Age stampa 3/2012

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Anno XXV - Numero 3 - 2012 - Bimestrale di approfondimento dell’Associazione Italiana Genitori

numero

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Scuola

Il riposo del guerriero Anche la vacanza insegna

Salute

La vita ci forma e poi ci deforma

Senza famiglia Tante parole per definirla, pochi fatti per aiutarla. In Italia resta una cenerentola. Per uscire dalla crisi servono politiche con la famiglia e fisco family friendly


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EDITORIALE

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Povera famiglia

SOMMARIO

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Famiglia, non si spengano i riflettori

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Scuola, verso un nuovo anno

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Rispettare l’ambiente, un risparmio

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Salute, attenti alle cattive posture

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Il manifesto dei pediatri italiani

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Viaggio sulla nave della legalità

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Palermo, lezioni di Tricolore vivo

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Tutti in piazza con i Flintstones

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Il difficile mestiere dei genitori

•Copie aggiuntive di AGeSTampa• Eventuali copie aggiuntive della nostra rivista possono essere richieste direttamente alla sede nazionale. Ecco i recapiti: Associazione Italiana Genitori A.Ge. Onlus Via Aurelia, 796 - 00165 Roma Tel. 06.66514566 Fax 06.66510452 È richiesto un contributo per le spese postali.

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3 - 2012 Maggio-Giugno Direzione Amministrativa: Via Aurelia 796 - 00165 ROMA Tel 06.66514566 - Fax 06.66510452

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Anno XXV - Numero 3 - 2012 - Bimestrale di approfondimento dell’Associazione Italiana Genitori

numero

3

Scuola

Il riposo del guerriero Anche la vacanza insegna

Salute

La vita ci forma e poi ci deforma

Senza

famiglia

Tante parole per definirla, pochi fatti per aiutarla. In Italia resta una cenerentola. Per uscire dalla crisi servono politiche con la famiglia e fisco family friendly

Direttore Responsabile: Paolo Ferrari E.mail: redazione@age.it Sito Internet: www.age.it Registr. Trib. Roma n° 519/88 del 18.10.88 Abbonamento annuo: € 20,00 per i non soci c/c postale 15359003 c/c bancario 1000/1369 Banca Prossima codice IBAN IT05 W033 5901 6001 0000 0001 369 Progetto grafico: Annamaria Guerrini Fotocomposizione e stampa: Com&Print s.r.l. Brescia

In copertina: genitori dell’Age di Fasano alle prese con il tiro alla fune

di Davide Guarneri Il pensiero è, in queste righe, soprattutto per le famiglie che hanno perso casa nel sisma di maggio e per quelle senza lavoro. Le altre, comunque, fanno i conti con IMU, IVA e carobenzina. L’11,1% delle famiglie è ‘’relativamente povero” e il 5,2% lo è in termini assoluti. La soglia di povertà relativa, per una famiglia di due componenti, è pari a 1.011,03 euro. È quanto sottolinea l’Istat nel Rapporto “La povertà in Italia”, di recentissima pubblicazione. In particolare l’incidenza della povertà “aumenta tra le famiglie con persona di riferimento ritirata dal lavoro (dal 4,7% al 5,4%), soprattutto se non ci sono redditi da lavoro e almeno un componente è alla ricerca di occupazione (dall’8,5% al 16,5%).” Traducendo dal linguaggio ISTAT, vi sono capifamiglia che hanno perso il lavoro, mentre i giovani continuano a non averlo. L’incidenza di povertà assoluta cresce anche tra le famiglie con a capo una persona con profili professionali e/o titoli di studio bassi. Peggiora la condizione delle famiglie con un figlio minore, e comunque il primato della povertà rimane sempre al Sud (in Sicilia e Calabria povero oltre un quarto delle famiglie) e alle famiglie più numerose. Tutto ciò significa che la scarsa attenzione del nostro Paese per l’educazione, l’istruzione, le politiche familiari (costante di ogni governo, da molti anni), condiziona pesantemente la crescita dell’Italia e la vita quotidiana dei cittadini. Avere figli è ormai un lusso, in un Paese invecchiato, che ha scelto il cortocircuito che ignora i minori e le famiglie, pregiudicando l’equilibrio delle casse che domani pagheranno le pensioni senza avere lavoratori a riempirle. Ormai è in crisi la tenuta sociale, non solo l’economia. Se, da un lato, è stato doveroso porre mano ai conti pubblici, ridurre la spesa, individuare sacche di spreco di denaro pubblico (e sui privilegi di alcune categorie ancora molto è da fare!), dall’altro bisogna constatare che l’economia non basta, senza attenzione al sociale, alle famiglie, alla promozione di capitale umano. Queste riflessioni accompagnano i mesi estivi, tradizionalmente dedicati alle ferie. Molte famiglie ridurranno le loro vacanze, ricorreranno al faida-te per consentire ai figli qualche ora di svago. Ed è proprio in situazioni difficili e cupe come queste che si vede il valore dei legami associativi e di volontariato: condividendo pensieri e preoccupazioni, mettendo a disposizione risorse come il tempo libero, progettando acquisti collettivi e solidali, o percorsi di educazione al riciclo e al riuso, affiancando famiglie fragili, incoraggiando e premiando i giovani nello studio. Potrebbe essere, questa, un’estate particolarmente significativa, se, nella riscoperta di una vita sobria (non solo per forza, ma anche per scelta), imparassimo l’attenzione all’altro, alla domanda talora inespressa. Anche se imparassimo a chiedere, senza temere di perdere prestigio o potere, sapendo di contare sul prossimo.


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Il Forum

presenta il conto Il presidente Francesco Belletti denuncia lo stallo del Paese, con la politica che ha perso di vista la vita concreta delle persone e il bene delle famiglie a cura di Paolo Ferrari «Cambiano i governi, ma non cambia il disinteresse per le famiglie. Con l’aggravante che intanto la crisi economica è esplosa e colpisce di più chi accetta di formare una famiglia e di avere figli». Sono parole amare quelle | Francesco con cui Francesco Belletti, so- Belletti ciologo e presidente, da poco riconfermato, del Forum nazionale delle associazioni familiari, descrive la situazione di un Paese come l’Italia dove tutti a parole sono per la famiglia, ma in cui le politiche concrete segnano ancora il passo. Abbiamo raccolto i pensieri e le fatiche di Belletti a conclusione dal settimo incontro mondiale delle famiglie che ha portato a Milano all’inizio di giugno più di un milione di persone da tutto il mondo. Un evento in cui informazione e politica per qualche giorno sembrano avere scoperto che la famiglia può fare notizia. Ma adesso che la festa è finita, il rischio è che tutto torni come prima. «Vuol dire che le famiglie devono imparare a fare notizia – rilancia il Belletti -. È ovvio che in presenza di grandi eventi è tutto più facile, ma anche la normalità deve potere e saper parlare all’informazione. Come associazioni lo abbiamo imparato sulla nostra pelle. E abbiamo imparato che facendo massa comune e con la forza dei numeri alle spalle si ottiene un rispetto e un’attenzione che come singola associazione non otterremo mai». Presidente, facciamo innanzitutto un bilancio sull’incontro mondiale. Una grande festa, mi pare… Di quell’incontro resta essenzialmente l’esperienza di chi ha partecipato. Penso ai convegnisti e alle centinaia di migliaia di persone che hanno affollato Bresso. Ma penso anche ai tantissimi volontari che hanno offerto giornate di lavoro sempre con il sorriso sulle labbra, alle case che hanno accolto le famiglie e all’incredibile occasione che hanno avuto per creare un ponte di soli-

darietà e amicizia. Penso anche al Papa e al volto che con il procedere dell’incontro diventava sempre più disteso e pacificato. Anche per lui sentire l’affetto e la vicinanza di tanti è stato, credo, importantissimo. È stata un’occasione per parlare, e molto, di famiglia… Forse si poteva parlare di più di famiglia e soprattutto si potevano far parlare di più le famiglie. Questo almeno nel Convegno teologico pastorale che, benché affollato di esperti ad altissimo livello, ha avuto un sapore troppo accademico e poco esistenziale. Di tutt’altro tenore è stata la serata del sabato, con tutte le testimonianze e le domande poste a Benedetto XVI che sono giunte al cuore di cosa vuol dire essere famiglia oggi. Nel nostro Paese di famiglia si parla molto ma si conclude poco. Come mai? Purtroppo cambiano i governi, ma non cambia il disinteresse per le famiglie. Anzi, complice la crisi, si colpisce paradossalmente chi scommette sul futuro e potrebbe concretamente avviare la ripresa dell’intero sistema. È questa miopia dei governanti che lascia esterrefatti. Il single può permettersi di accantonare ricchezza, la famiglia deve necessariamente investire tutto il disponibile per dare risposte alle domande che non si può far finta di non vedere. Un euro alla famiglia torna tutto in circolazione (cioè ai consumi ed al sistema Paese), un euro alla persona sola potrebbe non avere lo stesso effetto. Forse si perde tempo a parlare dei massimi sistemi per definire cosa sia la famiglia… Diciamo che qualcuno aggiunge, al disinteresse dei tanti, un pizzico di ideologia: il dibattito sul riconoscimento delle unioni di fatto e, in particolare, delle coppie gay la dice lunga sulla capacità di trasformare in priorità ciò che di priorità ne ha ben poca. Anche agli occhi degli stessi interessati, come dimostra la scarsissima iscrizione di coppie (eterosessuali o omosessuali)

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ai vari registri comunali finora attuati. Strumento, inutile, quindi, perché ideologico. Un approccio ben diverso da quello del Forum, giunto al termine di un triennio di presidenza… L’organismo che presiedo è molto cresciuto e ha guadagnato in capacità di interloquire con le istituzioni. Certo, spesso sentiamo la frustrazione della sterilità di questo dialogo. Però i nostri temi e il nostro linguaggio cominciano a ritrovarsi nei corridoi della politica. Facciamo un esempio. Di FattoreFamiglia ormai parlano tutti, magari dimenticando chi ne è l’autore, ma questo è secondario: l’importante è che passi il concetto di un fisco più equo nei confronti delle famiglie. Il governo ha purtroppo deciso di eliminarlo dal testo del Piano nazionale per la famiglia approvato nel recente giugno, ma la proposta continua a camminare sia a livello nazionale che locale, e noi continueremo tenacemente a chiedere un fisco a misura di famiglia, perché non è la richiesta di un privilegio per pochi, ma è una scelta di bene comune. Age e Forum cosa possono continuare a fare insieme e meglio? Possiamo continuare a costruire il Forum che non è la creatura di nessuno di noi, ma è la consapevole ed efficace presenza delle famiglie alleate con altre famiglie. Una presenza che garantisce visibilità e ascolto alle sensibilità delle 50 associazioni che lo compongono, come mai la singola associazione potrebbe fare. Che traguardo dobbiamo porci? La vera sfida oggi è di riuscire a esserci, da cat-

PRIMO PIANO tolici e da associazioni di famiglie, nel nostro Paese, in una situazione così difficile per una presenza ispirata alla Dottrina sociale della Chiesa, valorizzando sia le prospettive della rete del Forum, sia la soggettività originale di ciascuna associazione. Questa è una tensione che ci accompagna fin dalla nostra nascita, nel cercare di valorizzare la soggettività di ciascuna associazione, ma insieme nel cercare di rendere patrimonio di tutto il Forum le priorità e le mission di ciascuna associazione. Qual è la forza del Forum? È un moltiplicatore prezioso, quando assume la priorità di una associazione, e in questo occorre una costante maestria e pazienza per restituire comunque alle singole associazioni ruolo, titolarità e rilevanza pubblica. È evidente la priorità educazione per l’Age, o lavoro per Acli e Mcl, che possono e devono diventare sempre di più anche del Forum nel suo complesso. Ma pensiamo anche al “piccolo” tema delle vedove, rappresentato dal Melograno, una piccola associazione, che chiede al Forum sempre più voce e rappresentanza, per un aspetto del familiare “limitato ma enorme”, almeno per la sofferenza e la solitudine che accompagna i genitori vedovi da molti punti di vista. E i genitori, che contributo possono dare? L’Age, che è tra i soci di più vecchia data, è maestra di questa opera paziente. E ci insegna che il futuro parlerà sempre più di territorio e che quindi il Forum nel suo insieme, ma anche le singole associazioni, devono fare uno sforzo ulteriore per far crescere i Forum regionali e locali. Questa sarà un’ulteriore frontiera dell’impegno, forse non di domani, ma di dopodomani. D’altra parte, sono convinto che non c’è Forum senza il protagonismo e la soggettività di ciascuna associazione.


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Detrazioni, deduzioni, cumulo Gioie e dolori dell’italico fisco Una scheda per illustrare il sistema tributario italiano e le implicazioni per la famiglia. Una studentessa di Economia ci spiega i criteri applicati di Sofia Mazzadi* In Italia, l’Irpef è caratterizzata da cinque scaglioni di reddito cui corrispondono diverse aliquote (dal 23 al 43%); cui poi si sommano le addizionali comunali obbligatorie e quelle facoltative. L’imposta lorda è determinata applicando al reddito complessivo, al netto degli oneri deducibili, le aliquote per scaglioni di reddito. Nel nostro Paese la progressività è realizzata anche mediante il ricorso a un sistema di detrazioni, che possono assumere tre diverse tipologie. 1.

Le detrazioni per tipi di reddito: sono costruite per generare per i lavoratori dipendenti una soglia di esenzione pari a 8.000 euro. La detrazione applicata ai lavoratori dipendenti è pari a 1.840 euro. Questo tipo di detrazione è linearmente decrescente e si azzera a partire dal reddito lordo di 55.000 euro. Esse portano a una modifica dell’aliquota media che sarà pari a zero fino alla soglia degli 8.000 euro e che, invece, riprende il suo normale andamento a partire da 55.000 euro, ossia quando si perde il beneficio della detrazione. Le detrazioni per tipo di reddito correggono e accentuano il grado di progressività derivante dall’applicazione della scala di aliquote.

2. Le detrazioni per carichi di famiglia: le detrazioni per carichi di famiglia hanno una struttura analoga a quelle per tipo di reddito. Per il coniuge a carico è riconosciuta una detrazione pari a 800 euro, che si annulla in corrispondenza di un reddito complessivo di 80.000 euro. Analoghe detrazioni sono riconosciute per figli a carico, più elevate per i minori di tre anni. Tuttavia le detrazioni si annullano in corrispondenza di un reddito complessivo di 95.000 euro. Un familiare è considerato a carico quando ha redditi propri inferiori a 2.800 euro. Quando entrambi i genitori sono sottoposti a Irpef la detrazione deve essere ripartita in misura uguale tra i coniugi, oppure può essere attribuita al coniuge con il reddito più elevato. 3.

Le detrazioni per altri oneri: dall’imposta lorda sono detraibili alcuni oneri sostenuti dal contribuente cui il legislatore attribuisce particolare rilevanza. Le detrazioni sono riconosciute per un importo pari al 19% dell’onere sostenuto dal contribuente, entro i limiti posti dalla normativa. I

principali oneri detraibili sono, per esempio, gli interessi passivi in dipendenza di mutui ipotecari, le spese sanitarie e le spese per la frequenza di corsi d’istruzione secondaria e universitaria. La forte presenza dello Stato nei grandi settori della spesa sociale e culturale spiega perché le agevolazioni fiscali siano spesso sottoposte a significativi vincoli: si vogliono evitare cadute di gettito senza una corrispettiva diminuzione delle responsabilità pubbliche. D’altro canto, una diminuzione del ruolo dello Stato nella sfera previdenziale, sanitaria ed educativa dovrà necessariamente essere accompagnata da una significativa estensione delle agevolazioni riconosciute alle spese destinate a proteggere gli individui dai grandi rischi dell’esistenza e a favorire la formazione di capitale umano. Gli economisti si chiedono, inoltre, se sia da preferirsi una deduzione o una detrazione. In caso di deduzione, due contribuenti che sostengono la stessa spesa, hanno risparmi diversi quanto più è elevato il loro reddito (in parole povere, paga il prezzo più alto il contribuente con il reddito minore): la diminuzione del debito d’imposta viene a dipendere dall’aliquota marginale del contribuente, con la conseguenza che più elevata è l’aliquota marginale tanto più è elevato il concorso dello Stato al finanziamento degli oneri deducibili. In caso di detrazione invece il risparmio d’imposta è uguale per tutti i contribuenti, visto che non c’è alcuna relazione tra lo stesso e l’aliquota marginale: ciò sottolinea come la detrazione risulti superiore in termini di equità ed efficienza.

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Individui o famiglie?

