360com ed special meetmagento

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Magento 2, la versione più flessibile della piattaforma

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Special report

La personalizzazione, la scalabilità e la flessibilità sono alla base della nuova tecnologia, che rimane open source e propone l’acquisto di codici all’interno di un adeguato marketplace

find

neen

jmango

magnews

Il parere di Marco Loguercio, tra i maggiori esperti di search engine

L’intervento di Marco Zani, ceo della company “chiavi in mano”

L’approfondimento sviluppato da Eelco Van Wijk, cco della società

Lo speech di Gianluca Cangini, key account software della sigla

I segreti per il successo online: contenuti di qualità e seo eccellente

Cloud computing e hosting: vince chi sa garantire innovazione

L’mcommerce in-app rappresenta il canale decisivo del “funnel”

Il punto sul futuro di un segmento sempre cool, l’email marketing

enter

Open source, coworking, collaborative economy: ecco le tre parole chiave

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Il repricing che ottimizza la vendita dei prodotti online: sviluppo in Italia

scenario

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Meet Magento 2016, “It’s all about community” alla scoperta dell’articolato scenario investigato in occasione dell’hub internazionale organizzato da Webformat, il 3 e 4 marzo 2016, a Milano. ne deriva Uno sguardo approfondito sull’ecommerce tra novità di prodotto e trend emergenti. Oltre 460 presenze, 39 speech, 20 sponsor e 41 speaker per fare il punto su un settore che vive una grande e rapida evoluzione 1


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editoriale

Un rapporto pubblicato qualche tempo fa dalla National Economic Research Association di Londra ri100ava di Daniele Bologna

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entornati. E’ questo il saluto che Diego Semenzato, Ceo di Meet Magento Italy ha rivolto alla community italiana di oltre 450 addetti e sviluppatori che per il terzo anno consecutivo hanno scelto di riunirsi e mettere a sistema le proprie competenze, in un evento dove guardare, ascoltare e imparare le novità sul business del ecommerce, incontrare le persone giuste per accrescere le proprie competenze e magari allargare il proprio business. E se la terza edizione dell’evento è stata quella di maggior successo la ragione è probabilmente quel profondo e pervasivo senso di comunità che Meet Magento, a differenza di molte altre manifestazioni di settore, è riuscita a cre-

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are. Il risultato è un pubblico fedele, interessato, che al termine della manifestazione si trasforma spesso nel miglior “testimonial” di Magento e di tutto il settore del commercio elettronico. Bentornati dunque. Il medesimo saluto che anche noi di Growing, da que-

Anche 360com, al pari di Meet MAgento, vuole essere un punto di riferimento della comunità degli operatori del mondo dell’economia digitale ste pagine, rivolgiamo a tutti i lettori della versione “magazine” di 360com, dopo le novità introdotte all’inizio di quest’anno. Perché come per Meet Magento, anche noi di 360com vorremmo riunire intorno alla nostra piattaforma costituita da sito, newsletter e magazine, una folta e coe-

sa comunità di aziende e professionisti interessati a ogni titolo, all’economia digitale nel senso più vasto, quella che va dal “tradizionale” advertising online fino alle forme più innovative di promozione, di vendita e di pagamento attuate attraverso tecnologie e dispositivi digitali. Fornire a tutti loro un efficace strumento di informazione e approfondimento è la nostra missione da sempre. L’edizione speciale che state sfogliando costituisce invece uno dei nuovi formati con cui dal 2016 vogliamo svolgere tale compito: attraverso reportage qualificati dai più importanti eventi nazionali e internazionali, prodotti di branded content di alto profilo, white paper tecnici e strategici, insight di settore e molto altro ancora. Unitevi alla nostra community allora perché, come al solito, il meglio deve ancora venire.

I player, le tendenze e le frontiere più remote della digital industry come non li avete mai letti

Con la sua costante ricerca di insight e spunti di riflessione sul mercato 360com è il più originale osservatorio dedicato all’universo pubblicitario italiano

360com da quest’anno aggiunge al magazine e sito web 360com.it le newsletter quotidiane!

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Per informazioni: Giulia Zuffi Tel. 02.53598228 email: giulia.zuffi@360com.it - marketing@ediforum.it

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Meet Magento 2016

Qualità e Competenza

Webformat, piattaforma attiva in 35 paesi, è una realtà imprenditoriale molto vasta, tra le più importanti e di maggior successo nel mondo; e ha portato, ancora una volta in Italia, uno dei suoi eventi più attesi. un posto dove guardare, ascoltare e scoprire le novità

“It’s all about community”

alla scoperta dello scenario investigato dall’hub internazionale organizzato da Webformat, il 3 e 4 marzo 2016, a Milano. Uno sguardo approfondito sull’ecommerce tra novità di prodotto e trend emergenti. Oltre 460 presenze, 39 speech, 20 sponsor e 41 speaker per fare il punto su un settore in grande e rapida evoluzione di Anna Maria Ciardullo

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tmosfera accogliente e rilassata quella che ha caratterizzato, a Milano, Meet Magento, l’hub internazionale di riferimento per i player dell’ecommerce organizzata da Webformat. La piattaforma - attiva in 35 paesi - è una realtà imprenditoriale molto vasta, tra le più importanti e di maggior successo nel mondo; e ha portato, ancora una volta in Italia, uno dei suoi eventi più attesi. Meet Magento è un posto dove guardare, ascoltare e imparare le novità sul business del settore e incontrare le persone giuste per accrescere il

proprio background. Oltre 450 i partecipanti e un sold out che non stupisce grazie alla grande varietà di argomenti, aziende e professionisti che offrono ogni anno il proprio know-how alla causa. La platea, costituita da professionisti del settore, personale It, merchant, fornitori di servizi e membri della community, ha l’opportunità di partecipare a conferenze e seminari di qualità, fare networking e, soprattutto, aggiornarsi sulle ultime novità del mercato. Erano, infatti, oltre trenta gli incontri da segnare in agenda, previsti durante la due giorni.

Hub Internazionale di Riferimento Oltre 450 partecipanti e un sold out che non stupisce grazie alla grande varietà di argomenti, aziende e professionisti che offrono ogni anno il proprio know-how alla manifestazione

La situazione attuale Ad aprire le danze della prima giornata, Thomas

Conferenze, Seminari di Qualità e Networking diego semenzato, di web format, durante il suo speech. sono, stati oltre trenta gli incontri previsti durante la due giorni

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Goletz, presidente di Meet Magento Association, che ha introdotto la realtà di questa grande associazione no profit e ha illustrato l’attuale situazione del commercio online. Un settore che appare stabile e in forte crescita, condizioni che pongono le aziende di fronte a sfide del tutto nuove, ma anche di fronte a moltissime opportunità. Lo stesso Goletz ha spie-

gato come Magento investa davvero molto sull’organizzazione di questo evento, strategico e attesissimo dalla piattaforma che, spostandosi sempre di più verso una dimensione globale, vuole mostrare a tutti le 35 facce di Magento (35 come i paesi dove è attiva) e che parla a tutti e in tutte le lingue. “Se vuoi diventare global devi capire le 35 facce global di Magento,

e non si tratta solo di uno slogan, ma di uno specifico mindset dell’azienda” ha aggiunto. Magento crede nel know-how di tutti i business, dal più grande al più piccolo, e per questo si pone sul mercato come un servizio open source, che conta oltre 5.000 negozi attivi e offre moltissime estensioni customizzabili per soddisfare ogni necessità degli utenti.

