Cade un albero nasce un gioco

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Cade un albero nasce un gioco Corrado Bosello Loredana Cava Maria Teresa Regazzi Novembre 2023


Questa documentazione è consultabile su www.spanizzo.comune.sanlazzaro.bo.it

Revisione documentazione a cura di Accaparlante Coop. sociale Impaginazione grafica di Francesco Tacconi (www.fratac.it)


Cade un albero nasce un gioco


Cade un albero, nasce un gioco

Gli autori

Corrado Bosello

pedagogista dei servizi educativi per l’infanzia del Comune di San Lazzaro di Savena (Bologna) presso cui coordina i poli di infanzia ed il centro di documentazione educativa. Esperto di educazione all’aperto, giardini educativi e materiali naturali.

Loredana Cava

pedagogista servizi educativi Cadiai Coop.

Antonio Di Pietro

pedagogista ludico. Collabora con l’Università di Firenze, membro del Centro di Ricerche sulle Didattiche Attive (Università di Bologna). Presidente del Cemea Toscana.

Lorenzo Feltrin

responsabile servizio Ambiente Comune di San Lazzaro di Savena.

Maria Teresa Regazzi

naturalista servizio ambiente Comune San Lazzaro di Savena.

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Per sole ragioni stilistiche, si utilizzano i termini “bambino” e “bambini” al posto delle allocuzioni complete “bambino e bambina” e “bambini e bambine”.


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Indice Prologo: verso ambienti naturali innovativi per il gioco e l’apprendimento

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Giocosità circolare di Antonio Di Pietro

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Cosa succede quando cade un tronco: normative, soluzioni, invenzioni di Maria Teresa Regazzi

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Tutto ciò che sappiamo di alberi e tronchi. Possibilità e variazioni di Corrado Bosello

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C’era una volta uno spazio esterno e adesso c’è... un giardino educativo di Loredana Cava

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Postfazione di Lorenzo Feltrin

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Bibliografia e sitografia

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Prologo

Verso ambienti naturali innovativi per il gioco e l’apprendimento Questo piccolo volume di documentazione raccoglie scritti di tecnici del Comune di San Lazzaro di Savena, che sono stati coinvolti negli ultimi anni in un progetto di rigenerazione, ecologica ed educativa, di un numero rilevante di alberi, a fine ciclo vitale, del nostro territorio. Forse il suo interesse può essere generale, oltrepassando i nostri confini comunali. Anche per questa ragione nasce questo testo frutto di un proficuo lavoro integrato e multiprofessionale. A San Lazzaro, quando cade un albero, nasce un gioco. Tanti tronchi e tanti giochi. Non scartiamo più i tronchi. Rigeneriamo in modo accurato i preziosi alberi caduti e di pregio, di grande età, che presentano forme suggestive. Ci accostiamo ai profumi e colori. Percepiamo con le mani cortecce e superfici interne. Ricerchiamo in qualche modo la loro bellezza interiore, come ci invitano a fare gli scultori di legno della Land Art1. Cogliamo nelle cataste o nei cantieri in cui sostano, come in attesa del nostro arrivo, la loro implicita dimensione ludica e di apprendimento. Per il gioco, e attraverso il gioco, per l’apprendimento.

Perché ci sia educazione, fuori dai servizi educativi, ormai è sentire quasi comune dopo la pandemia, non servono tavoli e sedie.Possono servire altresì tronchi, e loro trasformazioni. Gli alberi, al termine della loro vita vegetativa, iniziano una inedita carriera educativa nei nostri servizi educativi per la prima infanzia, nelle scuole di infanzia, nei Poli, nelle scuole primarie e nei parchi pubblici cittadini. Li trasformiamo, insieme con giardinieri e naturalisti, in un formidabile materiale per l’educazione e l’apprendimento. Li ripensiamo attentamente, e con le cautele necessarie2, in contesti istituzionali in cui diviene materia intelligente3, materiale didattico a tutto tondo, contribuendo allo sviluppo di ambienti - naturali - innovativi di apprendimento, sia dentro che fuori, come oggi ci chiedono tutte le indicazioni nazionali per l’istruzione. Stiamo apprendendo molto da queste sperimentazioni. Intorno ai tronchi scoprirete una prospettiva di ricerca e sperimentazione pedagogica ed ecologica ricca e feconda, che confidiamo possa appassionarvi e coinvolgervi.

1) Andrea Gandini, opere di un giovane artista di tronchi, https://andreagandini.art/ 2) Vedi contributi di Pietro Cibeca e Paolo Giordano, Educare vol 2, Cred Pisa, 2022, in http://www.credzonapisana.it/ wp-content/uploads/2019/04/Pisa_2021_EduCare-Vol.2.pdf 3) Monica Guerra (a cura di), Materie intelligenti. Il ruolo dei materiali non strutturati, naturali e artificiali, negli apprendimenti di bambine e bambini.Junior edizioni, 2017

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Giocosità circolare di Antonio Di Pietro Gli alberi ossigenano la giocosità dei bambini. Se in un prato, in un giardino, in un campo ci sono alberi, i bambini tendono ad andare in prossimità del tronco, sotto la chioma, fra le eventuali radici sporgenti. Talvolta qualcuno tenta l’arrampicata. Intorno a un albero i bambini s’incontrano, trovano ristoro, sostano, giocano. Nei giochi dei bambini gli alberi sono punti di riferimento. Appoggiati con il volto verso il tronco per contare a “Nascondino”, per dire “Uno, due, tre... stella!”. Toccando la corteccia e sentirsi salvi perché è la “casa” durante un’acchiapparella. Dalla tradizione anglosassone giunge a noi il gioco “Here we go round the mulberry bush”, dove si tratta di stare in cerchio tenendosi per mano intorno all’albero cantando alcuni azioni da mimare. Questo gioco, come tanti altri con simili caratteristiche, presumibilmente è collegato ad antichi rituali. Gli alberi offrono materiali interessanti per crearsi anche “giocattoli rustici”. La ghianda di quercia che gira come una trottola, lo schioppetto (per “sparare” bacche e altro ancora) con il legno di sambuco, il nocciolo dell’albicocca per fare un fischio che trilla grazie all’armellina (seme di questo frutto), rami biforcuti per fare personaggi (animali, “omini”). L’elenco di giochi e giocattoli legati all’albero potrebbe continuare molto a lungo e diventa senza fine nel momento in cui pensiamo ai giochi autonomi, estemporanei. Pensiamo al cercare di prendere al volo le foglie che cadono in ventose giornate d’autunno, al rilanciare