Cumulo o non cumulo

È necessario analizzare quali siano gli scenari prospetati nella scelta tra individuo e famiglia come unità impositiva. In relazione alle imposte progressive (diversamente da quanto avviene per quelle proporzionali), tassare l’individuo ha effetti diversi rispetto alla tassazione sulla famiglia. Se si ipotizza una tassazione individuale, il debito d’imposta di ciascun componente della famiglia sarà funzione del reddito lordo percepito da ciascuno e delle detrazioni di cui ognuno può beneficiare. L’aliquota media familiare si calcola quindi come il rapporto tra la sommatoria dei debiti d’imposta e il totale dei redditi lordi percepiti. Un ulteriore elemento, che influisce nell’imposizione individuale, è la distribuzione del reddito tra i due coniugi, a parità di reddito familiare; infatti pagherà più imposte una famiglia caratterizzata da una maggiore differenza tra i redditi dei coniugi, poiché siamo in presenza di un’imposta progressiva. Se invece si adotta la famiglia come unità di riferimento vi sono due alternative principali: da un lato il regime del cumulo e dall’altro la tassazione per parti. Il regime del cumulo presuppone che si faccia riferimento, per l’applicazione dell’aliquota, alla sommatoria dei redditi familiari: ciò vuol dire che, in questo caso, l’aliquota media familiare è funzione della sommatoria dei redditi e delle detrazioni. La tassazione per parti, invece, richiede che si proceda al calcolo del reddito familiare cumulato e che poi quest’ultimo sia diviso con un criterio stabilito tra i vari componenti della famiglia al fine di generare debiti d’imposta parziali. In questo caso l’aliquota media familiare è funzione del rapporto tra la sommatoria dei redditi familiari e il criterio e le detrazioni. A sua volta, ci sono due varianti per dare applicazione alla tassazione per parti. Il sistema dello splitting, che prevede il calcolo di un reddito, medio rispetto ai due realmente percepiti, su cui si applicano le aliquote, per calcolare il debito d’imposta parziale. Il sistema del quoziente familiare, che permette di tenere conto in modo specifico dell’eventuale presenza di figli. Si attribuisce a ciascun componente del nucleo un peso (1 per i coniugi e 0,5 per ciascun figlio) e poi si procede alla somma dei pesi; è proprio quest’ultima rappresentare il criterio della tassazione per parti. Su quest’ultimo verrà calcolato il debito d’imposta della famiglia.

I diversi sistemi possono essere perfettamente identici nei risultati: non vi è quindi una supremazia assoluta della tassazione per parti. La vera questione è rappresentata dalla scelta tra l’adozione o meno del cumulo. L’Italia inizialmente aveva deciso di adottare il sistema del cumulo, ma nel 1976 una sentenza della Corte Costituzionale ne ha sancito l’incostituzionalità. Si è passati così alla tassazione dell’individuo, lasciando il riconoscimento della famiglia al sistema delle detrazioni per carichi familiari. Vi è un’amplissima letteratura riguardo alla questione dell’equiparabilità della decisione di avere figli ad una qualsiasi altra scelta di consumo. La risposta più diffusa è negativa: secondo molti, infatti, la collettività si deve fare carico di questa decisione in virtù della sua funzione sociale. Nelle due ipotesi estreme, in sintesi, l’unità impositiva può essere o l’individuo o la famiglia. È evidente che la scelta dell’unità impositiva è rilevante in tutti i casi in cui l’imposta personale è progressiva. In Italia la riforma tributaria del 1974 adottò il principio della tassazione del reddito del nucleo familiare (detto cumulo); ma nel 1976 una sentenza della Corte Costituzionale dichiarò incostituzionale il cumulo dei redditi, giudicato incompatibile con il principio di uguaglianza: il cumulo attua infatti una disparità di trattamento a sfavore della moglie in quanto imputa i redditi di questa al marito e introduce una discriminazione a sfavore del vincolo matrimoniale rispetto alla convivenza. Questa sentenza ha portato all’adozione di un sistema di tassazione su base individuale ancora vigente. In tale scelta si sovrappongono diverse esigenze economiche e diverse opzioni di natura equitativa: se si ritiene che in una famiglia si verifichi di fatto la comunione, la capacità contributiva è meglio misurata dal reddito del nucleo familiare; se, invece, si preferisce affidare al percettore la piena titolarità del reddito è preferibile adottare come unità impositiva l’individuo. In Francia, che come si ricorda spesso è un Paese con forti tradizioni laiciste, vige il sistema del quoziente familiare che prevede che il reddito sia suddiviso tra i componenti della famiglia sulla base di una formula che tiene conto della dimensione complessiva del nucleo familiare. * Studentessa di Economia - Università Cattolica Milano


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Conciliazione famiglia e lavoro, il 2014 sarà l’anno della svolta È l’auspicio e la scommessa che Coface lancia all’Unione europea a cui chiede di dedicare l’anno all’integrazione tra cura e impegno professionale La Confederazione delle organizzazioni familiari nell’Unione Europea (Coface) lancia la campagna per designare il 2014 come Anno europeo per la conciliazione tra lavoro e vita familiare. Lo ha fatto il 25 e 26 giugno a Bruxelles a conclusione di una due giorni di congressi, a cui ha partecipato per l’Age Chiara Crivelli. Sul tavolo i temi della dispersione scolastica, di cui parliamo in altra sezione della rivista, e della conciliazione tra lavoro e responsabilità di cura, di cui riferiamo qui a lato. Tra due anni l’Onu celebra il 20° anniversario dell’Anno internazionale della Famiglia e proporre questo tema è il miglior riconoscimento del ruolo che le famiglie hanno in ognuno degli Stati membri e nell’Europa intera. Inoltre, uno degli obiettivi di Europa 2020 è la riduzione della povertà. Ciò si può raggiungere solo dando alle famiglie maggiori possibilità di conciliare il lavoro e le responsabilità familiari e di cura: in tal modo sempre più famiglie potranno avere più di un salario, e così si potrà ridurre il rischio di povertà, consentendo a un numero maggiore di famiglie di dare una migliore educazione ai figli e più possibilità per il futuro. Tra le principali sfide che l’Ue sta affrontando attualmente vi sono gli alti livelli di disoccupazione e il calo della natalità, insieme a una grave crisi economica. La richiesta di politiche adeguate negli ambiti familiare, sociale, economico, di innovazione e di pari opportunità va indirizzata sia all’Unione sia a ogni Stato membro ed è indispensabile per trovare soluzioni adeguate e sostenibili. Studi e rapporti dell’Ocse (Doing Better for Families, 2011), della Banca Mondiale e dell’Ue (Gender equality, economic growth and employment, Åsa Löfström 2007) mostrano che la maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e ai ruoli di responsabilità ha non solo un effetto positivo sulla natalità, ma anche sull’intera economia. Ciò richiede uno sforzo in questa direzione da parte dei livelli politici e decisionali, e da parte delle aziende per rendere il mercato del lavoro più flessibile ed inclusivo. La disponibilità, i costi e la qualità dei servizi per l’infanzia è tuttora un fattore decisivo in molti paesi, contemporaneamente aumenta la necessità di strutture e servizi per la cura degli anziani. Un altro elemento determinante per questa proposta è la condizione giovanile. I giovani sono letteralmente il futuro dell’Europa, sia come forza lavoro, sia come genitori delle future generazioni europee. Ma in questi tempi disperati, con la disoccupazione giovanile

che raggiunge il 22,4% nell’Europa dei 27, e considerando che in alcuni paesi come l’Italia le figlie lasciano la casa paterna a 29 anni e i figli a 30 anni o più, ci si deve domandare quando e come questi giovani potranno acquistare la loro casa e decidere di avere dei figli. I genitori hanno un ruolo e una responsabilità nell’educazione dei figli, in particolare nei primi anni, nella prevenzione dell’abbandono scolastico e nel favorire comportamenti per un consumo responsabile. La solidarietà intergenerazionale prende forma e si definisce in primo luogo all’interno della famiglia. Proclamare il 2014 come Anno europeo per la conciliazione tra lavoro e vita familiare potrebbe essere anche una grande opportunità per dare continuità ai precedenti Anni europei, e di affrontare con i cittadini europei argomenti davvero vicini a loro e alle loro preoccupazioni quotidiane. L’Anno europeo proposto si potrà costruire sui risultati e continuando a perseguire gli obiettivi politici degli anni precedenti, poiché ognuno di essi aveva contenuti rilevanti e intersecan-

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ti, a cominciare dal 2010, Anno europeo per combattere la povertà e l’esclusione sociale, il 2011, Anno europeo per il Volontariato, il 2012, Anno europeo dell’Anziano attivo e della solidarietà tra generazioni, e il 2013, Anno europeo dei Cittadini. Coface, la Confederazione delle organizzazioni familiari nell’Unione europea, che con oltre 50 organizzazioni sparse nei diversi Stati membri dell’Unione Europea dà voce a milioni di famiglie, sintetizza così alcuni dei più importanti motivi che sostengono la proposta: le famiglie sono i mattoni di una società ben costruita e funzionante; le politiche familiari hanno effetto positivo sia sulla disoccupazione che sulla sfida demografica; le politiche di conciliazione che permettono a donne e uomini di armonizzare la vita lavorativa e la vita familiare sono la chiave per soddisfare i biso-

gni vitali delle famiglie e l’uguaglianza tra i generi; le politiche che sostengono le famiglie sono decisive nell’affrontare e nel prevenire la povertà e l’esclusione sociale, ed è fondamentale intervenire prima che le famiglie povere siano emarginate; è cruciale portare l’attenzione sull’impatto che la crisi economica e finanziaria ha prodotto sulle famiglie; le famiglie hanno un ruolo chiave nel prevenire l’abbandono scolastico; la partecipazione e la socializzazione dei figli inizia in famiglia; le famiglie sono l’unità fondamentale dell’educazione al consumo, in particolare quando si tratta di sviluppo sostenibile e di consumo responsabile; le relazioni intergenerazionali hanno uno speciale significato nella vita delle famiglie; le famiglie sono le unità dinamiche dove avvengono le transizioni più critiche da una fase di vita ad un’altra.

L’Age a Bruxelles a sostegno della famiglia

natura stessa del rapporto di cura e l’impegno quotidiano rendano difficile riconoscere i propri bisogni, ma che tale passaggio è fondamentale per permettere una migliore relazione. Il familiare che assiste un figlio, un genitore, un fratello vede il proprio lavoro di cura come “naturale”, e spesso non percepisce i segnali dell’esaurimento delle energie, della carenza di aiuto e supporto dalle istituzioni, dell’isolamento sociale, se non quando si raggiungono livelli problematici. La conferenza ha alternato relatori provenienti da diversi ambiti ed esperienze: membri della Commissione europea, rappresentanti delle organizzazioni dei datori di lavoro, organizzazioni dei familiari assistenti, organizzazioni per la terza età attiva. Si sono affrontati temi sociali e sanitari, sull’invecchiamento della popolazione, sulla dimensione di genere (più del 90% dei familiari assistenti sono donne), sulla attuale crisi economica che comporta tagli nei finanziamenti pubblici e sulle possibili soluzioni. L’80% delle ore di cura sono fornite da un familiare assistente gratuitamente. Queste ore spese per prendersi cura di un familiare non autosufficiente sono ore sottratte a un lavoro retribuito, alla vita sociale e ai contributi pensionistici. «Abbiamo organizzato questo evento per sottolineare il lavoro di persone ordinarie che in modo disinteressato svolgono un compito straordinario, spesso dietro porte chiuse, spesso rischiando la propria salute e non curandosi della propria felicità. Vogliamo suscitare una risposta politica: è urgente che gli stati europei non taglino i finanziamenti pubblici perché ciò comporta una minore qualità nella cura, ma al contrario investano in strutture e servizi che rendano reale la possibilità di scelta nel conciliare il lavoro e la responsabilità di cura», ha affermato Agnes Uhereczky, direttore di Coface. Per tutti questi motivi, la conferenza è stata una opportunità per lanciare il 2014 come Anno europeo per la conciliazione tra lavoro e vita familiare.

di Chiara Crivelli C’era anche l’Age il 26 giugno a Bruxelles per la conferenza organizzata alla sede del Parlamento dalla Confederazione delle organizzazioni familiari nell’Unione europea (Coface) su “Reconciling Work and Care responsibilities: a challenge for family carers” (Conciliare il lavoro e la responsabilità di cura: una sfida per l’assistenza familiare). L’incontro è stato promosso poiché la Coface è parte del Gruppo di lavoro tematico su questo argomento istituito presso la Commissione europea, una delle azioni introdotte per raggiungere gli obiettivi per EU2020, tra cui migliorare l’accessibilità e la qualità dell’educazione e della cura nella prima infanzia. La conferenza presso il Parlamento europeo, introdotta dall’irlandese Marian Harkin, del Parlamento europeo, prende le mosse dall’impegno pluriennale del gruppo di lavoro Coface Handicap per definire e dare un riconoscimento ai familiari assistenti di un congiunto non autosufficiente. Pietra miliare di tale lavoro è la Carta europea del familiare assistente (http://www.coface-eu.org/en/Publications/Charter-for-Family-Carers/). Diversi progetti sono stati attivati da Coface e dalle organizzazioni che ne fanno parte su questo argomento che è al cuore dell’impegno delle famiglie che vivono la presenza di un familiare non autosufficiente. L’ultimo in ordine di tempo, presentato durante la conferenza, è il Progetto Grundtvig “Auto-valutazione dei bisogni dei familiari assistenti: il percorso di sostegno”, che ha visto coinvolte 16 organizzazioni di nove paesi europei, i cui risultati sottolineano come la


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Cara famiglia, è qui la festa Appunti sull’incontro mondiale All’appuntamento promosso all’inizio di giugno nel capoluogo milanese non è mancata una delegazione dell’Associazione italiana genitori di Giuseppe Richiedei I giorni dell’incontro sono stati “giornate di festa” e di gioia che traspariva dai volti di tutti, fossero cardinali o laici, bianchi o neri, volontari o partecipanti, donne, uomini o bambini. Nei vari padiglioni, durante le conferenze come nei momenti di pausa, nella relazione tra i singoli o nei vari gruppi, rappresentativi delle varie nazionalità, si respirava un’aria di festa, fatta del piacere di ritrovarsi nello scambio degli affetti, con fiducia nella vita, in amicizia spontanea tra famiglie dei paesi più lontani. La gioia e l’allegria sono esplose, poi, nell’incontro con il Pontefice alla messa conclusiva della domenica, con la partecipazione entusiasta di un milione di fedeli. Sono stati veramente giorni del Signore, come a dire «giorni dell’uomo e dei suoi valori: convivialità, amicizia, solidarietà, cultura, incontro , condivisione» come ha detto Benedetto XVI. Si è visto e sperimentato il grande “popolo di Dio” riunito nella varietà dei doni e dei carismi, concordi nell’accogliere un comune messaggio di speranza, determinato a proseguire su un cammino, garantito da una presenza divina, più forte di tutte le difficoltà e le contraddizioni del mondo attuale. Protagoniste sono state le famiglie che hanno connotato le giornate con la propria serenità, nella varietà dei colori, con l’intensità dei sentimenti e la semplicità dei bambini, sempre presenti e al centro della benevole attenzione di tutti. Si sono alternate dotte riflessioni teologiche, relazioni scientifiche approfondite, testimonianze commoventi e incoraggianti, tutte a testimoniare che «l’ideale di famiglia non è solo bello ma anche realizzabile». Come socio Age ho vissuto l’incontro con l’intima soddisfazione di ritrovare conferma e vigoroso rilancio dei nostri convincimenti e dei nostri ideali associativi, portati avanti in anni difficili, con impegno e dedizione alla causa di una famiglia protagonista nella vita ecclesiale, scolastica e sociale. Negli anni passati ci veniva contestata la presenza dei genitori nella scuola, come presenza impropria e persino irrispettosa della “libertà del figlio” descritto come individuo, teso all’autorealizzazione, insofferente verso ogni legame familiare. Nell’incontro, invece, si è ribadito a più riprese che «siamo persone che non sono mai isolate e autosufficienti, ma sempre in relazione con gli altri …non ci può essere un figlio senza un padre e una madre, né una madre senza un padre e un figlio, né un padre senza un figlio e una madre» (Blanca Castilla de Cortàzar). È stato un

piacere sentire dagli autorevoli relatori ribadire a più voci la dignità grande della famiglia, soggetto unitario, a immagine del Dio cristiano che “è famiglia” come diceva Giovanni Paolo II.