Tutto per la comunità Sullo stesso filone anche l’intervento del secondo relatore, Ben Marks, evangelist di Magento, che ha esordito con un claim assolutamente in linea: “It’s all about community”. E questa community sta vivendo attualmente uno dei suoi anni più fortunati: dal 2016, infatti, Magento è diventata una piattaforma indipendente, slegata

dal colosso eBay e ha anche lanciato di recente una nuova release, Magento 2. Come lo stesso Marks ha sottolineato, la nuova versione della piattaforma ha migliorato ulteriormente le performance. Ma la novità in assoluto più interessante è che il marketplace di Magento sta prendendo forma concretamente grazie al suo impegno costante nel guardare ai bisogni

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Uno Sguardo Interattivo a 360 Gradi per Conoscere, Capire, Aggiornarsi La condivisione del know-how è la nuova frontiera del business. per questo Meet Magento è una realtà open source che accoglie il contributo di ogni singola azienda, dalla più piccola alla più grande

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di ogni singolo business e alla continua valorizzazione delle best practice con le quali si interfaccia in modo continuativo.

5 milioni in Italia, con un numero di transazioni globali di circa 4,9 miliardi, in crescita del 27% rispetto allo scorso anno.

The new money Il terzo intervento ha visto protagonista PayPal, partner di Magento. Nello speech dal titolo “ PayPal is the new money”, Julij Vanello Premru, (Senior Manager, Small & Medium Business for Western Europe di PayPal) ha delineato uno scenario, quello dei metodi di pagamento online, in grande crescita e in continua evoluzione, soprattutto lato mobile. PayPal conta oltre 170 milioni di conti attivi in 203 paesi, di cui

Best practice Non sono mancate le analisi di best practice settoriali, come quella presentata dalla relatrice di ContactLab, Laura Gioia. Il suo speech, incentrato sul settore del lusso, ha posto un interessante focus sulle strategie di marketing che fanno la differenza per un buon sito di abbigliamento e accessori luxury. Pare che la vera sfida odierna sia di creare un ponte tra l’online e l’offline e offrire ai propri clienti un’esperienza di

acquisto che sia “no stress” ma anche personalizzata e curata nei minimi dettagli. L’obiettivo comune a tutti i settori, dunque, è migliorare la customer experience e offrire servizi sempre più veloci e personalizzati. Trend globali Una sala business e una sala tech. Da un lato, uno sguardo a 360 gradi sulle strategie di marketing e sugli scenari della comunicazione per guidare le imprese del comparto. Dall’altro, una sala di tecnici, sviluppatori e “smanettoni” che hanno condiviso tips and tricks del mare di funzioni “back end” necessarie per costruire un sito effi-

ciente. L’importanza del “fare sistema” nel panorama italiano dell’ecommerce si sposa perfettamente anche con i dati presentati dal Consorzio Netcomm, che ha illustrato come il settore rappresenti oggi una delle leve di crescita principali del panorama digitale italiano, registrando un aumento del 16% nel 2015 con un giro di affari pari a 16,6 milioni di euro. In particolare, i principali trend globali che sono stati evidenziati dagli speaker per il 2016, e di cui si è ampiamente discusso durante le due giornate, sono stati i marketplace, le strategie omnichannel, l’ecommerce per la Gdo, le strate-

gie di pricing e l’evoluzione dell’email marketing. Sistema integrato di vendita online Molti, infatti, gli speaker che hanno trattato il tema dei marketplace, tra cui Gianluca Pellegrinelli di Gruppo GLP. Durante il suo speech ha illustrato quanto questi ultimi rappresentino un sistema integrato di vendita online che ottimizza efficacemente la ricerca del prodotto per il consumatore finale. La vendita tramite marketplace, dunque, offre grandi opportunità per lo sviluppo del business, consentendo di raggiungere un numero di utenti molto più vasto. Tra

gli elementi più strategici che caratterizzano un sito di ecommerce di successo, più volte è stata citata l’importanza della personalizzazione dei servizi, con crm mirati, strumenti customizzati e customizzabili e, come l’era del digitale impone, ottimizzazione cross mediale e velocità. Un valido strumento per raggiungere lo stesso obiettivo è, come ha sottolineato Gianluca Cangini, key account di MagNews, anche un nuovo modo di fare email marketing, basato su una logica di “workflow”. Nel web commerce, dunque, ed è opinione universalmente condivisa, i processi “una tantum”

non sembrano funzionare bene. La condivisione del know-how è la nuova frontiera del business, per questo Meet Magento è una realtà open source che accoglie il contributo di ogni singola azienda, dalla più piccola alla più grande. La sfida più attuale e complessa per tutti i mercati, allora, è quella di rompere i confini, contenere i costi e innovarsi continuamente. Nelle pagine successive troverete le interviste ai protagonisti dell’evento che abbiamo incontrato per farci raccontare le proprie realtà aziendali e come queste si stiano adeguando al nuovo diktat del mercato: collaborare è il nuovo competere.

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L’ecommerce abbraccia Magento 2, la versione più flessibile della piattaforma di compravendita online La personalizzazione, la scalabilità e la flessibilità sono alla base della nuova tecnologia, che rimane open source e propone l’acquisto di alcuni codici all’interno di un marketplace. a tutto ciò seguirà la struttura di un app store e sarà consegnato a sviluppatori esterni il 70% delle revenue. Tra le prossime feature, l’anteprima del layout del sito e la barra di ricerca

di Anna Maria Ciardullo e Francesco Lattanzio

Nel Segno dell’Evoluzione Ben Marks, evangelist di Magento, ha esordito con un claim assolutamente in linea: “It’s all about community”. E questa comunità sta vivendo attualmente uno dei suoi anni più fortunati

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en Marks, evangelist di Magento ha aperto il suo intervento con il claim: “It’s all about community”. E questa community sta vivendo attualmente uno dei suoi anni più fortunati: dal 2016, infatti, Magento è diventata una piattaforma indipendente, slegata dal colosso eBay e ha lanciato di recente una nuova release, Magento 2. Come lo stesso Marks ha sottolineato, la nuova versione della piattaforma ha migliorato ulteriormente le performance. Ora è più scalabile, più customizzabile e offre un’infinità di nuovi servizi, ovviamente tutti gratuiti nella versione open (alcuni dei quali, ha aggiunto, sono ancora top secret). La domanda sorge spontanea: perché scegliere Magento2, sebbene appena nato e quindi ancora non del tutto testato e soggetto a bug di sistema? “Dipende dalle singole necessità”, ha risposto sinceramente e con ironia il relatore, promettendo che presto la differenza sarà ancora più chiara e tangibile e che il processo di migrazione verrà assistito step by step da uno staff dedicato e da tool creati ad hoc. Ma la novità in assoluto più interessante è che il marketplace di Magento

