Fondamentale aprile 2018

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Numero 2 - aprile 2018 - Anno XLVI - AIRC Editore - Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 LO/MI - ISSN 2035-4479

Numero 2 - aprile 2018

SENO La malattia metastatica al centro di nuovi progetti grazie al 5 per mille MIELOMA MULTIPLO Colpisce di più gli over 60 ma oggi ci sono nuove prospettive di cura

BORSE

Persone comuni e aziende contribuiscono a formare i giovani ricercatori

Paolo Ghia, ematologo “sociologo”

IL CANCRO SFRUTTA L’AMBIENTE


SOMMARIO

FONDAMENTALE aprile 2018

In questo numero:

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DA RICERCATORE 04 VITA Affrontare la leucemia è un investimento a lungo termine 07 RUBRICHE Progressi della ricerca AIRC 08 METASTASI Tumore al seno, l’altra faccia della malattia RUBRICHE 11 Domande e risposte SPERIMENTAZIONE ANIMALE 12 Dalle staminali della pelle all’utero artificiale 12 NOTIZIE FLASH 14 Dal mondo CHIAREZZA 16 DaFARE droga ricreativa a possibile terapia sintomatica 19 ALIMENTAZIONE Latte, latticini e tumore del colon MILLE 20 Un5 PER tumore del sangue che oggi si può curare 23 LaRECENSIONI storia di Wondy che “vive dentro” IFOM 24 Dopo una pausa per la famiglia, una ripresa brillante 16 BORSE DI STUDIO 26 La grande ricerca che parte dai giovani DONATORI 28 Una borsa di ricerca per una moglie amata 29 ChiVOLONTARIATO si impegna per il prossimo ci guadagna in salute RACCOLTA FONDI 31 Scendere in piazza con AIRC fa bene Un fiore per battere i tumori femminili Tutto quello che COMITATI sappiamo sulla 34 LeSPECIALE iniziative dei nostri Comitati regionali cannabis terapeutica IL MICROSCOPIO 38 Una strada lunga e complessa per grandi risultati

FONDAMENTALE

Anno XLVI - Numero 2 Aprile 2018 - AIRC Editore DIREZIONE E REDAZIONE Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro Via San Vito, 7 - 20123 Milano tel. 02 7797.1 - airc.it - redazione@airc.it Codice fiscale 80051890152 Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 128 del 22 marzo 1973. Stampa Rotolito S.p.A. DIRETTORE RESPONSABILE Niccolò Contucci

CONSULENZA EDITORIALE Daniela Ovadia (Agenzia Zoe) COORDINAMENTO EDITORIALE Francesca Mastruzzo, Anna Franzetti REDAZIONE Francesca Mastruzzo PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Umberto Galli TESTI Agnese Codignola, Cristina Ferrario, Susanna Guzzetti, Daniela Ovadia, Nicla Panciera, Fabio Turone FOTOGRAFIE Beniamino Barrese, Claudio Bonoldi, Simone Comi, Giulio Lapone, Frank Lyko (DKFZ ), Santo E. Di Miceli, Cinzia Villa (IFOM)

Il tumore al seno metastatico è una malattia contro la quale si concentrano anche gli sforzi di AIRC

Grazie a modelli animali la scienza progredisce, non solo nella cura del cancro

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In IFOM un laboratorio per studiare il cancro del seno

Fondamentale è stampato su carta Grapho Crystal certificata e proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.


EDITORIALE

Pier Giuseppe Torrani

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Presidente AIRC

Scegliere la ricerca, ogni giorno

S

ono migliaia i ricercatori al lavoro che, grazie ad AIRC, hanno prodotto in questi anni risultati decisivi per i pazienti. Siamo dunque chiamati a una responsabilità sempre maggiore a cui non ci sottrarremo e che non può prescindere da una forte sinergia con le istituzioni a cui chiediamo di continuare a promuovere un contesto adeguato per lo sviluppo della ricerca. A partire dalla grande riforma del Terzo settore che ha riordinato tutta la normativa al fine di sostenere l’autonoma iniziativa dei cittadini che concorrono, anche in forma associata, a perseguire il bene comune. Tutti assieme si partecipa così al perseguimento degli obiettivi costituzionali e la posizione dei soggetti del Terzo settore è assurta a un rilievo determinante nella strategia di attuazione dei principi di organizzazione della società italiana. La riforma suggerisce anche di ammodernare il nostro statuto per rendere sempre più coerente la struttura di AIRC alle nuove regole. Si sta pensando così di dare ad AIRC la forma di una fondazione che rispetti le caratteristiche partecipative e sia amministrata da un Consiglio di amministrazione più “snello” per assicurare maggiore rapidità ed efficienza alla nostra azione. I cambiamenti sono alcune volte necessari perché servono per tenere il passo con le innovazioni che ci circondano e AIRC non può esimersi da questo impegno.

Convocazione Assemblea ordinaria

L’Assemblea dei soci AIRC è convocata per il 29 maggio 2018, ore 13.30 in prima convocazione e ore 14.30 in seconda convocazione presso la sede di Milano in via San Vito 7, con il seguente ordine del giorno: 1. Bilancio chiuso al 31 dicembre 2017 – Relazione del Consiglio Direttivo, del Collegio dei Revisori, della Società di Revisione; Deliberazioni inerenti e conseguenti; 2. Determinazione numero componenti Consiglio Direttivo e proroga dei consiglieri in scadenza al 31/12/2017. Per ragioni organizzative è gradito che ogni socio faccia pervenire la propria adesione all’Assemblea almeno 15 giorni prima della data di convocazione all’indirizzo soci.gestione@airc.it o via fax al numero 02784919.

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La ricerca del 5 per mille su Fondamentale

Gli articoli contrassegnati dal simbolo qui a destra sono dedicati ai risultati di alcuni dei Programmi speciali finanziati da AIRC grazie alle donazioni del 5 per mille. Per info: www.programmi5permille.airc.it

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VITA DA RICERCATORE Paolo Ghia

Affrontare la leucemia è un investimento a lungo termine Dalla moglie economista Ghia ha imparato che si possono ottenere grandi risultati con poche risorse. Una strategia che, grazie a un progetto di ricerca finanziato dai Programmi 5 per mille di AIRC, ha cercato di applicare anche alla leucemia linfatica cronica

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UN APPROCCIO PARSIMONIOSO E VINCENTE

l 90 per cento del mio lavoro di medico consiste nel tranquillizzare i malati e nel togliere loro terapie prescritte in maniera un po’ impaziente da specialisti cresciuti con in mente altri tipi di leucemie, quelle più aggressive. Io rassicuro i miei pazienti spiegando loro che la leucemia linfatica cro-

nica ha in comune con le altre il nome ma ha caratteristiche profondamente diverse”. Paolo Ghia rappresenta la quintessenza del medico-ricercatore, che dedica molto tempo al dialogo (“L’altro giorno ho passato tre ore con un paziente che vedevo per la prima volta”) e solo grazie al distacco che gli offre il laboratorio riesce

a non farsi paralizzare dal senso di impotenza che di fronte a certi pazienti diventa divorante. Oggi nella sua veste di presidente della Iniziativa europea per la ricerca sulla leucemia linfatica cronica (ERIC) sta lavorando alle nuove linee-guida che aiuteranno gli specialisti di tutto il mondo a selezionare il momento


In questo articolo:

leucemia linfatica cronica ricerca scientifica

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a cura di FABIO TURONE uando arrivò a Basilea per fare il dottorato nel tempio europeo – forse mondiale – della ricerca immunologica, che riuniva nella piccola città svizzera un numero spropositato di premi Nobel, la sua prima reazione fu di profonda frustrazione: “Avevo seguito la raccomandazione del mio mentore, Federico Caligaris-Cappio, e con lui me la presi molto: io volevo conoscere l’oncologia e curare il cancro, e invece mi ritrovavo a studiare meccanismi biologici di base, verificando su cellule umane i risultati ottenuti con la sperimentazione animale. Stavo imparando cose di cui, all’epoca, nessuno vedeva il legame con le malattie o con il cancro”. Per Paolo Ghia la scelta dell’oncologia era stata, in un certo senso, un’evoluzione del desiderio adolescenziale di diventare cardiochirurgo infantile, figura affascinante capace di restituire la salute ai malati con un singolo intervento radicale: durante gli studi universitari – in cui aveva seguito l’esempio del padre Viviano, diabetologo all’ospedale di Asti – gli era già apparso chiaro che per curare certe malattie esistono anche strumenti meno drastici e più efficaci del bisturi, ma non avrebbe mai immaginato che le competenze immunologiche, all’apparenza astratte, che stava approfondendo a Basilea sarebbero finite anni dopo al centro di una rivoluzione. È una rivoluzione che ha in un certo senso capovolto l’approccio a un timigliore per avviare le terapie più adatte a ciascun sottogruppo di malati, in modo da garantire che la convivenza pacifica con la malattia cronica sia più lunga possibile, e che le armi terapeutiche più forti restino a disposizione quando il paziente ne ha veramente bisogno per dare i frutti migliori: un po’ come farebbe un economista alle prese con un investimento di lungo termine.

po assai particolare di tumore del sangue, la leucemia linfatica cronica, di cui oggi Ghia è uno dei massimi esperti a livello internazionale: “All’epoca ero piuttosto perplesso, ma oggi sono davvero grato per quel suggerimento per molti versi preveggente, perché a quelle conoscenze attingo giornalmente per valutare le condizioni dei miei pazienti e scegliere la terapia migliore per ciascuno di loro” racconta nel suo studio al primo piano del Dipartimento di biotecnologie (DIBIT) dell’Ospedale San Raffaele di Milano.

Generazioni di ricercatori piemontesi

La passione per la ricerca era nata da giovane: dopo la maturità classica al liceo Alfieri di Asti e la laurea in medicina all’Università di Torino aveva avuto l’opportunità di fare una fantastica esperienza di laboratorio: “In quello scantinato malsano dell’Ospedale Molinette hanno lavorato tanti grandi ricercatori clinici, tra cui il mio ‘padre spirituale’ CaligarisCappio, sotto la guida di quello che io chiamo il mio ‘nonno spirituale’, Felice Gavosto” ricorda Ghia con un sorriso. Ora il laboratorio da cui ha diretto il progetto finanziato con il 5 per mille AIRC sul ruolo del microambiente nello sviluppo del tumore è di nuovo al piano seminterrato, ma l’ambiente è accogliente, e le apparecchiature all’avanguardia. Il progetto di cui Ghia sta tracciando gli ultimi risultati si è concentrato su due tumori del sangue piuttosto diffusi, la leucemia linfatica cronica e il mieloma multiplo, e ha coinvolto complessivamente 97 ricercatori: “Ma oggi il mio laboratorio è sconfinato, in un certo senso infinito, grazie alle possibilità di collaborazione offerte dalle nuove tecnologie: oltre la metà delle ricerche sono state fatte insieme a due gruppi di colleghi in Grecia e in Svezia”

spiega. “Skype e WhatsApp ci permettono di tenere i cosiddetti ‘lab meeting’ con colleghi che lavorano a migliaia di chilometri di distanza e di avere un confronto continuo che si concretizza anche con lo scambio di studenti e giovani ricercatori”.

Cittadino del mondo Il concetto di distanza, nella sua vita e in quella della sua famiglia, ha contorni sfumati, cangianti: i genitori Emma e Viviano erano separati in gioventù dal fatto di vivere sulle sponde opposte del Tanaro, vicino ad Asti, ma la loro unione si era consolidata aprendosi al mondo, e dopo che la mamma aveva trascorso un anno di studio in California: “La mamma ha voluto che mia sorella Piera e io studiassimo le lingue e facessimo esperienze nel mondo” racconta Ghia. Ora la sorella, grande esperta di raggi cosmici, è direttore di ricerca del CNRS a Parigi: “Anche per il suo esempio io sono cresciuto nella convinzione che le donne hanno una marcia in più”. Quanto a lui, è l’incontro fortuito con Eliana a tracciare la rotta per la tappa successiva: “L’avevo conosciuta a una festa a Torino e mi ero offerto di riaccompagnarla a casa, a Como, sulla via per Basilea. Lei doveva tornare a Boston, dove stava facendo il dottorato in economia dello sviluppo ad Harvard, ma siamo rimasti in contatto. Alla fine del mio dottorato io avevo previsto di fare un giro di seminari negli Stati Uniti per scegliere dove poter applicare i miei studi alla ricerca sul cancro, e pensai bene di aggiungere Boston alla lista. Fui selezionato dal prestigioso Dana-Farber Cancer Institute di Harvard, ma quando arrivai lei era andata a passare l’estate in India, da Madre Teresa di Calcutta, e per qualche settimana feci lunghe chiacchierate telefoniche da una cabina, consumando tessere ricaricabili. A un certo

Leucemia e mieloma nel mirino del suo gruppo

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VITA DA RICERCATORE Paolo Ghia

Lo studio di un sistema

punto fu una signora indiana che assisteva spesso alle nostre chiacchierate a dirle quello che noi ancora non ci eravamo detti: ma questo è il tuo fidanzato!”. Nei successivi tre anni, tra una ricerca e l’altra, si sono sposati e hanno messo su la loro prima casa a Cambridge, sede dell’Università di Harvard. Eliana ora insegna all’Università Bocconi di Milano, dove è stata anche prorettrice alla ricerca: “È lei quella in gamba della famiglia” dice lui, con un’ammirazione che si fonde con la passione per i suoi studi di microeconomia e il comune interesse per i Paesi in via di sviluppo, che l’estate scorsa hanno portato la famiglia – con i figli Arianna di 17 anni e Gabriele di 14 – a trascorrere tre settimane in una comunità rurale nella foresta vergine del Congo, dopo una serie di viaggi estivi in gran parte in automobile, alternando mete vicine e lontane, tra cui Stati Uniti e Australia (“senza mai prenotare in anticipo la stanza in cui dormire”). Tra un viaggio estivo e l’altro, la Paolo Ghia (al centro) con il suo gruppo di medici ricercatori al San Raffaele di Milano

famiglia al completo è tornata sul luogo del delitto, a Boston, dove lei ha trascorso un anno sabbatico al MIT. In quell’anno lui ha fatto spesso avanti e indietro con l’Italia, diventando il passeggero di Alitalia con più miglia percorse in un anno di tutta la Lombardia (“Senza contare che volo anche con altre compagnie” chiosa ridendo), anche grazie ai numerosi viaggi di lavoro per divulgare i risultati delle ricerche, che lo portano in tutto il mondo, dal Giappone all’Argentina, passando per il Medio Oriente. Prima dell’arrivo dei figli, avevano anche fatto un’esperienza di lavoro a Korogocho, la baraccopoli alla periferia di Nairobi, in Kenya, sviluppatasi attorno alle discariche di rifiuti: “Persino in quello scenario apocalittico, la vita va avanti con dignità, e ci sono microimprese condotte con tenacia, a dimostrazione del fatto che l’essere umano ha la capacità di adattarsi e non si accontenta della sola sopravvivenza: noi indossavamo abiti trasandati, mentre loro erano sempre curati ed elegantissimi” ricorda. “Dico sempre a mia moglie che se rinasco voglio fare l’economista”.