in aria i semi volanti (come quelli dei tigli), al realizzare “piccoli mondi” (con legnetti, foglie, sassi) intorno alla corteccia e alle radici. Senza escludere quanto può accadere di giocoso in una tana costruita alla base di un tronco, in una casa sull’albero. I motivi per cui è importante piantare alberi riguardano certamente gli aspetti ambientali, ma anche la “salute ludica” dei bambini. Fra le cose da fare per salvare il nostro pianeta, come afferma Stefano Mancuso, bisognerebbe piantare mille miliardi di alberi. E per salvaguardare l’infanzia? Tanta aria pulita e molteplici occasioni di gioco grazie anche agli alberi, ammesso che i bambini vivano all’aperto in modo costante e in ogni stagione. I bambini e le bambine nei servizi educativi di San Lazzaro di Savena vivono gli spazi esterni in modo quotidiano, in giardini ricchi di alberi in verticale e in “orizzontale”, ovvero tronchi, ceppi, rondelle ricavati da alberi tagliati. Ci sono molteplici buoni motivi per abbattere un albero (perché secco, pericoloso...) e, comunque sia, ogni volta che si vede una scena simile ci piange il cuore. Allo stesso tempo ci riempie di gioia sapere che quegli alberi possono continuare a ossigenare la giocosità dei bambini. E in questa preziosa documentazione possiamo vedere come fare in conformità con le norme di sicurezza. Non si può dire che è qualcosa di semplice, altrimenti non staremo qui a farci brillare gli occhi guardando le fotografie di queste pagine, leggendo i seguenti scritti, sentendosi fortunati di far parte di un progetto simile, 9


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ricercando un contatto per visitare i giardini dei servizi educativi di San Lazzaro di Savena (dove sono stato personalmente, e ci ritornerò). Ci vuole tempo per seminare un progetto sull’idea che se cade un albero nasce un gioco. Come accade per i semi, occorre trovare il modo per arrivare al momento giusto nella situazione giusta per germinare. Ci vuole tempo, tenacia e sinergia. Come la natura insegna. E nei giardini dei Nidi e Poli d’infanzia di San Lazzaro di Savena, tutto ciò è accaduto, grazie alla sapiente regia da parte del coordinamento pedagogico, a un solido gruppo di lavoro composto da più voci con l’intento comune di equilibrare le questioni tecniche con quelle pedagogiche e ad alleanze ramificate con i genitori. Tronchi, ceppi, rondelle fanno nascere giochi che ossigenano le idee dei bambini. Recuperando gli alberi tagliati, intervenendo quel minimo necessario per far sì che siano conformi alle norme di sicurezza, si attiva una “giocosità circolare” perché le diverse parti di un pino, di una quercia, di un platano, si prestano ai giochi di movimento, all’invenzione di storie, a indagini scientifiche… in modo naturale, in silenziosa attesa della presa d’iniziativa dei bambini e delle bambine. La qualità della vita dei bambini, come ci dimostrano molte ricerche, è relativa anche a un tempo libero all’aperto dove avere la possibilità d’inventarsi giochi in modo autonomo, senza adulti e oggetti di gioco che dicono cosa fare. Incontrando tronchi, ceppi, rondelle, i bambini possono attivare una giocosità inaspettata e accorgersi, insieme a noi educatori, insegnanti e genitori, che era proprio quello che ci voleva. 10

Durante l’infanzia, e possiamo dire tranquillamente durante tutta la vita, abbiamo bisogno d’incontrare allestimenti belli e aperti a quanto ciascuno può inventare, in un equilibrato dialogo con l’ambiente naturale. E se il materiale è biodegradabile, il gioco continua.


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Cosa succede quando cade un albero: normative, soluzioni, invenzioni di Maria Teresa Regazzi Gli alberi sono esseri viventi e come tali nascono, in natura solo da semi, crescono, se li lasciamo liberi e non costretti tra asfalto e cemento, e muoiono, in città molto prima che in natura; e quando muoiono di solito cadono, venendogli a mancare il sostegno delle radici. Cadono anche alberi all’apparenza sani, e di solito lo fanno perché non siamo stati capaci di prestare al loro apparato radicale la stessa attenzione che prestiamo alla loro chioma (abbiamo costruito troppo vicino a loro? gli abbiamo tagliato radici “strutturali”, quelle utili a tenerli in piedi?), incorriamo nell’equivoco “non lo vedo, non esiste”. L’Italia si è dotata di alcune leggi atte a salvaguardare e promuovere una gestione del verde consapevole e attenta: - LEGGE 29 gennaio 1992, n. 113, - LEGGE 14 gennaio 2013, n. 10 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani” , - LEGGE 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale”, - Norma UNI EN 1176: norma nazionale italiana che regola la sicurezza relativa all’attrezzatura installata in aree da gioco pubbliche, in linea con gli standard del CEN (European Committee for Standardization). Queste leggi prevedono tra l’altro che ogni comune con popolazione superiore a 15000 abitanti si doti di un censimento degli alberi piantati in aree urbane di proprietà pubblica

e che venga pubblicato il bilancio arboreo comunale a fine mandato (la LEGGE 29 gennaio 1992, n. 113, Art. 3 bis), inoltre la LEGGE 14 gennaio 2013, n. 10, Art 1 ha istituito il 21 novembre come giornata nazionale degli alberi. A queste si aggiungono una serie di leggi della Regione Emilia-Romagna che hanno i medesimi obiettivi, ricordiamo qui: - Legge Regione Emilia-Romagna n. 2 del 1977 e successive modificazioni con la quale la regione istituisce il ‘‘fondo regionale per la conservazione della natura’’ ed “l’elenco degli alberi Monumentali regionali”; - Legge Regione Emilia-Romagna n. 24 del 2017 che si occupa tra l’altro di “tutela e valorizzazione del paesaggio”. 11


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Tabella riassuntiva dati da schede VIVAM e, per le PM10 da schede QUALIVIVA, i dati Vivam fanno riferimento ad alberi con diametro 30 cm.(COV = composti organici volatili comunemente noti come VOC).

Perché gli alberi sono così importanti nelle nostre città da dover legiferare tanto? Cosa fanno gli alberi vivi per noi Assorbono CO2 (anidride carbonica) ed emettono O2 (ossigeno), assorbono e catturano gli inquinanti volatili presenti in atmosfera (O3, NO2, SO2, PM2,5, PM10, VOC), abbassano la temperatura dell’aria e ombreggiano strade e altri manufatti aiutando a combattere l’isola di calore che si genera nei nostri centri abitati inoltre, possono offrire frutti edibili per noi e 12

per altri animali e habitat rifugio per moltissime specie di uccelli, insetti e piccoli mammiferi che assieme a noi abitano le città. Di seguito una tabella che mostra in termini quantitativi quello che alcune specie di alberi fanno per noi: Tabella riassuntiva dati da schede VIVAM e, per le PM10 da schede QUALIVIVA, i dati Vivam fanno riferimento ad alberi con diametro 30 cm.(COV = composti organici volatili comunemente noti come VOC).


