Shanthi 2012 2

Anno XXVII n. 2 - Periodico semestrale dell’A.M.I. Spediz. In abbonamento postale art. 2 comma 20/c Legge 662/96 Filiale di Milano Aut. del Tribunale di Milano n. 730 del Registro Periodici 10.11.2000

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viaggi di solidarietà nelle terre degli uomini

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in distribuzione gratuita

IN PRIMO PIANO IL PADRE Le riflessioni del papà, quanta storia in questa figura Le riflessioni della mamma, cosa mi aspetto da te, papà

Qui foto mosaico

MUSICA Da Vasco ad Eric Clapton: quando il papà cambia la vita di una rock star CUCINA Il wot e l’injera, le meraviglie della cucina etiope

Mio padre non mi diceva come dovevo vivere: viveva e lasciava che io lo guardassi vivere

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(Clarence Budington Kelland)

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COOPERAZIONE I progetti di AMI in India

Sede Legale: via A. Moro 7 - 20090 Buccinasco (MI) Sede Operativa: via A. Manzoni 10/4 20090 Buccinasco (MI) tel 02 45701705 /fax 02 45708630 Codice Fiscale: 97018760153 Sito internet: http://www.amiweb.org La sede è aperta: mercoledì e venerdì sera

L’AMI “Amici Missioni Indiane ONLUS” è un’associazione di volontariato nata nel 1982. È stata riconosciuta ufficialmente Ente Morale autorizzato all’attività nelle procedure di Adozione Internazionale con il Decreto del Ministero dell’Interno nr. 34/2000 del 06/09/2000 (cfr: http://www. amiweb.it/decrem97.htm oppure Gazzetta Ufficiale del 21/7/97 rif. n. 97A5684).

L’AMI è stata fondata nel 1982 per iniziativa di un piccolo numero di famiglie adottive, allo scopo di inviare beni di prima necessità nelle Missioni Indiane gestite dalle Suore di Carità delle Sante B. Capitanio e V. Gerosa.

Dopo i primi anni di attività, che hanno visto incrementarsi sensibilmente il numero dei soci, AMI ha riorganizzato la propria attività focalizzando le iniziative principalmente in tre settori:

Chi Siamo

ADOZIONE INTERNAZIONALE AMI è un ente autorizzato a svolgere tutte le attività nelle procedure di Adozione Internazionale, dall’accoglimento della coppia avente già il decreto di idoneità fino al completamento di tutto l’iter adottivo.

ami@amiweb.org COOPERAZIONE INTERNAZIONALE AMI sviluppa progetti di cooperazione internazionale, da sola o con altre organizzazioni, attraverso l’invio di materiali (vestiario, medicinali ecc.) e di contributi finanziari per la costruzione e il mantenimento di asili, scuole, dispensari, case per la popolazione locale, implementazione di piccole attività produttive, sviluppo e realizzazione. Collabora in progetti co-finanziati dalla Commissione Adozioni Internazionali.

aiutami@amiweb.org SOSTEGNO A DISTANZA AMI promuove e realizza il sostegno a distanza (comunemente chiamata adozione a distanza) di minori in stato di bisogno. L’obiettivo è di avvicinare famiglie, gruppi e singoli a bambini e bambine che necessitano di sostegno economico per proseguire gli studi nel proprio Paese; mediante interventi individuali di istruzione si pongono anche le basi per la crescita delle comunità locali.

sponsorizzami@amiweb.org

Quote associative annuali: Socio ordinario: € 60,00 Socio sostenitore: € 5,00 (senza alcun limite) Sponsorizzazioni: € 180,00

Le nostre zone Bergamo: Castel San Giorgio (SA): Limena (PD): La Spezia: Mantova: Piacenza: Roma: Stiava (LU):

035.713916 081.951504 049.8848183 0187.701114 0376.245259 0523.896247 06.70453637 0584.970071

Modalità di versamento dei contributi Per bonifici relativi a: pagamento quote sociali, quote adozioni a distanza, donazioni, contributi per la realizzazione di progetti, ricavi mercatini e feste • C/C bancario intestato a: Amici Missioni Indiane ONLUS Deutsche Bank – Ag. D via Pirelli, Milano IBAN IT62 G031 0401 6040 0000 012 663 • C/C bancario intestato a: Amici Missioni Indiane ONLUS Banca Intesa San Paolo – Ag. 2140 via Pirelli, Milano IBAN IT54 N030 6909 5480 0000 8724 189 • C/C postale intestato a: Amici Missioni Indiane ONLUS Via A.Moro 7– 20090 Buccinasco (MI) n°Conto 20216206 • ABI 07601 • CAB 01600 • CIN P IBAN IT84 P076 0101 6000 0002 0216 206

Per bonifici relativi a: conferimento del mandato, quote referente estero, spese di traduzione e documenti, partecipazione a corsi pre o post adozione, e altro inerente l’adozione Internazionale contattate il Vostro referente in AMI.

L’amicizia in età adulta

In questo numero ci occuperemo prevalentemente di fare una piccola riflessione, per quelli che sono i nostri mezzi, sulla figura del padre. Era tempo che la redazione pensava a dedicare a questa figura un numero intero, così da ospitare il maggior numero possibile di contributi. Ma, durante la realizzazione del numero mi sono anche chiesto se la figura di cui ci occupavamo era - fosse - da considerarsi una realtà speciale, da trattare come isolata e singola, oppure se al contrario, una riflessione sul valore dell’amicizia in età adulta, non potesse essere un valido corollario per delineare meglio questa spesso evanescente e poco definibile figura di padre. Di questo aspetto, non si è avuto tempo necessario prima dell’uscita di questo numero. Ma è chiaro che avere molti legami è un dono, e non parlo ovviamente dei legami di facebook dove si viene a sapere che ci sono persone che vantano migliaia di conoscenze. A coloro diciamo: state attenti!

Pensavo invece a quei legami di amicizia che tutti noi abbiamo ma che non sempre possiamo mantenere intatti nel tempo. Eppure quanto importanti sono! A volte un’ amicizia profonda, nata magari sui banchi di scuola può interrompersi bruscamente durante l’ultimo giorno degli esami di maturità,

!

EDITORIALE

di Paolo Tortiglione

oppure di improvviso per le alterne vicende della vita che ci porta ogni giorno dove forse non pensavamo il giorno prima. I sentimenti restano, certo, ma per fare durare a lungo una amicizia e quindi un rapporto che un padre tiene con un altro padre (e presto Shanthi si occuperà anche di Mamma) occorre una consuetudine ed una vicinanza (anche fisica) con la persona che si chiama “Amica”. Gli adulti, più passa il tempo, e più sono disillusi su questo punto.

direzione@shanthi.it

In particolare molti uomini tendono a vivere la loro paternità da soli, confrontandosi poco o nulla con amici, magari quelli che lui stesso dice essere i veri amici. Inviterei tutti a mandarci una loro breve riflessione su questo punto. La pubblicheremo senz’altro. In AMI abbiamo preparatissimi ed esperti psicologi che aiutano e preparano le coppie in un cammino a volte lungo anche qualche anno.

Hanno a che fare giornalmente con persone che un giorno non erano padre, e lo diventarono immediatamente il giorno successivo. Potrebbero dirci la loro idea mandandoci delle lettere nel prossimo numero?

Sarebbero veramente dei preziosi contributi per tutti noi. Non credete?

“Come vedete questo numero di Shanthi esce con un minor numero di pagina. Abbiamo un grande bisogno di quattro o cinque nuovi redattori. Non c’è bisogno di alcuna esperienza particolare ma solo di un pò di buona volontà ed un impegno di qualche giorno ogni semestre. Non si tratta di giornate piene ma di qualche ora saltuaria.

Chiunque voglia aiutarci e disponga di qualche ora ogni semestre può scrivere a direzione@shanthi.it mandando sua mail e telefono.

Sarete bene accolti e guidati. Vi aspettiamo numerosi.

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Per inviare lettere, commenti, osservazioni… potete scrivere a lettere@shanthi.it o all’indirizzo: A.M.I. Redazione Shanthi, Cascina Robbiolo, Via A.Moro, 7 20090 Buccinasco (MI)

Viaggi di solidarietà nelle terre degli uomini Shanthi Frontiere Anno XXVII- n. 2 Periodico semestrale dell’A.M.I. Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c Legge 662/96 Filiale di Milano Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 730 del Registro Periodici 10.11.2000 Direttore responsabile: Paolo Tortiglione Redazione: Emanuela Bertolone, Bassi, Paolo Brunasti

Giovanni

Hanno collaborato a questo numero: Flavio Brognoli, Silvano Caldana, Giacomo Freyrie, Luca Salmoirago, Pamela Pinto, Massimo Rossi, Milli De Giacomi, Livio Zingarelli.

AMI Gruppo Veneto e AMI Gruppo Versilia La frase di copertina è di Clarence Budington Kelland Grafica e impaginazione: Imagidea.it

In questo numero...

pag. 1 EDITORIALE

L’amicizia in età adulta di Paolo Tortiglione pag. 3 LETTERE & TESTIMONIANZE Un missile su: “La terra dei bambini” di Massimo Rossi

IN PRIMO PIANO IL PADRE pag. 4 Riflessione sui papà

pag. 6

pag. 8

di Paolo Tortiglione Io mamma cosa mi aspetto da te, papà di Emanuela Bertolone Il padre: quanta storia si racchiude in questa figura di Luca Salmoirago

IN PRIMO PIANO IL PADRE IN... NUOVE GENERAZIONI

pag. 10 Quando il papà è “il cattivo” da cui proteggersi

di Milli De Giacomi pag. 11 Equivoci in famiglia di Paolo Brunasti

IN PRIMO PIANO IL PADRE IN... MUSICA pag. 14 Allo specchio: “Papà svegliami quando Settembre finisce” di Flavio Brognoli, padre adottivo, cuoco per passione, è con AMI dal ‘94, è responsabile degli aiuti IN PRIMO PIANO IL PADRE IN... CUCINA pag. 18 Alcuni piatti della cucina etiope: Wot e Injera di Flavio Brognoli, padre adottivo, cuoco per passione, è con AMI dal ‘94, è responsabile degli aiuti

EVENTI pag. 20 Feste, incontri e…

gli appuntamenti di AMI, AMI - Veneto e AMI - Versilia STORIE

pag. 22 Una mamma speciale

Stampa: T.R.E.G srl - Guardamiglio (LO) tel. 0377.452057 - info@tregsrl.com

di Emanuela Bertolone pag. 23 Scalare il paradiso di Livio Zingarelli

Sede A.M.I. e redazione Shanthi Cascina Robbiolo Via A. Moro, 7 20090 Buccinasco (MI) tel./fax 02.4501705

COOPERAZIONE pag. 24 I progetti di Ami in India di Flavio Brognoli RACCONTO pag. 26 Il padre di Arturo di Elsa Morante SCUOLA pag. 28 Stranieri a scuola di Emanuela Bertolone pag. 30 RECENSIONI Abbiamo scelto per voi pag. 33

Sostienimi

di Cecilia Cremonesi, madre di due figli indiani, si occupa sin dal 1985 delle sponsorizzazioni AMI in India e successivamente in Bangladesh e Nigeria

Dedichiamo questo spazio alle lettere e testimonianze inviate alla redazione.

Accoglieremo segnalazioni di esperienze interessanti, in linea con gli obiettivi AMI, ma anche argomenti che riterrete importante segnalarci e brevi comunicazioni.

LETTERE

&

TESTIMONIANZE

lettere@shanthi.it

Un missile su “La terra dei bambini “ Riceviamo dall’Ong Vento di Terra questa lettera che ci informa su un evento accaduto poco prima di andare in stampa.

Um Al Nasser, 10 ottobre 2012 È da poco passata l’una di notte quando l’area est del Centro per l’Infanzia inaugurato lo scorso 19 marzo viene investito da un boato. Quella notte l’Aviazione israeliana sgancerà altri 3 missili sulla Striscia. Il giorno dopo uno scarno comunicato israeliano definisce il raid “azione contro tunnel dei terroristi”.

Il Centro, realizzato nel 2011 in architettura bio climatica, accoglie quotidianamente 130 bambini tra i 3 e i 6 anni della locale comunità beduina, e nel pomeriggio ospita incontri con le madri ed attività educative. Oltre al personale di VdT, “La terra dei bambini” è frequentato da operatori di altre Ong, di Unrwa, Undp e Unicef. Proprio per evitare utilizzi impropri, riconosce un salario a due guardiani, che coprono le 24 ore. Il progetto, finanziato principalmente dalla Cooperazione italiana, è stato sviluppato con la massima trasparenza e visibilità e le Autorità israeliane sono state informate sia delle coordinate della struttura, sia dell’avanzamento lavori.

VdT ha inoltrato una relazione sull’accaduto al Console Generale Gianpaolo Cantini, con la richiesta di spiegazioni da parte israeliana. I danni ammontano infatti ad oltre 20 mila Euro. Dalle parole di Barbara Archetti, responsabile VdT Area progettazione, presente nella Striscia in questi giorni: “... grazie (agli architetti) perché è stato fatto un ottimo lavoro: qualsiasi altro edificio sarebbe crollato. Oggi siamo andati

a vedere il sito dove è caduto il missile e ci siamo ritrovati di fronte a un immenso cratere. Il missile è esploso, ha alzato la terra, divelto la baracca del contadino nel campo vicino. L’esplosione ha provocato un movimento ondulatorio, la struttura si è leggermente spostata in avanti, per ritornare in sito. Si è creata una fessura tra la pavimentazione e il muro, e le pareti si sono inclinate verso l’interno. L’intonaco si è staccato in molti punti, ma i sacchi di sabbia che costituiscono i muri perimetrali sono quasi tutti in posizione regolare”.

Due aule su sei sono totalmente inagibili, ma il servizio si è riorganizzato sugli spazi esterni. A Gaza fa ancora caldo e il morale delle maestre rimane alto.

Alla sede italiana in questi giorni sono giunte molte manifestazioni di solidarietà. Nostro intendimento è dare un messaggio concreto di difesa dei diritti dell’infanzia e ristrutturare l’ala colpita nel più breve tempo possibile.

Massimo Rossi, Presidente di Vento di Terra

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IL PADRE

PRIMO PIANO

di Paolo Tortiglione direzione@shanthi.it

Riflessione sui papà Amico, aiuto, confidente o “bancomat”? Chi è realmente il padre al giorno d’oggi e qual è il ruolo che deve avere all’interno di una famiglia?

