre che per capire nel dettaglio il loro meccanismo d’azione” continua Costanzo. Il ritorno in patria, finanziato dalla Fondazione Armenise-Harvard all’interno del prestigioso programma Career Development Award, non preoccupa minimamente Costanzo, anzi: “In IFOM ci sono ricercatori provenienti da 72 Paesi e un quarto di tutto il personale scientifico è straniero. Questo è il risultato positivo della mobilità dei cervelli, essenziale per mantenere viva la ricer-

ca scientifica”. A precisa domanda risponde che tutti coloro che vogliono fare ricerca devono, oggi, trascorrere almeno un periodo all’estero: “È essenziale per acquisire tecniche nuove, ma anche per confrontarsi con mentalità diverse. E gli italiani, in questo, hanno una marcia in più: la nostra formazione universitaria è ottima e, anche se un po’ teorica, fornisce un’ampia conoscenza che è alla base della

creatività dimostrata dai ricercatori italiani. Tutte le volte che ho ricevuto dei dottorandi italiani all’estero, si sono dimostrati ricercatori eccellenti. L’ i m p o r tante non è partire, ma poter tornare (se si vuole) e, soprattutto, pareggiare la bilancia dell’emigrazione con un’immigrazione di stranieri altrettanto qualificati che scelgano l’Italia come meta per la loro attività di ricerca. Esattamente come accade in IFOM”.

L’arrivo in IFOM non è spaesante per l’ambiente internazionale

IFOM, l’Istituto di oncologia molecolare che svolge attività scientifica d’avanguardia a beneficio dei pazienti oncologici è sostenuto da FIRC, Fondazione italiana per la ricerca sul cancro, attraverso lasciti testamentari. Per fare un investimento in un futuro senza cancro, quindi, basta aggiungere un piccolo lascito nel tuo testamento. Visita il sito www.fondazionefirc.it o telefona allo 02 79 47 07, riceverai anche la Guida su come farlo. Grazie.

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CONCORSO Una metafora per la ricerca

In questo articolo: Una metafora per la ricerca AIRC scuola IFOM

Con la speranza come filo conduttore Il concorso di AIRC per le scuole, giunto alla sua terza edizione, vede aumentare il numero sia dei partecipanti sia dei votanti sul web. Segno che di cancro e di ricerca si può e si deve parlare anche con i più giovani a cura di CRISTINA COLOMBELLI oinvolgente, emozionante e piena di speranza: così si può definire l’atmosfera all’Istituto FIRC di oncologia molecolare (IFOM) di Milano, in occasione della premiazione dei finalisti della terza edizione del concorso “Una metafora per la ricerca”, che è parte di un progetto AIRC più ampio rivolto alle scuole e chiamato “AIRC nelle scuole: il futuro della ricerca comincia in classe”. Insieme agli incontri con i ricercatori organizzati all’interno delle scuole, a un kit didattico preparato con i docenti e ad attività rivolte ai più piccoli – come l’iniziativa “Cancro io ti boccio” per le elementari – il concorso ha l’obiettivo di coinvolgere il maggior numero di studenti delle scuole italiane e i loro insegnanti, per formare e informare i ragazzi sulla cultura scientifica, con particolare attenzione alla ricerca sul cancro. A seconda delle proprie attitudini personali, i ragazzi sono stati chiamati a cimentarsi con la loro idea di

C

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ricerca sul cancro e a rappresentarla in un testo scritto, una fotografia, un disegno o un video. Lo hanno fatto partecipando con entusiasmo e originalità: sono stati ben 140 gli elaborati inviati. Tra questi sono stati selezionati i cinque lavori finalisti per ciascuna categoria, grazie al voto via web di oltre 28.000 utenti. I vincitori sono stati successivamente giudicati da un gruppo di esperti, tutti presenti il giorno della premiazione: il regista Ferzan Ozpetek, presidente della giuria, il giornalista e scrittore Roberto Cotroneo, il designer Antonio Romano, il ricercatore Giorgio Scita e lo youtuber Daniele Selvitella.

