Fondamentale gennaio 2011

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Numero 1 - 1 gennaio 2011 - Anno XXXIX - AIRC Editore - Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 2 DCB Milano - ISSN 2035-4479

DCOON0094

GIORNATA PER LA RICERCA

Un grande successo che si ripete di anno in anno VOLONTARI

I volti e le voci di chi offre il proprio tempo per sostenere AIRC

Malù Coluccia, nanotecnologie al Sud

SCACCO AL CANCRO MIRANDO DRITTO AL BERSAGLIO



EDITORIALE

Piero Sierra

TANTI MODI PER AIUTARE LA RICERCA. • con conto corrente postale n. 307272; • con carta di credito, telefonando al numero verde 800 350 350, in funzione tutti i giorni 24 ore su 24 o collegandosi al sito www.airc.it; • con un piccolo lascito nel suo testamento; per informazioni, www.fondazionefirc.it oppure tel. 02 794 707; • in banca: Intesa Sanpaolo IBAN IT14 H030 6909 4001 0000 0103 528; Banca Monte dei Paschi di Siena IBAN IT 87 E 01030 01656 000001030151; Unicredit PB SPA IBAN IT96 P020 0809 4230 0000 4349 176; • con un ordine di addebito automatico in banca o su carta di credito (informazioni al numero verde 800 350 350)

L’Istituto italiano della donazione certifica con un marchio di eccellenza le organizzazioni non profit che forniscono elementi di garanzia sull’assoluta trasparenza ed efficacia nella gestione dei fondi raccolti.

Presidente AIRC

5 per mille ricercatori

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l 5 per mille è uno strumento rivoluzionario che permette ai cittadini italiani di scegliere in maniera diretta le proprie priorità di finanziamento nei confronti del terzo settore. Sono in preparazione altri bandi compatibilmente con quello che la società italiana deciderà di mettere a disposizione.

Una migliore cura del cancro è l’obiettivo maggioritario che i contribuenti hanno indicato, nell’ambito della ricerca scientifica, con la loro firma su centinaia di migliaia di dichiarazioni dei redditi. A questa scelta è seguito uno slancio senza pari nel mondo della ricerca oncologica, chiamato insieme ad AIRC all’immensa responsabilità di rispondere in tempi brevi al compito che gli è stato affidato. Per non deludere le attese di oltre 1.200.000 persone che con la loro scelta chiedono ad AIRC cure più efficaci contro i tumori, l’Associazione ha promosso, a fine 2009, un grande bando sfociato in un Programma scientifico con obiettivi clinici di cruciale interesse, da raggiungere entro cinque anni dall’inizio degli studi. Chi ha giudicato i progetti proposti, ovvero un gruppo di esperti tutti stranieri, ne ha scelti dieci, la metà dei quali è stata finanziata già nell’aprile scorso perché garantiva una più rapida applicabilità al paziente. I revisori hanno però raccomandato di sostenere anche gli altri cinque non appena si fossero resi disponibili ulteriori fondi. A novembre AIRC ha completato il finanziamento del primo bando che coinvolge oggi 48 istituzioni tra centri di ricerca e cura, università e presidi ospedalieri, e quasi mille tra ricercatori e medici. I dieci progetti riceveranno un finanziamento globale di 120 milioni di euro in cinque anni e sono la migliore testimonianza di ciò che il 5 per mille ha permesso di costruire fino a oggi.

UN SERVIZIO PER I SOCI Per segnalare corrispondenza doppia, aggiornare i vostri dati o conoscere la vostra storia contributiva, potete contattarci, 7 giorni su 7, chiamando il nostro numero verde 800 350 350

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CONTENUTI

FONDAMENTALE gennaio 2011

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In questo numero: DI RICERCATORE 05 VITA La globe trotter della scienza è tornata a casa DALLA CLINICA 08 NOVITÀ Guarisce quasi sempre il tumore dell’endometrio

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Malù Coluccia si occupa di nanotecnologie in un laboratorio di Lecce grazie a un grant di AIRC

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CURE 11 NUOVE Contro il cancro i farmaci diventano intelligenti

14 INTERNET Il web interattivo dà più garanzie AL QUIRINALE 16 CERIMONIA Scienza di qualità con sguardo umano SCIENTIFICO 18 TEMA L’oncologia clinica molecolare si presenta ai giovani

I farmacii casi Quando biologici di tumore si accumulano hanno cambiatoci vuole l’epidemiologo la farmacologia

INCONTRI 20 21Ricercatori, giovani e volontari a confronto 16 29 INIZIATIVE Crediamo nel gioco di squadra DI INFORMAZIONE 30 CAMPAGNA RAI e AIRC raccontano SANO 32 VIVERE Ambiente: i cellulari IN VETRINA 33 RICERCA Il gene di Zeno 34 FIRC Credere nella ricerca non è solo uno slogan 40 36 IFOM Il futuro della ricerca è nella collaborazione 38 LASCITI A fianco di FIRC per tradizione di famiglia CON AIRC 40 COLLABORARE Tanti volti, tante esperienze per una sola causa

42 INIZIATIVE Prevenire anche da piccoli con le Arance 43 EROGAZIONI Migliaia di ricercatori al lavoro 46 MICROSCOPIO Il dovere della trasparenza 4 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2011

La buona informazione su Internet dipende dal controllo di tutti

Anche quest’anno la Giornata per la ricerca sul cancro è stata un successo grazie alla partecipazione del pubblico

Quello che danno ad AIRC è più del loro tempo: è l’entusiasmo per una causa comune

Novità sul sito WWW.AIRC.IT • Metastasi sotto assedio www.airc.it/cura • Scheda: ipofisi www.airc.it/guida-tumori


VITA DI RICERCATORE Nanotecnologie dalla Puglia

La globe trotter della scienza è tornata a casa Dopo un complicato periplo che da Galatina l’ha portata in Canada, passando per Pavia, Parigi e Milano, Malù Coluccia si occupa ora di farmaci e nanotecnologie sulle rive del mar Adriatico

a cura di FABIO TURONE urante gli anni di studio all’Università di Pavia girovagava spesso nei collegi universitari della città alla ricerca di una saletta con un pianoforte su cui poter suonare il suo amato Chopin. Anni prima, aveva infatti iniziato il liceo pedagogico a Galatina, in Puglia, pensando che da grande avrebbe insegnato musica alle elementari, ma durante quei quattro anni di studio capì di avere anche una grande passione per la biologia e per la ricerca: “Per potermi iscrivere all’università ho preparato da privatista la maturità scientifica, sorprendendo i miei professori che semmai mi immaginavano a insegnare italiano o filosofia” racconta sorridendo. Malù Coluccia è seduta nel Laboratorio di proteomica clinica del Polo oncologico dell’Ospedale Vito Fazzi di Lecce, dove con fondi AIRC è tornata da poco e sta svolgendo le sue ricerche sulla leucemia mieloide cronica.

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Competenze variegate A questa specializzazione è arrivata più o meno per caso, forse anche perché la sua è una storia particolare, quella di una ricercatrice “bioclinica” per tanti versi ibrida, un po’ come il cromosoma responsabile della malattia che sta studiando da anni. Dopo la laurea in scienze biologiche conseguita a Pavia nel 1999 (arricchita da un lungo stage in Francia, all’Istituto oncologico parigino di Villejuif), durante il tirocinio al Policlinico San Matteo di Pavia viene a sapere di un dottorato di ricerca in ematologia sperimentale all’Università di Milano-Bicocca: “Cercavano un medico, ma inviai ugualmente il mio curriculum. Sapevo che si trattava di una scelta azzardata, ma con mia sorpresa fui accettata e iniziai a lavorare all’Istituto nazionale tumori di Milano con il professor Carlo Gambacorti-Passerini, che ha saputo valorizzare le mie competenze e ha avuto un ruolo importantissimo nella mia crescita professionale, anche perché mi ha incoraggiato e aiutato a raggiungere l’au-

Dal liceo pedagogico a biologia per passione verso la ricerca

tonomia come ricercatrice”. La sua storia è quindi una sfida alla “separazione delle carriere” tra medici e biologi che si dedicano alla ricerca, esattamente nel filone dell’incentivo alla ricerca bioclinica che AIRC sta perseguendo negli ultimi anni. Durante il dottorato, Coluccia incontra anche un’occasione di quelle che non capitano tutti i giorni: “Gambacorti-Passerini fu nominato professore all’Università McGill di Montréal, in Canada, e così ho avuto l’occasione di contribuire a creare da zero il suo laboratorio canadese, e avviarne insieme a lui l’attività scientifica”. Nel frattempo, prima ancora che lo stage si concluda, Coluccia decide di iscriversi a un corso di perfezionamento in nanotecnologie all’Università di Milano, e comincia a cimentarsi con le potenzialità offerte dai nuovi incredibili strumenti che permettono di modificare la materia a livello microscopico: “Ho cominciato a capire allora che gli ostacoli che è necessario superare per ottenere una proficua collaborazione in ambito nanotecnologico tra fisici, ingegneri e chimici da una parte e ricercatori biomedici dall’altra sono molto numerosi, a partire dal fatto che si parlano linguaggi differenti” spiega.

Lavora con fisici, ingegneri, medici e altri biologi

Un banco di prova Superare questi ostacoli, e riuscire a condividere linguaggio, visione e obiettivi per esplorare insieme le applicazioni biomediche delle nanotecnologie significa avere accesso a nuove opportunità di cura, ancora in gran parte inesplorate. La malattia su cui Coluccia lavora da tempo diventa quindi un banco di prova. La leucemia mieloide cronica è una malattia causata da un difetto genetico acquisito, che si manifesta in età adulta: qualcosa smette di funzionare correttamente all’interno delle cellule staminali da cui derivano le numerose cellule specializzate presenti nel sangue (globuli rossi, globuli bianchi e piastrine), com-

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VITA DI RICERCATORE promettendo il corretto processo di maturazione e differenziazione. La gran parte dei malati presenta all’interno di queste cellule staminali una mutazione particolare del DNA, che è il risultato dell’anomala fusione dei cromosomi 9 e 22 e porta alla produzione di una proteina mutata, chiamata BCR-ABL, responsabile della malattia. La prognosi della leucemia mieloide cronica è molto migliorata in anni recenti grazie all’introduzione del primo farmaco biologico mai prodotto, l’imatinib, che agisce in maniera selettiva sulla proteina: in moltissimi pazienti il farmaco riesce a bloccare la malattia, ma non è in grado di eradicarla e, non di rado, si verificano delle recidive.

In questo articolo: giovani ricercatori rientro dei cervelli nanotecnologie spostato a Monza, oppure cercare di acquisire autonomia” racconta. La decisione viene presa insieme al marito, conosciuto in vacanza in Puglia, che l’aveva seguita a Pavia. Le sue ricerche, condotte a Lecce presso il Laboratorio nazionale di nanotecnologia del Salento si concentrano sulla messa a punto di microscopici “cavalli di Troia” capaci di favorire il rilascio controllato di farmaci nelle cellule staminali emopoietiche, e sono il preludio al grant triennale dell’AIRC, grazie al quale è ora affiancata nelle sue ricerche dai due borsisti Simone De Leo e Claudia Toto. L’altra borsista, Emanuela De Luca, che pure ha collaborato alla ricerca che ha dimostrato la fattibilità di un vettore nanotecnologico capace di rendere molto più efficace il farmaco, si è nel frattempo spostata a Napoli per un dottorato di ricerca. Il “proiettile intelligente” messo a punto dai ricercatori coordinati da Malù Coluccia si basa su un guscio di materiale biodegradabile steso attorno a una capsula in carbonato di calcio. Il materiale – composto da molecole di polielettroliti – viene steso uno strato

Per trovare un’autonomia come ricercatore bisogna rischiare

In cerca di indipendenza A Bari, dove si è spostata nel frattempo, Coluccia ha lavorato prima al Policlinico nel Dipartimento di medicina interna e oncologia umana diretto da Angelo Vacca, poi è stata assunta al CNR come ricercatore. Non si tratta solo di tornare a casa, ma anche di cercare la propria strada: “Dopo aver studiato e lavorato a Pavia per molti anni, mi sono trovata a decidere se provare a seguire il professor Gambacorti-Passerini, che nel frattempo si era

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UN CAVALLO DI TROIA “NANO” E INARRESTABILE

iedo oggi davanti a voi con ben pochi capelli in testa. Sono caduti qualche settimana fa a causa della chemioterapia cui mi sono sottoposto. Vent’anni fa, senza neanche questa grezza chemioterapia, sarei già morto. Ma fra vent’anni ci saranno nanomissili capaci di colpire le cellule tumorali nel corpo umano lasciando tutto il resto in pace. Potrei non vivere abbastanza per vederlo, ma

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sono fiducioso che accadrà”. Così prevedeva nel 1999 uno dei pionieri delle nanotecnologie, il Premio Nobel per la chimica Richard Smalley. La ricerca realizzata da Malù Coluccia grazie al finanziamento di AIRC è andata proprio nella direzione di costruire un “nanomissile” capace di rendere ancor più efficace e selettivo l’imatinib, il farmaco innovativo che già da solo è stato un notevolissimo passo avanti per i

malati di leucemia mieloide cronica rispetto alla chemioterapia disponibile nel 1999. Lo studio – frutto di una collaborazione tra il Laboratorio per le nanotecnologie del CNR all’Università del Salento, l’Ospedale San Gerardo di Monza e l’Unità di ematologia del Polo oncologico dell’Ospedale Vito Fazzi di Lecce – ha portato alla realizzazione di una sorta di “navetta” nanotecnologica che


Malù Coluccia alla volta sfruttando l’at(al centro), del trazione indotta dalle Laboratorio di proprietà elettriche del nanotecnologie materiale, in modo da del Salento, dare alla parete una con i borsisti struttura a cipolla. Poi il Claudia Toto e carbonato di calcio Simone De Leo viene sciolto e all’interno della “pallina”, che a questo punto è sgonfia, viene inserito il farmaco, ancora una volta sfruttando le proprietà elettriche della superficie della nanocapsula. Infine, il tutto viene messo a contatto con le cellule del sangue. L’imatinib è già di per sé molto selettivo, per cui nelle cellule sane non causa effetti collaterali. In compenso, il nanoinvolucro fa sì che nelle cellule malate il farmaco agisca più a lungo, distruggendo anche quelle che in altre circostanze sopravvivrebbero. “Questo apre la strada alla possibilità futura di un autotrapianto di midollo curativo,

viene riempita di farmaco e riesce a depositarlo in tutte le cellule staminali – comprese quelle più difficili da raggiungere normalmente – con un’efficienza molto maggiore rispetto all’assunzione per via orale, con cui in genere si può tenere efficacemente sotto controllo la malattia senza però riuscire a eradicarla. La presenza del vettore nanotecnologico sembra infatti permettere al farmaco di agire più a lungo all’interno della cellula, superando anche i problemi di resistenza.

se il trattamento con queste nanocapsule si rivelerà capace di eliminare il rischio che vengano reinfuse per sbaglio anche solo poche cellule malate ma silenti” spiega Coluccia. Con i fondi AIRC il gruppo di Malù Coluccia sta ora portando avanti un’altra ricerca che intende verificare se l’uso combinato dell’imatinib e di un secondo farmaco (un inibitore della chinasi GSK) riesce a contrastare i meccanismi della malattia e a ripristinare il normale processo di maturazione e differenziazione. Certo, nel contesto in cui Coluccia opera adesso, i ricercatori con cui confrontarsi sono pochi, e persino l’acquisto di un prodotto banale necessario agli esperimenti può alle volte incepparsi per una sciocchezza, ma lei guarda al futuro: “Qui viviamo una realtà ‘di frontiera’ perché i grandi poli di ricerca pugliesi sono a Bari. Diciamo che la mia sfida è ancora più grande: non solo tornare in Italia, lasciare un posto al CNR per entrare in un dipartimento universitario, ma anche radicarmi in un territorio che non ha le strutture necessarie. Per esempio ci sarebbe bisogno di un istituto di ricerca che faccia da ponte tra la clinica e le nanotecnologie”. Nel frattempo, accumula esperienza, e cerca di infondere ai giovani che imparano con lei la voglia di maturare e di rendersi indipendenti: “Oggi un ricercatore non deve solo saper fare ricerca ma anche diventare imprenditore di se stesso” spiega. Se poi riesce a farlo nel paese di nascita, con in casa un pianoforte a mezza coda, tutte le difficoltà appaiono più superabili.

NANOPASSI DA GIGANTE

i chiamano “nano”, ma sono tecnologie che potrebbero far fare passi da gigante alla ricerca biomedica perché permettono di maneggiare la materia a livello di atomi e molecole. L’ordine di grandezza delle strutture di cui si occupano le nanotecnologie è infatti quello del nanometro, ovvero di un miliardesimo di metro. Per immaginarne le dimensioni si può pensare che la virgola di questo testo misura circa mezzo milione di nanometri. O si può riflettere sul fatto che mediamente la barba di un uomo cresce di un nanometro nel breve tempo necessario al braccio per portare il rasoio dal lavandino al viso. A grandi linee, ci sono quattro ambiti in cui le nanotecnologie si stanno dimostrando preziose in biomedicina: la tossicologia, che analizza gli effetti sull’organismo delle nanoparticelle; i sensori, in grado di rilevare dall’interno variazioni dei parametri metabolici di una persona; i robot, che date le ridottissime dimensioni facilitano le diagnosi a livello molecolare; e i cosiddetti gusci, che avvolgono i farmaci per farli arrivare al bersaglio.

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NOVITÀ DALLA CLINICA Il tumore del corpo dell’utero

Guarisce quasi sempre il tumore dell’endometrio Se l’approccio iniziale rimane quello chirurgico, molte novità sono in arrivo dal punto di vista dei farmaci, soprattutto per le più giovani

a cura di AGNESE CODIGNOLA sempre più frequente a causa del progressivo invecchiamento della popolazione femminile ma è anche uno dei meno temibili: è il tumore dell'endometrio, il rivestimento interno del corpo dell’utero. In tre casi su quattro si verifica infatti in donne in menopausa. Fortunatamente, però, è anche la malattia oncologica che più di frequente colpisce il corpo dell'utero: le altre forme, legate per esempio a infezioni da papillomavirus esattamente come quelle della cervice uterina, sono più rare e più pericolose.

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SEGNALI PRECOCI Secondo le ultime stime dell'Associazione dei registri tumori (AIRTUM), nel biennio 2003-2005 il tumore del-

l'endometrio (in particolare quello detto endometrioide) è stato al quarto posto tra quelli più frequenti e ha rappresentato lo 0,8 per cento di tutti i decessi per cancro; nello stesso periodo sono stati registrati in media all’anno 25 casi ogni 100.000 donne, mentre i decessi, nel 2006, sono stati circa 2.400; in altri termini, secondo la maggior parte delle stime, quando la malattia è diagnosticata in fase iniziale la sopravvivenza a cinque anni supera il 95 per cento dei casi, e anche quando ha iniziato a diffondersi supera il 65 per cento. Il perché lo spiega Bernardina Stefanon, esperta di tumori ginecologici e di prevenzione dell'Istituto nazionale tumori di Milano: "Questo tumore ha diverse caratteristiche che lo rendono meno temibile di altri, la prima delle quali è il fatto

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che inizia a dare segni di sé quando è ancora in fase iniziale. Mestruazioni (o similmestruazioni) che tornano, o che sono troppo abbondanti, o perdite inconsuete tra un ciclo e l'altro inducono spesso le donne – soprattutto se in menopausa – a fare un controllo, durante il quale viene riscontrata la malattia quando si può intervenire efficacemente. In più il tumore si forma all'inizio negli strati mucosi: solo dopo penetra in quelli muscolari, più profondi, e da

lì si può diffondere, ma quasi sempre solo per contiguità (cioè per vicinanza), e quindi con un processo che richiede tempo. Ciò significa che il tumore spesso resta confinato lì dove nasce e solo nelle fasi più avanzate si espande e va a colpire organi a distanza quali il retto o la vescica e, in seguito, il polmone, il fegato, le ossa". ATTENZIONE ALLE GIOVANI La malattia non è dun-

L’ARTICOLO IN BREVE... olpisce un numero crescente di donne, ma soprattutto perché aumenta l’età media: il tumore dell’endometrio è infatti una malattia più comune nella menopausa che nell’età fertile. La terapia di elezione rimane l’asportazione di utero e ovaie, ma per le più giovani che desiderano una gravidanza ci sono novità in arrivo: farmaci biologici che potrebbero evitare il bisturi e la spirale medicata che rilascia localmente dosi elevate di ormoni e consente di rimandare l’intervento a dopo la nascita di un figlio. La migliore arma, comunque, rimane la diagnosi precoce: è bene farsi vedere dal ginecologo se il ciclo diventa troppo abbondante o ricompare dopo l’inizio della menopausa.