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sta prendendo forma concretamente grazie al suo impegno costante nel guardare ai bisogni di ogni singolo business e alla continua valorizzazione delle best practice con le quali si interfaccia continuamente. Quali sono le principali differenze tra Magento e Magento 2? “La versione precedente è stata presentata al mercato nel 2008, ed è stata creata nel 2007. Sono cambiate molte cose in questi nove anni, dal lato dei commercianti, che usano la piattaforma in modo diverso e hanno aspettative sempre nuove riguardo le caratteristiche di interazione con un’applicazione di ecommerce; e anche dal lato dei consumatori, che hanno nuovi strumenti a disposizione, come ad esempio lo smartphone. A questo punto, per innovare dovevamo stravolgere il sistema, non era possibile mantenere lo stesso impianto continuando ad aggiungere caratteristiche. L’unico modo è stato produrre una nuova versione. Parlando dei cambiamenti, abbiamo lavorato sulla user interaction, prendendo come base uno studio fatto dai merchant. L’admin panel, per esempio, è stato completamente ridisegna-

neremo le proposte studiando le aree d’interesse. I merchant non vogliono vedere 80 app solo per Facebook”.

to: è diventato touch friendly, così che il responsabile del punto vendita possa usare il back-office anche camminando per il negozio. Abbiamo semplificato molti dei task che gli amministratori devono fare, come la product creation, e abbiamo proposto un’interfaccia più pulita. Quando i merchant usano il back office non vogliono sentire il software, ma vogliono solo avere chiaro cosa fare. I primi riscontri sono stati molto positivi. A livello di sviluppatori, abbiamo implementato nuovi modi di personalizzazione. Una delle caratteristiche di Magento è adattarsi ai bisogni di chi lo usa. Ogni merchant ha richieste specifiche, e la piattaforma è abbastanza flessibile da soddisfarli tutti. Questo è davvero uno dei punti di

forza di Magento. Abbiamo fatto in modo che il core-code sia più modulare, e abbiamo costruito un sistema di testing che garantisca per ogni componente proposto sviluppato esternamente. E Magento 1 non aveva questa possibilità”. Magento sta preparando un marketplace? “Attualmente abbiamo Magento Connect, che permette a chi si registra sul nostro sito di caricare un’extention, noi facciamo correzioni minime e dopo la pubblichiamo. Le extention gratuite vanno a far parte dell’ecosistema di Magento Connect, per quelle a pagamento, invece, c’è un link che porta al website e da lì è possibile attingere al codice scelto. Il problema a cui ci

esponiamo riguarda il controllo della qualità. Abbiamo 8.000 extention ed è difficile tenerle tutte sott’occhio, in modo che qualcuno se ne appropri, e magari le rivenda. Adesso, con Magento Marketplace abbiamo cambiato il modo di interagire con le extention. Abbiamo un code review automatico, per assicurarci che ci sia una qualità accettabile, e uno staff dedicato. E abbiamo adottato un modello simile per gli app store: tratteniamo il 30% del valore del codice, lo sviluppatore prende il 70%. Questo aiuta a mantenere alta la qualità e aumentare l’attenzione verso i furti. Che siano a pagamento o gratis, comunque, tutte le extention sono ospitate dal nostro sito, così possiamo mantenerne il controllo. Inoltre, confezio-

Avete dedicato particolare attenzione al lato mobile in questa versione? “La maggior parte dei prodotti in vendita non ha reale bisogno di una app. Il nostro approccio più grande al mobile è il responsive design, su cui si basa l’architettura di Magento 2. Non abbiamo predisposto sistemi nativi per le app, perché i grandi marketplace sviluppano piattaforme proprie e, nel caso i consumatori non trovino quello che cercano, più che scaricarsi l’app del produttore si muovono sul mobile browser”. Ci saranno nuove release nel corso dei prossimi mesi? “Dovremmo rilasciare aggiornamenti specifici ogni trimestre, ovvero circa quattro volte all’anno. Nelle prossime settimane uscirà Magento 2.1, che avrà ulteriori funzioni. Per le aziende ci sarà una funzionalità di staging, che servirà a dare ai proprietari dei negozi un’anteprima del layout del sito, dopo aver inserito nuove informazioni, senza che questo vada live. Aggiungeremo con la nuo-

va release anche Elastic Search, un’architettura per la search all’interno del sito, che sarà un grande passo avanti rispetto alla struttura di ricerca di Magento 1. Ma la community, data la natura open source, contribuisce a ottimizzare i codici. Noi ascoltiamo le loro opinioni e le loro proposte, e poi decidiamo come migliorare il prodotto”. Cosa è cambiato da quando vi siete separati da eBay? “Si è snellito il processo decisionale. Sotto l’ombrello di eBay, prima, c’eravamo anche noi e PayPal. Due business piuttosto distanti. Per portare un progetto alla realizzazione era necessario un processo infinito di incontri, e questo rallentava di molto i tempi di produzione. Adesso chi prende le decisioni è gerarchicamente molto vicino, e se un’idea è buona non passa molto tempo dal momento in cui inizia il processo di sviluppo. Magento ha sempre avuto mentalità da startup, e all’inizio era così anche all’interno di eBay. Adesso, separandoci, l’abbiamo ritrovata. Ora siamo controllati da Permira, un fondo di investimenti che ha rapporti solo con le cariche più alte, mantenendo rapido il processo decisionale”.

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Una Disciplina di Enorme Valore Nella vision di marco loguercio, Oggi fare Seo significa soprattutto avere contenuti di qualità e quindi investire in chi li produce. Farli conoscere, significa renderli rilevanti e investire nella loro divulgazione, fare in modo che le persone li trovino, li clicchino e li possano condividere

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I segreti del successo online: produrre contenuti di qualità e seo di livello professionale

Marco Loguercio, ceo di Find e tra i maggiori esperti di search engine optimization, ha fornito un aggiornato punto di vista sulla situazione attuale degli investimenti in ottimizzazione della ricerca online. L’Italia è ancora ndietro ma i marketer sono più consapevoli dell’importanza di apparire rilevanti nel “mare magnum” del web di Anna Maria Ciardullo