Il cancro utilizza l’ambiente

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In un certo senso, la sua fascinazione per questa disciplina riecheggia quella per l’immunologia: lo studio di un sistema, il sistema immunitario, che si adatta alla realtà circostante in continuo cambiamento. Anche le sue ricerche sulla leucemia linfatica cronica gli forniscono una visione della malattia per certi versi controcorrente: “Ai miei studenti spiego che ogni tanto mi sento un po’ sociologo quando parlo di cancro. Il cancro non è un criminale solitario, non agisce da solo ma con la complicità dell’ambiente che lo circonda, che gli permette di crescere e svilupparsi”. È il famoso “microambiente”, che in alcune delle forme tumorali studiate da Ghia ha un ruolo importantissimo e che adesso è diventato un bersaglio delle terapie più innovative anche nella leucemia linfatica cronica. Oggi in famiglia ama ascoltare moglie e figli che eseguono duetti e trio per pianoforte, violino e violoncello, un altro dei motivi per cui è grato a Eliana: “Lei suona il pianoforte, e ha introdotto nella mia vita quotidiana la musica, incoraggiando i figli”. Insieme a lei sta portando avanti quello che definisce “l’esperimento più difficile della mia vita”: “In laboratorio se l’esperimento non funziona puoi ripartire da zero e rifarlo in tanti modi diversi finché non riesce: con i figli non puoi fare lo stesso”. Il tempo libero è spesso assorbito dal giardinaggio: “Mentre mi dedico alle piante della terrazza mi accade un fenomeno strano: spesso continuo a pensare al lavoro, ma le cose spiacevoli spariscono, e rimangono quelle piacevoli. Mio padre ha sempre avuto il dono di clonare gli oleandri, molto rari nel clima dell’Astigiano, e io ogni tanto da ragazzo lo aiutavo svogliatamente, perché non capivo questa passione che condivideva con la mamma. Poi la passione mi ha contagiato, ma ancora oggi la ricetta per clonare gli oleandri non mi riesce mai”.


della ricerca AIRC Da mielodisplasia a leucemia Una firma genetica specifica è in grado di aiutare i medici a capire quali casi di mielodisplasia – una condizione nella quale il midollo osseo produce in modo non corretto cellule del sangue – hanno maggiori probabilità di trasformarsi in leucemia acuta. È quanto emerge da uno studio portato a termine da un gruppo di ricerca internazionale guidato da Mario Cazzola del Dipartimento di medicina molecolare dell’Università di Pavia e della Clinica ematologica della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia. Analizzando il profilo di espressione genica di un gruppo di pazienti con mielodisplasia, i ricercatori hanno notato che in alcuni casi aumentava l’espressione di geni legati alla produzione di globuli rossi e piastrine, mentre in altri erano più presenti geni coinvolti nella produzione di tutti gli elementi del sangue. “Proprio questi ultimi casi avevano maggiori probabilità che la mielodisplasia evolvesse in leucemia” afferma Cazzola che sta mettendo a punto il test per consentire di scegliere velocemente la strategia di trattamento migliore per ciascun paziente.

Dosi basse per i bambini Qual è la dose ottimale di terapia con globuline anti-timociti per i bambini sottoposti a trapianto di cellule staminali da donatore non consanguineo? La risposta a questa domanda arriva da uno studio coordinato dall’equipe di Franco Locatelli, dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma e portato a termine anche grazie al contributo di AIRC. “Dopo il trapianto – una terapia fondamentale nel caso di tumori come leucemie e linfomi – c’è il rischio che si inneschi un conflitto tra le cellule del donatore e quelle del ricevente, dando origine alla cosiddetta malattia del trapianto contro l’ospite” dice Locatelli, ricordando che per ridurre questo rischio si utilizza una sieroterapia a base di anticorpi. Confrontando due diverse dosi di siero utilizzate nei bambini e negli adolescenti, i ricercatori sono riusciti a stabilire che la dose più bassa è anche quella associata alla migliore sopravvivenza.

Dialogo tra tessuto adiposo e tumore al seno Due molecole che si chiamano GM-CSF e MMP9 rappresentano le basi del legame tra obesità e cancro al seno. È noto da tempo che l’eccessivo accumulo di grasso corporeo aumenta il rischio di molti tumori, incluso quello del seno, ma i meccanismi alla base di tale associazione non erano ancora conosciuti. I ricercatori guidati da Francesco Bertolini dell’Istituto europeo di oncologia di Milano hanno fatto luce sull’argomento. “Siamo partiti da esperimenti sulle cellule tumorali per arrivare agli studi su animali, passando attraverso analisi dei geni e delle proteine” spiega Bertolini che poi aggiunge: “Alla fine del nostro percorso abbiamo scoperto che GM-CSF e MMP9, due molecole prodotte dai progenitori delle cellule adipose, sono in grado di favorire lo sviluppo e la diffusione del cancro”. Le ricadute cliniche sono a portata di mano: inibire i due fattori rallenta la crescita del tumore negli animali ed esistono già farmaci con questa attività.

... altre ricerche su: airc.it/ricerche-airc APRILE 2018 | FONDAMENTALE | 7


METASTASI Cancro metastatico del seno

Tumore al seno, l’altra faccia della malattia Si parla spesso dei grandi risultati ottenuti nella diagnosi precoce e nella cura del tumore al seno in fase iniziale, ma migliaia di donne convivono oggi con la malattia metastatica a cura di CRISTINA FERRARIO irca 12.000 nuove diagnosi ogni anno e oltre 35.000 donne che in Italia convivono con la malattia: con questi numeri, il tumore al seno metastatico, ovvero diffuso in organi diversi da quello da cui ha avuto origine – in particolare ossa, cervello, fegato e polmoni – non può certo essere considerato una “malattia rara” nel senso più comune del termine. “La malattia metastatica rappresenta in realtà meno del 10 per cento di tutti i tumori mammari, che però colpiscono circa 50.000 persone ogni anno nel nostro Paese” spiega Lucia Del Mastro, responsabile dello sviluppo di terapie innova-

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tive all’Ospedale San Martino di Genova. Fatte le debite proporzioni, questa “piccola percentuale” si trasforma in effetti in numeri che superano di gran lunga quelli di altri tumori femminili, come per esempio il carcinoma ovarico (che conta circa 5.200 casi l’anno) o quello del collo dell’utero (con circa 2.300 casi). Un’indagine promossa qualche anno fa dall’associazione di pazienti Europa Donna ha sottolineato come convivere con la diagnosi di tumore metastatico abbia un impatto importante sulla vita privata e professionale di chi si ammala, anche a causa di un senso di abbandono che spesso le pazienti sperimentano, sentendosi trascurate dai medici, dai media e dalle istituzioni

Migliaia di donne lottano duramente

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a fronte dei successi sempre più frequenti ottenuti nella maggioranza dei casi di tumore al seno non metastatico. Ma le cose stanno cambiando anche in Italia, come dimostra l’incontro in Senato del 5 dicembre 2017 durante il quale sono stati presentati i dati stimati dall’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) sul cancro al seno metastatico e come confermano le associazioni di pazienti, sempre più attive, che chiedono l’istituzione di una giornata nazionale dedicata alla malattia. SOLUZIONI DAI GENI Secondo stime recenti, solo il 7 per cento di tutte le pubblicazioni dedicate al tumore mammario si focalizza sulla malattia metastatica, a dimostrazione di come l’attenzione per questo problema sia ancora piuttosto bas-

sa. Ciò non significa però che la ricerca sia ferma. “Negli anni abbiamo assistito a un progressivo miglioramento della prognosi per le donne con questa patologia, soprattutto grazie alle scoperte sulla biologia del tumore che ci permettono oggi di classificare il cancro al seno metastatico in base alle sue caratteristiche molecolari” afferma Del Mastro, ricordando che proprio grazie a queste scoperte è stato possibile disegnare terapie ad hoc, che puntano a un bersaglio molecolare preciso. Per ciascun tumore viene quindi scelto un trattamento specifico sulla base della presenza o assenza di tali bersagli. Esempio classico è il recettore di HER2 contro il quale sono stati creati trattamenti mirati molto efficaci: trastuzumab, pertuzumab e altri farmaci in fase di sperimentazione.


TERAPIE ADIUVANTI

LA COSTANZA PREMIA

S Il recettore degli estrogeni rappresenta un altro bersaglio importante nella lotta al cancro al seno metastatico: quando sulle cellule del tumore sono presenti i recettori degli estrogeni, le terapie a base del vecchio farmaco tamoxifene e dei più recenti inibitori delle aromatasi o di fulvestrant si dimostrano efficaci. E non è tutto. Negli ultimi anni sono stati introdotti nella pratica clinica anche farmaci inibitori delle cicline, che vanno ad agire direttamente sul ciclo cellulare, e farmaci inibitori di PARP – molecola coinvolta in numerosi processi, come la riparazione del DNA o la morte programmata delle cellule – nella malattia con mutazioni del gene BRCA. PREVENIRE È POSSIBILE? Nel 7 per cento circa dei casi il tumore mammario è metastatico sin dalla diagnosi, mentre gli altri sono il risultato della progressione di una malattia già diagnosticata e trattata in precedenza. Esistono strategie efficaci che le donne con un tumore al seno possono mettere in campo ogni giorno per prevenire la formazione di metastasi? “I meccanismi alla base della diffusione del tumore mammario non sono ancora stati definiti nel dettaglio” precisa Del Mastro, che poi aggiunge: “Oggi sappiamo, però, che alcune modificazioni dello stile di vita possono aiutare le donne già operate di tumore al seno a ridurre il rischio che la malattia progredisca”. Tra queste, l’attenzione a evitare sovrappeso e obesità: è recente la scoperta che una perdita di peso in una donna obesa

riduce il rischio di sviluppare metastasi. “Disponiamo di dati scientifici certi anche sull’effetto protettivo dell’attività fisica, mentre per altri fattori, come l’alimentazione, ci sono tante ipotesi e tanti studi in corso, ma non abbiamo ancora certezze” conclude l’esperta. CONVIVENZA DIFFICILE, MA NON IMPOSSIBILE Le opzioni terapeutiche oggi disponibili per chi invece scopre che le metastasi si sono già diffuse hanno in comune un ambizioso obiettivo finale: trasformare il tumore metastatico in una malattia cronica con la quale convivere. “In pratica significa che dopo una diagnosi di cancro mammario metastatico le donne dovranno continuare a curarsi e a volte dovranno anche modificare il trattamento per riuscire a tenere sotto controllo la malattia” dice Del Mastro, ricordando che grazie alle terapie mirate convivere con il tumore oggi è più semplice che in passato. L’aspettativa di vita è senza dubbio migliorata, passando dai 15 mesi degli anni settanta del secolo scorso ai 58 mesi degli inizi del 2000, ma è anche migliorata la qualità di vita di queste donne che, secondo i dati dell’indagine commissionata da Europa Donna, sono giovani (54 anni in media, ma con età inferiore a 45 anni in un caso su tre), hanno un lavoro, una famiglia e nella metà dei casi figli minorenni. “Oggi possiamo evitare a molte donne la chemioterapia classica riducendo notevolmente anche gli effetti collaterali e lasciando più spazio a una buona quali-

eguire le indicazioni del medico non è sempre facile, soprattutto se il trattamento prescritto dura anni e si porta dietro effetti collaterali piuttosto pesanti, ma è necessario se si vuole trarre il massimo beneficio dalla terapia. Molte donne dopo l’intervento chirurgico per rimuovere il tumore al seno si devono sottoporre alle cosiddette “terapie adiuvanti”, ovvero a trattamenti che in alcuni casi si protraggono per anni con lo scopo principale di allontanare il rischio che la malattia si ripresenti. La letteratura scientifica dimostra che i vantaggi di queste terapie durano anche per vent’anni dopo l’intervento, a patto che vengano seguite scrupolosamente le indicazioni del medico. Per quanto riguarda alcune terapie ormonali come per esempio il tamoxifene, però, molte donne abbandonano il trattamento prima di quanto prescritto, per diverse ragioni. “Gli schemi terapeutici che i medici prescrivono sono il frutto di anni di ricerche e seguirli scrupolosamente è l’unico modo per avere successo nella lotta contro i tumori” commenta Del Mastro.

tà di vita” continua l’esperta. In una piccola percentuale di casi (3-5 per cento), il tumore al seno metastatico scompare e non si ripresenta più dopo il trattamento. “Queste donne possono essere considerate guarite a tutti gli effet-

ti. Sono casi rari e l’obiettivo resta la cronicizzazione, ma i ricercatori sono un po’ sognatori e nessuno vieta di sperare anche in un risultato che vada oltre la trasformazione del cancro in malattia cronica” conclude Del Mastro.

INIZIATIVE

UN’ALLEANZA CONTRO IL CANCRO METASTATICO

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a ABC Global Alliance, promossa dalla European School of Oncology, è un gruppo di ricerca clinica che riunisce gli oncologi esperti di tumore al seno. Nel mese di novembre 2017, durante il congresso annuale dedicato proprio al cancro del seno metastatico, ha lanciato un’azione in dieci punti per riuscire a migliorare, se non a vincere, la malattia entro il 2025. Tra gli obiettivi, la messa a punto di terapie in grado di raddoppiare la sopravvivenza media delle pazienti, portandola a quattro anni entro il 2025, il miglioramento della qualità di vita e la promozione di una ricerca epidemiologica che stabilisca esattamente quante sono in Europa le donne malate. Infine, un appello a migliorare la comunicazione sul cancro al seno, spesso caratterizzata da toni trionfali che, pur riflettendo i grandi successi ottenuti nella cura della malattia, possono urtare i sentimenti delle donne meno fortunate. APRILE 2018 | FONDAMENTALE | 9


METASTASI Cancro metastatico del seno

In questo articolo: cancro del seno metastasi

C

apita che, a parità di caratteristiche cliniche e molecolari, due tumori mammari siano diversi nella loro progressione: uno si diffonde in organi distanti, dando origine a metastasi e complicando l’approccio e la durata della cura, l’altro resta confinato al seno e può essere trattato, talvolta, anche solo con la chirurgia. Capire cosa c’è dietro questi diversi comportamenti del tumore è fondamentale per arrivare all’obiettivo finale di curare o di rendere cronica anche la malattia metastatica. Lo sa bene AIRC, che lo scorso anno ha lanciato un nuovo bando 5 per mille per finanziare proprio progetti di ricerca che si occupino di conoscere a fondo i meccanismi molecolari alla base delle metastasi (non solo del tumore mammario) e di trovare nuove strategie efficaci contro il cancro in fase avanzata.

sono i recettori per HER2, per gli estrogeni e per i progestinici, bersagli molecolari dei farmaci più innovativi oggi disponibili contro questa malattia. Tra gli ambiziosi obiettivi del progetto, alcuni sono dedicati alle metastasi e hanno portato a risultati importanti pubblicati su prestigiose riviste internazionali. In particolare, i ricercatori hanno chiarito il ruolo di YAP e TAZ, due potenti oncoproteine legate all’aggressività tumorale e capaci di favorire lo sviluppo di metastasi, il ritorno della malattia e la resistenza ai trattamenti. Nei tumori alla mammella, YAP e TAZ sono regolate dal metabolismo del colesterolo, a sua volta regolato da uno dei più pericolosi acceleratori della trasformazione tumorale, la proteina p53 mutata. Proprio attorno a p53 ruota l’ultima scoperta di Del Sal e colleghi, pubblicata nel dicembre 2017 sulla rivista Nature Cell Biology: il lavoro dimostra che le caratteristiche fisiche del tumore mammario (come la sua consistenza, la rigidità e la tensione tipica delle forme più aggressive) stabilizzano e stimolano l’attività di p53 mutata nel tumore, che porta alla proliferazione delle cellule malate e alla loro diffusione. Un nuovo punto di vista da cui osservare il tumore per cercarne i punti deboli e che coinvolge anche vie metaboliche note come quella che porta alla sintesi del colesterolo, sulla quale è possibile agire anche con farmaci ben noti come le statine.

Geni chiave come bersagli nel cancro triplo negativo

AIRC in prima linea contro le metastasi Grazie ai Programmi 5 per mille si raccolgono i successi di anni di ricerca e si promuovono nuove opportunità per gli scienziati che si occupano di cancro del seno metastatico 10 | FONDAMENTALE | APRILE 2018

I PUNTI DEBOLI DEL TRIPLO NEGATIVO L’attenzione di AIRC nei confronti di sfide difficili da vincere è ben visibile anche nel sostegno al progetto 5 per mille coordinato da Giannino Del Sal, responsabile dell’Unità operativa triestina del Laboratorio nazionale del Consorzio interuniversitario di biotecnologie (LNCIB), dedicato al tumore al seno triplo negativo. Questa malattia rappresenta circa il 20 per cento di tutti i tumori del seno e si chiama così perché sulle sue cellule non ci


vostri articoli Domande Neiraccomandate spes-

e risposte

so di consumare più carne bianca che rossa, ma io sapevo che Prendo la pillola il pollame è pieno di contraccettiva da pochi ormoni. È la scelta mesi. Che effetti giusta per una sana può avere sul rischio alimentazione? di sviluppare un tumore? L’ P ochi mesi di contraccezione ormonale non hanno un grande effetto sul rischio di sviluppare un tumore legato agli ormoni. La maggior parte degli studi analizza donne che hanno assunto la pillola per almeno cinque anni. In ogni caso, è bene ricordare che gli studi sull’associazione tra pillola contraccettiva e sviluppo di tumori sono complicati dal fatto che alcuni effetti sono rilevabili solo dopo molti anni dall’utilizzo. Nel frattempo le pillole in commercio cambiano nel dosaggio e nella formulazione, rendendo difficile applicare i risultati di tali studi alla situazione attuale. Esistono però sufficienti dimostrazioni del fatto che un uso prolungato della pillola anticoncezionale aumenta lievemente il rischio di cancro al seno, alla cervice uterina e al fegato, ma riduce in modo significativo il rischio di cancro dell’ovaio e dell’endometrio. L’aumento di rischio è comunque legato al proprio rischio individuale di partenza, che può variare da donna a donna (ecco perché è compito del medico prescriverla e non può essere assunta senza consultarlo). Nella scelta di questo metodo contraccettivo devono però entrare in gioco altri fattori, come la grande protezione nei confronti delle gravidanze indesiderate.

