Fondamentale giugno 2016

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Numero 3 - giugno 2016

Numero 3 - giugno 2016 - Anno XLIV - AIRC Editore - Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 LO/MI - ISSN 2035-4479

5 PER MILLE

Otto vincitori per il bando di rinnovo dei fondi

FASE 1

I nuovi farmaci si sperimentano cosĂŹ in oncologia

Anna Bagnato, dalla Calabria a Roma

TEST GENETICI

I SEGRETI DELL’ENDOTELINA

I grandi imprenditori si lanciano nella medicina personalizzata


SOMMARIO

FONDAMENTALE giugno 2016

In questo numero: 04 VITA DA RICERCATORE 07 RICERCA AIRC 08 5 PER MILLE 12 ATTUALITà 15 RUBRICHE 16 RICERCA 19 L’OPINIONE 20 IFOM 22 VIAGGIO DENTRO AIRC 25 BILANCIO 2015

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Quattro grandi sfide scientifiche per affrontare la battaglia contro il cancro

Dall’endotelina nei tumori ai farmaci bersaglio

I quattro pilastri della ricerca oncologica Ecco dove sono diretti i magnifici otto

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A un passo dalla soluzione: i gruppi di ricerca legati a otto Programmi 5 per mille sono rifinanziati per portare i risultati al malato

Il sacro Graal della ricerca oncologica Domande e risposte

Tutti i segreti degli studi di fase 1

Il Governo ha una precisa responsabilità verso i malati

Il premio Nobel che aggiusta il DNA Il sottile equilibrio di chi lavora coi soci

Il racconto di un anno speciale Un risultato straordinario dà nuovo slancio alla ricerca

8,5 milioni per dare alle donne una vita migliore

28 RACCOLTA FONDI 30 IL MICROSCOPIO

I giovani sono il futuro della ricerca

FONDAMENTALE

Anno XLIV - Numero 3 Giugno 2016 - AIRC Editore Direzione e redazione: Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro Via San Vito, 7 - 20123 Milano tel. 02 7797.1 - airc.it - redazione@airc.it Codice fiscale 80051890152 Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 128 del 22 marzo 1973. Stampa N.I.I.A.G. SpA Bergamo Direttore responsabile Niccolò Contucci

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I pro e i contro degli studi sui nuovi farmaci

Piero Angela: senza animali non ci sarebbero le cure

Consulenza editoriale Daniela Ovadia (Agenzia Zoe) Coordinamento EDITORIALE Giulia Cauda, Cristina Zorzoli redazione Martina Perotti, Cristina Ferrario (Agenzia Zoe) Progetto grafico e impaginazione Umberto Galli Testi Agnese Codignola, Cristina Ferrario, Carlotta Jarach, Daniela Ovadia, Fabio Turone, Cristina Zorzoli

Fotografie Giulio Lapone (copertina e servizio a p. 4), Simone Comi, Annachiara Lodi, Getty Images, Istockphoto, Armando Rotoletti

Fondamentale è stampato su carta Grapho Crystal certificata e proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.


EDITORIALE

Pier Giuseppe Torrani

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Presidente AIRC

Mondi fantastici per la ricerca sul cancro

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indahl è un nome famoso nel mondo della ricerca. Ha ricevuto nel 2015 il premio Nobel per la chimica ed è presidente del Comitato scientifico dell’Istituto FIRC di oncologia molecolare (IFOM). Ho cenato con lui in occasione dei festeggiamenti che gli hanno tributato all’Istituto. Non lo conoscevo, ma ero a tavola di fianco a lui. Una subitanea simpatia, e abbiamo conversato con quella semplicità che è propria dei grandi personaggi. Mi ha condotto nel mondo delle sue ricerche e in particolare della scoperta che gli ha assicurato il Nobel. Il suo racconto mi ha affascinato e ora vorrei condividere con voi la sua scoperta, con parole semplici. Quando si semplifica si perdono le sfumature della complessità, ma mi interessa il linguaggio comune di chi non è scienziato. Il nostro DNA, quell’elica che contraddistingue il nostro essere specifico, vive immerso in un liquido acquoso ed è composto da elementi chimici disposti in modo tale da creare complementarità tra le due catene dell’elica. Lindahl ha scoperto che l’elica di DNA è fragile e perde man mano pezzi generando le mutazioni che causano il cancro e permettono alle cellule tumorali di resistere al trattamento farmacologico. Ma la cellula è in grado di riparare i danni al DNA, grazie a vere e proprie officine che ricostruiscono i pezzi persi. La base del nostro essere è, quindi, in continuo mutamento, riparazione e adattamento: tutto è mutevole, tranne il binomio distruzione-riparazione. Qui risiede la nostra capacità di adattarci all’ambiente circostante. Ma qual è il risultato pratico? La scoperta ha aperto una nuova entusiasmante via di lotta contro il cancro. Anche la cellula tumorale ha il DNA con il suo sistema distruttivo e ricostruttivo. La ricerca può ora spingersi all’interno dell’elica per bloccare l’opera del riparatore, così che il cancro e il suo DNA si distruggano automaticamente, evitando però la distruzione delle cellule sane. Le scoperte della ricerca aprono mondi fantastici che dischiudono vie di cura prima nemmeno immaginabili. La bellezza della ricerca sta tutta qui: il continuo ampliamento della nostra conoscenza. La complessità del nostro organismo, che rende non definitiva ogni singola scoperta, ci fa intravedere che la cellula tumorale è sempre più attaccabile e alla fine sarà sconfitta.

P.S. Un grazie speciale ai tanti sostenitori che hanno coinvolto amici e parenti nella nostra battaglia contro il cancro, passando loro il bollettino ricevuto con Fondamentale. Un grande gesto, che invito tutti a fare per essere sempre di più e sempre più forti! GIUGNO 2016 | FONDAMENTALE | 3


VITA DA RICERCATORE Anna Bagnato

Dall’endotelina nei tumori ai farmaci bersaglio La ricercatrice di origine calabrese, trapiantata a Roma dagli anni dell’università, lavora in campo traslazionale, portando la ricerca di base il più possibile vicino al letto del malato

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a cura di FABIO TURONE uest’anno ha dovuto rinunciare, molto a malincuore, all’appuntamento fisso con la conferenza annuale della American Association for Cancer Research, che si è svolta a New Orleans, in Louisiana: “Quella conferenza è un’occasione importantissima, per me e per i miei collaboratori, per incontrare colleghi da tutto il mondo e tenerci aggiornati sulle novità. Sono cinque giorni molto intensi in cui si riesce a capire dove sta andando la ricerca oncologica” spiega Anna Bagnato, dalla sede dell’Istituto nazionale tumori Regina Elena all’estrema periferia sud-ovest di Roma, sulla strada per il mare di Ostia, in cui il suo laboratorio è

stato trasferito da poco più di un anno. Proprio il trasloco e le nuove responsabilità che con questo cambiamento le sono state attribuite hanno impedito il viaggio negli Stati Uniti. Gli spazi sono ancora in allestimento e la nuova disposizione dei lunghi banconi da laboratorio in un unico grande open-space – molto ben illuminato da ampie vetrate a lucernario – sembra avere complicato gli scambi informali tra i ricercatori: “Mi preoccupa un po’ la scomparsa del vocìo con lo scambio di informazioni, domande e commenti che nell’altro laboratorio animava costantemente il

corridoio” spiega la ricercatrice, “ma forse è solo perché istintivamente si cerca di non disturbare con le proprie chiacchiere ad alta voce i colleghi concentrati sul lavoro a pochi metri”.

Passione per le provette

Calabrese trapiantata a Roma dopo il liceo classico, Anna Bagnato è oggi circondata di collaboratrici donne: “Anche mio marito Bruno è calabrese, ma l’ho conosciuto a Roma, a un matrimonio di amici reggini”. Nella capitale si era trasferita per seguire la “passione per le provette” scoppiata proprio durante gli anni del liceo: “Fu una giovane supplente di scienze a parlarmi per la prima volta di DNA e RNA, poi fui conquistata dal gioco di provette andando a trovare a Torino una cugina più grande di me, già laureata, che lavorava in laboratorio”. Nel capoluogo reggino non c’era ancora l’università e a Messina, dove il fratello Pino si era laureato in giurisprudenza e la sorella Luciana si era da poco iscritta a medicina, facendo avanti e indietro tutti i giorni da casa, la facoltà di biologia non garantiva sbocchi nella ricerca. “La mia famiglia, e in particolare mio papà Tommaso, nato nel 1907, che gestiva il suo negozio di eleganti tessuti e confezioni da uomo, era abbastanza all’antica. Mia mamma Lina, di quindici anni più giovane, era più visionaria, e ha spinto entrambe noi figlie verso l’autonomia”.

Conquistata dalla biologia durante il liceo

IL SUPER-TOPO CHE AIUTA A BATTERE IL CANCRO

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n sigla si chiamano PDX, e da alcuni anni stanno rivoluzionando la ricerca sul cancro perché permettono di studiare il tumore prelevato a ciascun paziente non solo in vitro, ma anche nella sua complessa interazione con un organismo vivente. La sigla sta, in inglese, per “xenotrapianto derivato dal paziente”: in pratica anziché

sottoporre il malato alla sperimentazione di un nuovo farmaco che ha già superato le fasi della ricerca in provetta, si trapianta parte del suo tumore su un piccolo numero di topolini, che vengono poi seguiti nel tempo per verificare l’effetto della terapia sperimentale. “Oggi sono diventati strumenti particolarmente affidabili per la ricerca preclinica,


Autonomia, ma fino a un certo punto: la giovane diplomata si iscrive sì all’Università Sapienza, a Roma, ma va a stare in collegio dalle suore dell’Assunzione: “In quegli anni in collegio ho stretto amicizie che sono ancora oggi tra le più importanti per me” ricorda. “Il primo impatto con il caos della città universitaria fu drammatico, anche perché cercavo la sede della facoltà di biologia che non aveva però un’unica ubi-

cazione: i corsi si tenevano in varie sedi separate. Dopo la laurea, conseguita nel 1984 con una tesi sulla fisiologia umana, svolsi il tirocinio all’Istituto Regina Elena, dove iniziò il mio percorso formativo sulla ricerca sul cancro. Con il mio primo stipendio, di 500.000 lire, comperai un regalo per i miei genitori e uno per me”. Anche la laurea arriva con un ottimo voto ma senza fuochi di artificio: “Possiamo dire che ero secchiona

anche perché si riesce ad avere un modello animale che sviluppa il tumore nella stessa sede in cui è colpito il paziente” spiega Anna Bagnato, il cui laboratorio ha messo a punto alcuni modelli per studiare il carcinoma dell’ovaio e del colon. “Il tumore inizialmente presenta la stessa resistenza alla chemioterapia, ma abbiamo visto che l’aggiunta del farmaco sperimentale restituisce efficacia alla terapia, sia in termini di riduzione di volume del tumore sia in termini di metastasi. Il prossimo passo, al quale stiamo lavorando con

alcuni colleghi inglesi, prevede la creazione di quelli che chiamiamo ‘tumoroidi’, cioè strutture che riproducono in tre dimensioni non solo il tumore ma anche il ‘microambiente’ della paziente”. Ovviamente l’uso delle cavie è sempre improntato al rispetto di tutte le norme etiche condivise a livello internazionale, anche se in Italia la tecnica dello xenotrapianto è messa a repentaglio dalla legge approvata dal Parlamento nel marzo 2014, che la vieta esplicitamente. In questi due anni è stata consentita grazie

In questo articolo:

endotelina bersagli molecolari ricerca di base

a metà, e studiavo col giusto rigore, ma senza rinunciare a qualche svago”. Nel 1985 (“l’anno della mia prima borsa di studio AIRC”) si sposa con Bruno, poi si iscrive alla Scuola di specializzazione in patologia generale. Poco dopo aver ottenuto la specializzazione, riceve dagli Stati Uniti una notizia che condivide subito con la famiglia: “Telefonai contentissima a casa: ‘Papà, ho una bellissima notizia: mi hanno assegnato una borsa di ricerca per passare due anni ai prestigiosi National Institutes of Health di Bethesda, in Maryland!’ annunciai. ‘E tu ovviamente hai rifiutato!’ mi rispose. Quelle parole le ho stampate nella memoria” ricorda con un sorriso. Ovviamente l’amore e il rispetto per il padre non bastarono a tenerla lontana da questa fantastica opportunità: “In America, dove Bruno ne approfittò per fare un corso di management a Washington, trascorsi due anni di intensa attività di ricerca nel Dipartimento di endocrinologia sperimentale di Kevin J. Catt, che si occupava di recettori di membrana. Proprio in quel periodo lui pubblicò sulla rivista Science un importante articolo sull’endotelina, un peptide rilasciato dalle cellule endoteliali, noto per l’effetto vasocostrittore, di cui si stava scoprendo anche una funzione ormonale. Per me quella nei laboratori dei NIH di Bethesda è stata un’esperienza molto formativa, anche per l’importanza data all’approccio multidisciplinare”. a una moratoria che sta per scadere con grande preoccupazione da parte degli scienziati: “L’imperativo di trovare modelli migliori e sempre più efficaci nel predire l’effetto clinico nell’uomo delle nuove terapie è ovvio” si legge su un recente articolo di revisione pubblicato sulla rivista Cancer Research edita dalla American Association for Cancer Research. “I modelli PDX offrono uno strumento potente per studiare la biologia dei tumori e per valutare i farmaci anticancro”.

