N. Pitsinos: Restauro basilica Ag.Theologos - Atene, 2009

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ENTE DI RICERCA E PROMOZIONE DEL RESTAURO SCIENTIFICO DI MONUMENTI (ETEPAM)

II Conferenza Panellenica sul Restauro, Atti del Convegno Atene, 21-24 maggio 2009

Restauro della chiesa di San Giovanni Teologo a Lakki, Leros

1. DESCRIZIONE - DOCUMENTAZIONE

1.1 Costruzione - fasi

San Giovanni Teologo a Lakki, Leros è una basilica a tre navate con cupola, costruita in varie fasi e con numerosi rimaneggiamenti, di dimensioni esterne mt 16,20 x 11,30 e priva di nartece, di cui si conservano pochi resti (Fig. 1 - 4).

Le fondamenta del tempio sono collocate direttamente sulla roccia friabile della zona. La muratura in pietra con malta a forte legante era inizialmente ricoperta da un sottile strato di intonaco, successivamente parzialmente rimosso per evidenziare le file di mattoni sulle superfici sia esterne che interne, nonché negli archi delle aperture, che formano la decorazione del monumento (Figg. 11, 12, 24, 32, 51). Il rivestimento esterno presentava incisioni inserite in bande orizzontali. Le decorazioni in mattoni si conservano solo all’esterno nell'abside centrale (Figg. 7, 9) e in quello di destra, mentre nei lucernari sono presenti sia all’interno che all’esterno (Figg. 11, 15, 24, 32). Al XIX sec. e ad epoche successive risalgono sovrapposizioni e sostituzioni del rivestimento originale con intonaci e applicazioni di strati di calce sulla maggior parte delle superfici esterne (Figg. 2, 8) ad eccezione della facciata della navata settentrionale a cui sono state apportate solo imbiancature a calce (Fig. 10). Internamente, dopo il XIII sec, probabilmente a causa di parziale distruzione degli affreschi, sono stati applicati nuovi rivestimenti per sostituire gli intonaci distaccati (Fig. 50). Simili modifiche sono state apportate anche sulle superfici esterne nel corso del XIX sec. e successivamente. I colonnati delle navate erano costituiti da colonne e capitelli in marmo d’epoca paleocristiana di provenienza ignota (Figg. 30 - 32, 41, 42, 47, 49). La chiesa ha un sintrono (basso sedile ricavato nel muro) nell'abside (Figg. 4, 34) e finestre ad arco nei muri perimetrali, trilobate nell'abside centrale (Figg. 7, 9) e bilobate nelle facciate occidentale (Figg. 21, 38, 39) e settentrionale (Figg. 10 - 12). Questa basilica medio-bizantina non era affrescata. Le dimensioni della chiesa, la decorazione in mattoni ed il nome di un vescovo Nicola in un'epigrafe di fondazione (Fig. 53, 54) indicano che si trattava probabilmente di una chiesa episcopale databile alla fine del X secolo.

Intorno al 1200, probabilmente a seguito di un terremoto, il tetto ligneo fu trasformato in una volta a crociera con cupola, sorretta da sei pilastri e due colonne nella navata centrale e con travature che sorreggono tetti quasi piatti nelle navate laterali (Fig. 2 - 5). L'arco della protesi viene ricostruito senza le fasce di mattoni (Fig. 12) e l'esterno del monumento è decorato con strisce dentellate (Fig. 26). Al posto del nartece viene eretto un portico (Figg. 4, 22). Vengono chiuse le finestre, ad eccezione di quella bilobata della navata settentrionale (Figg. 2, 11, 12, 24), mentre l'arco trilobato diventa monolobato (Figg. 6, 34) e la chiesa viene affrescata (Figg. 33, 52). L'intera operazione ha sicuramente contribuito al rafforzamento della stabilità con l'aggiunta dei pilastri che sostenevano la cupola e le volte a crociera (Figg. 4, 30, 39). Questo cambiamento, che coincidesse o meno con la demolizione della chiesa originaria, determinò un nuovo aspetto dell'edificio nella complessa e predominante tipologia architettonica dell'epoca.