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In questo articolo: cancro dell’utero endometriosi prevenzione

que tra le peggiori, anche se non va sottovalutata, soprattutto quando si tratta di una donna giovane e, per questo, meno incline a identificare i primi sintomi come segnali di allarme. Tra i fattori di rischio vi sono, oltre all'età, l'obesità, alcune malattie che predispongono alla formazione di polipi intestinali, il diabete, una dieta povera di vegetali freschi e ricca di grassi animali, l'esposizione agli estrogeni. Su que-

st'ultimo punto bisogna tenere a mente alcuni aspetti fondamentali, che ricorda la stessa Stefanon: "Il tumore dell'endometrio è sensibile agli estrogeni e per questo può essere favorito da ciò che prolunga l'esposizione della donna agli ormoni come, per esempio, un'età precoce della prima mestruazione (prima dei 12 anni) o tardiva della menopausa (dopo i 55 anni), non avere mai portato a termine una gravidanza o aver assunto una terapia ormonale sostitutiva (TOS) a base di soli estrogeni. A livello fisiologico, è il progesterone l'ormone che controbilancia l'effetto degli estrogeni: per questo, assumere una TOS che comprenda i due tipi di ormoni non è pericoloso, così come prendere le pillole a basso dosaggio di estrogeni e progestinici a scopo contraccettivo che anzi, sembrano esercitare un'azione protettiva". LA TECNICA CHIRURGICA Quando il tumore è presente, il primo atto fondamentale è rimuoverlo chirurgicamente, con un intervento che di solito prevede l'asportazione di utero e ovaie e dei linfonodi. Le ovaie vengono asportate proprio per evitare che gli estrogeni che producono alimentino la crescita

Età e obesità sono fattori di rischio legati agli ormoni

COME FERMARE LA PROLIFERAZIONE INCONTROLLATA DELLE CELLULE DELL’ENDOMETRIO

UNA SOLUZIONE A SPIRALE è una speranza in più per le donne giovani cui viene diagnosticata un'iperplasia atipica, cioè una proliferazione anomala che in genere prelude a un tumore dell’endometrio, di solito contrastata con l'asportazione totale dell'utero e delle ovaie: la spirale medicata. I ricercatori dell'Istituto europeo di oncologia di Milano (IEO) hanno infatti pensato di provare questo metodo, normalmente richiesto dalle donne come contraccettivo, per fare ciò che non si può fare per bocca a causa degli effetti collaterali: somministrare alte dosi di ormoni che contrastano la crescita delle cellule trasformate e che talvolta riescono a far regredire il tumore. L'iperplasia, così come il tumore in fase iniziale, può essere fermata con il levonorgestrel, un ormone molto usato come anticoncezionale, che inibisce lo sviluppo degli strati endometriali dell'utero, e con il gonadotropin releasing hormone o GnRH, che blocca la sintesi degli estrogeni, ma le dosi necessarie non possono essere assunte per bocca; la spirale riesce invece a rilasciare le giuste dosi solo localmente, assicurando l'effetto e abbattendo rischi e tossicità. I medici hanno selezionato una quarantina di donne di età compresa tra i 20 e i 40 anni con iperplasia o tumore iniziale, e hanno inserito la spirale medicata, con risultati più che soddisfacenti. Come riferito sugli Annals of Oncology, infatti, 19 delle 20 pazienti che avevano un'iperplasia atipica hanno avuto una risposta iniziale completa, e solo quattro hanno avuto una successiva ricaduta e sono state trattate nuovamente. Tra le 14 donne che, invece, avevano un tumore in stadio iniziale, otto hanno avuto una risposta completa, e quattro non hanno avuto benefici. Le malate che non avevano risposto sono state poi sottoposte ad asportazione dell’utero e tutte stanno bene. Ma c'è di più: tra le partecipanti, nove sono riuscite a concepire spontaneamente un figlio alla fine del trattamento (dopo la gravidanza, per precauzione, è stato asportato l'utero anche a loro). La spirale medicata potrebbe dunque rivelarsi preziosa per aiutare tutte le donne giovani colpite da un tumore iniziale dell'endometrio a preservare almeno temporaneamente la fertilità, e a evitare l'asportazione di utero e ovaie a una parte di esse. Naturalmente, precisano gli autori, per decidere quali donne possono essere trattate in questo modo senza rischio occorre eseguire un'approfondita valutazione prima (con laparoscopia, ecografia e risonanza) per avere la certezza che il tumore non sia più avanzato di quanto sembri e non abbia inziato a diffondersi altrove. Ora i ginecologi dell'IEO, guidati da Mario Sideri, pensano di avviare uno studio internazionale che coinvolga un numero maggiore di donne e, in futuro, di verificare la possibilità di usare la stessa spirale per somministrare localmente farmaci antitumorali classici.

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NOVITÀ DALLA CLINICA ANCHE IN QUESTO CASO PER PROTEGGERSI CONTA MOLTO LO STILE DI VITA

MUOVERSI FA BENE esercizio fisico previene numerose forme di tumore tra le quali quello del colon, della mammella, dell'esofago e del rene. Ma funziona anche contro il tumore dell'endometrio, come attestano diverse ricerche. Gli oncologi del National Cancer Institute statunitense hanno voluto capire quanto, e hanno a tal fine revisionato 14 studi pubblicati negli ultimi anni, giungendo a una conclusione che non lascia dubbi: vincere la pigrizia abbatte il rischio di sviluppare un tumore dell'endometrio dal 20 al 40 per cento. Per fornire indicazioni pratiche gli autori, dalle pagine del British Journal of Cancer, hanno sottolineato un dato su tutti: l'incidenza della malattia nei Paesi in via di sviluppo, dove le donne si muovono molto di più e accumulano meno grasso, è un quarantesimo rispetto a quella dei Paesi più sviluppati, dove le donne sono più pigre. E ancora: se una donna sta seduta per nove o più ore al giorno, il rischio diventa doppio rispetto a quello di una coetanea che resta seduta per tre ore al massimo. Non ci sono protocolli specifici, ma secondo alcuni studi l'effetto protettivo sarebbe netto in chi fa regolarmente una ventina di minuti di esercizi per cinque giorni alla settimana. Tra le cause vi sarebbe il fatto che chi fa meno sport tende di più a ingrassare e il grasso funziona da deposito per ormoni che favoriscono la malattia.

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di eventuali cellule maligne rimaste. Si esegue, inoltre, una citologia del peritoneo, cioè un esame del liquido presente nella cavità addominale per vedere se ci sono cellule maligne disperse. Oggi, in situazioni specifiche, l'intervento viene fatto per via laparoscopica (cioè con due piccoli taglietti sull’addome attraverso i quali vengono introdotti strumenti miniaturizzati), con minori rischi, tempo di ricovero più breve e meno complicazioni postchirurgiche. Nei casi, piuttosto rari, in cui il tumore, originato nella mucosa, abbia già invaso più del 50 per cento degli strati muscolari sottostanti, possono essere consigliate sia la radio che la chemioterapia, da sole o in sequenza, a seconda della situazione della singola paziente. Se da un lato la radioterapia è sempre più specifica, meno dannosa per gli organi adiacenti e più potente sulle cellule malate, dall'altro la chemioterapia si basa ancora sulle molecole classiche quali, per lo più, i derivati del platino (in particolare l'oxaliplatino) e i taxani; nei casi più avanzati a volte alla chemioterapia si affianca anche una terapia ormonale basata sul progesterone.

ma gli studi sono in corso. Dopo la convalida avvenuta sui cosiddetti big killer, le ricerche sulle potenzialità di questi farmaci si stanno estendendo anche a tutte le altre forme tumorali, utero compreso" spiega Stefanon. In effetti, secondo l'American society for clinical oncology (ASCO), sono diverse le molecole candidate a diventare farmaci biologici nei tumori dell'endometrio: tra le principali l'erlotinib, un farmaco usato contro alcune forme di tumore polmonare e, soprattutto, il trastuzumab, efficace contro i tumori della mammella non sensibili agli estrogeni e che esprimono un gene chiamato HER2. Questi farmaci sono studiati in vari assortimenti, per cercare di trovare quello più attivo e nel contempo meno tossico e anche, sempre secondo l'ASCO, in combinazione con tecniche di asportazione del tumore meno invasive quali l'applicazione di calore (termoablazione), per le forme iniziali. La dimostrazione dell'efficacia di un eventuale protocollo misto che non preveda l'asportazione dell'utero potrebbe risultare particolarmente utile per tutte le donne che non sono ancora in menopausa e che vogliono mantenere la possibilità di generare figli una volta superata la fase più acuta della malattia.

La chirurgia è sempre meno invasiva e si basa sulla laparoscopia

IN ATTESA DI NUOVI FARMACI "Per il momento non ci sono ancora farmaci biologici contro questo tumore,


NUOVE CURE I farmaci biologici

In questo articolo: farmaci biologici ricerca clinica bioequivalenti

Contro il cancro i farmaci diventano intelligenti Farmaci che sanno esattamente quale cellula colpire o molecole capaci di insegnare al sistema immunitario a riconoscere e attaccare le cellule del tumore: questa la nuova frontiera della farmacologia verso terapie sempre più mirate ed efficaci

a cura di CRISTINA FERRARIO i sono meritati il nome di farmaci intelligenti e nell'ultimo decennio hanno letteralmente rivoluzionato la ricerca farmacologica anche in oncologia. Queste molecole dai nomi difficili – trastuzumab, lapatinib, bevacizumab – rappresentano oggi una realtà concreta e una nuova possibilità per il trattamento di molti tumori fino a qualche anno fa poco curabili con i farmaci tradizionali.

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ne, direttore dell’Unità sperimentazioni cliniche dell’Istituto nazionale tumori di Napoli. “Trastuzumab, uno dei primi anticorpi monoclonali, risale alla fine degli anni Novanta del secolo scorso, ma la vera esplosione di questi farmaci si è avuta negli ultimi dieci anni. Quel che è certo” continua Perrone “è che senza i progressi della biologia molecolare e della genetica non sarebbe stato possibile mettere a punto queste nuove terapie contro il cancro”. Proprio dallo studio del DNA parte infatti la ricerca che permette di colpire in maniera selettiva solo le cellule del tumore lasciando in pace quelle sane. Il primo passo del processo produttivo consiste infatti nell’identifica-

Negli anni il numero dei farmaci biologici è cresciuto

IDENTIFICARE IL DIFETTO “Le terapie intelligenti che oggi utilizziamo in oncologia, sono molecole piuttosto giovani” spiega Francesco Perro-

re una caratteristica della cellula tumorale che la rende diversa da quella sana: può essere, per esempio, una particolare proteina espressa ad alti livelli solo nella cellula malata e invece assente nelle altre. Una volta identificato il bersaglio, si procede con la creazione di un farmaco ad hoc, passando in genere attraverso sofisticate tecniche di biologia molecolare e ingegneria genetica, e utilizzando anche microrganismi per produrre i farmaci in grandi quantità. Nel caso degli anticorpi monoclonali, per esempio – oggi ce ne sono circa una de-

cina utilizzati per diversi tipi di tumore –, il farmaco riconosce una proteina presente sulla cellula tumorale e vi si aggancia, come se fosse una chiave che entra nella serratura. E proprio come ogni chiave funziona solo in una serratura, così ogni anticorpo monoclonale riconosce solo una proteina bersaglio sulla superficie della cellula. In alcuni casi la cellula legata all'anticorpo viene riconosciuta e distrutta dal sistema immunitario, in altri invece è la stessa cellula tumorale che decide di “suicidarsi” dopo essersi unita al farmaco. È anche possibile utilizzare gli anticorpi monoclonali come mezzi di trasporto per far arrivare farmaci antitumorali o sostanze radioattive direttamente alla cellula malata senza intaccare quella sana: la terapia antitumorale viene legata all'anticorpo e arriva così fino al tumore. Gli anticorpi monoclonali non sono gli unici farmaci intelligenti utilizzati contro il cancro. Ai ricercatori è ben nota l'importanza dell'angiogenesi (la formazione di nuovi vasi) e proprio contro di essa – in particolare contro VEGF, il fattore di crescita endoteliale vascolare – sono stati prodotti farmaci capaci di interrompere la formazione di nuovi vasi e di far morire di fame il tumore. Non

L’ARTICOLO IN BREVE... farmaci intelligenti sono una categoria recente, disponibile da una decina d’anni: colpiscono un bersaglio preciso sulla cellula tumorale, lasciando intatta quella sana. Inoltre hanno in genere effetti collaterali minori dei farmaci classici e più prevedibili. Spesso sono prodotti attraverso un passaggio in microrganismi; ecco perché sono chiamati anche farmaci biologici. Il loro principale difetto: il costo, che potrebbe essere abbattuto dall’ingresso sul mercato dei cosiddetti biosimilari nel momento in cui scade il brevetto per le singole molecole.

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NUOVE CURE

La grande specificità è un vantaggio ma anche un limite

mancano, infine, farmaci intelligenti che si legano a specifici bersagli nella cellula malata (come il recettore EGFR) e ne bloccano la crescita, come per esempio gefitinib ed erlotinib, efficaci nei tumori del polmone o come imatinib, efficace contro la leucemia mieloide cronica e il GIST (tumore stromale gastrointestinale).

duzione di globuli bianchi, rossi e piastrine che quasi sempre accompagna la chemioterapia tradizionale. “Anche i farmaci intelligenti hanno però effetti collaterali” chiarisce Perrone “seppur meno pesanti e in un certo senso più prevedibili

I PRO E I CONTRO DELL’INTELLIGENZA Uno dei principali punti di forza dei nuovi farmaci è senza dubbio la riduzione degli effetti collaterali tipici dei trattamenti di chemio e radioterapia. Grazie ai loro meccanismi di azione, vanno a colpire solo le cellule malate e non quelle sane: per esempio, bloccano la crescita delle cellule tumorali, ma non di quelle del midollo, limitando la ri-

rispetto a quelli della terapia tradizionale. I farmaci che agiscono contro EGFR, per esempio, che è un recettore delle cellule epiteliali, possono provocare effetti collaterali di tipo cutaneo, come desquamazione della pelle”. Un vantaggio legato alla grande specificità dei nuovi farmaci è la possibilità di identificare in anticipo i pazienti che risponderanno al trattamento ed evitare di somministrare la terapia a persone che di sicuro non ne trarranno beneficio. “Ciò è possibile” spiega Perrone “grazie alla conoscenza esatta del bersaglio da colpire. In alcuni casi non basta che ci sia il recettore espresso, ma il recettore deve anche avere una certa mutazione e solo allora il farmaco è veramente efficace”. Queste osservazioni, e le ricerche che ne derivano, aprono la strada a

EFFICACI CONTRO L’INFIAMMAZIONE

NON SOLO CONTRO IL TUMORE l tumore è una delle tante malattie contro le quali sono disponibili oggi terapie biologiche. Il pioniere dei farmaci biologici, inoltre, non aveva nulla a che fare con l’oncologia: fu infatti l’insulina ad aprire le porte a questi nuovi farmaci nel 1982, quando venne brevettata ed entrò sul mercato sotto forma di “insulina umana ricombinante”, prodotta cioè in laboratorio a partire da un microrganismo chiamato Escherichia coli, geneticamente modificato. In poco meno di 30 anni il numero dei farmaci prodotti grazie alle biotecnologie è aumentato a grande velocità e oggi ne esistono circa 250. Oltre al tumore, si possono curare con farmaci biotecnologici anche malattie infettive, AIDS, malattie cardiovascolari e malattie autoimmuni o infiammatorie croniche, come per 12 | l’artrite FONDAMENTALE | GENNAIO 2011 esempio reumatoide o il morbo di Crohn e la colite ulcerosa.

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SCADONO I BREVETTI E SI APRE LA CORSA ALLA PRODUZIONE: CON CHE GARANZIE?

LARGO AI BIOSIMILARI d’Italia si trovi. Una soluzione al problema costi potrebbe arrivare dai biosimilari, farmaci con lo stesso principio attivo e con prezzi molto ridotti” prosegue Perrone. Più del 40 per cento dei farmaci biotecnologici oggi presenti sul mercato è implicato nella terapia del cancro e le ricerche farmacologiche e oncologiche puntano molto su questo settore che ha dato già grandi risultati negli ultimi anni, ma che non ha assolutamente mandato in soffitta le cure tradizionali. “Il più delle volte terapie tradizionali e farmaci intelligenti si complementano” conferma Perrone.

INTELLIGENTI, BIOLOGICI O BIOTECNOLOGICI?

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armaco intelligente, un preciso bersaglio sulla celfarmaco biologico op- lula da colpire, ma non è pure ancora immuno- detto che nella produzione terapia: termini usati siano coinvolti orgaspesso come sinonimi nismi viventi. Nel ma che non lo sono. Il caso del cancro, i farfarmaco biologico promaci intelligenti funpriamente detto è inzionano bene se il fatti una molecola bersaglio è presente che prevede nel suo sulla cellula tumorale processo di produzioed è assente su quella ne un passaggio attrasana. Anche l'immunoverso un essere viventerapia, che utilizza te, che può essere, per molecole per attivare esempio, un microruna risposta immuniganismo, un lievito taria specifica contro Francesco eccetera. Ne sono un il tumore, non è neperrone, esempio gli anticorpi Fondazione cessariamente biolomonoclonali utilizza- Pascale di gica, anche se non ti in oncologia, oppu- napoli mancano i casi in cui re l'insulina ricombisi utilizzano esseri vinante umana. Se il microrga- venti per la produzione dei nismo viene modificato, il farmaci a partire da cellule prodotto si chiama biotecnolo- oppure casi in cui sono progico. Il farmaco intelligente, in- prio speciali cellule ad essere vece, è quello che viene pro- utilizzate come terapia (tedotto dopo aver identificato rapia cellulare).

ome è successo in passato per i farmaci tradizionali, anche per i nuovi farmaci biologici è arrivato il momento di fare i conti con la scadenza dei brevetti (che durano in media 20 anni) e, di conseguenza, con l'arrivo sul mercato di farmaci che in un certo senso potrebbero essere paragonati ai cosiddetti “generici” presenti in tutte le farmacie: stesso principio attivo del prodotto di marca ma a un costo inferiore. In realtà, per i farmaci biologici si parla di biosimilari, farmaci nei quali il principio attivo è simile ma non uguale a quello della molecola originale. A differenza delle piccole molecole che in genere costituiscono i generici e che possono essere sintetizzate sempre uguali con processi chimici, per i biosimilari è impossibile ricostruire copie identiche della molecola di partenza, anche se ovviamente deve essere garantita la pari efficacia rispetto al prodotto di marca. Le ragioni sono legate al fatto che i farmaci biologici sono proteine con strutture molto complesse e inoltre sono complessi anche i processi di produzione del farmaco, che passano anche per cellule di organismi viventi e sono soggetti sempre a una certa variabilità. “La categoria dei biologici è di per sé caratterizzata da una certa variabilità” afferma Perrone, “ma per quanto riguarda i biosimilari vengono garantiti controlli molto attenti su tutte le fasi di produzione proprio per limitare al minimo le differenze con la molecola originale”.