Papà: è forse una delle prime parole che ogni essere umano pronuncia probabilmente dopo “mamma”! Ma di seguito faremo riferimento ad una figura “ideale” di genitore che oggi nella società italiana ha talmente tante espressioni e coniugazioni che si fatica a trovare una chiara e/o sola chiave di lettura.

La vita quotidiana, nella nostra società (è molto diverso in altri paesi ovviamente) è talmente piena che spesso i valori di riferimento nei quali ognuno di noi crede veramente vengono messi in secondo piano a favore di tutto ciò che richiede una soluzione più facile. Ma quanti di noi padri si interroga ogni giorno su ciò che sta facendo nei confronti dei propri figli? Da quando nasce il figlio/a si è padre 24 ore al giorno, e non ci sono né feste né pause.

Il padre è una figura centrale (quantomeno per il 50%!) inutile dirlo. Quanti di noi dicono in età matura... “lo diceva mio padre”, “mio padre aveva ragione...”, “... se ci fosse mio padre”.

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Tuttavia la cosa curiosa e che il padre rimane nella maggior parte dei casi colui che si allon-

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tana, che spesso sta fuori casa per lavoro, che non si prende in genere la stessa cura dei figli che invece svolge il ruolo materno (su cui sono stati scritti nella storia umana milioni di pagine). Ma allora come conciliare una figura in parte indispensabile ed in parte assente per necessità? Purtroppo una certa letteratura filmica anglosassone, ed americana in particolare, in questi ultimi anni (molti anni purtroppo) ha ridotto il padre ad una specie di bamboccione, poco pratico, buono a fare qualcosa ma molto imbranato ed impacciato nella cura della prole, specie se piccolissima. Altra letteratura filmica ha ridotto il padre ad un “amico” dei figli, colui che deve cercare di essere eternamente adolescente per comunicare con i figli... che altrimenti lo vedono solo come un bancomat necessario a cui tributare onori di cortesia ma maggiormente a cui ribellarsi con forza quando mette appena il naso nelle loro cose. Si trattasse solo di film... il problema è che gli stessi padri, in molte realtà (non tutte, ovvio), si sono identificati in certi ruoli che ci ha passato la TV ed hanno finito per non

riflettere o semplicemente perdere di vista la loro vera natura di uomini e genitori che, in accordo con la madre, hanno a cuore l’accompagnamento dei figli per un tratto di vita che si percorre insieme.

A volte si fa una differenza tra padri adottivi e naturali. Di certo sono percorsi psicologici diversi ma un tratto in comune non è negabile: nessuno uomo partorisce, e la consapevolezza ancestrale quanto unica dello stato di gravidanza rimane sempre della donna, gestita sempre e totalmente dalla donna. Il ruolo della mamma è centrale nei primi mesi di vita, quello del padre sembra apparentemente secondario.

Il padre assiste, aiuta, si accorge che la propria moglie rivolge le attenzioni al piccolo e che forse si è creata un “coppia” dalla quale lui per il momento è tagliato un po’ fuori.. Tuttavia questo stare fuori diventa uno sguardo “esterno”, un modo di vedere e raccontare le cose da un punto di vista diverso, forse meno coinvolto, ma non per questo meno valido, che poi sarà indispensabile a tutta la famiglia a valutare le cose in modo più equilibrato. In futuro queste vedute serviranno poi a tutti, al figlio in particolare, a staccarsi dalla mamma e vedere il padre il rappresentante di tutti gli altri che stanno fuori dalla famiglia. Il papà: rappresentante di come è il mondo e di come dovrebbe funzionare il mondo, ma anche colui che mi ama, che mi accoglie e che con i suoi rimproveri non vuole altro che il mio bene e la mia crescita. Da figlio non ne sono consapevole. Lo sarò più in là, forse quando sarò padre a mia volta.

In questo senso il padre è colui che favorirà il distacco, la crescita, il coraggio verso la vita e la formazione progressiva dell’identità del bimbo – ragazzo – adolescente – giovane.

Il padre un po’ alla volta diventa quindi il tramite per il rispetto delle regole, delle leggi ed il modello di uomo e di vita matrimoniale (questo ci auguriamo nella maggior parte dei casi). Ma un po’ alla volta le cose cambiano, il

Nulla da fare: la figura del padre, a meno che non si tratti di casi da cronaca (violenza, abusi, alcolismo o altri disagi sociali di vario tipo) rimane centrale in tutti i casi.

Infine segnalo a tutti una rivista che esce da moltissimi anni. Si chiama Famiglia Oggi. E’ un bimestrale diffuso in tutte le migliori librerie e si trova anche su web. A me personalmente, come padre e poi come uomo è molto servita. Attendo i vostri pareri. Li pubblicheremo volentieri nel prossimo numero.

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... quando si entra nell’adolescenza lo scontro normale tra padre e figlio sarà a quasi totale responsabilità del padre

tempo trascorre nella quotidianità e quando si entra nell’adolescenza lo scontro normale tra padre e figlio (e figlia) sarà a quasi totale responsabilità del padre che dovrebbe avere l’intelligenza di interrompere, quando capirà, che non è più necessaria la conflittualità ai fini della crescita. A volte i padri non comprendono quando è il momento.

Cosa provoca quindi in un ragazzo/a la coppia che si separa? Alla luce di questo ruolo paterno appena descritto... è evidente, non c’è bisogno di scriverlo. La separazione è devastante per il ragazzo/a, questo molti padri e madri alla fine se lo scordano... tanto divorziano tutti!

Si sono scritti volumi ed enciclopedie sulla separazione ma si possono riassumere, anche se con il rischio di generalizzare, che una separazione dei genitori in giovane età dei ragazzi causerà grandi sensi di colpa, a volte irreparabili. L’adolescente, per contro, sarà più agressivo a livello sociale. Solo una forte collaborazione di tipo genitoriale (magari mediata) tra i due “ex partner” potrà alleviare il dolore dei ragazzi.

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IL PADRE

PRIMO PIANO

di Emanuela Bertolone direzione@shanthi.it

Io mamma cosa mi aspetto da te, papà I papà, quando rientrano la sera, spesso diventano il capro espiatorio dopo una giornata a casa con i bambini... perchè alla fine è la nostra vita ad essere stata stravolta, non la loro.

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Chi è che non ricorda la prima volta che ha incontrato il proprio compagno? Quelle emozioni, la voglia di conoscersi, di scoprirsi e di iniziare una vita insieme. E poi la presentazione agli amici, i primi indimenticabili viaggi insieme fino alla decisione di scegliere quella persona come compagno di vita. Una scelta coraggiosa che, per la maggior parte delle donne, potrebbe avere un suo epilogo ben preciso: il matrimonio. Gli attori però sono sempre inevitabilmente due. La scelta di adottare viene fatta insieme, ed in quel lungo percorso si è convinti che sempre insieme si affronteranno tutti i problemi, le gioie e le decisioni che ci saranno da prendere anche

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nella nuova avventura della vita a tre.

Le amiche che prima di te hanno avuto un bambino ti avvertono: “tra te e tuo marito non sarà più come prima, i figli sono la prima causa di conflitto ”.. ma loro non capiscono, loro hanno avuto un figlio biologico forse nemmeno troppo cercato, io invece ho atteso anni prima di avere la mia bambina in casa, io ho attraversato con mio marito infiniti colloqui ed analisi mediche per riuscire a dare a nostra figlia la famiglia che merita. Insomma noi siamo diversi.

E’ la mia vita che è stata completamente stravolta, non la tua...

Mai convinzione è stata più stupida. Siamo tutti uguali quando alla fine della giornata, invece che in due attorno ad un tavolo si è in tre. Quell’uomo che una volta mi stupiva entrando in casa con la mia bottiglia di vino preferita ora varca la porta con una ipercalorica vaschetta di gelato al cioccolato. Non sarò mai gelosa di mia figlia, è giusto che un pò la vizi, ma mi aspetto che sappia che il gelato l’ha mangiato anche a merenda. Eppure sono sempre io quella che dice “No, l’hai già mangiato oggi, stasera frutta”. Ma perchè devo sempre essere io quella che rompe? Che ricorda che il cibo sano è importante? Che non lascia guardare la televisione fino a quando non sono finiti i compiti? Perchè toccano tutte a me le strigliate? Mi aspetto che mio marito si ricordi che il martedì è il giorno della danza e il giovedì quello del catechismo e non

il contrario. E poi, chi di noi non si è trovata, in preda ad un momento di stanchezza, a pronunciare la fatidica frase: “E’ la mia vita che è stata totalmente stravolta non la tua”.

Beh, credo che anche a loro sia cambiato tutto perchè siamo cambiate noi. Perchè questa nuova vita che è entrata come un uragano nella nostra quotidianità ci ha modificate, da prime della fila ci ha posto in ultima posizione ed inevitabilmente anche il rapporto con il nostro compagno si è modificato.

... crescere tuo figlio il meglio possibile, istruirlo e aiutarlo ad affrontare la quotidianità...

Affrontare con il proprio compagno questa avventura nella dimensione di una donna ed un uomo come tanti che hanno voluto intraprendere un cammino difficile ma consapevole, una strada in salita ma con la prospettiva e la certezza che quanto prima arriverà il piano e che subito dopo ci sarà anche una discesa. Non sempre ci sarà sintonia, non sempre abbiamo lo stesso punto di vista. Ma credo che questo non ci renda diversi dalle altre famiglie, credo sia un bene il confronto quotidiano per uno stesso fine: crescere tuo figlio il meglio possibile, istruirlo ed aiutarlo ad affrontare la quotidianità, giocare insieme, ridere insieme, amarlo come mia mamma e mio papà hanno fatto con me e come i genitori di mio marito hanno fatto con lui.

Cosa chiedeva mia madre a mio padre? Forse le stesse cose che chiedo io al papà di mia figlia. Se mio padre abbia soddisfatto tutte le richieste di mia madre non lo so, ma sicuramente a me non ha mai fatto mancare nulla.

Ed è quello che mi auguro possa dire un giorno anche la mia bambina.

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Probabilmente nel momento stesso che si crea una famiglia tutto viene stravolto. E’ migliorato? E’ peggiorato? Nel mio caso non posso dare una risposta: è cambiato e basta. E’ cambiato il ritmo della giornata, degli impegni, dell’ora di cena, proprio come si faceva a casa dei mie genitori.

Dal mio compagno mi aspetto che aiuti mia figlia a capire quando commette un errore, cerchi di farla ragionare nei momenti bui che incontra, mi aiuti a fare la mamma. Non sempre è facile, non sempre ci riesce ma l’importante è che ci metta tutto se stesso. In fondo anche fare il papà di una bambina cresciuta solo con la mamma biologica e tanti fratelli non deve essere così facile. Guardare da lontano i suoi

approcci nel tentare di giocare con la bimba, nell’entrare in casa a giornata lavorativa terminata, anche solo nella gentilezza di farle capire che lei ora è al centro dell’universo in questa famiglia, mi lascia intravvedere una voglia pazza di darle affetto una volontà inaudita di abbracciarla e coccolarla.

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IL PADRE

PRIMO PIANO

SHANTHI

di Luca Salmoirago redazione@shanthi.it

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Il padre: quanta storia si racchiude in questa figura Inspiegabilmente, in qualunque situazione ci si trovi, ogni adulto si sente padre e madre di ciascun bambino che vede cadere, che non ha il fazzoletto, che ha perso il guantino per strada e la dinamica del villaggio, della piccola comunità, della tribù, si ricrea per qualche attimo.

Il pensiero corre alle immagini di paternità stampate nella mente: mio padre, l’immagine di Padre rappresentata nella pittura, l’idea paternità = “generazione”, la figura di Abramo, padre di tre religioni monoteiste, il cui nome significa “padre di molti figli”. Molti figli era sinonimo di ricchezza in un mondo diverso dal nostro, dove l’energia era quella delle braccia e delle gambe.

Il padre era colui che esercitava un potere reale in relazione alle proprietà, ai beni materiali, agli animali, alle persone. Paternità aveva a che fare con alcune prerogative divine: dare i nomi ai figli, agli animali, dettare le leggi e farle osservare.

ma di certezze di valori comportamentali e sociali sono andati via via in crisi. Quale sia la causa, quale sia l’effetto, lo lasciamo volentieri scoprire agli studiosi, ma per me, papà di Marta, si pone qualche problema di identità in più rispetto a mio padre o al padre di mio padre.

Non mi azzardo a approfondire questi temi, non è il mio lavoro, ma certo quella “paternità” anche se non scomparsa - perché in una qualche misura rimane nei nostri comportamenti - è piuttosto passata di moda. In una relazione biunivoca “paternità” e siste-

trovata…) tra una persona adulta padre e una persona bambino figlio; • La fiducia nel futuro;

Cerco, per me stesso, di comprendere e descrivere in sintesi il mio personalissimo tentativo di essere un papà e mi rendo conto che mi piacerebbe riuscire a mantenere nel tempo alcune costanti:

• Una presenza costante e dedicata; • Una relazione cercata (e qualche volta

Però, mentre mi perdo su questa strada così in salita del significato di “paternità”,

un pensiero differente, uno spunto inatteso arriva dal parco che ho di fronte a casa, dove vedo tantissimi bambini e un bel numero di adulti. All’interno del recinto a cui ai bambini (come ai cani, d’altra parte) il nostro mondo dà facoltà di giocare con una parvenza di libertà, si ricreano delle dinamiche di comportamento antiche.

... in quel recinto ogni adulto si sente ed è padre e madre di ciascun bambino...

Un bambino giocando cade, un adulto si avvicina e lo fa alzare, gli soffia il naso. Non è suo padre né sua madre: ma istintivamente si prende cura di quel bambino. Nel frattempo arrivano gli adulti genitori, nonni, tata, zia e riprendono il “proprio” figlio.

Il fenomeno incredibile è che in quel recinto ogni adulto si sente ed è padre e madre di ciascun bambino.

Ecco che mi viene da pensare che la sapienza di chi ci ha preceduto nella storia e nelle generazioni, sia arrivata a stabilire addirittura un obbligo giuridico degli adulti nei

confronti dei minori. Il nostro codice penale, col reato di omissione di soccorso, arriva al punto di porre a carico di “chiunque” trovi un “fanciullo” in difficoltà, l’obbligo di farsi carico delle sue necessità immediate. “Chiunque”, anche il primo che passa per strada.