2023 La tabella mostra come non tutte le specie hanno le stesse capacità, per esempio, il Bagolaro trattiene molto più le PM2,5 e PM 10 delle altre specie in elenco e produce anche una discreta quantità di ossigeno, tutto questo ha fatto sì che negli ultimi anni si sia usato molto come albero nei viali stradali, ma per vivere in un ambiente sano abbiamo bisogno di biodiversità o più semplicemente molta varietà di specie di piante e animali che abitino con noi le città. Cosa fanno gli alberi morti per noi Una volta morti, caduti o abbattuti per ragioni fitosanitarie, gli alberi in ambiente urbano il più delle volte vengono rimossi ed avviati allo smaltimento diventando così un rifiuto. La normativa vigente dà criteri di priorità per la gestione dei rifiuti (art. 179 LEGGE 3 aprile 2006, n. 152) e tra questi al primo posto troviamo la prevenzione relativa alla loro produzione (obiettivo non produrre rifiuti) e al secondo posto il riutilizzo (obiettivo riuso l’oggetto o il materiale senza trasformarlo). È da questo che siamo partiti per immaginare un mondo dove gli alberi anche se morti rimangono utili e dove per giocare non servono oggetti che poi andranno in disuso e diverranno rifiuti ma materiali naturali che con il tempo (decomponendosi) torneranno ad arricchire l’ambiente in cui viviamo. Un albero morto perde immediatamente le foglie che, se lasciate al suolo, si decompongono in breve tempo restituendo al terreno le sostanze di cui sono composte, le sue parti legnose, rami e tronco, impiegano invece molto tempo per decomporsi e nell’attesa possono diventare “materia di gioco” e arredo urbano. Perché mettere un tronco al posto di una panchina o di un gioco?

Perché una panchina o un gioco sono fatti di più materiali, alcuni dei quali hanno un ciclo produttivo energivoro, sono non riciclabili, per essere generati impiegano risorse non rinnovabili, hanno bisogno di essere fissati al terreno, hanno bisogno, e per alcuni giochi ce lo impone la normativa, di pavimentazioni antitrauma spesso in gomma, e una volta obsoleti divengono rifiuti e come tali vanno smaltiti. Mentre se prendiamo un albero, un tronco, un grosso ramo, di quelli che siamo stati costretti ad abbattere perché non più sicuri per la convivenza con noi, o caduti per cause naturali nella nostra città e lo lasciamo lì dove è caduto, o lo portiamo in un altro luogo del nostro territorio per dargli una nuova prospettiva di vita, risparmiamo materie prime, risparmiamo attività legate alla logistica (quasi mai i giochi provengono da luoghi vicini a noi mentre i tronchi riutilizzati sono a chilometro zero), diamo la possibilità al legno di decomporsi completando il suo naturale ciclo di vita e restituendo nel modo giusto (lentamente) all’ambiente ciò che durante la crescita ha sequestrato. 13


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Non tocca a noi dirvi che tipo di gioco può essere un tronco per i nostri figli, ma da punto di vista dell’osservazione scientifica possiamo dirvi che un albero morto può offrire rifugio e cibo ad una moltitudine di insetti e funghi che nel tempo lo trasformano, e mentre lui si trasforma noi possiamo guardarlo, toccarlo, salirci sopra e sperimentare il nostro equilibrio, sederci e riposare ed ogni altra cosa ci venga in mente; cosa potere fare con una altalena? Già dipende dall’età che uno ha perché i giochi sono omologati per classi di età e quindi se non siete abbastanza giovani, non potete farci nulla!

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E poi oltre ai grandi tronchi nelle scuole abbiamo portato tronchi più piccoli, rondelle (fette di tronco più o meno spesse e di peso differente) e cippato (legno frantumato) anche questi oggetti, tutti provenienti dai nostri alberi, hanno così acquistato nuova vita. Quanto dureranno i tronchi che abbiamo messo nei parchi e nei giardini scolastici? Questo dipende dal tipo di legno, una quercia durerà molto più a lungo di un pioppo e probabilmente sulla quercia dove giocavamo noi da bambini possono oggi giocare i nostri figli. I giochi tradizionali hanno una vita decisamente più breve e ci costringono ad un rinnovo periodico che non è compatibile con le scelte ecologiche necessarie a preservare il più possibile l’ambiente in cui viviamo.

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Dove abbiamo posato tronchi, tronchetti e rondelle nel Comune di San Lazzaro di Savena (2023) Servizi educativi e scuole:

NIDO CICOGNA – 4 TRONCHI NIDO TREBBI – 16 TRONCHI + 8 RONDELLE abbiamo usato anche tronchi per

costruire aree gioco separate e dotate di materiali naturali diversi sabbiera, area con cippato, laghetto

NIDO DI VITTORIO – 10 TRONCHI POLO D’INFANZIA LODI – 3 TRONCHI + 6 RONDELLE SCUOLE VENTRE – 1 TRONCO SCUOLA CANOVA – 8 RONDELLE SCUOLA PEZZANI – 8 TRONCHI TRONCHETTI + 8 RONDELLE

Parchi pubblici:

PARCO GIOVANNNI XXIII – 2 TRONCHI PARCO GIOVANNNI XXIII – 2 TRONCHI BARTOLOMEO DAL MONTE – 4 TRONCHI

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Tutto ciò che sappiamo di alberi e tronchi. Possibilità e variazioni di Corrado Bosello I tronchi sono un paradosso. Nessun pedagogista, esperto in educazione all’aperto, progetterebbe un giardino per l’infanzia, a partire dai tronchi. Pensiamo infatti ai giardini educativi in quanto leggeri1, con grande presenza di una varietà di materie non pesanti e, se possibile, rinnovabili. E per molte ragioni, tra cui perché la materia leggera viene percepita come sicura, al di là di rilievi tecnici, da parte di genitori ed insegnanti. Qui trattiamo, al contrario, di alberi, tronchi e loro trasformazioni: un universo che si sa è per lo più pesante. Per queste ragioni, affianchiamo nel volume alcune importanti note per legare le affermazioni che trovate ai principali e imprescindibili contributi tecnici, in materia sia di sicurezza, sia di progettazione educativa. Pesante e leggero sono insieme dimensioni della materia complementari in un giardino educativo.