Famiglia, lavoro, educazione

Un altro messaggio forte è stato la centralità della famiglia nel lavoro, con la necessaria armonizzazione dei tempi familiari e quelli lavorativi. Nuove e convincenti, però, sono state le riflessioni poste a sostegno di questa istanza auspicata da tutti e in ogni ambito di vita. Le famiglie sono spesso titolari di piccole imprese, molto importanti nell’economia del Paese, ma sono soprattutto “il soggetto primario nella formazione delle persone come dire nel “produrre il capitale umano”, che oggi rappresenta la principale risorsa dello sviluppo globale. Se con il termine lavoro si intende la produzione di beni materiali e immateriali (l’educazione, l’arte, l’informazione…) allora il primo lavoro della famiglia è rappresentato dall’educazione dei figli. Infatti, in famiglia, “prima scuola di umanità” crescono le virtù sociali fondamentali per il progresso civile ed economico come la fiducia nella vita, la solidarietà, la gratuità, la giustizia, il senso del dovere e delle cose ben fatte. Con queste premesse antropologiche di fondo, il nostro impegno come Age per la continuità educativa tra famiglia e scuola, in favore della centralità della “libera scelta educativa dei genitori”, per un “patto educativo personalizzato” acquista un’alta valenza culturale, in grado di rinnovare dal profondo il ruolo dei genitori nei vari ambienti: nella scuola, nella Chiesa, nelle varie agenzie formative del territorio. Da una presenza aggiuntiva e mal tollerata, quella dei genitori diventa presenza essenziale e decisiva per la crescita educativa del figlio.

Famiglia e festa

Affascinante è stata la riflessione sulla festa non più vissuta come tempo libero dal lavoro, o come tempo per recuperare forze a fine settimana e poter così tornare in forza al lavoro. La festa è stata riscoperta come esigenza insita nell’essere umano, che fin da bambino attraverso il gioco trova appagamento alla sua esistenza e sviluppa ogni sua facoltà. La vera festa conferisce senso e significato anche alla ferialità dei giorni lavorativi, in quanto vi si sperimenta la gratuità, la gioia dello stare insieme, il piacere di amare e di essere amati, l’ammirazione per il bello e del vero. «Difenden-

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do la domenica difendiamo la libertà dell’uomo. La festa è anche giorno della famiglia, la quale vive assieme il senso dell’incontro, la condivisione, la gioia e gli affetti», ha detto il Santo Padre. L’esperienza familiare, se positiva, diventa esperienza festosa quando ci liberiamo dalle paure, troviamo sollievo alle fatiche lavorative, otteniamo protezione contro l’arbitrio di una società sempre più anonima e spietata, ammortizziamo le ingiustizie del mercato, ci difendiamo dall’invadenza dei media sempre più aggressivi.

Famiglia e associazionismo

Non è mancato il richiamo all’importanza che le famiglie si mettano insieme anche in “associazioni di impegno civile”. L’isolamento autosufficiente è stato denunciato utilizzando persino l’enfatica intemerata dello scrittore André Gide: «Famiglie vi odio! Focolari chiusi, porte serrate, geloso possesso di felicità». Scienza ed esperienza ci confermano che la famiglia e “imprescindibile”, come dire che non può non continuare ad esserci

Genitori, non lasciamoci scippare la domenica di Gabriele Rossi Le famiglie non possono lasciarsi rubare la domenica. La festa è stata riempita di mille cose, viene usata e abusata e troppo spesso si dimentica il suo valore fondamentale. L’appello viene dal vescovo ausiliare di Reggio Emilia-Guastalla, monsignor Lorenzo Ghizzoni, che è intervenuto il 17 giugno al 28mo Festincontro dell’Azione Cattolica diocesana. Un’iniziativa dedicata alla riflessione sul “Dopo Milano 2012, famiglia e festa”, organizzato da Ufficio diocesano di Pastorale familiare, Azione Cattolica, AGe, Forum provinciale Associazioni familiari. Più volte sono state richiamate l’omelia del Santo Padre di domenica 3 giugno a Bresso in occasione della celebrazione eucaristica a conclusione dell’incontro mondiale delle Famiglie Milano 2012, e le risposte di Benedetto XVI nella serata delle testimonianze su famiglia, lavoro e festa. Per il cristiano la domenica è il giorno della Messa, del ritrovarsi della comunità per la preghiera e l’ascolto della Parola di Dio; ma nel contempo è il giorno in cui si recuperano tanti fondamentali valori umani spesso trascurati: poter vivere meglio il rapporto con gli altri, e soprattutto con la propria

nel processo di globalizzazione moderna, ma quella del futuro dovrà essere una famiglia “amica delle altre famiglie” nella scuola, nelle imprese, nelle istituzioni, attraverso il protagonismo di associazioni in grado di operare perché ci sia più famiglia, più scuola, più giustizia sociale, più impresa, più società regolata dalla “civiltà dell’amore”. Non si tratta di limitarsi a sopperire alle innegabili carenze umane ed economiche di molte situazioni familiari, ma di costruire un progetto di politica familiare che sostenga e favorisca le “autentiche relazioni familiari”, caratterizzate da stabilità, capacità procreativa, cura premurosa, attenzione educativa. Nonostante che si diffondano sempre più le libere forme aggregative degli individui nella nostra società, la famiglia stabile e feconda si conferma nelle ricerche sociologiche «fonte di autentico benessere, generatrice di capitale umano, soggetto di umanizzazione, fattore di coesione sociale, paradigma di un mondo migliore». In sintesi, come ha detto il cardinale Ennio Antonelli, «la famiglia normale non è la famiglia del passato, ma è la famiglia del futuro, se vogliamo avere un futuro».

famiglia, senza l’ossessione del tempo. La domenica è il giorno della condivisione, della solidarietà, della partecipazione, ha evidenziato monsignor Ghizzoni che ha proposto un excursus biblico sul significato del giorno festivo. Non si può accettare che diventi il giorno della fuga, della pura evasione, del divertimento come allontanamento dalla realtà, | il tavolo dei relatori: da sinistra, Edoardo del disimpegno, del dormire per smaltiTincani, monsignor Lorenzo Ghizzoni, re le “veglie” del venerdì e sabato sera. Gianna Savaris (foto Codazzi) Anche Gianna Savaris, vicepresidente del Forum nazionale della fasempre” che deve contrassegnare il miglie ha elencato i “nuovi imperatori” matrimonio. A don Angelo Orlandini, che proibiscono la festa religiosa e del- responsabile dell’ufficio di pastorale la famiglia: lavoro festivo, sballo del fine familiare il compito di illustrare l’impesettimana con alcolici a fiumi, negozi e gno della diocesi per la famiglia: dagli centri commerciali aperti la domenica, incontri di formazione e di spiritualità, divenuti le nuove cattedrali. Ecco allora all’approfondimento dei documenti la necessità di una forte testimonianza del magistero pontificio, all’attenzione sociale dei cristiani e delle associazio- speciale per i divorziati risposati per i ni familiari perché la politica adotti a quali da cinque anni sono stati attuati tutti i livelli provvedimenti legislativi che specifici percorsi. Il Santo Padre, ha più tutelino e promuovano la famiglia, così volte ripreso il tema della famiglia, vacome configurata all’articolo 29 della lorizzandola e riconoscendole il ruolo Costituzione: «La Repubblica riconosce prioritario non solo nell’educazione dei i diritti della famiglia come società na- giovani ma anche in campo sociale e turale fondata sul matrimonio». politico, quale prima nucleo della ChieL’incontro, coordinato da Edoar- sa e primo nucleo della società civile. do Tincani e aperto da Alberto Sac- Sta ora a tutte le associazioni operanti cani, presidente diocesano di Ac, è sta- in campo pastorale, sociale ed eduta l’occasione per tre coppie di giovani cativo mettere in campo tutte le forze sposi: Elisabetta e Francesco, Elena e programmando attività e momenti forPaolo, Tommaso e Silvia di testimo- mativi che, partendo dai grandi temi niare la bellezza dell’entusiasmante affrontati nel convegno ecclesiastico raduno mondiale della famiglie col di Milano 2012, rilancino il ruolo fondaPapa a Milano, a cui hanno parteci- mentale che la famiglia deve rivestire pato, e di sottolineare il tema del “per nel nostro paese.


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Da valore sociale a valore politico In Italia serve un cambio culturale Evitando scontri ideologici, la famiglia deve tornare a essere anche legame materiale tra le generazioni. Parla il sociologo Mauro Magatti di Angela Moscovio e Andrea Michieli * «La famiglia in Italia è un valore sociale diffuso e condiviso, ma non è mai riuscito pienamente a diventare un valore politico, specialmente con riguardo alle politiche di sostegno sia nazionali sia locali». Mauro Magatti, preside della facoltà di Sociologia dell’Università Cattolica, disegna così il paradosso italiano nei confronti dell’istituto familiare. Un Paese, l’Italia, in cui la famiglia è lasciata a se stessa invece che sostenuta nelle sue funzioni e nei suoi compiti, generando un sovraccarico che, in una società invecchiata e con poche prospettive per i giovani, la rende una sorta di piccolo sistema di welfare privato. Con il rischio concreto di consumare risorse accumulate nel corso dei decenni. «In alcuni Paesi, dove la famiglia ha perso un po’ un consenso generalizzato in termini di valore, viene in molti casi sostenuta o almeno vengono introdotti dei servizi, soprattutto per quanto riguarda il lavoro di cura sia dell’infanzia che degli anziani». Perché non succede lo stesso nel nostro Paese? In Italia la famiglia continua a mantenere un ruolo centrale e importante e non possiamo immaginare un mondo sociale senza questa cellula fondamentale. Continua a svolgere funzioni come l’accudimento degli anziani, l’educazione dei figli e dei giovani, il sostegno economico e l’accompagnamento nell’ingresso nel mercato del lavoro, restando sempre e comunque un riferimento affettivo e relazionale. Tutte funzioni favorite dal fatto che i figli tendono a vivere mediamente non lontano dai genitori e dalla presenza nel Paese di numerose microimprese a carattere familiare, che contribuiscono a consentire un mantenimento del ruolo. Però? Però, la famiglia opera in un ambiente fortemente individualizzato e “funzionalizzato” per cui nuota in un mare che tende ad andare in un’altra direzione: ciò comporta

un affaticamento dei rapporti familiari che qualche volta sono un po’ sommersi dalle condizioni in cui hanno luogo. Quindi alla base c’è un problema culturale? Credo che si tenda a sottovalutare nel contesto storico con| Mauro Magatti temporaneo il ruolo centrale che la famiglia ha avuto nel costruire la società. Faccio un esempio: in Africa ci si accorge che uno dei problemi drammatici della città africana è la scarsa propensione dell’uomo maschio a prendersi cura dei figli che mette al mondo. Di fatto nella cultura europea questo elemento è stato molto disciplinato, per cui un uomo maschio si assume la responsabilità dei figli. Questo è stato fattore non solo di civiltà, ma anche un prerequisito per lo sviluppo economico e politico dell’Europa. C’è un attacco all’istituto familiare? Credo di sì, e porterà, se non si corre ai ripari, a conseguenze molto profonde. In Europa lo vediamo già: il tema dell’invecchiamento demografico ne è una conseguenza: se si smonta la famiglia, se non la si cura, non si creano le condizioni per la sussistenza e il processo di riproduzione diventa difficile, per cui si ha uno squilibrio demografico. Come si può reagire? Il punto centrale è capire come trasformare un valore sociale in un valore politico evitando di far scattare meccanismi ideologici. Naturalmente il tema diventa problematico nel momento in cui non si riconosce la specificità della famiglia basata sulla sua capacità riproduttiva. Essa infatti non è semplicemente un complesso affettivo, non è solo una relazione tra uomo e donna: la famiglia è anche eredità culturale effettiva e materiale della generazione precedente verso quella successiva. Altro discorso è che possano esistere altre forme di unione ma lascia attoniti l’incapacità della cultura occidentale di riconoscere l’unicità e il valore non semplicemente o genericamente morale, ma del tutto storico culturale e umano, della famiglia come elemento distintivo dell’occidente. * studenti di Scienze politiche e Giurisprudenza all’Università Cattolica di Milano

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Piccolo saluto

di fine anno scolastico Un insegnante e genitore Age, dopo aver voltato un’altra pagina nel calendario della sua scuola, scrive una lettera, a tratti amara, ma mai chiusa alla speranza, sul nostro sistema formativo. Sperando che chi bolla i ragazzi di essere senza valori, sia il primo a verificare se ne ha di Antonio Fresa* L’anno scolastico finisce. Restano le voci, le attese, i sospiri e le maledizioni. Restano questi vetri sporchi e questa mezza finestra aperta. Il cielo è a metà: una parte, filtrando nella polvere, parla di un mondo opaco; l’altra, libera nel candore dell’estate, parla di un mondo che non si arresta. Guardo, strabico e affascinato a un tempo: se il futuro ci stesse davvero a cuore, i vetri ci porterebbero tanto sole. Leggo i giornali, ascolto la radio e guardo talvolta – coraggiosamente – i programmi televisivi: continuano a parlare di esame di maturità. L’espressione è intrisa di romanticismo e di bildungsroman. Sono anni che è divenuto esame di Stato (la lettera maiuscola è necessaria per non creare ambiguità). La scuola è sempre al centro della sciatteria e dell’insipienza. Un tempo si amava affermare che tutti gli italiani vestissero i panni del Commissario Tecnico della Nazionale (la lettera maiuscola è necessaria). A ben vedere, in una nazione in cui tutti parlano di tutto, e in particolar modo di ciò che non conoscono, il dibattito sullo stato (la lettera minuscola è necessaria) del nostro sistema formativo non sfugge a questa regola. In fondo, quasi tutti sono andati a scuola; molti hanno dei figli o nipoti che frequentano la scuola e così via. Il dramma è che anche i ministri, gli onorevoli e altri definiti come addetti ai lavori danno l’impressione di parlare attraverso un’ideologia o una griglia interpretativa preconfezionata: la scuola del me-

rito; la scuola per tutti. Davvero l’una esclude l’altra? Guardo fuori, oltre il cancello. Decine di auto sono parcheggiate dove è vietato. Molte bloccano, come abbiamo sperimentato nelle prove di evacuazione, il passaggio dei ragazzi. Abbiamo protestato, scritto a destra e manca: risultati zero. La triste farsa italiana è rafforzata da una piccola indagine empirica: di chi sono molte di quelle auto? Dei genitori dei nostri alunni, quei simpatici concittadini che si “lanciano” nelle scuole, invocando il rispetto delle regole e la continua attenzione per i loro figlioli. Guardo, allarmato e incuriosito, lungo la strada: se il futuro ci stesse davvero a cuore, in questa parte di strada non ci sarebbero automobili. Ogni nuovo ministro del settore – dal più illustre cattedratico alla più inattesa coordinatrice – mette in scena una sorta di secolare fiaba. All’alba del suo mandato, promette l’avvento di una nuova era e ci regala dati, indagini, statistiche, grafici e fuochi d’artificio. Al meriggio, ci ricorda la scarsezza delle risorse e la difficoltà a investire e ci regala l’elenco dei nemici (in genere: docenti, sindacati, presidi e così via). Al tramonto – ne abbiamo visti tanti – si accontenta di modificare la formula dell’esame conclusivo, il calcolo dei crediti, il riconoscimento per le eccellenze e poi va via, contento e convinto. Mi sembra di camminare per la meravigliosa Pompei e osservare le scritte che insensibili coppiette lasciano a futura memoria. Così i ministri sembrano aver bisogno di lasciare un segno del loro passaggio. Tutti iniziano dal tetto - è stato detto con efficace formula riassuntiva - e nessuno si occupa delle fondamenta. Guardo ancora fuori, oltre il limite dei problemi che so intravedere. Mi sento ancora felice nello svolgere il mio compito. Entra in me una forza briosa che spinge oltre il presente. Il dono più grande che questi ragazzi mi fanno è la speranza. Stare con loro costringe ad alzare lo sguardo e, oltre i dubbi dell’oggi, a guardare lontano e ancora più lontano e più lontano ancora. Quando questo esercizio viene meno, la grigia istituzione cade su di noi e ci fa sentire pesanti e negletti. Eccellenza, merito, qualità sono parole che spesso


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SCUOLA non hanno senso e sono ripetute come una formula magica, come il sostituto di un impegno continuo e profondo. Eccellenza, merito, qualità sono parole che hanno senso in uno scenario condiviso e aperto al futuro di ogni singolo ragazzo e, quindi, di questo paese. Guardo questa piccola folla che migra verso le vacanze. Osservo sorrisi e preoccupazioni. Non sono capace di seguire davvero i dibattiti o non sono in grado di capire nella mia piccola limitatezza. Il nostro sistema formativo è in forte crisi. Il nostro sistema formativo deve cambiare. Questo sembra chiaro e senza nessun altro preambolo. Il dibattito sulla scuola pubblica italiana non può essere affidato a quelli

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che intendono demolirla o a quelli che la vedono come un bacino di consenso. Il futuro è in gioco per tutti. Da decenni si è parlato della morte delle ideologie. In tema di scuola, le ideologie non sembrano morte; esse godono, anzi, di ottima salute. Frasi fatte dipingono il mondo; brevi cenni e poca sostanza. Cammino e ascolto il disappunto: giovani senza valori; nuove generazioni preda del consumo; aggressive orde di bulli; anche le ragazze ora. C’è del vero, almeno credo. Ci deve essere del vero se lo dicono tante persone? L’assenza di valori mi sembra forte in chi ne certifica l’assenza nei ragazzi. * Insegnante, Age Terni.