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uso di ormoni per l’allevamento del pollame è, in Italia, vietato fin dagli anni novanta sulla base di una legge europea. Il pollo allevato e commercializzato nel nostro Paese non può contenere ormoni (sebbene un recente sondaggio dimostri che l’87 per cento degli italiani è convinto del contrario): la loro presenza fa parte dei cosiddetti “falsi miti” sull’alimentazione. I controlli sono affidati al ministero della Salute e ai NAS. Eventuali residui ormonali nel pollame sono dovuti a un utilizzo fuorilegge e quindi costituiscono una frode alimentare punibile penalmente. Sono altri i farmaci usati negli allevamenti intensivi, primi fra tutti gli antibiotici, e questo forse spiega perché i consumatori fanno confusione. La norma obbliga gli allevatori a interrompere la somministrazione nelle settimane precedenti la macellazione, perché ogni residuo venga eliminato. Nel caso degli antibiotici, però, i controlli hanno rivelato che non sempre la normativa viene rispettata. Un residuo antibiotico nel cibo non ha effetti sul rischio di ammalarsi di cancro, ma può creare resistenze ad alcuni trattamenti in caso di malattie infettive, aggravando il problema generale della resistenza agli antibiotici.


SPERIMENTAZIONE ANIMALE Novità dalla ricerca

Dalle staminali della pelle all’utero artificiale La ricerca scientifica fa passi da gigante e talvolta, grazie anche all’apporto della sperimentazione animale, compie balzi in avanti repentini e quasi inattesi, facendoci intravvedere quella che potrebbe essere la medicina del futuro

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a cura della REDAZIONE egli ultimi mesi sono state annunciate numerose novità importanti per la ricerca scientifica, ottenute anche grazie all’uso della sperimentazione animale. Due di queste hanno meritato la prima pagina dei giornali di tutto il mondo e sono state pubblicate sulla prestigiosa rivista Nature. Ambedue promettono di aiutare i bambini ad avere un futuro migliore. Per questo la campagna di crowdfunding lanciata da un cittadino britannico per costruire un monumento ad alcuni animali famosi che hanno dato il loro apporto alla ricerca scientifica è un bel modo per ringraziare chi consentirà in futuro di salvare vite umane, e chi ha già contribuito a salvarle.

dei bambini farfalla”. In questi malati, la pelle, fragile appunto come le ali di una farfalla, si disfa appena la si sfiora. Il minimo trauma o contatto dà origine a bolle e lacerazioni dolorose e difficilmente guaribili. La malattia non è curabile e, per Hassan, di origini siriane ma residente in Germania, sembrava non esserci più molto da fare. I medici dell’ospedale di Bochum, in Germania, che l’avevano in cura, hanno deciso di tentare tutto il possibile proponendo una terapia che combina la ricerca sulle cellule staminali con la terapia genica, cioè la possibilità di sostituire un gene malato con una versione sana dello stesso. Questa terapia non era mai stata studiata nell’uomo, ma solo su modelli animali. A metterla a punto sono stati i ricercatori di Modena guidati da Michele De Luca e Graziella Pellegrini. Le condizioni del bambino all’arrivo in ospedale erano drammatiche: solo la pelle di viso, mani e piedi era ancora sana. Tutto il resto del corpo era un’unica, grande piaga. I ricercatori hanno prelevato dal bambino alcune cellule staminali della pelle, per coltivarne un nuovo strato in laboratorio. Ma per

Una nuova pelle sana grazie alla terapia genica

La nuova vita del bimbo farfalla

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el mese di novembre 2017 Nature ha pubblicato il caso di Hassan, un bambino colpito da una gravissima malattia genetica chiamata epidermolisi bollosa o “malattia

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In questo articolo: terapia genica ricerca scientifica utero artificiale

evitare che si ripresentassero gli stessi problemi legati al gene difettoso, hanno modificato il genoma sostituendo il gene malato con una copia sana. La nuova pelle, dotata di resistenza normale ai traumi e allo sfregamento, è stata trapiantata sul bambino che oggi, a 9 anni, può frequentare normalmente la scuola. L’intera tecnica non avrebbe mai potuto essere applicata all’essere umano senza un preventivo passaggio sull’animale, che è stato essenziale per verificarne la fattibilità.

Una statua per Félicette

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stata lanciata in Gran Bretagna una campagna di crowdfunding per costruire una statua in onore di Félicette, la prima gatta a essere tornata viva dallo spazio, nel 1963, dopo un giro su un razzo di fabbricazione francese. Secondo i promotori della campagna, molti animali meriterebbero un monumento perché, grazie agli esperimenti condotti su di loro, hanno consentito importanti avanzamenti scientifici. Tra questi, la pecora Dolly, primo animale clonato che ha permesso di comprendere come funziona la duplicazione di un organismo, dalla cellula alla sua interezza, aprendo infiniti filoni di ricerca, anche in campo oncologico. “Senza la ricerca sugli animali” hanno spiegato i promotori della raccolta fondi “molte malattie oggi non sarebbero curabili ma anche molte conoscenze sarebbero state irraggiungibili”.

L’utero artificiale

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no studio americano condotto presso il Children’s Hospital di Philadelphia e pubblicato sulla rivista Nature ha aperto un nuovo capitolo per la sopravvivenza dei bambini nati prematuri. I ricercatori hanno infatti sviluppato un vero e proprio utero artificiale, una sorta di sacca


Alternativo significa che sostituisce le vere cure

di plastica che contiene un liquido dalla composizione simile al liquido amniotico e collegata a diverse apparecchiature che garantiscono la circolazione sanguigna del feto e l’ossigenazione del sangue. Lo strumento è stato testato su feti di agnello nati circa 40 giorni prima del termine fisiologico del loro sviluppo. In condizioni normali, gli animali non sarebbero sopravvissuti ma i ricercatori li hanno inseriti nelle sacche artificiali e hanno attivato i mac-

chinari, riuscendo a portare a termine la gestazione. I due agnellini sono “nati” una seconda volta, sani e senza danni. La gravidanza nell’utero artificiale è durata circa quattro settimane. “Questo macchinario potrebbe salvare la vita a grandi prematuri, consentendo uno sviluppo normale del feto” ha spiegato Alan Flake, il chirurgo pediatrico che ha avuto l’idea dell’utero artificiale. “Le condizioni delle incubatrici che usiamo oggi sono ben lontane dalla situazione protetta dell’utero

materno che questo macchinario è in grado di ricreare”. Un utilizzo diretto della scoperta su feti umani non sarebbe stata possibile, perché considerata non etica da tutte le norme in materia di sperimentazioni mediche. Ora che, grazie a un modello animale, è stato possibile provare le potenzialità della tecnica, gli autori sperano di completarne lo sviluppo per aiutare anche i bambini che lasciano troppo in fretta il nido della pancia della mamma. APRILE 2018 | FONDAMENTALE | 13


NOTIZIE FLASH

Dal Mondo Dieta mediterranea per il tumore della prostata L’alimentazione è un potente alleato contro il cancro e seguire le raccomandazioni della dieta mediterranea permette di ridurre il rischio di tumore alla prostata aggressivo. Lo spiegano i ricercatori spagnoli che hanno recentemente pubblicato sul Journal of Urology i risultati di uno studio condotto su 733 pazienti con tumore della prostata e 1.229 soggetti sani. Analizzando le abitudini alimentari dei partecipanti, i ricercatori hanno notato che solo la dieta mediterranea – basata su un elevato consumo di pesce, frutta, verdura, legumi e olio di oliva e su un basso consumo di succhi confezionati – era associata a un effetto preventivo importante per quanto riguarda i tumori più aggressivi e più estesi. Nessun effetto protettivo contro questi particolari tumori della prostata per la dieta “occidentale” (ricca di derivati del latte, cereali raffinati, carne lavorata, bevande caloriche, dolci, fast food e salse), né per quella “prudente” (basata su derivati magri del latte, cereali integrali, frutta, verdura e succhi).

Protezione contro l’HPV Un nuovo test che permette di identificare la presenza di otto diversi tipi di tumore attraverso un semplice prelievo di sangue è stato pubblicato sulla rivista Science e portato a termine da un gruppo di ricerca internazionale al quale ha preso parte anche l’Italia. Scoprire il tumore prima che diventi sintomatico e tramite test poco invasivi per il paziente è uno degli obiettivi dell’oncologia moderna. Analizzando oltre 1.000 pazienti con diagnosi nota di tumore e 850 controlli senza la malattia, i ricercatori hanno osservato che il nuovo test è in grado di identificare la presenza del cancro con una buona sensibilità (vicina al 100 per cento in alcuni dei tumori analizzati), eliminando quasi del tutto il rischio di “falsi positivi” ovvero di diagnosi di tumore in pazienti sani. Un semplice esame del sangue, nel quale vengono analizzate le mutazioni in sedici geni legati al cancro e i livelli di dieci proteine considerate biomarcatori di malattia, potrebbe diventare quindi uno strumento semplice ed economico per migliorare la diagnosi precoce e di conseguenza anche la cura del cancro.

Melanoma: un aiuto dai batteri intestinali? Il microbiota intestinale, ovvero la cosiddetta “flora batterica intestinale”, sta assumendo un ruolo sempre più importante per la salute umana e un recente studio lo lega anche all’efficacia dell’immunoterapia utilizzata per combattere il melanoma. “L’immunoterapia è una nuova frontiera contro questo tumore della pelle, ma attualmente solo il 35 per cento circa di chi la riceve ne trae un beneficio significativo e duraturo” spiegano sulla rivista Science i ricercatori che hanno condotto uno studio su 42 pazienti con melanoma trattati con immunoterapia. Dall’analisi dei microrganismi intestinali dei partecipanti è emerso che chi rispondeva meglio alla terapia mostrava una presenza più elevata di microrganismi “buoni”, come Bifidobacterium longum, Collinsella aerofaciens ed Enterococcus faecium, rispetto a chi invece non rispondeva al trattamento. “La presenza di questi spe-

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cifici batteri nell’intestino sembra aumentare la capacità delle cellule T del sistema immunitario di entrare nel microambiente che circonda il tumore e pare incrementare anche la loro capacità di distruggere le cellule tumorali” aggiungono gli esperti, che stanno già mettendo in campo studi per tentare di migliorare la risposta all’immunoterapia modificando il microbiota attraverso l’uso di probiotici come i bifidobatteri.


L’oncologia mondiale saluta Felice Gavosto

“I pazienti sono trattati meglio nei centri che privilegiano la ricerca”. Era questo il mantra che ha accompagnato tutta la vita professionale di Felice Gavosto, luminare dell’oncoematologia italiana e mondiale, recentemente scomparso all’età di 96 anni. Subito dopo la laurea in medicina a Torino decise di “fare scienza” in modo attivo e dopo esperienze internazionali – da New York a Bruxelles – tornò in Piemonte dove si dedicò allo studio dell’ematologia. Professore di medicina interna, Gavosto non volle mai rinunciare all’approccio globale al paziente, tipico di questa disciplina, convinto com’era della necessità di dedicarsi al malato a 360 gradi cercando di cogliere tutti gli aspetti studiati dalla medicina interna. Professore emerito di medici-

na all’Università di Torino, fu pioniere della ricerca italiana con numerose pubblicazioni su riviste internazionali di altissimo prestigio, ma fu soprattutto un grande promotore della scienza e dell’ematologia anche a livello pubblico in Italia. Collaborò per anni con AIRC e contribuì a fondare l’Associazione italiana leucemie (AIL) e l’Istituto di ricerca e cura del cancro di Candiolo, alle porte di Torino, un grande esempio di come la clinica si sposa con la scienza.

La prevenzione par- Il gambero marmote dalla bocca rizzato per capire il cancro

Avere gengive sane può rappresentare un importante passo anche nella prevenzione di alcuni tumori come, per esempio, quello del pancreas. Uno studio pubblicato sul British Journal of Cancer punta l’attenzione su Treponema denticola, un microrganismo associato alle parodontiti, ovvero alle patologie che colpiscono le gengive. “Un enzima prodotto dal batterio, la Td-CTLP proteinasi, è presente anche in tumori maligni gastrointestinali” spiegano gli autori, ricordando che tale molecola è in grado di attivare meccanismi che aiutano la cellula tumorale a diffondersi e può inoltre diminuire le capacità di risposta del sistema immunitario. E non è tutto. Come si legge sulle pagine dell’International Journal of Cancer, la presenza di malattie gengivali aumenta anche la mortalità legata al tumore del pancreas. I risultati arrivano da uno studio nel quale sono stati coinvolti oltre 70.000 finlandesi seguiti per dieci anni. “I dati dimostrano che l’infiammazione associata alla parodontite influenza la salute generale ed è coinvolta anche nei meccanismi che il tumore mette in atto per danneggiare l’organismo” affermano gli autori.

Un gamberetto con una mutazione genetica spontanea che lo rende capace di replicarsi per clonazione (quindi senza aver bisogno di due esemplari come nella riproduzione sessuata) potrebbe aiutare i ricercatori del centro di ricerca sul cancro di Heidelberg, in Germania, a capire meglio come si formano i tumori. Il crostaceo è interessante per i biologi perché si tratta di una specie nuova, nata appunto da una singola mutazione genetica comparsa in un esemplare di sesso femminile circa 25 anni fa. La capacità di riprodursi in modo asessuato gli ha consentito di invadere i corsi d’acqua e i fiumi del centro Europa. Ma gli scienziati sono interessati a questo animaletto anche per capire meglio i tumori: le cellule cancerose, infatti, si riproducono per clonazione di una prima cellula mutata. Capire quali sono le fasi iniziali del processo è molto difficile, perché quando si diagnostica un tumore le cellule sono già replicate in gran numero. Il gamberetto potrebbe quindi essere uno strumento prezioso per comprendere le origini molecolari della malattia, consentendo ai ricercatori di bloccare il fenomeno al suo esordio.

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FARE CHIAREZZA Cannabis terapeutica

In questo articolo:

cannabis sativa marijuana terapeutica terapie sintomatiche

Da droga ricreativa a possibile terapia sintomatica

grafico dello European Journal of Internal Medicine curato dal medico e scienziato italiano Pier Mannuccio Mannucci e dedicato a una revisione sistematica delle prove di efficacia della cannabis in ambito terapeutico, la maggior parte degli studi è stata effettuata sul prodotto naturale (foglia di cannabis) o su estratti farmacologici che contengono tutti i principi attivi della pianta.