Traducendo come opportunità educativa ciò che ho visto dalla finestra, credo che sarebbe bello immaginare e costruire un futuro dove accanto alla figura del “pater”del diritto romano, che ha diritto di vita e morte sul figlio (e sulla moglie …) ed è quindi un simulacro terrestre della divinità, così insita nella nostra cultura, ci sia spazio per una paternità diffusa che si prende cura e si svolge nei luoghi dove i nostri figli vivono.

Anche al fuori dai vari recinti dove li collochiamo.

Forse in un epoca così priva di certezze, vivere la dimensione della paternità ponendosi in relazione con altri padri e altre madri, con modalità differenti dal rapporto proprietario ed esclusivo padre – figlio, ponendosi nella prospettiva del “prendersi cura”, rientra nei doveri della nostra generazione di uomini adulti nei confronti di tutti i Figli.

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La dinamica del villaggio, della piccola comunità, della tribù, si ricrea per qualche attimo. Usciti dal recinto, tutti si ritorna ad avere un rapporto “proprietario”con i figli e nei confronti degli altri adulti. Questi ultimi fuori dal recinto divengono un pericolo potenziale.

... sarebbe bello immaginare un futuro dove ci sia spazio per una paternità diffusa...

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IL PADRE

...in NUOVE GENERAZIONI

SHANTHI

di Milli De Giacomi redazione@shanthi.it

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Quando il papà è “il cattivo” da cui proteggersi Tutti noi abbiamo bisogno di amare e essere amati, ma se questo ci viene a mancare rimaniamo con un vuoto interiore che difficilmente si riesce a riempire nuovamente.

Avere una mamma e un papà realmente “presenti” nella vita del figlio fa la grande differenza tra la felicità e la sofferenza.

Il mio nome è Milli, lavoro da 16 anni in Brasile, nella periferia della meravigliosa e violenta Rio de Janeiro. E’ da 16 anni che affronto situazioni di abbandono e di violenza con bambini e ragazzi, il più delle volte questa sofferenza è causata dentro alla propria famiglia.

In questi 16 anni mi sono resa conto in modo drammatico di quanto è importante la famiglia, intesa come mamma e papà, intesa come nucleo di affetto, di sicurezza, di ispirazione.

per difendersi dal padre/patrigno che li ha aggredito tutta la vita! Spesso quando un ragazzo abita anche con il padre, questi è un padre presente/assente, che ha paura a collocare regole, dare limiti, conversar con il proprio figlio come con una persona in grado di capire e pronta a crescere. Padri che non sanno dialogare o che hanno paura di confrontarsi. In questo modo il padre è presente ma in fondo molto assente.

I ragazzi con i quali lavoro sono quasi tutti coinvolti con il narcotraffico e hanno iniziato l’uso di droga molto presto. Se si guardasse solo a quello che hanno commesso, si penserebbe che sono delinquenti senza possibilità di recupero, si etichetterebbero come irrecuperabili, e cattivi soggetti. Ma quando li accolgo nella prima intervista non riesco a sentire timore, non riesco vedere in quegli occhi tutta questa “malvagità”, vedo solo ragazzi confusi e soprattutto tristi, e così inizio ad ascoltare.

Molti di loro non hanno il papà, a volte hanno un patrigno, che come tutte le favole che si rispettino, non li vogliono in casa, vogliono la donna e non il figlio, ma purtroppo la nostra non è una favola, ma la vita. Molti di loro iniziano a conoscere la droga dentro di casa, sin da piccoli, avendo le persone “responsabili” che bevono fino a ubriacarsi, diventando violenti con le persone che dovrebbe proteggere. Quanti ragazzi che entrano nel narcotraffico solo

Quanto è importante la figura del papà per lo sviluppo e la felicità dei figli, un papà che sappia dire “ti voglio bene” senza vergogna, ma anche un bel “No” con fermezza, quando ce ne bisogno, un papà che si interessi della vita del figlio, dialogando con lui, partecipando della sua vita. Che grande mancanza fa un papà così nella vita di un figlio. Noi tentiamo di coinvolgere la famiglia per poter aiutare nel cambiamento di vita del ragazzo, perché possa

riuscire ad essere felice senza aver bisogno di usare droga, ma spesso solo la madre è presenta, e si ritrova a lottare da sola per il suo figlio.

Un ragazzo ha bisogno di un modello su cui rispecchiarsi, un modello da imitare e se non lo trova dentro di casa lo cerca fuori, per questo spesso i nostri ragazzi cercano nel capo trafficante l’esempio da imitare, diventando violenti perché pensano che il potere, l’autorità la si ottenga con l’aggressione e la paura e non con il rispetto reciproco, ma questo è quello che la vita gli ha insegnato. Questa scelta purtroppo li porta a perdere la propria vita senza averla vissuta interamente, a morire con 14-15 anni per aver scelto un esempio che inganna, che illude, che non educa alla felicità, quella vera.

Tutti noi abbiamo bisogno di amare e essere amati, lo impariamo sin da piccoli, e se questo ci viene a mancare rimaniamo con un vuoto interiore che difficilmente si riesce a riempi-

re nuovamente. Avere una mamma e un papà realmente “presenti” nella vita del figlio fa la grande differenza tra la felicità e la sofferenza, e questa è la grande sfida per ogni genitore!

Equivoci di famiglia...

Dubbi, domande e pensieri si affacciano spesso nella mente dei bambini. Le risposte, per noi scontate, per loro non lo sono affatto. A volte cercano le risposte nella loro testa lasciando gli interlocutori adulti davvero: “Senza parole”!

PRIMO PIANO

di Paolo Brunasti redazione@shanthi.it

capelli ricci crespi crespi non quelli lisci della mamma italiana o quelli radi e corti del papà italiano... era così evidente che non li aveva presi da noi...

Ma quando si guardava intorno vedeva tanti altri bambini, di tanti colori e di tanti genitori diversi. Nella scuola materna che frequentava c’erano bambini cinesi, arabi, sudamericani, filippini, e perché no anche qualche italiano... quindi per lui, per loro, il colore e la diversità non era un problema: ognuno aveva il suo colore e i suoi tratti particolari, tutti erano un pò più scuri o più chiari o più ricci o più lentigginosi degli altri...

Così una sera noi adulti (ed anche soprattutto il fratello più grande) siamo rimasti stupiti di quello che lui con tanta naturalezza stava dicendo: “Mamma, quando sono uscito dalla tua pancia...”

Ma come? Non si rendeva conto che quella mozzarella pallida pallida con i capelli come

SHANTHI

Noi adulti diamo spesso per scontate tante cose che tanto scontate non sono per dei ragazzi o dei bambini, soprattutto per dei bambini adottivi magari di etnie diverse da quelle dei genitori adottivi, perché i modelli familiari che per noi sono evidenti per loro non lo sono affatto.

Mio figlio più piccolo, che ora ha 10 anni, ha dovuto piano piano costruirsi un modello razionale delle proprie origini e della propria posizione familiare, ricostruendo col tempo quella che era una storia non poi così scontata.

Arrivato in Italia all’età di tre anni, con un fratello più grande che aveva già sette anni, aveva perso completamente la memoria cosciente della propria famiglia d’origine, forse perché troppo piccolo o forse per rimozione di autodifesa.

Un adulto avrebbe detto che per lui il problema sarebbe stato quello di accettare come genitori due persone diverse da lui. Il colore della sua pelle non era quello di noi genitori, i

IL PADRE

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SHANTHI

spaghetti non poteva essere la sua mamma di pancia ?

Il fratello con una grassa risata gli ha fatto apparire come in un lampo la verità: “Ma cosa vai dicendo!!! Ma se mi ricordo io quando sei uscito dalla pancia della mamma d’Etiopia!!!”

Due occhi un po’ stralunati si sono voltati verso di noi e poi è spuntato un sorriso disarmante: “Davvero? Non me lo ricordavo...”

Già: perché lui certo quell’episodio non poteva ricordarselo, e per fortuna che il fratello ne era stato testimone (più o meno oculare), altrimenti magari non avrebbe mai creduto a noi grandi.

E così mio figlio piccolo ha dato per assodato questo fatto, cioè che esistono genitori di pancia e genitori di cuore, che si possono avere più di due genitori, e che uno può avere due genitori di un’etnia e due di un’altra, che a volte i genitori possono venire a mancare ed allora se si è un pizzico fortunati ne arrivano altri.

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Ma tante cose non sono scontate, e certe situazioni non “banali” possono creare un pò di confusione che nella sua testa un bambino cerca di riordinare come può.

Così qualche anno dopo abbiamo ricevuto una telefonata (per fortuna più divertita che non scocciata) da parte dalla mamma di G., una compagna delle elementari di mio figlio piccolo, che ci ha prima spaventati e poi divertiti.

Conoscendo il soggetto (nostro figlio) come una delle teppe della classe eravamo un po’ prevenuti ed immaginavamo già che avesse combinato qualche cosa di storto, come dato un pugno o fatto uno scherzo poco simpatico, così quando la mamma di G. ci ha detto che sua figlia era rimasta sconvolta da quello che

le aveva detto nostro figlio la nostra preoccupazione è improvvisamente andata alle stelle!

Cosa mai aveva potuto fare di così grave per sconvolgere G., una ragazzina così tranquilla e gentile, tra l’altro figlia di una donna Etiope e di un uomo Italiano e che quindi aveva una qualche affinità “elettiva” con lui ?

Semplicissimo: nostro figlio aveva spiegato a G. che “evidentemente” lei non lo sapeva ma era orfana di padre!

Come era possibile che nostro figlio avesse detto una cosa simile? Non conosceva anche lui il papà di G.? Non ci aveva giocato insieme tante volte? Come era arrivato a pensare che G. fosse orfana di padre?

La spiegazione assolutamente razionale l’aveva data lui stesso a G.: “Tu sei orfana di papà: il tuo papà d’Etiopia è morto e la tua mamma d’Etiopia si è risposata con il tuo papà d’Italia”. Semplice vero ?

Povero piccolo: non gli era neppure passata per la testa che G. potesse essere figlia di due persone d’etnia diversa, e siccome aveva una mamma etiope doveva avere anche un papà etiope!

Tutto perfettamente logico nella testa di un ragazzino, che cerca di darsi delle risposte a domande più che naturali e che noi invece diamo molto spesso per scontato...

E così ridendo di questo piccolo equivoco sono tornato con la memoria ad un episodio di tanti anni fa simile nella sua diversità...

Oltre a due figli etiopi io ho anche un fratello indiano (giusto per complicare un po’ di più le cose), che dopo aver vissuto dalla nascita fino ai 5 anni in orfanatrofio è arrivato nella nostra famiglia senza sapere assolutamente cosa fosse una famiglia: e come avrebbe potuto? Per aiutarlo a metabolizzare questo concetto per lui così sconosciuto, mia madre gli comprava sempre giocattoli legati all’idea di famiglia: la Famiglia Felice (chi di voi non se la ricorda ?), oppure una famiglia di elefanti (papà elefante, mamma elefantessa e due o tre elefantini), o una famiglia di gatti, eccetera.

E così mio fratello piano piano si è creato una sua idea, un suo modello concettuale di famiglia, e tutto sembrava a posto finché un giorno viaggiando in treno con mia madre si è seduto vicino ad un militare in divisa, e dopo averlo squadrato a lungo e dopo essersi fatto spiegare perché era vestito in modo così stano e cosa significasse essere un militare ha chiesto candidamente: “Anche la tua mamma è un militare?”

LABORATORI TEMATICI DI FORMAZIONE SULL’ADOZIONE 2012 - Trentesimo Anniversario di Fondazione AMI

2012 Trentesimo Anniversario di Fondazione

AMI “Amici Missioni Indiane ONLUS” ha lo scopo di favorire

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L’Ente AMI in questo accademico 2012-2013 propone la solidarietà, sia anno con iniziative locali, che attraverso gli interscambi con altri Paesi, operando in particolare a favore un ciclo di “Laboratori Tematici di Formazione sull’Adodei,minori in cercheranno difficoltà. AMI di “Amici Missioni Indiane ONLUS” zione” in cui si tratteggiare in maniera apopera prevalentemente nei seguenti settori: profondita le tematiche più importanti che caratterizzano COOPERAZIONE la genitorialità i bambini. studiando e adottiva valutandoed iniziative e Progetti nei Paesi in via di sviluppo, reperendo i finanziamenti e gestendone la

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L’intento è di fornire strumenti sempre più affinati a geniINTERNAZIONALE tori adottivi ADOZIONE e aspiranti genitori, così da consentire una fornendo il supporto tecnico, morale e psicologico coppie comprensione sempre migliore dei bambini che agiungoitaliane desiderose di conseguire l’adozione di minori no in famiglia. stranieri in stato di abbandono. È ormai appuratoSOSTEGNO che il sapereAe DISTANZA l’essere genitori consapevoli(Sponsorizzazione/Adozione e responsabili divengono afattori preventivi delle crisi, Distanza): occupandosi di aiutino adottivi. a mantenere minori dei trovare rifiuti e famiglie dei tantoitaliane temutiche fallimenti e giovani nei Paesi in via di sviluppo, al fineaggiuntivi di impedire Il laboratorio ha la finalità di portare strumenti ai ai minori e giovani in stato di indigenza di non dover partecipanti, attraverso la conduzione di esperti, con l’agabbandonare l’ambiente d’origine. giuntiva preziosa di testimonianze.

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far conoscere alla pubblica opinione, attraverso le più ampie Ogni incontro tenuto da due operatorididell’Ente Ami, e varie formesarà di iniziative, le problematiche cui si occupa l’Associazione ed La in metodologia particolare quelle ai rapporti psicologi e medici. vederelative una attivazione culturepoiché e realtàessere diversemeri ed alla situazione deiporta minori deltra gruppo, spettatori non adnei un Paesi in via di sviluppo.

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AMI Amici Missioni Indiane onlus

Laboratori Tematici di Formazione sull’Adozione Ciclo di 8 incontri in cui si cercheranno di tratteggiare in maniera approfondita le tematiche più importanti che caratterizzano la genitorialità adottiva ed i bambini.

dal 23 OTTOBRE al 21 GIUGNO

SENSIBILIZZAZIONE

effettivo cambiamento. In ogni giornata sarà possibile afCOME RAGGIUNGERE LA SEDE AMI frontare ed approfondire una tematica specifica dell’adozione e della genitorialità adottiva.

Dalla Tangenziale Ovest di Milano: uscita nr. 6 CORSICO‐GAGGIANO, direzione Milano, al secondo semaforo a destra, seguire via Resistenza ed al primo semaforo a destra, alla rotonda ancora a destra, ed al semaforo girare a destra.

Avantiprevede troverete unun parcheggio.

