SANTA MARIA DI STERPO - ANALISI STORICA ED ARCHITETTONICA DI UNA CHIESA DIMENTICATA

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE DIPARTIMENTO POLITECNICO DI INGEGNERIA E ARCHITETTURA Corso di Laurea Triennale in Scienze dell’Architettura

Tesi di Laurea

SANTA MARIA DI STERPO – ANALISI STORICA ED ARCHITETTONICA DI UNA CHIESA DIMENTICATA

Relatore Prof. Vittorio Foramitti

Laureando Zonta Leonardo

Anno Accademico 2018-2019



Indice

INDICE Introduzione

pag. 5

Capitolo 1 | Metodo seguito nella ricerca

pag. 9

1.1 Fonti Bibliografiche

pag. 11

1.2 Fonti Archivistiche

pag. 13

1.3 Fonti Orali

pag. 15

Capitolo 2 | Il Caso Studio: Madonna di Sterpo

pag. 17

2.1 Il Sito

pag. 19

2.2 I Nomi

pag 21

2.3 Le Origini

pag. 23

2.4 Cenni Storici

pag. 25

Capitolo 3 | Descrizione, caratteristiche costruttive e forme

pag. 31

di Degrado 3.1 Il Manufatto

pag. 33

3.2 Le Tecniche Costruttive

pag. 35

3.3 I Materiali

pag. 37

3.4 Analisi Generale del Degrado

pag. 39

3.5 Cenni sulla Vegetazione Spontanea

pag. 45

Capitolo 4 | Ipotesi Conservativa

pag. 47

6.1 Rapporto fra Viabilità ed il Manufatto

pag.49

6.2 La conservazione di Santa Maria di Sterpo

pag. 51

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Indice

Conclusioni

pag. 53

Bibliositografia

pag. 55

Ringraziamenti

pag. 59

Allegato Tavole

pag. 61

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Introduzione

Introduzione

Vista interna dello stato di fatto

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Introduzione

L’elaborato si propone di condurre un’analisi storico-funzionale nonché del degrado che affligge l’ormai sconsacrata ed abbandonata chiesa votiva di Santa Maria di Sterpo situata poco fuori il paese di Mereto di Tomba e giacente in uno stato di grave deterioramento e parziale crollo, eretta presumibilmente nei primi anni del ‘500 ad opera di sconosciuto.

È di dovere riportare che la suddetta Chiesa è solamente una delle molte opere architettoniche dal valore storico e culturale ridotte allo stato di rudere inserite all’interno del paesaggio rurale friulano che ne caratterizzano fortemente l’aspetto.

Chiamata anche Beata Vergine di Sterpo, essa è stata scelta non solo per il valore che nella seguente Tesi verrà riportato, ma anche poiché svolge il doveroso compito, tramite la condizione in cui versa, di denotare come vi sia stata una mutazione nel modo di pensare nonché negli usi che col passare del tempo hanno distinto il volto della comunità friulana (e non solo), con un sempre minor interesse verso quelle strutture che, sebbene siano di modeste dimensioni, creavano una forte presenza (cristiana, in relazione alle chiese) e legavano un territorio molto ampio attraverso riti che pian piano sono andati sfumando (come ad esempio le processioni propiziatrici). La progressiva indifferenza riguardo questi piccoli fabbricati storici in favore del “più importante”, ha portato questo Manufatto ad essere dimenticato e ad essere spogliato quasi completamente dai sui elementi contraddistintivi: dalle statue, all’altare, alle inferiate delle finestre. Partendo da un’analisi storica e territoriale condotta sul materiale documentario e archivistico disponibile, nonché tramite l’inserimento di elementi derivanti da diverse fonti orali, si è potuto giungere alla stesura di un resoconto storico parzialmente inedito, sebbene alcuni tratti quali l’effettiva origine della Chiesa siano tutt’ora solamente ipotizzabili e non certi. Questa analisi si propone di mettere in evidenza la volontà dell’epoca in cui questo edificio sacro sorse di omaggiare con un elemento terreno, nonché luogo di ritrovo della comunità, la religione cattolica cinquecentesca. E così come per molti altri casi, sempre più dimenticati, esso dovrebbe andare preservato, attraverso interventi che mirino, nel loro minimo, ad un prolungarne sia la vita, che la storia, dando la giusta importanza nonché valenza che gli spetta.