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PER SAPERNE DI PIÙ

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una terapia personalizzata che si deve basare non sulla malattia in generale, ma sulla malattia di quel singolo paziente, con le sue caratteristiche genetiche particolari. C'è però anche l'altro lato della medaglia, quello legato ai costi. “I nuovi farmaci sono molto più costosi di quelli tradizionali e ciò aumenta il rischio che alcuni ospedali non li includano nei loro protocolli” spiega Perrone. “Al momento questo non si verifica nel nostro Paese, ma bisogna stare attenti soprattutto perché ogni paziente deve avere la possibilità di curarsi allo stesso modo, in qualunque Regione


INTERNET Apertura uguale qualità

In questo articolo: Internet social network informazione per i pazienti

Il web interattivo dà più garanzie Secondo gli esperti di comunicazione digitale, la possibilità di interagire con i contenuti dei siti di informazione sul cancro ha migliorato la qualità generale dei contenuti che si trovano in Rete, a tutto vantaggio degli utenti a cura della REDAZIONE uso di Internet per conoscere tutto quanto c’è da sapere sul cancro, specie per chi ne è colpito direttamente, è in rapida crescita, ma anche la qualità delle informazioni reperibili è sempre migliore, se si sa cosa e come cercare. Lo afferma un editoriale pubblicato qualche mese fa sulla rivista Lancet Oncology da Alejandro Hadad, un esperto di “e-health innovation”, ovvero di innovazione e miglioramento della salute e delle cure attraverso l’uso della Rete e dei computer. E lo ha confermato anche un convegno sull’informazione sanitaria in Internet che si è tenuto a Cernobbio nello scorso ottobre, in occasione del quale sono state presentate statistische sull’utilizzo della Rete: oltre l’80 per cento degli italiani adulti ha cercato di capire qualcosa di più su un di- PER SAPERNE DI PIÙ sturbo di salute

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attraverso Internet. “Negli ultimi anni è cambiata completamente la tipologia di informazioni che si trovano sulla Rete e questo soprattutto grazie all’aumento dell’interattività” spiega l’esperto. In pratica se il web è stato fino a oggi come un grande libro, accessibile ma scritto da pochi, oggi è un libro aperto e interat-

tivo, sul quale tutti possono scrivere, dire ciò che pensano e correggere le opinioni altrui. “È proprio la possibilità di interagire col contenuto di un sito che garantisce la sua sostanziale correttezza” afferma un po’ provocatoriamente Hadad, che preferisce il controllo diffuso al vecchio sistema che fa riferimento a un piccolo gruppo di esperti

La partecipazione è la chiave del controllo di qualità

AIRC NEL VOSTRO COMPUTER

A parte il sito www.airc.it, costantemente aggiornato nei contenuti scientifici – tra i quali spiccano un gran numero di articoli di approfondimento, una guida alla diagnosi e alla terapia dei diversi tipi di cancro e l’archivio di Fondamentale – AIRC ha anche una pagina ufficiale

su Facebook con la quale rimane in contatto con i propri sostenitori, che hanno ormai superato quota 230.000. Su FB vengono annunciate le principali iniziative di raccolta fondi e sono segnalati gli aggiornamenti nei contenuti del sito Internet. Inoltre il social network viene usato per disseminare informazioni importanti sulla prevenzione. È anche una piazza virtuale nella quale si incontrano sostenitori e amici per scambiarsi opinioni, esperienze e consigli.


che garantisce la qualità di ciò che è pubblicato. Sulla base del suo paradigma di comunicazione, le informazioni scorrette su argomenti delicati come i tumori vengono rapidamente “emendate” dai lettori stessi. “Anche gli esperti, infatti, sono fruitori della Rete, senza contare che molti pazienti e familiari sono in grado di distinguere una cattiva informazione e di segnalarla come tale agli altri utenti” conclude Hadad.

Diversi gradi di interazione Anche quando un sito non consente di intervenire direttamente sui contenuti, non esiste praticamente più alcun “luogo virtuale”, specie laddove si parla di scienza e salute, che non fornisca almeno un indirizzo di posta elettronica per comunicare con la redazione: uno strumento prezioso per rilevare l’interesse dei lettori nei confronti di determinati argomenti, ma anche per correggere rapidamente le imprecisioni che anche il più serio e aggiornato dei siti può contenere. “Lo sviluppo dei social network come Facebook, MySpace, Twitter e altri è diventato a sua volta uno strumento prezioso per diffondere capillarmente le informazioni che riguardano la prevenzione” confermano gli esperti. “Questa nuova era di innovazione tecnologica fornisce quindi un’opportunità senza precedenti per aumentare l’intensità della lotta contro il cancro”. L’uso di contenuti non te-

Oltre al social network, i sostenitori di AIRC possono contare anche su una newsletter mensile, alla quale ci si iscrive direttamente dal sito AIRC. Grazie a essa si può sapere quali ricerche sono state pubblicate grazie ai finanziamenti erogati da AIRC e quali obiettivi sono stati raggiunti dalla ricerca italiana e internazionale. La battaglia contro il cancro, infatti, non ha confini: una scoperta importante fatta in un’altra parte del mondo è un tassello in più nella composizione del mosaico delle cure.

stuali, come video, test e animazioni permette di spiegare con rapidità e semplicità anche i concetti più complessi, specie nell’ambito della ricerca di base. “Rimane sempre il problema di riconoscere, di primo acchito, i siti più seri” spiega ancora Hadad che, al termine di una ricerca sugli utilizzatori di siti Internet dedicati al cancro e ai tumori, ha scoperto che il meccanismo più utilizzato per dare fiducia nel mondo virtuale è molto simile a quello che si usa nella vita: la si concede inizialmente solo a chi si conosce e si estende la propria rete informativa andando a visitare i siti consigliati dall’associazione o dall’ospedale di fiducia. In sostanza, partendo dai contenuti di un sito rinomato per la sua serietà e per quella dell’istituzione che lo gestisce, si naviga attraverso i link consigliati per accedere ad altri siti e scoprire tutto ciò che si desidera sapere, proprio come nella vita tendiamo a fidarci maggiormente dell’amico di un amico rispetto a uno sconosciuto. “Non è detto che questo sia il metodo migliore per garantire di non finire nelle mani dei ciarlatani, ma è certamente il più rapido e funzionale alla luce di come è fatta oggi la Rete” spiega l’esperto. “La maggior parte dei certificati di garanzia sui contenuti si limita infatti a controllare un unico sito, ma in Internet questo è ormai insufficiente, perché in pochi clic, e senza quasi rendersene conto, si può finire da tutt’altra parte”. Alcuni elementi, però, possono aiutare a orientarsi in un mondo virtuale sempre più vasto: sono riassunti nel riquadro in questa pagina.

LA BUONA INFORMAZIONE ONLINE PER I PAZIENTI

Gli articoli rispondono a domande che le persone si pongono davvero. Vengono sfatati i luoghi comuni 2 sull’argomento e citati gli errori più comuni. Vengono citati tutti i possibili 3 approcci terapeutici scientificamente approvati. Le informazioni sui rischi e benefici 4 di certi trattamenti sono spiegate con onestà. Sono presenti dati quantitativi 5 (percentuali di efficacia di una cura, stime di sopravvivenza). Sono esplicitati gli argomenti sui 6 quali è meglio interrogare il proprio medico curante. Sono inclusi fonti e link di 7 approfondimento. I testi usano un linguaggio non 8 allarmista ma neanche passivo e condiscendente, e restituiscono al paziente il ruolo centrale nelle decisioni che lo riguardano. La grafica è semplice e non 9 fuorviante, la navigazione intuitiva. Sono citati gli autori dei testi e gli 10 eventuali sponsor. Ogni articolo ha una data di 11 pubblicazione che consente di verificare se l’informazione è troppo vecchia. Modificato da: BMJ; 2008: 318: 318-322.

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CERIMONIA Al Quirinale

Scienza di qualità con sguardo umano Il Presidente Napolitano ha centrato il suo discorso sulla necessità di premiare la ricerca che porta a miglioramenti per i pazienti, ma anche che non dimentica il lato umano della medicina a cura della REDAZIONE avanti a una sala gremita all’interno del Quirinale si è tenuta anche quest’anno la consueta cerimonia nel corso della Giornata per la ricerca sul cancro. Alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il presidente di AIRC Piero Sierra ha salutato la platea “equamente suddivisa nelle due anime che forma-

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no AIRC: i sostenitori, arrivati a quota 1 milione e 700.000, e i ricercatori, scienziati affermati e giovani , vivaio di talenti che rappresentano il futuro di questo Paese”. Il presidente Sierra ha dato risalto, nel suo discorso, a un’indagine dell’Università di Manchester sui migliori scienziati italiani, rimarcando come tra i primi 50 in classifica vi sia una netta maggioranza di specialisti in oncologia, quasi tutti finanziati da AIRC.

mane una decisione in cui è centrale la conoscenza della storia personale e del progetto di vita del malato”. Allo stesso Veronesi si è rivolto con molto calore il Presidente Napolitano: “Le sue parole da medico sul valore decisivo del rapporto col paziente, del rapporto diretto, a misura di uomo e di donna, di comunicazione e di fiducia con il paziente, ci hanno trasmesso un messaggio morale non meno importante di quello tecnico”. Il Presidente ha anche ricordato l’importante ruolo sociale dell’associazionismo, definito “decisivo” nel sostenere la ricerca oncologica e quella biomedica in generale.

Tra i migliori scienziati d’Italia vi sono molti erogati AIRC

Una rivoluzione tecnologica Umberto Veronesi, direttore scientifico dell’Istituto europeo di oncologia ha centrato il suo intervento sugli importanti risultati già ottenuti nel campo della cura dei tumori, grazie alla rivoluzione tecnologica che ha migliorato la prevenzione, la diagnosi e la cura. “L’importante” ha detto Veronesi “è non disumanizzare la medicina. I buoni oncologi sono quelli che sanno ascoltare e capire le persone malate, calandosi nel profondo della loro umanità. La tecnologia aumenta gli strumenti a disposizione del medico ma la scelta di quali e quanti di questi usare ri-

Premiati i più costanti L’importanza di favorire e sostenere la ricerca è stata al centro del discorso di Napolitano, che ha espresso il più vivo apprezzamento a chi ha dato il suo contributo: “Abbiamo bisogno dell’impegno degli uni e degli altri, che credono egualmente nella ricerca praticandola con passione e rendendola possibile con generosità”. Alla luce di questa premessa è apparso del tutto naturale che il Presidente consegnasse nelle mani dei rappresentanti di Intesa


In questo articolo: Quirinale Premio Credere nella Ricerca Fondi per la ricerca

Sanpaolo e Fondazione Nando Peretti la targa Credere nella Ricerca (vedi box). Napolitano ha anche premiato nel nome di Guido Venosta l’oncologo dell’Istituto tumori di Milano Lisa Licitra (vedi articolo a pag. 34) per i risultati scientifici conseguiti. “Favorire e sostenere la ricerca oncologica significa sostenere la causa di un più alto livello di sviluppo umano e non solo di un più elevato tasso di crescita del PIL, per quanto anch’esso essenziale. Tanto più che possiamo contare” ha poi concluso “su uno splendido capitale umano”.

Dritti al bersaglio Il ministro per la Salute Ferruccio Fazio ha ribadito l’importanza di investire nella ricerca che porta le scoperte del laboratorio al letto del malato. “Affinché questo nuovo modo di affrontare il cancro entri definitivamente nella routine della pratica clinica e sia applicabile a tutti i pazienti c’è bisogno di continuare a investire in ricerca” ha detto. “Anche e soprattutto in tempi di crisi. Infatti la ricerca migliora il rendimento delle terapie, permette di colpire subito il bersaglio giusto e quindi di evitare tentativi inutili e costosi, tanto per la salute del paziente quanto per il sistema sanitario”. Il ministro ha anche sottolineato come AIRC abbia saputo conquistare la fiducia degli italiani, come dimostrano i dati che la vedono primeggiare nella raccolta fondi attraverso il 5 per mille. Ha preso infine la parola l’artista Michelangelo Pistoletto, evidenziando come arte e scienza debbano darsi un impegno comune: quello di far nascere nuovi valori nei giovani. “Bisogna evitare il degrado dell’uomo, il pericolo che venga inghiottito dall’inferno della nostra società. Serve una cura medica della società così come per l’essere umano. Una collaborazione tra arte e scienza è necessaria per portare verso uno stato di piena salute del corpo e dello spirito la società umana”.

TARGA CREDERE NELLA RICERCA

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in dalla sua istituzione nel 2001, il premio Credere nella Ricerca, consegnato dal Presidente della Repubblica nel corso della cerimonia al Quirinale è stato destinato a personalità e istituzioni che hanno sostenuto AIRC e la ricerca sul cancro. Tra queste Sophia Loren, Sandra Mondaini e Raimondo Vianello.

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uest’anno il riconoscimento è andato a Intesa Sanpaolo “per aver creduto fortemente nell’impegno di AIRC a sostegno dei giovani ricercatori, della loro libertà e creatività; e per questo aver contribuito a creare un vivaio di ta-

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uest’anno il premio è stato attribuito anche alla Fondazione Nando Peretti “per la particolare sensibilità mostrata verso i problemi dell’infanzia, che l’ha portata a condividere con AIRC l’impegno nella ricer-

lenti che oggi possono formarsi e crescere e che domani saranno leader di progetti innovativi e competitivi. Questo attestato di fiducia mette le basi della ricerca del futuro”. Intesa Sanpaolo è partner da oltre dieci anni della campagna L’Azalea della Ricerca. Nel 2005 ha deciso di ampliare il suo impegno sostenendo due progetti quinquennali condotti da giovani ricercatori. Grazie al suo contributo sono attive due Start-up, unità di ricerca indipendenti, coordinate da giovani scienziate: Francesca Ciccarelli presso l’Ifom-Ieo Campus di Milano e Irma Airoldi presso l’Istituto Gaslini di Genova.

ca sui tumori rari nei bambini. Ha sostenuto per cinque anni ricerche volte a migliorare sensibilmente le possibilità di cura di questi bambini grazie alla messa a punto di protocolli terapeutici sempre più efficaci”.

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TEMA SCIENTIFICO I punti d’attacco

In questo articolo: oncologo molecolare staminali del cancro nanotecnologie

L’oncologia clinica molecolare si presenta ai giovani Un filo rosso ha unito gli interventi dei ricercatori AIRC dal Quirinale agli incontri con le scuole: un nuovo modo di fare scienza che avvicina il laboratorio al malato a cura della REDAZIONE onosciamo il progetto completo del nostro organismo grazie alla mappatura del genoma umano. Ora dobbiamo capire meglio in che modo i geni influenzano la comparsa dei diversi tipi di tumore e come possiamo interagire con essi per bloccare la malattia”. Ha sintetizzato così l’obiettivo principale della ricerca oncologica Pier Paolo Di Fiore dell’Istituto europeo di oncologia. “E per poter portare rapidamente al letto del malato ciò che leggiamo nei geni, abbiamo bisogno di figure ibride, in parte scienziati e in parte medici, capaci di stare sia al capezzale del paziente sia davanti alle provette” ha spiegato ancora Di Fiore. Con l’aiuto di queste nuove figure professionali, al centro degli ultimi bandi per finanziamenti alla ricerca promossi da AIRC, gli scienziati contano di trovare in breve tempo marcatori tumorali in grado di raffinare le tecniche di diagnosi precoce e di sintetizzare farmaci sempre più precisi, capaci di agire su bersagli molecolari.

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Inganni molecolari Dal gene alla cellula intera il passo è breve, se si sa come manipolare i primi: è quanto conta di fare l’équipe di Massimo Gianni, dell’Istituto nazionale tumori di Milano, con un finanziamento quinquennale di AIRC che nel primo triennio ammonta a oltre otto milioni di euro. Il gruppo conta di manipolare le cellule staminali adulte del sangue per utilizzarle come moderni cavalli di Troia in grado di attaccare le cellule cancerose. Per ottenere ciò, nelle cellule del sangue viene inserito il gene della proteina Trail, che attacca le membrane delle cellule maligne e ne induce la distruzione. “È un’idea tutta italiana che dovrebbe diventare pratica in pochi anni anche grazie al fatto che per la prima volta abbiamo fondi a sufficienza per arrivare al termine della sperimentazione in tutta sicurezza” spiega Gianni, che si è aggiudicato uno dei cinque progetti finanziati grazie al denaro raccolto col 5 per mille.

Gli ultimi bandi puntano su figure ibride tra clinica e ricerca

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DNA per la prognosi Fra i progetti quinquennali di AIRC c’è anche quello di Robin Foà, direttore del Centro di ematologia dell’Università La Sapienza di Roma che utilizza l’analisi del DNA per trovare la terapia più efficace nelle leucemie e nei linfomi, due tumori del sangue relativamente frequenti. “Grazie a queste tecniche abbiamo la diagnosi in

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La serietà dei processi di selezione che portano ai finanziamenti AIRC è stata rimarcata, nel corso della cerimonia al Quirinale, anche dal ministro della Salute Ferruccio Fazio. E grazie a una precisa richiesta dei bandi, che prevedevano l’applicabilità al letto del paziente di una scoperta di base dell’oncologia molecolare, oggi le nuove terapie basate su ipotesi rivoluzionarie come il cavallo di Troia di Gianni sono più vicine.

un paio di giorni e siamo anche in grado di tracciare il profilo genetico del tumore e di stabilire una prognosi” spiega Foà, che grazie a una rete di gruppi cooperatori vuole diffondere questa tecnica innovativa su tutto il territorio nazionale. “Usiamo sempre più farmaci molecolari e sempre meno chemioterapici classici, con ottimi risultati e meno effetti collaterali sia nei bambini sia nell’adulto” spiega l’ematologo romano. C’è anche chi, come Umberto Veronesi, già vede i risultati degli investimenti in ricerca: “Ci sono ambiti nei quali i progressi sono incredibili. Basti pensare all’imaging, che consente di acquisire dati più precisi sullo stato di salute della persona, elementi da utilizzare anche in assenza di malattia per prevedere i rischi individuali o fare diagnosi precoce”. È grazie a queste tecniche che si possono utilizzare con sempre maggior frequenza i farmaci mirati, che in un futuro non troppo lontano utilizzeranno, per arrivare a destinazione, anche minuscoli vettori: le nanoparticelle, il cui sviluppo è uno dei campi più promettenti della moderna oncologia. “Per il futuro intravediamo una medicina in cui i confini fra la diagnostica, la chirurgia, la radioterapia, la fisica e l’oncologia biomolecolare saranno sempre più sfumati e tutte le conoscenze saranno integrate” spiega ancora Veronesi. “Non per questo i medici saranno dei tecnocrati, anzi. Si tornerà ai valori originari della professione medica, in cui il clinico è colui che ha il privilegio di ascoltare il malato e quindi di essere il primo pilota nel percorso di cura. La visione clinica si innesta così nella ricerca, chi lavora in laboratorio si siede allo stesso tavolo di chi opera in corsia per progettare insieme ricerche che porteranno più velocemente a PER SAPERNE DI PIÙ cure efficaci”.

21 INCONTRI CON LA RICERCA

Giovani studenti, volontari e ricercatori si sono ritrovati, come ogni anno, per parlare di ricerca. In diverse città d’Italia gli Incontri hanno raggiunto il loro obiettivo: fornire un quadro generale del mondo della ricerca sul cancro, avvicinando i più giovani alla scienza ma anche alle nozioni di base necessarie per vincere la malattia, prima fra tutte la prevenzione. Gli scienziati si sono soffermati sia sugli aspetti tecnici e scientifici sia sulle novità in materia di test e terapie. I ricercatori più giovani hanno cercato di trasmettere agli studenti la passione per la scienza e il fascino del lavoro che hanno scelto. Un artista (o un critico d’arte) ha sottolineato la stretta relazione tra arte e scienza in termini di disciplina, sforzo creativo e sviluppo di nuove tecniche. È stato dato ampio spazio alle diverse realtà locali, a riprova della buona qualità generale della ricerca e dell’assistenza in Italia, e della diffusione capillare di AIRC sul territorio.