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er un sito internet il segreto del successo parte da un imperativo imprescindibile: fornire contenuti di qualità. Partendo da questo presupposto, ci sono poi, ovviamente, molti altri accorgimenti che portano a ottenere lo stesso obiettivo, uno di questi è senza dubbio la Seo, acronimo di “Search engine optimization”. Una tecnica che aiuta a ottimizzare i contenuti del proprio sito perché vengano intercettati nel modo più veloce ed efficiente possibile dai vari motori di ricerca, come Google, e ottengano quindi la massima visibilità. Questo argomento è stato oggetto di dibattito anche a Meet Magento 2016, il più importante evento dedicato ai player del settore ecommerce, che si è tenuto a Milanoa. A que-

sto proposito è intervenuto Marco Loguercio, fondatore e amministratore delegato di Find, e grande esperto di Seo, che in questa intervista spiega dettagliatamente lo scenario attuale e i motivi per cui oggi è importante ottimizzare i contenuti online e quanto sia necessario per il successo di tutte le aziende. Come si può descrivere l’evoluzione della Seo in questi ultimi anni? “Lo scenario dell’evoluzione dell’uso della Seo è concentrato nel periodo che va da prima del 2000 fino ad oggi. In passato la richiesta c’era ma, in effetti, le barriere all’ingresso erano molto più alte e gli investimenti necessari molto più importanti. Nonostante ciò, la richiesta era discretamente diffusa. Io ho lanciato la mia prima agenzia nel 2002, quando il mondo del digital in Italia, ma

anche nel resto del mondo, era ancora agli inizi e il mercato dei motori di ricerca era uno di quelli più in crescita. Negli utlimi quattro o cinque anni Google ha stretto un po’ la cinghia, quindi è diventato più difficile fare Seo. Quelli che si sono mossi in maniera più concreta, parlando di un target alto, sono soprattutto le filiali di multinazionali. C’è ormai una chiara consapevolezza delle difficoltà che si presentano oggi a chi fa search engine optimization, ovvero l’ottimizzazione dei contenuti utilizzando delle parole chiave che ne aumentino la visibilità; ma, allo stesso tempo, se ne comprende l’enorme valore che può generare. Le aziende più evolute sanno che devono aspettare almeno cinque o sei mesi per ottenere i primi risultati e vedere un impatto sul business. Sono consapevoli che la Seo non sia un’attività

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economica ma che è diventata necessaria e che solo appoggiandosi ad agenzie e consulenti esperti i risultati possono essere concreti e duraturi. Fino a poco tempo fa la Seo si faceva con pagine basic e con un contenuto minimo. Oggi fare Seo significa soprattutto avere contenuti di qualità e quindi investire in chi li produce. Farli conoscere, significa renderli rilevanti e investire nella loro divulgazione, fare in modo che le persone li trovino, li clicchino e li condividano. Sono tutti elementi che i motori di ricerca tengono in considerazione come criteri di visibilità”. È una consapevolezza che hanno acquisito anche le aziende del nostrop Paese? “Le realtà italiane vanno sempre un po’ a risparmio, purtroppo. Mediamente la differenza di investimento in Seo tra realtà internazionali che operano in Italia e realtà italiane sul territorio è a volte anche del 50%. In

pochi hanno capito il valore di ritorno degli investimenti e sono consci anche della lifetime value degli utenti che arrivano naturalmente ai risultati di ricerca. Anche in Italia, con il passare degli anni, stanno crescendo i volumi di investimento, ma c’è ancora la convinzione che si tratti di un lavoro “one shot”. Opinione diffusa è che sia sufficiente ottimizzare il sito all’inizio e che il lavoro sia fatto. Ovviamente non è così. Un sito non è un’entità statica, si evolve, cambiano i prodotti, cambia il modo di cercare e quindi bisogna sempre ottimizzare la ricerca in modo da ottenere risultati naturali basandosi su molte varianti: da come gli utenti cercano all’evoluzione degli algoritmi dei motori. Pensiamo all’impatto che ha avuto di recente il cambio del layout dell’advertising di Google sulla visibilità dei risultati naturali, è stato eliminato uno spazio importante sulla pagina, che poi vedremo come Google andrà a monetizzare, e questo

Un’Ottica di Flusso come ha ben spiegato marco loguercio, Un sito non è un’entità statica; si evolve, cambiano i prodotti, cambia il modo di cercare e quindi bisogna sempre ottimizzare la ricerca in modo da ottenere risultati naturali, basandosi su molte varianti: da come gli utenti cercano all’evoluzione dei diversi algoritmi legati ai motori

è solo uno dei tanti esempi di cambiamento. Tendenzialmente la fretta è il problema delle aziende italiane che vorrebbero ottenere tutti i risultati subito”. Qual è, dunque, la sfida per chi si occupa di Seo a livello professionale? “Oggi la sedia di molti di-

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rettori marketing “scotta” e dover fare il rendiconto di un grande investimento in Seo, che non può garantire risultati immediati, è un grande problema da affrontare. Il mercato, soprattutto quello italiano, forse non è ancora del tutto maturo per accogliere un asset che produce effetti concreti

solamente a lungo temine e che ha sicuramente dei tempi di avvio molto lenti. La Seo va vista in un’ottica di flusso, come se fossero tanti piccoli progetti e non soltanto quello iniziale. E’ un continuo evolversi in funzione di nuovi dati, del comportamento dei target e così via. In confronto ad

altri paesi europei siamo leggermente indietro, non dico Gran Bretagna e Germania che sono attualmente inarrivabili ma parlo di Francia e Spagna. Queste ultime sono nazioni molto simili all’Italia in termini di andamento del mercato. Noi, come agenzie, abbiamo sempre l’obietti-

vo di dimostrare la validità degli strumenti e il ritorno che scaturisce a lungo termine dall’investimento in Seo, elemento che assicura risultati di grande valore e soprattutto garantisce un posizionamento privilegiato nel web. Che nessuna azienda, oggi, può permettersi di sottovalutare”.

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“Brain, Not Only Server” nella filosofia di neen, la potenza computazionale non basta, ci vogliono le idee. come sentenzia il ceo marco zani

Hosting e cloud computing, vince chi sa garantire servizi innovativi. E chiavi in mano

In occasione di Meet Magento 2016 abbiamo intervistato Marco Zani, chief executive officer del gruppo Neen, una hosting company che ha deciso di sposare un originale approccio consulenziale per offrire pacchetti di storage, fisici e virtuali che siano “plug and play” e in particolare customizzati per ogni esigenza del singolo cliente di Anna Maria Ciardullo

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arlando di tecnologie It, una delle più importanti e che sta vivendo un momento di grande diffusione è il cloud computing. Sempre più aziende scelgono di non dotarsi di server proprietari, spostando i loro dati e le loro risorse elettroniche sulle “nuvole” sul web, ad esempio, acquistandone una porzione come servizio senza comperare costose apparec-

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chiature di storage interne. In occasione di Meet Magento 2016, il più importante evento internazionale per i player dell’ecommerce, organizzato a Milano dalla piattaforma Magento, abbiamo dialogare con Neen, una hosting company specializzata in servizi di hosting management, high availability e cloud. L’azienda si occupa, in particolare, di hosting gestito, che viene fornito ai clienti con un approccio consulenziale orientato alla performance

e alle esigenze di ogni singola azienda. Negli ultimi anni i clienti delle compagnie di hosting hanno focalizzato molto il loro interesse sulla capacità di queste ultime di fornire servizi che assicurino un ritorno in termini di velocità del sito web e altre feature che ne garantiscono l’ottimizzazione. Per chiarire il funzionamento di questi servizi, sempre più importanti nel quadro di un’organizzazione profesionale, abbiamo intervistato Marco Zani, ceo di neen.

