chi lo incontrava per le strade delle valli ingobbito sulla sua galloni rossa, poteva scambiarlo per un diavolo dell’inferno.
Una spina nel cuore - Piero Chiara�
MAURO BORZINI
FABIO VALEGGIA
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1 914-2014 L E L EG GEN DA RI E MOTO C ICL ET T E DI BORG OMAN E RO
Ripercorrere la storia delle moto Galloni, costruite da Alberto Galloni a Borgomanero negli anni '20 (dal 1919 al 1932) e vincitrici di numerosi titoli, gare nazionali e record di velocità, non può che essere un motivo d’orgoglio per i Cittadini e per gli Amministratori. Sapere che la nostra Città, nella sua storia passata-recente, era ai vertici nazionali per la tecnologia espressa dalle maestranze e dallo stesso Alberto Galloni, riassume l’importanza a livello nazionale che ancor oggi Borgomanero riveste. Ci sono altri particolari da non dimenticare: Domenico Piemontesi, oltre ad essere stato un ciclista di qualità indiscusse, costruiva una sorta di bicicletta con motore; poi negli anni del secondo dopoguerra i Fratelli Rossi realizzavano telai sui quali venivano montati motori tedeschi; impossibile poi dimenticare gli anni ’70, quando Mario Vecchi (fondatore, insieme a Valsesia Maurizio, della Viemme) assemblava le moto VMZ. Il volume di Mauro Borzini e Fabio Valeggia, appassionati e cultori di una “Borgomanero che non c’è più”, già autori di una mostra fotografica sulla Galloni culminata con il calendario “Fotoricordando 2013”, è certamente una testimonianza importante per la nostra Città, un documento storico, un ricordo di un passato glorioso, una riscoperta del genio e del grande impegno dei nostri predecessori, che diventano un’efficace testimonianza storica dell’operosità della nostra gente. Anna Tinivella Sindaco di Borgomanero Ignazio Stefano Zanetta Assessore alla Cultura del Comune di Borgomanero
Leggevo, anni fa, il romanzo di Piero Chiara “Una spina nel cuore” dove il protagonista Arturo Tibiletti correva instancabile in sella alla sua rossa Galloni e apprendevo, con stupore, che qualcuno citava le mitiche moto di mio nonno che sembravano dimenticate. Da allora ho sempre desiderato che a quella pionieristica avventura venisse ridato il suo posto nella storia dell’industria italiana. Quando Mauro Borzini, Fabio Valeggia e Ornello Allegrini mi hanno esposto la loro idea di una mostra e di un libro che la raccontasse, ho aderito con entusiasmo all’ iniziativa. Le macerie dei bombardamenti e le difficoltà del primo dopoguerra avevano quasi sepolto il ricordo di una delle prime industrie del nostro Paese. Il lavoro di questi volenterosi e appassionati ragazzi ha rimosso l’oblio per ridare a tutti un piccolo pezzo del nostro passato. Li ringrazio di cuore per il loro impegno e il loro amore per quelle “Rosse Galloni” che, dimenticate dall’industria, erano tornate a correre nei romanzi del grande scrittore luinese.