21 INCONTRI Ricercatori, giovani e volontari a confronto

Nord Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto, Liguria, Trentino

Milano a sala conferenze dell’IFOM di Milano, l’Istituto FIRC di oncologia molecolare nel quale centinaia di scienziati da tutto il mondo lavorano ogni giorno per sconfiggere il cancro, ha ospitato l’incontro milanese della Giornata per la ricerca sul cancro organizzata da AIRC. In una sala gremita, ricercatori esperti hanno risposto alle domande dei molti studenti di licei e istituti tecnici cittadini presenti all’incontro, parlando ai ragazzi con chiarezza e semplicità di temi molto complessi: dalle nuove strategie per sconfiggere le cellule tumorali, alla possibilità di guarire definitivamente dalla malattia e alla tanto citata “fuga dei cervelli” che colpisce il nostro Paese. Con una metafora che ha colto decisamente nel segno, Paolo Ghia dell’Università San Raffaele di Milano ha paragonato la ricerca oncologica a una partita a scacchi nella quale si affrontano i ricercatori e il cancro: a ogni mossa dei primi, il tumore risponde con una nuova strategia per sfuggire alla cura e a quel punto gli scienziati reagiscono con una contromossa ancora più efficace. “Lo scacco al tumore è

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Marco Foiani e i suoi collaboratori

sempre più vicino” ha affermato Ghia, sottolineando l’importanza di non concentrarsi solo sulle cellule malate, ma di prendere in considerazione anche l’ambiente nel quale queste nascono e si sviluppano. Come dimostrano gli ultimi risultati degli studi internazionali, dedicarsi al “contorno” del tumore senza colpire direttamente la malattia può sembrare un controsenso, ma è una strategia molto promettente: “Così facendo il cancro non può nutrirsi, non può muoversi e quindi è totalmente in trappola” ha spiegato Ghia, il cui lavoro è sostenuto dai fondi che AIRC ha raccolto con il 5 per mille. Al termine delle relazioni scientifiche la parola è passata ai ragazzi del pubblico, che con un entusiasmo dirompente hanno tempestato di domande i ricercatori intervenuti all’incontro, tra i quali anche Marco Foiani, direttore scientifico RELATORI dell’IFOM, e Tiziana Bonaldi, ri- SCIENTIFICI cercatrice dell’Istituto europeo di Marco Foiani oncologia (IEO) di Milano. Quali Istituto FIRC sono le cause della malattia? di oncologia Come la si può prevenire e curare? molecolare, Milano Esiste un legame tra psiche e can- Paolo Prospero cro? E ancora: come si propongo- Ghia no le idee per un nuovo progetto di Università Vita e ricerca e come si ottengono i fi- Salute San Raffaele, nanziamenti? Insomma, giovani Milano forse ancora un po’ spaventati dal Tiziana Bonaldi cancro, ma con tanta voglia di co- Istituto europeo di noscerlo a fondo e di sconfiggerlo oncologia, Milano e con una maturità e una prepara- LAICO E zione da far invidia anche agli MODERATORE adulti. Giovani pronti ad accendere Francesco Cascino una luce nuova sul tumore, per Contemporary art renderlo sempre più curabile. consultant


Aosta

Torino

tumori non dovrebbero più essere classificati in base all’organo colpito, ma piuttosto in base ai geni coinvolti”. Lo ha affermato con decisione Paolo Comoglio, direttore scientifico della Fondazione del Piemonte per l’oncologia, Istituto di Candiolo, alle porte di Torino, nel corso dell’incontro che AIRC ha organizzato nel salone ducale del municipio del capoluogo valdostano venerdì 5 novembre. Un comitato, quello valdostano di AIRC, decisamente molto attivo, come ha spiegato il responsabile della delegazione AIRC per la Valle d’Aosta RELATORI Roberto Louvin: “Grazie al contri- SCIENTIFICI buto generoso di tante persone Paolo Comoglio nella nostra regione, AIRC ha potu- Fondazione del to destinare un milione di euro all’I- Piemonte per stituto di Candiolo per sostenere la l’oncologia, Istituto di ricerca”. Dall’incontro è emersa Candiolo l’immagine della scienza come fatto Carlo Poti artistico, dal momento che ci vuole Direttore medicina genialità per andare verso un obiet- nucleare, Ospedale tivo che si può solo immaginare e Parini, Aosta raggiungere dopo un lungo percor- LAICI so. E il sostegno e la vicinanza alla Albino Impérial ricerca di questa piccola ma attiva Docente di didattica regione si legge anche nelle parole della fisica, di Carlo Poti, dell’ospedale Parini Università della Valle della città, che ancora una volta ha d'Aosta sottolineato l’importanza di cono- MODERATORE scere a fondo i geni e le loro muta- Anna Nigra zioni per sconfiggere il cancro. TGR Valle d'Aosta

mmagini di marcatori chimici, traccianti colorati e anticorpi radioattivi che possono essere riconosciuti una volta raggiunto il loro obiettivo si sono trasformate in vere e proprie opere d’arte astratta nel corso dell’incontro organizzato da AIRC a Torino, nella sala conferenze della Galleria d’arte moderna (GAM). E oltre alle immagini che quasi parlavano da sole, anche Guido Curto, direttore dell’Accademia Albertina di Belle Arti, ha sottolineato nel suo intervento lo stretto legame che unisce arte e scienza, che nascono entrambe da una continua ricerca e si avvalgono sempre di più della tecnologia. Dall’Istituto di Candiolo, uno dei fiori all’occhiello dell’oncologia piemontese, Letizia Lanzetti (attiva sul fronte della ricerca di base) e Massimo Aglietta (che agisce maggiormente sul fronte clinico) hanno spiegato come si sta muovendo oggi la lotta al cancro, con la creazione di figure nuove con competenze sia cliniche sia molecolari. Questo permetterà di studiare strategie sempre più efficaci, mirate e personalizzate per sconfiggere definitivamente la malattia, come ha confermato anche Paolo Comoglio, direttore scientifico della Fondazione del Piemonte per l’oncologia, che punta sui geni e sulle staminali per dare il colpo di grazia al tumore: “Ci troviamo in un momento storico importante: la ricerca è a un giro di boa” ha detto “e sono ragionevolmente ottimista sul fatto che presto riusciremo a vedere la sconfitta del cancro”.

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RELATORI SCIENTIFICI Paolo Comoglio Massimo Aglietta Fondazione del Piemonte per l’oncologia, Candiolo Letizia Lanzetti Fondazione piemontese per la ricerca sul cancro, Candiolo LAICI Guido Curto Direttore dell’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino MODERATORE Gabriele Beccaria Responsabile “Tuttoscienze", La Stampa

Biella

plessità che caratterizza l’uomo” ha detto la ricercatrice. Lo ha confermato anche Mario Alberto Clerico, responsabile del polo oncologico di Biella, che ha ricordato quanto sia importante la formazione continua di medici e scienziati per riuscire a rimanere sempre al passo con i tempi. L’intervento di Chiara Tinonin, presidente di UNIDEE 2010, ha infine ricordato a un pubblico molto attento come scienza e arte abbiano un fattore in comune: l’attenzione per l’uomo; per questo servono entrambe a migliorare la vita.

RELATORI SCIENTIFICI Federico Bussolino Fondazione piemontese per la ricerca sul cancro, Candiolo Mario Alberto Clerico Polo oncologico di Biella Silvia Marsoni Fondazione del Piemonte per l’oncologia, Candiolo LAICI Chiara Tinonin Presidente UNIDEE 2010 MODERATORE Silvano Esposito Direttore Il Biellese

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n giusto mix di argomenti interessanti, relatori esperti e competenti e pubblico attento ha decretato il successo dell’incontro che AIRC ha organizzato per la prima volta a Biella presso la Cittadellarte-Fondazione Pistoletto, riuscendo a coinvolgere circa 170 persone. “Le continue scoperte ci hanno fatto comprendere che sconfiggere il cancro non è semplice” ha detto Federico Bussolino, in rappresentanza della Fondazione piemontese per la ricerca sul cancro, Istituto di Candiolo (TO) “perché i diversi geni coinvolti collaborano tra di loro come in una rete”. Ma, seppur con difficoltà, è possibile dipanare una matassa di collegamenti tanto complessa anche grazie a nuove tecnologie e ad approcci diversi. Come, per esempio, quello che arriva dalla ricerca traslazionale di cui si occupa a Candiolo Silvia Marsoni: “Si tratta di tradurre quello che gli scienziati scoprono in laboratorio in strumenti clinici efficaci, cercando di tenere sempre aperti gli occhi sugli aspetti micro (geni e proteine studiate in laboratorio), ma senza dimenticare il macro ovvero la com-

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21 INCONTRI Ricercatori, giovani e volontari a confronto

Genova RELATORI SCIENTIFICI Patrizia Perri Mirco Ponzoni Istituto Gaslini di Genova LAICI Matteo Fochessati Curatore della Wolfsoniana MODERATORE Mario Paternostro Direttore PRIMOCANALE

agli studi dell’emittente televisiva genovese PRIMOCANALE, Victor Uckmar, presidente del comitato ligure di AIRC ha lanciato un appello per l’Associazione: servono molti soldi per finanziare un’attività scientifica che ha punte di eccellenza in Italia. “Nonostante l’impegno di AIRC Liguria, che lo scorso anno ha raccolto poco meno di 2 milioni di euro per la ricerca” ha ricordato Uckmar “è stato possibile finanziare solo un terzo dei progetti validi presentati nella nostra Regione. Ne servirebbero più del doppio”. Tra i ricercatori che hanno potuto beneficiare di questi finanziamenti ci sono anche Patrizia Perri e Mirco Ponzoni dell’Ospedale Gaslini di Genova, che hanno parlato del loro lavoro dedicato alla lotta al neuroblastoma: un tumore che colpisce i più piccoli e che oggi è ancora molto difficile da curare. Grazie a loro sono già stati fatti molti passi avanti soprattutto per quanto riguarda la messa a punto di un sistema per “silenziare” i geni del tumore. Presente all’incontro anche lo storico dell’arte Matteo Fochessati che ha spiegato come gli artisti condividano con gli scienziati la necessità di avvicinarsi alla realtà attraverso nuove e innovative prospettive.

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Rovereto (TN) RELATORI SCIENTIFICI Gios Bernardi Fondazione Pezcoller, Trento Piergiorgio Modena Centro di riferimento oncologico di Aviano (PN) Marco Pierotti Istituto nazionale tumori, Milano Mauro Krampera Università di Verona LAICI Stefano Cagol Artista MODERATORE Alberto Faustini Direttore del Trentino

ome lo scorso anno, anche nel 2010 il MART – Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto – ha aperto le porte alla ricerca sul cancro, ospitando l’incontro organizzato in Trentino-Alto Adige. Più della metà delle persone che vi hanno preso parte era costituita giovani studenti delle scuole superiori, curiosi di conoscere le novità della ricerca e di capire come vivono e lavorano i ricercatori. Gli interventi dei relatori che hanno preso parte all’incontro – Marco Pierotti, direttore scientifico dell’Istituto nazionale tumori di Milano, Gios Bernardi, presidente della Fondazione Pezcoller di Trento, Piergiorgio Modena del Centro di riferimento oncologico di Aviano e Mauro Krampera del Policlinico di Verona – sono giunti a un’unica conclusione pur partendo da punti diversi: il tumore non è più una malattia incurabile e non esiste più “il” tumore, ma una moltitudine di diverse forme tumorali. L’ottima conduzione della giornata da parte di Alberto Faustini e la proiezione di alcuni video con performance dell’artista Stefano Cagol hanno reso l’incontro ancor più interessante.

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Alberto Zamo

Padova

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aula era gremita da studenti delle scuole su-

che hanno preso parte all’incontro con ’periori i ricercatori AIRC nell’aula magna dell’Istituto

oncologico veneto di Padova. Dall’Università di Padova sono intervenuti Luigi Chieco Bianchi, che ha aperto l’incontro, Paola Zanovello e Stefano Piccolo che hanno riferito in un linguaggio semplice i passi avanti che quotidianamente vengono compiuti contro la malattia, soprattutto dal punto di vista dello studio del sistema immunitario e delle cellule staminali. Tutti meccanismi che coinvolgono i geni, dal momento che il cancro è una malattia genetica dove il “malato” è la cellula: ecco perché uno dei problemi nella moderna ricerca oncologica consiste nell’individuare e colpire la cellula giusta, senza danneggiare le altre. L’artista Fabrizio Plessi ha ricordato come non RELATORI sia semplice raggiungere questi SCIENTIFICI risultati e ha incoraggiato i giova- Luigi Chieco ni a osare ed essere portatori di Bianchi grandi progetti. Proprio la capa- Stefano Piccolo cità e la voglia di osare avvicina- Paola Zanovello no, secondo Plessi, scienza e Università di Padova arte. Ma poiché il coraggio da Alberto Zamò solo non basta, è necessario l’in- Università di Verona tervento di associazioni come LAICI AIRC, secondo quanto è emerso Fabrizio Plessi dalle parole di Alberto Zamò del- Artista l’Università di Verona, sostenuto MODERATORE da Unicredit, che grazie a essa è Roberta Villa tornato a lavorare in Italia dopo Giornalista scientifica un’esperienza all’estero.


Centro Lazio, Emilia-Romagna, Toscana, Molise

Roma armaci intelligenti capaci di colpire un bersaglio ben preciso, cavalli di Troia molecolari che riescono a dirigersi verso l’obiettivo e distruggere le cellule del tumore. Non sono i temi di un congresso di fantascienza, ma gli argomenti che i ricercatori AIRC hanno presentato a Roma, nelle sale del museo Maxxi, in occasione della giornata per la ricerca sul cancro e che rappresentano già una realtà. Di fronte ai ricercatori una platea di 200 ragazzi delle scuole superiori ha ascoltato le relazioni presentate ed è stata coinvolta dalla passione per la ricerca che i relatori sono riusciti a trasmettere. Manuela Pellegrini, giovane ricercatrice dell'Università Tor Vergata di Roma appena tornata dagli Stati Uniti ha descritto con tutto il suo entusiasmo la bellezza e i sacrifici del suo lavoro: “In Italia un ricer-

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catore incontra difficoltà di molti generi” ha spiegato “spesso legate al fatto che i finanziamenti non sono sufficienti a garantire il sostegno di un progetto dall'inizio alla fine. Ma vale la pena continuare, anche per dare speranza ai malati e alle loro famiglie”. Di farmaci intelligenti ha parlato invece Robin Foà, dell'Università La Sapienza di Roma, ricordando i numerosi progressi già raggiunti dalla ricerca e dalla medicina in questo settore: “Alcune leucemie che fino a poco tempo fa erano incurabili oggi possono essere sconfitte grazie a queste molecole intelligenti” ha spiegato il ricercatore, al quale ha fatto eco Alessandro Gianni, dell'Istituto nazionale tumori di Milano. Nei laboratori milanesi si sta mettendo a punto un cavallo di Troia molecolare basato sulle cellule staminali del sangue e così intelligente da convincere le cellule del tumore a suicidarsi. In sostanza, come ha ricordato anche l'oncologo Umberto Veronesi, la chiave del progresso e del successo dell'oncologia moderna è rappresentata dalla profonda conoscenza del DNA e dei meccanismi che regolano il nostro patrimonio genetico: “Senza la ricerca di base sul DNA non potremo mai andare avanti seriamente nella cura dei tumori” ha detto ai ragazzi presenti. E nell'incontro romano si è parlato anche di arte e delle sue tante somiglianze con la scienza. “In entrambi i campi servono fantasia e creatività” ha ricordato Veronesi, mentre il maestro Michelangelo Pistoletto ha ribadito la sua convinzione che i due mondi possano e debbano convivere e collaborare: “Sono convinto che sia il momento di fare come nel Rinascimento, quando l'arte e le scienze si sono unite per guarire le malattie della società” ha concluso.

RELATORI SCIENTIFICI Umberto Veronesi Istituto europeo di oncologia, Milano Robin Foà Università La Sapienza di Roma Massimo Gianni IstItuto nazionale tumori, Milano Manuela Pellegrini Università Tor Vergata, Roma LAICI Michelangelo Pistoletto Artista MODERATORE Alberto Costa Scuola europea di oncologia

Robin Foà GENNAIO 2011 | FONDAMENTALE | 23


21 INCONTRI Ricercatori, giovani e volontari a confronto

Bologna idurre i tumori del 50 per cento con la prevenzione: un obiettivo molto ambizioso, ma non impossibile secondo Pier Luigi Lollini, dell’Università di Bologna, che ha introdotto con il suo intervento la giornata organizzata da AIRC in Emilia-Romagna. Lollini ha spiegato, per esempio, che i raggi UV sono molto cancerogeni e non arrivano solo dal sole, ma anche dalle lampade abbronzanti presenti nei centri estetici, “vere e proprie fabbriche di tumori” come le definisce il docente dell’ateneo bolognese. E poi, ancora, dito puntato contro alcol, obesità, scarsa attività fisica, ma soprattutto contro il fumo, responsabile di un enorme numero di tumori. Agli altri relatori presenti il compito di spiegare al pubblico numeroso e molto attento le ultime novità della ricerca. Stefano Pileri dell’Università di Bologna ha parlato di terapie sempre più personalizzate, che si allontanano dagli schemi fissi e uguali per tutti i pazienti, mentre Nadia Zaffaroni dell’Istituto tumori di Milano e Alberto Del Rio, dell’Università di Modena e Reggio Emilia, hanno parlato dei nuovi farmaci tecnologici, che mirano a un bersaglio preciso e sono disegnati anche grazie all’aiuto del computer. All’Incontro ha preso parte con verve e competenza anche lo storico dell’arte Philippe Daverio che ha affascinato il pubblico con la sua interpretazione: “La scoperta arriva perché c’è un elemento che scardina le certezze, rompe i meccanismi e fa cambiare direzione”.

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RELATORI SCIENTIFICI Pierluigi Lollini Università di Bologna Alberto Del Rio Università di Modena e Reggio Emilia Stefano Pileri Università di Bologna Nadia Zaffaroni IstItuto nazionale tumori, Milano LAICI Philippe Daverio Storico dell'arte MODERATORE Pierluigi Masini Vicedirettore Il Resto del Carlino

Alberto Del Rio

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Libero Santarpia

Firenze on il cancro oggi si vive meglio e di cancro si muore meno” ha affermato nel corso dell’incontro organizzato da AIRC a Firenze nell’Auditorium Complesso Sant’Apollonia, Alessandro Vannucchi dell’Università di Firenze “grazie soprattutto a una ricerca che ha portato e continua a portare risultati concreti”. Nel gruppo di Vannucchi lavorano molti giovani e circa uno su tre fa parte della categoria dei medici-scienziati, impegnati contemporaneamente in laboratorio e in corsia. “Sono loro gli oncologi molecolari, la figura professionale di cui l’oncologia moderna ha bisogno. È importante dunque curare con la ricerca e puntare sulla formazione perché dove si fa ricerca si cura meglio” ha affermato Anna RELATORI Marchi Mazzini, presidente del SCIENTIFICI comitato AIRC Toscana, che lo Libero Santarpia scorso anno ha raccolto 4 milioni Ospedale Misericordia e 700 mila euro. Lo hanno con- e Dolce, Dipartimento fermato Paola Romagnani, ricer- di oncologia, Prato catrice in forza all’ateneo fioren- Alessandro tino, che ha parlato del ruolo Vannucchi delle staminali nell'origine dei Paola Romagnani tumori renali, e Libero Santarpia Università di Firenze del Dipartimento di oncologia di LAICI Prato, che ha mostrato come arte Fabrizio Corneli e scienza si muovano su binari Scultore paralleli: come le immagini mu- MODERATORE tano a seconda della luce, così i Giuseppe concetti cambiano a seconda di Mascambruno come li si “illumina” da un diver- Direttore La Nazione so punto di vista.

