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Flussi, fare presto un nuovo Decreto

LO AUSPICA CONFAGRICOLTURA DOPO IL CLICK DAY CON IL TRIPLO DELLE RICHIESTE

“Il Click-Day del 27 marzo scorso per la presentazione delle richieste di ingresso dei lavoratori extracomunitari stagionali riconosciuti dal Decreto Flussi ha confermato, come da previsioni, che la quota attualmente prevista è assolutamente insufficiente per non rischiare di compromettere la raccolta e le lavorazioni essenziali di frutta e ortaggi Appena un’ora dopo l’apertura del Click-Day, il numero di richieste giunte al Viminale toccava già le 245.000, ovvero il triplo delle quote previste”. Così Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Cuneo e Piemonte commenta l’esito insufficiente delle operazioni per la ricezione delle domande di lavoro sul portale dedicato.

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Si tratta, infatti, di poco più di 82.000 ingressi concessi in totale, di cui appena 44.000 nel settore agricolo e solo 22.000 destinati alle Associazioni datoriali di categoria, contro i 67 mila operai agricoli censiti nel 2021 e gli 81 mila del 2022, di cui una significativa parte rappresentata dagli stagionali, che si prevede siano in ulteriore incremento per l’annata in corso.

Il direttore delle Politiche del lavoro di Confagricoltura, Roberto Caponi, ha sottolineato la necessità al Governo di emanare al più presto un nuovo Decreto Flussi, al fine di andare a coprire il reale fabbisogno di manodopera stagionale nel settore agricolo non solo per il 2023, ma anche per le prossime due stagioni, dato che la nuova programmazione dei lavoratori in ingresso in Italia sarà triennale.

“Anche per quanto riguarda nello specifico il Piemonte, possiamo dire che il contingente assegnato al settore primario non soddisfa le richieste delle nostre aziende – continua Allasia –. Le eccellenze agroalimentari sono il fiore all’occhiello dell’economia piemontese e abbiamo già inviato agli organi competenti una richiesta per coprire il fabbisogno delle aziende della provincia di Cuneo. Auspichiamo che venga emanata al più presto una nuova ordinanza di

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ALLASIA: “ABBIAMO GIÀ INVIATO RICHIESTA PER

legge per integrare la quota di lavoratori, mantenendo la formula semplificata del silenzio/assenso, secondo cui se in 30 giorni non c’è diniego da parte delle amministrazioni, la richiesta deve intendersi accolta”. Recentemente sul tema è intervenuto pubblicamente anche il presidente nazionale Massimiliano Giansanti che ha sottolineato come manchino circa 200 mila addetti nell’agricoltura in tutto il Paese, con regioni dove già adesso la carenza di manodopera è drammatica e potrebbe compromettere la raccolta e le lavorazioni essenziali di frutta e ortaggi per la stagione. “Lo diciamo da anni: in campagna c’è bisogno di lavoratori e per noi non c’è distinzione di nazionalità. Ci farebbe piacere assumere cittadini italiani - precisa Giansanti -, ma non possiamo fare a meno di chi arriva da lontano. Oggi non è più l’agricoltura di una volta, ci sono aziende strutturate e i giovani possono trovare belle soddisfazioni”. Auspicando dunque “un ripensamento in chi invece ha preferito percepire il reddito di cittadinanza”.

PRIORITÀ AL GOVERNO DEF, le richieste di Confagricoltura

“Rafforzare la posizione negoziale dei produttori agricoli nella fase di formazione dei prezzi nella filiera agroalimentare, in modo che il prezzo riconosciuto ai produttori agricoli sia allineato sui costi di produzione”. Lo ha chiesto il direttore generale di Confagricoltura, Annamaria Barrile, all’audizione sul Documento di Economia e Finanza (DEF) dinanzi alle Commissioni congiunte Bilancio del Senato e della Camera.

Nel 2022 la produzione agricola italiana si è ridotta dello 0,7%, le coltivazioni sono diminuite del 2,2%, con riflessi sui prezzi al consumo che ha avuto picchi del 12,9% a ottobre e del 15,5% nel febbraio scorso per i prodotti alimentari lavorati. “In questo contesto – ha aggiunto Barrile – risultano essenziali quelle misure in grado di garantire la tenuta delle imprese”. Preoccupa, pertanto, l’assenza di interventi di correzione delle aliquote di agevolazione sul credito d’imposta Transizione 4.0, ancora dimezzate rispetto al 2022”. La richiesta di Confagricoltura è di ripristinare le aliquote del credito d’imposta per investimenti in beni strumentali al 40% (beni strumentali 4.0), auspicando allo stesso tempo un più generale riconoscimento dell’agevolazione anche per altre tipologie di beni. “Ribadiamo infine la richiesta di inserire il settore primario all’interno della categoria dei comparti energivori”, ha concluso Barrile.

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