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VITA DA RICERCATORE Anna Bagnato

Nella foto Anna Bagnato con il marito Bruno e i figli Marco e Tommaso

Nuovi bersagli molecolari L’endotelina – e in particolare il ruolo dei cosiddetti recettori accoppiati a proteine G – diventa il cavallo di battaglia con cui rientra in Italia: nel 1991 vince il concorso per il posto di dirigente nel Laboratorio di patologia molecolare all’Istituto Regina Elena, e ottiene un finanziamento di AIRC come Principal Investigator. “Il professor Pier Giorgio Natali mi affidò il compito di comprendere il ruolo dell’endotelina nei tumori, spingendomi da subito ad assumere l’atteggiamento che oggi si definisce traslazionale, con la massima attenzione alle ricerche che abbiano un’applicazione al letto del malato” ricorda. È così che insieme al suo gruppo identifica un nuovo bersaglio molecolare per colpire il tumore: il recettore A dell’endotelina. Su questi temi arriveranno le pubblicazioni su riviste scientifiche di primissimo piano come Nature Review Can-

cer e PNAS, e la collaborazione con Robert Lefkowitz (cui sarà poi assegnato il Nobel per la chimica, nel 2012). L’arrivo dei figli – Marco nel 1994 e poi Tommaso nel 1997, che portano entrambi i nomi dei nonni e oggi studiano ingegneria gestionale e matematica – arricchisce la famiglia: “Siamo i classici genitori pazzi per i figli, con cui siamo regolarmente tornati l’estate a passare le vacanze in Calabria, sull’Aspromonte e a Reggio” racconta la ricercatrice. “Mi manca molto il mare, con la sua caratteristica linea d’orizzonte che con le luci notturne fa pensare a un lago”. Ma l’attività di ricerca attenua qualsiasi nostalgia, anche se un lutto tocca molto vicino il gruppo, con la scomparsa prematura, nel 2000, del collega Raffaele Tecce: “Da allora organizziamo ogni anno una conferenza in suo onore, invitando ricercatori di spicco da tutto il mondo”.

L’endotelina è una proteina essenziale nell’angiogenesi

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Un gruppo di donne Il suo gruppo è composto in massi-

ma parte di donne – la storica collaboratrice Valeriana Di Castro, Laura Rosanò (anche lei vincitrice di un IG AIRC), Roberta Cianfrocca, Rosanna Sestito, Piera Tocci e Lidia Chellini, affiancate dai tecnici di laboratorio Aldo Lupo e Valentina Caprara – anche se, da quando le è stata affidata l’Unità per i modelli preclinici e nuovi agenti terapeutici, fanno capo a lei una ventina tra ricercatori e tecnici, specializzati nella messa a punto di nuove armi contro i tumori dell’ovaio, del colon, del polmone e anche melanoma e sarcoma: “I nuovi laboratori sono già operativi, ma l’organizzazione del lavoro migliorerà quando anche lo stabulario per gli animali da laboratorio sarà pronto, speriamo nel giro di un anno” racconta, sapendo di toccare un argomento delicato. “Sono stata spesso volontaria in piazza durante le campagne di raccolta fondi di AIRC, e mi è capitato di incontrare persone che si dichiaravano contrarie all’uso degli animali nella ricerca. Ogni volta ho parlato con loro, spiegando che allo stato attuale i modelli animali sono fondamentali e irrinunciabili per trovare nuove cure, finché non si sono convinti”. Tra i vari farmaci a bersaglio molecolare in corso di sperimentazione su modelli animali nel suo laboratorio ce n’è uno, il macitentan, che in combinazione con la chemioterapia classica ha già fornito i primissimi risultati incoraggianti nel contrastare la progressione del carcinoma ovarico, sia riducendo le metastasi sia bloccando il meccanismo della chemioresistenza. Nel tempo libero Anna Bagnato ama esplorare insieme al marito gli angoli più pittoreschi e poco conosciuti di Roma – che già attraversano insieme in auto o in motorino da nord-est a sud-ovest per andare al lavoro, visto che lui lavora nella stessa zona – e dedicarsi al giardinaggio sulla terrazza: “Sto sempre lì a far vedere a tutti ogni nuovo germoglio” sorride con un pizzico di autoironia. “Come dice un vecchio proverbio cinese, chi pianta un giardino semina felicità”.


RICERCA AIRC Quattro sfide

I quattro pilastri della ricerca oncologica Per rendere il cancro sempre più curabile, la ricerca oncologica si concentra su quattro grandi sfide. Fondamentale indicherà in ogni articolo a quale sfida risponde la ricerca che vi stiamo raccontando

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immunità

Il nostro sistema di difesa naturale può essere stimolato ad agire contro il cancro. Ogni giorno, alcune cellule subiscono mutazioni cancerogene che vengono eliminate anche grazie all’azione del sistema immunitario. I vaccini anticancro agiscono poten-

ziando il sistema immunitario. Risultati promettenti sono stati ottenuti nel melanoma e sperimentazioni sono in corso in altri tumori. Le cellule tumorali si camuffano per impedire al sistema immunitario di riconoscerle come pericolose. Inoltre possono bloccare l’arrivo dei sistemi di difesa. Un filone di ricerca importante cerca di trovare soluzioni per impedire che ciò accada. Molti farmaci diretti contro precisi bersagli terapeutici sono anticorpi, ovvero sostanze prodotte dai linfociti, le nostre cellule di difesa. Alcune sostanze naturalmente prodotte dall’organismo attraverso i linfociti, le cosiddette citochine, sono capaci di regolare l’azione del sistema immunitario per aiutarlo a combattere il cancro.

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PREVENZIONE

Scoprire che cosa aumenta il rischio individuale di ammalarsi permette di

agire per evitare che la malattia si manifesti. Se la prevenzione non basta, occorre diagnosticare precocemente il tumore per poterlo curare meglio. Serve anche una diagnosi accurata, che identifichi le caratteristiche genetiche e molecolari. In questo modo si può scegliere una terapia più efficace e mirata. Il fumo è uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo di tumori. L’alimentazione gioca un ruolo importante. La ricerca oncologica dovrà capire meglio attraverso quali meccanismi molecolari il cibo interferisce con le cellule sane e cancerose. L’attività fisica influenza il rischio di cancro (e non solo). Ora si tratta di studiare meglio quanto pesa questo fattore di rischio rispetto a tutti gli altri. Alcuni geni, se alterati, possono predisporre alla comparsa di determinati tumori, per esempio quelli al seno. Quali hanno un ruolo chiave e quali sono invece marginali? L’obiettivo è mettere a punto test attendibili soltanto sui geni dal ruolo chiave e per la maggior parte dei tumori. Alcuni farmaci e alcune sostanze di origine naturale potrebbero prevenire la comparsa dei tumori. L’oncologia molecolare lavora sulla diagnosi: la sfida consiste nell’identificare biomarcatori, prodotti precocemente dai tumori e misurabili

nel sangue. I biomarcatori servono anche a monitorare l’efficacia della cura e a identificare i pazienti che rispondono poco alle terapie. Anche i test di imaging (TC, RM) stanno migliorando le diagnosi. La sfida sta nel combinarli con le scoperte dell’oncologia molecolare, per anticipare ulteriormente la diagnosi.

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microaMBIENTE

Le cellule tumorali non vivono isolate: utilizzano a loro favore le strutture dell’organismo in cui sono inserite e dei tessuti che le circondano, per ottenere nutrimento e velocizzare la crescita. Trovare la chiave per rendere ostile l’ambiente intorno al tumore significa eliminarlo. Sono già in commercio farmaci che agiscono bloccando l’angiogenesi, la capacità dei tumori di creare nuovi vasi per procurarsi nutrimento. Non tutti i fattori che costituiscono il cosiddetto microambiente tumorale sono noti: nei prossimi anni bisognerà disegnare uno schema il più possibile completo dei “complici” del tumore.

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DRITTI AL BERSAGLIO

Molti farmaci noti sono potenti antitumorali, ma la difficoltà è farli arrivare al bersaglio, evitando che colpiscano cellule normali. Alcuni farmaci vengono già oggi

somministrati all’interno di speciali involucri (liposomi) che facilitano il loro viaggio verso il bersaglio. Nei prossimi anni gli scienziati studieranno nuovi involucri. I nanomateriali, grazie ai quali si possono costruire minuscoli veicoli per trasportare le molecole verso un obiettivo, sembrano essere il futuro della medicina. Vi sono diversi studi promettenti in ambito oncologico. La precisione nel raggiungere il bersaglio consentirà di selezionare le cellule da colpire e di raggiungere le cellule staminali tumorali, che costituiscono la riserva del tumore.


5 PER MILLE Il nuovo bando

Ecco dove sono diretti i magnifici otto Al termine del primo finanziamento di cinque anni, molti programmi che AIRC ha sostenuto con i fondi del 5 per mille sono giunti a un passo dal letto del paziente. Per garantire il raggiungimento pieno dell’obiettivo vengono rifinanziati per altri due anni a cura di Cristina Ferrario al 2006 più di un milione di italiani ha dato la propria fiducia ad AIRC, devolvendo all’Associazione il 5 per mille delle tasse nella dichiarazione dei redditi. A questa scelta è seguito uno slancio senza pari nel mondo della ricerca oncologica. La risposta è stata l’avvio di due programmi innovativi: il Programma speciale di oncologia clinica molecolare, partito nel 2010, e il Programma diagnosi precoce e analisi del rischio di sviluppare un tumore, avviato nel 2011. Insieme i due programmi affrontano il problema cancro a tutto tondo, con 14 progettualità di ampio respiro che vedono all’opera il meglio della ricerca oncologica italiana.

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Il primo programma ha portato risultati innovativi nel campo delle terapie personalizzate fino al letto del paziente. Ora bisogna verificare eventuali effetti tossici e valutare la reale efficacia dei nuovi trattamenti, rispetto alle terapie già in uso nei pazienti. Anche per il secondo programma i risultati non si sono fatti attendere e sono già stati identificati nuovi marcatori di vari tumori, in grado di rendere la diagnosi e la prognosi molto più precise e di offrire metodiche innovative per identificare una combinazione di farmaci specifica per il tumore di ogni singolo paziente. Per questo AIRC ha deciso di lanciare, a maggio del 2015, un bando di estensione aperto ai responsabili dei programmi che hanno terminato il primo quinquennio di ricerche. Le

... approfondisci su: programmi5permille.airc.it 8 | FONDAMENTALE | GIUGNO 2016

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domande sono state sottoposte a una valutazione da parte di revisori internazionali, come accade per tutte le richieste di finanziamento presentate ad AIRC. Il budget totale stanziato è di oltre 15 milioni di euro l’anno, per due anni. Una dotazione, in questa fase “ponte”, indispensabile a far sì che i risultati, validati e rafforzati, possano passare alla necessaria sperimentazione su larga scala prima che le cure possano entrare nella pratica clinica e raggiungere i pazienti. Ecco chi sono i protagonisti di questo lavoro e dove vogliono arrivare al termine di questo biennio. 1. Paolo Comoglio Le resistenze del tumore del colon-retto Il carcinoma del colon-retto e le caratteristiche molecolari e genetiche che lo rendono resistente ai farmaci

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sono al centro delle attenzioni dei ricercatori coordinati da Paolo Comoglio, direttore dell’Istituto per la ricerca e la cura del cancro di Candiolo, vicino a Torino, in stretta collaborazione con gli oncologi dell’Ospedale Niguarda di Milano. Nei cinque anni della prima fase del lavoro sono stati raggiunti molti traguardi, tra cui l’identificazione di importanti dettagli molecolari per la diagnosi e la cura e di elementi distintivi delle cellule staminali


In questo articolo:

5 per mille anticorpi monoclonali marcatori del cancro

responsabili della recidiva. Sono stati generati modelli animali molto speciali (PDX) nei quali è stato possibile ricreare i tumori dei singoli pazienti. In questa seconda fase, i ricercatori estenderanno i risultati terapeutici già ottenuti nei pazienti (con la sperimentazione chiamata Heracles) per andare un passo più avanti nella conoscenza biologica, nella diagnosi e nella cura della malattia. Si cercherà, tra il resto, di identificare nel DNA circolante nel sangue dei pazienti nuove mutazioni che rendono il tumore resistente ai trattamenti e di generare algoritmi capaci di prevedere quali tumori risponderanno alle terapie. 2. Ruggero De Maria Nuovi farmaci contro il cancro di colon e di polmone Come affermano i ricercatori coinvolti nel programma, i prossimi due anni di lavoro saranno dedicati a “costruire un ponte” che colleghi i risultati ottenuti nei precedenti cinque anni del programma, finanziati da AIRC grazie ai fondi del 5 per mille, con la pratica clinica. Un compito non certo semplice visti i molti e importanti risultati già ottenuti dal gruppo coordinato da Ruggero De Maria, dal 2016 professore ordinario di patologia ge-

nerale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Concentrandosi ancora una volta sui tumori di colon e polmone, i ricercatori si dedicheranno nei prossimi 24 mesi allo studio di due terapie sperimentali: una basata sull’uso della molecola fenretinide e una sulla combinazione di tre diversi farmaci che agiscono bloccando altrettanti bersagli. Per quanto riguarda la fenretinide, nel percorso verso la clinica sarà utilizzata la molecola sviluppata proprio nel corso del programma quinquennale, modificando la molecola originale per renderla più solubile e biodisponibile, riducendone gli effetti collaterali. Dopo aver ottenuto le necessarie autorizzazioni da parte degli enti regolatori si procederà al primo studio sull’uomo. Per quanto riguarda invece la combinazione di inibitori, dopo studi per determinare

studio clinico che convalidi i risultati. 3. Giannino Del Sal Strategie per il cancro al seno triplo negativo Due dei principali protagonisti della fase di estensione del programma coordinato da Giannino Del Sal, a capo dell’Unità di oncologia molecolare del Laboratorio nazionale CIB (LNCIB) di Trieste, sono YAP e TAZ, proteine di estrema importanza per la progressione del tumore e la formazione di metastasi. YAP e TAZ possono rappresentare bersagli ideali per la terapia, con particolare riferimento ai tumori del seno “tripli negativi”, ancora piuttosto difficili da trattare. E partendo proprio dai risultati ottenuti nella fase quinquennale del progetto, Del Sal e colleghi punteranno nei prossimi mesi a mettere meglio a fuoco gli aspetti clinici delle scoperte di laborato4 rio, con studi ad hoc per valutare nuove vie per colpire la coppia YAP/ TAZ, o combinazioni di farmaci nuove e più letali (per il tumore). C’è poi il capitolo, aperto nei cinque anni precedenti, della creazione di nuovi materiali e mezzi di trasporto per far arrivare il farmaco a destinazione. I primi risultati sembrano molto promettenti, tanto che nei prossimi mesi i ricercatori

Marcatori per la prognosi e per diagnosi più accurate

3 i biomarcatori genetici che rendono i tumori sensibili al trattamento si procederà con uno

si prepareranno a testarli con un farmaco antitumorale molto comune, il paclitaxel. Infine, utilizzando colture cellulari tridimensionali dette “organoidi”, si cercheranno nuove vie verso una medicina sempre più personalizzata, basata sulle caratteristiche molecolari della malattia. 4. Robin Foà I geni guidano la cura dei tumori del sangue Altri due anni per consolidare ed estendere ulteriormente i già ragguardevoli risultati ottenuti nei primi cinque anni di lavoro finanziati da AIRC. I ricercatori coinvolti nel programma coordinato da Robin Foà dell’Università Sapienza di Roma e dedicato a diversi tipi di tumori del sangue hanno raggiunto e ampiamente superato gli obiettivi che si erano prefissi e puntano ora a migliorare la trasferibilità dei risultati ottenuti in laboratorio al letto del paziente. Con diversi approcci, si lavorerà quindi per ottimizzare le piattaforme diagnostiche stabilite in precedenza, definire in modo più preciso la classificazione dei pazienti sulla base della prognosi di malattia (alla quale si giunge grazie alle caratteristiche molecolari del tumore) e dare il via a ulteriori studi clinici – inizialmente di fase 1-2 (vedi p. 16), ma probabilmente anche di fasi più avanzate – per pazienti con diversi tumori del sangue. Si porranno inoltre le basi per arrivare a nuove strategie di trattamento personalizzate con la speranza di metterle in campo entro i due anni di estensione del programma. Il tutto con la convinzione forte che l’approccio integrato, fatto di diversi specialisti e del-

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5 PER MILLE Il nuovo bando

le tecnologie più avanzate, si possa tradurre in una gestione ottimale delle risorse, anche quelle economiche. 5. Paolo Ghia Battere il tumore? Questione di dialogo Quattro erano i progetti all’interno del programma originale della durata di cinque anni, coordinato da Federico Caligaris Cappio, e sempre quattro sono quelli inclusi nella fase di estensione coordinata da Paolo Ghia, della Fondazione Centro San Raffaele di Milano. Nel corso dei prossimi 24 mesi, i ricercatori coinvolti nel programma concluderanno il percorso che, partendo dal bancone del laboratorio, porterà fino al paziente alcune delle numerose scoperte emerse dal lavoro degli anni precedenti, incentrate sullo sfruttamento da parte del tumore delle cellule normali che lo circondano, piegate a suo vantaggio. Un primo capitolo riguarderà l’angiogenesi, ovvero la capacità del tumore di formare nuovi vasi per potersi nutrire, un meccanismo fondamentale sia nella leucemia linfatica cronica sia nel mieloma multiplo: si studieranno nuove vie per contrastare questo processo e far “morire di fame” il tumore. Un’altra parte del programma esplorerà nuove strategie per migliorare l’attività antitumorale di alcuni trattamenti innovativi, per superare la resi-

stenza a queste terapie, “ingolfando” il motore della cellula. La terza parte del programma prevede lo studio di approcci diretti a specifiche vie di comunicazione all’interno della cellula tumorale, che si sono rivelate fondamentali per l’espansione della malattia. Infine, la quarta e ultima parte sarà incentrata sulla possibilità di impedire alle cellule tumorali la permanenza all’interno dei tessuti dove trovano un ambiente favorevole alla loro sopravvivenza. 6. Alberto Mantovani Il sistema immunitario come arma contro il tumore Nei primi cinque anni del programma coordinato da Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’IRCCS Istituto clinico Humanitas di Rozzano, alle porte di Milano, sono emersi dati molto importanti sulla molecola PTX3, una dei principali protagonisti del lavoro del gruppo di ricerca. E nei due anni della fase di estensione i ricercatori continueranno a puntare su questa molecola con diversi approcci: preparare una proteina utilizzabile in clinica, seguendo tutte le procedure richieste dalle autorità regolatorie, disegnare e far partire studi clinici con la molecola e continuare a studiarla come possibile strumento per la diagnosi e la prognosi dei tumori ematologici. L’altro grande filone di ricerca che verrà portato avanti nei prossimi due an-

Una nuova figura di medico ricercatore

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ni riguarda la terapia cellulare e ancora una volta parte dai promettenti risultati ottenuti nei cinque anni precedenti. È previsto innanzitutto il completamento degli studi clinici già in corso, ma si intende anche partire con tre nuovi studi clinici che prendono spunto dai risultati ottenuti in passato sulla possibilità di “addestrare” le cellule e modificarle per trasformarle in armi contro i tumori del sangue, anche quelli che si manifestano in età pediatrica. 7. Pierfrancesco Tassone I piccoli RNA che governano leucemie e mielomi Con la conclusione dei primi cinque anni di finanziamento, molti degli obiettivi previsti nel programma coordinato da Pierfrancesco Tassone, dell’Università Magna Græcia di Catanzaro, sono stati raggiunti. Come affermano gli stessi ricercatori, però, l’estensione del sostegno AIRC per altri due anni è di enorme valore poiché permetterà di portare a pieno compimento i progetti, sia in termini di co-

Nel 2016 vogliamo affrontare in particolare quattro grandi sfide: 1-immunità e cancro, 2-prevenzione, 3-cancro e ambiente e 4-indentificazione dei bersagli per cure mirate. I programmi 5 per mille rispondono a tutte le sfide. Per approfondire vai su www.airc.it/sfide 10 | FONDAMENTALE | GIUGNO 2016

noscenza sia sul piano più applicativo. In primo luogo, nella fase di estensione sarà possibile dare il via a studi clinici sull’utilizzo in pazienti di terapie basate sull’inibitore del microRNA-221, una molecola messa a punto nelle fasi precedenti del programma e che ha già superato i test formali di tossicità previsti dagli enti regolatori. Sulla stessa linea progettuale, si procederà con lo sviluppo e lo studio anche in clinica di un’altra molecola (LNA Gapmer 17-92 inhibitor), anch’essa di grande rilevanza nel mieloma multiplo, la patologia oggetto del programma di Tassone e colleghi, ma potenzialmente di grande interesse in diversi altri tipi di tumori umani. E sempre grazie all’importante opportunità offerta dal programma di estensione, sarà possibile realizzare una strategia mirata direttamente al tumore con molecole “aptameriche”, capaci di indirizzare i microRNA proprio nel cuore del tumore, esaltando quindi le potenzialità terapeutiche di queste piccole molecole per la cura delle neoplasie umane. 8. Alessandro M. Vannucchi I segreti delle malattie mieloproliferative Un ulteriore passo avanti verso la traslazione in clinica delle informazioni e dei risultati ottenuti nella prima fase del progetto. Così i ricercato-


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ri coordinati da Alessandro Maria Vannucchi, ematologo dell’Università di Firenze, definiscono i due anni di estensione del finanziamento iniziale che permetteranno di approfondire alcuni dei più importanti risultati emersi nel campo dei tumori mieloproliferativi cronici. In particolare, l’attenzione dei ricercatori si concentrerà sui pazienti definiti “tripli negativi”, quelle persone cioè che, pur avendo la malattia, non presentano nessuna delle mutazioni del DNA attualmente note: l’obiettivo è trovare nuovi marcatori molecolari per facilitare la diagnosi e la prognosi. Inoltre, nei 24 mesi di estensione sarà possibile confermare e approfondire le potenzialità diagnostiche e prognostiche delle mutazioni già identificate in precedenza e studiare nel dettaglio le anomalie, non solo delle cellule direttamente coinvolte in queste malattie, quali i megacariociti del midollo, ma anche delle cellule che circondano quelle tumorali, e che interagiscono con esse, come per esempio le cellule endoteliali. Non mancano in questa nuova parte del programma alcuni studi clinici che, con i loro risultati, potrebbero cambiare il modo di diagnosticare, classificare e trattare queste patologie.

I risultati sono ormai prossimi al letto del paziente

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ATTUALITà Medicina predittiva

In questo articolo:

genetica personalizzata geni e cancro biotech

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a cura di Daniela Ovadia astano 25.000 dollari e qualche giorno di tempo per sottoporsi ai test e la Health Nucleus, una società privata di San Diego (California) fondata da Craig Venter, lo scienziato che con il suo istituto è riuscito a sequenziare per primo l’intero genoma umano, promette di inviare al domicilio del paziente un tablet contenente tutto ciò che la medicina può dire oggi su una persona grazie allo sviluppo tecnologico. L’intero organismo viene scannerizzato con la risonanza magnetica e ricostruito in 3D, vengono misurati gli spessori di tutti i tessuti del corpo così come quelli dei vasi e delle pareti del cuore. Anche i tessuti cerebrali e i vasi dell’encefalo vengono analizzati con tecniche di imaging, alla ricerca di segni premonitori di decadimento cerebrale. Il pacchetto di esami comprende il sequenziamento degli esoni (cioè di quelle parti del DNA che forniscono i codici per la produzione delle proteine). Infine viene sequenziato anche il genoma del microbioma, cioè di tutti i batteri che convivono con noi (prevalentemente nel tratto digestivo), ai quali le più recenti scoperte scientifiche attribuiscono un ruolo chiave nella genesi di molte malattie. Con tutte queste informazioni in mano, si potrebbero identificare precocemente diverse malattie (tra le quali i tumori) e persino valutare il rischio futuro di ammalarsi. Health Nucleus è una parte del progetto Human Longevity con il quale Nella foto a sinistra Bill Gates, Venter vuole metpatron di Microsoft, tere il proprio mare a destra lo scien- chio sulla mediciziato Craig Venter. na del futuro, basaA p. 14 Jeff Bezos ta essenzialmente sull’analisi di una di Amazon

grande quantità di dati, compresi ovviamente quelli genetici, destinati a guidare il comportamento dell’individuo e le misure di prevenzione più adatte a ciascuno.

Un test per tutti i tumori

Venter non è l’unico a investire denaro nella medicina predittiva e a cercare di trarne profitto. Nel mese di gennaio scorso tutti i giornali del mondo hanno dato la notizia di uno stanziamento di oltre 100 milioni di dollari per la fondazione di Illumina, un’azienda che ha sede anch’essa in California e che ha tra i soci di maggioranza Jeff Bezos, fondatore di Amazon, e Bill Gates, cofondatore di Microsoft. Dal giorno del suo ingresso nel mercato azionario, la società ha raggiunto il valore di circa 24 miliardi di dollari. Illumina si propone di sviluppare una tecnica di “biopsia liquida” per identificare frammenti di DNA o RNA presenti nel sangue e utili come marcatori di un eventuale tumore in una fase talmente precoce da non essere visibile con le tecniche di imaging come ecografie, TC o risonanze magnetiche. “Un singolo esame del sangue per identificare tutti i tipi di tumore”. Questo è lo slogan con cui l’azienda e il suo centro di ricerca ipertecnologico sono stati lanciati ed è evidentemente uno slogan che attira i maghi della finanza, convinti che l’impresa sia davvero realizzabile (e commercializzabile) in tempi relativamente brevi. Ma è davvero così?