Tutti vincitori Impresa difficile per i giurati che, all’unanimità, si sono detti sorpresi dalla grande partecipazione, secondo quello che era il senso vero dell’ini-

I NOMI DEI VINCITORI

FOTOGRAFIA – Valentina Colagrossi, del Liceo scientifico P. Ruffini di Viterbo. Soggetto della foto è una rosa che sboccia su un letto di foglie secche, avvolta da uno spiraglio di luce che si fa strada nel buio. Evidente il riferimento alla speranza di vita che la ricerca riesce a dare, illuminando la strada verso la cura.

DISEGNO – Federica Colombo dell’ITCG A. Mapelli di Monza. In un disegno, definito da un commosso Antonio Romano “volutamente ingenuo”, Federica ha rappresentato l’albero della vita fatto della solidarietà dei cittadini (il tronco), senza i quali la passione e la ricerca degli scienziati (i rami) non potrebbero crescere per ridonare la linfa della vita ai pazienti.

... per saperne di più: www.scuola.airc.it


Relatori e vincitori: dall’alto Antonio Romano, Roberto Cotroneo, la moderatrice Maria Volpe, Ferzan Ozpetek, Giorgio Scita e Daniele Selvitella; sotto Teresa Lucifora, Valentina Colagrossi, Filippo Pesaresi, Eva Mascolino, Federica Colombo, Sebastiano Cristaldi e Noemi Platania

ziativa. “I ragazzi vincitori, ma anche noi docenti accompagnatori, abbiamo vissuto una giornata speciale: è stato un modo positivo e creativo per entusiasmare e coinvolgere i giovani; e anche un modo per diffondere ancora di più nella scuola l’importanza della ricerca” spiega Licia Sorace, docente del liceo scientifico G. Berto di Vibo Valentia che accompagnava Teresa Lucifora, vincitrice per la sezione Miglior testo. “Ho sempre trattato l’argomento tumori ma questa volta in classe l’ho approfondito avvalendomi del kit didattico preparato molto bene da AIRC. I ragazzi, il giorno della premiazione, sono entrati in laboratori all’avanguardia, hanno parlato con i ricercatori, hanno lavorato con loro e si sono resi conto di cosa significhi sperimentare, lavora-

TESTO – Teresa Lucifora, del Liceo scientifico G. Berto di Vibo Valentia. Con il suo pezzo, Teresa ha descritto il cancro come una fitta nebbia che avvolge il malato, spostando il suo punto di vista. La ricerca è uno strumento che serve a rimettere a fuoco i propri orizzonti, diradando le paure e dando speranza.

re insieme per cercare di sconfiggere questo male ormai così diffuso. La mia alunna Teresa parla ancora di quel giorno, dei ricercatori, di tutti voi, con tanto entusiasmo e credo che questa esperienza non solo abbia lasciato in lei un ricordo indelebile, ma abbia probabilmente anche segnato la sua vita futura”.

Ottimismo come guida Tutti gli elaborati lasciavano trasparire l’ottimismo dei giovani, i quali hanno associato alla ricerca il concetto di speranza, “una virtù teologale spesso non accostata alla scienza, ma che invece s’immedesima con essa perché entrambe ci invitano ad andare oltre, anche quando tutto sembra procedere nella direzione sbagliata” ha affermato Cotroneo. E proprio seguendo il filo della speranza e della partecipazione, i giurati hanno scelto i cinque vincitori, cinque rappresentanti che hanno avuto la possibilità di trascorrere una