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Pisa n dibattito ricco di spunti RELATORI interessanti ha caratteriz- SCIENTIFICI zato la giornata che ancora Eleonora Molinaro una volta AIRC ha organizzato Aldo Pinchera nella città di Pisa. Dall’aula Università di Pisa magna dell’ateneo pisano, 200 LAICI studenti universitari e delle scuo- Barbara Alberti le superiori hanno infatti seguito Scrittrice con interesse e attenzione gli in- MODERATORE terventi dei ricercatori presenti Aldo Pinchera tra i quali Eleonora Molinaro e Università di Pisa Aldo Pinchera, dell’Università di Pisa. “L’oncologia moderna, che deve diventare in tutto e per tutto oncologia molecolare, si basa su figure nuove come quella dell’oncologo molecolare che divide il suo tempo tra il bancone del laboratorio e il reparto di cura o la sala operatoria, superando definitivamente le divisioni tra ricerca e clinica” ha detto l’endocrinologo Pinchera. E con questo spirito di curiosità e amore per la conoscenza si devono muovere i giovani ai quali è stato rivolto in particolare il messaggio di AIRC. Anche la scrittrice Barbara Alberti ha sottolineato l’importanza di curiosità e stimolo a conoscere come forze guida di artisti e scienziati e di tutte quelle persone che con il loro impegno quotidiano hanno contribuito ad accendere una nuova luce sull’aggettivo “curabile” quando si parla di cancro, come ha affermato Cornelia Laino Mori, vicepresidente AIRC Toscana.

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Antonio Moschetta

Isernia ono rimasta piacevolmente colpita dell'atmosfera dell'incontro organizzato da AIRC, un'atmosfera molto viva e vera e un'esperienza che ha arricchito notevolmente anche me che da anni mi dedico alla ricerca”. Con queste parole Francesca Ciccarelli dell'Istituto europeo di oncologia di Milano ricorda la giornata per la ricerca sul cancro di Isernia, che ha avuto luogo nella Sala auditorium della provincia molisana. All'incontro hanno partecipato anche Antonio Moschetta, del Consorzio Mario Negri Sud e Piero Musiani, dell'Università di Chieti, che hanno ribadito l'importanza del progresso tecnologico per la ricerca che può rendere il tumore sempre più curabile. Ma l'aspetto più sorprendente e gratificante è stata la grande partecipazione del pubblico presente, rappresentato da 150 ragazzi della scuola superiore e da donatori, volontari e molte altre persone che fanno la forza di AIRC: tanto è stato vivo il dibattito che a un certo punto Maria Francesca De Cecco, presidente di AIRC Abruzzo e Molise ha dovuto chiedere al pubblico di non fare più domande. Lorenzo Canova, docente di storia dell’arte contemporanea ha tracciato, poi, un parallelo tra arte e scienza mettendo in luce valori condivisi dai due mondi: il metodo, la libertà, l’emozione e l’immaginazione.

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RELATORI SCIENTIFICI Piero Musiani Università di Chieti Francesca Ciccarelli Istituto europeo di oncologia, Milano Antonio Moschetta Consorzio Mario Negri Sud, Santa Maria Imbaro (Chieti) LAICI Lorenzo Canova Docente di storia dell'arte contemporanea (Università del Molise) MODERATORE Pino Cavuoti Condirettore de Il Nuovo Molise

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21 INCONTRI Ricercatori, giovani e volontari a confronto

Sud

Campania, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna

Napoli RELATORI SCIENTIFICI Marco Salvatore Università di Napoli Federico II Alfredo Fusco CNR, Milano Gabriella Minchiotti Istituto di genetica e biofisica del CNR, Napoli Cesare Gridelli Ospedale Moscati, Avellino LAICI Maurizio de Giovanni Scrittore Lello Esposito Scultore MODERATORE Giancarlo Vecchio Università di Napoli

agli studi dell’emittente locale Canale 9, Napoli ha preso parte alla Giornata per la ricerca sul cancro schierando artisti e ricercatori che hanno spiegato l’importanza di sostenere la ricerca. “Gli incontri sono serviti a chiarire come vengono utilizzati i fondi raccolti – oltre 3 milioni di euro lo scorso anno in Campania – e a sensibilizzare le persone” ha spiegato Marco Salvatore, dell’Azienda ospedaliera universitaria Federico II di Napoli. Tra i ricercatori napoletani, in prima linea nella lotta contro il cancro, hanno preso la parola anche Gabriella Minchiotti e Alfredo Fusco che si dedicano rispettivamente allo studio delle cellule staminali e dei tumori tiroidei. La relazione tra arte e scienza è stata illustrata dallo scultore Lello Esposito, che ha donato una sua opera, e dallo scrittore Maurizio de Giovanni che ha ricordato come arte e impresa scientifica siano simili, entrambe legate alla ricerca di nuove strade, al cambiamento e al miglioramento continuo del proprio lavoro.

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Salerno ivertente e stimolante, anche grazie all’intrigante combinazione arte e scienza”. Con queste parole Giorgio Colombo, chimico del CNR di Milano, descrive l’incontro che AIRC ha organizzato presso la Fondazione Filiberto Menna di Salerno e al quale hanno preso parte anche Licia Rivoltini – che all’Istituto tumori di Milano si occupa di vaccini contro il cancro – e Mauri-

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zio Bifulco dell’Università di Salerno. Oltre alla capacità degli esperti presenti di trasmettere la passione per la ricerca, ciò che ha favorevolmente impressionato è stato l’interesse e la partecipazione attiva delle oltre 100 persone presenti, in buona parte studenti delle scuole superiori. “Le domande spaziavano dalle fonti di finanziamento alle differenze nell’assistenza tra Nord e Sud” ha detto Colombo, che ha concluso: “L’esperienza di questa giornata mi ha mostrato con chiarezza quanto sia importante per la gente comune essere messa a conoscenza degli sforzi che la ricerca sta facendo per conoscere meglio il cancro”. RELATORI SCIENTIFICI Maurizio Bifulco Università di Salerno, Fisciano (Salerno) Giorgio Colombo CNR, Milano Licia Rivoltini Fondazione IRCCS Istituto nazionale tumori, Milano

LAICI Angelo Trimarco Presidente della Fondazione Filiberto Menna Pina De Luca Docente di estetica, Università di Salerno Stefania Zuliani Docente di museologia, Università di Salerno

MODERATORE Maurizio Bifulco Università di Salerno Angelo di Marino Direttore La Città


Bari

Catanzaro

l Teatro Piccinni di Bari ha ospitato l’incontro organizzato dal Comitato AIRC Puglia. “Una nazione senza ricerca è una nazione vecchia” ha detto con forza Mariella Fanelli Carrieri, vicepresidente regionale di AIRC “e donare alla ricerca non è solo beneficenza, ma un investimento sul futuro”. Dello stesso parere Antonio Quaranta, preside della Facoltà di medicina di Bari. Dall’angiogenesi di Angelo Vacca, alle staminali del cancro di Malù Coluccia, alle alterazioni epigenetiche di Lucia Altucci, i ricercatori hanno toccato la complessità del loro lavoro cercando di “indicare un futuro possibile”ai tanti RELATORI s t u d e n t i SCIENTIFICI che riem- Angelo Vacca pivano la Università di Bari sala, come Lucia Altucci ha detto Seconda Università di T h o m a s Napoli Vaccari. Dia- Addolorata Maria gnosi precoce Luce Coluccia e prevenzione, Università di Lecce tra preoccupazio- Vito Racanelli ni e speranze, sono Università di Bari stati i nuclei delle do- Thomas Vaccari mande degli studenti che IFOM, Milano hanno creato un vivace dialogo LAICI coi relatori. Ely Rozenberg ha mo- Ely Rozenberg strato come la luminosità delle Industrial designer e sequenze molecolari possa ispira- curatore di design re il designer nella creazione delle MODERATORE sue opere e ha definito il designer Enrica Simonetti come l’esatto incontro tra l’inge- La Gazzetta del gnere e l’artista. Mezzogiorno

a ricerca oncologica ha fatto passi da gigante e alcuni tumori, a causa dei quali fino a poco tempo fa si moriva, oggi sono curabili nel 95 per cento dei casi: ma resta ancora molto da fare e la soluzione vera è nella conoscenza” ha affermato Adriana Albini del Polo scientifico e tecnologico Irccs Multimedica di Milano nel corso del suo intervento alla giornata che AIRC ha organizzato a Catanzaro. L’incontro ha visto tra i protagonisti anche Ugo Cavallaro, che all’IFOM di Milano si occupa di oncologia molecolare e Pierfrancesco Tassone, dell’Università di Catanzaro, che ha ribadito l’importanza della ricerca traslazionale per portare sempre più velocemente i risultati dal laboratorio al paziente. Presente anche la presidente del comitato AIRC calabrese Rossella Serra, a testimonianza dell’importanza dell’associazione in questa Regione dove lo scorso anno sono stati erogati oltre 6 milioni e 500mila euro.

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Lucia Altucci

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RELATORI SCIENTIFICI Adriana Albini Polo scientifico e tecnologico IRCCS Multimedica, Milano Ugo Cavallaro IFOM, Milano Pierfrancesco Tassone Università di Catanzaro LAICI Pino Brugellis Architetto e direttore della Fondazione Targetti MODERATORE Emanuela Gemelli TGR Calabria

Crotone iù di 300 studenti delle superiori, tanta gente comune e numerose autorità hanno riempito la sala che l’Istituto Sandro Pertini di Crotone ha messo a disposizione di AIRC nella giornata per la ricerca sul cancro. La partecipazione attenta del pubblico è emersa sin dai primi minuti dell’incontro al quale hanno preso parte Filippo Belardelli dell’Istituto Superiore di Sanità di Roma, Marilena Iorio dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, Marcello Maggiolini dell’Università della Calabria ed Emanuela Di Salle, ricercatrice del centro di eccellenza oncologica a Catanzaro. L’importanza di impegno e formazione e lo spirito che deve animare i ricercatori sono stati al centro di molti degli interventi: “Il periodo che ho trascorso all’estero mi ha arricchita moltissimo e consiglio a tutti un’esperienza simile” ha detto con entusiasmo Marilena Iorio. “L’importante è non farsi mai scoraggiare dalle difficoltà che si incontrano sul percorso della ricerca, perché vi assicuro che la gioia per aver contribuito alla lotta contro il cancro vince sempre e ci fa superare anche gli ostacoli più grandi”.

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RELATORI SCIENTIFICI Filippo Belardelli Istituto superiore di sanità, Roma Marilena Iorio IstItuto nazionale tumori, Milano Marcello Maggiolini Università della Calabria, Rende (Cosenza) LAICI Michele Trimarchi Presidente del Comitato scientifico di Arteprima MODERATORE Giuseppe Soluri Presidente dell'Ordine dei giornalisti della Calabria


21 INCONTRI Ricercatori, giovani e volontari a confronto

RELATORI SCIENTIFICI Ruggero De Maria ISS (Roma) Luca Lo Nigro Policlinico G. Rodolico, Catania Gabriella Sozzi Istituto nazionale tumori, Milano LAICI Vittorio Sgarbi MODERATORE Andrée Ruth Shammah Regista teatrale

Palermo

Cagliari

l comitato siciliano, rappresentato da Arabella Salviati e Chiara Catania, ha riunito il pubblico a palazzo Chiaramonte Steri, dove la prevenzione ha avuto un ruolo da protagonista. Ruggero De Maria, ha ribadito l’importanza degli screening in una regione che vanta un triste primato nella diffusione del cancro al colon: “In molti casi abbiamo gli strumenti giusti per prevenire” ha spiegato De Maria “è triste vedere quanti si ammalano per ignoranza o per superficialità”. Luca Lo Nigro, titolare di una borsa finanziata da Unicredit, ha illustrato il suo progetto di ricerca sulle leucemie infantili acute, e Gabriella Sozzi ha parlato del ruolo del gene FHIT nello sviluppo del tumore del polmone. Vittorio Sgarbi ha teorizzato, da Giotto a Freud, che sono i primi 15 anni di ogni secolo a fornire la chiave di lettura per gli anni seguenti, mentre il nuovo millennio si è aperto all’insegna della distruzione anche se, come ha commentato la moderatrice Andrée Ruth Shammah: “La ricerca è costruttiva: allontana la morte e avvicina la vita”.

ezzo milione di euro all’anno raccolti e destinati a finanziare progetti di ricerca: con queste credenziali di tutto rispetto il gruppo sardo di AIRC, guidato da Daniela De Angelis, ha organizzato un incontro a Cagliari in occasione della Giornata per la ricerca sul RELATORI cancro. Alla presenza di 300 stu- SCIENTIFICI denti, Elisabetta Dejana e Amedeo Amedeo Columbano Columbano hanno discusso di fa- Marta Anna maci intelligenti, blocco dei rifor- Kowalik nimenti al tumore e microchip ca- Università di Cagliari paci di rilasciare farmaci per tera- Elisabetta Dejana pie personalizzate sia in base al IFOM Fondazione paziente, sia in base al tipo di can- Istituto FIRC di cro. Marta Anna Kowalic ha parla- oncologia molecolare, to, poi, del suo progetto di ricerca Milano che riguarda la comprensione dei LAICI meccanismi che regolano la cre- Giorgio Pellegrini scita degli organi e il loro coinvol- Docente di storia gimento nello sviluppo dei tumori. dell'arte e Alle parole degli scienziati pre- dell'architettura senti hanno fatto eco quelle di contemporanea Giorgio Pellegrini, che ha descrit- MODERATORE to l’arte come forma di ricerca e Francesco Birocchi come vero aiuto alla vita. TGR Sardegna

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Milazzo RELATORI SCIENTIFICI Guido Ferlazzo Università di Messina Lorenzo Memeo IOM, Catania Angelo Messina Università di Catania LAICI Felicita Platania Presidente del Centro Culturale Zo MODERATORE Francesco Nuccio Caporedattore Ansa Palermo

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Istituto tecnico commerciale Leonardo Da Vinci

aperto le porte a ricercatori, esperti e gente ’hacomune. I relatori hanno descritto con chiarezza i

progressi che la ricerca ha ottenuto anche in Sicilia: Guido Ferlazzo ha parlato di strategie per curare il cancro con il nostro stesso sistema immunitario e dello sviluppo di vaccini cellulari, Angelo Messina ha mostrato alcuni dei risultati ottenuti con l’utilizzo delle cellule staminali, mentre Lorenzo Memeo ha fornito una descrizione della figura del patologo nell’era della medicina molecolare e dei farmaci intelligenti. Il moderatore Francesco Nuccio ha reso fluido e gradevole il passaggio da un argomento all’altro, fornendo interessanti spunti per il dibattito con un pubblico attento e vivace, che ha toccato argomenti come il ruolo delle istituzioni e le future iniziative che potrebbero unire, ancora una volta, AIRC e il mondo dell’arte, rappresentato durante l’incontro da Felicita Platania.

Gabriella Sozzi

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Sassari

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aula magna della Facoltà di medicina dell’Univer-

era gremita, con alcuni ragazzi seduti anche ’sità sui gradini pur di essere presenti alla Giornata.

Questa immagine descrive l’entusiasmo e l’interesse della città nei confronti della ricerca, vista come strumento fondamentale per la lotta al cancro, come ha spiegato Rosa Maria Pascale: “Prevenzione e diagnosi precoce ci permettono di distruggere per molti tipi di tumore le due lettere con le quali inizia la parola incurabile”. Lo hanno confermato anche Angela Spanu, che ha mo- RELATORI strato i risultati raggiunti con la SCIENTIFICI diagnostica per immagini, e Fran- Francesco Feo cesco Feo, che ha ribadito l’impor- Rosa Maria Pascale tanza di una comunicazione scien- Angela Spanu tifica seria e fondata su solide basi Università di Sassari sperimentali. Cristiana Collu ha LAICI impressionato i ragazzi con un Cristiana Collu quadro e un filmato dell’artista al- Storica dell’arte, Dir. banese Adrian Paci sul tentativo di Museo MAN (Nuoro) esorcizzare la morte: “Dobbiamo MODERATORE affrontare la vita anche con un po’ Roberto Morini di ironia”, ha commentato. La Nuova Sardegna


INIZIATIVE Insieme a fianco di AIRC

Crediamo nel gioco di SQUADRA I nostri partner Undici giovani lavorano da due anni a progetti autonomi all’interno di istituti di eccellenza nel nostro Paese: è la squadra dei ricercatori UniCredit. Grazie all’impegno concreto delle sue banche e società, dei suoi stessi clienti e dipendenti, UniCredit ha scelto di investire su questo progetto per un intero triennio. Manca ancora un anno per concludere il progetto, ma iniziano già ad arrivare i primi risultati che porteranno a nuovi approcci nella cura del paziente. Anche l’impegno di Sisal nei confronti di AIRC è tangibile. È giunta infatti al suo secondo anno di attività l’Unità di ricerca guidata da Thomas Vaccari presso l’IFOM di Milano che, da quest’anno, ha arruolato anche quattro giovanissimi ricercatori (tra i 25 e i 27 anni) per lavorare a un progetto molto interessante: studiare, attraverso l’esame dei moscerini della frutta, un gruppo di geni che agiscono come soppressori tumorali. Questi studi permetteranno di sviluppare farmaci per contrastare l'insorgenza di tumori dovuti ad alterazioni della comunicazione tra cellule. Sisal si è impegnata a garantire la continuità di questo progetto per un intero triennio, mobilitando rivenditori e clienti in oltre 35.000 ricevitorie in tutta Italia.

Un gol per la ricerca “Io ci credo e sono orgoglioso di far parte della squadra di AIRC”. Così dice Alessandro Del Piero che, insieme a Javier Zanetti, Alberto Gilardino e Alexandre Pato, ha testimoniato la sua fiducia nel lavoro dei ricercatori AIRC e ha invitato i tifosi a donare per rendere il cancro una malattia sempre più curabile. Con l’iniziativa Un gol per la ricerca, in collaborazione con Lega Serie A, TIM, Lega Serie B e, da quest’anno, anche con l’Associazione italiana arbitri, tutto il mondo del calcio è sceso in campo a fianco di AIRC in occasione della Giornata per la ricerca sul cancro. “Faccio parte di una squadra speciale” afferma Gilardino, che mostra con orgoglio la maglia di AIRC. Anche il capitano dell’Inter Javier Zanetti sottolinea che la voglia di vincere è la stessa per tutti: “Continuo a giocare con passione, proprio come i ricercatori AIRC lavorano con la stessa passione per la ricerca”. Pato ha cominciato a credere nella ricerca a 10 anni quando un tumore l’ha toccato. Ha raccontato la sua storia per trasmettere la sua fiducia perché “è importante credere per guarire”. Tutti i media sportivi, da RaiSport, a SKYSport, dalla Gazzetta dello Sport ai principali quotidiani e siti web, hanno fatto da cassa di risonanza all’iniziativa.

I gestori telefonici Indispensabili partner tecnici per ricevere le donazioni. Un semplice numero condiviso dagli operatori di telefonia fissa e mobile, ha permesso di trasformare la generosità del pubblico in donazioni concrete attraverso un gesto immediato come l’invio di un sms o una chiamata da telefono fisso. Tim, Vodafone, Wind, 3, Telecom Italia, Infostrada e Fastweb hanno permesso di ricevere oltre l’80 per cento dei fondi raccolti in occasione della Giornata per la ricerca sul cancro.