Il futuro racchiuso in una goccia di sangue

Obiettivi realistici? I dubbi della maggioranza degli scienziati sulla fattibilità di questo approccio (il nuovo test è stato chiamato Grail, ovvero Graal, come il sacro e introvabile calice della mitologia cristiana) si intrecciano con la fiducia di altri (soprattutto di quelli coinvolti nell’im-


Il sacro Graal della ricerca oncologica Due imprese parallele, con caratteristiche diverse ma finanziate da grandi magnati internazionali, si propongono di dare un’accelerata allo sviluppo della medicina predittiva. Dietro un’impresa dai contorni scientifici quantomeno discutibili si cela la volontà di essere i primi a conquistare il mercato della medicina del futuro presa) che sono partiti da una costatazione: fino a pochi anni fa, per conoscere il codice genetico di un feto, al fine di identificare precocemente eventuali anomalie, bisognava ricorrere al prelievo dei villi coriali o all’amniocentesi. Oggi è possibile, con una sofisticata tecnica di marcatura e identificazione del DNA, andare a cercare cellule di origine fetale nel sangue circolante della madre. La nuova tecnica, non invasiva e quindi non gravata dal rischio di aborto spontaneo sempre presente con l’amniocentesi, è oggi sul mercato e conquista ogni giorno nuove posizioni nel ricco settore della diagnosi prenatale. Se è stato possibile farlo per la medicina prenatale, perché non dovrebbe

essere possibile arrivarci anche per i tumori e altre malattie? “I nuovi test diagnostici predittivi verranno scoperti da centri di ricerca privati, perché sono interessanti sia dal punto di vista strettamente scientifico sia da quello economico” ha dichiarato con franchezza Craig Venter, che non ha mai nascosto di credere fermamente nelle potenzialità della ricerca privata e commerciale. Evidentemente anche gli altri magnati della new economy condividono il suo pensiero, se si sono fatti trascinare in un’impresa come quella di Illumina.

Un ago nel pagliaio Le questioni scientifiche sono però molto più complesse di quanto appaiano. Marcatori genetici per i più comuni tumori vengono identificati con relativa frequenza, ma sono di scarsa utilità pratica. La predisposizione allo sviluppo della malattia dipende da una complicata serie di fattori, non ultima l’interazione con l’ambiente e gli stili di vita. I geni interessati possono essere molto numerosi e così le loro combinazioni. Un aumento del rischio individuale di entità medio-elevata potrebbe non avere alcun effetto sui comportamenti della persona, perché non costituisce una certezza. Lo stesso Venter ha raccontato di aver pensato di fondare Health Nucleus quando, sequenziando il proprio genoma per il Progetto genoma umano, ha scoperto di essere portatore di alcuni geni che predispongono allo sviluppo di melanomi. “Grazie a questa consapevolezza sono stato più attento di quanto abbia mai fatto prima e così mi sono accorto molto precocemente di un neo che stava cambiando forma e colore, in modo quasi impercettibile. L’ho tolto, ed era un melanoma. Se non avessi saputo di essere predisposto, forse sarei arrivato ad accorgermene troppo tardi”. L’esperienza di Venter, però, non è del tutto generalizzabile: per capire e gestire un aumento individuale del rischio di sviluppare una malattia bisogna ca-

pire con precisione che cosa significa in termini statistici e quanto frequente è la malattia di per sé. Un aumento anche grande di rischio di sviluppare una malattia relativamente poco frequente si traduce, in numeri assoluti, in pochissimi casi in più. Non solo: Health Nucleus pretende di riuscire, un giorno, a identificare il rischio individuale per un gran numero di malattie. Come potrà una persona gestire una tale mole di informazioni per far sì che risultino, alla fine, davvero utili per evitare di ammalarsi? Il test Grail promette invece di valutaGIUGNO 2016 | FONDAMENTALE | 13


ATTUALITà Medicina predittiva

re il rischio per tutti i tumori, ma molti marcatori sono indici aspecifici di un processo tumorale in atto che bisognerà poi identificare e localizzare con gli strumenti classici come la TC o la risonanza magnetica: un’impresa tutt’altro che scontata. In sostanza, questa corsa a mettere a punto test predittivi è più una mossa finanziaria, per mettere piede per primi in un mercato che promette di essere ricco e duraturo (visto l’invecchiamento generale della popolazione mondiale), piuttosto che una impresa scientifica su solide basi. È però possibile che, come spesso accade, da tanti investimenti in ricerca venga fuori qualche nuova scoperta importante per la diagnosi precoce di alcuni tumori, ragion per cui anche i più scettici tengono d’occhio quanto accade sotto il caldo sole della California. Lo scoglio che non

sarà semplice superare è l’approvazione dell’eventuale test diagnostico da parte della Food and Drug Administration (FDA), l’ente governativo che negli USA regolamenta le autorizzazioni in campo farmacologico e biomedico. Diverse aziende hanno proposto, negli anni passati, kit di mappatura genetica per la determinazione dei rischi individuali di malattia. Tra queste anche 23andMe, uno dei colossi dei test genetici acquistabili online. Dopo qualche anno di totale libertà, alla fine del 2014 la FDA ha vietato a 23andMe di spacciare come predittiva la maggioranza dei suoi test, autorizzando solo pochissimi marcatori di sicura significatività e provocando il crollo economico dell’azienda. E i nuovi investitori hanno imparato la lezione: chiunque si sottoporrà al pacchetto completo di test di Venter o alla biopsia liquida dei marcatori tumorali di Illumina sborserà la somma richiesta ma dovrà firmare un foglio di consenso informato in cui sarà scritto chiaramente che si tratta di procedure sperimentali, il cui risultato non è affatto garantito.

La corsa ai test predittivi è marketing

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UNA GOCCIA PER TUTTO

na sola goccia di sangue, ottenuta con la classica puntura del polpastrello, per valutare una enorme quantità di parametri ematici e di marcatori, tra i quali anche alcuni marcatori tumorali: questo è quanto aveva promesso ai suoi clienti Theranos, un’azienda fondata da una giovanissima studentessa di Stanford, Elizabeth Holmes. La compagnia, che in pochi anni aveva visto il suo valore aumentare vertiginosamente, prometteva di testare, grazie a una tecnologia chiamata Edison e solo in parte conosciuta perché coperta da brevetto industriale, una gran quantità di parametri in meno di 15 minuti e con un costo per test ridotto del

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50-80 per cento rispetto a quelli di un laboratorio tradizionale. Forte di questa promessa, Theranos ha aperto punti per esami e consulenza nei maggiori supermercati americani. Finché la FDA non ha voluto indagare meglio sull’attendibilità del test, scoprendo che della nuova tecnologia è meglio non fidarsi: sono troppi i risultati sbagliati, con persone sane identificate come malate e viceversa. Come è possibile che sia stato commercializzato un test diagnostico di non provata efficacia? Il problema risiede proprio nella diversa regolamentazione tra farmaci, tecnologie e test. Se i primi devono seguire rigorosi controlli ed essere sottoposti a sperimentazione per

molti anni, sulle nuove tecnologie e sui test diagnostici i controlli sono molto meno serrati e vengono prese per buone le prove di efficacia fornite dalle aziende. Nel momento in cui scriviamo, lo “scandalo Theranos” è sulle pagine dei giornali di tutto il mondo. Nel marzo del 2016 l’attendibilità di Edison nel misurare i parametri di coagulazione del sangue è stata smentita: ciò significa che molti pazienti che prendono farmaci anticoagulanti sono stati esposti per mesi al grave rischio di emorragia. Da questa esperienza, gli enti regolatori hanno tratto un’importante lezione e pertanto stanno valutando come cambiare le norme di autorizzazione alla commercializzazione di nuovi test diagnostici, in modo da garantire sempre di più agli utenti la loro efficacia e attendibilità.


Domande e risposte

È vero che gli ormoni per la cura del tumore al seno possono aumentare il rischio di osteoporosi?

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n piccolo rischio esiste ed è legato al fatto che le terapie ormonali adiuvanti, utilizzate cioè per evitare che il tumore ritorni dopo il trattamento, riducono i livelli di estrogeni e questo porta inevitabilmente a un impoverimento della struttura ossea. È un fenomeno analogo a quanto succede con la menopausa. La buona notizia è che le terapie per contrastare l’arrivo precoce dell’osteoporosi ci sono e hanno un’efficacia universalmente riconosciuta. E per le donne che assumono terapia ormonale a base di inibitori dell’aromatasi, è importante sapere che l’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha riconosciuto che il rischio di frattura, in questo caso, è particolarmente alto e di conseguenza ha stabilito che i trattamenti per preservare le ossa sono rimborsabili sin dall’inizio e per tutta la durata di tale terapia, senza bisogno di esami o di diagnosi di frattura.

... scrivete a: redazione@airc.it

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Un intervento all’utero ha provocato linfedema alle gambe. Cosa fare?

l linfedema è un accumulo anomalo di linfa legato a un problema nella circolazione linfatica. Si verifica a livello degli arti dopo la rimozione dei linfonodi. Può accadere nel braccio in caso di carcinoma mammario, mentre nei tumori ginecologici vengono talvolta asportati i linfonodi inguinali con rischio di linfedema alle gambe. L’esercizio fisico regolare è senza dubbio importante per ridurre il rischio e aiutare la circolazione linfatica, ma bisogna anche fare attenzione alle infezioni, che aumentano in chi soffre di linfedema. È fondamentale in questi casi proteggere la pelle delle gambe dal sole e da eventuali tagli o ferite: meglio indossare sempre calze per evitare la formazione di vesciche e non camminare a piedi nudi, ma scegliere scarpe comode, in pelle o in tessuto piuttosto che in materiale plastico. Attenzione anche alla pulizia della pelle e alla sua idratazione, fondamentale per non aprire la porta a batteri e virus.

PET e TC Qual è la differenza?

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a tomografia computerizzata (TC) e quella a emissione di positroni (PET) sono due esami utilizzati per definire meglio la diffusione della malattia, ma sono profondamente diversi per quanto riguarda il tipo di informazioni che permettono di ottenere. La TC si basa sull’utilizzo dei raggi X per generare immagini degli organi elaborate al computer. La PET sfrutta invece un composto (in genere glucosio radioattivo) che viene incorporato nelle cellule e può essere visto da uno speciale scanner. La TC genera informazioni di tipo morfologico, ovvero sulla forma degli organi, mentre la PET genera informazioni funzionali, cioè ci dice come funzionano le cellule. Con la PET, le cellule che risultano più “luminose” sono quelle che hanno incorporato più materiale radioattivo e che hanno quindi un metabolismo più veloce, come le cellule tumorali. GIUGNO 2016 | FONDAMENTALE | 15


RICERCA Nuovi farmaci

Tutti i segreti degli studi di fase 1 Dopo l’incidente che, qualche mese fa, è costato la vita a una persona, molti pazienti sono timorosi nell’accettare di entrare in uno studio farmacologico di fase 1. Vediamo perché in oncologia le cose sono diverse dal resto della medicina e che cosa sta cambiando in questo settore della ricerca

a cura di Agnese Codignola incidente ha trovato spazio nelle prime pagine dei media di tutto il mondo: il 17 gennaio, in Francia, un uomo è morto e altri cinque hanno avuto gravi conseguenze (soprattutto danni cerebrali) a causa degli effetti collaterali di un antidolorifico sperimentale che era stato somministrato loro nell’ambito di una sperimentazione clinica di fase 1. Le indagini effettuate si sono concluse, in aprile, con un rapporto ufficiale che imputa alla nuova molecola la morte dello

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sfortunato volontario sano. Ma la vicenda ha avuto ripercussioni molto gravi, perché ha gettato nell’inquietudine le molte persone che, in tutto il mondo, prendono parte ai trial clinici, e ha compromesso un’informazione che, almeno in ambito oncologico, si cerca di far passare da anni: dove si fa ricerca si cura meglio, e partecipare agli studi in prima persona può significare aumentare le proprie chance di sconfiggere la malattia. “È ancora vero?” si chiede parte dell’opinione pubblica, i cui dubbi sono alimentati anche dalle molte e spesso confuse notizie che circolano in rete.