La cannabis e i suoi derivati sono da tempo oggetto di studi scientifici per i possibili benefici nella cura di diverse malattie, tra cui i tumori. Alcuni composti contenuti nei preparati di cannabis possono alleviare il dolore o la nausea, altri hanno dimostrato, per ora solo in laboratorio, di rallentare lievemente la crescita cellulare. Oggi si possono prescrivere (non senza difficoltà) anche in Italia

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a cura di DANIELA OVADIA e ne parla in rete, soprattutto tra i pazienti, nei gruppi di mutuo aiuto, complici film e libri che, sulla scia della sua diffusione negli Stati Uniti e nel Nord Europa, hanno sdoganato l’uso della cannabis per uso terapeutico. Recentemente si sono dif-

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fusi, anche in Italia, i preparati, come gocce e sciroppi, ma anche liquidi per le sigarette elettroniche, che contengono estratti di cannabis in cui è presente solo uno dei tanti composti attivi della pianta: il cannabidiolo o CBD, che non ha effetti psicoattivi e quindi è autorizzato alla libera vendita. Tuttavia, come conferma un recente numero mono-

IL CBD, IN LIBERA VENDITA

i trova nelle erboristerie, nei negozi specializzati in prodotti della cannabis e sotto forma di liquidi per le sigarette elettroniche. È il cannabidiolo o CBD, il composto non psicoattivo presente nella cannabis. Non crea dipendenza e sonnolenza, e per questa ragione è liberamente commerciabile. Il CBD è stato molto studiato nelle malattie neurologiche come l’epilessia. Inoltre ha un blando effetto antidepressivo. Per quel che

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riguarda il cancro, la maggior parte degli studi sono stati condotti in laboratorio su colture cellulari, come riassume una revisione sistematica pubblicata di recente sulla rivista Cannabis and Cannabinoid Research, rivelando una lieve attività citostatica (di rallentamento della crescita cellulare), tutta ancora da dimostrare nell’organismo umano. Il CBD non sembra avere effetti diretti sulla nausea o sulla percezione del dolore.

THC e CBD La cannabis è davvero utile per la cura del cancro? Quali studi scientifici esistono a sostegno del suo utilizzo? Innanzitutto è bene ricordare che la forma più nota con cui viene consumata la cannabis è la cosiddetta marijuana. Si tratta di un preparato di foglie della Cannabis sativa, una pianta tropicale le cui componenti attive sono il tetraidrocannabinolo o THC e il cannabidiolo o CBD. Il THC ha effetti psicoattivi e induce dipendenza, sebbene in misura minore rispetto ad altre sostanze come le amfetamine, la cocaina e persino la nicotina. Proprio per via degli effetti psicoattivi, la commercializzazione libera della marijuana è vietata e la sostanza è iscritta dal 2013 nel registro II B del testo unico 309/1990 che disciplina l’uso delle sostanze stupefacenti e psicotrope. Nel caso di un uso terapeutico, i derivati della cannabis sono stati “de-


rubricati” da sostanze stupefacenti (contenute nella tabella I) a sostanze farmacologiche prescrivibili, almeno in teoria, da qualsiasi medico (anche quello di famiglia) su normale ricettario. Su questo punto si è pronunciata anche la Corte Costituzionale nel 2014, quando la Regione Abruzzo è stata autorizzata all’utilizzo all’interno del Sistema sanitario regionale senza che il Consiglio dei ministri, contrariamente a quanto aveva fatto in precedenza, si opponesse alla decisione. “In Italia è disponibile la Cannabis FM2 prodotta dallo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze” spiega Augusto Caraceni, responsabile della Struttura complessa di cure palliative dell’Istituto nazionale tumori di Milano. Con l’ultimo decreto che stabilisce il prezzo dei farmaci (pubblicato in Gazzetta Ufficiale nel giugno 2017), il prezzo delle infiorescenze per uso medico è fissato a nove euro al grammo. La procedura per ottenere la sostanza non è semplice e richiede circa un paio di mesi, per accedere a tre mesi al massimo di fornitura, anche perché al momento non esistono indicazioni terapeutiche ufficiali: ciò significa che la prescrizione in una determinata patologia è re-

sponsabilità e scelta del medico prescrittore. Per questo i medici devono compilare, per ogni paziente trattato, una scheda che va inviata all’Istituto superiore di sanità e che serve, nelle intenzioni del legislatore, a monitorare l’utilizzo della cannabis per capire in quali casi è veramente richiesta.

I cannabinoidi endogeni Il cervello umano produce sostanze, chiamate endocannabinoidi, simili a quelle contenute nella cannabis. È proprio studiando queste sostanze che si sono chiariti i meccanismi alla base degli effetti terapeutici e anche, in parte, responsabili degli effetti collaterali del THC. I principali endocannabinoidi endogeni sono l’anandamide e il 2-arachidonoilglicerolo, più noto come 2-AG. Agiscono soprattutto su un recettore, chiamato CB1, diffusissimo nel cervello, soprattutto nella corteccia cerebrale. Ciò spiega gli effetti più comuni del fumare

marijuana, fra cui l’euforia, la diminuzione dell’ansia e dello stress e un’aumentata interazione sociale. L’anandamide agisce anche a lunga distanza dal luogo in cui viene prodotta ed è sostanzialmente un modulatore dello stress. Inoltre, sappiamo da ricerche in esseri umani sani e in animali, che se si blocca sperimentalmente il recettore per gli endocannabinoidi diminuisce il peso corporeo e cambia il metabolismo. È quindi grazie agli studi sul sistema che coinvolge i cannabinoidi endogeni che è possibile estrapolare le basi fisiologiche dell’azione della marijuana (in realtà dei suoi composti attivi) sull’organismo, in particolare la sua azione antidolorifica (per via della regolazione degli stimoli elettrici a livello dei neuroni) e la sua capacità di modulare la nausea e l’appetito in


FARE CHIAREZZA Cannabis terapeutica

DIRETTI CONTRO IL TUMORE

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icerche su topi e ratti hanno suggerito che i cannabinoidi possano inibire la crescita tumorale inducendo la morte programmata delle cellule maligne e possano avere effetti antiangiogenetici (cioè di blocco dello sviluppo dei vasi che favoriscono la crescita tumorale). Un altro studio nei topi ha mostrato che i cannabinoidi possono avere un effetto antinfiammatorio sul colon e quindi potrebbero ridurre il rischio di cancro al colon pazienti con gravi patologie in fase terminale. Gli studi con il composto attivo della marijuana in esseri umani sani sono tuttavia limitati per motivi etici.

Più forme, diversa attività

Esistono diverse forme di THC: la più attiva a livello farmacologico è il delta-9-THC, considerato dalla Food and Drug Administration statunitense come uno “strumento efficace per contrastare i disturbi legati al cancro e gli effetti collaterali delle chemioterapie”. Il THC può essere assunto per via orale o per inalazione (attraverso il fumo di marijuana o gli spray farmacologici). Se la pianta viene ingerita, il THC viene elaborato dal fegato e quindi gli effetti psicoattivi dei metaboliti sono diversi e più marcati rispetto alla semplice inalazione. Per evitare tali effetti, la somministrazione di cannabis naturale a fini terapeutici viene effettuata preferibilmente attraverso il fumo o per inalazione e meno frequentemente per via orale. “I derivati della cannabis possono essere efficaci per la nausea e il vomito da chemioterapia o radioterapia. Vi sono alcuni studi che confermano un aumento dell’appetito nell’anoressia che tal18 | FONDAMENTALE | APRILE 2018

(i ben noti effetti collaterali di tipo cognitivo, però, rendono questa molecola inadatta all’uso in prevenzione). Tutte queste sperimentazioni sono però allo stadio preclinico e non esistono dimostrazioni di efficacia negli esseri umani, tranne che per alcuni studi sul mieloma multiplo e sul glioblastoma, condotti anche in Italia in combinanzione con la chemioterapia classica oppure con farmaci innovativi come il bortezomib nel mieloma multiplo. volta colpisce i malati più gravi. Si tratta però di sostanze prescrivibili solo quando le terapie convenzionali o standard sono inefficaci” spiega ancora Caraceni.

Gli studi sul dolore Sono stati condotti alcuni studi sugli effetti della marijuana inalata (attraverso fumo o vaporizzazioni) nel trattamento del dolore oncologico e neuropatico (provocato da lesioni dei nervi, a volte legate a infiltrazioni tumorali). Oltre a provare sollievo dal dolore acuto, chi consuma marijuana terapeutica fa un minore uso di antidolorifici. Uno studio nei pazienti HIV positivi ha dimostrato per primo che il fumo di marijuana induce la fame, un effetto che è stato confermato anche in studi in pazienti oncologici che assumevano la forma farmaceutica del delta-9-THC. Il numero monografico dello European Journal of Internal Medicine pubblicato nel marzo di quest’anno riporta due diversi studi molto ampi: il primo, su 2.970 pazienti, dimostra l’esistenza degli effetti palliativi sul dolore. Il secondo, invece, che ha usato farmaci a base di cannabis e non la

pianta naturale, afferma che l’effetto antidolorifico si perde nel passaggio dalla forma naturale a quella farmacologica, contrariamente a quanto affermano studi precedenti. Infatti sono stati condotti negli Stati Uniti, con buoni risultati, alcuni studi con due formulazioni farmacologiche di delta-9-THC per somministrazione orale nella nausea da chemioterapia. I due farmaci, dronabinolo e nabinolone, sono registrati in Europa ma non in Italia, anche se possono essere importati su richiesta di un medico attraverso gli uffici delle ASL. Esiste anche un farmaco sviluppato da un’azienda britannica nell’ambito di un progetto di ricerca pubblica per lo sviluppo di cure derivate dalla cannabis: si chiama nabiximol ed è sotto forma di spray inalabile. Contiene una miscela calibrata di delta-9-THC e di cannabidiolo, ed è commercializzato anche in Italia. Gli studi sul fumo di marijuana naturale nel trattamento della nausea sono pochi e difficilmente interpretabili, per cui le affermazioni di efficacia sono aneddotiche e basate sull’esperienza di alcuni pazienti. Nonostante ciò, l’American Cancer Society si è espressa a favore della semplificazione delle procedure per prescrivere derivati della cannabis ai malati oncologici, compresa la marijuana per uso terapeutico. Come molti altri farmaci, anche i cannabinoidi non sono privi di effetti collaterali, tra i quali capogiri, svenimenti e cambiamenti di umore. In alcuni soggetti predisposti, il THC può anche peggiorare la depressione o il disturbo bipolare, oppure favorire la comparsa di psicosi e allucinazioni. Nel complesso gli esperti tendono a essere favorevoli al suo utilizzo per le proprietà antidolorifiche, antinfiammatorie e antinausea dimostrate in laboratorio, pur essendo consci che la scarsità di evidenze e sperimentazioni cliniche impedisce di esprimere un giudizio netto e definitivo.

Le proprietà terapeutiche sono state poco studiate


In questo articolo:

ALIMENTAZIONE Nuove ricerche sui latticini

Latte, latticini e tumore del colon Da un complesso lavoro di revisione della letteratura scientifica arrivano le conclusioni degli esperti sul legame tra consumo di latte e latticini e rischio di sviluppare tumori del colon-retto

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a cura della REDAZIONE alimentazione svolge un ruolo chiave nel mantenere la salute dell’organismo e nella prevenzione di numerose malattie, inclusi tumori molto comuni come quello del colon-retto che, come riportato dall’Associazione italiana registri tumori (AIRTUM), rappresenta in Italia la forma di cancro più diffuso: il 14 per cento di tutti i tumori diagnosticati, per un totale di oltre 53.000 nuovi casi ogni anno. Un gruppo di esperti del World Cancer Research Fund ha fatto il punto della situazione, pubblicando un report completo sul rischio di tumore del colon-retto legato allo stile di vita, alimentazione inclusa.

latte formaggio cancro del colon-retto

Gli amici del colon Tra i fattori alimentari analizzati dagli esperti d’oltreoceano c’è anche il consumo di latte e derivati, alimenti spesso al centro dell’attenzione per i loro potenziali effetti sulla salute che vanno dal rischio di cancro o di obesità alla prevenzione dell’osteoporosi. I risultati dell’analisi statunitense chiariscono qualche dubbio: includere latte e latticini nella dieta quotidiana ha un effetto benefico e protegge dall’insorgenza dei tumori del colon-retto, anche se gli stessi prodotti sono ancora oggetto di discussione per quanto riguarda altri tipi di tumore, come quello al seno, sui quali potrebbero avere effetti diversi. Il rischio di ammalarsi di cancro del colon-retto diminuisce del 13 per cento se si consumano ogni giorno 400 g di prodotti caseari (latte e latticini), mentre se si parla solo di latte si osserva che il rischio di tumore scende del 6 per cento per un consumo giornaliero di 200 g. I dati che riguardano solo il consumo di formaggio mostrano un effetto protettivo simile, ma in molti casi sono meno significativi dal punto di vista statistico. Il calcio ha senza dubbio un ruolo centrale nell’impatto del latte sulla salute ed è entrato quindi a far parte dell’analisi statunitense mostrando il suo effetto preventivo contro il tumore del colon: il rischio scende infatti del 6 per cento se si assumono 200 mg di calcio attraverso il cibo ogni giorno. Che cosa determina l’effetto protettivo del latte e dei suoi derivati sull’intestino? I meccanismi e i nutrienti chiamati in causa sono molti e non ancora del tutto noti, ma tra questi – oltre al calcio – si possono citare anche i batteri che producono acido lattico (benefici per l’organismo) oppure la presenza di caseina e lattosio, che possono aumentare la biodisponibilità del calcio. Anche lattoferrina, vitamina D e butirrato (un acido grasso a catena corta) potrebbero avere un ruolo, ma i dati sono ancora insufficienti per esprimere un giudizio sicuro.

NESSUN MIRACOLO, SOLO BUON SENSO

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atte e derivati sono solo una delle componenti dello stile di vita che aiutano a prevenire il tumore del colon-retto (assieme, per esempio, ad attività fisica, assunzione di cereali integrali e riduzione del consumo di alcol) e non devono essere visti come “alimenti miracolosi” capaci da soli di tenere alla larga il tumore. In ogni caso, seguire le indicazioni degli esperti sul consumo di questi alimenti è un ottimo primo passo verso un intestino sano. La Società italiana di nutrizione umana consiglia, per esempio, 3 porzioni al giorno di latte o yogurt (una porzione corrisponde a 125 ml di latte o 125 g di yogurt), alle quali vanno aggiunte in base al fabbisogno energetico anche 2-3 porzioni a settimana di formaggio fresco (100 g ciascuna) o stagionato (50 g).

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5 PER MILLE Mieloma multiplo

Un tumore del sangue che oggi si può curare In Italia la sopravvivenza dei malati di mieloma multiplo è superiore alla media europea. Merito di una rete di ricercatori molto efficiente, anche grazie al contributo di AIRC, e a un sistema sanitario che consente un accesso omogeneo alle cure più innovative a cura di AGNESE CODIGNOLA on se ne parla quanto di altri tumori, eppure il mieloma multiplo colpisce circa 30.000 italiani, e la sua incidenza fa registrare un leggero ma costante aumento negli ultimi anni. Per conoscerlo meglio, Fondamentale ha chiesto aiuto a uno dei massimi esperti italiani della malattia, Pierfrancesco Tassone, direttore dell’Unità di oncologia medica traslazionale del Dipartimento di medicina sperimentale e clinica dell’Univer-

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sità della Magna Grecia di Catanzaro, e coordinatore di un progetto altamente innovativo finanziato da AIRC grazie ai Programmi 5 per mille. “Il mieloma multiplo è un tumore maligno delle plasmacellule, cioè di cellule del midollo osseo che hanno una funzione molto importante: quella di produrre gli anticorpi, essenziali per la difesa dalle infezioni” spiega Tassone. “I pazienti con un mieloma rappresentano il 12-15 per cento di tutti i casi di tumori del sangue. E negli ultimi anni si registra anche un aumento di diagnosi che rispecchia una

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tendenza generale legata a molti fattori, tra i quali il progressivo allungamento dell’età media e della conseguente aspettativa di vita, dato che il mieloma colpisce in genere persone in età avanzata. Tuttavia le vere cause restano in gran parte sconosciute, anche se diversi studi suggeriscono che l’infiammazione cronica possa giocare un ruolo primario, e altri individuano nei geni i principali responsabili per lo sviluppo della malattia”.