Inoltre, la Stessa nasce in un territorio ampiamente riconosciuto per il suo carico storico che inizia sin dal XIV sec. a.C., e di cui dovrebbe meritatamente entrare a far parte. Da questa premessa verrà svolta una ricerca che tenterà di risaltare non solo il Caso Studio, bensì anche ciò che lo circonda. L’analisi dello stato attuale è stata condotta ed integrata tramite studi eseguiti in loco, per mezzo di rilievi fotografici e metrici diretti, e indagini diagnostiche sullo stato conservativo della Chiesa, supportata dal materiale visivo storico rinvenuto durante la ricerca.

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Introduzione

La pianta, i prospetti e le sezioni allegate sono il frutto di tale analisi, creati ex novo in quanto gli originali non sono stati rinvenuti e probabilmente sono andati perduti. Vi sarà dunque un margine minimo di errore dovuto allo stato in cui versa la Chiesa, che, data la quasi nulla stabilità strutturale, non è stato possibile eliminare.

Prospetto nord e facciata, inseriment0 della B.V. nel contesto spoglio

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Introduzione

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Cap.1 | Metodo seguito nella ricerca

Capitolo 1 | Metodo seguito nella ricerca

La ricerca svolta al fine di ottenere le informazioni storiche e tecniche per la stesura di questa Tesi triennale si basa sulla visione dei testi che riporterò nonché dagli incontri tenuti con chi ha o ha avuto a che fare con il manufatto qui esaminato. Di importanza non minore hanno avuto gli archivi consultati grazie al materiale fornito dagli stessi. La stesura della seguente ricerca seguirà un ordine tipologico e non cronologico, ovvero saranno riportati in primis i volumi visionati, dopodiché gli archivi consultati ed infine riporterò coloro senza i quali alcuni dati sarebbero mancanti o grazie a cui è stato possibile svolgere nel migliore dei modi la ricerca stessa.

Prospetto principale, inseriment0 della B.V. nel contesto spoglio

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Cap.1 | Metodo seguito nella ricerca

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Cap.1 | Metodo seguito nella ricerca

1.1 Fonti Bibliografiche

Per quanto concerne le fonti bibliografiche non esiste purtroppo un libro dedicato esclusivamente alla chiesa in esame. Qui saranno perciò elencati i volumi nei quali essa viene citata o in cui vi sono informazioni storiche e/o visive della stessa o del territorio in cui si inserisce. Si riporta dunque un regesto delle pubblicazioni rinvenute:

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Ottogalli, A. (2016). Glesiutis, Chiesette campestri del Medio Friuli. Cormons (GO): Poligrafie San Marco. All’interno del paragrafo “Qualche notizia in più” (p.123) vi è un brevissimo sunto della storia della chiesa con annessa immagine dello stato attuale di degrado.

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Bertoli, G. (1739). Le antichità d’Aquileja: profane e sacre, per la maggior parte finora inedite, raccolte, disegnate, ed illustrate. In Venezia presso Gianbattista Albrizzi. Qui vengono riportati i primi ritrovamenti nelle aree annesse alla Chiesa e vi sono numerosi dati sulla toponomastica di Mereto di Tomba.

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Cividini, T. (1998). Presenze Romane Nel Territorio del Medio Friuli: Mereto di Tomba. Tavagnacco (UD): Arti Grafiche Friulane. All’interno del paragrafo “MERETO DI TOMBA – Loc. Madone di Sterp e Vieris” (p.73) sono elencati tutti i reperti rinvenuti sul luogo a testimonianza del patrimonio storico che questo luogo ha lasciato e rappresenta.

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Berti, S. (2010). Art, Artiscj e Artigjans a Merêt di Tombe. Fagagna (UD): La Grame. La Chiesa vede in questo libro un intero capitolo dedicato (p.44) a cura di Tarcisio Venuti, il quale ha preso le sue informazioni dal libro che segue.