Contestualizziamo e precisiamo perciò il ruolo e le cautele legate a questa straordinaria, multiforme, e pesante presenza naturale, pensandola sempre insieme a tutte le altre materie naturali leggere la cui presenza a fianco della materia pesante è del tutto necessaria. In questi anni nel nostro paese si sono create le condizioni tecniche ed istituzionali2, che consentono di dare possibilità di costruzione di contesti naturali per l’apprendimento innovativi in ed out. La stesura di linee guida di differenti comuni italiani, lo studio analitico delle linee guida europee più avanzate, come nel caso scozzese3, configurano un panorama istituzionale in cui si può in qualche modo dire si delinei il tronco come un materiale oltre che utile e sicuro4 .Dobbiamo in particolare a Paolo Giordano5 una prospettiva di sperimentazione

1) Corrado Bosello, Monica Gori, Giardini educativi e leggeri, in didattica all’aperto. Metodologie e percorsi per insegnanti della scuola primaria, edizioni Erikson, a cura di Schenetti, Trento, 2022 2) Corrado Bosello, Miriam Consorti, Per un approccio bilanciato rischi- benefici, in progetto educazione all’aperto Comune di Bologna, 2014, in https://www.comune.bologna.it/myportal/C_A944/api/content/download?id=62860fedb608cc0097a080cf 3) The good school playground Guide, Scotland; https://ltl.org.uk/resources/the-good-school-playground-guide/ 4) Michela Schenetti (a cura di), Servizi educativi a cielo aperto, linee guida per la realizzazione di interventi nei giardini di nidi e scuole dell’infanzia, Junior Edizioni, 2022 5) http://www.credzonapisana.it/wp-content/uploads/2019/04/Pisa_2021_EduCare-Vol.2.pdf

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Cade un albero, nasce un gioco con materiale pesante nella progettazione di giardini educativi. Tanto abbiamo imparato dal punto di vista educativo sugli alberi nell’ultimo decennio, insieme alla biblioteca dei materiali naturali di Bologna6, a colleghi pedagogisti, a naturalisti ed agronomi (in veste talvolta di educatori ambientali7) italiani e del mondo anglosassone. Come sempre in educazione, ci è servito studiarli contestualmente al progettarne e posarne un numero rilevante. Ora possiamo dare del tu anche ai tronchi. Un tronco – che è la seconda vita di un albero - costituisce un segno durevole di un giardino che si trasforma al contempo in gioco ed in possibilità di apprendimento/insegnamento. Se ritenete di avvalervene occorre faccia ingresso nel giardino educativo solo dalla porta principale: con tutti i visti e le cautele, all’interno di una progettazione educativa ben fondata. Sentiamo talvolta della presenza di tronchi più o meno clandestini presenti nelle scuole, nei servizi educativi. La massima “non desiderare il tronco clandestino” ci aiuta a suggerire di imboccare concretamente un’altra strada, più lenta, e, come è natura del tronco, durevole. È decisamente più efficace abbandonare la scorciatoia di posare tronchi non tracciati né progettati, soprattutto se in riferimento a quelli di dimensioni significative, progettando e affrontando positivamente i pochi nodi istituzioni e educativi fondamentali che

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li rendono agli occhi nostri quali straordinari elementi ludici, di apprendimento, esplorazione e scoperta. Ci si può talvolta innamorare dei tronchi. Innamorarsi dei tronchi ha talvolta in alcuni servizi, anche forma di alibi. Senza i tronchi non si pensa possibile trasformare il proprio giardino educativo. Eppure, molti di noi sono consapevoli di come sia facile, contagioso ed appassionatamente trasformarlo dai piccoli passi, introducendo via via materie leggere e rinnovabili. Partire dal materiale naturale leggero e dal piccolo, costituisce a nostro avviso il modo più condiviso e praticabile per modificare la maggior parte dei giardini educativi. Un tronco è un tronco, non un gioco mancato. Un albero, quando si presenta nella sua seconda vita come “tronco” fa molto di più che

6) https://www.zeroseiup.eu/i-materiali-naturali-nella-pancia-della-balena/ Pietro Antolini, Progettare insieme, contributo in “La fontana di Andrea”, Centro Documentazione Spanizzo, San Lazzaro di Savena, 2022, in https://issuu.com/accaparlante/docs/la-fontana-di-andrea_7379b2e0af9b21 7) Paolo Donati, Progettare e realizzare strutture nei giardini a partire dai bambini e dai luoghi, Comune di Lucca, 2021


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bilanciare l’assenza di un gioco convenzionale e monovalente8. Una delle caratteristiche strabilianti che colpisce è che non indica in sé quasi mai un uso ludico, come talvolta propongono esplicitamente le attrezzature di gioco a catalogo, con al momento poche eccezioni9. Un tronco non è in sé una seduta, né un percorso motorio. Ma può evocare tante altre cose. Qualcosa esce da un giardino, ed un tronco entra. Prima di posare un tronco si può creare l’attesa del suo arrivo, con foto ed informazioni che lo ritraggono in attesa di essere posate. Possiamo dire “buongiorno tronco”, quando ne vediamo uno nel nostro giardino, come direbbe il poeta Tonino Guerra. La presenza

del tronco induce nel dargli un nome nel tempo in qualche modo con i bambini. Si dice così buongiorno ad un tronco, perché è una presenza davvero memorabile di un luogo educativo10. Perché i tronchi connotano nel tempo tutti i luoghi che abitano, che abbiamo o meno radici per terra. L’elogio pedagogico che esprimiamo dell’atto consistente nel togliere materia e svuotare in parte il giardino, evidenzia come sappiamo bene, le ricerche ed i giochi spontanei dei bambini. Abbiamo constatato come la presenza, l’irruzione di un tronco in un giardino educativo sopperisce molto efficacemente alla sensazione di perdita dell’uscita di giochi e materiali sintetici e plastici, al punto che progettare l’arrivo di un tronco è molto efficace se in concomitanza con l’uscita di scena di un gioco riciclato o dismesso. Piccolo e grande. Le altezze, anche se del tutto relative o in altre parole minime, dei tronchi11 di grandi dimensioni, che potremmo rinominare come tronchi ciclopici secondo una dicitura in voga in riferimento ai sassi di grandi dimensioni, sono presenti in alcune realizzazioni dei giardini di Peter Hohenauer, a Monaco di Baviera. Questi segni naturali ed architettonici dal connotato esplorativo e ludico evidente per ogni bambino che li avvisti, ci restituiscono la concreta possibilità di sperimentare l’introduzione di materiali pesanti di grande taglia, a fianco di materiali leggeri

8) The good school playground Guide, Scotland; https://ltl.org.uk/resources/the-good-school-playground-guide/ 9) Tra le poche realtà italiane citiamo la borsa di Bo, i cui rilievi in tema di tronchi sono visibili al link:https://www. etabeta.coop/borsa-di-bo-costruzione/ 10) Tiziano Fratus, Manuale per giovani inventori di alberi e foreste, Gribaudo, Milano, 2022 11) Filippo Bianchi, Corrado.Bosello, Video “i giardini di Peter”, in https://www.giardinibambini.com/i-giardini-di-peter

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Cade un albero, nasce un gioco Vediamo ora come pensare e giocare con le forme.

e rinnovabili.