UNA RIVOLUZIONE IN POCHI ANNI Si tratta quindi di un tumore ancora in parte sfuggente, per il quale fino a poco tempo fa c’erano pochi strumenti terapeutici. Negli ultimi anni, però, è cambiato tutto, come racconta Tassone: “Abbiamo assistito a una vera e propria rivoluzione, in termini di nuove prospettive di cura. Per un lungo periodo, a partire dagli anni cinquanta, sessanta fino al 2000, il trattamento della malattia che, è bene ricordarlo, può essere molto aggressiva, non ha subito modifiche sostanziali, ed è rimasto basato su una combinazione di farmaci chemioterapici classici. Ma poi, in poco più di un decennio, almeno dieci nuovi farmaci sono stati approvati dalle agen-

Crescono i casi perché cresce l’età media


In questo articolo:

mieloma multiplo immunoterapia del cancro

zie regolatorie internazionali. Tra questi, gli inibitori del proteasoma e i farmaci immunomodulanti, che ne hanno radicalmente modificato la storia naturale. Entrambe le catego-

rie di farmaci infatti hanno migliorato sensibilmente la prognosi dei pazienti e rappresentano il cardine della terapia attuale. Ancora

STORIA DELLA MEDICINA

IL PAZIENTE ZERO ERA UN ANTICO EGIZIO

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l paziente zero del mieloma era un uomo ed è vissuto circa 1.800 anni a.C. in Egitto, in un sito chiamato Qubbet el-Hawa, o almeno lì è stato sepolto insieme ad altre persone, compresa una donna, anch’essa una paziente zero, ma di tumore al seno. Uno studio condotto dagli archeologi dell’Università di Granada, in Spagna, insieme agli specialisti dell’Ospedale di Assuan, in Egitto, utilizzando una TC di ultima generazione che riesce a catturare contemporaneamente 124 immagini tomografiche, ha infatti documentato al di là di ogni dubbio il primo caso conosciuto di mieloma, così come il primo caso di carcinoma mammario. Non solo. In base a quanto reso noto a fine 2017, gli antichi Egizi, pur non avendo terapie, riuscivano a tenere in vita a lungo alcuni malati: da quanto si vede nelle TC, il mieloma è rimasto per diverso tempo nel corpo dell’uomo, che forse è morto per un’infezione o per altre cause.

più di recente, l’introduzione degli immunoterapici, cioè di anticorpi diretti verso bersagli espressi in modo specifico dalle plasmacellule tumorali, ha lasciato intravedere ulteriori e rilevanti spiragli terapeutici, con importanti ricadute sul controllo della malattia avanzata e sulla sopravvivenza dei pazienti nei quali la malattia è refrattaria ai trattamenti standard”. Questi farmaci di ultima generazione non solo hanno potenziato le armi a disposizione degli oncologi, ma hanno anche migliorato la qualità della vita dei pazienti, che non sono più esposti ai classici effetti collaterali delle terapie convenzionali, come per esempio la perdita di capelli. Ancora più importante, grazie alle nuove cure oggi si tiene molto meglio sotto controllo il rischio di coinvolgimento delle ossa, un problema spesso estremamente invalidante e causa di dolori intensi e di fratture patologiche.

IL FUTURO È L’IMMUNOTERAPIA Il mieloma multiplo è un osservato speciale per l’ultimissima categoria di immunoterapici, le cosiddette terapie CAR-T, perché alcune sperimentazioni cliniche in fase di conclusione sono dedicate anche al mieloma. Spiega Tassone: “Le CAR-T sono basate sulla manipolazione, ottenuta con tecniche d’ingegneria genetica, di linfociti o altri elementi del sistema immunitario, che permette di ottenere ‘nuove’ cellule estremamente aggressive verso il tumore. Queste si dirigono solo contro le cellule tumorali (sono disegnate appositamente per questo scopo) e si legano a esse come chiavi nella serratura”. Ci si aspetta molto dalle CAR-T, ma va anche ricordato che il loro impiego è complesso sia sotto il profilo organizzativo, e quindi molto costoso, sia sotto il profilo clinico, a causa dei pesanti effetti collaterali che possono essere associati a questo tipo

Agli Egizi, del resto, va il merito di aver lasciato quelli che sono ritenuti i primi documenti scritti sui tumori, i papiri di Smith e di Ebers, ed è quindi certo che conoscessero bene la malattia. La mummificazione, infine, ne preserva le tracce, e ha permesso di identificare diversi casi in alcune mummie, anche se più recenti di quelle di Qubbet el-Hawa.

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5 PER MILLE Mieloma multiplo

EPIDEMIOLOGIA

I NUMERI DEL MIELOMA

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el nostro Paese si stimano oggi quasi 30.000 pazienti in trattamento o in monitoraggio per mieloma: 8,75 nuovi casi per 100.000 abitanti per anno, ovvero circa 5.600 nuovi casi ogni anno. Il mieloma multiplo è causa del 2 per cento circa di tutti i decessi per cancro, ed è una patologia dell’anziano, tanto che l’incidenza non è uniforme nelle differenti fasce d’età: è molto bassa nei soggetti di età inferiore ai 55 anni, meno di 1 caso per 100.000 per anno, arriva a 12 casi per 100.000 nella fascia d’età compresa tra i 56 e i 64 anni, fino a 30 nuovi casi per 100.000 nei soggetti di età superiore ai 65 anni. Il 42 per cento delle persone affette da questo tumore del sangue in Italia è vivo a cinque anni dalla diagnosi, rispetto al 39 per cento dei cittadini europei.

di trattamento. Per quanto concerne il mieloma multiplo, il loro impiego è ancora all’esordio, anche se già si annoverano alcuni promettenti successi sperimentali. Tuttavia i dati non sono ancora sufficientemente robusti per includere questo tipo di terapia nello standard di cura. In più, il costo per il sistema sanitario è particolarmente gravoso perché al momento si tratta di trattamenti che vanno letteralmente fabbricati per

ogni singolo paziente. “È un approccio molto promettente, ma i tempi non sono ancora maturi per emettere giudizi definitivi sull’applicabilità su vasta scala di queste terapie” dice ancora Tassone. In attesa che arrivino conferme sulle CAR-T, i malati italiani sono comunque autorizzati a nutrire un cauto ottimismo, perché gli standard di cura, nel nostro Paese, sono molto buoni, come dimostra il fatto che i tassi di soprav-

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vivenza sono tra i più elevati d’Europa. Sottolinea ancora Tassone: “L’Italia è un Paese all’avanguardia nella cura del mieloma. Questo è dovuto alla disponibilità di farmaci innovativi in tutti i centri oncoematologici, senza differenze tra Nord e Sud, così come all’importante contributo della ricerca clinica e preclinica italiana, per la quale dobbiamo ringraziare, in misura davvero significativa, AIRC. Lo standard dei trattamenti oggi utilizzati segue linee guida internazionali e offre a tutti la possibilità di accesso a farmaci di ultima generazione, anche in Regioni che hanno qualche carenza sotto il profilo dell’organizzazione, grazie all’impronta solidaristica del nostro sistema sanitario. Questo è un traguardo molto importante, che rende omogenee in Italia le possibilità di cura di questi pazienti”.

studio dei microRNA, soprattutto in chiave terapeutica, getta luce su un ambito del genoma umano poco conosciuto, quello chiamato ‘non codificante’, che si può paragonare alla parte sommersa di un iceberg. Questa parte del genoma umano racchiude funzioni ancora completamente ignote ma che regolano i meccanismi più fini di controllo della crescita di un tumore. È quindi ragionevole, nonostante le numerose difficoltà relative alla traduzione delle conoscenze di base in applicazioni cliniche, attendersi nel tempo ricadute terapeutiche molto significative. Da parte nostra, siamo prossimi a sperimentare in uno studio clinico un inibitore sintetico di un microRNA che (lo abbiamo visto con studi di base) è presente nelle cellule di mieloma e di altri tumori come l’epatocarcinoma, il cancro del pancreas e altre neoplasie di cui promuove la crescita. E ne siamo orgogliosi: questo risultato rappresenta il prodotto di un team di ricerca ampio, che ha visto il coinvolgimento di diverse istituzioni italiane e di un network internazionale europeo. La ricerca traslazionale da noi condotta, dal laboratorio fino al letto del paziente, non è quindi uno slogan, ma un percorso concreto, complesso e articolato che non sarebbe stato realizzabile, anzi nemmeno immaginabile, senza l’esclusivo e insostituibile supporto di AIRC e dei suoi sostenitori. Ed è un percorso realizzato a Catanzaro, in questa realtà accademica della Magna Graecia”.

La risposta si cerca nella genetica del tumore

microRNA COME BERSAGLI In futuro, oltre alle terapie attuali e alle CAR-T, ne arriveranno anche altre, frutto di anni di ricerca di base che ha cercato risposte nella genetica del tumore e, nello specifico, nei cosiddetti microRNA, sui quali è incentrato lo studio coordinato da Tassone. “Il progetto supportato da AIRC ha aperto uno scenario di ricerca molto importante destinato a generare, ne sono convinto, nuove possibilità terapeutiche nel mieloma e anche in altri tumori sia ematologici sia solidi” spiega Tassone. “Lo


RECENSIONI Alessandro Milan

La storia di Wondy che “vive dentro” Con la capacità espressiva che ne ha fatto uno dei giornalisti più apprezzati di Radio 24, Alessandro Milan scrive un libro sulla battaglia della moglie contro il cancro

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a cura di DANIELA OVADIA a storia di Francesca Del Rosso, detta Wondy, è nota al grande pubblico grazie al blog che la giornalista ha tenuto per molti anni su Vanity Fair (e provocatoriamente intitolato Le chemio avventure di Wondy). Ed è nota anche per il libro che porta il suo nome, Wondy. Ovvero come si diventa supereroi per guarire dal cancro, e che racconta i primi cinque anni della sua lotta contro il cancro del seno, diagnosticato quasi per caso in un giorno di vacanza, e purtroppo rapidamente peggiorato per la comparsa di metastasi diffuse. L’ultimo anno di vita di Wondy lo racconta, invece, in un libro che è difficile leggere con indifferenza, il marito Alessandro Milan, giornalista e conduttore radiofonico di Radio 24. Mi vivi dentro si intitola questo racconto a tratti straziante, che talvolta fa ridere, fa piangere molto e molto pensare. Wondy ha perso la sua battaglia contro il cancro nella notte dell’11 dicembre del 2016, dopo anni di trattamenti, gli ultimi dei quali guadagnati grazie a un farmaco sperimentale che non è stato sufficiente a impedire le metastasi cerebrali che ne hanno stroncato la giovane esistenza.

Il libro di Milan, un vero e proprio tributo a una donna che si capisce essere stata eccezionale nella sua determinazione e nel desiderio di apprezzare la vita fino all’ultimo, ha il pregio di non edulcorare nulla: malgrado gli incredibili progressi compiuti nella cura del cancro al seno, e gli elevati tassi di guarigione, esistono ancora casi in cui la malattia si presenta aggressiva e i tentativi di cronicizzarla hanno una durata limitata nel tempo. Lottare con questa consapevolezza in mente, come ha fatto Wondy, quando si hanno due bambini piccoli e un compagno che immaginava una lunga vita insieme, non è semplice. Ma non è semplice nemmeno stare a fianco di chi conduce la battaglia, ci spiega Milan man mano che procede il racconto degli ultimi mesi di vita della moglie. E ci dice che ci deve essere spazio per la rabbia, la stanchezza, la fatica, la difficoltà di fare i conti con il dolore fisico e psicologico. Il giornalista ci spiega, per esempio, perché ha fatto di tutto per conservare il proprio lavoro (una conduzione radiofonica mattutina, dalle 5 alle 9): un’oasi di normalità in una vita ritmata dalle cure della moglie e dai bisogni dei figli. Ci spiega quanto è importan-

Una grande storia d’amore e di resilienza

te avere una rete sociale di supporto e quanto è essenziale poter contare su medici di fiducia, alcuni dei quali, negli anni, diventano persino degli amici. Dato che tra i lettori di Fondamentale vi sono molti pazienti e molti familiari di malati, ci pare giusto avvisarli che il libro, che a nostro avviso merita di essere letto, potrebbe turbare alcune persone che stanno vivendo lo stesso percorso di Wondy e dei suoi familiari, proprio perché non vi è nulla di abbellito nel racconto di Milan (anche se sulla copertina viene definito incongruamente “romanzo”). Può anche darsi, però, che sia fonte di ispirazione e di forza, come lo è stata la lettura del libro e del blog di Francesca Del Rosso per molte donne malate di cancro del seno. Non a caso, Milan e gli amici di Wondy hanno dato vita a un premio letterario e a Wondy sono io, un’associazione per la diffusione della cultura della resilienza, la capacità psicologica di adattarsi alle battaglie della vita e trasformarle in una fonte di crescita personale anche quando, alla fine, si perde la guerra. Titolo: Mi vivi dentro Autori: Alessandro Milan Editore: DeA Planeta Libri (febbraio 2018) 240 pagine, 17 euro

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IFOM – ISTITUTO FIRC DI ONCOLOGIA MOLECOLARE Kristina Havas

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a cura di NICLA PANCIERA n tratto caratteristico delle cellule maligne di numerosi tumori, come quello al seno, alle ovaie, al polmone e dei gliomi cerebrali, è un’alterazione nel metabolismo dei lipidi. L’individuazione di questo anomalo percorso biochimico, che apre la strada a nuovi bersagli terapeutici, è stata pubblicata l’anno scorso nella rivista scientifica Journal of Clinical Investigation e porta la firma di Kristina Havas, ricercatrice statunitense alla guida del neonato Laboratorio metabolismo, epigenetica e cancro al seno di IFOM, l’Istituto FIRC di oncologia molecolare di Milano. La scoperta è avvenuta nel corso di un lavoro di caratterizzazione delle cellule neoplastiche più aggressive che, resistendo ai trattamenti, costituiscono la cosiddetta “malattia minima residua”, responsabile della possibile ripresa del tumore e della sua disseminazione, anche a distanza di molti anni.

IFOM, l’Istituto di oncologia molecolare che svolge attività scientifica d’avanguardia a beneficio dei pazienti oncologici è sostenuto dalla Fondazione italiana per la ricerca sul cancro-AIRC, attraverso lasciti testamentari.

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RIDURRE LE RECIDIVE “Nel caso del cancro al seno, abbiamo visto che inibire tali alterazioni metaboliche permette non solo di aumentare l’efficacia delle cure, ma anche di ridurre il rischio di recidive” spiega Kristina Havas. “Resta ancora molto da scoprire. Per esempio, quale sia il ruolo degli acidi grassi nella progressione della malattia dalla sua insorgenza fino al termine del trattamento”. Come avviene la riprogrammazione del metabolismo delle cellule cancerose? Quali sono le vie biochimiche alternative in atto nelle cellule tumorali resistenti? Ecco le principali questioni su cui Havas si sta concentrando per arrivare a nuove strategie capaci di contrastare la


In questo articolo: ricercatori IFOM cancro del seno recidive

Dopo una pausa per la famiglia, una ripresa brillante Dopo un inizio in laboratorio, la ricercatrice di origine statunitense Kristina Havas ha abbandonato la ricerca per dedicarsi alla famiglia. Salvo riprenderla più avanti, arrivando a dirigere un laboratorio che indaga sulle cause di recidiva nel tumore al seno recidiva, principale causa di morte per le pazienti con tumore al seno che, nonostante gli avanzamenti terapeutici e la diagnosi precoce, rimane al primo posto tra i big killer con oltre 12.000 decessi l’anno in Italia (Istat 2014). Le metodiche utilizzate in IFOM sono all’avanguardia. Per caratterizzare le varie popolazioni cellulari, Havas si serve degli organoidi, strutture tridimensionali di cellule coltivate in vitro le cui caratteristiche replicano quelle degli organi umani. Un approccio innovativo che la ricercatrice ha appreso all’EMBL (European Molecular Biology Laboratory), nella sede italiana di Monterotondo, dove è arrivata nel 2012, prima di spostarsi (quattro anni dopo) in IFOM come Young Group Leader. Dopo un inizio in laboratorio, la ricercatrice di origine statunitense ha lasciato in stand-by la ricerca per dedicarsi alla famiglia, al marito Claudio, violista professionista, e ai tre figli Greta, che oggi ha 13 anni, Grace di 10 e Grant (“il piccolo Principe”) di 7 anni. Ma per un vero scienziato non dedicarsi alla ricerca è una sofferenza: “Seguendo ancora una volta il mio cuore e senza pianificare troppo in anticipo, sono tornata in laboratorio”,

dove ha recuperato in fretta il tempo trascorso lontano dalla sua grande passione. Tanto che “la mia attività attuale è in un certo senso la prosecuzione dei miei due ambiti di ricerca, i meccanismi epigenetici, da cui ero partita, e quelli di recidiva. Oggi, infatti, studio in che modo la genetica e le condizioni ambientali delle cellule modellano il metabolismo del cancro al seno e in che modo quest’ultimo interviene, a sua volta, nella riprogrammazione epigenetica durante la progressione della malattia, garantendo la sopravvivenza delle cellule maligne”. COMPETIZIONE E TENACIA Il sistema della ricerca è altamente competitivo per tutti, ma seguire un percorso professionale non standard, trovandosi in una fase iniziale della carriera senza avere più vent’anni, significa anche non poter aspirare a finanziamenti per “giovani ricercatori” e dover competere con scienziati senior. Ma Kristina Havas, che trova anche il tempo per correre, come ogni maratoneta è abituata a gestire le situazioni difficili e sa che la perseveranza paga: “La cosa più importante nella vita è la passione che, da sola, con-

sente di fare grandi cose”. Più complicato è stato forse gestire famiglia e lavoro. “A volte trascinavo i miei figli in laboratorio, è anche accaduto che Grant dormisse nel passeggino in ufficio” ricorda. Fu il direttore dell’EMBL di Monterotondo, Phil Avner, a dissipare i sensi di colpa: “Mi disse che stavo facendo ai miei figli un dono immenso e che con il mio duro lavoro dimostravo loro ogni giorno che una donna può farcela”. Greta l’anno prossimo si iscriverà, unica della sua classe, al Liceo scientifico. “Spero che averla tenuta con me in laboratorio fin da piccola abbia non solo acceso in lei l’interesse per la scienza, ma le abbia mostrato che le ragazze possono fare qualsiasi cosa”. Oggi, il suo team è composto da una giovane borsista, Roberta Vazzana, rientrata in Italia dopo un periodo in Svizzera, e una ricercatrice statunitense in arrivo a breve. “Come diciamo negli Stati Uniti: good things come in small packages, ovvero nella botte piccola c’è il vino buono” scherza. “Sento forte la responsabilità della formazione e della futura carriera dei miei collaboratori. La buona ricerca si fa insieme, la scienza è un’impresa collettiva”.