giornata in compagnia dei ricercatori IFOM. In questo modo hanno potuto sperimentare sul campo il significato della ricerca e, perché no, gettare le basi per una futura carriera al bancone. Lo scienziato Giorgio Scita ha spiegato come la ricerca sia un impegno a lungo termine che si nutre dell’energia intellettuale e della passione di tante persone, soprattutto delle menti giovani. Perché se grazie ai 4.000 ricercatori AIRC molto si è fatto per combattere e prevenire il cancro negli ultimi anni, nuove forze saranno necessarie nel prossimo futuro per contrastare una malattia che conta circa 1.000 nuovi casi ogni giorno solo in Italia e che sta diventando sempre più una patologia cronica con la quale convivere. Rendere i giovani consapevoli è importante non solo per un loro eventuale coinvolgimento diretto nella ricerca, ma anche perché diventino adulti in grado di considerare il cancro non come un’eccezionalità, ma come una condizione che, se ben conosciuta, si può prevenire e combattere.

Il cancro appanna gli obiettivi della vita, la Ricerca li mette a fuoco.

VIDEO – Filippo Pesaresi, del Liceo di Stato C. Rinaldini di Ancona. Un video delicato e sensibile, quanto forte nel suo messaggio: emergono la bellezza e la gioia di vivere di Giulio, un ragazzo colpito da un tumore. L’esperienza della malattia lascia un segno in Anna, sua sorella, il cui affetto si tramuta nella decisione concreta di voler aiutare gli altri studiando medicina. Un connubio di emotività e voglia concreta di aiutare a capire la malattia per sconfiggerla, espresso con la leggerezza dei giovani. Tutto questo è valso a Filippo anche il Gran Premio della giuria, nonché l’augurio di Ferzan Ozpetek di cimentarsi nel mondo del cinema.

PREMIO SPECIALE AIRC – Eva Mascolino del Liceo classico N. Spedalieri di Catania. La giuria ha premiato il video di Eva per la sua grande creatività: con rigore scientifico, Eva (insieme ai compagni Sebastiano Cristaldi e Noemi Platania) è riuscita a raccontare l’attacco degli agenti mutageni al DNA in maniera divertente e drammatica. Un perfetto esempio di divulgazione scientifica. MENZIONI SPECIALI – Quest’anno la giuria ha voluto premiare anche sette elaborati che hanno saputo evocare in modo semplice, diretto e coinvolgente la forza della ricerca e l’idea di curabilità del cancro: Ana Maria Hanu, Maria Rossella Colosimo, Martina Centola, Elisa Pravatà, Riccardo Antonacci, Choukri Ayoub e Giulia Russo.


RACCOLTA FONDI Prevenzione dei tumori femminili

a cura della REDAZIONE ltre 3.600 piazze in tutta Italia si sono tinte di rosa, il 12 maggio scorso, in occasione dell’Azalea della Ricerca: il nostro grazie va a tutti coloro che hanno accolto l’invito a scendere in piazza per la manifestazione, che, da 29 anni, per la festa della mamma, contribuisce alla ricerca oncologica e quest’anno ha permesso di raccogliere oltre 9 milioni di euro. Grazie anche ai 25.000 volontari e ai ricercatori AIRC, impegnati non solo nelle piazze ma anche negli istituti. E infine a tutti i professionisti della comunicazione che in quotidiani, periodici, siti web, tv e radio hanno partecipato di persona creando un’eco così forte intorno all’evento da incoraggiare una

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Un’Azalea che non sfiorisce

vera e propria mobilitazione a favore della ricerca oncologica. Anche quest’anno il dono dell’Azalea è stato un’occasione per informare gli italiani sui temi della prevenzione dei tumori femminili, attraverso il numero speciale di Fondamentale intitolato I colpi vincenti della prevenzione: gli esami che battono il cancro, distribuito insieme alle piantine. E soprattutto per sostenere le aspettative di quei ricercatori impegnati non solo per curare un numero maggiore di donne, ma anche per cercare o mettere a punto nuovi strumenti di diagnosi che individuino i tumori prima che si manifestino i sintomi. Tutti i video e le foto dei testimonial e dell’evento nelle piazze su www.lafestadellamamma.it e www.airc.it/gallery-azalea.

