ACSA Magazine 2011_3

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FOCUS ON La valutazione geriatrica globale (CGA) rappresenta quindi il primo ed essenziale step per selezionare le opzioni di trattamento e dovrebbe essere comunemente usata per pre‑ dire l’aspettativa di vita e la riserva funzionale consentendo un approccio oncologico indi‑ vidualizzato all’anziano.6 Il CGA è costituito da un insieme di tools che valutano lo stato funzionale, sociale, cognitivo e la salute fisi‑ ca, fornendo un valore prognostico per la so‑ pravvivenza e la tolleranza dell’anziano ai vari trattamenti. Vengono definite tre categorie di pazienti: fit, unfit o vulnerabile sulla base delle riserve fisiologiche. Definire un paziente fit o unfit significa fornire già una chiara indicazione della fina‑ lità del trattamento: nel primo caso dovrebbe essere considerato un programma di tipo cu‑ rativo, nel secondo non più di un trattamento palliativo. Sfortunatamente, la maggior parte dei pazienti sono nel terzo gruppo, dove la vulnerabilità può significare la presenza di varie comorbidità, con riduzione delle riserve funzionali e parziali limitazioni difficili da evi‑ denziare prima dell’esposizione ad un ulterio‑ re stress come radioterapia o chemioterapia. In questi casi il CGA, pur risultando difficile da somministrarsi nella pratica clinica, dovreb‑ be essere mandatorio prima di ogni decisio‑ ne terapeutica per stimare grossolanamente l’aspettativa di vita (non solo rapportata alla neoplasia), la tolleranza alla radioterapia o alla chemio-radioterapia, la rilevazione di co‑ morbidità reversibili e bisogni socio-economici orientando il buon senso e l’esperienza clinica del radioterapista nell’adottare tutte le pro‑ cedure per raggiungere il migliore rapporto efficacia/tossicità. In particolare gli aspetti so‑ cioeconomici e psicologici non dovrebbero essere omessi: la depressione collegata alla ospedalizzazione, la fatigue e i costi dovuti al trasporto giornaliero, le difficoltà nel sentire

e comprendere sono fattori che influenzano non di poco le scelte terapeutiche. In generale un buon compromesso in am‑ bito geriatrico potrebbe essere l’uso degli schemi di radioterapia ipofrazionata, ma senza dimenticare le regole radiobiologiche, evitando così di tradurre l’ipofrazionamento o in una riduzione della dose biologica tumorale (riducendo quindi le possibilità di cura) o in un aumento della tossicità tardiva.7 D’altro canto l’interpretazione dei dati sull’efficacia e tossicità della radioterapia nell’anziano è sovente complicata da due ele‑ menti conflittuali: l’eccessiva accuratezza nella selezione dei pazienti anziani partecipanti agli studi randomizzati e l’ampio uso di schemi di trattamento, tecniche o associazioni di farmaci obsoleti negli studi retrospettivi. Comunque, molti studi cercano oggi di valutare questi aspetti negli anziani affetti dalle neoplasie ge‑ riatriche più frequenti, quali quelle dell’encefa‑ lo, testa‑collo, torace e pelvi, che tenteremo di riassumere nella seguente trattazione. Effetti positivi sulle neoplasie geriatriche più frequenti Nel trattamento adiuvante del glioma ad alto grado, la radioterapia è considerata un trat‑ tamento cardine dopo chirurgia, ma un’ana‑ lisi dati SEER8 ha mostrato che solo il 65% dei pazienti over 65 ha ricevuto un trattamento adiuvante e lo studio randomizzato di STUPP9 ha studiato l’associazione di radioterapia e temozolomide escludendo pazienti over 70. Recentemente uno studio retrospettivo italia‑ no10 ha confermato che la somministrazione di 60 Gy con frazionamento convenzionale è fattibile ed efficace nell’anziano quando combinata con temozolomide con tassi di so‑ pravvivenza interessanti e comparabili ad altri studi, confermando che il performance status è un fattore prognostico indipendente per la

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