Malati ma curati e istruiti La cultura del “farsi carico” attraverso la Rete a servizio degli alunni assenti da scuola per malattia in un convegno al Politecnico di Torino Evitare discriminazioni a causa della malattia, per non aggiungere male a male. Da decenni e in varie forme il ministero dell’Istruzione ha attivato le scuole in ospedale e l’istruzione domiciliare per quei giovani allievi italiani che temporaneamente fino alla guarigione, o per gravi malattie croniche, non possono frequentare regolarmente le aule scolastiche. Stiamo parlando di una pagina bella della scuola italiana fatta da bimbi malati, famiglie preoccupate e insegnanti un po’ particolari che operano fuori da i muri di un istituto scolastico, ma che fanno scuola vera. Si potrebbe quasi dire con caratteristiche terapeutiche. Come si può ben immaginare alcuni casi sono estremamente dolorosi e non hanno esiti positivi. Quindi anche questi insegnanti non si confrontano solo con l’apprendimento, ma anche con tutta una serie di problemi complessi che le patologie presentano e con la sofferenza e la morte in età prematura. Una professionalità che manifesta, in questi docenti, il significato più bello e profondo della solidarietà umana. Il 29, 30 e 31 maggio scorsi si è tenuto presso il Politecnico di Torino un seminario nazionale organizzato dalla Direzione generale del Miur che si occupa degli studenti, l’integrazione, la partecipazione e la comunicazione grazie all’impegno, particolarmente riuscito, di alcuni dirigenti responsabili del ministero: Speranzina Ferraro, Lucrezia Stellacci e Giovanna Boda, che ha chiuso i lavori. Ci sono stati contributi dei pedagogisti Giorgio Chiosso, Silvia Kanisza, Giovanni Ricci. L’Age, espressamente invitata, ha partecipato con un intervento del responsabile nazionale scuola e università Gianni Nicolì e con la presidente dell’Age di Nuvolera (Bs) Narcisa Busi.

| Al centro del tavolo la dott.ssa Lucrezia Stellacci e il prof. Giorgio Chiosso

Le tematiche trattate nei tre giorni, che hanno visto impegnati circa 400 persone del settore, hanno riguardato anche le nuove tecnologie in ambito didattico per riuscire a mantenere vicini e socializzati gli studenti con le loro classi e i loro compagni. Gianni Nicolì, per l’Age, ha commentato il significato del sistema a “rete” da mettere a disposizione di questi minori in difficoltà di salute. Una rete come protezione e non separazione, come comunicazione e non esclusione, come sostegno e solidarietà non come chiusura, come sicurezza per legare e contenere. Posto che tutti abbiamo bisogno di tutti, ha evidenziato che il ruolo dei genitori è sempre svolto secondo impegno e compiti di cura, quindi in sintonia con il senso profondo del seminario. Ha rilevato che, ovviamente, da parte delle famiglie che affrontano questo tipo di problemi c’è la massima aspettativa anche da questi speciali servizi scolastici ringraziando i docenti per il loro prezioso lavoro. Nel contempo ha rilevato che oggi più che mai si vince insieme, in rete appunto, offrendo la massima disponibilità del sistema delle associazioni Age per tutte le collaborazioni più utili ed efficaci possibili. Per questo c’è da aspettarsi molto anche dalle associazioni dei genitori. Nicolì ha richiamato l’impegno che da molti anni l’Associazione genitori svolge con il Premio Andrea in sanità dove si cerca di umanizzare l’accoglienza dei bimbi in ospedale e, in questa logica, la presenza della scuola in ambito sanitario è un fattore di grande importanza e qualità. La proposta è stata accolta e quindi anche per i genitori si conferma un’opportunità di impegno civico e di collaborazione con il Miur su un tema delicato e significativo come questo.

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La scuola è bella, la vita anche. Consigli per il tempo del riposo Non si impara solo tra le mura scolastiche ma anche nel tempo di vacanza L’importante è usare tutti gli strumenti interpretativi che sa offrirci lo studio di Gianni Nicolì La scuola è bella anche perché finisce. O soprattutto per questo, pensano in molti tra gli studenti, gli insegnanti e le famiglie. In effetti, almeno per chi si è ben impegnato, la frequenza a scuola non può che essere vista come qualcosa di faticoso, che è giusto che termini. Non si tratta soltanto di premio o meritato riposo (chi non ce l’ha fatta deve recuperare con il caldo estivo…) ma di assoluta necessità psico-fisica. Come genitori dobbiamo considerare quanto tempo i nostri figli sono costretti a stare fermi, in posizioni spesso scorrette, se non addirittura nocive, per la loro salute generale. Ciò riguarda sia la mancata stimolazione alla crescita ottenuta con il movimento, ma anche la cattiva postura che sovente provoca danni alla schiena, alla vista e alla bocca con i tanti problemi tipici, e costosi, della dentatura. Ci accorgiamo del bisogno di movimento dei nostri figli quando sono a casa e devastano il divano e non solo. Però, appunto, la scuola finisce, cioè finisce la vita in aula, e si apre il mondo con l’aria aperta, i suoi spazi e la socialità, ricca e non strutturata, dell’amicizia e del gioco libero e spontaneo. A ben pensare i pedagogisti classici, per i loro allievi, univano sempre alla riflessione culturale anche ambienti naturali propizi che favorissero l’apprendimento armonico. In effetti il rap-

porto tra natura e cultura è sempre da ripensare, rivedere, rivalutare (Levi-Strauss, Il crudo e il cotto, 1964). Sempre da genitori, se pensiamo come sono le aule scolastiche dei nostri figli, quelle scatole spesso disadorne, con i muri non sempre puliti, arredi molto usati e aria pesante, ci rendiamo conto che ciò che rende bella la scuola sono proprio i nostri figli. Comunque questi “umani in crescita” forse, come abbiamo fatto noi a suo tempo, guardano fuori dalla scuola dove vive il mondo, e si chiedono perché debbono stare applicati in silenzio quando la voglia sarebbe da tutt’altra parte. Onore a quegli insegnanti che sanno coinvolgere gli allievi, che non fanno annoiare e, impegnando bene la testa, quasi anestetizzano il corpo in una sorta di estasi psico-fisica che favorisce la concentrazione e l’apprendimento. Ma anche questi insegnanti meritano le ferie e ci “restituiscono” i nostri figli, spesso con qualche consiglio per le vacanze: bisogna rinforzare, esercitarsi, approfondire. E la voglia di giocare è lecita o fa parte delle tentazioni e dei peccati? Anche in questo caso non si tratta di una concessione, ma di un bisogno sano e di un sacrosanto diritto dei piccoli. Le didattiche più riuscite sono quelle che sanno coniugare l’apprendimento con l’aspetto ludico. Imparare divertendosi significa collegare la nuova conoscenza a stati psichici piacevoli


SCUOLA così da trattenere nella memoria positiva, e quando serve, facilmente e gradevolmente richiamare ciò che poi verrà stipato nel cervello per assimilazione. Così mentre sui libri, in tv e su internet vediamo le foto e filmati, altra cosa è la realtà. Questa sta tutta fuori dall’ambiente scolastico, magari anche nel giardino dell’istituto, particolarmente agognato quando si è “studenti stanchi” che non ne possono più. Ma il ragionamento deve assolutamente connettersi con il bello delle vacanze. Non è certamente il momento in cui il cervello va in stand-by. Non è sospesa né l’intelligenza né il suo esercizio. Certamente quelle regole di ortografia, che non sono state ben digerite d’inverno, durante l’estate saranno del tutto dimenticate e quindi la ripresa sarà dura sia per gli insegnanti che per quei genitori attenti all’andamento scolastico dei figli. Volete però mettere le possibilità di conoscenza che la vita all’aria aperta consente? Per questo non è opportuno che i nostri figlioli trascorrano il tempo estivo davanti alla play station, alla tv o su internet, se non per pochi, giusti e concordati tempi. L’erba aspetta fuori e vuol essere calpestata. Certamente non è facile per chi non ha possibilità di farsi delle belle vacanze in spazi ameni e magari, complice la crisi, vive tra palazzi e supermercati. Basta cogliere anche le più modeste opportunità che il territorio offre dal parchetto sotto casa, alla pedalata in bici, alla costruzione di qualsiasi cosa con carta, legno, colle e materiali di recupero. Più e meglio si muovono le mani dei nostri figli e specularmente si attiva la dimensione cognitiva con le sue curiosità, esplorazioni e collegamenti. Sostanzialmente si vuol dire che le cose più importanti nella vita si apprendono fuori dalla scuola, ma che questa offre tutti gli strumenti formali e interpretativi per poterlo fare. Ancora, il buon rapporto tra famiglia e scuola, tra scolastico ed extrascolastico è vincente. Viviamo questa continua discontinuità tra apprendimento strutturato, formale e informale, come un’opportunità preziosa per i nostri figli offrendo d’estate ricche possibilità di conoscenza e di esperienza in tutti i campi naturali e culturali. Ciò farà molto bene anche a noi.

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Consigli direttivi Age, ad Amelia una scuola di ascolto La vitalità dell’Associazione italiana genitori poggia sulla “buona volontà” e l’impegno costante di decine di sezioni locali. L’Age è “in forma”, per giocare liberamente con le parole, quando s’informa e forma. Questo il messaggio forse più rilevante dell’esperienza del Seminario residenziale di formazione per i consigli direttivi delle associazioni Age locali, svoltosi nei giorni 4-6 maggio 2012, nella cittadina umbra di Amelia. Il seminario, organizzato dall’Age Terni, ha radunato delegazioni delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche, Molise, Toscana e Umbria. L’iniziativa è stata aperta dal sindaco di Amelia, Riccardo Maraga, che ha voluto porgere un saluto non rituale ai presenti e ha trattato delle difficoltà che i piccoli comuni incontrano nel garantire adeguati servizi alle famiglie e alle comunità. In un’ottica di dialogo e ampliamento della comunicazione, di sostegno reciproco e di condivisione, hanno preso parte al seminario i membri dei consigli direttivi ma anche insegnanti e altre figure istituzionali che hanno accolto l’invito. All’interno del Museo Archeologico di Amelia, nella sala messa a disposizione dal Comune, il seminario si è posto come obiettivo quello di non essere una somma di relazioni che si susseguono bensì un laboratorio d’ascolto, di dialogo e di confronto. Il presidente nazionale Davide Guarneri, nel suo intervento sul tema “Radici e futuro dell’Age. Storia, identità e stile associativo: le “sfide” per la nostra associazione”, ha fornito un’ampia analisi delle motivazioni che portarono alla nascita dell’associazione e una riflessione sull’evoluzione dei diversi campi di azione dell’Age. Il suo lavoro ha fatto da premessa al dialogo sulle strategie comunicative e organizzative e sulle difficoltà che le singole associazioni vivono. Altri motivi di confronto sono stati offerti da un gruppo di alunni del Liceo scientifico statale “R. Donatelli” di Terni, che hanno presentato un breve video, nato all’interno di un progetto di ricerca sull’evoluzione della famiglia dal secondo dopoguerra a oggi. Con semplicità e impegno, i ragazzi presenti hanno reso ancor più evidente il lavoro che l’Age svolge, proponendosi come obiettivo quello di migliorare e semplificare i rapporti fra genitori e figli, coinvolgendo scuole e docenti. Per l’Age Terni, Antonio Fresa, docente di filosofia in una scuola della città, ha introdotto il lavoro sul “Cantiere delle buone pratiche”: la vitalità dell’incontro ha suggerito al relatore e ai partecipanti di stravolgere il programma previsto e dar vita davvero a una “buona pratica”: il confronto, l’ascolto, l’aiuto tra le diverse realtà territoriali sono divenuti i temi portanti della discussione. Il racconto dell’esperienza vissute e delle difficoltà incontrate sono state il campo di un confronto sereno e produttivo. I partecipanti, ospitati presso Lo Scoglio dell’Aquilone di Amelia, hanno potuto vivere, oltre agli incontri formativi, momenti di convivialità e occasioni per approfondire la reciproca conoscenza. Le bellezze di Amelia e del territorio amerino nel suo complesso hanno catturato l’attenzione di tutti. Nella mattinata di domenica, i presenti hanno condiviso anche un momento di spiritualità, con la celebrazione della Santa Messa.

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Lotta alla dispersione scolastica L’Age a Bruxelles con la Coface C’era anche una nostra rappresentanza alla conferenza organizzata dalla Confederazione delle organizzazioni familiari dell’Unione europea Il 25 giugno a Bruxelles si è svolta la conferenza su Early School Leavers (dipersione scolastica) e su Early Childhood Education and Care (educazione e cura nella prima infanzia). L’incontro è stato promosso poiché la Coface è parte del Gruppo di lavoro tematico su questo argomento istituito presso la Commissione europea, una delle azioni introdotte per raggiungere gli obiettivi per EU2020, tra cui ridurre al 10% la dispersione scolastica in Europa; migliorare l’accessibilità e la qualità dell’educazione e della cura nella prima infanzia. Gli esperti si sono confrontati con Annalisa Cannoni, policy officer nella Commissione Europea, ascoltando alcune conclusioni della Conferenza europea sulla dispersione scolastica del marzo scorso (http://ec.europa.eu/education/school-education/confesl_en.htm) e portando ognuno l’esperienza e le buone pratiche dei rispettivi paesi. Dai contributi è emerso come la dispersione scolastica sia un problema pubblico, non familiare in origine, e perciò è la gestione della cosa pubblica che deve farsene carico per prima. Questo concetto è da tenere presente sempre, per evitare che le buone pratiche messe in campo da scuole, associazioni, fondazioni, portino a una caduta di impegno e di interesse da parte dei governi. Attualmente 11 paesi su 27 hanno una dispersione scolastica del 10% o meno e 16 paesi dal 11% al 33%. La media europea è del 13,5%. L’Italia si attesta sul 19% circa, al quarto posto per percentuale di ragazzi che lasciano la scuola prima di aver completato un percorso di studio, dopo Malta, Spagna, Portogallo, e prima di Romania e Regno Unito (dati europei 2011). Tutti i partecipanti hanno sottolineato come la dispersione scolastica in tutti i paesi dell’UE sia più alta nei gruppi sociali più poveri ed emarginati, come per esempio i Rom, e in quei territori dove la disoccupa-

zione è alta. Diviene evidente come non abbia senso affrontare questo problema solo dal punto di vista scolastico, ma occorre che si intreccino le azioni a livello scolastico, sociale, sanitario e di politiche dell’impiego, oltre, naturalmente a tutto ciò che le organizzazioni familiari possono mettere in campo in sinergia con tali azioni. Da tutti gli interventi è scaturita la richiesta di curare maggiormente, fin dalla scuola primaria, i ragazzi durante la frequenza scolastica con percorsi di orientamento e auto-conoscenza (chi sono? cosa voglio?) piuttosto che operare dopo che il ragazzo ha lasciato la scuola o nei periodi di crisi immediatamente precedenti. La conferenza su Educazione e cura nella prima infanzia, strettamente collegata ai temi scolastici, ha sollecitato diversi contributi legati all’intrecciarsi del tema con la conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di vita familiare. Da una parte è indispensabile che i giovani genitori possano realmente operare una scelta tra cura esclusiva del bambino nei primi anni di vita e affidamento a una struttura dedicata; dall’altra occorre che tali strutture siano di qualità in termini di competenze degli operatori, di spazi, di offerta formativa. Questo implica adeguate politiche di conciliazione, presenza di strutture e accessibilità a esse, per esempio in termini di costi. La legislazione dei molti paesi è ancora carente sotto questo punto di vista. Inoltre quasi dappertutto le strutture per la cura della prima infanzia sono appannaggio delle politiche sociali e tengono in minor conto la fondamentale importanza che le esperienze in questo periodo della vita hanno sull’apprendimento e sul futuro successo scolastico. Le organizzazioni familiari di molti paesi hanno posto l’accento sulla importanza della formazione (anche nell’aspetto di confronto e auto-aiuto) di coloro che si preparano o che sono appena diventati genitori: il passaggio di informazioni e competenze da una generazione all’altra si è ridotto per la complessità della vita quotidiana e vi sono molti genitori che sperimentano l’isolamento e a volte la solitudine nei primi anni di vita del loro bambino. In quest’ambito le attività messe in campo da molte delle organizzazioni presenti rivelano una ricchezza di attenzione e di spunti: tra gli altri Gezinsbond (Belgio Fiammingo), Ligue des Familles (Belgio Francofono), National Childbirth Trust (Regno Unito), Väestöliitto (Finlandia), Klub Mnohodetnych Rodin – Club Famiglie Numerose (Slovacchia), Irish Countrywomen’s Association (Irlanda), Age (Italia).