Cosa fa, nel concreto un hosting provider? “Un’azienda, quando crea il proprio sito, non deve solo realizzarlo, ma anche metterlo online a disposizione degli utenti. Per essere raggiungibile, il sito dev’essere posizionato su un server che si trovi in qualche punto nel mondo. Deve, dunque, avere una infrastruttura tecnologica alle spalle in grado di collegarsi in modo efficiente con tutti coloro che navigano. Il nostro lavoro è trovare una casa sicura a questi siti, inserirli in data center che rispecchino determinati requisiti e che abbiano delle connessioni professionali, più potenti rispetto a quelle degli home user. Da qui, dunque, nasce l’esigenza di dotarsi di una’infrastruttura che si allacci adeguatamente ai vari carrier e permetta di avere buoni livelli di sicurezza e, allo stesso tempo, buone performance”. Ma un altro vostro core business è il

cloud computing. C’è ancora qualche perplessità sull’adozione di questa tecnologia? “Anche se il cloud è uno dei nostri servizi, non è sempre la risposta ai bisogni degli utenti. Valutiamo caso per caso, offrendo un servizio consulenziale che li aiuti ad adottare la soluzione più idonea al proprio asset. Ad esempio, se si dispone di un app “vecchia”, monolitica, questa non si potrà sposare con il cloud, a meno che non venga complessivamente aggiornata. Invece, la nostra infrastruttura cloud è in loco, si trova a Milano e questo, comunque, ci permette di garantire una protezione dei dati capillare e sicura. C’è infatti il timore che i dati non siano custoditi in maniera sicura ed è il motivo che alimenta ancora qualche perplessità. Tuttavia, sono molti i player che gestiscono, ad esempio, ecommerce oppure concorsi e preferiscono mantenere i dati in Italia; quindi si appoggiano a noi e hanno capito le potenzialità incredibili di questa tecnologia”.

applicativi che non possono prescindere dall’uptime, devono essere sempre online, sempre consultabili e veloci. Ad esempio, nel caso dell’ecommerce l’utente cerca una user experience molto immediata per finalizzare l’ordine. E anche quando si tratta di divulgare contenuti il timing è essenziale. Statistiche fatte da eBay confermano che una differenza, anche in termini di centesimi di secondo nella velocità di caricamento di una pagina, può generare un ottimo ritorno in termini economici. Velocità e affidabilità ci contraddistinguono. A volte non si raggiungono questi obiettivi perché si sceglie il player sbagliato o magari la soluzione sbagliata. Molti clienti, all’inizio, pensano che il nostro approccio consulenziale noi sia quello di cui hanno bisogno, ma di fatto è necessario fare un’analisi accurata delle singole esigenze per offrire un servizio custom. Noi conosciamo nel dettaglio applicazioni come Magento, Wordpress, Drupal, e quindi abbiamo un quadro generale chiaro che

ci permette di dare al cliente la soluzione più redditizia per lui e non quella più conveniente per noi”. Quali sono i vostri progetti futuri? Sono tanti. Sicuramente vogliamo semplificare la vita ai nostri clienti, aumentando ulteriormente l’affidabilità dei nostri servizi, ad esempio creando copie di un sito in diversi data center nel mondo, in modo che un qualsiasi problema possa essere risolto utilizzando un altro server senza mai perdere connessione. Questo sarebbe molto complicato per un cliente da fare in autonomia e il nostro obiettivo è nascondere questa complessità fornendo pacchetti “plug and play” e conoscendo bene l’applicativo per essere in grado di identificarne subito eventuali criticità. Neen si fa carico della manutenzione e della parte di attività sistemistica per i clienti. E si rivolge a chi vuole un servizio totalmente chiavi in mano. Noi diciamo sempre “brain not only server”; ovvero, la potenza computazionale non basta, ci vogliono le idee”.

Quali sono i vantaggi di scegliere Neen? Ci occupiamo maggiormente di due macroaree: prodotti editoriali e siti ecommerce, perché, essendo due 360COM |SPECIALE MEET MAGENTO | VENERDÌ 08 APRILE


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Da Desktop a Mobile, Passaggio Delicato Gli smartphone stanno recuperando ulteriore traffico ed è proprio sui dispositivi portatili che i retailer aspettano gli utenti. la partita è qui

jmango di Francesco Lattanzio

L’m-commerce in-app è il canale decisivo del funnel

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La flessione che interessa i mobile browser. la propensione all’acquisto da device portatili. il lento declino del mobile. sono tutti elementi che stanno spingendo i brand a proporsi in modo tale da essere facilmente raggiunti. sempre e comunque. La piattaforma proposta da Eelco van Wijk, Chief Commercial Officer di jmango360, permette lo sviluppo di applicazioni a elevato tasso di personalizzazione, anche in italiano. ed è già attiva nel nostro paese

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passaggio dal desktop al mobile non fa prigionieri. E i dati a supporto di questa tesi sono sempre più esaustivi. Nemmeno l’ecommerce fa eccezione, tanto che Eelco van Wijk, Chief Commercial Officer di JMango360, definisce il mobile “the next big thing del commercio online”. Ma già nel device ci sono due correnti diverse: il mobile browsing, infatti, sta morendo in favore del traffico in app. Nel nostro Paese più che altrove, l’interesse verso le app mobile è molto alto. Anche i tablet vivono un periodo di crisi, e sembra che stiano marciando verso la dismissione. “Al Mobile World Congress di Barcellona hanno annunciato migliaia di novità, ma nessuna relativa ai tablet” ha riportato Eelco van Wijk. Sebbene questi device stiano prendendo una curva inesorabile, il 75% degli acquisti da mobile, in Italia, avviene proprio attraverso di essi. Gli smartphone, quindi, recupereranno ulteriore traffico ed è proprio sui dispositivi portatili che i retailer aspettano gli utenti. Tutti i grandi marketplace, infatti, occupa-

no il 40% del primo scroll del proprio msite promuovendo la propria app. Secondo i dati, sono molti i vantaggi che questa porta al marchio corrispondente: innanzitutto, il tasso di conversion è doppio rispetto al mbrowser; poi, è più facile da usare e guida all’esposizione di più prodotti; terzo, permette una redemption maggiore. Sostanzialmente vanno identificati due scopi differenti alle due declinazioni dei brand; se il sito mobile mira a trasformare i prospect di utenti loyal, la app serve come strumento di conversione e a stimolare la frequenza con cui tornano a sfogliare il catalogo prodotti. JMango360 opera in quest’ultima parte del funnel e si propone come piattaforma per lo sviluppo di una app di mobile commerce. Attraverso un modello Saas permette di costruire facilmente e personalizzare la propria estensione mobile, proponendo una soluzione particolarmente adatta ai business che si basano su acquisti impulsivi e capace di consegnare notifiche push che evidenzino sconti e promozioni. Queste possono essere usate per richiamare i