CAMPAGNA DI INFORMAZIONE

RAI e AIRC raccontano 5,6 milioni di euro per far luce sul cancro L’importante risultato conferma la fiducia che gli italiani nutrono per AIRC. Continuare a investire su una nuova generazione di ricercatori per sostenerli dai primi passi fino allo sviluppo di progetti indipendenti, e dal lavoro in laboratorio all’applicazione terapeutica, è l’impegno che AIRC e RAI continuano a perseguire insieme. Anche quest’anno, per un’intera settimana, la RAI ha promosso la campagna di informazione che ha visto protagoniste, in numerosi programmi televisivi e radiofonici, le testimonianze di medici, ricercatori e persone che hanno combattuto la malattia, insieme a una squadra di testimonial del mondo dello spettacolo e dello sport, capitanata dalla madrina Antonella Clerici. Con questa campagna la RAI ha espresso al meglio la sua funzione istituzionale di servizio pubblico mettendo in campo tutte le sue strutture per informare il pubblico. AIRC ha contribuito, con i suoi temi e i suoi protagonisti, a dar vita a una televisione ricca di contenuti, fatta dai cittadini per i cittadini.

Obiettivi raggiunti 63 spazi dedicati ad AIRC in televisione e 37 in radio, oltre 70 partecipazioni di ricercatori e testimonial che hanno dato voce alla ricerca italiana. La squadra AIRC ha dato il via alla campagna domenica 31 ottobre su Domenica In… onda. In studio i testimonial AIRC Francesco Facchinetti, Margherita Granbassi e il ricercatore Thomas Vaccari hanno contribuito a raggiungere l’obiettivo di raccolta prefissato: 750.000 euro che finanzieranno una nuova Unità di ricerca. Da Lorella Cuccarini il testimone è passato a Michele Cucuzza, Eleonora Daniele e Franco Di Mare, che per quattro giorni hanno ospitato nello studio di Uno Mattina i ricercatori AIRC. Grazie alle donazioni del pubblico sono stati finanziati cinque percorsi di specializzazione all’estero del

valore di 40.000 euro l’uno. I migliori anni ha garantito un percorso triennale e uno annuale a due giovani ricercatori. Dalla Prova del cuoco, che ha raccolto ben 500.000 euro per garantire tre My First AIRC Grant e dove i ricercatori AIRC si sono cimentati in cucina, a I soliti ignoti, dove tra le identità nascoste c’era la ricercatrice Simona Paladino, passando attraverso le principali trasmissioni di Raiuno, Raidue e Raitre, la settimana di RAI per AIRC si è conclusa domenica 7 novembre con una maratona dalle 6,30 alle 24 con In Famiglia, che sosterrà con 450.000 euro una nuova Unità di ricerca, L’Arena, che ha raccolto 300.000 euro per due My First AIRC Grant, per culminare nel tradizionale appuntamento con lo speciale Elisir, condotto da Michele Mirabella. Il numeratore, alla fine del programma, segnava 5,6 milioni di euro.


la ricerca Vivere la ricerca “Non è un caso che quando gli italiani emigrano facciano grandi cose: qui sono abituati ad aguzzare l’ingegno”. Ruggero De Maria è uno dei protagonisti dei video prodotti da AIRC, andati in onda sulle reti RAI, che raccontano i momenti speciali dell’attività dei ricercatori e l’instancabile passione che li anima. Non accorgersi dell’ora del Capodanno perché si è coinvolti dalla scoperta che dà senso a una vita, come è accaduto a Ruggero De Maria, oppure la scelta di Simona Paladino, in gioventù brava calciatrice, che decide di dedicarsi ad una più grande passione, la ricerca, dove si segnano gol più rari ma più decisivi. “Con la ricerca non si diventa mai ricchi, ma dipende dall’idea che hai di ricchezza” dice Vincenzo Bronte, che per sconfiggere il cancro ha scelto di tornare in Italia dopo un lungo periodo negli Stati Uniti. E Letizia Lanzetti racconta del momento in cui stava per abbandonare un progetto di ricerca quando lo sguardo di una giovane malata sua coetanea le ha fornito la forza e l’intuizione che le mancavano. Le stesse che consentono a Thomas Vaccari e ai suoi collaboratori di dedicare al proprio lavoro tanti giorni e tante notti. Potete vedere i video su www.airc.it oppure sul canale AIRC di Youtube.

Una settimana su RadioRAI Le trasmissioni di RadioRai hanno supportato la campagna dedicando numerosi spazi di approfondimento ai protagonisti della ricerca e contribuendo al raggiungimento degli obiettivi scientifici. Dal Giornale RadioRai a Un Giorno da pecora, da Fahrenheit a Tornando a casa, da Italia Istruzioni per l’uso ad Articolo 32, ogni trasmissione ha dato il suo personale contributo prestando voce a chi, grazie ad AIRC, rappresenta la ricerca sul cancro nel nostro Paese.

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VIVERE SANO

Ambiente: i cellulari Cosa sono

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LA CURIOSITÀ In alcuni reparti ospedalieri si leggono cartelli che invitano a spegnere i telefoni cellulari. Questo invito non è dettato solo da una questione di rispetto – suonerie e conversazioni ad alta voce sono molto fastidiose, soprattutto per chi non sta bene – ma anche da esigenze pratiche. Le onde emesse dal telefonino possono infatti interferire con le apparecchiature mediche – inclusi pacemaker o defibrillatori – e di conseguenza rivelarsi pericolose per i pazienti sottoposti a particolari trattamenti.

CONSIGLI PER L’USO Anche se gli studi clinici più recenti ci tranquillizzano sull’uso del telefonino, rimane valida la raccomandazione di ridurre al minimo l’esposizione alle onde emesse da questi apparecchi. Per raggiungere il risultato bastano piccoli accorgimenti come, per esempio, ridurre il tempo trascorso al cellulare, utilizzare sempre i dispositivi che permettono di parlare allontanando l’apparecchio dalla testa (auricolare e vivavoce) e non addormentarsi con il telefono troppo vicino al cuscino.

Che cosa dice la scienza Lo studio “Interphone”, recentemente pubblicato sulla rivista International Journal of Epidemiology, ha scagionato il telefono cellulare dall’accusa di causare tumori del cervello, in particolare gliomi e meningiomi. Lo studio, coordinato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) di Lione, ha coinvolto 10.700 persone (metà con tumore cerebrale e metà senza tumore) in 13 Paesi, tra i quali anche l’Italia, a cui è stato chiesto di raccontare le proprie abitudini legate all’uso del telefonino: quando avevano iniziato a utilizzarlo o quanto tempo dedicavano alle conversazioni al cellulare in una giornata. I risultati hanno promosso i telefonini: nessun aumento del rischio di gliomi o meningiomi, nemmeno per chi utilizza il cellulare da più di dieci anni. Il rischio di glioma aumenta, seppur in misura minima, se si esagera con le telefonate, ma questo vale solo per i casi limite di persone che utilizzano il cellulare da 5 a 12 ore al giorno. Non bisogna però dimenticare che i timori nei confronti dei telefonini non riguardavano solo il cervello: sms o telefonate senza auricolare mentre si guida possono provocare incidenti mortali e anche la salute delle mani è in pericolo, come dimostrano i casi di tendinite tra i giovani abituati a inviare centinaia di sms al giorno. Un aiuto arriva dal continuo sviluppo della tecnologia che ci propone telefonini sempre più sicuri, con emissioni elettromagnetiche molto riPER SAPERNE DI PIÙ dotte rispetto ai primi modelli.

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a cura della REDAZIONE alla loro comparsa nella metà degli anni Ottanta del secolo scorso, i telefoni cellulari hanno avuto un enorme successo e si sono diffusi in tutto il mondo tanto da prendere il posto di telefoni fissi e cabine telefoniche, ormai considerati quasi pezzi da museo. Eppure il dibattito sui rischi per la salute legati all’uso del telefonino è ancora molto acceso.

Il telefono cellulare è un apparecchio che permette di telefonare utilizzando onde elettromagnetiche a radiofrequenza, molto simili per caratteristiche a quelle emesse dai forni a microonde. Anche se i fili non ci sono più, servono antenne capaci di creare una rete continua, una sorta di autostrada sulla quale la comunicazione possa viaggiare; e se queste antenne sono troppo lontane tra loro può succedere che diventi molto complicato trasmettere e ricevere il segnale. TACS, GSM (la più diffusa oggi nel mondo con più di 3 miliardi di utenti), UMTS e LTE sono tutte reti radiomobili cellulari che ci permettono di comunicare senza fili e non solo a parole: con i telefonini di ultima generazione è possibile infatti collegarsi a Internet, scambiarsi foto e messaggi di testo e molto altro ancora.


RICERCA IN VETRINA S Smettere di fumare

Il gene di Zeno Scritti nel DNA la dipendenza dal fumo di sigaretta e il rischio di sviluppare il tumore del polmone

a cura della REDAZIONE ome già aveva intuito Italo Svevo nel suo romanzo La coscienza di Zeno, spegnere l’ultima sigaretta non è solo una questione di volontà: abbandonare il fumo potrebbe essere più facile per alcuni individui a causa di quanto è scritto nel loro DNA. I ricercatori dell’Istituto nazionale tumori di Milano, diretti da Tommaso Dragani, hanno infatti scoperto che il gene CHRNA5 aumenta la predisposizione alla dipendenza dal fumo di sigaretta ed è inoltre collegato al rischio di sviluppare il tumore del polmone.

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passo in più, dimostrando che proprio CHRNA5 ha un ruolo da protagonista in questa associazione tra geni, fumo e tumore del polmone. “Abbiamo identificato il gene coinvolto e il meccanismo molecolare responsabile della dipendenza da nicotina” spiega Stefania Falvella, prima autrice del lavoro. “In sostanza, abbiamo scoperto alcune varianti genetiche presenti nel DNA delle persone a più elevato rischio sia di cancro polmonare sia di abitudine al fumo”. Questi importanti risultati non sono certo destinati a restare chiusi in laboratorio. “Potrebbero esserci fin da subito tre ricadute concrete” chiarisce Dragani. “Innanzitutto attraverso l’analisi del DNA, fattibile anche a partire da una goccia di sangue o da un po’ di saliva, possiamo individuare le persone con una predisposizione genetica alla dipendenza da nicotina. Inoltre, i fumatori con la variante genetica potrebbero avere maggiori difficoltà a smettere e, per aumentare la loro percentuale di successo, potrebbero seguire dei percorsi terapeutici e psicologici personalizzati, più intensi e accurati. Infine potrebbero essere progettati nuovi farmaci, diretti specificamente contro il bersaglio CHRNA5 da destinare solo alle persone selezionate con test genetico”.

Spegnere la sigaretta è per loro più difficile

Il responsabile principale Che i geni fossero in qualche modo legati alle abitudini al fumo era già noto da tempo, così come era noto il tratto di DNA responsabile di questo legame – un’ampia regione sul cromosoma 15 contenente sei geni – ma lo studio dei ricercatori meneghini, da poco pubblicato sul Journal of the National Cancer Institute, ha fatto un

Un punto di arrivo “Lo studio pubblicato da JNCI rappresenta un importante approdo dell’attività di ricerca più che ventennale di Tommaso Dragani sulla predisposizione ai tumori polmonari” conclude Marco Pierotti, direttore scientifico dell’Istituto nazionale tumori. “Si tratta di un nuovo, significativo contributo che, a fianco delle campagne e dei provvedimenti legislativi contro il fumo, consente di affinare ulteriormente la lotta al tabagismo”.

LA RICERCA IN BREVE Cosa si sapeva Esiste un legame preciso e piuttosto stretto tra geni, abitudine al fumo e rischi di malattie polmonari, incluso il tumore. Sul cromosoma 15 è presente una regione contenente sei geni associata al rischio di tumore del polmone. Cosa aggiunge questa ricerca Esistono diverse varianti genetiche della parte di DNA che regola il gene CHRNA5 e la ricerca ha individuato quella importante per la dipendenza dal fumo e lo sviluppo del tumore. La scoperta consente di capire fin da subito quali sono i soggetti da trattare con maggiore intensità affinché riescano ad abbandonare le


FIRC Premio Guido Venosta

In questo articolo: Premio FIRC Guido Venosta Vincenzo Mazzaferro Lisa Licitra

Credere nella ricerca non è solo uno slogan Dalle parole del primo vincitore, nel 1996, il senso di un riconoscimento che vuole premiare e sostenere coloro che applicano concretamente sui pazienti i risultati dei propri sforzi scientifici

a cura di VINCENZO MAZZAFERRO a prima edizione del premio FIRC Guido Venosta, che ora viene tradizionalmente consegnato dal Presidente della Repubblica al Quirinale in occasione della Giornata per la ricerca sul cancro, si tenne in una piovosa serata del 1996 a Milano, in una sala del museo Poldi-Pezzoli. Quella sera Guido Venosta in persona, grande esempio di lungimiranza sul non profit in Italia e acuto mecenate della ricerca a cui oggi il premio FIRC è intitolato, era giunto al termine di un trentennio alla guida dell’AIRC e della Fondazione italiana per la ricerca sul cancro. Al piccolo pubblico convenuto disse che era tempo che non fossero solo i calciatori e la moda a dare lustro al nostro Paese, ma che anche il lavoro delle imprese e le intelligenze delle persone avessero il giusto riconoscimento. Invitò sul podio un giovane chirurgo a cui strinse entrambe le mani in un caldo saluto e a cui disse con since-

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Vincenzo Mazzaferro, epatologo dello Istituto nazionale tumori

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ro affetto: “Bravo! Mi raccomando, continui così, continui a credere nella ricerca”.

Maestro di vita Dopo la cerimonia, dopo gli applausi, il medico cercò un nuovo incontro con il grande vecchio dalla stretta affettuosa, ma non ci riuscì mai: troppo complesso il suo mestiere, troppo poco il tempo che rimaneva a entrambi, troppo stretta la via dell’“arte lunga e della vita breve” che a titolo diverso avevano deciso di percorrere.

Quell’invito a credere nel valore della ricerca come strumento di concreto miglioramento della medicina rimane però, oggi come allora, a segnare profondamente i giorni dell’assistenza, della solidarietà, della sconfitta e del successo di quel medico, come di tutti i medici impegnati con le proprie mani o con gli strumenti della tecnologia o con i farmaci a curare gli ammalati di tumore.

Uno studio sui pazienti Lo studio che allora valse il premio FIRC era una “ricerca clinica” ovvero condotta sulle persone malate di cancro e non sulle numerose forme della malattia create artificialmente in laboratorio. In quello studio pubblicato su una delle riviste mediche più importanti, il New England Journal of Medicine, si dimostrava che con il trapianto si poteva guarire dal cancro del fegato e si definivano i criteri da applicare nella scelta delle persone da indirizzare a questo intervento per ottenere con alta probabilità la loro guarigione. Quei criteri furono progressivamente applicati in tutto il mondo, sino a trasformare il trapianto di fegato per

AL FIANCO DEI PAZIENTI

Nel corso della Giornata per la ricerca sul cancro, Lisa Licitra, direttrice del Reparto di oncologia medica dei tumori della testa e del collo all’Istituto nazionale tumori di Milano, ha ricevuto il premio FIRC Guido Venosta dalle mani del Presidente Napolitano. Questa la motivazione: “Per i suoi importanti studi sui tumori della testa e del collo che, attraverso un approccio multidisciplinare, hanno portato alla definizione di nuove cure

personalizzate, ideando un modello applicabile al trattamento di altre patologie tumorali”. Licitra, di cui potete leggere un profilo completo su Fondamentale di dicembre 2010, ha alle spalle una lunga carriera come oncologo e come ricercatrice. La caratteristica dei suoi studi è l’applicabilità diretta sui malati, in particolare su quelli affetti da tumori di grande impatto sulla vita quotidiana, dal momento che sia le cure sia gli interventi chirurgici


Un invito a proseguire con entusiasmo nel lavoro

possono compromettere l’integrità fisica e la funzionalità della bocca e dell’apparato fonatorio. Lisa Licitra è stata premiata perché è sempre stata in prima linea in questa battaglia, con studi pionieristici sul ruolo del virus dell’HPV nella genesi di questi tumori. FIRC ha istituito nel 1996 il Premio biennale per Nuovi approcci terapeutici alle neoplasie, di 50.000 euro. Il riconoscimento intende stimolare il trasferimento delle nuove acquisizioni scientifiche dalla ricerca di base al piano terapeutico.

porta a un nuovo diretto beneficio sui pazienti affetti da tumore epatico. Il New England pubblica i risultati positivi di un grande studio cooperativo di cui l’ormai non più giovane chirurgo fa ancora parte e in cui per la prima volta un farmaco a bersaglio molecolare, totalmente diverso dai chemioterapici tradizionali, si dimostra attivo contro il tumore epatico: un risultato storico che ancora una volta rivoluziona l’approccio alla cura e permette di orientarla verso terapie “integrate”, in cui varie combinazioni di trattamenti e nuove classi di farmaci biologici vengono selezionate sulla base delle caratteristiche del paziente e del tumore. Sull’infinito spettro delle differenze individuali, sui bio-marcatori, sulla prevedibilità del risultato delle cure, sia i clinici sia i ricercatori hanno deciso di focalizzare questi anni di sforzo comune.

I clinici indicano la via La sfida sta nel ricercare ciò che davvero conta nel determinare il successo di ogni terapia, eliminando i fattori di confondimento e i rumori di fondo. Per fare questo, non possono che essere i clinici con i loro pazienti e il carico della realtà della malattia, a rientrare nella complessa rete della ricerca, orientandone le intuizioni e le scoperte al servizio delle persone malate o predisposte alla patologia tumorale: un processo che rende la ricerca davvero “traslazionale”, ovvero piegata al suo fine più nobile, che è quello del trasferimento delle conoscenze al servizio dei bisogni di ciascuno. Il premio Venosta, dunque, celebra e aiuta concretamente chi a questo obiettivo ha de- PER SAPERNE DI PIÙ dicato la vita.

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tumore da indicazione negletta e improponibile a strumento indispensabile per programmare al meglio le cure disponibili. Dodici anni dopo, nel 2008, l’enorme sforzo della ricerca


IFOM Collaborazioni con l’estero

In questo articolo: IFOM collaborazioni con l’estero p53

Il futuro della ricerca è nella collaborazione Al via un’intesa tra IFOM e l’Università di Singapore per la creazione di un laboratorio congiunto. Si guarda a Est perché è lì che vengono fatti i maggiori investimenti per la scienza e la ricerca

a cura di FABIO TURONE ice un vecchio proverbio malese che se una ranocchia vive sotto il guscio di una noce di cocco finisce per pensare che quello sia il mondo intero: oggi Singapore si sente come una ranocchia finalmente libera di spiccare salti sempre più alti, in particolare nel competitivo mondo della ricerca biomedica. Il proverbio è stato citato, all’inizio dello scorso ottobre, dal direttore esecutivo del Consiglio per la ricerca biomedica di Singapore, Lee Eng Hin, nel commentare un ulteriore aumento degli investimenti in ricerca scientifica della dinamica città-stato asiatica, all’insegna della cooperazione internazionale con i centri di ricerca all’avanguardia nel mondo. Tra questi, l’Istituto FIRC di oncologia molecolare (IFOM), che ha scelto Singapore perché rappresenta una porta d’accesso a un continente in rapida crescita anche dal punto di vista della produzione scientifica di alta qualità: “Oggi più

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Marco Foiani, direttore scientifico di IFOM, promotore del progetto

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che mai dobbiamo guardare all'Est del mondo, giacché i governi asiatici hanno deciso di dare una grande priorità allo sviluppo scientifico-tecnologico” ha detto Umberto Veronesi in occasione di un recente incontro milanese al quale era presente anche Lee Eng Hin per sancire l’intesa, che coinvolge l’intero campus che IFOM condivide con l’Istituto europeo di oncologia (IEO), e che punta a promuovere col-

laborazioni di ricerca, scambi di personale, studenti e tecnologie. “Singapore ci interessa perché sta crescendo molto in termini di produttività scientifica. Sarà la nostra porta d'entrata in Asia” ha aggiunto Marco Foiani, direttore scientifico dell’Istituto FIRC di oncologia molecolare.