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Anche le materie naturali di grande peso cambiano. Con le materie leggere le trasformazioni spesso sono veloci: paglia, foglie, bamboo, juta, rami…Anche i tronchi – che sono e rimangono sempre alberi anche dopo essere tagliati - si trasformano, più lentamente. Dal punto di vista educativo è interessante in un qualche modo accompagnare anche un tronco nel tempo: fargli compagnia con i nostri giochi. I tronchi, come altri grandi segni dei giardini -pensiamo alle fontane - ci richiamano fortemente al loro carattere cangiante, a ripensamenti e rimodulazioni. Siamo talvolta a confrontarci con la loro trasformazione nel tempo, certamente, perde la corteccia, viene popolato di funghi ed insetti, cambia colore, si inizia a sbriciolare e degradare in alcune parti. E arrivano a fargli compagnia certi attesi imprevisti, di natura educativa, con l’emergere di nuove dimensioni di esplorazione conoscenza, gioco nei bambini e negli insegnanti.

Tronchi Porzioni di albero dai due ai tre metri, con diametri importanti, e di essenze di pregio, esaltano le possibilità di gioco, configurazione di gioco, e la costruzione di figure educative fondamentali per i bambini, quali il cerchio e l’anfiteatro. A partire dalle articolazioni “classiche”, si possono facilmente realizzare con estrema facilità variazioni nel grande tronco, con segature di motosega ad hoc in presenza di tecnici esperti, che ne esaltano vani, accessi, zone oblique, punti di accesso per i più piccoli, zone meno accessibili per i bambini più grandi. L ‘estrema facilità di queste creazioni rende il tronco unico per versatilità, creatività, flessibilità nel tempo. Grandi rondelle da tronco Si tratta di fette di tronco che variano da circa 2 sino a 20 /30 cm, e con diametri considerevoli, derivati da segature di tronchi importanti. Spostabili e trasportabili dai bambini, a mano o con carrioline, sono mattoncini indispensabili per la grande costruttività. Sono per certi versi il Lego del bosco, componente base indispensabile per un grande gioco, e per un progetto costruttivo. Eccellenti anche come limiti di aree gioco e centri di interesse, veri confini percettivi e fisici con grande polifunzionalità. Gli adulti, ed i bambini stessi, li riposizionano continuamente. Ottimi sia in che out. Ceppi, tronchetti Tagli del fusto che riducono la lunghezza alla misura utile per l’uso, e per la sicurezza. Come chiarito dai lavori di Giordano ed altri, tra cui la biblioteca dei materiali naturali di Bologna,


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le altezze e la posa sono elementi necessari di riferimento per i gruppi di lavoro e la progettazione sicura. Le configurazioni meno usuali ne esaltano variazioni di volta in volta estremamente duttili e funzionali sia al gioco, ed anche alla costruzione di angoli gioco e confini. I tronchetti sono per lo più esito di tagli di porzioni delle branche secondarie del tronco, con diametri relativi, e con forme interessanti se non capitozzati completamente per assumere le forme cilindriche classiche. Alcune possono essere posizionate in senso verticale, altre orizzontale. Sono forme inconsuete ed uniche, a volte leggermente basculanti. Alcune hanno un “peso” educativo evidente: pongono domande su cosa possa essere e come si possa usare a ogni bambino. Per questo motivo le forme impertinenti, inconsuete, interroganti sono potenti per il gioco e l’educazione. Il parametro di attenzione, nella disposizione e scelta, è come sempre il peso totale del tronchetto, talvolta modesto e che per que-

sta ragione non implica tutte le attenzioni che prestiamo ai tronchi di grande dimensione e peso. Le sezioni di tronco sono esito di segature del tronco orizzontali, con lunghezze differenti, da 50 centimetri sino alla lunghezza totale del tronco. Presentano grande stabilità in quanto poggiano con la parte lineare sul pavimento /terreno, e offrono ai bambini il dorso, con un piacevole possibilità di gioco motorio (salire e scendere, incontrarlo come limite od ostacolo previsto dalle educatrici…) sia in che outdoor. Suggeriamo particolarmente di alternare forme con sezioni orizzontali e sezioni verticali. I tronchi ciclopici Ciclopico è aggettivo in uso in riferimento ai massi. I grandi tronchi, che chiamiamo qui ciclopici appunto, costituiscono una possibilità pedagogica particolarmente sfidante che consente di progettare situazioni che coinvolgono molteplici dimensioni e competenze.

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Finalmente accediamo con le attenzioni ed i limiti consentiti, alla dimensione verticale, in altre parole a davvero minime altezze, spesso a sole due spanne dal terreno, in cui cadere non è pericoloso. Si attivano aspetti psicomotori, l’equilibrio il salto, il basculamento. Si evocano a prima vista nei bambini elementi simbolici, come nel caso del tronco-tana, il tronco casa. Grazie alla permanenza di parti non segate, ovvero di porzioni di rami laterali collegati al tronco centrale, se ne esaltano slanci e forme oblique, in particolare con le conifere. Le sagomature ulteriori da realizzare in fase di posa consentono inoltre di dimensionarne i limiti e valorizzarne alcune altre possibilità. Un esempio nel polo di infanzia comunale Mario Lodi – come evidenziato nella foto in copertina di questo quaderno -, posato a fianco di una siepe e con sporgenze lignee sulla sommità, il tronco ciclopico entra in dialogo con elemento quali rami della siepe, brevi funi, teli per tane nella parte inferiore. Può essere una sedia, e un tavolo, un nascondiglio e una scala, un luogo intimo, ed un cantiere di costruzione, un punto di ritrovo, una centralità amatissima del giardino educativo. Proprio a fine posa inizia la parte più interessante. A partire dall’esperienza diretta che i bambini intrattengono con questo grande materiale. I bambini, come noto, in chi frequenta parchi gioco, di fronte ad una altalena, ad un veliero, interloquiscono in modi spesso monovalenti. Un tronco ciclopico spiazza sempre tutti, è proprio impertinente, non induce né suggerisce quasi mai giochi ed esperienze già note ai bambini. Questo è un vero cantiere euristico, un potente fattore di apprendimento anche 22

per gli insegnanti. Passati alcuni mesi, i bambini aiutano chi per professione li osserva come gli insegnanti e noi pedagogisti, ad evidenziare le valenze educative più promettenti di quel tronco ciclopico, alcune delle quali noi stessi non avevamo così bene decifrato, nella nostra progettazione di partenza. Il processo educativo euristico è un fattore motivazionale che nasce dalla qualità di questo precipuo grande materiale naturale. Come già emerso in altri giardini da noi realizzati, ci riferiamo alla fontana-gioco del giardino del Polo di infanzia comunale Di Vittorio -, si tratta di materiali modificabili nel tempo con semplicità. Infatti, se servono modifiche, è sufficiente, in collaborazione con giardinieri e naturalisti, a risagomare, con una motosega, alcune parti.