Ogni giornata massimo di 30 partecipanti.

Le iscrizioni sono aperte a genitori adottivi, ad aspiranti genitori o a chi vuole iniziare ad avvicinarsi alle tematiche adottive. Sono previsti 8 appuntamenti e vi è la possibilità di iscriversi sia all’intero percorso che ai singoli incontri.

Per il calendario dettagliato ed 2012 Trentesimo Anniversario di Fondazione aggiornato consultare il sito AMI “Amici Missioni Indiane ONLUS” ha lo scopo di favorire LABORATORI TEMATICI la solidarietà, sia con iniziative locali, che attraverso gli Dott.ssa Sophie Perichon psicologa, psicoterapeuta AMI www.amiweb.org AMI Amici Missioni Indiane onlus DI FORMAZIONE SULL’ADOZIONE 2012 - Trentesimo Anniversario di Fondazione AMI

2012 - Trentesimo Anniversario di Fondazione AMI

RELATORI

interscambi con altri Paesi, operando in particolare a favore eme Giudice Onorario Tribunale dei Minorenni di Milano. dei minori in difficoltà. AMI “Amici Missioni Indiane ONLUS” nte AMI in questo anno accademico 2012-2013 opera prevalentemente nei seguenti settori: ario Dott.ssa Simona Silvestro opone un ciclo di “Laboratori Tematici di Formazione COOPERAZIONE no. l’Adozione”, in cui si cercheranno di tratteggiare in studiando e valutando iniziative e Progetti nei Paesi in via

Laboratori Tematici PROGRAMMA di Formazione sull’Adozione

psicologa, psicoterapeuta AMI

aniera approfondita le tematiche più importanti Ente autorizzato all’Attività nelleche Procedure didi Adozione Internazionale sviluppo, reperendo i finanziamenti e gestendone la ratterizzano la genitorialità adottivaRomoli ed i bambini.

Dott.ssa Raffaella medico pediatra Provvedimento Numero 34/2000/AE/AUT CC/DEL 06/09/2000 della Commissione per le A.I. realizzazione.

SEDE LEGALE: Cascina (MI) ntento è di fornire strumenti sempre piùRobbiolo, affinativiaaA.Moro 7 • 20090 Buccinasco ADOZIONE INTERNAZIONALE esperta di problematiche mediche legate all’adozione 0245701705 • www.amiweb.org nitori adottivi e aspiranti Tel genitori, così• Fax da 0245708630 consentire fornendo il supporto tecnico, morale e psicologico a coppie a comprensione sempre migliore dei bambini che italiane desiderose di conseguire l’adozione di minori ungono in famiglia. stranieri in stato di abbandono.

Ciclo di 8 incontri in cui si cercheranno di tratteggiare ANNO ACCADEMICO 2012-2013 in maniera approfondita le tematiche più importanti che caratterizzano la genitorialità adottiva ed i bambini.

SOSTEGNO A DISTANZA

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INFORMAZIONI

Indiane ON-

far conoscere alla pubblica opinione, attraverso le più ampie

Orario: dalle 10.00 alle 17.00 cone varie pausa pranzo dalle 13 alle 14di cui si occupa forme di iniziative, le problematiche

gni incontro sarà tenuto da due operatori dell’Ente l’Associazione ed in particolare quelle relative ai rapporti non compreso; sono presenti esercizi bar/pizzeria, per la mi, psicologi e pranzo medici. La metodologia vedenei unadintorni tra culture e realtà diverse ed alla situazione dei minori nei ivazione del gruppo, poiché essere spettatori autonomia dellameri pausa).

Paesi in via di sviluppo. n porta ad un effettivo cambiamento.

Costo di partecipazione: € 40,00 a COME incontro.

Gli incontri avranno luogo a RAGGIUNGERE LA SEDE AMI ogni giornata sarà possibile affrontare ed approfondire chedell’adozione si raggiunga il genitorialità numero minimo 15 iscritti. a tematica specifica e della Dalla di Tangenziale Ovest di Milano: uscita nr. 6 CORSICO‐GAGGIANO, direzione Milano, al secondo semaforo a destra, seguire via Resistenza ed al ottiva.

Per l’iscrizione mandate una email all’indirizzo: formami@amiweb.org.

gestione in condizione

primo semaforo a destra, alla rotonda ancora a destra, ed al semaforo girare a destra. Avanti troverete un parcheggio.

Riceverete la scheda da compilare e gni giornata prevede un massimo di 30 partecipanti. iscrizioni sono aperte a genitori adottivi, ad aspiranti nitori o a chi vuole iniziare ad avvicinarsi alle Segreteria Organizzativa matiche adottive.

AMI - Amici Missioni Indiane è la possibilità di iscriversi sia all’intero percorso che Onlus singoli incontri.via A.Moro 7 • 20090 Buccinasco

gli estremi per poter effettuare il bonifico.

tel. 02 45701705

iclo si compone segreteria@amiweb.org di 8 incontri, così da percorrere assieme • www.amiweb.org percorso di formazione durante l’anno; il calendario gli incontri è riportato all’interno di questo volantino.

Ente autorizzato all’Attività nelle Procedure di Adozione Internazionale Provvedimento Numero 34/2000/AE/AUT CC/DEL 06/09/2000 della Commissione per le A.I. SEDE LEGALE: Cascina Robbiolo, via A.Moro 7 • 20090 Buccinasco (MI) Tel 0245701705 • Fax 0245708630 • www.amiweb.org

PROGRAMMA

ANNO ACCADEMICO 2012-2013

IL PADRE

...in MUSICA

SHANTHI

di Pamela Pinto pamela.pinto@libero.it

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Allo specchio: papà, “svegliami quando settembre finisce” Un viaggio “silenzioso” nello sguardo di artisti del presente e del passato per rivivere quel singolare, quanto mai discusso, legame tra padre e figlio

Wake me up when september ends è la frase che pronunciò, all’età di soli dieci anni, il cantautore e chitarrista dei Green Day Billie Joe alla madre quando, tornato a casa in lacrime dopo il funerale del padre, scomparso a causa di un cancro il 15 settembre del 1982, si chiuse nella sua camera, nella “stanza” dei sentimenti più disperati e nostalgici. Una frase che, in realtà, voleva rispondere ai “rintocchi” fermi e ansiosi di una madre preoccupata per il proprio figlio, dicendo: “Svegliami quando il dolore finirà”. Un sentimento divenuto, poi, il titolo di una canzone facente parte del nono album del gruppo musicale pop-punk statunitense uscito il 21 settembre 2004, American Idiot, il cui successo strepitoso conquistò numerosi premi e guadagnò oltre 14 milioni di copie.

Così, mentre Billie Joe attendeva di svegliarsi da quel mese di settembre orribile che gli aveva procurato tante lacrime e ferite indelebili, lo stesso anno Vasco Rossi cantava Canzone, in uscita con l’album Vado al Massimo. La canzone, che attualmente nei concerti viene spesso dedicata a Massimo Riva, è nata dal ricordo di suo padre, camionista, che, colto da un infarto mentre eseguiva una banale manovra, aveva lasciato la sua famiglia nello sconforto e nella crisi più profonda. Il progetto di Canzone fu poi reinventato in chiave femminile. Vasco ha, infatti, esplicitamente dichiarato che le sensazioni descritte in quella canzone provenivano dalla morte del padre:

do. Quando era ancora vivo io giocavo a cantare Fegato spappolato e a fare il rocker. Dopo, mi resi conto che il gioco era finito. Eravamo a terra, senza una lira, in un appartamento di settanta metri quadri. Mia madre casalinga, io che non ero ancora niente. Non potevo più giocare. E mi venne fuori una rabbia, una convinzione, una forza, anche una cattiveria che non pensavo, sinceramente, di avere. Non mi ero mai sentito così determinato.

Mio padre era del segno del leone. È stato come se, morendo, mi avesse trasmesso la sua forza di carattere, come se una parte di lui avesse cominciato a vivere dentro di me. La sua assenza improvvisa è diventata un momento chiave della mia vita. L’ultimo suo insegnamento fu: “Sparisco così ti svegli”.

E io mi sono svegliato».

Con i “sogni che non fanno svegliare”, di tutt’altro stampo, arriva anche Canzone del

Vasco Rossi: «L’ultimo suo insegnamento fu: “Sparisco così ti svegli”. E io mi sono svegliato».

«Avevo ventisei anni quando mio padre è morto.

Mi ha insegnato l’onestà senza compromessi e la tolleranza assoluta verso chi non la pensa come te.

Mi rispettava, ma credo gli sia costato [...] Quello che non era riuscito a fare da vivo, gli riuscì moren-

Bono Vox, leader degli U2

Il rapporto tra padre e figli è stato sempre il più difficile da affrontare: le “ragioni” profonde di un rapporto così intimo, a volte lacerato, a volte così meraviglioso o turbolento da volerlo “cantare” al mondo, non si possono

Bono Vox: «Ci siamo... Mio padre sta per dirmi che mi vuole bene». mai conoscere pienamente. È un meccanismo talmente complicato che non può permettere giudizi o limitazioni, ma può semplicemente raccontarsi attraverso un’emozione, sia essa un “urlo d’amore”, sia essa una canzone di gioia, “catartica” o, ancora, un sentimento in “movimento”, un work in progress da condividere con il pubblico.

Così nascono, ad esempio, quei sentimenti di identificazione inimmaginabili. Un processo di identificazione che meglio si potrebbe tradurre, forse, con il nome del tour “De André canta De André”: «Quando è morto mio padre, e poi mia madre, sono entrato in una profonda depressione. Mi imbottivo di antidepressivi e ci bevevo sopra. Ero fuori di testa, ho fatto molti errori. In quel periodo di autodistruzione mi sono sentito come mio padre quando ha scritto “Amico fragile”: Ho compreso quanto fosse la sua biografia, e un po’ anche la mia [...] Un brano che, nonostante lo conosca da tanti anni, sento ora più vicino che mai. Forse perché è stata l’unica occasione in cui mio padre ha parlato di se stesso in modo realmente autobiografico».

Ed ecco, allo stesso modo, nascere una ballata d’amore, Sometimes You Can’t Make It On Your Own , uno dei più commoventi brani degli U2, la canzone dedicata al padre del leader del gruppo, “Bono Vox” (Paul Hewson). Il cantante, dopo la perdita della madre all’età di quattordici anni, della quale dice di conservare un ricordo abbastanza vago, è cresciuto col fratello Norman in una casa di uomini “avvolti dal lutto ed incapaci di condividere i propri sentimenti”. Il rapporto familiare fondamentale era stato quello vissuto col padre, un rapporto “complesso, distante e struggente”, come egli stesso ha affermato, ricordan-

SHANTHI

padre di Fabrizio De André, compresa nel concept-album Storia di un impiegato (1973), musicato e poi arrangiato da Nicola Piovani, prodotto da Roberto Dané; un’ “opera” scritta “a sei mani”, in collaborazione con Giuseppe Bentivoglio. La canzone fa chiaramente riferimento ad uno sfondo sociale che vede nel padre la figura familiare più discussa: la prima “autorità” che incontriamo nel corso della nostra vita, il “detentore del cognome, del rispetto del gruppo, della forza fisica e del senso della famiglia”, l’oggetto di ricerca , mai come in quegli anni, per la letteratura ed il cinema, «tra padri terribili, i dittatori del XX secolo, Hitler e Stalin compresi, fino ai padri ridicoli del [...] post-Sessantotto e di quella stessa rivolta giovanile». Protagonista è un impiegato che, “sognando” (tre canzoni di questo disco sono dei sogni) di occupare un posto di potere, quello di suo padre, conquistate le sue “nuove vesti”, è destinato a sentirsi sempre più nudo ed inerme davanti al potere, andando incontro ad un conflitto interiore culminante in un incubo, più che sogno, “che si sveglia all’improvviso”. È una canzone che, come ha affermato lo stesso autore, “nasce dalla necessità che ha il potere di rinnovarsi” con soluzione di continuità.

E Fabrizio De André, il “padre della canzone”, in un intervista rilasciata il 22 luglio 2010 per La stampa.it, è stato descritto dal figlio Cristiano, come “un orso grizzly e un orco, nelle canzoni e nella vita. Aveva alti e bassi incredibili, ha passato quindici anni di alcolismo”. E ricordiamo, a tal proposito, che il padre di Fabrizio De André, Giuseppe, sul letto in fin di vita, fece promettere al figlio di smettere di bere, vizio che ormai si trascinava da decenni.

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Fabrizio e Cristiano De André

do, a tal proposito, una sua frase: “Se sei davvero ispirato, suoni per una persona sola: per una donna. O per tuo padre”. Un rapporto forse complicato, ma colmo di tanto affetto: «Ho vissuto un momento sorprendente con il mio vecchio quando venne in America per la prima volta. Eravamo in Texas e mi misi d’accordo con i ragazzi delle luci perché puntassero su di lui un riflettore durante i bis. Alla fine del concerto dissi: “Questo è l’uomo che mi ha dato la voce. Questo è Bob Hewson!”. Si accese il riflettore, ventimila texani applaudirono e fischiarono entusiasti. E lui stava in piedi ed agitava il pugno contro di me!

Dopo lo spettacolo, sentii dei passi alle mie spalle, mi guardai attorno, ed era mio padre. I suoi occhi erano umidi e pensai: “Ci siamo. Questo è il momento che ho aspettato per tutta la vita. Mio padre sta per dirmi che mi vuole bene”. E venne lì, mi tese la mano, un tantino, un tantino traballante, un tantino malsicuro – aveva bevuto un po’ – mi guardò negli occhi e disse: “Figlio mio volevo dirti che... Sei un grande professionista”».

SHANTHI

Sfogliando i libri di “storie della musica” arrivano, ancora, sentimenti ricchi di autobio-

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Eric Clapton con il piccolo Conor

grafismo. Roger Waters, classe 1943, orfano di guerra e attivo pacifista fin dai primi anni 60, ancor prima di suonare con i Pink Floyd, “ricopriva” con uno dei suoi “tre livelli d’ispirazione”, l’ autobiografismo, i mattoncini di The wall (1979). La morte del padre ad Anzio nel corso della seconda guerra mondiale aveva generato un tema, quello della guerra, iniziato in The Wall e poi sviluppato in The final Cut. Al ’43 appartiene pure Lucio Dalla che con 4 marzo 1943 parla, appunto, di una nascita per amore e di un padre andato via perché “parlava un’altra lingua però sapeva amare”.