Risorse preziose In effetti le risorse economiche dispiegate dalle autorità di Singapore fanno impressione: negli ultimi dieci anni sono stati investiti nella ricerca circa 15 miliardi di dollari, che per il prossimo quinquennio aumenteranno addirittura del 20 per cento, con un meccanismo che premierà le ricerche capaci di portare rapidamente applicazioni concrete. L’area biomedica avrà una fetta ancor più ampia che in passato e beneficerà anche degli sgravi fiscali offerti alle industrie che svilupperanno nuovi prodotti in collaborazione con centri di ricerca pubblici. Uno dei segreti dell’attuale successo delle politiche di sostegno

È a Est che si sta sviluppando la ricerca più innovativa

I 30ANNI DELLAPROTEINA P53

Ha superato da poco i 30 anni la scoperta della proteina p53 e del suo delicatissimo ruolo di “guardiano del genoma”: era il 1979 quando David Lane – che oggi dirige la ricerca biomedica dell’Agenzia A*STAR di Singapore, oltre a conservare la prestigiosa qualifica di Chief Scientist (“scienziato capo”) dell’associazione Cancer Research UK – comprese che questa piccola molecola ha la funzione di bloccare la crescita anomala delle cellule. Se oggi è assodato che la maggior

parte dei tumori umani è associata al cattivo funzionamento o all’assenza della proteina p53 lo si deve agli studi condotti da Lane e Lionel Crawford quando erano entrambi all’Imperial Cancer Research Fund (ora divenuto Cancer Research UK). In particolare, i due ricercatori studiavano gli effetti di un virus delle scimmie, chiamato SV40, che trasforma le cellule coltivate in laboratorio rendendole capaci di replicarsi all’infinito, con molte delle caratteristiche delle cellule tumorali. Per comprendere il


alla ricerca è nel coinvolgimento di esperti da tutto il mondo, che sono stati chiamati a far parte di organismi consultivi, ma anche a dirigere centri di ricerca, come è accaduto a Sir David Lane, direttore della ricerca oncologica di Cancer Research UK (l’organizzazione britannica che finanzia e conduce più ricerche in ambito oncologico) nonché autore nel 1979 di una delle più significative scoperte sulla genesi del cancro, l’identificazione della proteina p53 (vedi box).

I centri di ricerca di Singapore da anni attraggono i migliori studenti di quella popolosa area geografica e li mettono nelle migliori condizioni per cimentarsi con la scienza di punta, anche attraverso l’accordo con istituzioni che condividono l’apertura al mondo e la ricerca dell’eccellenza: “L'obiettivo dell’accordo è la creazione di un laboratorio in cui ricercatori di Singapore e dell’IFOM lavoreranno gomito a gomito” ha spiegato Foiani. La strategia di collaborazione prevede anche un altro aspetto chiave: quello dell’approccio multidisciplinare. “La collaboPER SAPERNE DI PIÙ razione con

IFOM si muove sul fronte della genomica e della biologia molecolare, ma abbiamo anche noi un istituto di nanomedicina e nanotecnologia come quello di cui fa parte IFOM stesso, con il quale potremo attivare in futuro un'ulteriore sinergia” ha commentato Lee Eng Hin. Nella collaborazione avrà un ruolo molto importante anche la formazione, e quindi la Scuola europea di medicina molecolare (SEMM), che promuove la formazione in tutti i settori emergenti della biomedicina quali genomica, medicina molecolare, nanomedicina e bioetica. Fra le prime iniziative previste spicca un programma di scambio di studenti di dottorato nell’ambito di progetti di ricerca congiunti per un periodo di due anni.

meccanismo responsabile di questa trasformazione analizzarono le proteine che dopo l’infezione si attaccano alle proteine virali, e individuarono appunto una piccola proteina sconosciuta, che venne chiamata p53 per via del suo peso molecolare (pari a 53 kiloDalton). Come spesso è accaduto con le ricerche scientifiche molto significative, la pubblicazione sulla rivista Nature con cui annunciarono i risultati fu a dir poco stringata, ma già nelle conclusioni si ipotizzava che questa proteina “misteriosa” avesse un ruolo chiave nella genesi dei tumori, cosa che è stata confermata da numerosissimi studi,

alcuni dei quali condotti proprio in IFOM, anche grazie alla scoperta nel 1984 del gene responsabile della produzione della p53, chiamato TP53. Trent’anni e oltre 20.000 studi pubblicati non sono bastati a rispondere a tutti i quesiti su questa proteina-chiave. Al contrario, più la si studia più numerosi sono gli ambiti in cui si suppone abbia un ruolo di rilievo. Ma sulla base di ciò che oggi si sa sono allo studio varie strategie per riattivare la p53 nei malati di tumore, così da ripristinare il meccanismo di difesa naturale dell’organismo.

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Largo ai migliori

IFOM, Istituto di oncologia molecolare della Fondazione italiana per la ricerca sul cancro, può continuare a crescere nella sua attività scientifica d’avanguardia grazie a quanti sostengono concretamente la Fondazione. Dai anche tu il tuo contributo e senza versare denaro. Come? Aggiungi un piccolo lascito nel tuo testamento. È facilissimo. Se vuoi ulteriori indicazioni vai sul sito www.fondazionefirc.it o telefona al n. 02 79 47 07. Grazie!


LASCITI Chi ha scelto di sostenere FIRC

A fianco di FIRC per tradizione di famiglia La campionessa di scherma Margherita Granbassi si racconta: le vittorie, la TV e il sostegno alla ricerca a cura di AGNESE GAZZERA uando era bambina scendeva in piazza con la mamma a distribuire le Azalee della ricerca. Oggi, che ha 31 anni e medaglie di mondiali e olimpiadi nel curriculum, è testimonial delle campagne di FIRC. Margherita Granbassi, campionessa di scherma nella specialità del fioretto, è uno dei personaggi famosi che prestano il proprio volto per sostenere le attività di FIRC, la Fondazione italiana per la ricerca sul cancro. Ha scelto di farsi portavoce della campagna sui lasciti testamentari, che invita a destinare parte dei propri beni alla ricerca. Abbiamo chiacchierato con lei al telefono, in una pausa tra gli intensi allenamenti che riempiono le sue giornate. Tra le tante vittorie, la Granbassi conta due bronzi alle Olimpiadi di Pechino del 2008 e un oro ai mondiali di Torino del 2006, percui nel 2007 è stata nominata Cavaliere dell’Ordine al Merito dal Presidente Napolitano. E, nel frattempo, è riuscita anche a iniziare una carriera televisiva: inseguendo il sogno di diventare

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Vorrei che la gente capisse che di FIRC ci si può fidare

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giornalista, tra il 2008 e il 2009 ha partecipato ad Annozero di Michele Santoro, come co-conduttrice, chiamata a sostituire Beatrice Borromeo. Per questo si è congedata dall’Arma, visto che i carabinieri, di cui faceva parte, non le concedevano l’aspettativa necessaria. Nel 2010 è stata di nuovo in televisione, questa volta in uno spettacolo di tutt’altro tono: Ballando con le stelle, reality show di RaiUno in cui personaggi famosi si cimentano, e gareggiano, nell’arte della danza. Oggi concilia le due carriere: schermitrice per gareggiare e vincere, magari alle prossime Olimpiadi di Londra del 2012, e giornalista, da ultimo come conduttrice del programma Sport Science, sul canale Sportitalia. Con tutti questi impegni, dove trova la voglia, il tempo e le energie da dedicare a FIRC? Ora che posso usare la mia notorietà per fare qualcosa di utile per le altre persone, sento ancora di più il desiderio di impegnarmi per delle buone cause. In questo caso, cerco di far capire alla gente che devolvere denaro a FIRC è una certezza: molti non si fidano, non si sentono sicuri sulla destinazione dei loro soldi. Poi, è anche una specie di tradizione di famiglia.

UN LASCITO PER LA RICERCA hi sono gli eredi e come vengono stabiliti? Quali sono le quote di riserva a favore dei figli e del coniuge? Come si redige un testamento?

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Effettuare un lascito testamentario è molto semplice: – testamento olografo: basta scrivere su un foglio di proprio pugno cosa si vuole destinare (per esempio una somma di denaro) e a chi, datarlo e firmarlo. Il testamento potrà essere poi affidato a una persona di fiducia o a un notaio; – testamento pubblico: viene ricevuto dal notaio alla presenza di due testimoni e poi custodito dal notaio stesso. Con la Guida al testamento, aggiornata secondo le leggi vigenti, effettuare un lascito testamentario è diventato un gesto semplice. E lo può diventare per tutti: basta richiederla gratuitamente contattando: tel. 02 79 47 07 www.fondazionefirc.it


Sarebbe a dire? Da bambina andavo nelle piazze a distribuire le azalee con mia madre. Scaricavamo i camion, stavamo in strada per ore, era un’emozione molto forte ascoltare le persone che raccontavano le storie della malattia che li aveva coinvolti. Condensavano quei pezzi di vita e di sofferenza in poche decine di secondi. Mi ricordo che io, piccola com’ero, non capivo a fondo, ma mi impegnavo al massimo per cercare per loro il fiore più bello. Lei presta il suo volto alla campagna sui lasciti testamentari. Non è strano che una giovane pensi a queste cose? È una questione delicata, difficile da affrontare, ma è facile capire che destinare un lascito è un’azione positiva. Non deve fare paura. Poi, bisogna anche pensare che il cancro è particolarmente pericoloso soprattutto per i giovani, perché quando colpisce loro è più veloce nel suo progredire. Io credo che neppure a 30 anni si debba aver paura di pronunciare la parola “testamento”. Lei ha avuto delle interruzioni nella sua carriera, dovute ad alcuni infortuni. Ora però si sta di nuovo allenando: quali sono i prossimi obiettivi? Ho ripreso ad allenarmi ad agosto, dopo un intervento al ginocchio che ne seguiva uno alla mano. Sto preparando i Campionati del mondo di novembre a Parigi con la mia squadra, ma non parteciperò. Con la testa sono già oltre: alla Coppa del mondo di febbraio e poi alle qualificazioni olimpiche. Vorrei tornare quella che ero, lasciando finalmente alle spalle gli infortuni. Finora ce l’ho sempre fatta, spero sia di nuovo così.

ché la nostra nazionale è molto forte, la prima grande concorrenza è all’interno della mia stessa squadra. Vedremo. La TV: l’ha messa da parte? “No, ma quel che ho fatto in TV è stato possibile grazie a delle parentesi nella scherma. Annozero era nell’anno postolimpico in cui potevo permettermi di affrontare un impegno del genere. A Ballando con le stelle ho partecipato perché ero ferma a causa dell’operazione alla mano. Se avessi potuto allenarmi non l’avrei mai fatto.

La TV? Ieri una parentesi, domani una professione

Da come ne parla, sembra si aspetti dei buoni risultati alle olimpiadi. Lo spero tanto. Sarà difficile per-

Ci dica la verità, da sportiva: ogni anno ci raccontano tutte le fatiche dei partecipanti a Ballando con le stelle, con vip che dimagriscono di decine di chili per lo sforzo, altre atterrate da ernie e mal di schiena. È davvero così sfiancante? Lo è. Anche io pensavo fosse una

passeggiata, per me, allenata come sono sempre, ma imparare a coordinarsi e a seguire le regole del ballo è stato faticosissimo. Anche se è stato solo un gioco. Ora collaboro a una trasmissione giornalistica di Sportitalia, dove parlo di sport, il mio campo. È anche questa una parentesi? Il mio obiettivo è diventare giornalista, potendone fare una vera professione. È un investimento, perché è quello che vorrei fare quando lascerò la scherma. È già ora di pensare a dire addio al fioretto? In questa disciplina non esiste un’età per smettere: c’è chi a 40 anni gareggia ancora, come Giovanna Trillini, e chi molto prima decide di aver raggiunto i propri obiettivi e di poter lasciare. Io voglio mettere le basi per fare qualcosa di diverso, in quel “dopo”. Dato che, almeno per ora, non credo che diventare allenatrice sia la mia strada.

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COLLABORARE CON AIRC La voce dei volontari

In questo articolo: volontari AIRC iniziative di piazza come collaborare

Tanti volti, tante esperienze per una sola causa Sono la vera forza delle associazioni, e soprattutto di AIRC: con il loro generoso contributo di tempo e pensieri, i volontari mantengono vivo un mondo di aiuto e sostegno e contribuiscono in modo sostanziale a raccogliere i fondi per la ricerca sul cancro a cura di CRISTINA FERRARIO Italia è un Paese generoso. Secondo le ultime rilevazioni ISTAT (Istituto nazionale di statistica), infatti, i volontari in Italia sono poco meno di un milione: studenti, pensionati, casalinghe, ma anche professionisti che dedicano parte del loro tempo e delle loro energie I VOLTI DI AIRC ad aiutare gli altri senza preNelle foto in basso, tendere in cambio alcun da sinistra verso compenso. Anche AIRC può destra: Anna Di contare su un vero e proprio Pietro, Paola Della esercito di volontari orgaRocca e Rocco nizzati in comitati regionali Colangelo. e sempre in prima linea per Nella pagina sostenere la ricerca contro il accanto tre cancro. Scendono in piazza momenti di – nel senso letterale del teriniziative di piazza: mine – in occasione degli la vendita delle appuntamenti ormai fissi Azalee della con la distribuzione di aranRicerca e la ce e azalee, ma sono impedistribuzione delle gnati tutti i giorni a livello Arance della locale per organizzare e soSalute sotto stenere iniziative che possaun’abbondante no in qualche modo aiutare nevicata. chi ha a che fare con il cancro e le sue conseguenze. Capita spesso, per esempio, che i volontari combinino le attività di raccolta fondi per la ricerca AIRC con altro

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tempo dedicato agli ammalati in ospedale: il loro sostegno alla causa è a tutto tondo e se guardano al futuro raccogliendo denaro per favorire il progresso della lotta contro il cancro, sanno anche appoggiare chi ha bisogno qui e ora.

In piazza con entusiasmo Chi non si è mai avvicinato al volontariato può pensare che sia un’attività riservata a chi ha molto tempo libero, ma questo non è affatto vero: secondo i dati ISTAT, infatti, più della metà delle persone impegnate in associazioni di volontariato ha un impiego regolare, mentre la percentuale di pensionati si ferma al di sotto del 30 per cento. Cosa spinge dunque queste persone a dedicare una parte a volte anche cospicua del proprio tempo libero agli altri? Le motivazioni personali sono molto diverse, a seconda anche della “causa del cuore” ma alla

base della scelta di diventare volontario AIRC c’è la fiducia nelle potenzialità della ricerca e del lavoro svolto in piena trasparenza dall'Associazione. Ce lo spiega Paola Della Rocca, romana, giovane studentessa universitaria che sta per terminare il suo percorso verso la laurea specialistica in biologia. “Il mio incontro con AIRC è stato in un certo senso una coincidenza” afferma. “Conoscevo l’Associazione da anni, dal momento che proprio vicino a casa mia i volontari allestivano i loro stand per la distribuzione di arance e azalee”. Quando è arrivato il momento di cambiare la responsabile di piazza, Paola è stata scelta per sostituirla e da allora l’impegno della giovane romana si è fatto più concreto: oggi, come ha spiegato lei stessa, è una responsabile di piazza particolare, una specie di jolly che si sposta nelle piazze un po’ più “difficili”, dove non è semplice coinvolgere la gente, per coordinare gli altri volontari che come lei si dedicano con entusiasmo alla lotta contro il cancro. “Siamo un ottimo gruppo e alla fine di queste frenetiche giornate siamo tutti molto stanchi ma anche incredibilmente soddisfatti per aver contribuito alla ricerca e ad aiutare qualcuno” spiega. “Sono assolutamente convinta che aiutare AIRC significhi aiutare noi stessi e per questo porto avanti senza mai un dubbio o un ripensamento il mio impegno di volontaria” conclude Paola.

Per la ricerca dall’ufficio Completamente diversa la storia di Anna Di Pietro, una signora milanese con alle spalle quasi 20 anni di volontariato con AIRC nel capoluogo lombardo. La sua avventura con l’As-


sociazione è iniziata nel 1992 e, ora che è pensionata, Anna continua a dedicarsi al volontariato anche se non scende più in piazza come faceva all’inizio. “Prima della pensione lavoravo in un ufficio” spiega “e ora ho cambiato scrivania, trasferendomi da quella aziendale a quella di AIRC”. E dalla sua postazione Anna coordina i responsabili di piazza nel corso delle giornate dedicate alla distribuzione delle arance e delle azalee: li chiama, si informa su eventuali problemi che si possono presentare e cerca di risolverli. “Il lavoro è frenetico in quelle occasioni, ma l’impegno più assiduo arriva nei giorni successivi quando bisogna mettere in ordine le idee e i dati anagrafici delle persone incontrate. E per questa enorme mole di lavoro servono sempre nuovi volontari, soprattutto giovani, che rendono più ‘frizzante’ il clima all’interno del gruppo” conclude.

Iniziative sempre nuove Decisamente “frizzante” è proprio l’impegno di Rocco Colangelo, giovane laureato in lettere, che collabora attivamente e con un entusiasmo a dir poco contagioso con il comitato AIRC di Bari. “Sono sempre stato molto sensibile alle problematiche sociali e legate alla salute, ma quando quattro anni fa ho vissuto in prima persona l’esperienza della malattia che si è portata via mia mamma, ho capito che non mi bastava più contribuire alla lotta contro il cancro solo prendendo un fiore o una reticella di arance un paio di volte all’anno” spiega. Oggi Rocco è in contatto quasi quotidiano con i responsabili del suo comitato regionale e organizza

anche iniziative per raccogliere fondi in favore dell’Associazione: “Ho organizzato un torneo di burraco con le amiche di mamma, proprio dove loro giocavano tutti i pomeriggi in estate” racconta. “Un modo allegro per ricordare una persona che non c’è più e per contribuire anche se con poco alla causa della ricerca”. Non è semplice per un giovane che lavora trovare tanto tempo da dedicare al volontariato, ma Rocco spiega così il suo segreto: “In cambio del mio impegno io ricevo moltissimo: con gli altri volontari del mio gruppo mi sento in famiglia e il loro sostegno è stato molto importante per aiutarmi a superare i momenti più difficili” dice. “Inoltre, ogni volta che leggo su Fondamentale o sul sito AIRC i risultati delle ricerche finanziate dall’Associazione, guardo al futuro in modo più positivo e sento che anche il mio

Entusiasmo, capacità di organizzare se stessi e gli altri

contributo è stato utile. Sono certo: insieme abbiamo i mezzi per sconfiggere questo mostro che rovina tante vite e investire su AIRC significa investire sul nostro futuro” conclude.

Un legame con la gente La vera forza di AIRC e dei suoi volontari, secondo Paola e Rocco, è il suo legame con la gente. “È facile essere volontario AIRC” dice Rocco. “In piazza non devi cercare le persone, sono loro che cercano te e in genere lo fanno con il sorriso”. E anche Paola ha un aneddoto da raccontare: “Una volta – era la mia prima esperienza in quella piazza romana – stavo montando lo stand nel posto sbagliato” ricorda. “Sono state proprio due signore del quartiere a farmelo notare, aiutandomi poi a metterlo nel posto giusto, dove le auto avevano più facilità ad accostare per prendere ‘al volo’ un’azalea”. Davanti a tanto entusiasmo, AIRC e i suoi ricercatori non possono far altro che ringraziare di cuore chi come Anna, Paola e Rocco, lavora per fare in modo che il cancro faccia sempre meno paura.