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Le foto di questo fascicolo sono state tratte dai servizi educativi per l’infanzia comunali, in particolare da nidi e poli di infanzia, in cui sono presenti le principali sperimentazioni di giardini con tronchi, sinora realizzate e documentate. I giardini educativi sono visitabili, se lo riterrete interessante, per approfondire la nostra comprensione intorno alle grandi possibilità che i materiali offrono a tutti noi. Molti anni fa, in occasione della posa del mio primo tronco di albero, in un nido di infanzia comunale a Bologna, esito di un processo complesso e lungo di definizione di procedure e linee guida istituzionali per l’educazione all’aperto, tra le prime nel nostro Paese, ho composto questa piccola poesia, con cui mi congedo.

Piccolo elogio di un tronco di albero quando viene abbattuto un bel tronco di albero ha tante vite ancora certo viene giù per il vento, per l’uomo e per certi suoi piccoli nemici piccoli ma si vede che ci sanno fare sdraiato a terra, la sua terra, mica si abbatte gioca, parla con i bambini, si fa tana cavallo e drago treno e missile da uno o più posti asta di funambolo di poca vertigine palestra di balzi e scavalcamenti perde la corteccia, mica la bellezza liscio sdraio e sofà, o tavolino si bucherella, diventa una casa di insetti si insedia pian piano nella sua terra cambia colore, si sgrana, prende funghi e muschi si bagna e si asciuga naturale che piace a chi lo cerca1 Corrado

1) Nido comunale Laura Alpi, Comune di Bologna, https://bambinienatura.it/suggestioni/piccolo-elogio-di-un-tronco-dalbero/

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Cade un albero, nasce un gioco

C’era una volta uno spazio esterno e adesso c’è… un giardino educativo. Un processo di ri-naturalizzazione dei giardini dei servizi per l’infanzia nel comune di San Lazzaro di Savena di Loredana Cava C’era una volta…il giardino di un nido pieno di macrostrutture in plastica, c’era una volta… il poter uscire solo da marzo a settembre “perché le temperature lo consentono”, c’erano una volta…i dubbi e le perplessità di far entrare un tronco nello spazio esterno del giardino. Adesso c’è… Il gruppo di lavoro che si interroga su cosa offrire ai bambini e alle bambine in uno spazio esterno, Adesso ci sono… bambini e bambine che possono uscire in ogni stagione dell’anno perché ci sono adulti pronti a poter accompagnarli fuori aiutandoli a coprirsi un po’ di più, a indossare una tuta impermeabile per poter affrontare le gocce d’acqua, a cambiarsi gli stivali infangati, Adesso c’è… la possibilità che si dà ad ogni bambino e bambina di poter vivere, e convivere, con elementi naturali, piccoli e grandi, leggeri e pesanti nel loro ambiente-nido. Era autunno 2021 quando il primo tronco è arrivato al nido Tana dei Cuccioli, via dei Gelsi 2, a San Lazzaro di Savena. Avevamo avvertito le famiglie che sarebbe stato portato questo nuovo “arredo”, che sarebbe giunto all’interno del giardino del servizio e abbiamo fatto vivere il senso dell’attesa ai bambini e alle bambine.

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2023 Io come coordinatrice pedagogica, e il gruppo di lavoro, abbiamo impiegato numerose ore per riflettere su dove collocarlo, su come porci nei suoi confronti, su dove posizionarci come adulti, su a chi consentire di poterci salire. Così è arrivato… ed è stato lui insieme ai bambini che hanno fatto tutto il resto… Natura e infanzia che insieme possono davvero insegnare a noi adulti come funzionano le cose, se abbiamo pazienza, e il coraggio, di osservare e attendere. Ecco A. aveva 12 mesi quando è arrivato quel tronco; la prima volta che lo ha visto si è seduta di fianco: lo ha osservato, prima lo ha toccato con un dito, poi ha aperto la mano e lo ha accarezzato, l’ha sentito, era umido... non ha capito se le era piaciuta quella sensazione ma decise di rimanerci vicino e continuare a toccarlo. Ogni volta che si usciva in giardino gattonava veloce per andarci a fianco; lo userà poi come appoggio per tirarsi su in posizione eretta, e poi per circondarlo, e poi all’ultimo anno di nido per salirci su. È stato in qualche modo uno dei suoi riferimenti, e appoggi, per il suo sviluppo motorio. Poi c’è E. Ha proprio voglia di salirci sopra a quei tronchetti appena arrivati, ma non sa ancora come fare. Ogni tanto si gira verso l’educatrice che è accanto a lui, che lo guarda facendogli un sorriso, non dice altro, e E. sorride. In quel momento è solo quello di cui ha bisogno: sa che c’è un adulto che lo sostiene, lo incoraggia, senza però sostituirsi a lui.

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Cade un albero, nasce un gioco Passa qualche tempo e E. si avvicina nuovamente a quei tronchetti, che sono stati nel frattempo riposizionati dalle educatrici a seguito delle osservazioni fatte… E. continua a fare le sue prove ed esercizi di equilibrio…

ma oggi vuole provare a fare qualcos’altro. Vuole fare un salto. Così ci prova a mettersi in piedi. Ricerca di nuovo quello sguardo dell’educatrice che qualche tempo prima era lì per lui. Lo ritrova. Non riesce subito nel suo intento; qualche volta cade, inciampa, ma non si perde d’animo e ci riprova. La sua “attività” della mattina è stata quella e non siamo riusciti a scriverlo sul foglio delle consegne declinando in poche parole quello che aveva fatto nello specifico E. al nido. Ma due pomeriggi più tardi quando è venuto a prenderlo papà A., e lo ha visto fare quel salto, da quel tronco, che permette a un bambino di sperimentare la verticalità ma non è troppo alto per essere definibile pericoloso, ha capito come mai in questo ultimo periodo è diventato così sicuro di sé a scendere e salire le scale di casa. Sorride e lo abbraccia. Quel primo tronco arrivato con una grossa gru all’interno del giardino ha significato l’inizio di un percorso. Ora all’interno di quel giardino ci sono sei tronchi, di diverse misure e hanno assunto funzionalità diverse. I tronchi possono essere zone di appoggio e di seduta, zone per arrampicarsi, zone di ritrovo, zone per confinare altre aree. 26


2023 In questa zona di solito facciamo sedere le famiglie durante le giornate di open day, e durante le assemblee. Bisogna prenderci confidenza con i materiali “inusuali” ma in realtà così naturali: è necessario che ognuno li senta parte integrante di uno spazio che i propri bambini andranno a vivere quotidianamente. Insieme ai tavoli, ai secchielli, le palette, le cucine di fango, la sabbiera, la zona scavo, nel giardino ci sono anche i tronchi. E per familiarizzare con loro bisogna davvero “viverli”, guardarli, toccarli da vicino per poter prendere sempre più confidenza e permettere alle mamme, ai papà e ai nonni, di fare anche le domande e i dubbi, leciti, a riguardo. E noi siamo lì per rispondere e parlarne insieme. All’interno di quel giardino che era, oggi ormai troviamo la maggior parte di elementi naturali. Ed è una scelta consapevole che prendiamo per la crescita e lo sviluppo dei bambini e delle bambine che accogliamo. Un processo di analoga di naturalizzazione del giardino è avvenuto anche al nido “Maria Trebbi”, situato in via Martiri di Pizzocalvo a