Si suppone che le ragioni che portarono alla chiusura delle finestre nella navata laterale non fossero solo statiche.

Una volta chiuse, tali finestre offrirono una superficie continua e uniforme per l’iconografia, cosa impossibile con la precedente serie di aperture. Gli affreschi conservati, risalenti al XIII sec, rivelano i rapporti con l'arte dell'impero di Nicea (Figg. 33, 52).

Il terzo intervento edilizio nella chiesa è contrassegnato dalla muratura dei due colonnati (Figg. 4, 5, 30 - 32), dalla chiusura di tre delle quattro finestre della cupola (Figg. 14, 23, 31, 36, 38) e dalla costruzione del muro che separa l’abside dal corpo principale della chiesa (Figg. 4, 35, 36). Si presume che in questo periodo gli affreschi siano semidistrutti, poiché la malta biancastra, su cui nella navata nord vengono raffigurati disegni di navi (Fig. 50), copre gran parte del tempio. Seguono ancora altre due fasi di ristrutturazione, alla fine del XIX secolo e a metà del XX con la ricostruzione della navata meridionale (Fig. 3, 55) e l’inserimento di elementi neoclassici rispettivamente nella facciata occidentale e nella navata centrale del corpo principale (Fig. 20, 37).

1.2 Alterazioni rilevate

Il problema principale da affrontare nella chiesa era l’estensione delle crepe: alcune passavano da parte a parte ed erano presenti principalmente nelle facciate esterne settentrionale (Fig. 10), meridionale e occidentale (Fig. 20), ma anche rispettivamente nelle facciate interne dei suddetti tratti e nelle aree delle navate adiacenti, settentrionale e meridionale. Altri problemi riscontrati erano rappresentati dalla deviazione dalla verticale nella parte occidentale della facciata della navata settentrionale; dal generale degrado dei materiali di costruzione (malte, architravi in legno, telai, impermeabilizzazione del tetto); e dal terreno fortemente in pendenza su cui poggia la chiesa, che crea problemi di umidità, drenaggio improprio delle acque piovane, ma anche problemi generali di cedimenti e smottamenti.

1.3 Valutazione e ricerca archeologica

Lo studio sistematico del monumento è iniziato nel 1996 con la marcatura e l'installazione di fessurimetri. Ha fatto seguito nel 2000 uno studio strutturale preliminare, che ha riguardato principalmente l'azione del terremoto, e successivamente nel 2002 è stato stilato uno studio architettonico e statico completo. Nello stesso tempo, nel 2003, sono iniziati gradualmente i lavori di ricerca sul monumento e nell’area del cortile. Le ricerche, che sono proseguite fin quasi al completamento dei lavori di restauro, hanno rivelato quanto segue:

Le fondamenta del monumento, per la maggior parte, sono quasi in superfice senza speciali sostegni.

L'accurata rimozione dei rivestimenti ha portato in luce le malte originali e le decorazioni in laterizio, che si sono conservate in larga misura (Figg. 9, 11, 15, 24, 32); tutte le aperture chiuse nella prima fase del tempio; le colonne e i capitelli fino ad allora murati; le arcate interne (Fig. 9, 30-32, 41, 42, 47, 49); un arcosolio (Fig. 51) e numerosi affreschi (Figg. 33, 52).

Gli scavi hanno portato alla luce il nartece ma anche il portico di epoca successiva (Fig. 4, 22), il pavimento originale ed uno più tardo che si è conservato in larga misura (Fig. 40), e una moltitudine di tombe di epoche diverse, all'interno (Figg. 4, 56) e principalmente all'esterno dell’edificio (Fig. 1).

Tale notevole quantità di importanti scoperte ha reso necessario redigere un nuovo studio architettonico nel 2003, che è stato successivamente aggiornato fino al completamento dei lavori.