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INIZIATIVE Le Arance della Salute

Prevenire anche da piccoli con le ARANCE Sabato 29 gennaio ritornano in 2.800 piazze italiane Le Arance della Salute con preziose informazioni sull’alimentazione a cura della REDAZIONE nche se non è mai troppo tardi per iniziare a mangiare correttamente, farlo sin da piccoli è il miglior investimento per la salute. Il cancro è una delle patologie più strettamente legate al cibo e alle abitudini di vita: da diversi studi epidemiologici emerge come il 30 per cento dei tumori sia associato al tipo di alimentazione seguita. Le preferenze alimentari e l’abitudine a un regolare esercizio fisico si consolidano nei primi anni di vita: è molto importante, quindi, insegnare ai più piccoli ad alimentarsi correttamente e invitarli a praticare sport nella giusta quantità. Far mangiare ai bambini la maggior parte dei cibi sani e consigliabili, si sa, non è proprio un gioco da ragazzi: verdure, pesce e alimenti ricchi di fibre non sono in cima alla classifica dei cibi preferiti dai più piccoli. La frutta e la verdura, però, sono la base di una sana alimentazione e per questo motivo AIRC ha scelto di portare nelle nostre piazze l’arancia rossa di Sicilia, ricca di antociani e di vitamina C, che sembra avere un ruolo anche nel rafforzare le difese immunitarie. Questa preziosa vitamina, inoltre, protegge il sistema cardiovascolare e

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ha proprietà antinfiammatorie. La Regione Siciliana si è dimostrata anche quest’anno molto generosa nei confronti di questa iniziativa. La collaborazione dei volontari rimane indispensabile per distribuire nelle 2.800 piazze italiane le 400.000 reticelle di arance rosse e una guida dedicata ai bambini e alle loro famiglie, che è in linea con il Comitato nazionale del Programma Scuola e cibo del

ministero dell’Istruzione, della Ricerca e dell’Università. All’interno tanti consigli per una corretta educazione alimentare e le ricette selezionate da La cucina italiana. Per trovare Le Arance della Salute chiama il numero 840 001 001 (attivo dal 20 gennaio) o vai sul sito WWW.AIRC.IT

IL PESCE ALLEGRO... INGREDIENTI PER 8 PERSONE Patate kg 1, polpa di nasello g 400, 12 fagiolini lessati, un uovo, mezzo spicchio di aglio, prezzemolo, sale TEMPO DI PREPARAZIONE: 40 minuti. Lessate le patate nella pentola a pressione per 15 minuti. Cuocete intanto il nasello a vapore per 10-12 minuti. Sbucciate le patate e schiacciatele. Mescolatele con un trito di aglio e prezzemolo, l’uovo, sale, e il pesce sbriciolato con una forchetta. Appoggiate sulla placca del forno un foglio di carta oleata e, su questa, modellate l’impasto dandogli la forma di un pesce grande o di 4 piccoli. Disegnate le scaglie con l’aiuto di un piccolo tagliapasta e fate gli occhi con un pezzetto di fagiolino. Dorate sotto il grill e servite con gli altri fagiolini tagliati come “alghe”.


EROGAZIONI Dove vanno i fondi

In questo articolo: erogazioni 5 per 1000 progetti di ricerca

Migliaia di ricercatori al lavoro Grazie alla raccolta ordinaria e ai proventi straordinari del 5 per mille, la ricerca oncologica è un treno sempre più veloce a cura della REDAZIONE iovani e innovazione: sono le parole chiave dei 544 progetti per i quali il Consiglio direttivo di AIRC ha deliberato recentemente i fondi. Inoltre, grazie anche alle entrate provenienti dal 5 per mille, che lo Stato italiano devolve sulla base delle scelte dei contribuenti, l’Associazione è riuscita a investire in uno straordinario programma di ampio respiro e di immediata ricaduta pratica sui pazienti finanziando dieci progettualità.

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mille” continua Colnaghi “ha integrato il raccolto ordinario e abbiamo così potuto valorizzare l'eccellenza della nostra ricerca e dare il giusto sostegno ai progetti migliori con i finanziamenti necessari a svolgere in tempi brevi l'intero percorso di ricerca previ-

Una ricerca che cresce “Ogni anno centinaia di ricercatori partecipano ai nostri bandi per progetti triennali, My First AIRC Grant e Start-up” spiega il direttore scientifico Maria Ines Colnaghi. “Solo dopo una severa valutazione che dura nove mesi e coinvolge 350 revisori stranieri e 24 membri del Comitato tecnico scientifico, l’elenco dei più meritevoli viene sottoposto al Consiglio direttivo”. La raccolta annuale di fondi, eccellente grazie ai nostri soci e sostenitori, non è tuttavia sufficiente a sostenere tutte le ricerche meritevoli: la mancanza di fondi rischia a volte di tarpare le ali a molti giovani. “Una parte dei fondi provenienti dal 5 per

sto”. Di che ricerca si parla quanto si entra nel campo dell’eccellenza? “Le percentuali di approvazione sono molto simili nelle 22 aree di ricerca che AIRC finanzia” spiega Colnaghi. “Questa informazione è un indice che la ricerca oncologica italiana è ugualmente forte e competitiva in tutte le aree, dall’angiogenesi all’immunologia, dalla genetica allo studio delle cellule staminali tumorali”. “L’aumento dei fondi a disposizione dovuto al 5 per mille ha permesso ad AIRC di aumentare la percentuale di ‘volti nuovi’ tra i nostri erogati” sottolinea Colnaghi. In sostanza, se in anni passati le idee dei più giovani, i ricerca-

tori meno competitivi a causa dell’età, avevano un livello di approvazione minore del 20 per cento, nel 2009 questa percentuale è salita al 25 per cento e nel 2010 al 32 per cento. “È un risultato importante, perché significa che i giovani ricercatori italiani, molti dei quali cresciuti professionalmente grazie all’aiuto di AIRC che con borse di studio permette la loro formazione in prestigiose strutture anche internazionali, hanno idee innovative e sono capaci di una progettualità indipendente. L’esistenza di AIRC” rivendica Colnaghi “fa sì che nel campo dell’oncologia si diventi autonomi più in fretta rispetto ad altri ambiti della scienza. Un giovane bravo, infatti, non ha necessariamente bisogno di associarsi a un grande nome per vedere il proprio lavoro premiato con un grant”.

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EROGAZIONI Dove vanno i fondi

I CINQUE PROGRAMMI SPECIALI

Un Programma unico e imponente La maggior parte dei fondi del 5 per mille ha permesso di creare un programma straordinario. Per rispondere alle attese degli oltre 1.200.000 contribuenti che, attraverso il 5 per mille, chiedono ad AIRC di affrontare con determinazione il problema cancro, l’Associazione ha ideato, a fine 2009, il Programma speciale di oncologia molecolare con obiettivi clinici di cruciale interesse, da raggiungere entro cinque anni dall’inizio degli studi. “Nel bando del Programma era specificato che l’obiettivo ultimo era ‘fare la differenza’ fra le opportunità di cura oggi disponibili e quelle offribili tra cinque anni” spiega Colnaghi. I revisori, esclusivamente stranieri, che hanno valutato i progetti, hanno stabilito che dieci meritavano di es1) Alberto sere finanziati: cinque Mantovani, prioritariamente, perché Fondazione già in partenza più vicini Humanitas di al letto del paziente, sono Rozzano (MI) decollati in luglio; gli altri 2) Ruggero De cinque, da approvare non Maria, Istituto appena si fossero resi dissuperiore di sanità ponibili ulteriori fondi del (Roma) 5 per mille. “Oggi quei 3) Pierfrancesco fondi sono arrivati, perTassone, mettendo ad AIRC di comFondazione pletare il finanziamento Campanella dei dieci programmi sele(Catanzaro) zionati nell'ambito del 4) Pier Paolo Di primo bando: 921 tra ricerFiore, IEO Milano, catori e medici sono al la5) Giannino Del voro in 48 diverse istituSal, CIB, Trieste zioni su tutto il territorio nazionale e l’investimento globale in questi cinque anni arriverà a 120 milioni di euro”. Una possibilità unica, mai accaduta fino ad ora, di cui AIRC e tutti gli scienziati in gioco sentono l’enorme responsabilità, ma anche la grande, entusiastica spinta a raggiungere la meta.

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Milano

FONDAZIONE HUMANITAS Immunità innata e cancro: bersagli molecolari e terapia cellulare I tumori compaiono e progrediscono “sconvolgendo” le difese immunitarie e infiammatorie e costruendo una “nicchia ecologica” (il microambiente tumorale) che promuove il cancro. Il programma intende agire a livello delle difese immunitarie e dell’infiammazione, trasferendo al letto del paziente i progressi compiuti nella comprensione dei loro meccanismi molecolari e cellulari da parte dei membri del gruppo di lavoro che coinvolge 7 unità per un totale di 83 persone. “Verranno attivati protocolli innovativi di terapia cellulare delle leucemie basati sull’attivazione delle cellule dell’immunità innata (le cosiddette cellule natural killer), appropriatamente selezionate, rieducate e attivate” dice Alberto Mantovani, direttore scientifico della Fondazione Humanitas che guida il progetto. Inoltre, verranno sviluppati nuovi strumenti diagnostici e terapeutici contro i tumori e le infezioni associate ai tumori, basandosi su molecole che fanno parte dei processi di immunità innata e di infiammazione scoperte dal gruppo coinvolto. Lo scopo di questi studi, che mirano ad agire sul microambiente immunitario e infiammatorio del cancro, è di sviluppare nuovi approcci da integrare con quelli che vanno a colpire direttamente la cellula cancerosa.

rate alle cellule staminali del cancro Per i tumori del polmone e del colon, che rappresentano le prime due cause di morte per cancro, esiste un numero ristretto di farmaci intelligenti che riesce a recare beneficio solo a una piccola percentuale di persone. Grazie alla scoperta delle cellule staminali del cancro al colon e al polmone, i 125 ricercatori di questo progetto, suddivisi in 10 unità, sono in grado di riprodurre in laboratorio i tumori dei pazienti e di sviluppare nuovi farmaci e anticorpi specifici contro queste cellule staminali che alimentano i tumori. “La presenza di strumenti tecnologici innovativi presso l’Istituto superiore di sanità permetterà di visualizzare tutti i bersagli molecolari che tengono in vita il tumore” spiega Ruggero De Maria, che guiderà il gruppo “in modo da scegliere il farmaco più intelligente e più appropriato per ciascun paziente”. Quest’obiettivo verrà raggiunto grazie anche alla capacità di simulare in laboratorio l’effetto della terapia prima che venga somministrata ai pazienti.

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Da tutta Italia per arrivare in fretta al letto del paziente

Roma

ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ Sviluppo di terapie efficaci contro il cancro basate sullo studio della funzione dell’insieme delle proteine presenti nella cellula e mi-

Catanzaro

FONDAZIONE CAMPANELLA Sviluppo di nuove terapie per il trattamento delle leucemie con microRNA La comprensione dei meccanismi molecolari che generano e sostengono i tumori ha messo in luce l’importante ruolo dei microRNA, piccoli frammenti di RNA capaci di regolare l’espressione dei geni. “I microRNA appaiono oggi come promettenti bersagli per nuove strategie antitumorali e l’obiettivo del progetto – che coinvolge 78 persone suddivise in 7 unità – è lo svi-


luppo di terapie innovative basate proprio sull’inibizione di microRNA prodotti in eccesso” chiarisce Pierfrancesco Tassone, della Fondazione Tommaso Campanella di Catanzaro, che fungerà da capofila “o sulla ricostituzione dell’attività di microRNA mancanti in particolare alla leucemia linfatica cronica e al mieloma multiplo, malattie nelle quali è stata dimostrata una regolazione non corretta di diversi microRNA”. Tutto questo sarà possibile grazie all’utilizzo di farmaci molecolari portati alle cellule tumorali con sistemi nanotecnologici. La ricerca prevede l’integrazione di competenze differenziate per lo sviluppo di una terapia sperimentale che possa essere trasferita in tempi brevi in studi clinici nei pazienti.

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Milano

MILANO - ISTITUTO EUROPEO DI ONCOLOGIA Cellule staminali: il tallone d’Achille del carcinoma mammario Negli ultimi 20 anni la nostra capacità di curare il cancro è molto migliorata, ma per sconfiggere veramente questa malattia è necessario capirne meglio la biologia, e le cellule staminali tumorali rappresentano la chiave per risolvere molti problemi clinici ancora aperti. “Queste cellule sono le uniche in grado di assicurare la crescita tumorale” spiega Pier Paolo Di Fiore, dell’Istituto europeo di oncologia, che ha presentato il programma “e se scopriamo i segreti della loro biologia, comprenderemo meglio anche i processi che portano al cancro e i loro punti deboli”. Per sfruttare le cellule staminali come tallone d’Achille del carcinoma mammario è stata costituita una squadra di 83 persone, suddivise in 11 unità: ricercatori esperti in cellule staminali, clinici specializzati in senologia, patologi, farmacologi ed esperti nello sviluppo di nuovi farmaci. Le conoscenze cliniche e biologiche verranno quindi integrate per affrontare il problema della diagnosi precoce del

carcinoma mammario sviluppando nuovi marcatori clinici basati sulle cellule staminali tumorali per ottenere diagnosi accurate e per scegliere la terapia più efficace e, infine, sviluppare test per la diagnosi del carcinoma mammario con un’analisi del sangue. Inoltre il progetto ha come obiettivo lo sviluppo di nuovi marcatori clinici per affrontare il problema di resistenza ai chemioterapici e di nuovi farmaci per eliminare le cellule staminali tumorali.

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Trieste

CONSORZIO INTERUNIVERSITARIO PER LE BIOTECNOLOGIE Basi molecolari delle metastasi nei carcinomi della mammella “tripli negativi”: nuovi strumenti per la diagnosi e la terapia Circa il 20 per cento dei tumori al seno è particolarmente aggressivo e associato a metastasi o al ritorno della

malattia: sono i tumori di tipo “triplo negativo”, malattie che non esprimono tre particolari fattori e di conseguenza non rispondono alle terapie dirette contro di essi. È necessario quindi identificare nuovi strumenti che permettano di migliorare il trattamento dei tumori al seno più aggressivi e in particolar modo dei “tripli negativi”. Il gruppo coinvolto nel lavoro ha recentemente svelato alcuni meccanismi molecolari responsabili delle metastasi, identificando anche nuovi bersagli per la terapia, e con questo programma si propone di tradurre in pratica tali progressi e di elaborare nuovi strumenti di diagnosi/prognosi e nuove strategie terapeutiche grazie al lavoro di 88 persone raggruppate in 10 unità. “Questo progetto produrrà nuovi avanzamenti nella comprensione dei meccanismi molecolari alla base delle metastasi e dell’aggressività dei tumori che si riveleranno utili anche per tumori diversi da quello mammario” conclude Giannino Del Sal del CIB di Trieste che guida il progetto.

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razie alla generosità dei loro interlocutori, soci, volontari, contribuenti, sostenitori e al supporto dei mezzi di comunicazione, nel 2010 AIRC e FIRC hanno deliberato la somma totale di 89.212.701 euro. Grazie ai proventi del 5 per mille AIRC ha finanziato interamente tutti i progetti di ricerca meritevoli e ha avviato il Programma di oncologia clinica molecolare 5 per mille; FIRC ha destinato 979.000 euro per l’acquisto di nuove apparecchiature scientifiche per l’Istituto FIRC di oncologia molecolare.

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EROGAZIONI AIRC E FIRC 2010 Programma di oncologia clinica molecolare 5 per mille

21.988.164 euro

Progetti di ricerca (di base, translazionale, clinica ed epidemiologica)

43.134.160 euro

Sostegno ai giovani (borse di studio*, MY First AIRC grant, Start-up)

11.840.284 euro

Ricerca intramurale (IFOM – Istituto FIRC di oncologia molecolare)

9.379.000 euro

Progetti regionali e speciali

2.550.000 euro

Enti, istituti, fondazioni nazionali e internazionali

321.093 euro

Totale

89.212.701 euro

*3.370.000 euro sono destinati a borse di studio AIRC e FIRC ordinarie per l’Italia e per l’estero; 2.640.000 a borse di studio del Programma quadro Marie Curie cofinanziato dalla Commissione Europea per 1.056.000 euro.


IL MICROSCOPIO

FONDAMENTALE

Maria Ines Colnaghi

Anno XXXIX - Numero 1 1 gennaio 2011 -AIRC Editore

direttore scientifico AIRC

DIREZIONE E REDAZIONE: Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro - via Corridoni, 7 - 20122 Milano telefono 02 7797.1 www.airc.it Codice fiscale 80051890152 Conto corrente postale n. 307272 Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 128 del 22 marzo 1973. Stampa Roto 2000 Casarile (Milano) DIRETTORE RESPONSABILE Niccolò Contucci CONSULENZA EDITORIALE Daniela Ovadia (Agenzia Zoe) COORDINAMENTO REDAZIONALE Patrizia Brovelli, Giulia Cauda PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Umberto Galli CONSULENZA SCIENTIFICA Maria Ines Colnaghi RESPONSABILE EDITORIALE Emanuela Properzj TESTI Giulia Cauda, Agnese Codignola, Cristina Ferrario, Agnese Gazzera, Vincenzo Mazzaferro, Daniela Ovadia, Martina Perotti, Fabio Turone FOTOGRAFIE Contrasto, Corbis, Istockphoto, Armando Rotoletti

Fondamentale è stampato su carta Grapho Crystal certificata e proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.

Il dovere della trasparenza

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Per la valutazione dei progetti di ricerca che chiedono un finanziamento ad AIRC, accanto a un folto gruppo di revisori stranieri, ci sono i 24 membri del Comitato tecnico-scientifico. Sono scienziati italiani di alto profilo scientifico internazionale che prestano la loro esperienza ad AIRC per un triennio (rinnovabile per un altro mandato). In questo modo offrono ad AIRC il loro contributo tutti i più validi ricercatori oncologi, che alternandosi nel tempo variano nel CTS le expertise, seguendo la continua evoluzione creativa e tecnologica della ricerca. Recentemente AIRC ha stilato un regolamento che descrive in dettaglio quali sono i doveri e i diritti dei membri del CTS, nello svolgimento del loro compito di peer reviewers, regolamento in grado di rendere ancora più stringenti i criteri di meritocrazia e trasparenza che governano l’erogazione dei fondi. Nella pratica, pur non essendoci fino a poco tempo fa un testo scritto, i membri del CTS si sono sempre attenuti a un regolamento deontologico molto chiaro. La scelta di esplicitarlo e renderlo formalmente vincolante si allinea a quanto avviene a livello internazionale. Non solo: anche i membri del peer review office, che in AIRC si occupano del processo di revi-

sione dei progetti e quindi partecipano ai lavori del CTS, sono tenuti a rispettare le norme ad essi dedicate nello stesso regolamento. Sono due i punti qualificanti del testo: da un lato chi entra a far parte del CTS deve garantire la totale riservatezza circa i progetti che si trova a esaminare o discutere, dall’altro sono state esplicitate le norme per il conflitto di interessi. Nessun membro del CTS si troverà a valutare progetti nei quali è coinvolto in prima persona oppure presentati da gruppi del medesimo istituto di ricerca e nemmeno ricercatori della stessa città o regione. Inoltre non è consentito esprimere pareri su progetti presentati da persone con cui vi sono legami di parentela o di altro genere, né su collaboratori ed ex collaboratori. Il regolamento chiede anche ai revisori del CTS di esplicitare possibili conflitti personali nei riguardi di un applicant che potrebbero inficiare la serenità di giudizio. Chi dichiara un conflitto deve lasciare la sala delle riunioni durante la valutazione del progetto e può rientrare solo a discussione conclusa. Perché tanto rigore? Eliminare anche la pur minima ombra che rischierebbe di offuscare trasparenza, obiettività e meritocrazia è un imprescindibile dovere per un’istituzione come AIRC.




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