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Salvare il clima ci fa risparmiare A partire dai rubinetti delle case In Umbria il Parco dell’energia rinnovabile propone per scuole e famiglie riflessioni e pratiche sull’uso dell’energia. Parla il presidente Ronca di Alessandro Ronca www.per.umbria.it «Immaginate per un momento un mondo dove è stato abbandonato l’uso del petrolio, del carbone e dell’energia nucleare, in favore di qualcosa che funzioni meglio e costi meno. L’uso efficiente e rinnovabile dell’energia potrebbe risolvere molti dei problemi dell’umanità, senza crearne dei nuovi. Quel mondo, pensate, è già ampiamente possibile, praticabile e vantaggioso nello stesso momento in cui sto scrivendo». A sostenere questa temi che, per alcuni, sembra estrema, è Amory B. Lovins. Una tesi controcorrente, in un mondo in cui tutto sembra già scritto e niente sembra modificabile. «Politici e media - prosegue Lovins - ci propongono costantemente un quiz, a risposta multipla, sulle tematiche energetiche che recita più o meno cosi: vorreste estinguervi a causa dei cambiamenti climatici, a seguito di guerre del petrolio o per un bell’olocausto nucleare? La risposta giusta, che raramente viene data, è: nessuna delle tre. Ma questo diverrà possibile quando decideremo di usare l’energia in maniera da poter risparmiare denaro. I cambiamenti climatici, la dipendenza petrolifera e la proliferazione nucleare potrebbero risolversi senza “costi” ma anzi con profitto, in quanto “risparmiare combustibile” costa molto meno che “comprare“ combustibile. Sembra anche che la maggioranza dei negoziatori del Summit sui cambiamenti climatici di Copenahagen del 2009 abbia dimenticato che l’efficienza è più economica della produzione energetica. Invece di discutere su costi, oneri, strategie del cambiamento si è discusso su profitti, lavoro e vantaggi competitivi. Questo è piaciuto così tanto ai politici che anche l’ultima resistenza alla protezione del clima si è sciolta più velocemente dei ghiacciai». Alla classica domanda che i visitatori del Parco dell’energia rinnovabile (Per) ancora oggi ci pongono su quale sia il miglior sistema per produrre energia, la risposta è: «Risparmiarla». Sarà perché la parola efficienza non è ben chiara. Forse bisognerebbe cambiare vocabolo o magari trovarne uno nuovo. Io suggerisco al posto di “efficienza” la “riduzione senza scomodità”. Un altro stratagemma è quello di utilizzare il linguaggio

del denaro: produrre 1 chilowattora (kWh) di energia elettrica costa cinque volte di più che risparmiarlo. Ossia la tecnologia che fa risparmiare un kWh di energia elettrica, costa circa cinque volte di meno di quella che serve per produrla. Detta così non fa una piega, ma l’uomo di strada, le famiglie, bersagliati costantemente da messaggi contradditori, spesso non ci credono. Ecco quindi spiegata la spasmodica ricerca di finanziamenti e contributi atti a finanziare sistemi di produzione energetica alternativa, ed alimentare una confusione economico-tecnologica, dalla quale oggi banche e speculatori hanno sicuramente tratto grande vantaggio, lasciando però la maggioranza delle persone nello smarrimento più totale. Quello che proponiamo al Per non è la soluzione migliore, ma una delle tante possibili. A volte le soluzioni e le azioni attuabili sono più facili di quanto ci si immagini. Avendo avuto migliaia di visitatori e fatto innumerevoli seminari e corsi sull’energia “fatta in casa” ho riscontrato che soluzioni apparentemente ormai consolidate in realtà non lo sono affatto. È il caso, per esempio, del riduttore di flusso per i rubinetti. Nonostante siano state fatte addirittura campagne di distribuzione gratuita di queste tecnologie, ancora l’80% delle persone che ho incontrato non hanno ben chiara la potenzialità e i vantaggi di questa tecnologia. Vediamo di spendere qualche parola per spiegarne i grandi vantaggi: il riduttore ha un costo esiguo tra i 2/4 euro e va installato su tutti i rubinetti della casa. Il risultato è, che attraverso un design idrodinamico, viene mantenuto il flusso vigoroso dell’acqua, ma di fatto si riduce del 50% la quantità di acqua che fuoriesce dal rubinetto. In cifre: riduzione del 50% del consumo idrico della casa (e della bolletta dell’acqua); riduzione del 50% dell’uso di energia per riscaldare l’acqua e quindi di gas o metano (riduzione circa del 15% della bolletta del gas) della caldaia murale. Altri benefici indiretti, anche se non toccano le nostre tasche direttamente sono una riduzione del consumo di energia per il trasporto fino alla nostra utenza. Vi sembra poco? E voi li avete già montati? Se sì, benissimo; se no, benissimo ugualmente perché sono certo lo farete a breve.

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La vita ci forma e ci deforma Attenzione alle cattive posture «Fino a ieri mio figlio era perfettamente diritto, come è possibile che ora sia così curvo?». I consigli del posturologo per una corretta prevenzione di Daniele Raggi* «La vita ci forma e poi ci deforma». Se osserviamo attentamente i fenomeni che caratterizzano la nostra vita, scopriamo che questa affermazione è lo specchio della realtà; coinvolge bambini, ragazzi, adulti e anziani. La vita, con il suo veloce e frenetico trascorrere, spesso sottrae la possibilità di osservare con sufficiente attenzione se stessi ed i propri figli. È così che molti genitori non si accorgono quando i propri ragazzi iniziano ad assumere cattive posture. All’improvviso scoprono in loro atteggiamenti posturali che non sono corretti; un po’ “gobbi”, spalle ricurve, chiuse. Com’è potuto accadere tutto in un attimo? Eppure, afferma abitualmente il genitore, «fino a ieri, mio figlio era perfettamente diritto». Questo vale per ogni tipo di alterazione della postura: dalle spalle chiuse, al collo proteso in avanti, al bacino asimmetrico, alla falsa gamba corta, alle ginocchia storte (ginocchia valghe o vare), ai piedi piatti, alla scoliosi, iperlordosi, ipercifosi… Ovviamente queste alterazioni non possono insorgere all’improvviso, senza una causa o un evento scatenante; nulla succede per nulla. Ma l’occhio del genitore, pur se attento, è inficiato dalla costante presenza e abitudine a vedere il figlio. Quasi sempre lo guarda con gli occhi del passato, per quello che era (o per quello che vorrebbe che fosse), non per quello che è realmente oggi. Ne ho la totale conferma ogni volta che parlo con il genitore e insieme osserviamo la postura e la storia del figlio attraverso test e analisi della valutazione.

Le cause Tra le varie cause di posture asimmetriche/alterate o possibili elementi scatenanti, possiamo elencare: cattive abitudini nei banchi di scuola o sedie con banchi inadeguati per la struttura del ragazzo (ben 6-8 ore al giorno per 6 giorni a settimana per 10 mesi all’anno, per circa 13-18 anni); inoltre le posture viziate vengono adottate a casa davanti alla televisione, sul divano, a tavola o mentre studiano (altre 3-5 ore). Vanno poi aggiunti i vari traumi fisici (cadute o incidenti di vario genere), microtraumi ripetuti da sport, traumi emotivi (litigi fra i genitori, abbandoni, paure, ansie) che agiscono sulla sfera emotiva del ragazzo. Inoltre, cicatrici, disturbi visivi, disturbi occlusali, forme di ortodonzia obsoleta, deglutizioni scorrette, disturbi digestivi, sport asimmetrici o inadeguati per l’età, zaini pesanti, malattie infettive, etc., hanno il potere di interferire ed agire negativamente sulla Postura. Appena il genitore si accorge che il proprio figlio ha una postura alterata, si rende necessario un attento e scrupoloso esame posturale; dovrà essere valutato su tutti i profili, sul piano morfo-strutturale (la postura da in piedi in statica), e sul piano funzionale, ovvero in dinamica. Poi, si devono eseguire test del sistema recettoriale, per scoprire se la postura alterata possa essere legata ad una funzione visiva disturbata, a una malocclusione, a una cicatrice… A volte, in modo un po’ superficiale, ci si accontenta di vedere se una persona è diritta, in asse, con lo sguardo in avanti. Ma, non basta essere ben diritti se poi si è rigidi nei movimenti, se si avvertono limiti o dolori; altrettanto non basta essere in grado di piegarsi e contorcersi oltre la norma se le articolazioni lo fanno senza rispettare la fisiologia articolare. Ne sono un esempio straordinario le ballerine, capaci di incredibile flessibilità, ben oltre la norma; ma, almeno il 90 % di loro soffre di mal di schiena a causa delle curve della colonna modificate e alterate dall’attività. Le articolazioni, assoggettate ripetutamente a forzate richieste dell’attività sportiva oltre la fisiologia, alterano i rapporti endo-articolari a vantaggio del movimento più ampio; le articolazioni andranno inesorabilmente incontro a sfregamenti, a infiammazioni croniche, usura anticipata, dolori, artrosi.


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Cosa fa la posturologia La posturologia ci insegna che il corpo, saggiamente dotato di una “centralina di controllo”, chiamato Sistema tonico posturale (Stp), gestisce la postura rispettando le leggi che governano la vita e dunque anche la postura stessa: ricerca della miglior sopravvivenza (miglior cibo, respiro, riposo, protezione dalle intemperie, etc.), ricerca di un buon equilibrio con il minor dispendio possibile e costante ricerca del “non dolore”. Questo ultimo punto lo rispetta attraverso posture antalgiche non appena si approssima un disagio, una minaccia o un dolore. Ogni “postura antalgica” ha lo scopo di sfuggire e occultare i dolori ed i disagi, ubbidendo proprio alla prima legge della postura: la legge del “non dolore”. La prima azione, per risolvere un dolore che il corpo attua istantaneamente, lo fa attraverso tensioni, limi Inizio sedute dopo 10 sedute fine trattamento tazione di movimenti, storture, rigidità, nell’area del dolore. Quando il corpo | Una giovane paziente di 13 anni, trattata con il Metodo Raggi-Pancafit. Analisi della postura in studio in occasione della prima visita, in fase intermedia e alla fine del attua posture antalgiche in un’area, ciclo delle sedute. Doveroso sottolineare che per questa paziente si è abbinato aninevitabilmente creerà aree vicarianti, che il trattamento per la rieducazione funzionale della lingua (deglutizione atipica). ovvero aree di “compenso funzionale” Particolari cambiamenti della postura: collo, spalle, dorso, addome, ginocchia. per potersi garantire la sopravvivenza. «Ogni compenso attuato, nel tentativo di risolvere un problema nel presente, causerà inevitabilmente un’alterazione posturale e un che sappia indagare ogni “via di fuga” che il corpo ha messo in atto e che ora ha strutturato per sopravproblema nel futuro». È erroneo quanto illusorio credere che, quando vivenza. Il sistema posturale/recettoriale deve essere un dolore scompare autonomamente, il problema sia attentamente indagato: sistema visivo, apparato odonrisolto. È come vedere la spia rossa nel cruscotto che tostomatognatico (bocca, lingua, denti, stomaco, etc.), si accende segnalando un problema, un calo di pres- apparato vestibolare, tessuto cutaneo, piedi, muscoli, sione dell’olio motore e non agire immediatamente. Te- articolazioni, visceri. oricamente, per qualche chilometro si potrà proseguire Ognuno di questi apparati o sistemi è in grado senza avere grandi problemi o comunque blocchi del di perturbare la postura in maniera considerevole e in motore; ma dopo un po’, la mancanza di olio diverrà modo non lineare, non prevedibile, senza un preciso definitiva e il motore fonderà. rapporto fra entità della disfunzione e del danno poA cosa è servito ignorare il segnale “dolore” che sturale che ne diviene. Una più piccola cicatrice di una stava ad indicare che qualcosa nel corpo non sta- appendicectomia, di un cesareo, di una laparoscopia, va andando secondo la fisiologia? È così che poi, i etc. (come d’altronde una piccolissima malocclusione), problemi che interverranno nel futuro, saranno più sono in grado di causare disagi o dolori di vario genecomplessi e difficili da districare. La complessità del re, senza limiti. corpo va ben oltre quella di una automobile; ciò spiega Chi mai lo potrebbe sospettare? Ecco perché si perché non si possono ignorare i segnali di disagio o deve ricorrere ad ausili (come pedane stabilometriche, dolore che il corpo invia prima che vengano occultati verticale di barrè, strumenti digitali) e a test specifici e poi obbligatoriamente integrati. Se il cervello si “con- per poter indagare, scoprire e poi trattare ogni “spina vince” che tali segnali devono fare parte del sistema irritativa”, per restituire alla postura il suo equilibrio e (perché ignorati), diverrà certamente più difficile sco- ridare libertà al sistema e alla persona. prire e poi estirpare la “spina irritativa”. Per questa ragione, quando si indaga un pro- * Docente di Posturologia all’Università Cattolica di Miblema, si analizza una postura, si deve intervenire lano, Posturologo, Fisioterapista, Direttore centro di Posturologia di Milano - Posturalmed attraverso un approccio “globale”; ovvero un metodo


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Diritto alla salute per i bambini Un manifesto dei pediatri italiani La Società italiana di pediatria lancia l’allarme sui tagli previsti nella sanità che vorrebbero trasferire la cura dei più piccoli all’assistenza per gli adulti Anche l’Age sottoscrive il testo, insieme a molte altre associazioni e società specialistiche. La salute e il benessere dei bambini sono in pericolo in un’epoca come quella attuale di rapidi e profondi mutamenti sociali, di grave crisi economica e di contrazione della spesa sociale e sanitaria che coinvolgono lo stesso ruolo della famiglia. Il nostro Paese ha imboccato da decenni la strada dell’assistenza socio-sanitaria pediatrica universalistica: neonati, bambini e adolescenti hanno il diritto di essere assistiti sia sul territorio che in ospedale da personale medico, infermieristico, da professionisti e volontari specificamente formati e di essere accolti in ambienti “a misura di bambino” o di adolescente. È certamente merito anche dell’assistenza pediatrica universalistica se il nostro Paese è riportato tra i primi 10 per aspettativa di vita e tra i primi 6 per aspettativa di vita sana. I tagli della spesa sociale e sanitaria stanno mettendo a rischio proprio questo diritto: si prospettano la scomparsa dell’infermiere pediatrico, il trasferimento dell’assistenza primaria dal pediatra di famiglia al medico di medicina generale per i bambini che hanno appena superato le prime età della vita ed è purtroppo già in atto un progressivo trasferimento dei bambini ospedalizzati dall’assistenza specialistica pediatrica all’assistenza specialistica dell’adulto. Siamo quindi di fronte al rischio di un arretramento della qualità dell’assistenza pediatrica che farebbe perdere al nostro Paese un patrimonio scientifico, culturale e di civiltà che si è

sviluppato e affermato nel corso di più di 100 anni. Di fronte ai molteplici segnali di pericolo che vengono dalle politiche nazionali e regionali, le società scientifiche e le associazioni che hanno la finalità di promuovere e tutelare la salute fisica, psichica e sociale nonché il benessere dei neonati, dei bambini e degli adolescenti sentono di dover riaffermare i diritti fondamentali in tema di tutela e di promozione della salute lungo tutta l’età evolutiva. Tutti i neonati, i bambini e gli adolescenti che vivono nel nostro Paese, di ogni cultura ed etnia e indipendentemente dal loro status giuridico, hanno il diritto: 1.

di venire assistiti da personale sanitario, medico e infermieristico, professionale e volontario, specificamente formato per l’assistenza ai soggetti in età evolutiva (Specialisti in Pediatria, Infermieri Pediatrici, Volontari formati per l’assistenza al bambino) in aree dedicate e in ambienti sicuri, dotati di tutti i supporti strutturali, tecnologici e organizzativi;

2.

di avere accesso a tutti i farmaci e cure efficaci e sicuri, senza limitazioni;

3.

di avere accesso alla promozione della propria salute non soltanto intesa come prevenzione delle malattie in età evolutiva, tipicamente attuata con le vaccinazioni, ma anche come indispensabile premessa di una vita sana nelle età successive con l’acquisizione precoce di stili di vita salutari a


SALUTE partire dall’allattamento al seno; 4.

di vivere in un ambiente libero da fattori di inquinamento che favoriscono fin dalle prime età della vita lo sviluppo di malattie gravi – dalle patologie respiratorie e cardiovascolari ai tumori - non solo in età pediatrica ma ancor più nell’età dell’adulto e dell’anziano;

5.

di essere difesi da situazioni di rischio e di disagio come il maltrattamento e l’uso di sostanze nocive, l’alcool, il fumo di sigaretta, i comportamenti a rischio, favoriti spesso da condizioni famigliari e sociali svantaggiate e in particolare dal rischio di povertà della famiglia che interessa oggi quasi due milioni di minori nel nostro Paese.