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Someda de Marco, P. (1987). Mereto di Tomba nella storia e nell’arte. Ripr. facsimilare dell'ed. Udine, 1969. Udine: La Nuova Base. Questo volume contiene la mole maggiore di informazioni storiche riguardanti Santa Maria di Sterpo. In esso vi sono tutte le note provenienti dai libri dei camerari citanti la Chiesa, datati ed in ordine cronologico, inserite all’interno del più completo resoconto storico finora trascritto (capitolo “La chiesa di Madonna di Sterpo”, p.117).

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Zucchiatti, V. (2010). Il paese delle mele: Nons di lûc tal Comun di Meret di Tombe. Fagagna (UD): La Grame. Alla voce “Madonna di Sterpo” vengono elencati i numerosi documenti, atti, piante e libri che riportano questa nomenclatura, molti dei quali sono qui riportati.

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Someda de Marco, P. (1948). Gian Domenico Bertoli e la sua terra natale. Pordenone: La Panarie. Come per il precedente libro riportato in questa lista, qui Pietro Someda riporta quella che è la storia della Chiesa, ma con leggere variazioni data la prematura stesura di questa. - 11 -


Cap.1 | Metodo seguito nella ricerca

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Venuti, T. (1989). Le chiesette campestri nel Comune di Mereto di Tomba. Udine: Litografia Designgra. Purtroppo, non viene menzionata la Chiesa in esame direttamente ma vi sono molti rimandi ad alcuni dei libri che appaiono in questa lista e vengono raccontati diversi avvenimenti che hanno riguardato anche Santa Maria di Sterpo.

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Frari, A. (1840). Della Peste e della Pubblica Amministrazione Sanitaria. Venezia: Tipografia di Francesco Andreola. Quest’opera contiene i dati sul perversare della peste nel Friuli tra il 1510 ed il 1556, risultando un’importante fonte di notizie secondo le quali analizzare il contesto storico e culturale nel quale la Chiesa vede le sue origini.

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Canciani, F. P. (1781/92). Barbarorum Leges Antiquae cum notis et glossariis, vol.III. In Venezia presso Sebastianum Coletium Franciscum Pitterium. Da questo testo derivano gran parte dei testi che analizzano il contesto storico a livello territoriale di Mereto di Tomba, in quanto vi sono riportate le origini di alcuni elementi quali ad esempio la cosiddetta “Cortina” di Mereto nonché i primi reperti rinvenuti in questi luoghi.

F. P. Canciani, Barbarorum Leges Antiquae, Vol. III, p. 103, Meleretum

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Cap.1 | Metodo seguito nella ricerca

1.2 Fonti Archivistiche

Saranno qui riportate le fonti archivistiche sia storico che fotografiche, biblioteche ed uffici dove è stato possibile reperire materiale sia visivo che cartaceo per la ricerca svolta attorno a Santa Maria di Sterpo, con riferimento a ciò che in essi si trova.

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Biblioteca Civica di Codroipo (UD). In essa è possibile trovare Mereto di Tomba nella storia e nell’arte, ed Art, Artiscj e Artigjans a Merêt di Tombe, di cui i dettagli in Bibliografia.

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Ufficio Cultura del Comune di Mereto di Tomba (UD). In esso non è stato possibile trovare materiale utile alla ricerca.

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Ufficio Istruzione, Cultura, Sport e Tempo Libero del Comune di Codroipo (UD). In esso è stato possibile ricevere il libro Glesiutis, Chiesette campestri del Medio Friuli, di cui i dettagli in Bibliografia.

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Biblioteca Civica “Pietro Someda de Marco” in Mereto di Tomba (UD). In essa è possibile trovare una raccolta dedicata a Pietro Someda de Marco in cui sono raccolti i libri scritti dallo stesso ed Art, Artiscj e Artigjans a Merêt di Tombe, di cui i dettagli in Bibliografia.

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Archivio di Stato di Udine. In esso è possibile visionare le mappe catastali in fogli rettangoli storiche del comune di Mereto di Tomba facenti anche parte del Catasto Napoleonico, nonché il Sommarione della Mappa di Mereto e Tomba del 1810.