In oncologia è diverso Fondamentale ha chiesto aiuto a uno dei massimi esperti italiani del campo, Francesco Perrone, che dirige, a Napoli, l’Unità di sperimentazioni cliniche dell’Istituto nazionale dei tumori G. Pascale. E lo ha invitato a spiegare innanzitutto che cosa è, oggi, un trial clinico di fase 1, e perché mantiene intatta tutta la sua importanza: “Sgombriamo subito il campo da un equivoco di fondo: in oncologia non si fanno studi di fase 1 con volonta-

Rimane vero che dove si fa ricerca si cura meglio

Nel 2016 vogliamo affrontare in particolare quattro grandi sfide: 1-immunità e cancro, 2-prevenzione, 3-cancro e ambiente e 4-indentificazione dei bersagli per cure mirate. Questi studi rispondono alla sfida 4. Per approfondire vai su www.airc.it/sfide

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ri sani, ma solo con persone già ammalate. Spesso, si tratta di pazienti che non rispondono più alle cure disponibili, e questa è una caratteristica cruciale, da tenere sempre a mente. Venendo al merito, invece, bisogna ricordare che un tempo in questa fase si sperimentavano farmaci di cui si conosceva pochissimo, a cominciare dal meccanismo d’azione, in pazienti del cui tumore si sapeva ancor meno in termini di caratteristiche molecolari; in quel contesto, non più del 5 per cento dei malati ne traeva qualche beneficio. Lo scopo della fase 1 è infatti verificare per la prima volta se una certa terapia, sperimentata negli animali e studiata in ogni altro modo possibile, sia o meno


In questo articolo: farmaci cure palliative sperimentazioni

sicura per l’uomo, e non analizzarne un eventuale effetto terapeutico. Oggi però la situazione è profondamente cambiata, perché verifichiamo farmaci di cui conosciamo quasi sempre ogni caratteristica, e studiamo il profilo molecolare e genetico dei tumori in modo da proporre lo studio solo ai pazienti per i quali si presume che il farmaco possa funzionare. In questo modo le probabilità per i pazienti di avere un beneficio aumentano e, in media, oggi risponde il 25 per cento dei pazienti. Il cambiamento è dunque radicale. Inoltre le terapie oggi sono meno tossiche, e gli stessi malati approdano a questi protocolli spesso in condizioni migliori rispetto a quanto non avvenisse una decina di anni fa”.

SPERIMENTAZIONI

Le tre fasi della ricerca sul farmaco

L’

AIFA (Agenzia italiana per il farmaco) dà definizioni molto precise delle diverse fasi cliniche della ricerca su un farmaco. Eccone una sintesi:

Fase 1

quel periodo, oppure con un placebo o, come accade in alcuni casi, con la migliore delle cure di supporto disponibili per quei pazienti (cioè cure che sostengono lo stato generale dell’organismo ma non agiscono contro il tumore). La cosiddetta Best Supportive Care andrebbe, infatti, usata come alternativa agli studi di fase 1 in cui i partecipanti non rispondano più alle altre cure. In questo modo si avrebbero in fretta anche informazioni affidabili sull’efficacia dei nuovi farmaci. “Oltre a questo importantissimo aspetto” aggiunge Perrone, “va ricordato che le condizioni di somministrazione della terapia sono estremamente controlla-

Difficile valutare la risposta terapeutica

Subito indicazioni terapeutiche Non è affatto un caso, prosegue Perrone, che quando lo studio viene pubblicato ci siano ormai quasi sempre indicazioni anche sulla risposta terapeutica (cioè sull’efficacia della cura), che pure – lo si sottolinea sempre - non è l’obiettivo primario delle fasi 1, e che questi trial, che un tempo coinvolgevano poche decine di malati, oggi ne arruolino anche parecchie centinaia. Per rendere le fasi 1 ancora più utili poi, secondo l’esperto bisognerebbe introdurre quella che è la norma in tutti gli studi di fase successiva: il confronto con gruppi di controllo, siano essi trattati con la cura di riferimento in

Ha inizio con lo studio di fase 1 la sperimentazione del principio attivo sull’uomo, che ha lo scopo di fornire una prima valutazione della sicurezza e tollerabilità del medicinale. L’obiettivo principale è la valutazione degli effetti collaterali attesi considerando i risultati delle precedenti sperimentazioni sugli animali e la valutazione della modalità di azione e distribuzione del farmaco nell’organismo. I volontari vengono divisi in più gruppi, ciascuno dei quali riceve una diversa dose di farmaco (in genere crescente), per valutare gli effetti della sostanza in relazione alla quantità somministrata. Se oggetto della sperimentazione sono gravi patologie (per esempio tumori), questi studi possono essere condotti direttamente su pazienti. Se il farmaco dimostra di avere un livello di tossicità accettabile rispetto al beneficio previsto (profilo beneficio/rischio) si può passare alle successive fasi.

Fase 2

Nello studio di fase 2 si valuta la capacità del farmaco di produrre sull’organismo umano gli effetti curativi desiderati e si cerca di capire quale sarà la dose migliore da sperimentare nelle fasi successive, determinando anche l’effetto in relazione ad alcuni parametri (come la pressione sanguigna). Negli studi di fase 2 la sostanza è somministrata a volontari affetti dalla patologia per cui il farmaco è stato pensato. Le persone arruolate vengono divise in più gruppi, a ciascuno dei quali è somministrata una dose differente del farmaco e, quando è eticamente possibile, un placebo.

Fase 3

Nella fase 3 vengono arruolati centinaia o migliaia di pazienti. L’efficacia del farmaco sui sintomi, sulla qualità della vita o sulla sopravvivenza è confrontata con un placebo, con altri farmaci già in uso o con nessun trattamento. Si tratta di un tipo di studio in cui ai pazienti viene assegnato casualmente il nuovo principio attivo o un farmaco di controllo (in genere il trattamento standard per quella specifica patologia oggetto della ricerca). La durata della somministrazione del farmaco è variabile a seconda degli obiettivi che la sperimentazione si pone, ma in genere dura dei mesi. Il periodo di monitoraggio degli effetti del farmaco è invece spesso più lungo, arrivando in qualche caso a tre-cinque anni. GIUGNO 2016 | FONDAMENTALE | 17


RICERCA Nuovi farmaci

te, così come tutti i parametri del malato: in questo senso, è sempre valido l’assunto che dove si fa ricerca si cura meglio”. L’importanza della ricerca Ci sono anche altri aspetti, più generali, che Perrone vuole sottolineare. Spiega infatti: “L’Italia da molti anni non è più sede di grandi aziende farmaceutiche, che oggi sono le uniche in grado di sostenere i grandi trial clinici. Se però riesce a essere coinvolta nelle fasi 1, avrà maggiori probabilità di accedere anche alle successive fasi di sperimentazione e poi al farmaco eventualmente approvato in tempi rapidi. Condurre le fasi 1 è insomma uno dei pochi modi che abbiamo per restare al centro della ricerca internazionale, anche se non abbiamo perso la speranza che enti indipendenti ricomincino a fare ricerca di questo tipo in modo più incisivo”. E forse anche per questo scopo l’Italia, attraverso l’AIFA, si è data un nuovo regolamento, che dovrebbe entrare in vigore ai primi di luglio, e che costituirà 18 | FONDAMENTALE | GIUGNO 2016

una sorta di certificazione di eccellenza ai centri che conducono le fasi 1. Da quel momento essi diventeranno i soli autorizzati a farlo, come spiega ancora Perrone: “Oggi per condurre uno studio clinico è necessario disporre di una struttura che compia test e analisi genetiche, e non solo, proprio per selezionare i malati dal punto di vista molecolare e seguire ciò che succede durante una terapia anche da questo punto di vista. È giusto, quin-

di, che solo le strutture attrezzate per rispondere a elevati standard internazionali possano condurre le fasi 1. Probabilmente in un primo momento ci sarà qualche difficoltà, perché i controlli e i requisiti richiesti sono impegnativi. Ma dopo un periodo di assestamento, quasi sicuramente la ricerca sulle fasi 1 tornerà a crescere, sperando che resti, come è oggi, abbastanza soddisfacente dal punto di vista della diffusione geografica”. Questa strategia potrebbe essere vincente anche da un altro punto di vista. La Food and Drug Administration statunitense e la European Agency for Medicine, anche sulla spinta delle nuove immunoterapie, stanno introducendo via via nuove procedure di approvazione che, in alcuni casi, prevedono il via libera anche solo dopo una fase 1, al fine di far arrivare ai malati, specie se in condizioni critiche, le terapie efficaci il prima possibile, soprattutto quando non vi sono alternative. “Per questo le fasi 1 stanno diventando molto importanti” commenta Perrone, “anche se è a maggior ragione indispensabile vigilare per evitare approvazioni premature”.


L’OPINIONE

Il Governo ha una precisa responsabilità verso i malati

PIERO ANGELA È considerato il “padre” della divulgazione scientifica in Italia, in cui ha introdotto lo “stile anglosassone”. Giornalista, scrittore e conduttore televisivo, ha iniziato come cronista radiofonico e poi come inviato e conduttore del telegiornale RAI. È stato testimonial di FIRC-AIRC per la campagna sui lasciti testamentari.

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approssimarsi della scadenza della moratoria sulla sperimentazione animale pone il nostro Governo di fronte a una responsabilità molto pesante nella scelta tra i diritti degli animali e quelli dei malati. La questione è antica, ma in questa occasione è utile ricordare i termini della polemica. La ricerca sul cancro, come quella su altre malattie, si basa in grandissima parte sulla sperimentazione animale. Da molto tempo si utilizzano, nella ricerca, dei metodi alternativi: in particolare, studi su colture di cellule o di tessuti e modelli matematici, grazie ai computer. Metodi preferibili, quando è possibile, per molte ragioni, non soltanto etiche. Anzitutto perché costano molto meno, in certi casi dieci volte meno, quindi sono molto vantaggiosi per i ricercatori (e anche per le case farmaceutiche). Inoltre consentono studi molto più rapidi e sono facilmente riproducibili: cosa importante per lo scambio di risultati tra laboratori. Ma la sperimentazione su animali consente, tra le tante cose, di valutare l’effetto di una sostanza in un sistema molto complesso, come è un organismo, dove una molecola che entra in circolo innesca e subisce una serie di modificazioni non riproducibili in un sistema semplice. Questo consente anche di valutare il giusto dosaggio ai fini della tossicità, sia pure con tutte le limitazioni insite nel modello animale. Gli animali usati sono nell’80 per cento topi, nel 12 per cento rettili, nel 6 per cento uccelli e solo nello 0,5 per cento cani, gatti, scimmie e altri mammiferi. In passato sono stati commessi anche abusi, ma da tempo esistono controlli molto stretti: autorizzazioni, comitati etici, grande uso di anestesia (anche perché animali stressati non darebbero risultati attendibili). Per regolare l’intera questione l’Unione eu-

ropea ha recentemente emanato un’importante direttiva, frutto di un lungo confronto con la comunità scientifica e le associazioni animaliste. Tutti i Paesi europei hanno adottato questa direttiva, tranne l’Italia. Il nostro Parlamento ha apportato delle modifiche che hanno suscitato una fortissima reazione nel mondo scientifico. Un appello è stato lanciato contro quelle che sono state definite, su riviste come Science e Nature, “drastiche limitazioni” e “restrizioni estreme” all’uso di strumenti necessari per lo sviluppo di nuovi farmaci. Tutto ciò produrrà, dice l’appello, serissimi danni alla ricerca biomedica e alla salute del nostro Paese. Anche l’Accademia dei Lincei ha definito queste restrizioni come “dettate da preoccupazioni politiche e populiste”. Infatti, tra le proibizioni, c’è quella di allevare cani, gatti e scimmie per gli esperimenti, ma… con l’autorizzazione di comperarli all’estero! (Cosa che, dicono gli scienziati, impedisce di lavorare su specifici modelli di ricerca.) Di fronte a questa levata di scudi, il Governo ha deciso una moratoria provvisoria sui punti più controversi (per esempio la ricerca su tumori umani trapiantati su topi, oppure gli studi sugli effetti delle droghe). Il timore è che alla scadenza, ormai prossima, di questa moratoria scattino definitivamente tutte le restrizioni (mettendo, tra l’altro, i ricercatori italiani nella condizione di vedere limitata anche la loro competitività sui progetti internazionali). La posizione italiana rischia di essere sanzionata dall’Unione europea, ma soprattutto sono associazioni come AIRC a essere molto preoccupate per le conseguenze che le tante restrizioni apportate avranno sui malati. Alla domanda “Qual è il confine tra i diritti dei malati e quelli degli animali?” l’UE ha risposto con una direttiva adottata da tutti i Paesi europei, stabilendo regole che l’Accademia dei Lincei ha giudicato“pienamente compatibili con il rispetto degli animali”. Si aspetta ora la risposta del nostro Governo, che si assume una grave responsabilità nei confronti dei malati.

L’UE ha già dato una risposta alle legittime richieste degli animalisti

GIUGNO 2016 | FONDAMENTALE | 19


IFOM – ISTITUTO FIRC DI ONCOLOGIA MOLECOLARE Tomas Lindahl

Il premio Nobel che aggiusta il DNA Uno dei tre vincitori del premio Nobel per la chimica 2015 è presidente del Comitato scientifico di IFOM e apprezza particolarmente la ricerca oncologica italiana, come ha ribadito in una sua recente visita presso il centro di ricerca milanese

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Nel 2016 vogliamo affrontare in particolare quattro grandi sfide: 1-immunità e cancro, 2-prevenzione, 3-cancro e ambiente e 4-indentificazione dei bersagli per cure mirate. Queste ricerche rispondono alla sfida 2. Per approfondire vai su www.airc.it/sfide


In questo articolo: Nobel riparazione DNA Tomas Lindahl

a cura di CRISTINA FERRARIO uesto premio Nobel per la chimica è l’esempio concreto di come nella ricerca la curiosità sia davvero importante”. Sono le parole di uno dei tre vincitori del premio Nobel per la chimica 2015, la prestigiosa onorificenza che lo scorso anno ha premiato scoperte vicine alla biologia e alla lotta contro il cancro. Lo svedese Tomas Lindahl, lo statunitense Paul Modrich e il turco naturalizzato statunitense Aziz Sancar sono stati premiati per i loro studi sui meccanismi di riparazione del DNA, che hanno permesso di conoscere i dettagli molecolari delle strategie che la cellula utilizza per salvaguardare le preziose informazioni genetiche contenute nel DNA.