Quando due anni fa fu realizzata la prima mostra sulle Moto Galloni fu una vera sorpresa per la maggior parte dei visitatori scoprire che a Borgomanero, tra il 1914 e il 1932, venivano costruite le moto che dominavano le corse motociclistiche di quegli anni. La maggior parte dei visitatori che seguiva il percorso dell’esposizione apprendeva con stupore che a Borgomanero fossero state prodotto delle “motociclette” che riscossero fama a livello nazionale ed internazionale. Grazie alle ricerche, al lavoro e a tanta passione, Mauro Borzini, socio del Nostro Club ed appassionato di storia locale e di auto e moto storiche, insieme all’amico Fabio Valeggia, oggi ci fanno scoprire e rivivere un altro pezzo di storia della nostra cittadina. Questo libro è l’occasione per conoscere quello che fu un vanto per il nostro Borgo e che oggi solo pochi appassionati ricordano con affetto. Franco Marcodini Presidente dell’Associazione auto e moto storiche “I Miserabili” di Borgomanero
100 anni di motori. Associazione Turistica Pro Loco di Borgomanero, Città di Borgomanero - Assessorato alla Cultura, Società Operai di Mutuo Soccorso e Fotoclub Borgomanero “l’Immagine”, insieme per festeggiare il centenario delle “Moto Galloni”, che venivano costruite a Borgomanero nell’azienda di Alberto Galloni “Società Anonima Moto Galloni - Borgomanero” sita in Via Cavallari, ora Via Gramsci. Ancora oggi la ditta di famiglia esiste ed è la O.M.P. in Via Arona a Borgomanero e continua nella produzione meccanica di precisione. Molti appassionati continuano a far rivivere le leggendarie “Rosse Galloni” che venivano prodotte all’inizio del secolo scorso con cilindrata che andava dalla 175 cc alla 750 cc. Oggi noi festeggiamo i 100 anni nella speranza che i posteri festeggino i 200 anni delle mitiche “motociclette” di Borgomanero.
Massimo Minazzoli Presidente dell’Associazione Turistica Pro Loco di Borgomanero
Giovanna Prandi 6
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ALBERTO GALLONI E L'AZIENDA
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Alberto Galloni, nacque a Romanengo in provincia di Cremona nel 1890 e dopo aver compiuto studi tecnici venne assunto alla Breda Meccanica settore trebbiatrici. Nel 1912 la ditta lo inviò a Borgomanero per la manutenzione della trebbiatrice di proprietà di un agrario della zona. Alberto tornò più volte nel borgo e nel 1913 conobbe la signorina Giuseppina Lunghi che diverrà poi sua moglie. Incontrò nel frattempo i fratelli Aldo e Ferruccio Piscia (appartenenti alla famiglia Piscia, proprietari della Società Elettrica del Pellino), appassionati di meccanica ed insieme realizzarono la loro prima moto contraddistinta dalla sigla P.G. (Piscia - Galloni) ed equipaggiata con un motore monocilindrico a quattro tempi con una cilindrata compresa tra i 350 e i 500 cc. Di quella moto esistono alcune fotografie in cui i fratelli Piscia ed il Galloni sono ritratti a bordo del loro prototipo. Per la cronaca, l’amico Aldo Piscia morirà poi giovanissimo nel 1921 a seguito di un trauma sportivo occorso durante una partita di calcio. In una sua intervista apparsa sulla rivista “Motociclismo” del 9 gennaio 1926, Galloni spiega come nel 1911 aveva progettato di acquistare una motocicletta, ma
gli venne con l’amico Piscia, l’idea balzana di costruirsela da sé. E così mentre i due amici erano seduti al tavolino di un caffè, chiesero al cameriere un pezzo di carta e iniziarono a disegnare una macchina razionale e sicura.
E dopo aver costruito il loro primo motociclo pensarono di costruirne una prima serie di trentacinque e poi un’altra serie di cinquanta. Ma scoppiò la prima guerra mondiale e tutto si fermò: Galloni si trasferì ad Omegna dove aprì una fabbrica per la produzione di materiale bellico. Al termine della guerra ritornò a Borgomanero e intraprese, per un breve periodo, la costruzione di macchine trebbiatrici (che battezzò trebbiatrici Galloni). Galloni provò anche la carriera di pilota e si cimentò per un breve periodo nelle competizioni motociclistiche, guidando una Frera, ma in cuor suo c’è il sogno di produrre delle “motociclette” con il proprio nome. Nel 1919 si ripresentò l’idea della produzione di motociclette: Alberto investì tutte le sue sostanze creando la Società Anonima Moto Galloni - Borgomanero e dando vita all’omonima fabbrica nella via Cavallari oggi via Gramsci. Nello stesso anno, il pilota Miro Maffeis a bordo del primo modello di Galloni si aggiudicò immediatamente numerosi record di velocità. La produzione in serie vera e propria iniziò nel 1920, prima con una piccola motocicletta a due tempi e successivamente nel 1921 con una bicilindrica da 500 cc. Sulla stessa base della 500 cc Galloni realizzò anche una 750 cc principalmente destinata all’accoppiamento al sidecar. Galloni credeva fermamente che la via dei record di velocità potesse rendere in modo inequivocabile le possibilità del mezzo e quindi affermarne la distribuzione. Un primo avvenimento in questa direzione si verificò alla fine del 1921 quando Gino Zanchetta alla guida della 750 cc, sul rettifilo Borgomanero - Cureggio, ottenne il record italiano del chi-
Nella pag. precedente, Alberto Galloni e la fabbrica di Borgomanero in Via Cavallari, oggi Via Gramsci. Sopra, Alberto Galloni nel 1914 ammira una delle sue prime creazioni, una PG (Piscia e Galloni). A lato, Ferruccio Piscia, a sinistra, ed Alberto Galloni, a destra, nel 1914 a Borgomanero con una
Aldo Piscia nel 1914 a Borgomanero
PG a sud della Piazza XX settembre
su una PG a sud della Piazza
(San Gottardo), quella che oggi è la
XX settembre (San Gottardo),
Via Novara.