BORSE DI STUDIO Finanziamenti 2018

La grande ricerca che parte dai giovani AIRC e FIRC destinano ogni anno una parte consistente delle proprie risorse al finanziamento di borse di studio per far crescere la ricerca oncologica italiana, anche grazie al sostegno di importanti partner aziendali e di privati cittadini

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a cura della REDAZIONE giovani sono il futuro e indirizzare la loro energia alla ricerca è quanto mai necessario per aiutare i medici e i pazienti che lottano quotidianamente contro il cancro. AIRC e FIRC investono nei giovani ricercatori sostenendoli nei loro progetti e garantendo investimenti di lunga durata, fino a tre anni. Tramite AIRC, anche singoli cittadini e aziende lungimiranti contribuiscono ogni anno alla formazione dei ricercatori. Il sostegno di AIRC ai giovani si concretizza in borse di studio per l’Italia per i neolau-

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reati, e per l’estero, per specializzarsi in un Paese straniero e tornare in Italia con conoscenze arricchite. Sara, Davide e Alice sono tre dei tanti ragazzi che studiano grazie a questo sostegno.

Un impegno costante Sara Rezzola, bresciana, 30 anni e mamma da pochi mesi, svolge la sua attività di ricerca presso l’università della sua

IL SOSTEGNO DEI NOSTRI PARTNER

l sostegno delle Aziende alla ricerca sul cancro si concretizza spesso con il finanziamento di borse di studio per la formazione di giovani che possono iniziare il loro percorso formativo costruendo le fondamenta della loro carriera in questo ambito.

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Le borse di studio sono considerate dalle aziende un vero e proprio investimento per il futuro, il segno tangibile della loro partecipazione alla lotta contro il cancro. Finanziare un giovane ricercatore con una borsa di studio intitolata, che porta cioè il nome dell’azienda

città natale, nel laboratorio di Oncologia sperimentale diretto da Marco Presta. Lì si occupa del melanoma uveale, un tumore oculare raro per il quale mancano trattamenti farmacologici efficaci. Il suo lavoro consiste, in particolare, nello studio di nuove terapie per bloccare la crescita del tumore e la sua diffusione, “affamando” la malattia. “Essere beneficiaria di una borsa AIRC per me significa poter fare il lavoro che amo e poterlo svolgere con continuità. In un oceano di precarietà e di contratti rinnovati di anno in anno, la borsa triennale mi garantisce la possibilità di seguire il mio progetto nel tempo e di poterlo portare a termine. AIRC mi permette di fare ricerca di ottimo livello in Italia, nella mia città di origine, e quindi di poter conciliare la grande passione per il mio lavoro con la famiglia” spiega la giovane ricercatrice che è molto attiva anche fuori dal laboratorio e collabora agli eventi di raccolta fondi in piazza e al progetto “AIRC nelle Scuole”.

sostenitrice, significa accompagnarlo nella sua crescita professionale per un periodo che varia dai 2 ai 3 anni. Fra le aziende che hanno confermato il loro impegno citiamo AICG, Associazione Italiana Centri Giardinaggio, Conad, Griff, Molini Bongiovanni, Pelliconi. Il


In questo articolo: borse di studio giovani partner

Un “geek” dell’oncologica “Faccio parte della generazione degli anni ottanta e in quanto tale non posso che definirmi un ‘geek’, ovvero un appassionato di tutto ciò che è tecnologia e scienza” esordisce Davide Valente, ricercatore all’IFO – Istituto nazionale tumori Regina Elena nel laboratorio di Silvia Soddu dove porta avanti con passione un progetto di ricerca di base. Si occupa di divisione cellulare, in particolare della citochinesi, ovvero la fase in cui le due nuove cellule si separano fisicamente l’un l’altra, dividendo equamente tra loro il materiale genetico. Se ciò non avviene correttamen-

te, si innesca una serie di problemi di stabilità genetica, molto comuni nelle cellule tumorali. “AIRC mi sta dando la possibilità di approfondire uno dei meccanismi fondamentali della biologia, il primo passo per comprendere meglio come si formano e progrediscono i tumori, nella speranza di poter fornire nuovi approcci per terapie migliori” dice Davide, che tra le sue sfide aggiungerà presto anche quella di diventare papà.

gere i tumori è volata negli Stati Uniti, per poi tornare nella sua Palermo. E proprio nella città siciliana Alice si dedica, sotto la supervisione di Giorgio Stassi, a studiare i meccanismi molecolari – regolati da una proteina chiamata Sam68 – coinvolti nell’insorgenza e progressione dei tumori mammari, con particolare attenzione alle cellule staminali tumorali, responsabili anche della resistenza alle terapie. “La borsa di studio AIRC è arrivata in un momento storico in cui i finanziamenti alla ricerca sono insufficienti e, soprattutto, mi permette di svolgere attività di ricerca ad alto livello in un contesto da questo punto di vista svantaggiato come la Sicilia” afferma la ricercatrice che, partecipando agli incontri con il pubblico e gli studenti, racconta l’importanza della prevenzione e della ricerca e trasmette tutto il suo entusiasmo per la scoperta.

Fondi per restare, per partire, per tornare

Palermo-USAPalermo

Si dichiara affascinata da tutto ciò che riguarda scienza, natura, numeri e ricerca fin da bambina tra i banchi di scuola Alice Turdo, siciliana doc, che per inseguire il suo sogno di contribuire a sconfig-

nostro ringraziamento va anche ai dipendenti di Finanza & Futuro (Gruppo Deusche Bank) che dal 2016 finanziano una borsa di studio.

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DONATORI Finanziamenti

Pierita con uno dei suoi gatti

Una borsa di ricerca per una moglie amata Dopo vent’anni di piccole donazioni ricorrenti, la malattia che ha colpito la moglie ha spinto Amedeo Nicolai a contribuire con una borsa di studio per fare ricerca sui tumori femminili

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a cura della REDAZIONE ra le ragioni che spingono a fare una donazione ad AIRC, Amedeo Nicolai ne può elencare numerose, solo all’apparenza strampalate: “Una donazione la feci perché la Ferrari aveva finalmente vinto di nuovo il campionato di Formula 1 dopo tanti anni” racconta nel suo appartamento romano straripante di libri, disposti su tre file sugli scaffali. Oppure quando fu la Lazio a vincere lo scudetto: la motivazione con cui accompagnò il versamento fece sorridere molti, tra cui l’allora presidente Guido Venosta: “Fossero tutti come lei!, mi scrisse in una lettera che ricordo con grande piacere”.

Voglia di condividere Il filo conduttore di questi appun-

tamenti regolari con il bollettino postale è stata la volontà di condividere: “Spogliarsi dei propri beni non è necessariamente un atto legato a una istanza religiosa; può essere un atto profondamente laico, per contribuire a realizzare un futuro migliore, senza cancro”. Ma dopo una ventina d’anni di donazioni quasi spensierate, adatte anche a suggellare una gioia sportiva, Nicolai ha vissuto la malattia attraverso la lunga battaglia contro il carcinoma dell’endometrio della moglie Pierita, persa dopo quattro anni durissimi, nonostante le migliori cure disponibili. È nata così la decisione di donare una borsa di studio biennale in sua memoria: “Se n’è andata dopo

Trasformare la perdita in speranza per il futuro

Vuoi fare una grande donazione? annui, contribuirai concretamente Chiamaci! al sostegno della ricerca oncologica

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e desideri legare il tuo nome, o il nome di una persona cara, alla lotta in prima linea contro il cancro, puoi scegliere anche tu, come Amedeo Nicolai, di istituire una borsa di studio biennale o triennale intitolata. Con una donazione straordinaria di 25.000 euro

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aver sopportato un immenso dolore con coraggio e dignità. E io voglio gridare al mondo il mio amore per lei e onorare la sua memoria”. Si erano conosciuti nel 1976: avvocato lui, dirigente della RAI lei, dove era entrata dopo la laurea in legge a Firenze, come ricorda Amedeo accarezzando il gatto Cucù, che dopo la scomparsa di Pierita è diventato molto affettuoso anche con lui. Quell’esperienza ha lasciato un segno profondo, e oggi che è circondato dall’affetto dei molti amici che condivideva con la moglie, si premura sempre di chiedere notizie sulla salute: “Era una cosa a cui in passato non pensavo, ma ho scoperto che ogni famiglia che conosco ha vissuto o sta vivendo più o meno da vicino l’esperienza del tumore”. Di recente è toccato anche a lui ascoltare la fatidica diagnosi: un carcinoma neuroendocrino, contro il quale combatte con energia. Alle volte chi dona una borsa ha in mente un obiettivo più o meno specifico, compatibilmente con i criteri stabiliti da AIRC: c’è per esempio chi vuole che vada a una ricercatrice di una specifica Regione, o chi vuole mettere nel mirino una specifica malattia. Per la borsa a nome di Pierita e anche per il lascito testamentario già disposto a favore di AIRC, Amedeo Nicolai ha in mente i tumori femminili: “Mi piacerebbe migliorare la qualità della vita delle donne colpite da tumore”.

tramite la formazione di un giovane e brillante ricercatore. Per ogni domanda specifica e per individuare la formula di donazione più giusta per te è a disposizione il personale dell’ufficio Grandi donatori, diretto da Chiara Blasi (tel. 02 779 72 87; e-mail chiara.blasi@airc.it).


VOLONTARIATO Lifestyle

Chi si impegna per il prossimo ci guadagna in salute

Numerosi studi hanno dimostrato la relazione tra Molti studi l’attività di volontariato e i benefici in termini di a disposizione A leggerle così, queste raccomandabenessere mentale e fisico. L’effetto è più marcato zioni sembrano scritte da un pubblicinegli anziani, ma si manifesta fin dall’adolescenza, tario per reclutare nuovi volontari per le numerose attività delle associazioni tanto che gli esperti suggeriscono di inserirla del Terzo settore, ma in verità che il votra gli stili di vita salutari lontariato faccia bene lo si sa da tempo.

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a cura della REDAZIONE ar del bene fa bene. L’ultima conferma arriva da uno studio pubblicato nel gennaio di quest’anno sulla rivista scientifica BMC Public Health. I ricercatori si sono chiesti se i ben noti benefici che l’attività di volontariato apporta alla salute sono uguali se la si fa per soddisfare se stessi (per esempio, per sentirsi importanti, oppure per accrescere la propria visibilità sociale) o se la si fa in modo genuina-

mente altruistico, per il bene degli altri e animati dal desiderio di contribuire a una causa comune. I risultati dicono che ambedue le motivazioni sono valide e in ambedue i casi si verifica un beneficio in termini di salute del volontario, ma gli “altruisti” hanno benefici maggiori. Talmente grandi che gli autori concludono affermando che “il volontariato dovrebbe essere promosso dai responsabili della salute pubblica e dell’educazione come uno stile di vita salutare”.

Lo ha dimostrato senza ombra di dubbi un’ampia revisione di 40 ricerche pubblicata sempre su BMC Public Health nel 2013 e firmata da Suzanne Richards dell’università di Exeter in Inghilterra: “Molti dati depongono a favore di un effetto positivo del volontariato sulla salute, ma per lo più si tratta di prove ‘narrative’. Nessuno aveva mai messo a confronto gli studi sull’argomento. La nostra analisi ha riunito i risultati di ricerche sperimentali e di studi longitudinali di coorte, durati molto a lungo” ha spiegato Richards. Dedicarsi a una causa fa bene alla salute mentale ma, sorprendentemente, allunga anche la vita (del 20 per cento circa, sempre secondo la revisioAPRILE 2018 | FONDAMENTALE | 29


VOLONTARIATO Lifestyle

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e vuoi partecipare alle manifestazioni nazionali o agli eventi dei Comitati regionali di AIRC, candidati compilando il modulo su www.generazioneairc.it oppure chiama il numero 02 779 77 77. ne). Nel 2013 questo dato è stato contestato sulla base del fatto che è possibile che chi fa il volontario sia anche, mediamente, più sano di chi non lo fa e quindi che ciò spieghi la maggiore sopravvivenza. Lo studio pubblicato quest’anno ha permesso, con un’analisi statistica ad hoc, di dimostrare che questa relazione non esiste. Si vive di più sia se si è in salute sia se si hanno vari acciacchi, quindi il beneficio può effettivamente essere attribuito all’attenzione verso il prossimo e alla devozione a una causa.

Benefici già dall’adolescenza

Già qualche anno fa un ampio studio, durato ben quattro anni, su un gruppo di pensionati americani aveva dimostrato che un’attività di volonta30 | FONDAMENTALE | APRILE 2018

riato intensa (di almeno 200 ore l’anno) si associava a un rischio più basso di sviluppare ipertensione. Non solo: chi aveva una ragione per uscire di casa, intrattenere relazioni sociali e impegnare la mente, specie se già avanti con gli anni, aveva anche vantaggi fisici, per esempio si manteneva autonomo più a lungo. Nell’aprile del 2013 la rivista JAMA Pediatrics ha pubblicato uno studio che valutava gli effetti del volontariato negli adolescenti. Anche i ragazzi che si impegnano per gli altri stanno meglio: hanno il colesterolo e i marcatori dell’infiammazione più bassi dei loro coetanei, sono meno spesso in sovrappeso e dichiarano effetti positivi sull’autostima, sul tono dell’umore, sulla capacità di empatia e sulla salute mentale in generale. I meccanismi neurofisiologici alla base di questi effetti non sono del tut-

to noti, ma si sa che fare del bene attiva i meccanismi cerebrali della ricompensa, basati sui circuiti della dopamina. Questi, a loro volta, hanno un effetto sulla modulazione dello stress, abbassano la pressione sanguigna e danno un senso di appagamento e rilassamento. Attraverso alcuni neurotrasmettitori, la calma conquistata può modulare anche l’attività del sistema immunitario e quindi garantire una maggiore efficienza dei sistemi di difesa contro le malattie. Il neuroscienziato dell’università del Wisconsin Richard Davidson ha studiato a lungo gli effetti di gentilezza e compassione sul funzionamento del cervello, scoprendo come cambia la situazione quando ci comportiamo in modo egoista o quando invece riusciamo a essere generosi e compassionevoli. “Quando facciamo qualcosa per noi stessi, le emozioni positive che proviamo sono fuggevoli e dipendono da circostanze esterne” spiega Davidson. “Quando facciamo qualcosa per gli altri, le sensazioni positive durano più a lungo, ben oltre il momento in cui siamo stati generosi”. Proprio questa soddisfazione “a lungo termine” sarebbe all’origine dei benefici del volontariato che si manifesta, innanzitutto, con una minore propensione a sviluppare disturbi come ansia e depressione. Vi sono poi aspetti sociali che hanno un effetto indiretto sulla salute. Dare disponibilità del proprio tempo è anche un modo per socializzare e crearsi una rete di contatti, fattori ben noti in medicina per il loro effetto positivo sullo stato di salute generale. Per questo il volontariato, che fa bene a tutte le età e a tutti i gruppi sociali, è particolarmente indicato per chi, per ragioni varie, si trova isolato dalla propria comunità di appartenenza o è improvvisamente solo o sola per un lutto o, più semplicemente, per un trasferimento lontano dal luogo d’origine.