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Archivio Storico Diocesano di Udine (A.C.A.U). In esso è stato possibile visionare i seguenti documenti: Visita Pastorale VP 34 – 361, la quale contiene le prime notizie scritte sulla Chiesa datate 1593 ed altre datate 1820, 1898, 1855, 1910, principalmente riguardanti stato della chiesa e celebrazioni da tenersi in essa; Extraordinarium 1613, nota del 28 agosto, in cui vi è un resoconto in latino sulla chiesa riguardante i riti da celebrare e le festività che in essa si devono osservare; Extraordinarium 1677, nota del 29 aprile, in cui vi è un resoconto come per la precedente.

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Agenzia delle Entrate sezione Catasto di Udine (UD). In esso è possibile visionare le proprietà della famiglia Rossit di Mereto di Tomba, attuali proprietari della Chiesa e dei terreni adiacenti. Santa Maria di Sterpo risulta come unità collabente in area urbana, ma di cui non esiste la planimetria. - 13 -


Cap.1 | Metodo seguito nella ricerca

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Biblioteca d’Arte ai Civici Musei del Catello di Udine (UD). In essa è stato possibile visionare la collana Pantianins… Signora!, una serie di riviste pubblicate dalla Pro Loco di Pantianicco (ideazione e coordinamento curati dall’ Associazion Culturâl “La Grame”); all’interno del volume pubblicato nel settembre 2001 vi è un articolo curato da T.Venuti, “Chiesette votive e memoria…” (p.39), in cui si parla del Caso Studio e vi è un piccolo sunto storico derivante dai libri scritti da P. Someda de Marco.

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Fototeca ai Civici Musei del Castello di Udine (UD). All’interno del Fondo Pignat è stato possibile rinvenire alcune fotografie della Chiesa prima che venisse invasa delle piante rampicanti e che crollasse il tetto, le quali sono alcuni degli elementi visivi più importanti data la scarsità di materiale in merito alla stessa.

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Biblioteca P. Bertolla del Seminario arcivescovile di Udine (UD). In essa è possibile visionare lo Schedario Biasutti, sub voce Mereto di Tomba, ovvero una raccolta di note scritte a mano dall’archivista stesso in cui vi sono indicazioni per i documenti all’ Archivio Storico Diocesano, nonché dei riassunti e dei rimandi a Gian Domenico Bertoli e la sua terra natale, testo visionabile nella Biblioteca stessa, di cui i dettagli in Bibliografia. All’interno di queste note vi sono anche i rimandi agli atti notarili che presentano le datazioni più vecchie riguardo alla Chiesa: 1519, 1525 e 1527 (AN 2458).

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Biblioteca Civica Vincenzo Joppi di Udine (UD). Sez. Moderna In essa è stato possibile visionare l’articolo “Furti nelle chiese” (p.117) all’interno del bollettino bimestrale Sot la Nape, ad opera di Ciceri, L. (aprilegiugno 1971) e l’articolo “Mereto” (p.98) all’interno del bollettino Ce fastu?, ad opera di Corgnali, G.B. (1940, n.2). Sez. Manoscritti e Rari Qui è stato possibile visionare Le antichità d’Aquileja: profane e sacre, per la maggior parte finora inedite, raccolte, disegnate, ed illustrate e Barbarorum Leges Antiquae cum notis et glossariis, di cui i dettagli in Bibliografia.

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Cap.1 | Metodo seguito nella ricerca

1.3 Fonti Orali

Alcuni delle ipotesi che verranno in seguito presentate riguardo l’origine del Manufatto qui in esame non sarebbero state possibili senza l’aiuto di alcune personalità che qui presenterò. Non di meno importanza hanno avuto coloro senza i quali alcuni tratti relativi la storia della Chiesa stessa sarebbero lacunosi e che mi hanno indicato dove poter trovare dei documenti in merito alla stessa.

È mio dovere dunque ringraziare la dott.ssa Tiziana Cividini per avermi indicato diversi Titoli consultati, di cui due in Bibliografia, ed aver ipotizzato una delle probabili origini della Chiesa in seguito alle sue ricerche compiute nelle aree adiacenti la stessa; l’editore Allesandro d’Osualdo per avermi indicato l’archivio fotografico udinese ed aver ipotizzato la terza probabile origine per Santa Maria di Sterpo che per mancanza di materiale non potrà essere qui analizzata; il sig. Elvis Rossit e la sig. Maria Lina Cantarutti, attuali proprietari della Chiesa, senza i quali i motivi della cessione del Manufatto a privati e cause dell’attuale degrado della stessa nonché cause dell’incendio verificatosi, sarebbero sconosciuti, e per aver acconsentito, su delega, a visionare le loro proprietà presso l’Agenzia delle Entrate.