I lavori di restauro sono iniziati nel 2004 con un finanziamento del ΠΕΠ (Περιφεριακά Επιχειρησιακά Προγράμματα - Programmi d’impresa regionali) del Sud Egeo e sono stati completati nel 2007. Il progetto è stato realizzato sotto la supervisione della 4η ΕΒΑ (4η Εφορεία Βυζαντινών ΑρχαιοτήτωνSovrintendenza alle Antichità Bizantine) con un costo di 410.000 euro. Vi hanno collaborato: l’ingegnere edile Μiltiadis Chronopoulos per lo studio statico, gli archeologi Mania Michailidou, Gheli Katsioti e Pothitì Likou per la Sovrintendenza, l’ingegnere edile Thanasis Anapolitanos, l’ingegnere meccanico Michalis Perros, Sotiris Patatoukos e Lambros Maroulis a capo del team di manutenzione, Tasos Chalàs capomastro, Dimitris Mamakas muratore, ed i manovali Michalis Grillis, Andreas Sotiropoulos, Fotis Ghiannakòs, Marcos Livanòs, Valandis Konstandaras, Ghiorgos Plochoros.

2. IPOTESI DI RESTAURO

Come risulta evidente da quanto sopra, le ipotesi di restauro del monumento hanno attraversato molte fasi fino ad arrivare al progetto definitivo che poi è stato realizzato. La scoperta in tale contesto del primo stadio del monumento (basilica a tre navate con tetto ligneo) ha determinato in gran parte la scelta finale, cioè quella di mettere in evidenza tale stadio, mantenendo nel contempo elementi sia del secondo (la trasformazione della chiesa con volta a crociera e cupola) che del terzo stadio (in cui sono state realizzate ulteriori opere murarie) e di quelli d’epoca successiva (la ricostruzione della navata meridionale), demolendo solo le fasi molto più recenti del XX secolo (ovvero le superfetazioni di elementi neoclassici sulla facciata occidentale e sulla navata centrale del corpo principale).

Contemporaneamente sono state avanzate proposte relative al rinforzo statico del monumento. La conservazione dell'autenticità, la riduzione dei sostegni, la reversibilità degli interventi, la leggibilità delle fasi storiche e la distinzione degli interventi più recenti, sono stati fin dall'inizio gli obiettivi della ricerca che riteniamo siano stati pienamente realizzati Il rinforzo statico del monumento ha implicato:

- Costruzione di una imbrigliatura invisibile perimetrale esterna in calcestruzzo armato a livello delle fondamenta (Fig. 17) per consolidarle a causa della superficialità di quelle originali e ostacolare lo smottamento.

- Costruzione di due sostegni a vista in pietra per migliorare la stabilità della parte occidentale della navata settentrionale (Fig.19) che presenta una deviazione dalla verticale.

- Installazione di tre morsetti in acciaio inossidabile a tre diversi livelli della cupola (Fig. 14, 23, 27, 28).

- Installazione di cinque tiranti in acciaio inossidabile e ghisa a livello dei lucernari (Fig. 15, 24, 33, 39).

- Giunti e fughe quanto possibile profonde, e stuccature.

- Chiusura di una recente apertura nel muro settentrionale della navata centrale (Figg. 30, 32, 36).

Le proposte architettoniche di restauro comprendono:

- Interramento delle fondamenta del nartece e del portico e realizzazione di un pavimento dove vengono evidenziati, con contrasto cromatico, i resti ormai non identificabili (Fig. 22).

- Interramento di tutte le tombe.

- Conservazione, nel settore settentrionale del cortile, di una parte del livello sopraelevato, in modo che il visitatore possa vedere il lucernario della facciata settentrionale con le decorazioni in mattoni a vista (Fig. 18).

- Rivestimento con lastre di pietra locale della briglia in cemento (Figg. 12, 25).