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quella che oggi è la Via Novara.
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lometro lanciato con una media di 132,352 km/h. Velocità folle per l’epoca se si pensa che le strade non erano asfaltate e piene di buche. Negli anni seguenti, pur mantenendo a listino le versioni 500 cc e 750 cc, Galloni puntò principalmente sul nuovo modello 250 cc decisamente di minore costo e maggiore maneggevolezza. Nel 1922 affianca alla produzione delle moto anche la realizzazione delle candele CIGA (Candela Italiana Galloni Alberto) che venivano montate sui motori delle Moto Galloni. Nel 1924 avviene una ricostituzione della società e dai documenti dell’Atto Notarile si può desumere che la proprietà della Ditta Galloni comprendeva diversi fabbricati industriali, più un fabbricato ad uso abitazione ed un edificio rustico adibito ad osteria ed albergo che si affacciava sulla Via Sanado al numero civico 3. Il complesso di immobili comprendeva una costruzione verso il “Viale del Monastero”, attuale Via De Amicis, usata come portineria ed abitazione del custode. Tale indicazione si può rilevare anche dal “Catalogo Ufficiale dei Festeggiamenti Decennali 15-26 agosto 1923 dell’Esposizione e Fiera Campionaria”
svoltasti a Borgomanero, dove in una pubblicità dell’epoca si legge che chi voleva visitare le “Officine Galloni” si poteva rivolgere direttamente al portiere della Ditta in Via Rosmini. Adiacente a questo fabbricato, verso ovest, esisteva la cabina per la trasformazione dell’energia elettrica. Sul lato sud del cortile, vi era un edificio con un solo piano fuori terra, comprendente vari locali e tettoie, mentre sul lato ovest c’era il vasto fabbricato ad uso officina a cinque campate. A sud dell’officina e lungo i lati di un secondo cortiletto secondario si trovavano piccole costruzioni quali fucine e forni. Verso nord esisteva un vastissimo cortile, che confinava a ovest con un fabbricato rustico a due piani fuori terra, con annesse stalle e cantine. L’area descritta era circoscritta a nordest dalla Via Cavallari, attuale Via Gramsci, a est dalla Via Monastero, attuale Via De Amicis, a sud da Via Rosmini, a ovest Via Sanado e a nord da altre proprietà.
Nella pag. di sinistra, Ferruccio Piscia nel 1914 a Borgomanero su una PG, sullo sfondo si intravede Piazza XX settembre (San Gottardo), il campanile della Chiesa di San Gottardo ed il Corso Roma. Sopra, Alberto Galloni, in primo piano a destra, in compagnia degli amici motociclisti Tavioli, al centro, e Ceretti a sinistra (1914)
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Sopra a sinistra e a destra ed in basso a sinistra, Aldo Piscia a bordo di moto PG.
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Sopra a sinistra e a destra, Aldo Piscia con una moto PG. In basso una moto PG.
In basso un altro esemplare di moto PG.