consumatori che interrompono un acquisto su un sito che carica lentamente, o magari di sfruttare il tasso di finalizzazioni “on the road”, circa il 15% delle transazioni via mobile. La vostra offerta è molto particolare. Avete qualche competitor? E qualche cliente è già attivo sul nostro territorio? “Ci sono 10 o 12 company che presentano soluzioni simili alla nostra in giro per il mondo, ma nessuna in Italia. Noi siamo gli unici col menù in italiano e gli unici a sincronizzare prodotti, shipping e user management. Per sviluppare il menù in lingua abbiamo avuto bisogno dell’intervento dei designer; le vostre parole sono molto lunghe e non ci stavano nel layout, ma è necessario semplificare al massimo il percorso d’acquisto perché i clienti siano propensi a finalizzare. Nel territorio italiano abbiamo trovato un partner con cui tuttora collaboriamo: si tratta di Marketing Informatico. Con loro trattiamo i nostri primi due clienti: Oroblu e Myboutique.it. Ab-

biamo anche la possibilità di tracking, che permette di seguire il percorso dell’utente”. Come mai puntate così forte su un mercato ostico come il nostro? “Abbiamo lanciato una campagna Sem cinque mesi fa a livello paneuropeo. L’Italia è stato il Paese in cui abbiamo registrato il ctr più alto e abbiamo notato che gli italiani fanno una grande ricerca del tipo di app che proponiamo. Inoltre, l’Italia dispone di un forte potenziale a livello di cibo, fashion, luxury e lifestyle. Insomma, ci sono diversi mercati che potrebbero diventare molto prolifici”. Quali sono gli sviluppi futuri che attendono vostro prodotto? “Una delle prossime feature è l’aggiunta delle note sui prodotti. E vogliamo ampliare anche le opzioni per le notifiche push. Hanno un tasso d’apertura del 73%. Inoltre, stiamo lavorando con Magento per JMango Standard, che abbiamo lanciato alcune settimane fa. Il prodotto è davvero molto flessibile e può essere usato con altre piattaforme di ecommerce”.

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per scoprire più da vicino il mondo del marketing via email nella sua attualità.

Il futuro dell’email marketing secondo MagNews

Nonostante le previsioni che ne profetizzavano il superamento, la rilevanza delle comunicazioni via posta elettronica appare di questi tempi più solida che mai. e il settore guarda ora con attenzione ai nuovi sistemi di automation, basati soprattutto sulla rilevanza e su un modello “workflow”. come spiega in questa intervista Gianluca Cangini, key account di Magnews, che spicca tra i software full service più affermati

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agNews è un software full service che si occupa di email marketing professionale. L’email è ancora uno

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dei mezzi privilegiati dagli utenti per ottenere informazioni, offerte commerciali e servizi dalle aziende, ma richiede un approccio sempre più innovati-

vo per mantenere questa rilevanza. Uno dei settori che maggiormente beneficia dell’utilizzo di una strategia email oriented è senza dubbio quello del retail,

sia web sia offline, come emerso anche durante l’ultima edizione di Meet Magento, l’hub internazionale di incontro e scambio per tutti i player del settore

ecommerce, che si è svolto a Milano il 3 e 4 marzo 2016. Proprio in occasione dell’evento, abbiamo incontrato Gianluca Cangini, key account di MagNews,

Molti hanno profetizzato che l’uso dell’email sarebbe via via diminuito fino a scomparire, ma i vostri risultati dimostrano il piuttosto contrario… “La profezia della fine dell’email è stata la spinta usata dai social network per farsi strada durante la loro fase emergente, quando sostenevano che avrebbero sostituito il ruolo dell’email nel marketing. In realtà, sebbene siano diventati famosi e anche più importanti per determinate attività, non avevano previsto bene il futuro. L’uso dell’email è ancora imprescindibile e continuerà a esserlo per chi saprà fare marketing e comunicazione in modo corretto. L’evoluzione sta portando semplicemente a rendere le comunicazioni molto più personalizzate rispetto alle comunicazioni massive di un tempo, che non

si differenziavano in base agli utenti. Quelle, probabilmente, sono destinate a scomparire. Si dovrà, dunque, lavorare molto di più sui dati, sull’osservazione degli interessi degli utenti e fare sì comunicazione promozionale, ma mirata e più focalizzata sull’esperienza che sul prodotto. Oggi, ad esempio, questo si può fare anche con sistemi di automation”. Come si può, dunque, personalizzare una comunicazione, ma con una logica di automation? “Proprio in occasione di Meet Magento abbiamo puntato il focus sull’integrazione tra email marketing e ecommerce. E su come si possano automatizzare delle comunicazioni per la vendita online. È chiaro che i sistemi di automation si possono implementare anche per tutti gli altri settori. Si tratta, comunque, di analizzare i dati e stabilire delle logiche di rilevanza per contat-

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tare gli utenti e soprattutto monitorare e testare i risultati per adattarle nel tempo ai vari cambiamenti del web, che è in costante mutamento. L’analisi dei dati permette di capire quali servizi funzionano meglio. Noi disegniamo i processi come un workflow e osservando come si ramifica, diamo importanza ai percorsi più seguiti dagli utenti (chi apre, chi clicca, quali sono le promozioni che funzionano meglio ecc.), sviluppiamo delle comunicazioni ad hoc. A volte, ad esempio, è sufficiente un semplice reminder per concludere un ordine, non è sempre necessario fare uno sconto o un offerta. Sono, dunque, sempre email promozionali, però sono più mirate, arrivano alla persona giusta al momento giusto e possono generare sempre un maggiore livello di engagement”. Qual è il fattore più importante per il successo di una comunicazione via email? “Una cosa davvero importante è il timing. Al di là dei contenuti, che ovviamente devono essere di qualità, per l’email marketing è il fattore tempo che fa la differenza. Intercettare il cliente anche prima di

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Focus sull’integrazione tra email marketing e ecommerce. E su come si possano automatizzare delle comunicazioni per la vendita online. È chiaro che i sistemi di automation si possono implementare anche per tutti gli altri settori uscire con un volantino o con delle offerte, ad esempio. Nell’ecommerce è più semplice ovviamente, perché si è già in possesso di tutti i dati di log in, ma anche lato offline, con le fidelity card, per dirne una, si può benissimo tracciare che il cliente è passato alle casse e ha fatto un acquisto. E magari mandargli una semplice “thank you mail” per ringraziarlo di essere andato in negozio. Questo tipo di automation, dunque, non funziona esclusivamente nell’ecommerce ma può essere applicato a tutti i tipi di attività”. Perché gli utenti preferiscono ancora ricevere le comunicazioni via email? “Al contrario di quello che si diceva, l’email è uno dei canali preferiti dagli utenti, perché se è vero che l’sms è più immediato, poiché non richiede connettività, è an-

che vero che è percepito come più invasivo. Gli sms sono perfetti per informazioni last minute come reminder di voli o scadenze imminenti, ma quando trattano promozioni commerciali sono meno apprezzati. La mail, invece, la leggo quando voglio, la posso anche categorizzare in cartelle, tenerla come promemoria ecc. Inoltre, il mobile ha incentivato l’uso dell’email perché alla fine, ormai, siamo tutti connessi in ogni momento e se ricevo una mail ma non sono al pc posso visualizzarla comunque. I marketer, anzi, si devono focalizzare sempre di più sull’offerta di email mobile responsive”. Sappiamo che sono in arrivo tante novità per MagNews: qualche anticipazione? “Abbiamo tanti progetti in corso per il restyling della piattaforma, uno importante è sicuramente il miglioramento dell’usabilità, cosa che sarà di certo apprezzata dai clienti; l’altra ha a che fare con i nuovi workflow, davvero una grande spinta per il marketing automation. Molti clienti li stanno già usando, ma per il momento sono in una versione beta, nonostante stiano ottenendo già ottimi riscontri”.