- Demolizione di tutti i rivestimenti esterni più recenti, e conservazione di quelli originali del X e XIII sec. Applicazione di un sottile strato di rivestimento di composizione e superficie simile all'originale, lasciando visibile una piccola parte delle pietre e delle decorazioni in mattoni, che vengono contemporaneamente ripuliti dai rivestimenti successivi (Figg. 9, 11, 24).

- Conservazione dei rivestimenti originali all'interno del monumento (Fig. 32, 50), degli affreschi e di alcuni campioni (Fig. 44) dei rivestimenti successivi demoliti. Tuttavia, a differenza degli esterni che devono essere protetti dalle intemperie, per unificare lo stile all’interno del monumento, sulle rimanenti superfici si applica solo una boiacca in profondità tra le pietre lasciate a vista (Figg. 35, 39, 46, 48, 52).

- Ora, senza la mascheratura dell’intonaco, è possibile vedere tutte le finestre ad arco (Fig. 11, 15). Inoltre, in quella biloba della facciata occidentale e in quella triloba dell'abside, vengono effettuate rimozioni minime per rendere visibili le parti marmoree (Figg. 9, 21, 39).

- Allo scopo di mettere in evidenza i colonnati, si procede a rimozione della muratura delle colonne e degli archi sulla maggior superficie possibile, tenendo conto delle indicazioni della statica (Figg.30, 32, 41 - 43, 47, 49).

- Rimozione di tutti gli elementi neoclassici più recenti, ma alcuni elementi più caratteristici vengono staccate ed esposte nel monumento (Fig. 16).

- Vengono ripulite tutti gli elementi architettonici in marmo disseminati nel monumento (Fig. 14, 45) e la decorazione dentellata in mattoni nella volta della seconda fase (Fig. 26).

- Sulla facciata occidentale si conservano i campanili in pietra di epoca successiva e si demolisce quello più recente in cemento (Figg. 20, 21).

- Si evidenzia la giunzione orizzontale dei lucernari, derivante dalla trasformazione da copertura lignea a copertura a volta (Figg. 15, 24).

- La navata meridionale, la maggior parte della quale è stata ricostruita nel XIX secolo, viene rivestita con un comune intonaco steso a mano e verniciato di bianco per differenziare questa fase specifica dal resto del monumento (Fig. 3). Vengono lasciati a vista i fori murati e le pietre, qui di secondo utilizzo, che conservano le malte originarie (Fig. 29).

- Vengono rimosse le piastrelle moderne di impasto cementizio colorato del pavimento interno (Fig. 55) e alcune di queste, caratteristiche, sono esposte nel monumento. Viene alla luce il pavimento del XIX secolo, composto da lastre di pietra locale con ciottoli inseriti nelle fughe, che viene mantenuto in larga misura (Fig. 40) e completato con gli stessi materiali.

- Viene rimossa l’epigrafe marmorea di fondazione dalla scalinata nella cappella della navata meridionale, e ricollocata ad un'altezza adeguata nella stessa navata dopo essere stata ripulita e restaurata (Fig. 53, 54).

- Viene eseguita la manutenzione, il consolidamento e la pulitura di tutti gli affreschi portati alla luce.

- Vengono sostituiti tutti gli infissi usurati (Fig. 9, 21, 48, 39). In alcune finestre non viene collocato vetro ma una doppia rete in acciaio inossidabile per la ventilazione degli interni

- Viene infine mantenuto il nuovo rivestimento del tetto con un grande spessore per escludere l’insorgenza di ulteriori problemi. Per maggiore sicurezza, viene applicata una impermeabilizzazione con materiale elastomero (Figg. 12, 14, 23) dopo aver provveduto a sigillare le crepe.

3. BIBLIOGRAFIA

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Traduzione iniziale: Lorena Zanin Revisione integrale: Vera Cerenzia Editing finale: Enzob.

[NB: le illustrazioni di cui al testo sono disponibili nel pdf originale]

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