Prospetto nord e facciata, inseriment0 della B.V. nel contesto spoglio

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Cap.1 | Metodo seguito nella ricerca

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Cap.2 | Il Caso Studio: Madonna di Sterpo

Capitolo 2 | Il Caso Studio: Madonna di Sterpo

CMUAFp, Mereto di Tomba, 07_r

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Cap.2 | Il Caso Studio: Madonna di Sterpo

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Cap.2 | Il Caso Studio: Madonna di Sterpo

2.1 Il Sito

Sebbene dalla sua denominazione si possa credere che sia localizzata a Sterpo, piccola frazione di Bertiolo (UD), Santa Maria di Sterpo si trova a tutti gli effetti poco fuori il centro di Mereto di Tomba (UD), il quale, facente titolo di Comune, ha un passato carico di storia. All’interno dei confini comunali infatti sono state svolte numerose ricerche archeologiche a partire dal periodo attorno al XV-XIV sec. a.C. con al centro degli studi il Castelliere della frazione di Savalons¹, il che denota come questo territorio sia sempre stato protagonista all’interno del panorama storico friulano. La Chiesa è situata alla destra dell’attuale strada provinciale 18 in provenienza dai paesi di Grions e Coderno, entrambe frazioni del comune di Sedegliano (UD), ed è molto visibile, seppur velata dalle piante rampicanti, in quanto unico elemento che spicca all’interno dei vasti campi coltivati (e non), che precedono l’inizio del centro abitato. Vi è infatti un’effettiva “linea” che separa queste due zone, ovvero il corso del Torrente Corno. Quest’ultimo ha una forte importanza per l’area che lambisce e, come verrà ipotizzato in seguito, anche per lo stesso Caso Studio in quanto preesiste una via sterrata (la Strada Consorziale di Sterpo) che la collega direttamente al corso d’acqua.

I terreni adiacenti e di cui la stessa Santa Maria fa parte sono inoltre stati il luogo di studi compiuti al fine di ritrovare reperti romani e dare una possibile spiegazione riguardo alla fondazione dell’edificio veritiera rispetto a quanto viene tramandato nelle leggende popolari. Ciò potrebbe conferire al Manufatto un’importanza storicoreligiosa che finora era rimasta latente, rendendolo un reperto da proteggere e conservare di maggior importanza rispetto a quanto finora si pensasse.

ASUD Catasto Mappe, 1831, Mereto di Tomba, 11

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¹ A. d’Osualdo, Cjastelirs, Tumbaris, Mutaris… viaggio tra i contadini-guerrieri di un Friuli protostorico. Spilinbergo (PN): Alessandro d’Osualdo Editore, 2018


Cap.2 | Il Caso Studio: Madonna di Sterpo

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Cap.2 | Il Caso Studio: Madonna di Sterpo

2.2 I Nomi

Tra le stranezze che ruotano attorno alla chiesa in esame, il nome della stessa è una delle più controverse. A partire dal complemento d’origine “di Sterpo” infatti, per chi non conoscesse direttamente l’effettiva posizione del manufatto sarebbe ovvio pensare che si trovi in tale Paese (come detto nel capitolo precedente). Durante la ricerca svolta non è mai stato riscontrato che Mereto di Tomba entrasse a far parte dell’effettivo titolo della chiesa, e venisse sempre precisato al fine di indicare dove essa si collocasse per chi stesse leggendo, creando un certo sconforto derivante dal fatto che non esiste una reale spiegazione sul perché questo accada.

Si è anche verificato che Santa Maria di Sterpo venisse citata nei manoscritti, registri e libri con diverse variazioni, probabilmente derivanti da come le persone che ne entravano in contatto erano abituati a chiamarla o causate da come vi fosse la necessità di dare delle valenze differenti nel tempo alla figura stessa di Maria di Nazareth, a cui la Chiesa è dedicata. (Il quinto caso riportato sarà invece il semplice frutto di un errore che verrà compiuto all’interno di alcune mappe quali ad esempio nel foglio 11 del 1831, visionabile all’ Archivio Storico di Udine).