È necessario affrontare tutte queste problematiche, sanitarie e sociosanitarie, che coinvolgono i bambini e le loro famiglie. Occorrono modelli organizzativi integrati, reti e collaborazioni fra sanità, educazione, istruzione e la più ampia realtà sociale, con l’obiettivo di sostenere e promuovere stili di vita positivi, attivi e salutari. Il nostro Paese destina alla spesa sanitaria per i bambini fino a 14 anni (all’incirca il 14% della popolazione) il 2% della spesa sanitaria globale ed ai benefici sociali per la famiglia e i bambini poco più dell’1% del Pil a fronte del 2,5% della Francia, del 3,2% della Germania e del 2,2% della media europea. I bambini tra 0 e 2 anni che possono usufruire dell’asilo nido sono soltanto il 13,6 % e il 45% dei comuni italiani non offre servizi per la prima infanzia. I bambini rappresentano il nostro futuro, bene particolarmente prezioso in un Paese che ha un tasso di natalità inferiore a 1,5 nati per donna fertile. A ciò si aggiunge il crescente disinteresse, sia in tema di sensibilizzazione che di finanziamenti, nei riguardi della ricerca scientifica dedicata alla salute dei bambini. Si assiste a una crescente migrazione di bambini presso centri di alta qualificazione, europei e americani, per diagnosi e terapie, anche sperimentali, di malattie croniche che richiedono il supporto di laboratori di ricerca all’avanguardia. È quindi necessario opporsi a qualunque taglio delle spese per la salute e il benessere dei bambini. È oramai provato che un maggiore investimento nei primi anni di vita determina un ritorno sociale ed economico molto più alto della spesa sostenuta. Queste “spese” vanno quindi considerate veri e propri investimenti strategici cui il nostro Paese non può rinunciare se realmente crede nel proprio futuro. Promuovere e tutelare la salute dei bambini di oggi significa anche ridurre il numero di adulti e anziani malati di domani, destinati ad assorbire la quota di gran lunga più rilevante della spesa sanitaria. Siamo tutti uniti per riaffermare con forza i diritti dei bambini e degli adolescenti italiani alla salute, al benessere e ad un’assistenza socio-sanitaria pediatrica generale e specialistica per tutti, sempre e ovunque, sia in ospedale che sul territorio.

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Age e terremoto: appello alla solidarietà Molte Age locali si sono mobilitate già, nei mesi scorsi, raccogliendo fondi e generi di prima necessità per le popolazioni colpite dal sisma che ha sconvolto un’ampia zona fra Emilia, provincia di Mantova e Polesine. Age Terni ha inviato propri volontari che collaborano con il Cisom ed è presente in modo attivo nella tendopoli di Bomporto (Modena). Effettuati sopralluoghi, e in stretto contatto con il consigliere nazionale Gabriele Rossi e con le nostre associazioni della zona, in particolare Age Carpi, l’Age ha anche individuato come referente operativo il Centro italiano femminile (Cif) di Reggio Emilia, che sostiene localmente iniziative di aggregazione con i minori, fornisce aiuti alle famiglie, organizza soggiorni-vacanza per i minori e le famiglie al fine di alleviare i disagi delle tendopoli e di chi è in alloggi di fortuna. Invitiamo, ora, tutte le associazioni Age locali a proseguire il loro impegno, secondo le seguenti modalità operative • sostegno aree del Polesine: contattare Age regionale Veneto - Fabrizio Azzolini fabrizio.azzolini@age.it • sostegno operatività Age Terni c/o tendopoli Bomporto (Modena) e riparazioni scuola elementare di Bomporto: contattare Age Terni Maurizio Valentini - mvalentini_2000@yahoo.it • sostegno con contributi economici a Cif Reggio Emilia: Anna Maria Merciadri e Cristina Bassoli, c/c postale 000031229529 oppure Iban IT51R0760112800000031229529 Grazie per l’impegno e la vostra generosità.

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Il bastimento carico di speranza viaggia con le navi della legalità Scuole e istituzioni, ragazzi e genitori solcano il mare diretti a Palermo per far vivere la testimonianza di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino di Davide Guarneri Le parole del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, pronunciate a Palermo davanti ad un’ampia platea di studenti e insegnanti, alti rappresentanti delle istituzioni e fra questi il presidente del Consiglio Mario Monti, i ministri Francesco Profumo e Anna Maria Cancellieri, hanno espresso in una sintesi efficace il senso dell’intensa esperienza denominata Viaggio della legalità: «Siamo giunti qui per esprimere | Neri Marcorè un rinnovato, corale giuramento di impegno civile». Veniamo alla cronaca. Con il coordinamento della Fondazione “Giovanni e Francesca Falcone” e del Miur, a seguito di percorsi annuali di educazione alla legalità, migliaia di giovani ogni anno (siamo giunti alla settima edizione), con partenza da Civitavecchia e Napoli (viaggio con mare mosso, quest’anno!), convergono a Palermo, il 23 maggio, anniversario della strage di Capaci. A Palermo si vivono laboratori di legalità nelle piazze, si celebra il ricordo nell’aula bunker dell’Ucciardone, che ospitò il primo grande processo alla mafia, si dà vita ad un lungo corteo che si reca in via Notarbartolo, davanti

alla palazzina dove abitò Giovanni Falcone, dove cresce una magnolia, divenuta presto simbolo del ricordo e della speranza. A concludere la giornata, la Partita del cuore fra le nazionali dei cantanti e dei magistrati, giocata per rilanciare fortemente l’impegno per la legalità che è vita e festa.

La parola ai ragazzi Un viaggio e una commemorazione, ma non solo. Nel viaggio si intrecciano esperienze di vita, incontri e racconti. Sulle navi occasioni di conoscenza delle istituzioni (per esempio, il Corpo Forestale dello Stato, attivamente impegnato nel contrasto alle ecomafie, nel rispetto dell’ambiente e della biodiversità, nella legalità anche in campo agricolo e alimentare), con persone significative della lotta alla mafia e alla criminalità e, soprattutto, nell’educazione alla cittadinanza e legalità: da don Luigi Ciotti, sempre presente ogni anno, al commissario straordinario contro l’usura e il racket, dall’associazione degli avvocati di strada a imprenditori che coraggiosamente denunciano l’estorsione e l’intimidazione mafiosa. Soprattutto ci sono le istituzioni, che i ragazzi sulle navi hanno incontrato nelle persone del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo e dei sottosegretari Marco Rossi Doria ed Elena Ugolini. Sento una ragazza che, per le scale, dice: «Forte, questo Ministro!», riferendosi a Profumo seduto in mensa con gli studenti, e poi negli angoli della nave per lunghi colloqui di ascolto individuale o in piccolo gruppo. Ecco un altro importante insegnamento, in questa Nave: ascoltare i ragazzi, credere di più in loro. Abbiamo incontrato giovani puliti, sognanti, vivaci nel loro chiedere con forza coerenza a noi adulti, nell’affermare con il rap o negli slogan, con le parole del giudice Caponnetto, che «le mafie hanno molto più paura dell’istruzione e della cultura che della giustizia». I ragazzi hanno posto agli adulti molte domande, negli incontri pubblici: hanno evidenziato il rapporto stretto fra dispersione scolastica e criminalità, chiedendo al ministro azioni incisive in que-


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ATTUALITÀ sto ambito. Soprattutto hanno chiesto agli adulti cosa noi pensiamo di loro, e cosa a nostra volta chiediamo loro, cosa possono fare. Ha risposto, solennemente, il presidente Napolitano, in sintonia con il ministro, i testimoni, l’attore Neri Marcorè, significativamente presente in mezzo ai giovani: «Completate seriamente la vostra formazione, fate presto ad assumervi responsabilità, scendendo in campo al più presto. Assumendo la cultura della legalità come metodo di vita».

Tra Paolo Borsellino e Melissa Bassi Sulla Nave, e poi presente in ogni momento dei due intensi giorni, il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso: c’è ogni anno, ed è il testimone diretto dei giorni intensi del maxiprocesso e della collaborazione quotidiana con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Piero Grasso racconta della paura e del coraggio, del confronto con il lato oscuro dell’uomo, con la violenza e l’intimidazione. Soprattutto racconta delle migliaia di volti e di incontri con giovani, che continuano a dargli speranza e forza nella lotta alle mafie, riconosciute ormai come fenomeno internazionale, contrastate soprattutto da una cultura diffusa di consapevolezza, responsabilità e legalità. Quest’anno, nonostante la pioggia torrenziale, il lungo corteo verso il luogo della memoria di Falcone, quell’albero alto cresciuto davanti alla sua casa, ha incontrato migliaia di palermitani, e centinaia di lenzuoli bianchi sventolanti dalle abitazioni: la consapevolezza cresce, idealmente a dire che i momenti di difficoltà e di crisi si superano insieme, uscendo dalle solitudini, creando comunità. Melissa Bassi, 16 anni, non è arrivata in classe, sabato 19 maggio, perché una bomba l’ha uccisa. Chi vuole uccidere la speranza, si sono chiesti i compagni di Melissa, anch’essi significativamente presenti a Palermo? Ma hanno risposto nei fatti: tornando a scuola, già la domenica, e portando il ricordo vivo di Melissa a Palermo. Maria Falcone, sorella di Giovanni e presidente della Fondazione, accostando le datesimbolo del 23 maggio 1992 e del 19 luglio 1992 (morte di Borsellino) al 19 maggio 2012, ha ricordato che, come vent’anni fa furono il legame familiare e la risposta corale della città di Palermo ad aiutarla, così oggi, mettendo da parte ogni egoismo, sarà la risposta delle città, delle scuole, dei giovani a superare il dramma e la paura. Ancora una volta, ieri come oggi, il desiderio forte di cambiare, di creare fiducia, quando tutto sembrerebbe parlare di crisi, di degrado, di inutilità dell’impegno civico.

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Sulla nave anche i genitori Perché le associazioni dei genitori presenti sulle navi della legalità? Forse per noi la risposta è scontata, ma non è così ovunque, poiché ancora permane un’idea di società senza famiglia, di scuola senza genitori. L’educazione alla legalità prende il via in famiglia, nello stile relazionale che sappiamo proporre e che viviamo, negli atti di gratuità e di cura, nell’esperienza della fraternità. Nella gestione, da parte dei genitori, di un’autorità che sia fatta, insieme, di amorevolezza e fermezza, di regole e comprensione. Anche in quello che un tempo si definiva “l’esempio”: il modo di trattare gli anziani, lo stile di guida dell’automobile, la differenziazione dei rifiuti in casa, l’accoglienza e il rispetto di tutti, la richiesta dello scontrino fiscale in pizzeria. Dalla famiglia, seguendo i percorsi di crescita dei ragazzi, i luoghi di educazione alla legalità sono molteplici. Fra i primi, la scuola, ma anche lo sport, l’associazionismo giovanile in ogni sua forma, fino all’impegno partecipativo e politico. La scuola è “passaporto per la vita”, come dice l’Unesco, offre ai ragazzi molte occasioni per crescere nella cittadinanza attiva. E nella scuola coinvolgono direttamente i genitori i patti di corresponsabilità educativa, ma anche i percorsi legati all’insegnamento di “Cittadinanza e costituzione”. La definizione condivisa dei criteri per assegnare il voto di condotta può essere un’altra occasione concreta di corresponsabilità tra genitori e scuola per la formazione dei cittadini. Le navi riportano i passeggeri, stanchi, felici, un poco commossi, ai porti di partenza. Gli studenti di Palermo, che numerosi ci hanno accolti, sono rientrati già in classe. «Anche lontano da Palermo dobbiamo raccogliere e rilanciare queste idee, perché questo viaggio sia la promessa che ci facciamo di un futuro più felice. E sia promessa alle giovani generazioni di liberarle dall’incertezza sul futuro». Parole del ministro Profumo che, promettendo con lui e assumendo la nostra parte di responsabilità, facciamo nostre.

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Le ali della libertà per volare alto Palermo, lezione di Tricolore vivo Il concorso promosso dall’Age del capoluogo Siciliano dedicato alla libertà Le parole di Peppino Russo ai ragazzi nel ricordo degli eroi della legalità “Tricolore vivo” è il nome significativo del concorso che Age Palermo dedica ogni anno al commento di un articolo della Costituzione italiana. La premiazione dell’iniziativa, dedicata quest’anno al valore profondo della libertà, si è svolta il 24 maggio scorso, in prossimità del ricordo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Alla presenza di molte scolaresche, il presidente di AGe Palermo, Peppino Russo, ha pronunciato un saluto molto bello, che riportiamo qui sotto. Un racconto africano narra di un contadino che un giorno trovò un aquilotto appena nato, lo raccolse, lo portò con sé e lo mise nel pollaio. Passati alcuni mesi, il contadino vide che quell’uccello dalle ali maestose non aveva imparato a volare. L’uomo si pentì di quello che aveva fatto e portò l’uccello su una collina e gli disse: «Sei un’aquila. Appartieni al cielo, non alla terra come le galline. Apri le ali e vola». Ma l’aquila non si decise a volare. Il contadino non si arrese e insistette a spingere l’aquila a volare: «Apri le ali, vola», le continuava a dire. Ma inutilmente. Finchè un giorno, di buon mattino, la portò sulla vetta di un alto monte e le fece guardare il sole che brillava all’orizzonte. Poi le ripeté: «Con quelle ali che la natura ti ha dato puoi percorrere enormi distanze e giocare nel vento. Non aver paura, prova. Apri le tue ali e vola». Allora l’aquila, attratta dalla grane luce del sole, si sollevò elegantemente, aprì le ali, le grandi ali e, con un grido di trionfo, volò in alto, sempre più in alto. Chi è nato con le ali, deve usarle per volare: ciascuno di voi, ragazze e ragazzi, è nato per volare alto. Perché ha una missione da compiere, quella di pacificare questa benedetta terra di Sicilia, questa bella Palermo, per porre pace nella vostra anima, nella famiglia, nel luogo dove studiate, in quello dove lavorerete. Contribuirete, così, a far cessare rancori e discordie nella nostra società, nella nostra città, per creare un clima di collaborazione e di reciproca comprensione. La pace in una famiglia, in una qualunque comunità, non consiste nella mera assenza di dialettica ma consiste nell’armonia che porta a collaborare a progetti e ideali comuni. La pace vera porta a preoccuparsi degli altri e dei loro ideali che sono anche i nostri ideali. Il racconto dell’aquilotto è rivolto anche a noi genitori e insegnanti. Noi adulti, infatti, sappiamo bene quali sono le ali dell’uomo e abbiamo il compito di educarvi a dispiegarle nelle vicende che la vita vi presenterà. Ora è il momento dello studio e dell’apprendimento, è il momento della scoperta dei grandi ideali, e le vicende storiche che vi vengono presentate sono di aiuto

per la vostra crescita. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervenendo alla cerimonia in ricordo di Giovanni Falcone, della moglie e degli uomini della scorta, ha rivolto ai vostri compagni queste parole: «Completate con impegno la vostra formazione, portate avanti il vostro apprendistato civile e scendete al più presto in campo, aprendo porte e finestre se vi si vuole tenere fuori. Scendete al più presto in campo per rinnovare la politica e la società, nel segno della legalità e della trasparenza. L’Italia ne ha bisogno. L’Italia ve ne sarà grata». Ringraziate anche voi il Presidente Napolitano che vi invita ad essere protagonisti nella storia del nostro Paese. Avete partecipato al settimo concorso “Tricolore Vivo” che l’Age ha organizzato perché approfondiate il significato profondo della libertà, principio fondante della nostra Costituzione: abbiate la consapevolezza che la libertà è la capacità di essere protagonisti della propria vita ed è per l’uomo quello che le ali sono per l’aquila: serve per volare alto. In questa città avete degli esempi da imitare: Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, don Pino Puglisi. Sono i nostri eroi, che hanno tracciato una strada da seguire nella vita di ogni giorno, nella nostra realtà quotidiana, in famiglia, nello studio, nel lavoro: essere liberi per essere noi stessi. Nello stesso tempo ci ricordano che nella vita bisogna essere responsabili gli uni degli altri. Abbiamo l’obbligo di “fare qualcosa”, diceva don Puglisi: per voi e per noi tutti, è la legalità, il rispetto della vita umana, la correttezza del nostro agire quotidiano. Viva Falcone, viva Borsellino, viva don Pino Puglisi. E viva Melissa. Perché anche lei è una nostra eroina, una giovane studentessa che mani assassine hanno spezzato nel momento più bello della vita, quando lo studio la stava aiutando a spiegare le grandi ali degli ideali e della libertà.