San Lazzaro di Savena. Il prossimo anno educativo, 2023/2024, verrà ufficialmente inaugurato un nuovo appezzamento di terreno, che è stato riqualificato, e sarà a disposizione dei bambini e delle bambine. In questo caso si è partiti dal processo contrario: ambiente completamente naturale, ampio, ricco di vegetazione ma non pensato per dei bambini. Come si può quindi rendere uno spazio sicuro e agevole per farlo vivere ai bambini offrendo loro esperienze arricchenti all’aria aperta? I tronchi anche in questo caso hanno aiutato a riqualificare una zona cementata, e non adatta inizialmente ai bambini e alle bambine, ma grazie al posizionamento dei tronchi sono state ricavate tre zone: una zona sabbiera, una zona stagno, e una zona con cippato. Si poteva scegliere di intervenire in diverse modalità: ma insieme al coordinatore pedagogico e ai tecnici dell’area verde del comune di San Lazzaro si è scelta l’opzione di utilizzare elementi naturali per rendere quella zona praticabile e ricca.

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Cade un albero, nasce un gioco L’amministrazione Comunale di San Lazzaro in questi ultimi anni ha attuato un’inversione di rotta importante: come poter riutilizzare i tronchi d’albero che devono essere abbattuti? Possono, in sicurezza, essere portati dentro a un’altra realtà? E così viene assunto un innovativo valore…e sono proprio i bambini e le bambine che abitano quella realtà che decidono che significato darne. Ognuno ha il suo. Quello che è certo è che quei tronchi hanno, e avranno, una densa importanza per il percorso di crescita personale di ognuno di loro e consentiranno di fare innumerevoli scoperte grazie alle quali il bambino e la bambina possono essere i veri protagonisti. Grazie a questa opportunità poi inizia un’altra fase fondamentale. Per ri-naturalizzare un giardino d’infanzia tutto ha inizio con il darsi tempo di prendere confidenza con questo tipo di elementi. La prima cosa che fa il gruppo di lavoro è giocare lui per primo con quegli elementi, e poi osservare i bambini. Spesso sono proprio loro a fornire quelle risposte che “noi grandi” non riusciamo a trovare; dobbiamo solo consentire loro di potersi esprimere in un contesto sicuro, pensato, ma che davve“Il giardino di Pippi era davvero stupendo. I suoi prati erano tappeti d’erba mai falciata e qua e là sorgevano grandi cespugli di rose bianche gialle e rosse, non particolarmente belle, ma deliziosamente profumate. Parecchi erano anche gli alberi da frutta e soprattutto c’erano nel giardino querce secolari e olmi, ideali da scalare.” Astrid Lingreden, Pippi Calzelunghe

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ro possa permettere loro di sentirsi liberi. Perché il giardino di un servizio educativo, non sia solo uno spazio esterno ma assuma realmente il valore di uno spazio educativo, esso deve essere messo al centro delle riflessioni pedagogiche ed educative. Sappiamo quanto la progettazione degli spazi interni sia stata da sempre centrale: quali materiali introdurre, sostituire, acquistare…ma per iniziare il processo di naturalizzazione di un giardino d’infanzia è necessario fare, in egual misura, tutto questo. Con altrettanto tempo e costanza è necessario iniziare a pensarlo come spazio INTERNO al servizio anche se ESTERNO. Solo così si inizierà a vederlo come spazio fondamentale da curare, allestire e progettare. E ora sappiamo che anche un tronco che apparentemente non ha più vita, all’interno di uno spazio vissuto da bambini e bambine assume una “seconda opportunità” che è un irrinunciabile elemento di esperienza di crescita per loro e di osservazione, studio, e inevitabile scoperta per noi adulti.


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Postfazione di Lorenzo Feltrin L’emergenza pandemica del covid-19 ha portato alla ribalta il tema dell’educazione all’aperto. Se ciò è stato sicuramente dovuto ad una necessità contingente di prevenzione sanitaria, non c’è dubbio che in molti casi questa situazione emergenziale abbia portato a scoprire le opportunità legate a questo strumento educativo. Cogliere e sviluppare queste opportunità significa, da un lato, ripensare le forme dell’educazione e, dall’altro, ripensare gli spazi verdi scolastici (e non solo). Sul primo aspetto lascio la parola a chi ha più competenze di me in materia, ma credo che ciò che dovrebbe essere chiaro a tutt* è che educazione all’aperto non significa fare in giardino quello che si fa normalmente in classe. In questo senso non condivido affatto quelle proposte che si sono moltiplicate proprio durante il periodo covid di “aule all’aperto” intese come panche, banchi e cattedre da collocare sotto tende, pergolati, gazebi o addirittura, nella soluzione più (passatemi il termine) triste che ho visto, in “bolle” circondate da teli plastici. Educare all’aperto significa, credo, cogliere le opportunità che un giardino scolastico può offrire per rafforzare e migliorare l’esperienza educativa. Ne cito alcune: la

motricità, l’esperienza dei cicli stagionali, la capacità di adattamento ai diversi elementi meteorologici, la possibilità di fare osservazioni ed esperienze dirette degli elementi naturali: minerali, vegetali e… ebbene sì, anche animali (e chi lavora negli uffici tecnici comunali sa come spesso la componente animale sia percepita dalle istituzioni scolastiche come un pericolo da debellare in modo radicale, che si tratti di insetti, anfibi, mammiferi o rettili mentre un po’ più tollerati sono gli uccelli). Opportunità di cui abbiamo un assoluto bisogno, in una società che, soprattutto per i più giovani, si dimostra sempre più alienata e alienante, virtuale, avulsa dalla realtà naturale. Tutto questo senza dimenticare i benefici fisici del tempo passato negli spazi verdi: non solo la riduzione della possibilità di trasmissione dei patogeni, ma anche la migliore qualità dell’aria respirata (anche nei nostri centri urbani l’aria esterna è mediamente meno inquinata di quella degli ambienti indoor1), la riduzione dello stress, il miglioramento della pressione sanguigna e il miglioramento delle difese immunitarie. Su questi ultimi aspetti vi è peraltro ormai una cospicua letteratura scientifica2 che evidenzia la correlazione tra il miglioramento di questi parametri fisiologici

1)https://www.isprambiente.gov.it/contentfiles/00010300/10392-rapporto-117-2010.pdf/ 2) Una sintesi abbastanza esaustiva degli studi scientifici in materia si trova nelle pubblicazioni del CAI sulla “terapia forestale”: https://csc.cai.it/argomenti/terapia-forestale/