Ancora ritroviamo Eric Clapton che con My father’s eyes e Circus has left town esprime il suo dolore sia per la perdita del figlioletto Conor di soli quattro anni, sia per non aver mai conosciuto il suo vero padre.

A continuare il circolo del work in progress la “cantantessa” - come amano definirla i suoi fans - Carmen Consoli, con Mandaci una cartolina e Guarda l’alba: «Mio padre scherzava sulla morte ed era dell’idea che in quel momento si venisse cullati dal tramonto, pronti per accogliere l’alba. Non è un caso quindi che il pezzo vada dal tramonto all’alba. Il titolo è legato ad un altro ricordo che lo riguarda: lui diceva sempre che ci avrebbe spedito una cartolina dall’’aldilà».

Il rapporto complesso padre-figlio ha toccato anche “le dinastie” dell’universo della musica colta.

Domenico Scarlatti era stato “vittima” dell’asfissiante autorità paterna e probabilmente della crescente invidia per il successo del figlio. Questa fu tale da impedirgli una vita autonoma: solo a trentadue anni, infatti, come si legge nelle cronache dell’epoca.con l’appello alle leggi giustinianèe, egli ottenne una tardiva emancipazione, potendo contrarre finalmente matrimonio “a disgusto de su padre”.

Ancora più interessante e complesso il “caso” di Mozart e suo padre Leopold. Quest’ultimo, egli stesso compositore e violinista di

Mozart bambino: «dopo Dio vien subito il papà».

discreta fama, intuendo il singolare talento del figlio, dopo avergli impartito lezioni di educazione musicale ed averlo costretto fin da piccolo “a massacranti viaggi per esibizioni quale bambino prodigio nelle capitali di tutta Europa”, sembrava cercasse di “farsi una posizione”, più che dedicarsi al piccolo Mozart con tutte le giuste attenzioni che un padre dovrebbe avere. Tutto ciò ebbe un peso notevole sullo sviluppo della sua personalità.

Se da un lato, infatti, quello “stato mentale” di “scimmia ammaestrata” aveva contribuito essenzialmente alla carriera concertistica di Amadeus, d’altra parte la sua personalità conflittuale e non armoniosa si manifestò sia nel fisico che nel carattere ingenuo ed “infantile”, quasi puerile. Il padre, pedante e ipocrita, riuscì, infatti, a tenerlo per molto tempo sotto la sua “influenza”, utilizzando spesso a tale scopo le strategie della retorica che con lui si dice funzionassero sempre.

Così Leopold, descritto da Mozart bambino come figura di riferimento per la sua vita, ricordiamo il suo scritto “dopo Dio vien subito il papà”, ben presto iniziò a diventare un peso per il giovane musicista che tentò invano di conquistare una propria autonomia.

Qualche critico ha voluto vedere dell’autobiografico nell’Idomeneo, della quale opera Amadeus Mozart non ebbe neppure la possibilità di scegliere il soggetto, o, ancora, nella scrittura del Don Giovanni riconoscendo, in particolare, nella figura del Commendatore quella di Leopold.

Le donne rappresentavano rarissime eccezioni. Eppure non si può fare a meno di citare Clara Wieck. Il suo rapporto con il padre si percepisce proprio “dalla sua mano” in uno stralcio del suo diario:

Era un diario che doveva essere sempre letto dal padre, un uomo molto esigente che insegnò personalmente il pianoforte alla figlia ottenendo, con il suo metodo pedagogico, un eccellente concertista, ma di certo non giovando ad un rapporto sereno tra i due.

Sempre nell’ambito della musica colta vale la pena ricordare, finalmente “sotto un’altra

Il rapporto padre-figli: “Un meccanismo talmente complicato che non può permettere giudizi o limitazioni...” veste”, l’Andante per corno e pianoforte scritto da Richard Strauss a vent’anni, nel 1884, un omaggio dell’allora giovane compositore al proprio genitore, cornista nell’orchestra di Monaco di Baviera, che, per primo, lo aveva guidato nel mondo della musica.

E un piccolo spazio va anche ad i nostri sogni.

Quante volte vorremmo sentirci dire dal nostro papà la bellissima frase che recita Chris Gadner, interpretato da Will Smith, al figlio di cinque anni nel film La ricerca della felicità (2006) di Gabriele Muccino: «Ehi! Non permettere mai a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa, neanche a me, ok? Se hai un sogno, tu lo devi proteggere. Quando le persone non sanno fare qualcosa lo dicono a te che non la sai fare. Se vuoi qualcosa vai e inseguila. Punto».

Settembre “sta per finire” e tra suoni, sogni ed immaginazione... “È nell’aria ancora il tuo profumo, dolce, caldo, morbido... come questa sera mentre tu non ci sei più. La tristezza però si può racchiudere dentro una canzone che canterò ogni volta che avrò voglia di vederti, di toccarti, di sentirti ancora. È stato splendido amarti” ...

E guardandomi allo specchio, così, “io mi sono svegliato”.

SHANTHI

«Mio padre, che da lungo tempo sperava in un cambiamento da parte mia, ha osservato oggi, di nuovo, che sono sempre ancora pigra, negligente, disordinata, testarda, disubbidiente, e ciò anche nel suonare il pianoforte; e poiché ho eseguito così male in sua presenza le Nove Variazioni op. 26 di Hünten, egli ha strappato lo spartito di fronte ai miei occhi, e ha deciso che da oggi non mi avrebbe lasciato una sola ora, e oramai posso solo suonare scale, studi di Cramer e gli esercizi di Czerny per i trilli».

Leopold Mozart con i due figli, Amadeus e Nannerl

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IL PADRE

...in CUCINA

SHANTHI

di Flavio Brognoli ami.bflavio@tiscali.it

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Alcuni piatti di Cucina Etiope

Il wot e l’injera. Due piatti nazionali. Possiamo farli tutti in poco tempo: vediamo come.

La cucina dell’Etiopia è forse la più interessante di tutto il continente africano. I flussi di persone provenienti da altri territori, le abitudini dei diversi gruppi etnici hanno determinato una varietà di piatti considerevole e molto variegata.

Consumare cibi molto piccanti è una sorte di codice per gli abitanti di questo paese poiché danno al cibo valore terapeutico e simbolico:. infatti consumare alimenti molto piccanti sarebbe infatti legato a dimostrazione di “forza”.

La civiltà etiopica è prevalentemente rurale e i cereali sono l’alimento principale, quello più pregiato è il teff, pianta propria dell’area. Ai fini della cottura il teff viene considerato simile al miglio anche se più piccolo (un pugno dei semi del cereale garantiscono la semina di un intero campo).

Con il teff si fa lo injera, una specie di pane spugnoso, tipo focaccia. La preparazione di questo pane richiede diversi giorni di fermentazione, cosa che da alla pietanza un leggero sapore acido. La nascita di questo pane è un po’ incerta, ma sicuramente endemica dell’Africa. Gli immigrati etiopi in giro per il mondo, infatti, hanno modificato la ricetta per adeguarla ai tipi di farina per loro disponibili.

Anche i legumi sono molto diffusi in Etiopia e a tale proposito si può ricordare lo shirò (farinata di ceci).

La carne è un privilegio dei ricchi o dei giorni di festa, durante i quali viene anche preparato “il pane delle feste”, il dabo, soffice come una torta, ma salato e speziato. Tradizionalmente il pranzo formale comincia con il lavaggio delle mani, in seguito il cibo viene servito in un mesob, cesto di paglia avente la forma di “fungo” dai colori vivaci.

Il wot è il piatto nazionale, una salsa molto (davvero molto) piccante, miscuglio di spezie in cui viene cucinato pezzetti di pollo (Dorò wot) o di carne di pecora (Kay wot). La preparazione del wot è alquanto complessa: c’è una consistente quantità di cipolla rossa e di ber-

berè, polvere di peperoncino rosso mischiata ad altre spezie (aglio, ginger, basilico, pepe nero, cardamomo, cumino, chiodi di garofano e sale). Nella storia dell’Etiopia il berberè ha rappresentato anche moneta di scambio, utilizzata per la paga dei soldati.

Stilare un elenco esatto degli ingredienti del wot è difficile, perché non esista un wot uguale all’altro. Ogni ingrediente ha una sua funzione curativa: la cipolla serve per disinfettare l’intestino dai parassiti, l’aglio facilita la circolazione, il cumino addolcisce il fuoco del peperoncino.

Il wot e l’injera aprono il pasto e tutti i commensali si servono da un unico piatto con le dita della mano destra: si spezza il pane e poi si farcisce con il wot. È considerato un segno d’affetto il gesto di un commensale d’offrire un boccone direttamente alla bocca dell’amico, sorta di rito che segna l’inizio del pranzo comune.

Nei periodi e giorni di digiuno è vietato mangiare carne e prodotti caseari: il wot allora diventa un piatto vegetariano: la salsa avvolge piselli, lenticchie, legumi di ogni genere. In Etiopia sono molto frequenti i periodi di digiuno imposti dalla religione Copta o dai dettami del Corano: il mercoledì e il venerdì sono giorni di astinenza, inoltre per quasi la metà dell’anno solare (circa 180 giorni) è previsto il digiuno.

Un pasto etiope termina con un’elaborata cerimonia del caffè...

Un pasto etiope termina con un’elaborata cerimonia del caffè, il cui nome deriverebbe dalla provincia etiopica di Kaffa. I chicchi della corroborante bevanda costituiscono uno dei cardini dell’economia del paese. La storia della sua diffusione non è completamente ricostruita ma secondo alcuni studi le prime piante del caffè vennero scoperte nel IX sec. a

Kaffa, regione etiopica. L’assunzione del caffè è accompagnata da un preciso cerimoniale.

“Una delle donne della casa che ha offerto il pasto, sparge erba fresca in un angolo della stanza, per portare dentro un po’ della fragranza e della freschezza che c’è fuori. Si siede su uno sgabello basso, accanto ad un braciere di carbone e accende l’incenso. Poi arrostisce i chicchi verdi di caffè agitandoli in una scodella concava per farli tostare uniformemente. Tostati i chicchi, torna al tavolo e agita la scodella davanti ad ognuno degli ospiti perché possano sentirne la fragranza. Poi scompare per polverizzare i chicchi con pestello e mortaio. La donna riappare con la tradizionale brocca di argilla tonda e panciuta alla base, con un lungo collo laterale che termina con un beccuccio (il filtro, sul beccuccio, è di crine di cavallo). Dopo aver riscaldato l’acqua della brocca, aggiunge il caffè e porta tutto a bollore. Poi lo versa in tazzine senza manico aggiungendo zucchero e spesso un ramoscello di ruta. Questo caffè è corposo e non amaro. Quando tutti hanno bevuto la donna raccoglie le tazze, aggiunge altra acqua e prepara il secondo giro, usando gli stessi chicchi. La tradizione vuole che se ne faccia un terzo, se gli ospiti lo desiderano. In Etiopia si dice che il primo giro, più forte, è per i padri, il secondo per le madri e il terzo, il più debole, per i bambini”.

INJERA

Ingredienti (per 4 persone): 500gr. di farina di frumento, 500gr. di farina di Mais, 250gr. di semola di grano duro, 25gr. di lievito di birra, 1 bicchiere d’acqua.

La ricetta.

Mescolare gli ingredienti in una ciotola capiente, coprire e far riposare a temperatura ambiente per 2/3 giorni, lavorare l’impasto fermentato, con acqua sufficente a farlo diventare liquido (non danno le dosi). Scaldare una padella antiaderente, versare il composto in modo di avere uno strato di 3/4mm, come per una crepes.

Quando inizia a rapprendere, devono comparire delle bollicine, che danno la caratteristica consistenza spumosa al pane. Coprire e cuocere x 3 minuti, evitando che prenda colore. lasciar raffreddare su un canovaccio evitando di sovrapporre le focaccette, finchè non sono fredde. Questa è una delle ricette che si trasmettono oralmente da madre a figlia, quindi è un procedimento che si impara assistendo, il che comporta difficoltà nel fornire le dosi, di una ricetta che differisce da famiglia a famiglia.

Altra bevanda importante in Etiopia, è il tech, un idromele lievemente alcolico, ottenuto dalla fermentazione di miele, acqua e gensho, una pianta spinosa degli altopiani.

DORO WOT - POLLO SPEZIATO IN SALSA ETIOPE

La ricetta.

Affettate le cipolle e soffriggetele nell’olio caldo per 10 minuti. Tritate gli spicchi d’aglio e grattugiate lo zenzero; aggiungeteli alla cipolla e lasciate soffriggere ancora un paio di minuti. Dopodiché versatevi il brodo e la polpa di pomodoro. Lasciate sobbollire per una decina di minuti.

Aggiungete il sale ed il pepe. Nel frattempo tagliate il pollo a pezzi e disponeteli nella padella con la salsa di pomodoro. A questo punto vanno aggiunte anche le spezie. Lasciate cuocere il tutto a fiamma bassa per un’ora circa. Mentre aspettate che il pollo finisca la cottura lessate le uova fino a farle diventare sode, privatele del guscio e fatevi dei buchi con la forchetta. Aggiungetele al pollo gli ultimi due minuti di cottura e mescolate bene.

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Ingredienti (per 4 persone): 1 pollo da 1 kg-1,4 kg, 400 gr di polpa di pomodoro, 5 spicchi d’aglio, 2,5 dl di brodo di pollo, curcuma, 1/2 cucchiaino di chiodi di garofano, 1/2 cucchiaino di noce moscata, semi di cardamomo, coriandolo, 1/2 cucchiaino di cannella, 10 gr di zenzero fresco, peperoncino, 6 cipolle, olio di semi di girasole, 4 uova, sale e pepe.

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Feste, incontri e...

Come e dove “incontrare” AMI

Tutti i prossimi appuntamenti da non perdere.

Vi aspettiamo!

direzione@shanthi.it

FESTA DI NATALE

Cascina Robbiolo - Buccinasco (MI) SABATO 15 DICEMBRE Dalle 14.30: apertura mercatino e ristoro Dalle 15.00: laboratori per bambini: gioielli, lavoretti di Natale, cucina e bricolage. È gradita la prenotazione Dalle 18.00: baby-dance Ore 19.00: cena al punto ristoro Ore 20.00: film per ragazzi... aspettando il Natale DOMENICA 16 DICEMBRE Dalle 10.00: apertura mercatino Dalle 12.00: apertura ristoro Alle 15.30: spettacolo di giocoleria per grandi e piccini Alle 17.30: arrivo di Babbo Natale Alle 18.00: estrazione Lotteria di Natale e... Buon Natale a tutti!!