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Rovigo Alleanze locali per la famiglia Un’occasione per l’associazionismo È stata un’iniziativa di successo quella delle Giornate in famiglia 2012 che si è svolta a Rosolina Mare il 19 e 20 maggio. Molte le persone che si sono presentate alle quattro sessioni di confronto sulle tematiche famigliari, molte le famiglie che hanno alloggiato e i bambini che hanno vissuto assieme nella due giorni all’interno del villaggio turistico. Famiglie, educatori, assistenti sociali hanno approfondito all’interno dei focus group gli argomenti sul difficile ruolo della genitorialità. E proprio dai genitori è sorta l’esigenza di dedicare uno specifico spazio all’interno di “Giornate in famiglia”, all’approfondimento e discussione delle tematiche connesse allo sviluppo e utilizzo delle nuove tecnologie e dei rischi comportamentali sulla sessualità. Argomento sviscerato nei vari aspetti grazie all’indispensabile supporto specializzato fornito dall’Age presente nei vari livelli nazionale, regionale e provinciale con Gianni Nicolì, Chiara Crivelli, Giuliano Forestelli, Antonia Scarsi, Luciana Pol, Vincenzo Longo, Fabrizio Azzolini e Gino Furini. Su questo argomento, come sull’uso e abuso di alcol, è emerso un senso di impotenza dei genitori per una grande sfida educativa che contrasta con i valori di un costume sociale spesso degenerato. L’importanza delle istituzioni e del giro di boa che tutte le agenzie educative dovrebbero fare è stato l’appello più diffuso e la numerosa e partecipata presenza delle famiglie ha evidenziato quanto questi momenti di sostegno alla

genitorialità siano importanti in un momento di crisi economica, sociale e valoriale. Il convegno di apertura, sulla conciliazione dei tempi di lavoro e dei tempi di famiglia ha invece messo in luce quanto siano distanti le politiche innovative sulla famiglia, di cui la conciliazione dei tempi rappresenta un elemento essenziale, dalle idee di sviluppo del territorio degli attori politici, sociali, economici che governano il Polesine. «Oggi la famiglia è in grande crisi d’identità, di valori, economica, viviamo una crisi relazionale e del legame – ha affermato Marinella Mantovani, assessore provinciale a politiche sociali e famiglia -. Se non investiamo con estrema urgenza sulla famiglia rischiamo lo “spappolamento” della nostra società. Purtroppo la cultura che abbiamo nel nostro Paese sulla famiglia è decotta e non accetta sfide, invece noi, che rivestiamo ruoli decisionali a tutti i livelli, dobbiamo costruire prospettiva, dare futuro, intervenire strutturalmente e in maniera equa, rimettendo la famiglia e il numero dei suoi componenti al centro delle nostre azioni». La dinamica che può salvarci è quella di costruire alleanze locali per la famiglia, un metodo di lavoro in rete con un obiettivo condiviso: lo fa la Germania da alcuni anni ed ad oggi ha costruito 670 alleanze. Oggi che il tempo è parametro di qualità della vita diventa essenziale la conciliazione dei tempi del lavoro con quelli della famiglia ed è qui che dobbiamo fare cultura e intraprendere azioni incisive perché non è un problema di sole donne. È da combattere una cultura maschilista che imperversa nelle classi dirigenziali dove non c’è adeguata rappresentatività femminile. «Dalle Giornate in famiglia – conclude l’assessore Mantovani - ho lanciato una sfida facendo appello a chi condivide il progetto dell’alleanza locale per la famiglia a coglierla e a lavorare assieme per costruire questo cammino. Servizi all’infanzia e di sostegno alle persone anziane in casa, poli-sportelli e orari allungati nei comuni e nei servizi pubblici sono i primi temi su cui chiamerò al lavoro tutti coloro che vorranno costruire il Polesine: Territorio amico della famiglia».

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Rovigo Un bilancio dell’anno e i progetti per il 2013 di Gino Furini L’Age di Rovigo ha chiuso le attività annuali con la consegna dei diplomi della Scuola genitori e con la festa di fine anno scolastico. La prima attività, nella tipologia di scuola di primo livello, si è svolta nel comune di Castelguglielmo e ha coinvolto 18 genitori che si sono assunti l’impegno di seguire un percorso di sei incontri, sapendo mettersi in discussione al momento giusto, anche con i propri figli. A consegnare i diplomi Gino Furini, coordinatore provinciale, Annalisa Celegato, formatrice della scuola e le referenti locali Age Elena Ferraresi e Paola Milan. A coronare l’attività dell’Age in Provincia di Rovigo, non è mancata la “Festa di fine anno scolastico”, alla sua quinta edizione, organizzata dall’associazione Polesine di Canaro guidati dal presidente nonché consigliere nazionale Gilberto Ghisellini, che, nel portare il suo saluto a Maria Dari, presidente nazionale dell’Irsef, si è soffermato sull’importanza dell’associarsi per credere nel futuro della società attiva. Maria Dari, con la relazione dal titolo “Genitori e figli: un percorso comune – Il segno e la memoria traccia di tutta una vita – Il valore della calligrafia nel rendimento

Campania Disostruzione pediatrica Lezioni con Croce rossa di Marinella Paesano Secondo la statistica, ogni anno, in Italia ci sono almeno 50 famiglie distrutte da un incidente “evitabile”. Cinquanta bambini, infatti, perdono la vita, per soffocamento da corpo estraneo, quale, giocattolini, monete ma anche prosciutto crudo, caramelle gommose e altro. Purtroppo chi assiste a questi drammatici istanti non è preparato e spesso invece di

SPAZIO AGE scolastico e la forza della memoria per tutto il corso della vita” ha dato il suo contributo di dirigente scolastica ed esperta di tematiche famigliari. La festa si è conclusa con il saluto del presidente regionale Fabrizio Azzolini che ha citato il convegno del giorno prima al Liceo Fermi di Padova promosso dal Forags di cui è presidente, dal titolo: “Scuola e Famiglia” Le grandi protagoniste dell’educazione – Quale futuro per la rappresentanza dei genitori nella scuola?”. Azzolini ha rimarcato il successo dell’iniziativa per le presenze e i contenuti, asserendo che la scuola è importante come l’aria che respiriamo e come l’acqua che beviamo e quindi è fondamentale salvaguardarla e migliorarla sempre di più per i nostri figli e per la società in generale. Azzolini ha inoltre ricordato che il 15-16-17 Novembre 2012 a Vicenza, presso l’Ospedale San Bortolo, si svolgerà il Premio Andrea nella Sanità. Di questa iniziativa, per tempo verranno coinvolte scuole e province del Veneto. La terza e quarta Azione del Progetto Famiglia, riprenderà a settembre con l’apertura del nuovo anno Scolastico 2012-2013. Le Azioni andranno a coinvolgere comuni e scuole del Territorio Bassopolesano, sicuramente non verranno tralasciate quelle realtà ormai messe i cantiere nel medio e alto Polesine. Il coordinamento provinciale Age di Rovigo sta già lavorando con i suoi formatori su un nuovo progetto che ha presentato al Centro servizi volontariato. Il progetto prevede la partnership della provincia e del comune di Rovigo, di otto istituti comprensivi e delle nove Age locali del territorio Polesano. Nel progetto per le prossime “Giornate in Famiglia 2013” sarà coinvolto anche l’Ufficio famiglia della diocesi di Adria Rovigo che a mezzo del suo vescovo Lucio Soravito De Franceschi ha già dato il suo placet. aiutare la vittima, crea ulteriore danno. Le manovre accidentali, quali prendere per i piedi il bambino o peggio ancora, mettergli le dita in bocca per sbloccare, sono le prime cose che vengono in mente al soccorritore occasionale ma purtroppo sono dannosamente inefficaci e purtroppo portano alla morte della vittima. Per questo motivo, il Comitato Napoli Nord della Croce rossa italiana, sta portando nelle scuole, nei palasport, negli stadi il proprio contributo, insegnando, in maniera gratuita, la tecnica per salvare i bambini dal soffocamento. La lezione rientra nel progetto “30 Ore Per la Vita” ed è tenuta da Domenico Buonanno, operatore del 118 di Napoli, infermiere volontario della Cri e referente regionale per Manovre di disostruzione pediatrica, con la collaborazione degli istruttori di una task force Campania. All’ultima lezione hanno partecipato al palasport “Domenico Rea” di Arzano oltre 200 persone, fra insegnanti, genitori, operatori dello sport e volontari di varie associazioni. Tra i protagonisti il subcommissario della Cri Campania Stefania Pisciotta, il commissario del locale comitato Giovanbattista Ganzerli e l’Age Campania. L’Associazione genitori regionale, insieme alla Croce Rossa Campania sta organizzando un megaevento per il mese di settembre, dove la manovra di disostruzione verrà divulgata gratuitamente a tutti coloro che vi parteciperanno, con l’auspicio che tutto ciò serva a ridimensionare o addirittura eliminare la negativa statistica attuale.


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Campania Con Medicochattando al via il nuovo Forags di Marinella Paesano Nuovi sviluppi per il Forum regionale delle associazioni dei genitori (Forags) della Campania, che lo scorso 26 maggio a Ponticelli ha presentato il nuovo progetto triennale. Il Forags è l’organismo riconosciuto dal ministero dell’Istruzione, università e ricerca (Miur), che rappresenta la componente genitoriale nel mondo della scuola. In Campania è costituito da Age, Agesc, Cgd, Faes e Moige. Questi forum, sono stati Istituiti nel 2002 per valorizzare la partecipazione e l’attività associativa dei genitori nella scuola, e assicurare una sede stabile di consultazione delle famiglie sulle problematiche scolastiche. Già lo scorso triennio il Forags Campania, ha operato per far conoscere ai genitori, impegnati nei Consigli di Circolo e d’Istituto, la rilevanza della sua funzione, così come delineata nel mandato istituzionale. Ad

A Napoli si presenta la Penisola di Rai Yoyo Il rapporto bambino, tv, famiglia è un problema che è stato sottoposto a studio e ricerche in ambito psicopedagogico soprattutto a partire dagli inizi degli anni ’70. Ciò è stato determinato dal fatto che ci si è accorti che l’uso della televisione ha iniziato a portare delle conseguenze, spesso negative, nella vita delle persone adulte e dei minori, soprattutto perché spesso l’uso si trasforma in abuso. La televisione è un mezzo e in quanto tale non è né buono né cattivo, tutto dipende dall’uso che noi ne facciamo: ciò comporta una responsabilità nel suo uso in particolare se siamo educatori di minori. Per questo il 3 giugno, a Città della Scienza di Napoli, nell’ambito di “Lilliput”, si è tenuto il convegno Tv, famiglia e territorio. A discuterne insieme ai genitori presenti, c’era il vicedirettore di Rai Yoyo Gianfranco Noferi, e le due associazioni che collaborano al progetto, la Fism con Fabio Betti e l’Age Campania con Marinella Paesano. Il vicedirettore Noferi ha illustrato ”La Penisola di Rai Yoyo” un progetto attraverso cui di Rai Ragazzi-Rai Yoyo coinvolge bambini e famiglie in tutte le regioni d’Italia, proponendosi come punto di riferimento per il gioco, l’intrattenimento, la narrazione, in città e borghi italiani particolarmente rappresentativi del nostro patrimonio artistico e ambientale e noti per tradizionali iniziative e manifestazioni culturali rivolte ai più

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aprile, si è svolto il primo seminario regionale, che ha definito i presupposti per creare una prima rete regionale e per portare all’attenzione delle istituzioni locali, le problematiche connesse alla partecipazione dei genitori alla vita della scuola. In linea di stabilità con i risultati emersi e coerentemente con le direttrici programmatiche, definite nell’ambito del neo-costituito Forags, si è deciso di mettere a punto un piano d’interventi costituito da azioni di ascolto e accompagnamento rivolte a quanti, in qualità di genitori, operano nelle comunità scolastiche. Il seminario ha rappresentato un momento di crescita formativa da cui è scaturita la richiesta di ulteriori seminari per approfondire le tematiche, anche in vista delle possibili modifiche legislative. Sono intervenuti all’incontro, Ugo Bouchè, responsabile del quarto ufficio dell’Usr Campania, il coordinatore del Forags Campania Rosaria D’Anna, le associazioni che fanno parte del forum, Maria Giuliano della Federazione italiana medici pediatri (Fimp). Ha moderato Vincenzo Falco, referente Usr Campania Forags. Tra le altre attività messe in cantiere, figura il progetto “Medicochattando” con cui Forags e Fimp hanno siglato un protocollo d’intesa. “Medicochattando” è una nuova iniziativa dei medici pediatri, che apre un canale di comunicazione con gli adolescenti. Uno sportello on line, attivo ogni lunedì dalle 20 alle 22, con una chat diretta, che mette in contatto i ragazzi con un gruppo di specialisti. L’iniziativa è partita da Napoli lo scorso anno su www.fimpnapoli.it. piccoli e ai nuclei famigliari. Sono tre i programmi che verranno realizzati sul territorio e per il territorio con la collaborazione delle sedi regionali della Rai e di associazioni come I borghi più belli d’Italia, Città Slow, Moige Federazione italiana scuole materne (Fism), Age, Touring Club/Bandiere Arancioni, i siti Unesco Patrimonio dell’Umanità. Particolare attenzione verrà data | Gianfranco Noferi alla valorizzazione delle bellezze artistiche e ambientali, aiutando i bambini e le famiglie a conoscere e amare lo straordinario patrimonio artistico italiano e si visiteranno anche quelle località con presenza di minoranze linguistiche (albanesi, ladini, slavi, franco provenzali, occitani, ecc.) e s’incontreranno i bambini di comunità con una forte identità culturale, come cinesi, filippini, marocchini, pakistani. Al convegno era presente anche l’attore e doppiatore Oreste Castagna che sarà protagonista del progetto, portando in giro per le città la trasmissione “Le storie di Gipo” dove incontrerà un nonno del luogo e farà conoscere favole e leggende legate alla localita’ ospite. Altro punto importante dell’iniziativa sarà la trasmissione “Parola di mamma e papà”, che darà voce ai giovani genitori con un confronto tra loro su problematiche comuni nella gestione familiare. Con “Tv in scena” si realizzerà un laboratorio televisivo in cui giocare con i bambini a smontare e a rifare i programmi del canale.