“Q

Eppur si muove! Come ha spiegato durante una conferenza presso IFOM, l’idea diffusa negli anni sessanta del secolo scorso sulla stabilità e l’inflessibilità della molecola di DNA non ha mai convinto del tutto lo svedese Tomas Lindahl. Se è vero che, per essere trasmessa in modo corretto, l’informazione contenuta nel DNA deve rimanere immutata nel tempo e nel corso di miliardi di divisioni cellulari che dall’embrione portano a un uomo adulto, è altrettanto vero che, dal punto di vista chimico, questo è impossibile. “Le mutazioni sono inevitabili e fanno parte della vita quotidiana delle cellule” dice Lindahl, che poi aggiunge: “Le sostanze e le situazioni che possono dan-

neggiare il DNA sono troppo numerose per poter pensare che nulla cambi nella molecola”. Il dubbio sulla stabilità del DNA cominciò ad accompagnare Lindahl sin dai tempi del suo lavoro di ricerca alla Princeton University. Lavorando sull’RNA – una sorta di “cugino” del DNA – il ricercatore si accorse che bastava un po’ di calore per distruggere la molecola. Come era possibile che il DNA fosse così forte e stabile? Tornato a Stoccolma, Lindahl fu in grado di dimostrare che il materiale genetico viene danneggiato ogni giorno migliaia di volte e che ogni danno è potenzialmente devastante. La curiosità e la lungimiranza di Lindahl lo portarono a ipotizzare l’esistenza di meccanismi capaci di scovare il danno e di ripararlo abbastanza velocemente da evitare che l’informazione sbagliata passi alla cellula figlia. Nel 1974 il ricercatore pubblicò un primo articolo nel quale venivano descritti i protagonisti di uno di questi meccanismi e pose le basi per 35 anni di ricerca culminati nel premio Nobel. Tre meccanismi contro il caos “Sapete quali sono due dei principali nemici della stabilità del DNA? L’acqua e l’ossigeno!” ha detto Lindahl ai ricercatori accorsi numerosi alla conferenza. “E la cellula non può certo farne a meno” ha aggiunto sorridendo. Acqua e ossigeno sono i protagonisti, rispettivamente, di idrolisi e ossidazione, due delle reazioni che possono danneggiare il DNA e che richiedono l’intervento di meccanismi di riparazione atten-

ti ed efficienti. In effetti il nostro DNA è soggetto quotidianamente ad attacchi da parte di diversi nemici esterni a volte insospettabili: la luce (in particolare i raggi UV), i virus, alcune sostanze chimiche, ma anche il cibo che ingeriamo. E, come se non bastasse, ci sono anche i nemici interni, come gli “errori di copiatura” che si possono verificare quando la cellula deve riprodursi duplicando la propria molecola di DNA. Sarebbe impossibile per qualunque essere vivente sopravvivere a questo continuo fuoco nemico, se non ci fosse un esercito di molecole a guardia della stabilità del materiale genetico. Tre i meccanismi principali, che hanno valso il Nobel ai tre ricercatori: il base excision repair (scoperto da Lindahl), che aggiusta anche una singola base di DNA danneggiata, il nucleotide excision repair (individuato da Sancar), che interviene in caso di danni causati dai raggi UV e il mismatch repair (descritto da Modrich), che corregge gli errori che si verificano durante la replicazione delle cellule.

a tumorali è molto stretto. Se non funzionano a dovere, la cellula può assumere caratteristiche tipiche di una cellula tumorale. Ma non basta mutare una singola cellula per avere un tumore. In effetti, il problema di un sistema di controllo e riparazione del danno che funziona male, o non funziona affatto, è anche la trasmissione non corretta delle informazioni genetiche da una cellula madre alle cellule figlie. “La variabilità del DNA non è cattiva di per sé” spiega Lindahl, ricordando che la capacità di cambiare permette di adattarsi alle mutazioni ambientali. I sistemi di riparazione devono essere quindi molto sofisticati e agire solo dove serve. Inoltre un meccanismo di riparazione del danno può essere vantaggioso per il cancro, aiutando le cellule tumorali a riparare le parti danneggiate da chemio o radioterapia. Proprio da queste osservazioni partono molte moderne strategie per curare il cancro o per trasformarlo in una malattia cronica con la quale convivere. “Si può puntare a ripristinare il corretto funzionamento dei meccanismi di riparazione delle cellule sane per evitare che il tumore si formi, oppure si può puntare a modulare le strategie delle cellule tumorali per renderle più sensibili ai trattamenti” suggerisce Lindahl.

I nemici interni sono gli errori di copiatura

Le due facce della stessa medaglia Come ha ribadito Lindhal nella sua conferenza milanese, il legame tra queste strategie di riparazione e la trasformazione delle cellule da sane

IFOM, l’Istituto di oncologia molecolare che svolge attività scientifica d’avanguardia a beneficio dei pazienti oncologici, è sostenuto dalla Fondazione italiana per la ricerca sul cancro-AIRC, attraverso lasciti testamentari (vedi p. 31).

GIUGNO 2016 | FONDAMENTALE | 21


VIAGGIO DENTRO AIRC Missione possibile / 2

Il sottile equilibrio di chi lavora coi soci Dialogare con chi sostiene l’Associazione e far conoscere obiettivi e risultati, ma anche contattare chi ancora ne è lontano per sensibilizzarlo e coinvolgerlo: per farlo servono professionalità e delicatezza, con l’obiettivo costante di aiutare la ricerca contro il cancro

“M

a cura della REDAZIONE a quelli nella foto sono davvero persone guarite o sono modelli professionisti?”: è anche a domande come queste che risponde chi in AIRC si occupa di dialogare quotidianamente con soci e sostenitori. “Quel socio che chiamava ci teneva a sapere se i volti nella fotografia a corredo della lettera con la storia di alcune persone guarite grazie alle ricerche finanziate da AIRC erano genuini. Nel testo della lettera lo avevamo scritto, ma poiché la fotografia non aveva una didascalia

esplicita, aveva pensato di telefonarci per togliersi il dubbio” ricorda Francesca Mannina, responsabile dell’unità analisi, che si occupa di garantire che le campagne di raccolta fondi (in particolari quelle postali e web) siano efficienti in modo da destinare la più alta cifra possibile alla ricerca. Questo caso, così come tanti altri, dimostra come i nostri sostenitori e i nostri lettori siano attenti alle nostre comunicazioni, inoltre questo socio aveva scelto la strada maestra di chiedere conferma, ottenendo una risposta puntuale: “Le testimonianze che citiamo riguardano sempre

Assicurare supporto costante alla ricerca

22 | FONDAMENTALE | GIUGNO 2016

persone in carne e ossa che sono contente di aiutarci a raccogliere fondi per finanziare la ricerca condividendo la propria esperienza” conferma Giada Terrinoni, capo dell’unità di marketing operativo.

Sensibilizzare alla causa

Tra i doveri di un’associazione come AIRC, che vive del continuo sostegno di milioni di generosi donatori, c’è anche quello di assicurare un supporto costante ai 5.000 ricercatori finanziati, e questo significa inevitabilmente parlare anche di denaro: “In generale, cerchiamo di avviare fin dal primo contatto, e mantenere nel tempo, una relazione di fiducia. Non chiediamo necessariamente un contributo economico, cerchiamo anche vicinanza e sostegno” spiega Andrea Rivoli, responsabile dell’intera area marketing. “È importante riconoscere il più rapidamente possibile chi entra in contatto con noi per qualsiasi motivo, per sapere se è nostro socio – e quindi ci conosce già – o è nuovo, e quindi è opportuno che ci


In questo articolo: relazione coi soci contatto diretto raccolta fondi

In alto da sinistra: Andrea Rivoli, Susanna Silvestri, Marco Mottola, Paola Giuliani, Domenico Porco (sopra), Francesca Samà (sotto), Laura Villarusso (sopra), Elisabetta Guidetti (sotto), Francesca Mannina (sopra), Giada Terrinoni (sotto), Rosetta Garofalo, Giorgio Vanzù, Maria Guercio, Simona Ghirardi, Barbara Albieri

presentiamo. Desideriamo sempre dare a ciascuno la risposta più personalizzata possibile, in modo efficace ed efficiente. Efficace perché ci teniamo a far sapere a tutti i donatori quali risultati sono stati ottenuti grazie al loro contributo, ed efficiente perché siamo consapevoli del fatto che ogni centesimo investito deve servire per portare nuove risorse per la ricerca scientifica”. Può capitare un piccolo incidente di percorso, come quella volta in cui inviammo una lettera raccontando la battaglia di una giovane paziente, Vanessa, di 31 anni, scelta per rappresentare tutti i malati colpiti da un tumore, che riprendono in mano la propria vita dopo una diagnosi di cancro: “In quel caso, indicammo solo il nome proprio e i suoi anni” riprende Giada Terrinoni. “Ricevemmo alcune telefonate di persone che fraintesero, perché conoscevano una malata con quel nome e di quell’età, e ci chiamarono stupite che parlassimo della persona a loro cara. Una signora ci chiese come facessimo a sapere della malattia di sua figlia. Da allora facciamo ancor più attenzione al rischio che le nostre lettere possa-

no causare disagio a chi magari si trova in una situazione di particolare fragilità. Vogliamo che ciascuno dei nostri sostenitori sappia che anche una sola voce critica ci fa fermare a riflettere. Poiché comunichiamo con molti strumenti diversi, raggiungendo di volta in volta molte migliaia di persone, sappiamo che non sempre è facile trovare il tono giusto per ciascuno”. In un certo senso, chi si occupa di spiegare agli italiani l’importanza di continuare a donare per finanziare la ricerca contro il cancro sa di dover camminare sempre in equilibrio su un filo sottile. È come una sorta di confine labile, che l’urgenza di trovare sempre nuove cure spingerebbe a superare, se non fosse per la responsabilità di chi non vuole risultare troppo insistente. Oggi chi lavora in AIRC sa di avere un enorme, preziosissimo patrimonio di credibilità, e il compito di non deludere nessuno dei milioni di donatori che hanno contribuito a crearlo. “Abbiamo l’obiettivo di informare e sensibilizzare” sintetizza Rivoli. “Sapendo che chi non sente l’esigenza di entrare in contatto con AIRC oggi potrebbe

IL DONATORE? UNA FONTE DI STIMOLI

Q

uando si parla di quello che ancora pochi anni fa incuteva un tale timore da essere chiamato “male incurabile”, il tasto della paura può suscitare reazioni forti, in positivo (portando donazioni) ma anche in negativo, perché è un approccio poco rispettoso dei sentimenti altrui: per questo le campagne di AIRC non fanno mai leva sulla paura. Parlare di cancro per favorire una raccolta di fondi per la ricerca scientifica è un lavoro che richiede molte competenze tecniche ma, poiché riguarda un tema particolarmente sensibile, ha anche bisogno che la capacità professionale sia messa a servizio di una causa che coinvolge tutti. Nel caso di AIRC il desiderio di aiutare concretamente la ricerca scientifica è testimoniato anche dal fatto che molti dipendenti si rimboccano spontaneamente le maniche per partecipare alle iniziative in piazza: “È anche un’occasione per passare una giornata a dialogare con i tanti donatori che ogni volta aiutano generosamente l’Associazione” spiega Giada Terrinoni. “Ogni volta riprendiamo a lavorare con nuovi stimoli”. GIUGNO 2016 | FONDAMENTALE | 23


VIAGGIO DENTRO AIRC Missione possibile / 2

cupiamo di smistare il più rapidamente possibile la richiesta all’ufficio che può dare la risposta”. Anche le persone che chiamano il call center vengono indirizzate, quando è necessario, a quello che viene deAnche l’uso degli strumenti digita- finito un contatto di secondo livello. li, spesso caratterizzato dalla raccolta L’intera struttura di AIRC è predisposelvaggia di informazioni e dal bom- sta a recepire le preferenze di contatbardamento di messaggi indesiderati, to e corrispondenza espresse dai soci, è improntato in AIRC al massimo ri- con l’obiettivo di far arrivare a ciascuspetto del destinatario: “Attraverso In- no le informazioni cui potrebbe esseternet cerchiamo di raggiungere nuo- re interessato, nella modalità più adevi potenziali donatori, ma senza infa- guata e gradita. stidirli, e ovviamente di mettere a di“Il più delle volte si tratta di cambi sposizione di tutti materiali informa- di indirizzo o problemi di mancato ritivi utili e chiari” spiecevimento della riviga Domenico Longo, sta Fondamentale” spieresponsabile del digiga Susanna Silvestri, a tal marketing. Si tratcapo dell’unità che geta di un lavoro in gran stisce i rapporti con i parte invisibile, svolsoci. “A volte mi è capito dietro le quinte per tato di ricevere curiomantenere efficiente e rinnovare con- se richieste, per esempio da una signora tinuamente una complessa infrastrut- che non voleva ricevere due copie delle tura informatica, di cui spesso l’uten- nostre spedizioni a nome suo e del mate non ha nemmeno consapevolez- rito: ‘Non vedete che state scrivendo a za: “Mia mamma non ha ancora capi- due persone allo stesso indirizzo?’ mi to bene che lavoro faccio” scherza Lon- ha chiesto. L’ho ringraziata della segnago, prima di fare alcuni esempi. “Quan- lazione, spiegandole che ci capita spesdo un utente arriva sul nostro sito per so di avere più di un socio nello stescercare informazioni facciamo tutto il so palazzo, e non possiamo sapere se si possibile per aiutarlo a orientarsi tra i tratta di marito e moglie. Altre volte somolti materiali disponibili. Una parte no persone che non riescono a compledel lavoro consiste nel fornire ai moto- tare la donazione attraverso il sito, che ri di ricerca tutte le parole chiave più ci chiedono di guidarle nella procedura. Nel tempo sono arrivate richieste di attinenti e significative, in modo che ogni tipo e, ogni volta, abbiamo fati risultati delle interrogazioni siato tutto il possibile per no centrati sull’argomento fornire una risposta cercato. Quando poi veniamo contattati con un personalizzata o, magaquesito specifico atri, offrire una paroGESTIONE traverso il sito, ci ocla di conforto”. voler contribuire domani, se informato sugli obiettivi, in uno dei tanti modi possibili”.