Anziani e adolescenti hanno più vantaggi


RACCOLTA FONDI Le Arance della Salute

Scendere in piazza con AIRC fa bene Grazie ai tanti sostenitori e volontari, Le Arance della Salute hanno permesso di raccogliere 2 milioni e mezzo di euro da destinare alla migliore ricerca oncologica

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a cura della REDAZIONE ono state più di duemila le piazze mobilitate il 27 gennaio per Le Arance della Salute. Un’occasione per sostenere la ricerca, grazie alla generosa raccolta di 2 milioni e mezzo, ma anche per portarsi a casa un pieno di vitamine e una guida utilissima sulla prevenzione, e per scoprire la bellezza del volontariato – anche per i più piccoli, impegnati a scuola con “Cancro, io ti boccio”. Elisa, giovane avvocatessa di San Benedetto del Tronto, è scesa in piazza come ogni anno. “Da questa esperienza torno a casa sempre arricchita perché dare anche solo una parola di conforto alla gente che si avvicina mi fa star bene, ricevo davvero tanto a mia volta”. Elisa è probabilmente molto sensibile al tema anche perché la sua mamma ha avuto un tumore al seno dieci anni fa. Ora sta bene, ma Elisa continua a impegnarsi come volontaria. “Credo sia fondamentale stare sul campo, noi non siamo ricercatori e questo è l’unico modo in cui possiamo dare una mano. E poi dobbiamo far capire al pubblico che dietro AIRC ci sono tante persone che si impegnano”. Persone come Elisa e come i volontari che si sono avvicina-

A destra Elisa, ti ad AIRC grazie a lei e che oggi convolontaria tinuano a scendere in piazza. E la generosità di tanti cittadini si traduce subito in nuova ricerca. Proprio in occasione delle Arance della Salute, AIRC infatti ha presentato il suo impegno per il 2018: oltre 118 milioni di euro per sostenere 5.000 ricercatori, al lavoro in 650 progetti e nuovi programmi di ricerca.

LA GRANDE DISTRIBUZIONE CON LE ARANCE ROSSE PER AIRC Bennet, una selezione di insegne del Gruppo Selex – fra cui A&O, FAMILA e IL GIGANTE – e del Gruppo VéGé come Di Meglio, e poi Carrefour, CRAI e Consorzio Coralis in collaborazione con FDAI (Firmato dagli Agricoltori Italiani) hanno scelto di fare squadra per sostenere l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro con l’iniziativa “Arance rosse per la Ricerca”. Dal 15 al 18 febbraio, negli oltre 2.400 punti vendita aderenti in tutta Italia, sono state vendute oltre 230.000 reticelle di arance rosse italiane. Per ogni confezione venduta i marchi hanno garantito una donazione di 50 centesimi a favore di AIRC.

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RACCOLTA FONDI L’Azalea della Ricerca

Un fiore per battere i tumori femminili In attesa del 13 maggio, due donne, una ricercatrice (e madre) e una mamma coraggiosa raccontano cosa significa aiutare le donne malate e cosa si prova ad avere un figlio nonostante la malattia

Barbara Belletti, una ricerca a tutto tondo contro il cancro al seno

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a cura della REDAZIONE l volto che vedete in quarta di copertina è quello di Barbara Belletti, ricercatrice del Centro di riferimento oncologico (CRO) di Aviano. Dietro quel volto c’è una storia di grandi soddisfazioni affettive e professionali, ma anche di piccoli insuccessi da cui Barbara non si è fatta abbattere. Oggi combatte il cancro al seno su due fronti: da un lato, un progetto per comprendere la formazione delle recidive e individuare nuove strategie terapeutiche per prevenirle. Dall’altro, uno studio appena partito che la impegnerà per cinque anni insieme al suo giovane team per trovare cure più efficaci e meno invasive per le donne più giovani che si ammalano di cancro al seno. “Sono nata a Civitanova Marche, una cittadina sul mare dove ho frequentato il Liceo scientifico. L’ho lasciata a 18 anni, quando sono andata a Bologna per iscrivermi alla facoltà di Biologia” racconta. Il suo è stato un per32 | FONDAMENTALE | APRILE 2018

corso a tappe, “a volte anche accidentato” commenta ridendo. La scelta di fare ricerca nasce durante il tirocinio a Bologna, dove consegue anche il dottorato, ma si consolida negli Stati Uniti. Tra Bologna e gli Usa c’è Napoli, do-

ve frequenta il laboratorio di Genetica umana dell’Istituto internazionale di genetica e biofisica (IIGB) del CNR. Doveva restarci per tre mesi, ma il destino ha fatto sì che si fermasse in quella città più a lungo. È stato in quel laboratorio che Barbara ha conosciuto il suo futuro marito, anche lui ricercatore. Era il 1994. L’anno dopo arrivano le nozze, la nascita della prima figlia e il trasferimento all’Istituto tumori di Napoli, Fondazione G. Pascale. Barbara lo ricorda come un periodo bello, ma anche faticoso, dove “conciliare le esigenze del lavoro e quelle della nuova vita è stato complicato”. Qualche anno dopo, il lavoro la porta all’estero, negli Stati Uniti, dove nasce la seconda figlia e dove Barbara dissipa ogni dubbio: la ricerca è la sua più grande vocazione. Dell’Associazione dice: “AIRC mi ha aiutato nei momenti critici della mia carriera, rafforzando la mia motivazione e la mia autostima, per esempio nel 2010, quando, dopo parecchi tentativi falliti, ho finalmente ottenuto il mio primo finanziamento da riLa ricercatrice cercatrice indiBarbara Belletti pendente. Ho (qui con le figlie) capito che doè testimonial di vevo e potevo campagna dell’Azalea perseverare”. della Ricerca


Simona, una mamma combattente

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imona ha poco più di trent’anni, un marito, una figlia e un lavoro che ama, ma nella sua vita ha già affrontato la malattia più di una volta. La prima, da bambina. A sette anni le diagnosticano un tumore al cervello: un astrocitoma pilocitico, che fortunatamente si rivela benigno e viene rimosso. “Il mio primo conforto sono stati mia madre, mio padre e i nonni” ricorda. Dopo quella difficile esperienza, Simona matura una nuova consapevolezza, quella di voler aiutare gli altri, come la sua famiglia ha fatto con lei: “Parlare della mia esperienza è una missione: testimoniare che tutto può tornare come prima è un incoraggiamento per gli altri, soprattutto per i genitori di bambini malati”. Nel 2013 una PET mostra che il tumore è di nuovo attivo. Non è chiaro, però, se sia meglio operare subito o monitorare la situazione. È Simona

a farsi avanti: “Volevo avere un bambino. Il desiderio di diventare mamma era così forte che ho chiesto di affrontare subito l’intervento. Mi hanno elencato tutti i rischi a cui andavo incontro. Prima di addormentarmi ho detto al chirurgo che mi avrebbe operato, che si chiamava Paolo, che se tutto fosse andato bene avrei dato il suo nome a mia figlia”. Promessa mantenuta: la bambina si chiama Isabel Paola. “Da quando è nata, mi sono resa conto di cosa voglia dire amare una persona più di se stessi” si confessa. La piccola Isabel, racconta, fisica-

mente è uguale al papà, ma ha preso il carattere determinato e solare della mamma. E Simona è davvero una persona positiva e una lottatrice. Un esempio? La malattia le ha lasciato un’insensibilità nella parte destra del corpo e lei ha reagito tatuandola. Per questo vuole lanciare un messaggio di ottimismo: “Non bisogna lasciarsi abbattere. E non va dimenticato il ruolo della ricerca. Nel mio caso, l’avanzamento delle tecniche diagnostiche e chirurgiche ha fatto la differenza. Ricerca, non mi stanco di ripetere, è uguale a speranza”.

Simona con il marito e la figlia Isabel Paola

L’Azalea della Ricerca

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omenica 13 maggio, in occasione della festa della mamma, i volontari AIRC saranno presenti con i banchetti in 3.600 piazze italiane, dove con un contributo minimo di 15 euro distribuiranno L’Azalea della Ricerca, per raccogliere risorse fondamentali per la ricerca sui tumori femminili. Per informazioni da fine aprile visita il sito www.lafestadellamamma.it

APRILE 2018 | FONDAMENTALE | 33


Abruzzo-Molise...

Tel. 085 352 15 - com.abruzzo.molise@airc.it - airc.it/abruzzo

Spaghettata in piazza

Montorio al Vomano (TE) È giunta alla XXIV edizione la tradizionale giornata di raccolta fondi. Si ringraziano gli Amici della Piazza, il Centro di aggregazione e le famiglie montoriesi. “Non c’è montoriese che in questi anni non abbia contribuito alla raccolta fondi per AIRC. Quando si spengono i riflettori e restiamo soli, è possibile sentire quel grazie più vero; quello di chi, in silenzio, sta combattendo la difficile battaglia contro il cancro” ha commentato il presidente del Comitato Francesco Barnabei.

In breve dall’Abruzzo-Molise

Guardiagrele (CH) Il Centro per l’infanzia La Gabbianella ha realizzato il progetto “A Natale puoi”, a favore di AIRC, per insegnare ai bambini la solidarietà, anche verso coloro che hanno trascorso il Natale in un reparto di ospedale anziché nel tepore di casa. Pescara - 27 Luglio Si rinnova l’appuntamento con la “Cena sul Mare” presso il Ristorante Les Paillotes. Il contributo (di 100 euro a persona) sarà destinato ad AIRC. Posti su prenotazione.

Calabria...

tel. 0984 41 36 97 - com.calabri a@airc.it airc.it/calabria

Lanterne di speranza

Rogliano (CS) tante lanterne hanno illuminato il cielo del parco urbano in occasione della manifestazione “…accendi la speranza…”. Il ricavato della distribuzione delle lanterne è stato destinato al Comitato Calabria.

In breve dalla Calabria

Calabria Torna per il VII anno consecutivo, nelle scuole, piazze e università “L’uovo della Ricerca”, sarà estratto un uovo di 3 kg con la distribuzione di biglietti da 2,00 euro. Cerisano (CS) La confraternita Madonna del Rosario ha organizzato la X edizione di “La Tombolata di Geno” a favore di AIRC presso la chiesa di San Domenico. San Vito sullo Ionio (CZ) Tanti dolci natalizi hanno allietato la cittadina, presso la villetta comunale. Il ricavato è stato destinato ad AIRC.

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Basilicata...

Tel. 0835 303 751 - com.basilicata@airc.it airc.it/basilicata

Cena di gala

Matera Una cena di beneficenza a favore di AIRC si è tenuta a conclusione del convegno organizzato da Confindustria Basilicata e dal Comitato piccola industria di Confindustria Basilicata. Tra i partecipanti, il presidente di Confindustria Basilicata Pasquale Lorusso, il presidente della Piccola industria Lorenzo Pagliuca e il presidente del Comitato AIRC Basilicata Saverio Calia (in foto).

In breve dalla Basilicata

Basilicata Il progetto “Airc nelle Scuole” si è arricchito anche quest’anno con la golosa manifestazione delle Uova pasquali, giunta alla XXIV edizione. Basilicata “Le Arance della Salute” sono state distribuite non solo in piazza, ma anche nelle scuole che hanno aderito al progetto “Cancro io ti boccio”. Matera – Potenza Non solo arance, ma anche miele. Lo hanno distribuito i volenterosi studenti degli istituti Leonardo Da Vinci di Potenza, Loperfido Olivetti e Pentasuglia di Matera.

Campania...

Tel. 081 403 231 - com.campania@airc.it - airc.it/campania

Cena di gala

Napoli Grazie alla generosa ospitalità del consigliere Sergio Cappelli si è tenuta la cena di gala “A casa con lo Chef”, organizzata dal Comitato e offerta da Ferrarelle: 80 ospiti sono stati “coccolati” dallo Chef stellato Gennaro Esposito nella bellissima cornice di Palazzo Albertini di Cimitile, degustando un menù prelibato con vini selezionati della Campania. Tantissimi gli amici che hanno risposto con entusiasmo sostenendo la ricerca.

In breve dalla Campania

Napoli Nella sala del Conservatorio di San Pietro a Majella il gruppo Bruno Persico & Friends si è esibito in un concerto di musica jazz per ricordare la meravigliosa figura della ricercatrice Graziella Persico a dieci anni dalla scomparsa. Il concerto è stato realizzato grazie alla volontà della figlia Chiara Di Lauro e ha visto la partecipazione di tantissimi amici.


Emilia-Romagna... Tel. 051 244 515 - com.emilia.romagna@airc.it airc.it/emiliaromagna

Le Arance di Basket City

Bologna Si è rinnovata anche nel 2018 la manifestazione organizzata nei giorni de “Le Arance della Salute”, grazie al supporto di Pensare Basket, che da anni ci sostiene, CONI Emilia-Romagna, FIP Emilia-Romagna, Virtus e Fortitudo. Hanno partecipato alla distribuzione delle arance in piazza i giocatori della Nazionale italiana OVER40, della Fortitudo e della Virtus.

In breve dall’Emilia Romagna

Carpaneto Piacentino (PC) A Natale, nell’ambito di “Musica contro il Cancro”, un coro gospel itinerante si è esibito nei locali e nelle vie di Carpaneto per poi eseguire un concerto in Comune con Uva Rara Band. La giornata ha visto impegnati i volontari AIRC nella raccolta delle donazioni. Bologna Si è tenuto nella sede di Confindustria l’incontro che AIRC dedica a istituzioni, università e stampa per presentare 3 progetti di ricerca, scelti tra i 37 finanziati in Emilia-Romagna. Hanno partecipato Marcello Tisco (Investigator Grant), Marianna Penzo (My First AIRC Grant) e Monica De Luise (borsista).

Friuli Venezia Giulia...

Tel. 040 365 663 - com.friuli.vg@airc.it - airc.it/fvg

Musica per la Ricerca

Pordenone È andato in scena al Duomo di San Marco lo speciale appuntamento a sostegno di AIRC. L’orchestra San Marco ha proposto al pubblico un viaggio emozionante sulle note di due grandi maestri del settecento: Georg Friedrich Händel e Johann Sebastian Bach.

In breve dal Friuli-Venezia Giulia

Trieste Si è svolto in collaborazione con lo yacht Club Adriaco “Un burraco per la ricerca”, un pomeriggio a sostegno dell’attività del Comitato. Trieste – settembre; Malnisio (PN) - ottobre Tornano il Festival della scienza di Trieste - TriesteNext2018 e il Malnisio Science Festival, in entrambe le occasioni il Comitato sarà presente con alcune conferenze scientifiche.

Liguria...

Tel. 010 277 058 8 - com.liguria@airc.it - airc.it/liguria

INSIEME SI PUO DOMENICA 26 NOVEMBRE ORE 17:00

Lazio...

Tel. 06 446 336 5 - com.lazio@airc.it - airc.it/lazio

Insieme si può

Roma La scuola di danza e musical Laltradanza e Laltradanza Dance Company (direzione artistica Michela Marchese), con la collaborazione di Arti In Movimento sedi di Teano e Formia (direzione artistica Giuliana Guttoriello) ha organizzato in occasione dei Giorni della Ricerca la V edizione della rassegna di danza e musical “Oltre l’orizzonte”. Testimonial per AIRC Valerio Battisti, volontario e volto della campagna dei Giorni. La scuola di danza e musical Laltradanza invita alla

V EDIZIONE di OLTRE L’ORIZZONTE

Rassegna di danza e musical per raccogliere fondi in favore di AIRC AUDITORIUM DUE PINI VIA RICCARDO ZANDONAI, 4

In occasione de “I giorni della Ricerca”

In breve dal Lazio

Roma È andato in scena al Nuovo Teatro San Paolo il saggio di danze orientali “Incantesimi tra Mistero e Realtà”, ideato e diretto da Serena Boselli e Ramona Consoli. L’intero ricavato è stato destinato ad AIRC. Roma - maggio Torna il Charity Gala Dinner organizzato da Lega Serie A, obiettivo: il finanziamento della II Borsa di Studio “Federica Cipolat Mis” a sostegno delle ricerche sul tumore al seno.