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Per tutta la durata della festa ci sarà: Mercatino: per l’acquisto di regali natalizi Punto bar e ristoro: caffè, bibite e dolci e griglia sempre in funzione con polenta e zola, polenta e salsiccia, wurstel e crauti, salamelle e patatine fritte Corner progetti e sponsorizzazioni: punto informativo sui progetti AMI e le sponsorizzazioni RegalAMI a favore delle iniziative di AMI in Brasile e Colombia: Panettone di pasticceria in confezione regalo € 10,00 Calendario AMI da tavolo € 4,00 e da parete € 7,00

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ESSERE NONNI ADOTTIVI L’arrivo di un bambino è un evento che coinvolge tutta la famiglia. Anche i nonni sono chiamati ad essere preparati e competenti. Questa competenza è maggiormente richiesta nel caso dell’adozione. AMI propone ai nonni un ciclo di 3 incontri, a cadenza settimanale, della durata di 3 ore ciascuno.

E’ possibile iscriversi a uno dei seguenti cicli: STAGIONE AUTUNNALE – 29 Ottobre e 5 Novembre 2012 STAGIONE INVERNALE – 21, 28 Gennaio 2013 STAGIONE PRIMAVERILE – 13 ,20 Maggio 2013 Orario: dalle ore 9.30 alle ore 12. 30 e si terranno presso la sede di Via Alessandro Manzoni N°10/4 a Buccinasco.

Quota d’iscrizione: 65,00 € a partecipante per ogni ciclo di incontri Per iscrizioni inviare la propria adesione all’indirizzo e-mail: formami@amiweb.org

VOCI DI FAMIGLIA Per il nuovo anno 2013 AMI ha organizzato una serie di incontri finalizzati alla comprensione e analisi delle diverse figure familiari.

Attraverso l’ascolto di testimonianze andremo a tratteggiare le peculiarità dei ruoli e le situazioni che spesso caratterizzano i vari momenti della vita familiare.

PROGRAMMA 26 Gennaio 2013 Voci di madri: parla con lei, parla di lei.

Il ruolo materno implica il confronto quotidiano con bambini che portano dentro altre figure femminili a cui necessariamente ci si deve avvicinare e che spesso contaminano anche con difficoltà relazionali il rapporto con il bimbo.

Essere genitori adottivi implica l’attraversare e vivere momenti molto particolari, unici e caratteristici proprio dei percorsi adottivi. La voce di chi ha vissuto tali momenti diviene utile quale passaggio esperienziale di crescita, che di certo faciliterà la comprensione dei propri bambini quando arriveranno.

2 Marzo 2013 Voci di padri: un territorio da scoprire.

Essere padri adottivi è di grande responsabilità, poiché significa insegnare ad un bambino che il mondo maschile non abbandona e non è pericoloso. Significa spesso per la prima volta mostrare un modello maschile.

Tutti gli incontri si terranno alle ore 15.00 presso la sede AMI di Buccinasco, in Cascina Robbiolo, Via Aldo Moro 7.

23 Marzo 2013: CONVEGNO – da definire 20 Aprile 2013 Voci di figli: una nuova vita.

Le gioie, le paure, le scoperte, la costruzione di un legame di fiducia e l’importanza dell’imparare ad essere figli.

25 Maggio 2013 Voci di fratelli: legami indissolubili.

Fratelli vicini e fratelli lontani. Cosa significa essere fratelli ed essere adottati insieme, cosa significa diventare fratelli attraverso l’adozione.

28 Settembre 2013 I genitori adottivi raccontano la loro esperienza 26 Ottobre 2013 “Rischio sanitario nell’adozione internazionale” Relatore: Dott. Pillitter OMS 30 Novembre 2013 “Incontro con i nonni, anche loro protagonisti dell’adozione”

Tutti coloro che volessero i numeri arretrati di Shanthi/Frontiere possono trovarli sul sito internet www.shanthi.it.

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di Emanuela Bertolone emanuela.bertolone@shanthi.it

Una mamma speciale

Una mamma con due passioni: la piccola Adele e i “disegni sottopelle”.

C’è la mamma tradizionale, quella che prepara torte di mele e partecipa ai mercatini benefici della scuola. C’è la mamma super impegnata, quella che si divide tra lavoro, supermercato e figli da portare in piscina, danza e tennis. E poi c’è un’altra tipologia di mamma, quella che ha un negozio di tatuaggi e gira in harley Davinson. E’ rara, eppure esiste. Noi la conosciamo: lei si chiama Roberta Bonda, biellese da generazioni, è bella, bionda, solare e ha due passioni nella vita: la piccola Adele e i disegni sottopelle.

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Pochi sanno che il suo lavoro ha origini antichissime. Il primo tatuaggio ritrovato risale al 3300 a.C. ed è sulla mummia di Similan, mentre sul corpo della principessa di Ukok si è riusciti a recuperarne uno di alto livello artistico databile intorno al 500 a.C. In ogni città d’Italia oggi si possono contare decine di centri in cui si effettuano tatuaggi e la lista d’attesa è lunga mesi. Roberta, come la maggior parte dei tatuatori ha scelto questo lavoro (uno dei pochi a non risentire della crisi economica) sia per amore dell’arte, ma anche per il piacere di vedere un corpo modificato sotto le proprie mani.

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I tatuatori francesi (dove si reca regolarmente d’estate a lavorare) la corteggiano perchè entri in società in uno dei tanti studi della Costa Azzurra e l’ex giocatore americano della squadra di pallacanestro Biella Marc Salyers, le ha proposto di gestire un centro di tattoo a Miami. Roberta dice che forse, un giorno accetterà, ma prima Adele deve crescere. “Ho moltissime proposte di lavoro all’estero, ma resto qua perchè voglio che mia figlia cresca come sono cresciuta io, in un ambiente tranquillo come quello di Biella, con la famiglia vicino e con i valori che mi hanno fatto diventare la persona che sono adesso”.

Adele da sempre partecipa al lavoro della mamma. Con i suoi grossi occhioni osserva divertita i disegnini che la mamma fa su braccia, gambe, colli e polsi delle persone.

“Il tatuaggio ha un grandissimo ruolo terapeutico -dice ancora Roberta-, passa attraverso la pelle, diventa parte di te, riesce ad infondere forza, coraggio e stimoli nuovi”.

Per me il tatuaggio è il massimo livello di forma estetica.

In una decina d’anni di attività “la Roby” ha tatuato migliaia di persone: “Molte volte mi sono rifiutata di effettuare alcuni lavori: la richiesta va selezionata in base alla persona”.

C’è una serie di tattoo off limits: “Non tatuo le mani, il viso, simboli politici e tutti quei disegni che non si adattano alla persona”.

Nel suo laboratorio non si pratica neanche il ‘branding’, quella modificazione corporea, sempre più diffusa, affine alla scarnificazione che si ottiene provocando ustioni di terzo grado raffiguranti disegni o lettere. Il risultato è un tatuaggio rosso carne, in rilievo.

“Per me il tatuaggio è il massimo livello di forma estetica. È lo specchio della nostra personalità e del nostro carattere. Tramite il tattoo si possono elaborare lutti, vincere paure, superare traumi e, io ne sono convinta, cambiare la mentalità”.

Scalare il paradiso

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Due anni che sembrano dieci e la sensazione di aver raggiunto la prima vetta.

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di Livio Zingarelli redazione@shanthi.it

Luciano, Ramires incredibile pensare che sono passati solo due anni da quando siamo insieme.

Che sia la fatica? Si sicuramente la fatica ci ha accompagnati in questi mesi; faticoso per tutti e quattro sconvolgere le nostre vite e cercare giorno dopo giorno di trovare un nuovo equilibrio, cercare di stare meglio.

Bello, a volte anche molto bello, a volte… ma un bello particolare, molto diverso da quello che mi sarei aspettato. È il bello dello scalatore, che passo dopo passo prova a conquistare la vetta; è l’emozione della cordata, in cui quando inciampi tu, ti tiene su la tua compagna, e viceversa. Con la mamma, nella difficoltà, ci siamo scoperti in ruoli nuovi, io quello più ottimista che mostra sempre convinzione che ogni ostacolo non sarà cosi difficile da superare, lei che non lascia mai che un problema venga sottovalutato o peggio ancora ignorato; tosta e determinata come non mai.

Con tutta la fatica degli scalatori, compresi i pianti in tenda la sera per il timore di quello ti che ti aspetta il giorno dopo. Quanti ne abbiamo fatti in Brasile?

Soddisfazione nell’avere una nuova famiglia allargata. Nell’aver creato una nuova dimensione famigliare in cui i nostri genitori, oggi nonni, ed i genitori delle vostre sorelle adottate insieme a voi, due anni fa per noi sconosciuti, oggi sono parte integrante dell’avventura.

E oggi noi probabilmente non saremmo qui insieme se non ci fossero stati anche loro ad aiutarci.

Due anni che sembrano dieci e la sensazione di aver raggiuto la prima vetta. Altre ci aspettano, godiamoci il panorama e prepariamoci a partire; giusto mamma?

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Prima di partire non pensavo che sarebbe stata cosi dura. Sei li, sul tuo bell’aereo con le vostre foto nel cellulare, l’emozione nel cuore, e durante il volo intercontinentale ti leggi un libro, inconsapevole del fatto che quello che sarà l’ultimo per l’anno a venire…

Arrivi e ti senti pronto, pronto per prendere i tuoi figli e portarli via dall’inferno. Portarli nel tuo paradiso. Fatto di amore, cura, ascolto, divertimento e perchè no, benessere. E invece no, a noi non è andata cosi. Per noi il viaggio è stato in direzione opposta. Siamo noi che siamo arrivati nel vostro inferno. Un inferno fatto di paura, provocazione, rabbia, violenza.

Un maledetto inferno in cui abbiamo dovuto entrare per poter provare a ripartire insieme… in cordata.

E le soddisfazioni? Si tante, tante piccole sod-

disfazioni che maturano giorno dopo giorno.

Nel trovare piacere nello stare insieme, nel riuscire, ognuno di noi, ad avere il controllo, e poterci poi lasciare andare, e poter persino tornare a parlare dell’inferno senza che questo ci faccia ricadere.

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COOPERAZIONE

di Flavio Brognoli ami.bflavio@tiscali.it

I progetti di AMI in India

Da vari anni sono stati avviati importanti progetti in India. Stanno avendo tutti un ottimo risultato. Vediamolo nei dettagli.

AMI realizza programmi di assistenza primaria con il coinvolgimento diretto delle comunità.

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AMI da anni realizza programmi di salute di base integrati con i sistemi sanitari locali e con il coinvolgimento diretto delle comunità, in India dove le infrastrutture di base sono carenti operiamo in vari stati e con ASSEFA , nostro partner da diversi anni, stiamo realizzando dalla fine del 2004 strutture sanitarie a favore dei villaggi nella zona del Tamil Nadu e precisamente nell’area del distretto di Pondicherry .

Le attività prevedono assistenza primaria di base, preventiva e terapeutica; AMI ha costruito e/o ristrutturato dispensari in questa zona, favorendo la gestione comunitaria dei servizi, valorizzando le competenze esistenti, attraverso il rafforzamento delle professionalità locali, e forma figure in grado di gestire in modo autonomo il bisogno di salute delle comunità.

Sono state realizzati programmi per la prevenzione e cura delle malattie endemiche; per la salute materno-infantile (pre e post parto) e riproduttiva con controlli della crescita e cam-

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pagne vaccinali; interventi legati alla prevenzione ed alla nutrizione in cui ASSEFA ha acquisito una specifica competenza riconosciuta dalle autorità governative indiane.

In questi anni abbiamo provveduto a sostenere , ed a ripristinare, con alcuni progetti e in varie fasi la situazione sanitaria che dopo il terribile tsunami del dicembre 2004 aveva praticamente azzerato tutto il lavoro e le infrastrutture sanitarie che, soprattutto ASSEFA, era riuscita a realizzare nel corso degli anni.

Le prime fasi di intervento sono state focalizzate all’acquisto di materiale sanitario e successivamente alla ricostruzione delle strutture (dispensari, centri di primo soccorso) e successivamente si è passati alla creazione di vari gruppi, prevalentemente di donne, denominati gruppi di auto-aiuto e questo ha permesso il coinvolgimento nelle varie fasi degli abitanti dei vari villaggi creando in questo modo la consapevolezza della salute attraverso un programma di prevenzione.

PROGETTO: Servizi sanitari di cura per donne e bambini in Villaggi costieri e dell’entroterra, Cuddalore, Tamil Nadu Il progetto è iniziato alcuni tra la fine del 2005 e gli inizi del 2006 dopo il disastro dello tsunami che ha avuto luogo nel dicembre 2004 e uccise oltre 8.000 persone nella regione del Tamil Nadu. AMI, con il coordinamento di ASSEFA, ha avviato il suo lavoro di sviluppo in Cuddalore appena dopo lo Tsunami.

E’ stato evidenziato un elevato livello di depressione, istinti suicidi, sentimenti di solitudine, un bisogno di condivisione e di essere guidati ed una scarsa con-

sapevolezza delle questioni di salute riproduttiva fra le donne e le ragazze adolescenti. In risposta ASSEFA ha istituito un centro di gestione dello stress nella zona Cuddalore.

La promozione di programmi di sostegno della sussistenza SHGs (gruppi di auto-aiuto) delle donne è stata in grado di portare circa 5000 famiglie nell’ambito del programma nell’area del Cuddalore.

ASSEFA ha collaborato con AMI dal disastro dello Tsunami. In questo modo abbiamo sostenuto la famiglie colpite dallo tsunami in dieci villaggi nella zona Marakanam concentrando l’attività sullo sviluppo dei bambini e nel fornire servizi di assistenza sanitaria.

Analogamente scuole materne sono state costruite per fornire servizi completi educativi per i bambini piccoli di età inferiore a 5 anni.

Ora dovrebbe iniziare una nuova fase del progetto che prevede la formazione di personale addetto (alla salute) che sarà di circa 10 unità e: - Saranno formati con il Programma approvato dall’Università Nazionale Indira Gandhi di New Delhi - Ogni addetto assisterà 250 famiglie: approssimativamente 1.000 persone - L’accento sarà più sulla continuazione dei programmi esistenti e coprirà anche il resto della popolazione organizzando campi che faranno riferimento al più vicino centro della salute - Gli addetti avranno un diploma dall’Università alla fine dell’anno. Questo potrebbe aiutarli

a lavorare successivamente anche altrove dopo la fine del progetto - Il Centro di Formazione dovrebbe essere presso il Centro Salute di Kannaranpettai a Cuddalore - Sarà presente un team di persone già formate che insegneranno nei corsi e assisteranno e “guideranno” gli addetti durante la loro pratica “sul campo”.