FINALMENTE

il nuovo sito di 360COM |SPECIALE MEET MAGENTO | VENERDÌ 08 APRILE


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Vent’Anni di Esperienza in questa immagine Mariano Cunietti, Cto and Cloud & Hosting BU Manager di enter. Oggi i core business della sigla sono due. Il primo sono i servizi di rete, principalmente pensati per essere B2B, ma non solo e che assicurano un livello di qualità molto più alto rispetto alle adsl consumer più conosciute. L’altro sono i servizi legati ai data center

enter

Open source, coworking e collaborative economy, le parole chiave di Enter

L’azienda milanese che fornisce servizi di rete e cloud ha fondato il suo successo sulla collaborazione. Un modello che ha portato la struttura a superare una serie di traguardi importanti. tra i molti obiettivi che sono stati raggiunti spicca la nomina a provider ufficiale di cloud pubblico per la Comunità Europea di Anna Maria Ciardullo

Durante Meet Magento 2016, il meeting più atteso dagli attori del comparto web commerce, che si è

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tenuto a Milano ed è stato organizzato da Magento - una delle più grandi ecommerce community worldwide -, è emerso che la sfida più attuale e com-

plessa per tutti i mercati è quella di rompere i confini, contenere i costi e innovarsi continuamente, unendo le forze con gli altri player. Collaborare è, dunque,

il nuovo modo di competere. Proprio in occasione dell’evento abbiamo incontrato Mariano Cunietti, Cto and Cloud & Hosting BU Manager di Enter, una

delle più interessanti realtà aziendali italiane del momento e che sul concetto di collaborazione ha fondato il suo grande successo. La company lavora come Internet Service Provider e fornisce la propria infrastruttura di rete in Italia e in Europa insieme a un servizio di cloud per aziende e sviluppatori tramite una piattaforma open source, la “Enter Cloud Suite”. Parole chiave di Enter sono coworking e collaborative economy. Nel loro grande spazio in Via Vimercate, a Milano, accolgono infatti oltre duecento aziende che condividono con loro uffici e servizi. Per differenziarsi dai colossi del mercato questa “normale” azienda milanese, dunque, non punta solo a un’offerta di qualità, ma soprattutto utilizza un metodo innovativo che trae il suo valore dalla collettività. Cunietti ci ha spiegato più dettagliatamente il percorso che ha portato Enter a crescere in questo scenario dominato da tecnologie open che viaggiano sulle “nuvole”. Enter ha una storia molto interessante e anche lunga, la può raccontare? “Enter compie quest’anno vent’anni e ha visto cam-

biare tante cose nel tempo. All’inizio eravamo una web agency e ci occupavamo di It, un’attività che era davvero molto redditizia; purtroppo, a un certo punto c’è stata una bolla economica, siamo passati da una spa a una srl e abbiamo dismesso completamente la parte di sviluppo di siti web e portali. Tuttavia, questo non ci ha bloccato, anzi, abbiamo deciso di specializzarci nella costruzione di infrastrutture di rete come quelle di Fastweb, Tiscali e varie adsl. Nel 2004 abbiamo vinto un bando della regione Lombardia per gestire la carta regionale dei servizi sanitari. C’erano circa 13.000 medici di base, pediatri, aziende ospedaliere, farmacie, asl, che accedevano a questo sistema e condividevano informazioni. Era dunque un progetto che richiedeva un’infrastruttura molto articolata e potente che ci forniva Telecom e noi rivendevamo. A quel punto, però, ci siamo resi conto che potevamo creare noi stessi quell’infrastruttura e che questo ci avrebbe dato un margine molto più ampio. Quindi, abbiamo fatto un investimento importante e abbiamo costruito la nostra rete su Milano. Strada facendo mol-

te aziende italiane con base all’estero e che avevano bisogno di reti collegate hanno iniziato a richiedere i nostri servizi, così abbiamo ampliato la rete anche in Europa e abbiamo comperato un anello in fibra, così si dice in gergo tecnologico, che passa da Milano, Francoforte, Amsterdam, Londra e Parigi a 10 gigabyte. E quindi dotato di una grossa capacità”. Qual è il core business di Enter? “Oggi i core business di Enter sono due. Il primo sono i servizi di rete, principalmente pensati per essere B2B, ma non solo e che assicurano un livello di qualità molto più alto rispetto alle adsl consumer più conosciute. L’altro sono i servizi di data center: abbiamo costruito il nostro primo data center nel 2007 e ne abbiamo acquisito un altro nel 2014, ma soprattutto siamo focalizzati sul cloud, che abbiamo portato con la nostra piattaforma a Milano, Francoforte e Amsterdam. Siamo uno dei pochissimi player europei che dispone di un cloud multiregion, ovvero installato in tre diverse località in Europa. Questo progetto è nato nel 2010, sempre perché non volevamo

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continuare a comperare da qualcuno per poi rivendere; e inoltre abbiamo scelto di operare in modalità open source”. Quali sono i vantaggi di lavorare in un’autentica ottica “open source”? “Per fare open source si deve acquisire competenza. Non è come quando acquisti qualcosa e, se quel qualcosa non funziona, ti rivolgi all’assistenza. Quando un progetto lo realizzi dalla base devi sapere anche come funziona nel minimo dettaglio e diventi tu il più competente. Significa che puoi risolverti i problemi da solo, non dipendi da nessuno, puoi essere interdipendente certo, ma non sei condizionato. Se inneschi questo meccanismo su un prodotto, lo stesso diventa virale su tutta l’azienda. Così abbiamo iniziato a prendere contatti con persone che di open source ci vivono da anni e abbiamo sviluppato tutto il nostro cloud su una piattaforma open source costruita su una community di 35.000 sviluppatori. Enter, oggi, è un ecosistema di persone che lavorano per altre aziende ma partecipano a questo progetto gratuitamente, scambiando knowhow, miglioramenti ecc. Quindi, il nostro software