Sotto, una moto PG sulla strada per Pella, come si nota sul paracarro in sasso su cui è appoggiata.
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Sopra, Ferruccio Piscia in sella ad una PG sulle strade del Pellino, 20-9-1914.
Sopra, Aldo Piscia in sella ad una PG sulle strade del Pellino, 24-9-1914.
Sotto, Ferruccio Piscia.
Sono gli anni che vanno dal 1925 al 1926 a dare maggiori soddisfazioni alla casa borgomanerese. Il trionfo arrivò in particolare nel IV Circuito motociclistico d’Italia categoria 250 cc e il pilota Alfredo Panella nel 1926 conquistò il titolo di Campione d’Italia in sella alla rossa Galloni. Sono questi gli anni più fiorenti della casa motociclistica borgomanerese. Dalla rivista “Motociclismo” del 9 gennaio 1926 apprendiamo che in quell’anno la fabbrica si stava ulteriormente ingrandendo e occupava una maestranza di ben 175 operai, arrivando a produrre fino a 150 macchine al mese, con l’obbiettivo, a partire dal mese di aprile di produrne ben 200.
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Il giornalista che ha redatto l’articolo, fece visita alla fabbrica e ce ne ha lasciato una gustosa descrizione: “Sono andato a visitarla e così ho conosciuto anche Borgomanero e le sue due lunghe ariose e sonore strade in croce, famoso mercato di bei cavalli e allettevole emporio di graziose donne. Ma questo non ha proprio nulla a che fare con le motociclette, che stanno di casa non lungi dalla stazione, in una strada tranquilla e senza distrazioni, per venire al mondo sane e robuste da un ambiente severo:
Sopra, una delle prime macchine costruite da Alberto Galloni (in piedi a sinistra): un’imballatrice per il fieno.
cavalline di buona razza, generate dall’amoroso lavoro. Il cantiere piglia luce e risalto da un vastissimo cortile che ha quasi l’aria d’una piazza, tanto è aperto nella cornice degli edifizi che lo circondano o piuttosto lo inquadrano come uno scenario non privo di un certo sapore pittoresco. Da un lato sono case e casette, in un profilo vario e mosso di tetti, di finestre, di comignoli; negli altri tre lati si stagliano con le
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loro sagome austere le officine, a cui s’accede da un cancello e da una vigile portineria. Per cominciare il giro della parte vecchia, quella che fu il nucleo originario dello stabilimento si va alla sala del macchinario… Lo spazio avaro è utilizzato con sagace criterio distributivo così che questa è in realtà un’officina quadrupla. Difatti in mezzo, un po’ strettine si allineano le macchine vere e proprie, i torni paralleli inglesi, i torni a revolver, le frese per la lavorazione in serie con tutto il suo strepitoso via vai di pulegge e di ruote: ma un angolo del locale è tagliato fuori come un reparto distinto per la costruzione dei telai, i quali non sono in ghisa malleabile, ma - caratteristica della Moto Galloni - hanno le pipe in ferro stampato e la stampa avviene nella famosa Netro del biellese: e un altro angolo, cinto da un tramezzo a vetri, costituisce il reparto del collaudo
Una “Galloni” nel cortile dell’azienda di Borgomanero (1926), in Via Cavallari, attuale via Gramsci.
che accompagna rigorosamente di passo in passo ogni fase della lavorazione… Fuori dal camerone ingegnosamente molteplice e promiscuo, è un cortiletto ove trovano sfogo i forni per la tempera dei metalli, la forgia e la saldatura. E si passa a un’altra ala del cantiere, che è stata costruita di recente ed ha una cera assai più gaia per il sorriso luminoso delle molte grandi finestre che vi si spalancano e per la grazia d’un portico esterno che la fronteggia, oltre che per la vergine nettezza dei muri nuovi, delle pareti, dei soffitti, dei pavimenti immacolati. Una saletta è riserbata alle scaffalature e ai banchi delle attrezzature ed utensilerie e conduce alla sala per il montaggio dei motori, fornita di larghi banchi, intorno a cui s’accumulano pronte le varie parti di motore…”
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