Il Progetto sarà finanziato e realizzato grazie al contributo di Novartis Farma SpA e dei suoi collaboratori.

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R A C C O N T O

Il padre di Arturo Riproponiamo una storia di Elsa Morante... spesso dimenticata ma sempre di grande attualità.

di Elsa Morante redazione@shanthi.it

Un padre irraggiungibile, quasi sempre lontano, oppure presente con una sua impenetrabilità e un suo mistero che affascinano il figlio, abituato alla solitudine e all’attesa.

Arturo e suo padre sono una coppia stranamente legata.

Vivono a Procida, fuori dell’abitato, in una casa vecchia e quasi abbandonata, in cui da lungo tempo non c’è traccia di una presenza femminile.

Un po’ selvaggio, solitario, randagio, Arturo vede in quel suo padre sempre di passaggio

un sovrano pieno di gloria. Fiero di lui quando può accompagnarlo, nei suoi rari soggiorni sull’isola, per le strade del paese, in mezzo ai procidani che il ragazzo si immagina ammirati a guardarli.

Arturo e fiero di poterlo imitare nel modo di vestire trasandato, nei gesti, nella sicurezza con cui domina gli elementi naturali.

Così il padre è insieme una grazia straordinaria, una figura da imitare, un possesso da

ostentare. Mio padre viveva, la maggior parte del tempo, lontano. Veniva a Procida per qualche giorno, e poi ripartiva, certe volte rimanendo assente per intere stagioni.

A fare la somma dei suoi rari e brevi soggiorni nell’isola, alla fine dell’anno si sarebbe trovato che, su dodici mesi, egli forse ne aveva passato due a Procida, con me.

Così, io trascorrevo quasi tutti i miei giorni in assoluta solitudine; e questa solitudine,

cominciata per me nella prima infanzia (con la partenza del mio balio Silvestro), mi pareva la mia condizione naturale. Consideravo ogni soggiorno di mio padre sull’isola come una

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grazia straordinaria da parte di lui, una concessione particolare, della quale ero superbo.

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Credo che avevo da poco imparato a camminare, quand’egli mi comperò una barca. E

quando avevo circa sei anni di età, un giorno mi portò al podere, dove la cagna pastora del

colono allattava i suoi cuccioli d’un mese, perché me ne scegliessi uno. Io scelsi quello che mi pareva il più indiavolato, e con gli occhi più simpatici. Si rivelò che era una femmina; e siccome era bianca come la luna, fu chiamata Immacolatella.

Quanto poi al fornirmi di scarpe, o di vestiti, mio padre se ne ricordava assai di rado.

Nell’estate, io non portavo altro indumento che un paio di calzoni, coi quali mi tuffavo anche in acqua, lasciando poi che l’aria me li asciugasse addosso.

Solo raramente aggiungevo ai calzoni lilla maglietta di cotone, troppo corta, tutta strappata e slentata . Mio padre, in più di me, possedeva un paio di cal-

zoncini da bagno di tela coloniale, ma, fuori di questo, anche lui, nell’estate, noli portava mai altro vestito che dei vecchi pantaloni stinti, e una camicia senza più un solo bottone, tutta aperta sul petto.

Qualche volta, egli si annodava intorno al collo un fazzolettone a fiorami, di

quelli che le contadine comperano al mercato per la messa della domenica. E

quello straccio di cotone, addosso a lui, mi pare il segno d’un primato , una

collana di fiori che attesta il vincitore glorioso! Nè io nè lui possedevamo nessun cappotto. D’inverno, io portavo due maglioni, uno sull’altro; e lui, sotto,

un maglione, e, sopra, una giacca di lana a quadri, usata e informe, dalle spalle eccessivamente imbottite, che aumentavano il prestigio della sua alta statura.

L’uso della biancheria sotto i vestiti, ci era quasi del tutto sconosciuto.

Egli possedeva un orologio da polso (con la cassa d’acciaio, e il bracciale, anch’esso, di

pesante maglia d’acciaio), che segnava anche i secondi, e si poteva portare anche in acqua.

Possedeva inoltre una maschera, per guardare sott’acqua nuotando, un fucile, e un binoco-

lo da marina con cui si poteyano distinguere le navi che viaggiavano in alto mare, con le figurine dei marinai sul ponte.

La mia infanzia è come un paese felice, del quale lui è l’assoluto regnante!

Egli era sempre di passaggio, sempre in partenza; ma nei brevi intervalli che trascorreva a

Procida, io lo seguivo come un cane. Dovevamo essere una buffa coppia, per chi ci incon-

trava! Lui che avanzava risoluto, come una vela nel vento, con la sua bionda testa forestiera, le labbra gonfie e gli occhi duri, senza guardare nessuno in faccia. E io che gli tenevo

dietro, girando fieramente a destra e a sinistra i miei occhi mori, come a dire: “Procidani, passa mio padre!”

La mia statura, a quell’epoca, non oltrepassava di molto il metro, e i miei capelli neri,

ricciuti come quelli di uno zingaro, non avevano mai conosciuto il barbiere (quando si

facevano troppo lunghi, io, per non esser creduto una ragazzina, me li accorciavo energicamente con le forbici; soltanto in rare occasioni mi ricordavo di pettinar li; e nella stagione

estiva erano sempre incrostati di sale marino).

ritornava indictro, annusava tutti i muri, metteva il muso in tutte le porte, salutava tutti.

Le sue familiarità verso i compaesani mi facevano spaiientire spesso, e con fischi imperiosi io la richiamavo al rango dei Gerace .

Avevo, così, un’occasione per esercitarmi nei fischi. Da quando avevo cambiato i denti, ero diventato maestro in quest’arte. Mettendomi in bocca l’indice e il medio, sapevo trarre dei suoni marziali.

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Quasi sempre la nostra coppia era preceduta da Immacolatella, la quale correva avanti,

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S C U O L A

di Emanuela Bertolone emanuela.bertolone@shanthi.it

L’integrazione dei bambini stranieri Affrontiamo il problema della “integrazione” dei bambini stranieri a scuola.

L’integrazione dei bambini stranieri nell’ambito scolastico è un argomento che da decenni ormai, coinvolgendo psicologi e insegnanti, riesce a far discutere mettendo a confronto sempre nuove linee di pensiero.

Vero è che in Italia, come in Europa la presenza di immigrati è un dato strutturale che determina dinamiche nuove nella distribuzione della popolazione ed il tema della presenza degli alunni stranieri diventa una delle tre priorità della scuola italiana. La presenza di questi “nuovi italiani”, all’inizio di quest’anno scolastico sta rapidamente modificando il sistema scolastico italiano.

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Il rapporto degli alunni stranieri sul totale è in continua crescita per ciascun ordine di studio; nella scuola dell’obbligo ormai su 100 alunni 9 sono stranieri.

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Nell’ultimo anno scolastico gli alunni con cittadinanza non italiana hanno sfiorato le 756mila unità, in particolare sono 755.939 (46mila in più rispetto all’anno precedente). Il rapporto degli alunni stranieri sul totale è in continua crescita per ciascun ordine di studio; nella scuola dell’obbligo ormai su 100 alunni 9 sono stranieri.

Il totale degli alunni nella scuola italiana subisce una lieve diminuzione (-0,1%) che risulta più evidente nella scuola primaria e secondaria di II grado (-0,3%), mentre tende ad aumentare nella scuola dell’infanzia e secondaria di primo grado (rispettivamente 0,4% e 0,3%). Questo andamento è determinato però dal continuo calo degli studenti italiani.

A fronte di questi numeri, la scuola si trova ad una svolta importante per rinnovarsi e per favorire l’inserimento e l’integrazione degli stranieri che la frequentano. Importante è domandarsi come si ponga di

fronte a temi come il bilinguismo e l’integrazione, come venga programmato dai docenti l’insegnamento/apprendimento dell’italiano come seconda lingua,un aspetto non da sottovalutare in relazione alla formazione degli insegnanti.

Entrambe le lingue vanno curate e sostenute a scuola come a casa, presso la famiglia immigrata, superando stereotipi culturali e meccanismi di esclusione.

Il bilinguismo deve essere apprezzato nella scuola, essendo una grande risorsa per loro stessi e per gli altri. Questo tema assume rilievo pedagogico e sociale durante la frequenza scolastica, in particolare della scuola primaria, dove si pongono le basi dei due codici linguistici: la lingua d’origine e quella della scuola frequentata. Entrambe le lingue vanno curate e sostenute a scuola come a casa,presso la famiglia immigrata, superando stereotipi culturali e meccanismi di esclusione. L’esperienza acquisita nelle scuole di altri Paesi conferma il fatto che potenziare il bilinguismo aiuta i bambini ad aumentare la loro capacità di orientarsi meglio nella vita reale ed aumentare il livello di astrazione, di comunicazione e di comprensione delle persone nell’ambiente in cui vivono.

Fare entrare tutti a scuola non corrisponde automaticamente a dare uguali possibilità di compiere il ciclo di studi eliminando la situazione di svantaggio dalla quale alcuni partono: muovere da queste riflessioni significa evidenziare nuclei problematici che riguardano non soltanto gli alunni stranieri,

L’alternativa che si apre riguarda, da una parte, la scelta di mettere in atto politiche “di equalizzazione” di stampo liberale che prevedono di mettere tutti ai ‘nastri di partenza’ lasciando che “vinca il migliore”, dall’altra politiche democratiche di “discriminazione positiva” fondate cioè su un trattamento “particolare” che permetta agli alunni svantaggiati di recuperare i gap linguistici, culturali e sociali.

Affrontare opportunamente il problema della “integrazione” significa allora scegliere quest’ultima via, cioè promuovere occasioni formative differenziate che incontrino gli alunni in difficoltà, tra cui quelli che vengono da lontano: senza uno sforzo in tale direzione è facile si rischi di lasciare a metà l’opera di inserimento.

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L’obiettivo primario dell’educazione interculturale si delinea come promozione delle capacità di convivenza costruttiva in un tessuto culturale e sociale multiforme. Gli insegnanti possono far molto in tal senso, aiutando ad esempio gli alunni italiani a comprendere le diversità culturali e a sviluppare curiosità e rispetto verso usanze e costumi diversi.

bensì l’intero gruppo degli alunni in difficoltà.

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RECENSIONI

Abbiamo scelto per voi

Libri e musica dal… vivo! Speciale per voi, per impegnare con piacere e intelligenza i (pochi) momenti liberi della vostra vita!

redazione@shanthi.it

Cercate l’Angkar

di Diego Siragusa e Bovannrith Tho Nguon Edizioni Jaca Book / IL GRANDEVETRO editori

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AMI V

Sono trascorsi più di trentacinque anni dalla sconfitta degli americani in Vietnam e dall’avvento al potere dei khmer rossi in Cambogia: oggi rimane un ricordo sbiadito di quegli episodi che sconvolsero la storia della seconda metà del ‘900.

Diego Siragusa, che si era interessato alla recente storia cambogiana, ha incontrato Tho, il protagonista di questo libro, e l’ha esortato a raccontargli la sua vicenda di sopravvissuto al genocidio. Il risultato è questo libro che narra la rivoluzione dei khmer rossi vista con gli occhi di un ragazzo di tredici anni, costretto con la sua famiglia ad abbandonare l sua casa a Phnom Penh e deportato in campagna per lavorare nelle risaie e nelle piantagioni di juta. Tho assiste alla morte dei suoi familiari: il padre, la madre, un fratellino e la sorellina; un altro fratello scompare e non lo ritroverà mai più. È testimone di eccidi e di torture inflitte a sconosciuti prigionieri, finché fugge, attraversa la jungla con un gruppo di compagni di sventura e raggiunge il confine della Thailandia oltre il quale vi è la salvezza e la libertà.

Scritto con una prosa essenziale ed asciutta, il racconto non concede nulla alle divagazioni della memorialistica ed incide in modo efficace nel lettore la descrizione “dal basso” degli esiti del sanguinario progetto politico dei khmer rossi.

Da questo libro, il regista Giovanni Donfrancesco ha tratto il film documentario “ORO SPLENDENTE – Ritorno in Cambogia”. Nel 2007, il libro ha vinto il premio letterario “Firenze per le culture di pace dedicato a Tiziano Terzani”.

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E

NETO

GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE

Con piacere e gratitudine vogliamo informarvi che durante la cena di beneficenza del 22 giugno scorso, siamo riusciti a raccogliere, Euro 2.405,00 (al netto delle spese) grazie alla vostra partecipazione alla cena, alla tombola e alle vostre donazioni.

Un “doppio” grazie a chi, pur non potendo partecipare, ha voluto ugualmente sostenere il progetto con la propria donazione.

Così come presentato nel corso della stessa serata, l’intero importo servirà a sostenere un progetto che AMI sta realizzando in Etiopia: “Le famiglie del villaggio di Lareba - Etiopia”.

L’organizzazione di questi momenti di festa, senza dubbio impegnativa, è stata sicuramente ripagata dal vostro “calore” ed entusiasmo.

Ringraziamo ancora tutti per il sostegno, sotto qualunque forma, che continuate a dare ad AMI: per tutto quello che riusciamo a realizzare in favore di chi ha veramente estremo bisogno.

Un grazie, inoltre, a chi ci ha ospitato, ci ha fatto sentire... a casa nostra, e non ci ha fatto mancare nulla.

E come al solito... alla prossima (soprattutto per chi avesse perso questa occasione !)

Lo staff AMI Veneto

Il papà di Giovanna

regia: Pupi Avati anno: 2008 genere: drammatico con: Silvio Orlando, Francesca Neri, Alba Rohrwacher, Ezio Greggio, Serena Grandi

Amo da sempre il cinema e pensare di aver la possibilità di scrivere la mia opinione in merito ad un film che abbia come soggetto principale il padre non mi è parso vero.

Quasi scontato che la mia scelta ricadesse su un film di Pupi Avati. Il suo modo semplice e diretto di raccontare le storie, quella sua capacità di far rivivere le situazioni di una volta usando quel linguaggio semplice e diretto che avevano i nostri nonni, quella sua abilità nel descrivere personaggi ‘umili’ nel senso più profondo e umano del termine, riesce a trasmettere un’incredibile sensazione di triste familiarità: un vicino di casa, un venditore ambulante di un mercato qualsiasi, ovunque possiamo trovare uno di questi personaggi.