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si è sviluppato e viene utilizzato da molte aziende a titolo completamente gratuito. Un concetto di economia sociale diverso da quello a cui siamo abituati. E poi bisogna rilevare che noi vendiamo, ovviamente, dei servizi su questo software, ma non vendiamo licenze. Il software è di tutti e di nessuno e solo chi ha bisogno di far coordinare esternamente determinati processi può decidere di pagarci per farli gestire a noi”. Questa tendenza alla collaborazione l’avete portata anche nella vostra sede, dove avete adottato il modello del coworking… “Internet ha spalancato questo mondo di apertura e di questa libertà noi abbiamo deciso di trarne il massimo beneficio; allora, abbiamo aperto, nella nostra sede, uno spazio di coworking, soprattutto guardando ai modelli americani, dove offriamo la possibilità di pagare un servizio a consumo perché condividere permette di risparmiare. Se io metto a dispo-

sizione un’infrastruttura, parlo di pareti ma si può parlare anche di server. E mi occupo io di tutto: sicurezza, antincendio, servizi come reception, wifi, stampanti. E lo faccio per oltre duecento aziende contemporaneamente. Così, di fatto, continuo a migliorare i miei processi. Mi posso basare sulle lamentele di tutti per intervenire sull’implementazione dei servizi, mi posso permettere di investire di più su ogni singolo servizio, dalle pulizie al cloud è indifferente: maggiori sono i volumi e maggiore diventerà la mia competenza nel gestirli. Questo è un grande vantaggio per chi ne fa un uso “as a service”, senza doversene preoccupare o esporsi a livello economico. Se faccio una cosa per molti utenti, le correzioni diventano cicliche e i miglioramenti continui. Come dico sempre, il successo è figlio della capacità di ridurre al minimo il costo del fallimento”. Sappiamo che avete ottenuto di recente un traguardo importante: quali sono, allora, i vostri obiettivi futuri? “Si, ne siamo molto orgogliosi. A dicembre del 2015 abbiamo vinto un bando di accreditamento della Comunità Europea e siamo diven-

tati i loro fornitori ufficiali di cloud pubblico. Questo vuol dire che il Parlamento Europeo, il Consiglio d’Europa, la Corte di Giustizia e tutte le più importanti istituzioni utilizzeranno i nostri servizi. Un’occasione che ci ha motivati molto e ci sta dando un respiro ancora più internazionale, sebbene il nostro cloud sia nato già per questa destinazione. In effetti, si basa da sempre sulle le leggi europee e rispetta rigorosamente gli standard dettati dall’Unione Europea. Attualmente, gli americani, dopo il Safe Harbour e gli altri scandali recenti, sta facendo un po’

quello che gli pare e quindi la Comunità Europea sta spingendo molto per far crescere i provider europei. La sfida, per noi, è crescere in Europa in una logica di federazione, proprio come quella ci ha spinti a prediligere l’open source. Noi non vediamo gli altri player come concorrenti, ma come collaboratori dai quali imparare e con i quali condividere il nostro lavoro in una logica di scambio reciproco e funzionale. L’Europa non è come l’America, che ha una testa e tanti stati federati, ma sta diventando una sorta di vero e proprio coworking allargato”. 360COM |SPECIALE MEET MAGENTO | VENERDÌ 08 APRILE


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Software Prezioso xsellco Offre in concessione le sue tecnologie di repricing. Il prodotto base fa repricing a cadenza oraria, le versioni premium, invece, si declinano in instant repricing e pluriprodotto. Alle grandi aziende, poi, viene proposto l’Help Desk, che aiuta a gestire la comunicazione su tutti i canali. in questa foto, Victor Corcoran, ceo di XSellco eCommerce Solutions

XSellco 17

XSellco sviluppa in Italia il repricing per ottimizzare la vendita di prodotti online

La società, attraverso una tecnologia proprietaria, è in grado di controllare con estrema accuratezza il flusso dei prezzi di player come Amazon e calcolare quello più vantaggioso per posizione sul marketplace e revenue del venditore. e Nei prossimi mesi la struttura specializzata ha intenzione di aprire una sede in Italia di Francesco Lattanzio

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nche se Amazon, in Italia, non ha gli stessi numeri degli Stati Uniti, e nemmeno di altri concorrenti, il marketplace è comunque una grande forza. Il suo funzionamento, però, ha dinamiche molto particolari. Se gli utenti scelgono il prodotto, è la piattaforma a decidere il venditore. Inoltre, sempre negli States, solo il 46% degli acquisti sul marketplace avviene tra un utente e un retailer di terza parte, il resto delle compravendite avvengono tra cliente e Amazon stessa. A parità di prodotti, gli utenti si concentrano sul prezzo, e allora è necessario tenersi aggiornati sulle tendenze. La stessa Amazon ha sempre seguito questa logica, e ne ha tratto grandi benefici. XSellco propone una soluzione tecnologica per monitorare le onde di prezzo e, in automatico, calcolare qual è il prezzo più vantaggioso da inserire sul marketplace, sia lato vendi-

tore sia a livello competitivo. Quando Amazon cambia il prezzo, il venditore, così come la tecnologia della società, viene avvisato; e il software, rilevata la modifica, elabora il prezzo più conveniente e lo propone al marketplace. A Milano abbiamo potuto incontrare Victor Corcoran, ceo di XSellco eCommerce Solutions. In cosa consiste e come funziona il buy box? “Il buy box è la sezione che si trova sulla destra della pagina, dove avviene l’acquisto. Amazon comunica al venditore solo la conclusione della trattativa. A determinare l’assegnazione della transazione è l’algoritmo della piattaforma, che non sceglie soltanto in base al prezzo, ma tiene conto anche di feedback e altri fattori. Il nostro software si collega ad Amazon e aiuta a competere in maniera più efficace con gli altri venditori”. Ci sono categorie per cui è più consigliato?

“Alcune categorie, come electronics e cosmetica, sono più competitive di altre. La moda, al contrario di quanto si creda, non fa parte di queste perché segue logiche molto diverse. Comunque sia, chi comincia a fare pricing si accorge immediatamente dei vantaggi che porta. I prezzi saranno un pochino più bassi, ma le vendite aumenteranno sensibilmente”. Il pricing funziona solo su Amazon? “No, funziona anche sui canali privati. Ma l’apporto che dà in marketplace come Amazon è veramente decisivo. Con eBay c’è un problema di fondo, ovvero la mancanza di un product id. Da marzo, però, è stato introdotto anche lì, e questo ci permette di importare sulla piattaforma i prezzi di Amazon”.

Siete già attivi in Italia? “Abbiamo assunto il nostro primo dipendente nello Stivale e stiamo cercando il secondo. Vediamo un buon potenziale nel Paese, e infatti abbiamo in progetto di aprire un ufficio nel corso dei prossimi mesi”. Com’è strutturato il vostro business? “Offriamo in concessione le nostre tecnologie di repricing. Il prodotto base fa repricing a cadenza oraria, le versioni premium, invece, si declinano in instant repricing e pluriprodotto. Alle grandi aziende, poi, proponiamo l’Help Desk, che aiuta a gestire la comunicazione su tutti i canali. È un prodotto unico, perché nessuno ha i contatti che abbiamo noi con le principali piattaforme di commercio elettronico”.

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