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Cade un albero, nasce un gioco

e l’azione degli ambienti naturali che passa attraverso la vista, l’olfatto e il tatto. Da quanto sopra scaturiscono evidentemente alcune indicazioni sul come ripensare lo spazio esterno scolastico. È chiaro, in primis, che tale spazio va reso il più “naturale” possibile. Il che non significa chiaramente abbandonarlo a sé stesso, ma arricchirlo di biodiversità e valorizzarne il carattere di “ecosistema” in cui siano presenti tutte le componenti e soprattutto le loro interconnessioni. Peraltro, gli stessi principi sono quelli che dovrebbero guidare (e anche su questo vi sono ampie pubblicazioni scientifiche, oltre che indicazioni normative, dalle linee guida del comitato ministeriale sul verde urbano3, ai Criteri Ambientali Minimi4) la corretta pianificazione, progettazione e gestione del verde urbano. In proposito, l’Amministrazione Comunale di San Lazzaro di Savena ha fortemente voluto definire una visione strategica univoca, che nell’individuare precisi obiettivi di potenziamento del verde urbano e periurbano, connetta gli spazi verdi pubblici e privati in una trama di corridoi ecologici e serbatoi di biodiversità gestiti, pur con funzionalità e caratteristiche intrinsecamente diverse, con una visione comune. Tale visione è stata materializzata con l’approvazione, a dicembre 2021, della “Strategia degli Spazi Aperti”5, che al suo interno comprende Inquadramento del Verde, Piano del Verde e della Riconnessione Ecologica e

Regolamento degli Spazi Verdi. Quest’ultimo, in particolare, individua “come obiettivi principali il mantenimento della funzionalità ambientale e la restituzione di un livello alto di qualità del paesaggio urbano fornendo criteri adeguati, guidati dall’adozione sistematica di buone pratiche per la realizzazione di nuovi Spazi Verdi, la riqualificazione/rigenerazione di spazi esistenti e per interventi di manutenzione”. In tale documento abbiamo voluto dedicare un paragrafo specifico ai criteri di progettazione degli spazi verdi scolastici, precisando che gli stessi possono rappresentare un enorme valore aggiunto per bambini

3)https://www.mase.gov.it/sites/default/files/archivio/allegati/comitato%20verde%20pubblico/linee_guida_finale_25_maggio_17.pdf 4)https://gpp.mite.gov.it/sites/default/files/2022-05/guri_dm_63_del_2020_verde_003.pdf 5) https://www.comune.sanlazzaro.bo.it/amministrazione-trasparente/pianificazione-e-governo-del-territorio/strategia-degli-spazi-aperti

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e ragazzi, offrendo un luogo di incontro, gioco e socialità durante la ricreazione e possono, inoltre, essere inseriti nella programmazione scolastica, non solo come luoghi dove praticare l’attività sportiva ma anche per la didattica all’aperto. In questo senso, i giardini scolastici devono poter rispondere ai bisogni di esplorazione e di ricerca, consentire percorsi esperienziali dei canali sensoriali e corporei: vista, olfatto, udito, gusto, tatto”. Ecco allora che proprio il regolamento elenca una serie di dotazioni che vengono considerate fondamentali per un giardino scolastico, fermo restando la necessità di adattarne la progettazione alle specificità dello spazio e della tipologia di istituto: alberi e arbusti (anche calibrando e valorizzando la connessa presenza di frutti e insetti), aiuole aromatiche e ortive, prati poli-

fiti, pavimentazioni (dove necessarie) permeabili e naturali (es. ghiaino, corteccia, cippato, sabbia, ecc.), arredi naturali realizzati con pezzi di tronco o balle di paglia/fieno, rifugi e mangiatoie per la fauna, spazi per lo scavo, stagni, prese d’acqua. Va da sé che la progettazione e gestione di ciascuno di questi elementi non può prescindere dalle esigenze di sicurezza e accessibilità che si convengono ad uno spazio destinato a bambin* e ragazz*. Con la consapevolezza che per gli elementi naturali non esistono norme tecniche o certificazioni, ma il comune buon senso che dovrebbe guidare ogni nostra scelta e la capacità di confronto e collaborazione tra tecnici comunali, educatori/insegnanti e RSPP.

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Bibliografia e sitografia • • • • •

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De Luca M., Tumedei C., Antolini P., Bosello C. (2022), La fontana di Andrea, Spanizzo Centro di Documentazione Educativa, San Lazzaro di Savena, Bologna; scaricabile da: https:// issuu.com/accaparlante/docs/la-fontana-di-andrea_7379b2e0af9b21 Di Pietro A. (2022), Facciamo scuola all’aperto. Esperienze interdisciplinari di didattica ludica alla primaria, Erickson, Trento Di Pietro A. (2020), Giocare con niente. Esperienze autonome con oggetti e cose “impertinenti”, Junior-Bambini, Reggio Emilia Fratus T. (2022), Manuale per giovani inventori di alberi e foreste, Gribaudo, Milano Giordano P., Giocare con la natura: costruire e giocare, in: Di Pietro A., Meoni T., Cibeca P. (a cura di) (2022), EduCARE con la natura - Vol. 2, CRED Pisa – Artebambini, Bologna; scaricabile da: http://www.credzonapisana.it/wp-content/uploads/2019/04/Pisa_2021_ EduCare-Vol.2.pdf Guerra M. (2017), Materie intelligenti. Il ruolo dei materiali non strutturati, naturali e artificiali, negli apprendimenti di bambine e bambini, Junior-Bambini, Reggio Emilia Schenetti M. (a cura di) (2022), Servizi educativi a cielo aperto, linee guida per la realizzazione di interventi nei giardini di nidi e scuole dell’infanzia, Junior-Bambini, Reggio Emilia Bosello C., Consorti M., Di Fabrizio S., Per un approccio bilanciato rischi-benefici, in progetto educazione all’aperto Comune di Bologna, in: Rossini B. (2018), zerotresei … Educazione all’aperto, Comune di Bologna scaricabile da: https://www.comune.bologna.it/ myportal/C_A944/api/content/download?id=62860fedb608cc0097a080cf Donati P. (2021), Progettare e realizzare strutture nei giardini a partire dai bambini e dai luoghi,Comune di Lucca, scaricabile da: https://www.comune.lucca.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/24127 Gandini A., Opere di un giovane artista di tronchi, in: https://andreagandini.art/ The good school playground Guide, pubblicazione a cura di Scottish Government; scaricabile da: https://ltl.org.uk/resources/the-good-school-playground-guide/ I giardini di Peter, L’esperienza di Peter Hohenauer a Monaco di Baviera, di Bianchi F. e Bosello C., visionabile in: https://www.giardinibambini.com/i-giardini-di-peter

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