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Cremona Premiazione del concorso “Coniugi Macconi” È giunto a conclusione l’iter del concorso per l’attribuzione degli assegni di studio “M. Luisa e Corrado Macconi”, nella sua quarta edizione. Nato da una proposta dei figli, con la dichiarata finalità di onorare la memoria dei genitori e di premiare studenti con risultati scolastici ragguardevoli, oltre che aiutare finanziariamente le rispettive famiglie a mantenere agli studi i figli, fin dall’inizio la gestione del concorso è stata affidata all’Associazione genitori di Cremona. La cerimonia di consegna dei premi si è svolta il 16 giugno presso la sede locale dell’Age, con il saluto di benvenuto ai partecipanti al concorso presenti con i genitori e i familiari. Il presidente Michele Ghezzi si è complimentato con i concorrenti e ha espresso ai fratelli Macconi un particolare apprezzamento per la loro disponibilità. Istituendo il concorso e intestandolo ai coniugi Macconi, entrambi competenti maestri nella scuola elementare, si è voluto sottolineare il valore pedagogico e sociale della scuola ben fatta, preziosa occasione offerta ai giovani per qualificare la propria formazione. L’Associazione Genitori di Cremona,

San Donato (Mi) L’Age blocca l’istituto comprensivo di Marco D’Adda, presidente Un anno particolarmente intenso per l’Age San Donato quello che si è appena concluso. Particolarmente importante per la scuola è stata la battaglia condotta con i genitori delle scuole contro la proposta di accorpamenti del Comune, coronata da successo (almeno per quest’anno). Tutto nasce dalla “manovra” del Governo del luglio 2011, in tema di “Razionalizzazione della spesa relativa all’organizzazione scolastica”, che sopprime tutti gli attuali circoli didattici e gli istituti medi, con la creazione di istituti comprensivi (materna + primaria + media) aventi come minimo 1.000 alunni per essere autonomi. Per San Donato, che oggi conta su tre circoli didattici (materna + primaria) e un istituto di scuola media su due plessi, per un totale di 3.162 alunni, questa legge ha una pesante conseguenza, perché comporta l’obbligo degli istituti com-

fondata nel 1973 dalla signora M. Luisa Macconi ispirandosi ai valore della costituzione italiana e dell’etica cristiana, anche con questo concorso ne rinnova la riconoscente memoria. L’intervento di Patrizia Macconi, componente della commissione esaminatrice, ha evidenziato come i profili scolastici di tutti i partecipanti risultassero di eccellenza tanto che la commissione si è trovata talvolta in difficoltà a individuare il più meritevole di ciascuna sezione (scuola media, superiore, università); difficoltà in parte superata dalla disponibilità degli sponsor ad aggiungere altri due assegni ai tre previsti dal bando di concorso. I premi sono stati consegnati ad Alina Tircavu e Clarice Cloutier per la scuola media (assegno di 400 euro ciascuno); ad Alessandra Lucini Paioni e Andrea Stella per la scuola superiore (assegno di 600 euro ciascuno); a Manuel Generali per l’università (assegno di 1.000 euro). Non sono mancati gli applausi, meritatissimi, e le foto di rito.

prensivi, con soppressione dell’Istituto De Gasperi-Galilei, che sta funzionando molto bene e che risponde alle esigenze della città e la riduzione dei quattro istituti autonomi e delle relative dirigenze, ad almeno tre per rispettare il limite minimo di 1.000 alunni. L’esistenza a San Donato di due sole scuole medie non consente di creare tre comprensivi con circa mille allievi ciascuno, come sarebbe la soluzione logica. Il comune ha optato per un piano che prevedeva due istituti comprensivi, incentrati sulle due scuole medie esistenti; il grosso inconveniente di questa soluzione, su cui due dei tre dirigenti erano contrari, è evidente: si creavano due istituti molto grandi, da 1500-1600 alunni e sei plessi ciascuno, con pesanti danni all’efficienza e alla qualità della scuola. Come Age abbiamo studiato, insieme ad alcuni genitori del 1° circolo e della media, altre soluzioni, per noi più adatte alla situazione logistica e di distribuzione delle utenze in città, anche se non rispondenti in toto al dettato della legge; i documenti prodotti e inviati al sindaco, alla provincia, alla regione e a Roma sono visibili sul sito www.age.it. Appoggiandoci a una interpretazione della legge che consentiva deroghe sulla costituzione di comprensivi e grazie alla mobilitazione dei consigli di circolo/ istituto, in una riunione in sala consiliare a fine gennaio siamo riusciti, tutti insieme a convincere l’assessore ad accettare la proposta di rinvio di un anno. La richiesta è stata accolta dalla Provincia e pertanto per l’anno scolastico 2012/13 tutto rimar-


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rà invariato. Il problema si ripresenterà a settembre, quando dovranno essere presentate le proposte per l’anno successivo, ma ora abbiamo un po’ di tempo per studiare la migliore soluzione compatibile con quanto ci permette la legge, con la speranza che, avendo già raggiunto a livello regionale il risparmio richiesto, vi sia una maggior flessibilità. È un esempio di cosa genitori, soprattutto se associati, possono fare per la nostra

scuola. Insieme a questa battaglia, l’Age ha proseguito la sua attività ordinaria, con l’organizzazione della Scuola genitori. Anche nel 2012 il tema al centro del percorso è stata la preadolescenza con un ciclo di incontri sul tema “Voglia di indipendenza tra fascino e rischio”, guidati da Maria Grazia Ferrari Trovati, responsabile in Lombardia delle Esperte in educazione in ambito familiare.

Marmirolo (Mn) Tutti in piazza con i Flintstones

compatti ha enfatizzato l’importanza del credere nel valore della famiglia e che insieme ci si può aiutare nella crescita dei propri figli. Compreso lo spirito dell’iniziativa hanno aderito genitori con figli piccoli e adolescenti per giocare in complicità con le altre famiglie. Non solo per aggiudicarsi l’ambita coppa messa in palio dai Flintstone, ma soprattutto per lanciare il messaggio che la famiglia è un valore che rafforza specialmente quando lo si mette al servizio di altre famiglie, quando si è capaci di aprirsi all’accoglienza anche del “diverso” (hanno partecipato infatti anche famiglie extracomunitarie che vivono nel nostro paese), quando si è capaci di divertirsi con le cose semplici, perché l’importante è dedicarsi un po’ di tempo ed il gioco può essere un mezzo per dire al proprio figlio “ti voglio bene” e per dire al proprio genitore “sto bene con te”.

di Daniele Brutti I nostri antenati dei cartoon hanno risposto all’sos dell’Associazione genitori di Marmirolo (Mn) e sono diventati protagonisti della “Festa della famiglia”. Alla domanda: «Come sarebbe il nostro paese se tutte le famiglie si ritrovassero un giorno a giocare in piazza?», hanno risposto molte persone. La festa è iniziata il 3 giugno alle 10, sul sagrato della chiesa parrocchiale, con una colazione offerta dalla famiglia Flintstone e consegna di una originale collana con osso riportante il proprio nome: segno di disponibilità nell’incontrare persone nuove. poi tutti a messa per ringraziare Dio del grande dono della famiglia. Nel pomeriggio fino a sera la piazza si è trasformata nel paese di Bedrock, con vari giochi per grandi e piccini: la scuola guida di Wilma e Betty con macchine di cartone costruite dai genitori nostri soci; la gioielleria con le collane ed i braccialetti fatti di pasta da infilare; la pasticceria con le formine di pasta sale colorata e argilla; la scuola di musica dove i piccoli hanno imparato a costruire strumenti musicali con oggetti di casa riciclati; la pesca sportiva con pesci e canne da pesca fatti artigianalmente dai genitori; la caccia al tesoro fotografica per le strade del paese; le varie attività sportive con attrezzi “hand made”; uno spazio con i nostri amici cani dove un istruttore cinofilo, il dottor Alfred, mostrava ai bimbi i primi rudimenti dell’addestramento; il gioco del donatore di sangue con il dottor Fred. A sera la festa si è conclusa con il concerto dei ragazzi della “Scuola di musica”. Il secondo risultato che la nostra iniziativa ha raggiunto è stato quello di mettere in rete diverse associazioni di Marmirolo: Avis, Protezione Civile, gruppo fotografico “La Ghiacciaia”, Aiutiamoli a Vivere, Oratorio parrocchiale, che si sono prestate nel far giocare le famiglie con i propri stand a tema. Il vederci così

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Avetrana (Ta) La raccolta dei tappi per educare alla diversità di Patrizia Sulpizio, vice presidente Age “Vivere senza barriere, nella testa e nel cuore! Raccogli un tappo… per un sogno!”. È il titolo di un convegno ma, soprattutto, un programma di azione per un’associazione, come l’Age di Avetrana, che si trova costantemente di fronte a problematiche del territorio, spesso sotterranee, che necessitano di essere affrontate con percorsi di sensibilizzazione. Il tema del convegno del 17 giugno scorso, patrocinato dalla Regione Puglia, dalla Provincia, dal comune, dal Forum familiare e dal Centro servizi volontariato di Taranto era quello della diversa abilità, come opportunità di andare oltre gli schemi. Un punto di partenza per cominciare a parlarne e costruire qualcosa insieme alle istituzioni e a tutta la comunità. Il progetto si concentra sulla questione educativa insegnando, tramite la raccolta dei tappi, che tutto è risorsa e che per far del bene occorre a volte un semplice gesto. I tappi delle bottiglie di plastica che contengano acqua minerale e bibite, i tappi dei detersivi, i contenitori del giochino dell’ovetto Kinder, i contenitori dei rullini fotografici, i tappi di plastica dei contenitori metallici di spray e di sostanze detergenti, il contenitore del Nesquick e il tappo della Nutella. Tutti questi tappi permetteranno di finanziare dei beni utili e fare in modo che dei giovani diversamente abili possano praticare sport. Un sostegno rilevante sarà dato anche all’associazione di Taranto “Vivere senza barriere!”, il cui presidente Salvatore Sgura nel territorio si impegna senza

SPAZIO AGE tregua per far rimuovere le tante barriere architettoniche e culturali. Il convegno si è aperto con i saluti e i ringraziamenti della presidente Age Anna Maria Leobono a tutte le personalità rappresentanti le istituzioni presenti in sala: Franca Lorati, dell’assessorato provinciale alle politiche giovanili, A. Occhinegro referente per handicap presso l’Usp di Taranto, incaricata dall’Ufficio Scolastico Regionale, l’allenatore del “Taras Team”, società di basket in carrozzina, Aniello Diana, l’imprenditore di “Manduriaplast” Antonio Lodedo, che sosterrà l’iniziativa acquistando i tappi e i contenitori per i punti raccolta ma impegnandosi anche a donare un contributo economico per far partire la raccolta. Insieme a loro tutti i giovanissimi volontari della protezione civile, dell’Age e di Avetrana soccorso. «Noi come Associazione genitori abbiamo sentito molto il bisogno di affrontare questo tema - ha affermato Anna Maria Leobono -. Viviamo in un piccolo centro ai margini delle grandi città, con carenze di strutture e servizi, ma questo non deve attenuare il bisogno di far emergere i disagi». Tanti giovani e bambini non possono vivere una quotidianità fatta anche di interessi diversi, che per tabù o per indifferenza sia delle istituzioni o del territorio limitano delle vite. I genitori di figli diversamente abili sono chiamati ad affrontare sin dai primi anni di vita del bambino innumerevoli sfide per ottenere o difendere diritti negati. Per questo è fondamentale che essi possano trovare nel territorio, nella scuola, validi alleati, nel processo di formazione e realizzazione dei propri figli. Stiamo parlando di persone, che come tali hanno emozioni, sentimenti, pensieri e valori, potenzialità nascoste che aspettano solo il giusto stimolo per saltare fuori ed emergere in maniera “diversa”. L’Age Avetrana vuole dare il proprio contributo. Mostrando come è in realtà l’integrazione attiva, anche attraverso lo sport. Su questo vuole coinvolgere la comunità, attraverso la raccolta dei tappi, entrare in modo capillare in tutte le famiglie che saranno protagoniste con un semplice gesto e avranno l’opportunità di contribuire a far del bene. «Da stasera, ogni tappo sarà risorsa», ha concluso la presidente dell’Age locale.


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Rende (Cs) Il difficile mestiere del genitore nel concorso letterario per ragazzi Un concorso letterario nel nome di un “Professore per professione, educatore per amore”, alla memoria di Giuseppe Papalino. Le figlie, socie dell’Age, desiderano mantenere vivo il ricordo del proprio padre che si è dedicato, con pazienza e amore, alla crescita culturale e alla formazione degli adolescenti. Il tema ha proposto una riflessione sull’educazione impartita dai rispettivi genitori. Gli alunni delle classi terze hanno espresso un giudizio sul tipo di educazione, autoritaria, permissiva o autorevole, che, a parer loro, sia la migliore per la loro crescita umana e sociale. La scelta della tematica è nata per avere l’opportunità di poter affrontare un argomento importante in una società in cui la famiglia, alcune volte, è assente per svariati problemi. Operare una selezione tra gli elaborati non è stato facile nonostante ci si sia attenuti ai criteri di valutazione prefissati: originalità dell’elaborato, maturità nell’esprimere giudizi e formulare critiche. Genitori, insegnanti e alunni hanno partecipato, presso l’Istituto Comprensivo “G. Falcone”, alla serata di premiazione del concorso indetto dall’A.Ge di Rende-Cosenza. L’incontro è stato aperto dalla presidente Age Carmelina Mastroianni, che ha illustrato le finalità dell’iniziativa. Pasqualina Rao, ex dirigente scolastico, ha affermato la necessità che hanno gli insegnanti di operare in collaborazione con i genitori, in quanto, la scuola li affianca nell’educazione dei figli e non può sostituirsi a loro. Per Franca Perri, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo “G. Falcone”, essere genitori dei “nuovi” adolescenti è una complessa sfida educativa. Gli adulti intuiscono che i ricordi della loro adolescenza non aiutano a capire l’attuale. «É doveroso imparare ad ascoltare i nostri figli per poter porre delle regole che siano da loro condivise», è l’opinione di Luigina Papalino, secondo cui per impartire una giusta educazione è necessaria autorevolezza. Gli alunni, invece, hanno letto parti significative del loro elaborato. I ragazzi sono consapevoli che essere genitori è una bella fatica. Dalla lettura emerge che i giovani vogliono avere genitori disponibili al dialogo e, pur avendo tanti impegni, trovino il tempo di stare loro vicini, ascoltare e cercare di capire i loro problemi e le loro necessità. La stima, il rispetto, la comprensione e la condivisione di pensieri e paure, non dovrebbero mai mancare. «I figli sono degli

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automobilisti che camminano su una strada in salita, non asfaltata, una strada di una ripidissima montagna - ha scritto un adolescente -. I genitori fungono da guardrail per impedirci di cadere». Un altro ha detto che «la famiglia è un punto di riferimento molto importante perché è come la stella polare che impedisce ai marinai di perdere la strada che li conduce alla loro meta». Per i ragazzi il compito dei genitori è educare i figli al rispetto delle regole e a dar loro valori umani, sociali e culturali affinché possano vivere responsabilmente nella società di oggi ricca di insidie e di pericoli. Ben vengano, allora, i “no educativi” . Secondo i ragazzi lo stile educativo peggiore è quello permissivo perché produce generazioni di figli maleducati, scontenti di tutto e di tutti, bulli insolenti e aggressivi; così il ragazzo di oggi diventerà il cittadino irresponsabile di domani. Scrive il vincitore: «Visto che i figli hanno bisogno di essere guidati e di trovare una strada sicura in cui incamminarsi, i genitori devono educare i figli con amore e con autorevolezza ponendo dei limiti ma motivandoli. Naturalmente trovare la giusta misura è la grande sfida dell’educazione. La giusta misura non può essere universale, valida per tutti, dipende dal singolo ragazzo… Tutti i figli sono unici. Non è facile mantenere il delicato equilibrio tra permissività e autorevolezza ma possiamo imparare a gestire il conflitto generazionale se i genitori considerano le prove di carattere, le provocazioni, le ribellioni, gli atteggiamenti esasperanti come un momento naturale di crescita, indispensabile per la maturità dei loro figli. Genitori e figli devono ricordare che la famiglia è l’unico luogo in cui appagare il bisogno d’amore e di essere amati e solo con il rispetto, il dialogo, la fiducia e la collaborazione si potranno stabilire legami forti e rapporti pacifici per famiglie forti e unite». La manifestazione si è conclusa con l’intervento della pedagogista Licia Cavallari, da molti anni impegnata nelle problematiche private e sociali della famiglia. «La famiglia è il primo nucleo sociale da cui tutto si origina. Oggi più che mai è importante, proprio perché viviamo in una società globale complessa, confusa, in forte crisi economica e valoriale. I bambini, gli adolescenti, i giovani ci testimoniano ogni giorno il bisogno della famiglia come unico modello di riferimento». Dall’ascolto attento dei pensieri la pedagogista deduce che i ragazzi hanno tratteggiato una lucida analisi della famiglia e comunicano, con spirito critico, un messaggio di fondo: sono consapevoli che quello dei genitori è il “mestiere” più difficile, più complesso, più importante.” E conclude rivolgendosi ai ragazzi: «Siate sempre onesti, coraggiosi nel portare avanti le vostre scelte, mai meschini, imparate a elaborare e trasformare le esperienze negative della vita in punti di forza. Così sarete buoni cittadini e autorevoli genitori pur nella imperfezione degli esseri umani. Buona fortuna ragazzi».

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associati all’Age Genitori insieme in associazione, per cercare risposte a tante domande, per smuovere ostacoli, creare opportunità, conoscere e formarsi di fronte alle sfide della complessità, dell’educazione, della scuola e dei media. Rinnova l’adesione all’associazione o cerca l’associazione più vicina a te, nel sito

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