Il contatto diretto

Il dettaglio del messaggio fa la differenza

E CONTROLLO DEI FONDI

RACCOLTA FONDI E COMUNICAZIONE

EROGAZIONE DEI FONDI

Le campagne informative Un’analoga attenzione al dettaglio si ritrova anche nelle campagne che raggiungono tutti i cittadini attraverso i media – dalle inserzioni pubblicitarie alle affissioni in giro per la città, dalla radio alla televisione – e attraverso le iniziative di piazza: “Il nostro gruppo di professionisti cura direttamente la ricerca dell’idea creativa attorno alla quale costruire le campagne di informazione” racconta Barbara Albieri, responsabile della pianificazione media. “Il linguaggio e lo stile di AIRC devono innovare rimanendo comunque riconoscibili nel tempo, fedeli a una rappresentazione molto umana della ricerca scientifica. Vogliamo affrontare insieme il cancro a viso aperto, chiamandolo con il suo nome, grazie alla forza positiva della speranza”. Parte del lavoro consiste anche nel fornire supporto ai Comitati, che promuovono moltissime iniziative a livello locale e che per l’uso del brand e del logo sono incoraggiati a far riferimento alle specifiche linee-guida. Anche in questo ambito, ogni attività viene valutata con estrema attenzione ai costi: “Alcune televisioni e radio locali ci offrono spazi pubblicitari a titolo gratuito, ma oggi molti altri tipi di attività promozionale richiedono investimenti, e quindi un’accurata pianificazione” sottolinea Albieri. “Abbiamo a che fare con milioni di persone, ciascuna con la propria sensibilità, e sappiamo che per parlare di cancro a tutti senza essere respingenti verso chi purtroppo ne è toccato, direttamente o indirettamente, serve molta sensibilità” conclude Rivoli. “Continuiamo a investire per farci conoscere e apprezzare anche tra i giovani, perché senza un rinnovo dei sostenitori potrebbero venire a mancare le risorse per i nostri ricercatori. Ci sentiamo proiettati verso il futuro, come la ricerca”.


BILANCIO SOCIALE AIRC - FIRC 2015

474.606

liker su Facebook

210.000 iscritti alla newsletter

4.592.200

Il racconto di un anno speciale Il 2015 è stato un anno speciale, per almeno due motivi: i 50 anni compiuti dall’Associazione e la grande vitalità che ha unito tutte le anime di queste due realtà, AIRC e FIRC, dai volontari ai ricercatori, dai sostenitori ai testimonial e ai partner, e che ha portato a un grande risultato, 104.226.715 euro destinati alla ricerca. Il Bilancio sociale 2015 racconta tutto questo, nelle quattro sezioni (Identità, Attività istituzionale, Interlocutori e Rendiconto), brevemente accennate nell’infografica di questa pagina e che potrete approfondire, da luglio, sul sito web bilanciosociale.airc.it

copie di Fondamentale spedite

4.500.000 sostenitori

14,4

milioni di euro di lasciti testamentari pervenuti a FIRC

20.000 volontari

587.134

piantine di azalea distribuite

17

Comitati regionali

104.226.715

euro destinati alla ricerca da AIRC e FIRC

615

progetti di ricerca deliberati

5.000

ricercatori coinvolti

“Un istintivo bisogno di capire, una innata curiosità mi hanno spinto, sin da bambino, a ‘smontare’ ciò che non riuscivo a comprendere, a studiare i meccanismi di funzionamento di ciò che mi circondava: la ricerca in campo oncologico rappresenta per me più di una passione, quasi una necessità per soddisfare

il desiderio di comprensione. Nella mia scelta professionale ha giocato un ruolo determinante il primo finanziamento My First AIRC Grant: mi ha permesso di portare avanti in autonomia le mie idee progettuali.” Roberto Bianco, ricercatore AIRC GIUGNO 2016 | FONDAMENTALE | 25


BILANCIO D’ESERCIZIO AIRC 2015

Stato patrimoniale AIRC (valori in euro)

Un risultato straordinario dà nuovo slancio alla ricerca

B) IMMOBILIZZAZIONI II Immobilizzazioni materiali 1) Immobili civili acquisiti per successione e donazione 2) Immobili strumentali 2) Fondo ammortamento beni immobili strumentali Totale immobilizzazioni C) ATTIVO CIRCOLANTE II Crediti diversi III Titoli e fondi comuni d’investimento IV Disponibilità liquide Totale attivo circolante D) RATEI E RISCONTI TOTALE ATTIVO PASSIVO A) PATRIMONIO NETTO II Patrimonio vincolato 1) Patrimonio vincolato per decisione degli organi istituzionali III Patrimonio libero 1) Risultato gestionale dell’esercizio in corso 2) Risultato gestionale da esercizi precedenti Totale patrimonio libero da destinare agli scopi istituzionali TOTALE PATRIMONIO NETTO B) FONDI PER RISCHI E ONERI C) TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO DI LAVORO SUBORDINATO D) DEBITI ESIGIBILI ENTRO L’ESERCIZIO SUCCESSIVO 4) Debiti verso fornitori 5) Debiti tributari 6) Debiti verso enti previdenziali 7) Debiti diversi TOTALE DEBITI E) RATEI E RISCONTI PASSIVI TOTALE PASSIVO F) CONTI D’ORDINE Progetti di ricerca approvati dagli organi scientifici, le cui assegnazioni sono ancora da deliberare dagli organi istituzionali nell’esercizio successivo negli esercizi successivi Contributo del 5 per mille da incassare: anno 2014 (redditi 2013) anno 2015 (redditi 2014) *) Beni mobili disponibili in attesa di realizzo Beni mobili da successioni accettati non pervenuti

A

a cura della redazione nche nel 2015 AIRC ha garantito ai ricercatori italiani il sostegno alla loro corsa verso soluzioni efficaci per prevenire, diagnosticare tempestivamente e curare il cancro, destinando oltre 88 milioni di euro ai migliori progetti scientifici presentati e alle migliori candidature per borse di studio. Le domande di finanziamento che l’Associazione ha potuto soddisfare sono tuttavia inferiori alle richieste, cresciute continuamente lungo il triennio. Oggi sono al lavoro circa 5.000 ricercatori in 122 istituzioni: ci sono scienziati che analizzano i meccanismi alla base del funzionamento cellulare, altri che cercano nuovi farmaci, altri ancora che si concentrano su innovative tecniche di diagnosi e cura. Tutti sono indispensabili a comporre l’insieme di conoscenze che, passo dopo passo, ci darà la chiave per guarire la malattia. Il 2015 è anche il secondo anno consecutivo in cui le entrate sono cresciute, confermando i segnali di una lenta

ripresa economica dopo anni caratterizzati da una drammatica crisi che negli esercizi precedenti aveva determinato una riduzione della raccolta cosiddetta ordinaria. In sensibile aumento sono state anche le scelte espresse dai contribuenti: 1.724.758 le firme a favore del 5 per mille ad AIRC nelle dichiarazioni fiscali 2013 (redditi 2012). Un’altra buona notizia, su questo fronte, è che con la legge di stabilità 2015 il contributo del 5 per mille è stato definitivamente stabilizzato nell’ordinamento italiano con l’innalzamento del tetto da 400 a 500 milioni di euro. Lo straordinario risultato nella raccolta, e di conseguenza la possibilità di dare slancio e continuità alla ricerca oncologica del nostro Paese, è il frutto dell’impegno profondo e sinergico di tutti i protagonisti della vita di AIRC: i ricercatori, i volontari, i contribuenti, i testimonial e i partner che condividono la stessa grande ambizione: rendere il cancro sempre più curabile, garantendo alla ricerca sul cancro i mezzi necessari per raggiungere risultati innovativi e sostanziali.

26 | FONDAMENTALE | GIUGNO 2016

ATTIVO

*) importi non ancora comunicati, alla data odierna, dagli Organi competenti.

Milano, 19 Aprile 2016 - Il Presidente Pier Giuseppe Torrani

31/12/2015

31/12/2014

1.102.546 162.300 (33.183) 129.117 1.231.663

1.102.546 162.300 (28.494) 133.806 1.236.352

4.387.417 80.592.887 73.658.558 158.638.862

4.128.114 103.308.717 28.420.387 135.857.218

1.461.828

1.641.091

161.332.353

138.734.661

31/12/2015

31/12/2014

83.820.503

57.919.837

(2.406.285) 75.615.816 73.209.531

4.442.198 71.811.108 76.253.306

157.030.034

134.173.143

82.225

82.225

713.574

782.863

2.241.299 185.481 262.873 816.867 3.506.520

1.900.362 162.627 238.089 1.395.352 3.696.430

-

-

161.332.353

138.734.661

62.429.256 24.870.413

47.947.345 26.724.561

66.152.917 -

-

18.800 127.966

18.800 965


... versione integrale su: airc.it/bilancio-esercizio15 RENDICONTO GESTIONALE A PROVENTI E ONERI AL 31 DICEMBRE 2015 AIRC (valori in euro) 1 ATTIVITA’ ISTITUZIONALE DI RACCOLTA FONDI

PROVENTI

1.1 Quote associative e contributi liberali 1.2 Proventi da contributo 5 per mille 1.3 Arance della Salute® 1.4 Azalea della Ricerca® 1.5 I Giorni della Ricerca® 1.6 Auguri di Natale 1.7 Attività dei Comitati regionali 1.8 Cioccolatini della Ricerca 1.9 Altre iniziative 1.10 Beni mobili e immobili ricevuti per successione e donazione 1.11 Contributi una tantum 1.12 Comunicazione e sensibilizzazione TOTALE 2 ONERI DI SUPPORTO GENERALE 2.1 Oneri per il personale 2.2 Oneri per la gestione Soci 2.3 Spese generali 2.4 Godimento di beni di terzi 2.5 Acquisto di beni durevoli 2.6 Oneri per la gestione dei Comitati regionali TOTALE 3 PROVENTI FINANZIARI E PATRIMONIALI 4 PROVENTI E ONERI STRAORDINARI 4.1 Variazioni di vincolo per rinunzie di borse di studio e ridestinazioni 4.2 Altri proventi e oneri straordinari TOTALE

22.786.954 54.577.166 2.905.346 8.906.911 4.361.205 1.208.640 4.414.495 1.636.913 1.968.724 1.148.276 3.032.201

(4.660.853) (1.378.442) (3.438.810) (330.447) (397.227) (1.197.266) (832.603) (470.173) (25.752) (860.053)

18.126.101 54.577.166 1.526.904 5.468.101 4.030.758 811.413 3.217.229 804.310 1.498.551 1.122.524 3.032.201 (860.053)

22.116.937 55.606.052 3.055.319 8.911.440 5.043.933 1.135.230 3.171.944 1.631.500 988.778 1.537.274 1.801.621

(4.596.132) (1.427.793) (3.437.891) (286.839) (374.602) (575.217) (801.243) (384.737) (15.873) (912.013)

17.520.805 55.606.052 1.627.526 5.473.549 4.757.094 760.628 2.596.727 830.257 604.041 1.521.401 1.801.621 (912.013)

106.946.831

(13.591.626)

93.355.205

105.000.028

(12.812.340)

92.187.688

(5.886.611) (104.028) (632.030) (345.082) (262.383) (358.099)