“Il papà di Giovanna”, pellicola del 2008 presentata alla 65esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, dove Silvio Orlando ha vinto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile, è forse il film che più rappresenta queste sensazioni.

Le domande che sorgono al termine della visione sono molte: fino a che punto l’amore per un figlio può giustificare i suoi gesti? Fino a che punto si può arrivare a comprendere e a giustificare le azioni riprovevoli di un figlio?

Silvio Orlando è Michele Casali, un professore di disegno che ha una figlia diciassettenne, Giovanna, la quale frequenta lo stesso istituto.

La ragazza è oggettivamente bruttina e il padre fa di tutto per convincerla del contrario. Giunge fino a favorire la situazione scolastica di uno studente perché in qualche modo la corteggi.

Sarà proprio in seguito alle aspettative eccessive che la ragazza si fa che scoppierà una tragedia.

Scoperto che la sua migliore amica ha una relazione con il ragazzo di cui lei è innamorata, Giovanna la ucciderà con una coltellata alla gola, venendo poi condannata al ricovero in clinica psichiatrica.

Emanuela Bertolone

SHANTHI

Questa ragazza, un essere fragilissimo che lui vorrebbe a qualunque costo vedere felice, va tuttavia progressivamente smarcandosi in un mondo solo suo. In questo tracollo mentale di Giovanna, Michele troverà una ragione per amarla ancora di più, e insieme un’occasione per sciogliere i tanti nodi che stringono la vita della sua famiglia.

E’ semplicemente la storia di un piccolo uomo che rinuncia a vivere la propria vita per dedicarsi, amorevolmente ad un’unica persona, finendo però per soffocandone inevitabilmente la crescita.

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Terremoti finanziari

di Raghuram G. Rajan Edizioni Einaudi, pp. 432

Siamo in crisi... da anni e tutti ci domandiamo mille cose su questa crisi. Cos’è, chi l’ha causata, come mai prima non c’era, dove andremo a finire, se e quando finirà... ecc..., cosa ne sarà di noi e del futuro dei nostri figli...

Sono domande a cui ognuno dà la sua risposta ed in questi ultimi anni si sono succedute migliaia di ore di trasmissioni radiotelevisive, commenti, pareri, convegni, tavole rotonde... ed ovviamente molti hanno usato questa crisi per aumentare il loro guadagni. Quando mi sono imbattuto un questo testo ho temuto che fosse un testo tropo tecnico, pieno di formule e concetti a me incomprensibili. Nulla di tutto questo: nessuna formula, concetti comprensibili a chiunque, spiegazioni generali e dettagliate di tutto ciò che sta attorno a questa crisi.

L’autore, Raghuram Rajan, è stato uno dei pochi economisti al mondo ad avvertire la comunità internazionale della crisi imminente prima che si manifestasse, in un momento anzi in cui il paradigma dominante era al suo culmine. In questo libro, Terremoti finanziari (forse iun titolo diverso gli avrebbe dato maggiore diffusione) egli mostra come le decisioni individuali che nel complesso hanno causato la crisi finanziaria - decisioni prese dai banchieri, dai governi e dai semplici proprietari di case - erano risposte in sé razionali ma all’interno di un ordine finanziario globale scorretto. Un sistema cioè in cui gli incentivi al rischio erano incredibilmente fuori misura rispetto ai pericoli che tale rischio poneva. Rajan dimostra perfettamente come l’accesso disuguale sia all’educazione sia alla tutela della salute negli Stati Uniti ponga noi tutti in grave pericolo; lo stesso si può dire anche per le scelte economiche di Paesi come la Germania, il Giappone e la Cina, che gravano l’America di un fardello non dovuto.

SHANTHI

Il libro, forse scritto in una ottica forse troppo USA-Centrica, è veramente una miniera di spunti di riflessione e soprattutto contiene le risposte scientifiche alle domande che ho messo all’inizio. All’inizio c’è una prefazione (a dire il vero molto corposa) di Franco Debenedetti, che ha il pregio (per chi la legge prima del libro) di essere una specie di ottimo riassunto ed inquadramento di tutto il libro e dei concetti principali declinati in una chiave Europea. Inoltre l’autore stesso dedica tutta la prima parte ad esporre quelle che sono poi le tesi che andrà a dettagliare successivamente nei capitoli specifici. Si è già molto soddisfatti dopo la lettura di questa prima parte. Ma la tesi che ci è piaciuta maggiormente e sulla quale occorrerebbe che i governanti riflettano a lungo e quella che cerca di individuare la causa scatenante tutta la crisi che stiamo vivendo in questi anni. Non la rivelerò qui in questa breve recensione, ma garantisco che, ad un’attenta riflessione, le ragioni illustrate dall’autore sono di monito per tutti coloro che possono decidere del futuro di una nazione. Si spera che tali personaggi abbiano avuto il tempo almeno di sfogliare questo testo. A conclusione del libro Rajan delinea le scelte radicali che dobbiamo assolutamente compiere se vogliamo assicurare un’economia globale più stabile al fine di ricreare una prosperità duratura. Una lettura non difficile, scorrevole, adatta a chiunque (dai 16 anni in su!).

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5xMILLE

AMI – Amici Missioni Indiane – Onlus è inserita tra le organizzazioni di volontariato alle quali può essere destinato il cinque per mille dell’IRPEF. Il tuo sostegno consentirà di finanziare progetti di aiuto.

Ricordati che per destinare il 5 per mille all’AMI basta apporre la propria firma sulla scheda e indicare il nostro codice fiscale 97018760153 La scelta di destinare il 5 per mille NON modifica l’importo dell’IRPEF dovuta.

Sostienimi Sin dai primi anni, l’AMI ha pensato che il sostegno a distanza (adozione a distanza) di bambini e ragazzi per sostenerli negli studi potesse costituire un valido strumento per favorire un loro progresso autonomo.

Nelle realtà in cui operiamo cerchiamo di realizzare un progetto individuale, di studio o di formazione professionale, che favorisca, nel medio termine, l’inserimento nella realtà sociale e professionale locale e contemporaneamente diventino risorse per la stessa collettività.

L’AMI segue attualmente circa 3.700 giovani.

Come effettuare un sostegno a distanza?

Come primo passo, la persona o famiglia che desidera fare un sostegno a distanza (sostenitori) contatta l’Associazione e dà comunicazione della propria disponibilità. Il passo successivo è l’invio da parte nostra di una scheda informativa del ragazzo/a individuato/a anche tenendo conto delle eventuali indicazioni di chi effettua il SaD circa il Paese (India, Brasile, Etiopia, ecc), l’età e il sesso.

Solo dopo aver ricevuto la scheda il sostenitore invierà il contributo di 180 € annui, in una o più rate, con le modalità contenute nei documenti spediti assieme alla scheda.

Eventuali eccedenze rispetto alla quota saranno comunque inviate al ragazzo/a.

Da parte AMI vengono trattenuti 15 €: circa la metà serve a coprire le spese di gestione delle adozioni a distanza, l’altra metà per finanziare progetti e interventi di aiuto in loco.

La cifra è sufficiente in generale per gli studi primari, mentre gli studi secondari assorbono interamente la cifra, in quanto comportano il soggiorno in college o l’iscrizione a scuole private.

Una o due volte all’anno riceviamo notizie sulla salute e sull’andamento scolastico dei ragazzi, che vengono distribuite ai sostenitori.

A seconda dell’età del ragazzo/a sarà possibile una corrispondenza diretta più frequente.

Non è esclusa la possibilità di visitare sul luogo i giovani sostenuti e le realtà in cui vivono.

La durata del sostegno a distanza è legata caso per caso alle esigenze del ragazzo/a, alla sua età e al tipo di studi; di regola essa è pludi Cecilia Cremonesi riennale anche se il sostenitore sponsorizzami@amiweb.org può decidere di interromperla, così come le Missioni possono trovarsi nella condizione di terminarla quando non sono più in grado di seguire il ragazzo/a.

Nel caso di interruzione del sostegno chiediamo di essere informati tempestivamente in modo da consentire l’abbinamento del ragazzo/a a un nuovo sostenitore.

Dove operiamo?

INDIA La presenza maggiore è negli Stati del Kerala e Tamil Nadu, dove, in collaborazione con le Suore di Maria Bambina, seguiamo circa 2.200 bambini in una trentina di località. Alcuni sono orfani e vivono presso le Suore, molti appartengono a famiglie povere e frequentano la scuola della Missione o hanno contatti coi piccoli dispensari che le Suore gestiscono in zone rurali o negli slum delle città.

Ancora nel Tamil Nadu, a Pondicherry un centinaio di bambine/ragazze è seguito per l’asilo, il doposcuola e l’apprendimento dell’inglese.

La nostra presenza nel continente indiano si estende anche ad altri Stati: Karnataka (India Sud-Occidentale): sostegno di una missione di suore nel distretto del Dharward che accoglie soprattutto ragazze povere.

SHANTHI

Grazie al tuo contributo un mondo diverso sarà possibile!

SOSTEGNO A DISTANZA (ADOZIONI A DISTANZA)

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I nostri punti di contatto Sede AMI e redazione SHANTHI: Cascina Robbiolo - via Aldo Moro, 7 20090 Buccinasco (MI) Tel 02 45701705 Fax 02 45708630 (apertura: mercoledì e venerdì sera) Le nostre zone Bergamo:

035-713916

Castel San Giorgio (SA):

081-951504

Limena (PD):

049-8848183

La Spezia:

0187-701114

Mantova:

0376-245259

Piacenza:

0523-896247

Roma:

06-70453637

Stiava (LU):

0584-970071

SITO INTERNET: http://www.amiweb.org

SHANTHI

Bihar (India Nord-Orientale): sostegno di ragazze della comunità tribale dei Santals, una comunità antica ed emarginata; si consente loro di studiare, cercando al contempo di valorizzarne la tradizione culturale.

West Bengala (India Orientale): sosteniamo a distanza ragazzi in età scolare, orfani o appartenenti a famiglie povere degli slum di Calcutta.

Orissa (India Nord-Orientale): nel villaggio di Jubaguda, in una zona sperduta circondata da alte montagne, sorge il Jeevan Yyoti Hostel che accoglie un centinaio di bambine che studiano dalla prima alla settima classe. Un piccolo dispensario fornisce le prime cure mediche alla popolazione, malnutrita e affetta da molte malattie.

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BANGLADESH In questo stato, tra i più poveri al mondo, le Suore del Cuore Immacolato di Maria Regina gestiscono piccoli dispensari e centri dove le donne possono imparare taglio e cucito, per sostentare le loro famiglie. In tre villaggi abbiamo in corso circa 340 adozioni a distanza.

BRASILE Rio de Janeiro: la baixada fluminense è una zona periferica tra le più violente del mondo; qui il sostegno a distanza assume il significato di una prevenzione, togliendo molti ragazzi dalla strada.

Aiutiamo quattro gruppi di ragazzi: il primo frequenta la “Escola Nossa Senhora Aparecida”, una piccola scuola per i più poveri; il secondo è alla casa-asilo Sao Judas Tadeu di Heliopolis, dove i bambini passano la giornata; il terzo è quello dell’asilo di Xavantes, uno dei barios più miserabili e degradati della zona; il quarto è legato alla comunità di base di Sao Francisco de Assis. Due maestre seguono bambini e famiglie. Sempre nell’area di Rio, il Centro Arminda Marques segue i ragazzi nelle attività di dopo scuola, con le stesse finalità.

San Paolo: nella Parrocchia periferica di Sao Filipe Neri, dei missionari italiani ci segnalano casi di bambini e ragazzi da sostenere negli studi. Per lo più hanno famiglie povere o

disgregate.

Abaetetuba (Stato del Parà): tramite un centro della “Pastorale dell’Infanzia”, organismo della Conferenza Episcopale Brasiliana (Cnbb), AMI ha iniziato l’adozione a distanza di 40 bambini con l’aiuto di un volontario italiano.

ETIOPIA Nei dintorni di Addis Abeba, in collaborazione con le Suore della Divina Provvidenza di Piacenza, abbiamo in corso duecento sostegni a distanza presso un asilo e una scuola che assistono i bambini ma anche la popolazione dei quartieri più poveri, che risente ancora gli effetti devastanti della guerra e della siccità. Recentemente abbiamo avviato altre 60 SaD in Addis Abeba collaborando con l’Istituto Almaz. Con il Comune di Addis Abeba è stato avviato, nel 2006, un programma di sostegno di oltre 120 bambini e ragazzi che frequentano le scuole pubbliche.

NIGERIA A Ngugo, nello Stato di Imo, dal 1988 le “Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue” gestiscono, con una ventina di suore, una scuola materna e una elementare. Di recente è stato costruito un orfanotrofio, la “Hope House”, che ospita tra gli altri bambini orfani di genitori vittime dell’AIDS. GUATEMALA A Chacaltè, a 40 km dalla costa del Pacifico, è sorta una struttura polivalente che ospita 400 ragazzi che sono assistiti nello studio. La struttura, nata grazie all’impegno di Padre De Leon, di volontari locali e di un gruppo di universitari di La Spezia, si fa carico anche dell’assistenza sanitaria alla popolazione.

COSTA D’AVORIO Tanda – Bandoukou: tramite l’Istituto Ravasco Suore della Congregazione figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, abbiamo finanziato corsi di alfabetizzazione in 12 villaggi in queste due aree.

Tabagne: tramite l’Istituto Ravasco Suore della Congregazione figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria sosteniamo gli studi superiori di 30 ragazze.

ALBANIA A Scutari, tramite l’Istituto Ravasco Suore della Congregazione figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria sosteniamo gli studi di 20 adolescenti. ... e a breve: TOGO! Modalità di versamento dei contributi

Per bonifici relativi a: pagamento quote sociali, quote adozioni a distanza, donazioni, contributi per la realizzazione di progetti, ricavi mercatini e/o feste

C/C bancario intestato: Amici Missioni Indiane ONLUS Intesa Sanpaolo – Ag. 1907 via Pirelli, Milano IBAN IT54 N030 6909 5480 0000 8724 189 C/C postale intestato: Amici Missioni Indiane ONLUS Via A.Moro 7 – 20090 Buccinasco (MI) n°Conto 20216206 ABI 07601 CAB 01600 CIN P IBAN IT84 P076 0101 6000 0002 0216 206

SHANTHI

C/C bancario intestato: Amici Missioni Indiane ONLUS Deutsche Bank – Ag. D via Pirelli, Milano IBAN IT62 G031 0401 6040 0000 012 663

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