Mitiche Falchette

La Spezia - Chiavari Continuano con grande successo le regate solidali del team tutto al femminile le “Falchette di Airc” formato da sei giovani donne della Women’s Sailing Academy, capitanate dalla skipper Lucia Pozzo. Oltre agli appuntamenti sportivi, anche tante iniziative collaterali, tra cui conferenze scientifiche, la mostra “4 artisti per AIRC” a Genova, “Percorsi d’Arte e Archeologia” a Chiavari, l’attività di crowdfunding su Rete del dono e la collaborazione col Salone nautico. Per tutto il 2018 l’obiettivo comune sarà quello di raccogliere fondi per una borsa di studio a favore di un giovane ricercatore che svolgerà il proprio lavoro in Liguria.

In breve dalla Liguria

La Spezia Si è svolta lo scorso luglio un’esclusiva visita guidata al Museo Amedeo Lia di La Spezia per AIRC. Il direttore Andrea Marmori ha accompagnato i partecipanti alla scoperta della mostra L’elogio della bellezza. 20 capolavori e 20 musei, per i 20 anni del Lia. Genova – aprile Il 19 aprile ppuntamento per il concerto di Jack Savoretti. Mentre il 28 e 29 aprile tutti alle Piscine di Albaro per la manifestazione Nuoto24ore.

Lombardia...

ri, dei media e del Comune di Milano che ha ospitato l’evento alla Fabbrica del Vapore.

3 borse di studio grazie a Love Design

In breve dalla Lombardia

Tel. 02 779 71 - com.lombardia@airc.it - airc.it/lombardia

Milano Grandissimo successo per l’VIII edizione di Love Design: quasi 230.000 euro netti raccolti e destinati a borse di studio triennali vinte da giovani ricercatori: Pal Koustav, Irene Schiano Lomoriello e Rosella Scotto di Perrotolo. Tutto questo è stato possibile grazie al prezioso supporto di 61 aziende donatrici di oltre 4.000 oggetti di design, 56 partner, quasi 200 volontari che hanno presidiato la mostra e ci hanno aiutato a distribuire ben 14.000 biglietti della lotteria, 15.000 visitato-

Galbiate (LC) Una domenica piena di emozioni grazie alla manifestazione “Cammino x Sara e Ade”, corsa non competitiva che ha permesso di raccogliere per il III anno consecutivo una cifra molto importante da destinare alla ricerca sul cancro. Grazie a tutti i partecipanti e ai fantastici organizzatori. Brescia Serata speciale al Teatro Grande con protagonista Edoardo Bennato che ha proposto un coloratissimo spettacolo grazie al quale sono stati raccolti fondi per finanziare la ricerca per la cura dei tumori pediatrici. Un ringraziamento ai sostenitori della serata e al caloroso pubblico. OTTOBRE 2017 | FONDAMENTALE | 35


Marche...

prevenzione del cancro e raccogliere fondi per la ricerca sul tumore al seno. Con la collaborazione tecnica dei maestri nazionali di sinw Attilio Mogianesi e Daniela Merelli.

Tel. 071 280 413 0 com.marche@airc.it - airc.it/marche

In breve dalle Marche

Camminando per la ricerca Pink Edition Urbisaglia (MC) Nel mese più rosa dell’anno si è svolta nella riserva naturale dell’Abbadia di Fiastra una camminata non competitiva di Nordic Walking per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza fondamentale del movimento nella

PiemonteValle d’Aosta...

Tel. 011 993 335 3 - com.piemonte.va@airc.it www- airc.it/piemonte

Annie & The Rockers Torino Un concerto in memoria di Anna per ricordarla insieme agli amici e gridare “Anna, sarai sempre con noi”. Per l’amica che amava ballare e voleva fondare una piccola rock band, il 26 novembre 2016 è nato il gruppo Annie & the Rockers, che lo scorso 25 novembre ha dato vita a una serata di musica per regalare emozioni, sprigionare energia e sostenere la ricerca oncologica, come Anna avrebbe voluto.

Civitanova Marche - Porto San Giorgio (FM) II edizione per il torneo di burraco “Life in Color” di Civitanova Marche che ha visto più di 200 partecipanti, nella sede generosamente concessa da Ica Spa. Attesissimo anche il torneo di burraco giunto alla II edizione e tenutosi alla Lega navale italiana di Porto San Giorgio, con grandi premi offerti da aziende locali e non. Marche Un impegno su tutta la Regione per la campagna Nastro Rosa AIRC. Si sono schierati al fianco della delegazione marchigiana gli organizzatori dell’XI Trofeo Città di Filottrano (An), della I Mezza Maratona dei Sughitti di Montecassiano, numerosi enti pubblici e commerciali e le farmacie Federfarma che hanno abbracciato la campagna attraverso la distribuzione delle spillette Nastro Rosa AIRC.

Puglia...

Tel. 080 521 870 2 - com.puglia@airc.it - airc.it/puglia

Un mare di musica e solidarietà

Bari Una serata speciale al Circolo canottieri Barion per festeggiare l’impegno dei sostenitori AIRC. Il maestro Mazza ha ripercorso con la sua band la storia della canzone italiana, mentre il presidente Michele Mirabella e il ricercatore Antonio Moschetta hanno fatto il punto sui progressi della ricerca finanziata da AIRC. Si ringraziano per la gentile ospitalità il presidente del Circolo, Luigi Lobuono, e il consiglio del Circolo Barion.

In breve dal Piemonte-Valle d’Aosta

Torino Le “Amiche dello Swap” si sono incontrate nella ludoteca Gogamigoga, appartenuta ad Anna e concessa gentilmente dalla famiglia, per mettere all’asta alcuni oggetti con l’intento di far rivivere l’amica e di raccogliere fondi per la ricerca. Sommariva Perno (CN) La squadra di nuoto “Nuoto Master” del CSR SSD ha organizzato alcune gare in memoria di Silvia Bastianini, ragazza del team mancata di cancro nel 2016.

Sardegna...

Tel. 070 664172 - com.sardegna@airc.it - airc.it/sardegna

X-Mas, volare con il sorriso Cagliari Una bellissima serata all’insegna della solidarietà grazie allo spettacolo organizzato dall’Associazione ICS (Ingegneri Cultura e Sport) e dall’Ordine degli ingegneri di Cagliari presso il Teatro Massimo. Uno spettacolo di beneficenza a favore di AIRC e della ricerca oncologica per festeggiare insieme il Natale.

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In breve dalla Puglia

Monopoli (Ba) L’evento “Musica e solidarietà” si è ripetuto nell’incantevole scenario de Il Melograno grazie all’impegno della Consigliera Lorenza L’Abbate e dei volontari della città di Fasano. Molfetta (Ba) La tradizionale lotteria “Insieme per la Ricerca”, con gli amici della ditta Network Contacts Srl, ha chiuso il 2017 con una importante raccolta fondi. Un ringraziamento a tutto lo staff dell’azienda che è da sempre in prima linea accanto ad AIRC. Puglia Sarà un’estate piena di eventi. Grazie alla Consigliera Carla Martucci tornano le “Masserie aperte alla Ricerca” nell’agro di Massafra; a Taranto si rinnova l’11 agosto “Metti una sera alla luna d’agosto” dopo il successo del 2017. Per gli altri eventi, chiamare il Comitato.

In breve dalla Sardegna

Cagliari Per il III anno consecutivo, Riccardo Pinna e la sua azienda Servizi Pinna srl ha organizzato la consueta cena di Natale di raccolta fondi a favore di AIRC. Oltre 180 partecipanti sono stati allietati dal cantante Peppino di Capri che si è esibito con i suoi pezzi più famosi. Cagliari “Arte nelle coperte”: a fronte di una donazione ad AIRC, i sostenitori hanno potuto aggiudicarsi una delle coperte interamente fatte a mano, lavori di pregio nati dall’estro delle socie dell’Accademia delle Arti minori, esposte al pubblico nello spazio di Bellezza Antiquity.


Sicilia...

Toscana...

30 anni di generosità

Un cuore per la solidarietà

Tel. 091 611 034 0 - 095 506 848 - com.sicilia@airc.it - airc.it/sicilia

Catania Festeggiamenti in musica al teatro Sangiorgi per i trent’anni di attività con la Bellini Jazz Orchestra sotto la direzione dei maestri Giuseppe Urso, Paolo Sorge e Fabio Crescente. La città di Catania, che ancora una volta ha dimostrato la sensibilità che esprime in tante iniziative a sostegno della Ricerca, ha partecipato con vivace entusiasmo e generosità festeggiando l’importante traguardo raggiunto.

In breve dalla Sicilia

Alcamo (TP) L’attivissima delegazione AIRC di Alcamo compie vent’anni e apre il 2018 con il Trofeo Costa Gaia e con un generoso contributo da parte di CONAD Sicilia, confermando la generosa sensibilità della cittadinanza. Gela (CL) La Compagnia quasi stabile del Club Nautico e l’Associazione Demetra in collaborazione con i Club Services e la delegazione di Gela hanno organizzato uno spettacolo a favore di AIRC. Fra gli attori, anche la consigliera Graziella Condello. Porto Empedocle (AG) Il Signor Rosario Lentini ha voluto festeggiare il traguardo dei 100 anni invitando amici e parenti a sostenere AIRC e tutti hanno risposto con grande entusiasmo. Siracusa Si è svolta all’hotel Villa Politi l’estrazione dei biglietti della lotteria provinciale a favore di AIRC.

Tel. 055 217 098 com.toscana@ airc.it - airc.it/toscana

Forte dei Marmi (LU) Successo per l’iniziativa organizzata dall’Aics capuana con il patrocinio del Comune di Forte dei Marmi e di Montignoso, volta a sensibilizzare i giovani alla solidarietà. Giunto alla VIII edizione, lo spettacolo ha visto alternarsi al palazzetto dello sport di Forte oltre 120 atleti e associati che hanno dato vita a bellissime esibizioni di pattinaggio artistico, danza, canto, recitazione, illusionismo e giocoleria oltre a rievocazioni storiche.

In breve dalla Toscana

Venturina Terme (LI) Giovani ragazzi si sono sfidati in una triangolare di calcio per il primo Memorial Paolo Leoncini in ricordo del loro allenatore. Santa Fiora (GR) Il Comitato della sezione soci Coop di Santa Fiora ha organizzato a favore di AIRC “Una Passeggiata in Faggeta”.

Veneto-Trentino Alto Adige...

Tel. 045 82 50 234 - com.veneto@airc.it - airc.it/veneto

Zucchero in Arena Verona I concerti di Zucchero hanno allietato la stagione estiva dell’Arena di Verona, parte del ricavato è stato destinato ad AIRC.

Umbria...

Tel. 075 583 813 2 - com.umbria@airc.it - airc.it/umbria

Musica per la ricerca Perugia Ancora un grande successo per il “Concerto per la Ricerca” alla Sala dei Notari: Sandro Paradisi con la sua fisarmonica ha incantato il pubblico con divagazioni tra tango, rock e jazz con le musiche di Eric Clapton, Bob Dylan, George Gershwin, Astor Piazzolla e Lou Reed. Un grazie di cuore a Laura Musella, promotrice di questo splendido evento per AIRC.

In breve dall’Umbria

Perugia È giunta alla XXIX edizione la Maratonina del Campanile organizzata dalla Podistica Volumnia. Al percorso classico della mezza maratona si affianca la camminata non competitiva di 6 chilometri “Correre per la Vita” le cui quote di iscrizione sono state destinate al Comitato Umbria. Umbria - 26-27 maggio Torna il grande evento enogastronomico “Cantine Aperte”: un’occasione per visitare le splendide campagne dell’Umbria, degustare le specialità del territorio e contribuire con “Un calice per la Ricerca”.

In breve dal Veneto

Venezia Una cena all’Harry’s Bar, storico locale a due passi da Piazza San Marco. I contributi per la partecipazione sono stati destinati ad AIRC, insieme al ricavato dei biglietti distribuiti per partecipare a un’estrazione con numerosi premi. Verona - 1 e 2 settembre Dopo il successo del concerto in memoria svoltosi lo scorso marzo, l’associazione culturale Rudy Rotta torna a omaggiare uno dei bluesman italiani più conosciuti e apprezzati all’estero con un concerto presso il Teatro Romano grazie al qual si destinerà parte della raccolta ad AIRC. Protagonisti della serata, un musicista di caratura internazionale e alcuni amici di Rudy che in passato hanno condiviso il palco con lui. Veronese d’adozione, Rudy Rotta è venuto a mancare il 3 luglio 2017. Ha suonato con artisti del calibro di B.B. King.

APRILE 2018 | FONDAMENTALE | 37


IL MICROSCOPIO

Federico Caligaris Cappio Direttore scientifico AIRC

Una strada lunga e complessa per grandi risultati ATTENTI ALLE TRUFFE AIRC non effettua la raccolta fondi “porta a porta”, con incaricati che vanno di casa in casa. Nel caso dovesse succedere, stanno tentando di truffarvi. Denunciate subito la truffa chiamando la polizia (113) o i carabinieri (112).

G

li anticorpi monoclonali, in genere combinati con una chemioterapia, sono entrati stabilmente nei protocolli terapeutici di molti tumori, ad esempio nel tumore della mammella e del colon, nel melanoma, in leucemie e linfomi, e ne hanno significativamente migliorato la prognosi. Cosa sono gli anticorpi monoclonali e come è nata la loro storia? Nel 1975 l’argentino naturalizzato inglese Caesar Milstein e il tedesco Georg J.F. Köhler pubblicarono sulla prestigiosa rivista Nature la tecnica per ottenere anticorpi monoclonali. Quando un agente estraneo, ad esempio un virus o un batterio, penetra nel nostro organismo, specifiche cellule del sistema immunitario – i linfociti B – lo riconoscono e producono gli anticorpi necessari a neutralizzarlo. Ogni linfocita B produce un anticorpo specifico capace di riconoscere una ben precisa parte dell’agente estraneo (in termini tecnici definita “antigene”). Köhler e Milstein scoprirono come creare in laboratorio cellule capaci di produrre in modo indefinito anticorpi tutti identici fra loro, pertanto definiti “monoclonali”, in grado di riconoscere praticamente tutti gli antigeni presenti sulla superficie delle cellule. Per questa scoperta nel 1984 fu loro assegnato (assieme al danese Niels K. Jerne) il premio Nobel per la Medicina. I clinici immediatamente sognarono anticorpi monoclonali in grado di riconoscere antigeni presenti solo sulle cellule tumorali e capaci di procedere alla eliminazione delle cel-

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lule maligne. Nel 1986 fu immesso sul mercato il primo anticorpo monoclonale utilizzabile come farmaco. Negli anni successivi si moltiplicò in tutto il mondo l’impegno di ricerca di un grandissimo numero di ricercatori, in Italia molti sostenuti da AIRC, che permise un impiego degli anticorpi monoclonali sempre più diffuso in medicina. Vennero studiate diverse modalità per riuscire ad attaccare e distruggere le cellule tumorali. Un esempio sono gli anticorpi che, bloccando recettori di membrana per specifici fattori di crescita, prevengono la progressione di tumori la cui crescita dipende da questi fattori. Un altro esempio è la radioimmunoterapia, una sorta di radioterapia mirata che utilizza un anticorpo monoclonale legato a un tracciante radioattivo che porta a diretto contatto della cellula tumorale la radioattività necessaria a ucciderla. A tutto il 2017 l’ente governativo statunitense Food and Drug Administration (FDA) e l’omologo europeo European Medicines Agency (EMA) hanno approvato alcune decine di anticorpi monoclonali per impiego clinico in oncologia. Molti di più sono in sperimentazione in centinaia di studi clinici controllati che vedono la partecipazione a livello mondiale di centri ospedalieri e universitari. AIRC ha sempre sostenuto e continua a sostenere in Italia questo genere di studi iniziati più di 40 anni fa e coronati adesso da successo terapeutico.


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