(5.886.611) (104.028) (632.030) (345.082) (262.383) (358.099)

(5.633.115) (134.408) (669.163) (468.153) (240.082) (354.569)

(5.633.115) (134.408) (669.163) (468.153) (240.082) (354.569)

(7.588.233)

(7.588.233)

(7.499.490)

(7.499.490)

2.791.146

-

2.791.146

2.819.460

-

2.819.460

401.275 13.191

(15.692)

401.275 (2.501)

506.991 5.955

(6.748)

506.991 (793)

414.466

(15.692)

398.774

512.946

(6.748)

506.198

110.152.443

(21.195.551)

88.956.892

108.332.434

(20.318.578)

88.013.856

(88.430.017)

(88.430.017)

(81.089.309)

(81.089.309)

(1.527.079)

(1.527.079)

(1.564.774)

(1.564.774)

(1.406.081)

(1.406.081)

(917.575)

(917.575)

(91.363.177)

(91.363.177)

(83.571.658)

(83.571.658)

(112.558.728)

(2.406.285)

(103.890.236)

4.442.198

TOTALE MEZZI DISPONIBILI DELL’ESERCIZIO 5 5.1 5.2 5.3

ONERI

NETTO

PROVENTI

2015

ONERI

NETTO

2014

ATTIVITA’ ISTITUZIONALE DI SVILUPPO DELLA RICERCA ONCOLOGICA E INFORM. SCIENTIFICA Assegnazioni deliberate dagli organi istituzionali per progetti di ricerca, borse di studio e interventi vari Informazione scientifica “Fondamentale” e sito internet Altri oneri per attività istituzionali

TOTALE RISULTATO GESTIONALE DEL PERIODO Milano, 19 Aprile 2016 - Il Presidente Pier Giuseppe Torrani

110.152.443

108.332.434

GIUGNO 2016 | FONDAMENTALE | 27


RACCOLTA FONDI Azalea della Ricerca

8,5 milioni per dare alle donne una vita migliore *

*alla data di stampa

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a cura della REDAZIONE na festa di colori e solidarietà ha animato anche quest’anno 3.600 piazze di tutta Italia, domenica 8 maggio, in occasione dell’Azalea della Ricerca: grazie allo straordinario impegno di 20.000 volontari e dei sostenitori sono stati raccolti 8,5 milioni di euro di contributi. È stata una giornata speciale, per festeggiare la mamma e per ricordare agli italiani la battaglia contro i tumori femminili, che questo fiore simboleggia da oltre trent’anni, sostenendo concretamente il lavoro dei ricercatori AIRC, impegnati a trovare le cure più adeguate da portare, nel più

breve tempo possibile, dal laboratorio al paziente. I contributi raccolti con l’Azalea sono fondamentali, considerando che oltre 63.000 donne ogni anno in Italia sono colpite da un tumore al seno o agli organi riproduttivi. Il cancro al seno pur essendo il più frequente, con circa 48.000 nuove diagnosi, è anche la patologia per la quale la ricerca ha ottenuto i risultati migliori, portando la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi dal 78 all’87 per cento, solo negli ultimi due decenni. Un traguardo importante, ma ancora lontano dal 100 per cento. Nella battaglia contro i tumori è fondamentale anche la prevenzione: per questo, le piantine erano accompagnate da

Salute e solidarietà sugli scaffali di Esselunga

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al 16 al 29 giugno Esselunga rinnova il suo straordinario impegno a fianco di AIRC promuovendo, per il secondo anno consecutivo, l’iniziativa “La Spesa che aiuta la Ricerca”. Sugli scaffali di tutti i negozi della catena sono presenti 300 prodotti, selezionati secondo i criteri della corretta alimentazione e dedicati alla campagna. Esselunga devolverà una percentuale del fatturato derivato dalla vendita di questi prodotti. Lo scorso anno l’iniziativa si è tradotta in un contributo eccezionale di oltre un milione di euro, frutto della generosità di Esselunga e della grande partecipazione dei suoi clienti che, attraverso i loro acquisti, hanno dimostrato la loro vicinanza alla missione di AIRC e grande attenzione per la sana alimentazione.

una guida dedicata a maternità e cancro, con informazioni sui più recenti studi, commenti degli esperti e indicazioni sull’importanza di aderire agli screening raccomandati e di adottare stili di vita corretti. Comportamenti che, nell’insieme, possono ridurre fino al 70 per cento l’insorgenza dei tumori. Il ringraziamento va a tutti i sostenitori, i volontari, i partner, i media che hanno fatto fiorire l’Azalea e si sono uniti ai 5.000 ricercatori sostenuti da AIRC, nella sfida per rendere i tumori femminili sempre più curabili. In particolare, grazie a Radio Italia che dal 2 all’8 maggio ha dato voce alla ricerca, ospitando AIRC nelle proprie trasmissioni, dedicando una pagina del proprio sito all’iniziativa e programmando gratuitamente sui suoi canali radio e su Radio Italia TV lo spot della campagna e al portale femminile PianetaDonna che per dieci gironi ha promosso l’appuntamento nella sua homepage e con numerosi articoli dedicati a prevenzione, corretti stili di vita e storie di speranza. Scopri di più su lafestadellamamma.it


Moda e prevenzione da Accessorize

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n occasione della Festa della Mamma, Accessorize è scesa in campo per sensibilizzare le sue clienti sull’importanza della prevenzione e per sostenere la ricerca sul cancro. In tutti i negozi Accessorize d’Italia le clienti hanno ricevuto 35.000 opuscoli per informarsi sulla prevenzione, a ogni età. Inoltre, da

sabato 23 aprile a domenica 8 maggio in tutti i negozi è stato possibile contribuire alla campagna L’Azalea della Ricerca, acquistando un’ampia selezione di accessori di moda. Per ogni pezzo venduto, tra quelli selezionati, Accessorize si impegna a donare una percentuale del proprio incasso a favore della ricerca.

UBI Banca con AIRC nelle scuole

Molto più di un Meteo

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ell’anno scolastico appena terminato 3.000 classi quarte e quinte di scuole primarie italiane hanno aderito alla campagna Una costellazione luminosa. Le parole di AIRC per stare bene, realizzata da AIRC, in collaborazione con Giunti Progetti Educativi, con il sostegno di UBI Banca, in otto città italiane scelte come sedi pilota per il primo anno del progetto. La campagna ha introdotto un percorso di educazione ai corretti stili di vita, dall’alimentazione al movimento, fino ad affrontare il grande tema della ricerca scientifica, con un linguaggio semplice e adatto ai più piccoli. Gli alunni si sono potuti confrontare anche su un tema di grande valore sociale, il dono, in particolare partecipando al concorso “La scatola generosa”: 207 classi hanno realizzato con grande creatività delle scatole speciali, inserendo dentro i propri pensieri su che cosa significhi donare, dal compiere un gesto generoso a usare un po’ del proprio tempo per aiutare qualcuno. Nelle otto città coinvolte il Gruppo UBI Banca ha ospitato, in altrettante filiali, gli eventi di premiazione, il 25 e il 26 maggio. Giornate speciali, con laboratori ludico-didattici, incontri con ricercatori o nutrizionisti AIRC, mostre degli elaborati, che testimoniano ancora una volta la vicinanza del Gruppo bancario alla missione di AIRC.

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al 21 marzo, il primo giorno di primavera, ha preso il via la collaborazione con ilMeteo.it. Per tutto il 2016 il sito e la pagina Facebook del portale meteo più visitato d’Italia ospitano pillole di informazione scientifica curate da AIRC. Una possibilità per gli oltre due milioni di utenti del portale web di ricevere informazioni sui progressi della ricerca, con il supporto di video e infografiche. Dalla divulgazione scientifica al finanziamento della ricerca, la collaborazione tra ilMeteo.it e AIRC si concretizza con una donazione a favore di una borsa di studio sui tumori pediatrici, che sarà assegnata il prossimo novembre.

“Diventa ciò che sei” con Groupon

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all’ 8 marzo al 3 aprile, Groupon ha lanciato la campagna “Diventa ciò che sei”, per sostenere la ricerca sui tumori femminili, che ha visto come testimonial donne che hanno realizzato il loro sogno imprenditoriale. Durante tutto il mese sono stati dedicati deal speciali a questo scopo: per ogni acquisto l’azienda ha donato due euro ad AIRC. Il progetto ha avuto un grande successo, con un contributo di oltre 47.000 euro, per finanziare insieme ad AIRC l’annualità di una Start-up, percorso quinquennale per ricercatori sotto i 35 anni che rientrano dall’estero, per avviare il proprio laboratorio di ricerca in Italia.

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IL MICROSCOPIO

Federico Caligaris Cappio Direttore scientifico AIRC

ATTENTI ALLE TRUFFE AIRC non effettua la raccolta fondi “porta a porta”, con incaricati che vanno di casa in casa. Nel caso dovesse succedere, stanno tentando di truffarvi. Denunciate subito la truffa chiamando la polizia (113) o i carabinieri (112).

AIRC ha ricevuto dall’Istituto italiano della donazione il marchio di eccellenza per le organizzazioni non profit che forniscono elementi di garanzia sull’assoluta trasparenza ed efficacia nella gestione dei fondi raccolti.

I giovani sono il futuro della ricerca

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e vogliamo vivere un futuro in cui ci si potrà ammalare di cancro, ma il cancro sarà diventato una malattia sempre più curabile, dobbiamo puntare sulla ricerca e sull’apporto dei giovani, menti fresche e preparate, capaci di gestire l’evoluzione tecnologica sempre più rapida e di affrontare i problemi scientifici con approcci innovativi. I giovani sono il nostro futuro: è dunque motivo di sconforto leggere sui quotidiani le amare e giustificate proteste di molti di loro che si sono dedicati con successo alla ricerca ma non sono riusciti a trovare la propria strada in Italia e sono emigrati all’estero. Essi spesso nutrono dubbi sul fatto che il nostro Paese possa offrire le possibilità di carriera scientifica indispensabili per sviluppare le proprie idee. È necessario che, durante la formazione, i giovani sperimentino realtà diverse dalla nostra e si confrontino con altri modi di ragionare e di lavorare, per scegliere il meglio. Una volta completata la formazione, dobbiamo però essere in grado di offrire ai giovani di valore ciò che meritano. Consapevoli che l’investimento non è solo per loro, ma soprattutto per l’Italia. AIRC offre un sostegno finanziario agli scienziati brillanti che intendono fare della ricerca sul cancro il cardine del loro futuro professionale, operando in due modi molto concreti e basati su un unico criterio: il merito. La prima modalità è attraverso l’erogazione

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di borse di studio in Italia e all’estero, per permettere a giovani promettenti non solo di approfondire la propria preparazione, ma anche di mettersi alla prova e capire se la ricerca sul cancro è realmente la loro strada. Le richieste di borse di studio sono valutate da un’apposita commissione di esperti italiani e stranieri. Il secondo modo si esplica attraverso bandi per progetti di ricerca rivolti a giovani che vogliono rendersi indipendenti. Si tratta di due bandi altamente competitivi, indicati con le espressioni inglesi Start-up e My First AIRC Grant. Le richieste sono valutate da commissioni costituite interamente da esperti stranieri. Un altro bando competitivo è il recente TRIDEO, in collaborazione con Fondazione Cariplo, che ha offerto sostegno finanziario a progetti di ricerca originali, apparentemente fuori dall’alveo più convenzionale della ricerca e, proprio per queste ragioni, più difficilmente finanziabili. La nostra Associazione ha fiducia nei giovani che hanno idee innovative e vogliono provare a realizzarle e, pienamente consapevole delle difficoltà organizzative istituzionali, si impegna affinché i giovani non perdano entusiasmo e non abbandonino la convinzione di riuscire a realizzare i propri sogni. Puntare sulla loro formazione e sul loro sostegno è una leva essenziale per fare crescere la ricerca sul cancro nel nostro Paese e portarla a ottenere i risultati che la quotidianità clinica ci ricorda essere indispensabili.


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Nel loro viaggio verso nuove cure tanti ricercatori italiani hanno bisogno di sentirla più vicino. Beatrice Rondinelli | Dana-Farber Cancer Institute, Boston

“IN VIAGGIO CON LA RICERCA”, PER SVILUPPARE NEL NOSTRO PAESE LE TERAPIE PIÙ INNOVATIVE. La sua scelta di aderire a “In Viaggio con la Ricerca” con una donazione automatica è preziosa per i nostri ricercatori. Grazie al suo sostegno continuativo, infatti, potremo pianificare e organizzare il percorso di crescita di tanti giovani promettenti attraverso un programma di formazione di 5 anni: i primi all’estero presso Istituti di ricerca internazionali d’eccellenza e gli ultimi in Italia, per mettere a frutto i loro studi e sviluppare nel nostro Paese le migliori cure contro il cancro.

Scopra le storie dei ricercatori in viaggio e di quelli già rientrati su inviaggioconlaricerca.airc.it

Ci aiuti a farli partire per tornare: aderisca al programma di donazione continuativa “In Viaggio con la Ricerca” in modo semplice e veloce chiamando il Numero Verde 800.350.350.


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