La ricerca guadagna punti Carrefour Grazie alla raccolta punti in 318 punti vendita in tutta Italia delle insegne Carrefour, Carrefour market, Carrefour express, Dì per dì, saranno destinati 360.000 euro alla ricerca oncologica. Una somma ancora più preziosa perché favorirà programmi dedicati ai giovani ricercatori: in particolare saranno bandite due borse triennali per giovani scienziati in Italia e tre My First AIRC Grant, per il primo anno, a ricercatori sotto i 40 anni che avranno la possibilità di fare ricerca in autonomia, gestendo un piccolo gruppo di lavoro. Un ringraziamento va ai clienti possessori della carta fedeltà “SpesAmica” che nel 2012 hanno devoluto ad AIRC il controvalore dei propri punti spesa, per una donazione, di volta in volta, di 5 euro.

105 e Mediaset per AIRC Quattro pillole di prevenzione

a cura della REDAZIONE al 6 al 12 maggio la ricerca sul cancro si è sintonizzata sulle frequenze di Radio 105: ricercatrici e testimonial AIRC sono state ospiti delle trasmissioni radiofoniche, per informare il pubblico e invitarlo a sostenere le ricerche sui tumori femminili. Radio 105 inoltre ha offerto per l’asta di AIRC su eBay una visita alla radio e gadget firmati dai deejay. Per questo è stata ancora una volta fondamentale la collaborazione dei partner tecnici (TIM, Vodafone, Wind, 3, PosteMobile, CoopVoce, Nòverca, TeleTu, TWT, Telecom Italia, Infostrada e Fastweb), per ricevere le donazioni del pubblico da telefono fisso e SMS, al 45508. Inoltre dal 28 aprile le

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trasmissioni Mediaset (Domenica Live, Mattino 5, Pomeriggio 5, Money Drop, Striscia la notizia) hanno promosso una campagna di informazione e raccolta fondi per le ricerche sui tumori che colpiscono le donne.

30 | FONDAMENTALE | GIUGNO 2013

a cura della REDAZIONE BC Universal ha realizzato quattro video clip in motion graphic per far comprendere in modo semplice e immediato l’importanza degli esami di screening e diagnosi precoce dei tumori femminili, dalla mammografia al Pap-test, al test HPV eccetera. Le clip sono state programma-te su Diva Universal, canale 128 di Sky. Inoltre, Diva Universal e Studio Universal han-no messo in onda lo spot AIRC per invitare il pubblico a partecipare all’iniziativa nelle piazze.

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5 PER MILLE

La tua firma sta moltiplicando i risultati della ricerca 14 imponenti programmi speciali coinvolgono 1.200 ricercatori in 68 centri italiani e stanno già dando risultati per i pazienti, entro i cinque anni previsti dal bando

A guidare i programmi, dall’alto a sinistra: Aldo Scarpa Alberto Mantovani Alessandro Massimo Gianni Alessandro Vannucchi Anna Falanga Federico Caligaris-Cappio Giannino del Sal Giuseppe Toffoli Paolo Comoglio Marco Pierotti Pier Paolo Di Fiore Pierfrancesco Tassone Robin Foà Ruggero De Maria Credits: Armando Rotoletti

a cura della REDAZIONE razie alla scelta di oltre un milione e mezzo di persone di destinare il proprio 5 per mille ad AIRC, negli ultimi tre anni sono stati finanziati 14 programmi di ricerca innovativi, di oncologia clinica molecolare e di diagnosi precoce e analisi del rischio di sviluppare un tumore, avviando una macchina imponente che ha coinvolto ricercatori ed enti (per sa-

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perne di più: www.airc.it/5x1000). Con l’aiuto dei contribuenti italiani, che inseriscono il Codice Fiscale AIRC e la firma nello spazio “Finanziamento della Ricerca Scientifica e della Università”, si può rendere il cancro sempre più curabile.

C.F. 80051890152 ASSOCIAZIONE ITALIANA PER LA RICERCA SUL CANCRO



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