ASUD Sommarione della Mappa di Mereto e Tomba, 1810, estratto

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Cap.2 | Il Caso Studio: Madonna di Sterpo

Segue un indice dei nomi con cui è possibile identificare l’edificio nei testi su citati: -

Santa Maria di Sterpo. Beata Vergine di Sterpo. Veneranda ecclesia B.M.V Rosarii de Sterpo. Madonna di Sterpo. Madonna di Sterzio. V.B.V di Sterpo.

(non vengono riportate le formule in latino dei su citati titoli o le più comuni variazioni come l’antecedere una parola all’altra)

ASUD Sommarione della Mappa di Mereto e Tomba, 1810, estratto

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Cap.2 | Il Caso Studio: Madonna di Sterpo

2.3 Le Origini

Il punto più controverso riguardo Santa Maria di Sterpo riguarda le sue effettive origini. Non esistendo documentazione certa, l’unico lascito riguardo a tale informazione deriva dalla tradizione orale che gira attorno ad essa: “Narra la leggenda, che circa dagli ultimi del Quattrocento ai primi del Cinquecento, poco lungi dalla riva destra del torrente Corno, si rinvenne una immagine della Madonna in mezzo a un gran sterpeto e che trasportata processionalmente nella chiesa parrocchiale di S. Daniele e Agostino, qualche giorno dopo, scomparve miracolosamente e venne ritrovata nel luogo di origine, ove la popolazione eresse una chiesuola intitolata alla «Madone di Sterp»” ².

La medesima leggenda riguarderebbe però anche la Madonna di Lussari e la Madonna in Corno di Rosazzo (similmente anche la nascita del santuario della Madonna di Barbana, risalente al 582 d.C., avvenne in seguito al ritrovamento di un’immagine della madre di Cristo ai piedi di un olmo, in seguito ad una tremenda tempesta).

² P. Someda de Marco, Mereto di Tomba nella storia e nell’arte, Ripr. facsimilare dell'ed. Udine, 1969, Udine: La Nuova Base, 1987, p.117

Dunque, quest’ origine che la chiesa trova tra i racconti popolari, sarebbe invece da ricercarsi altrove e lo stesso Pietro Someda de Marco ipotizza quello che è il più probabile motivo per il quale questa Chiesa prende vita, ossia come un voto espresso dalla popolazione al tempo dell’infierire della peste dal 1510 al 1556.

A partire da Venezia nel 1510 scaturì infatti la peste, che fortunatamente si riuscì a spegnere in breve tempo. Ma non fu così per quella che dal 1523 al 1527 si diffuse ampiamente in Italia. Fu nel 1556 però che un’inattesa peste andò a straziare nuovamente Venezia ed i territori annessi, tra i quali Udine che ne fu “crudelmente afflitta”³. Da questo episodio derivò uno dei peggiori eventi che si verificarono in Friuli nel ‘500. Tutti gli ebrei furono cacciati in quanto ritenuti responsabili di aver dato origine al terribile malanno: “Forse coll’uso loro di comperare e di vendere le robe vecchie, masserizie, vesti, e simili, che di leggieri potevano avere da’ corpi morti contratta l’infezione” ³.

Grazie alle ricerche svolte, è stato possibile ipotizzare altre due origini che implicherebbero un’importanza diversa per il sito ove sorge la chiesa di Santa Maria all’interno della comunità nella quale si inserisce, che finora non ha ricevuto riconoscenza.

³ A. Frari, Della Peste e della Pubblica Amministrazione Sanitaria, Venezia: Tipografia di Francesco Andreola, 1840, p.422

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La prima di queste riguarda le scoperte archeologiche rinvenute nel terreno su cui il Manufatto si erge, ovvero, come detto in precedenza, di reperti di epoca romana sotto la direzione della dott.ssa Tiziana Cividini. Il sito soggetto a scavi è ritenuto “come uno dei più importanti nel territorio” 4 sebbene “lo stato di conservazione […] è stato purtroppo gravemente compromesso” 4 causa il riordino fondiario a cui la zona è stata soggetta.

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T. Cividini, Presenze Romane Nel Territorio del Medio Friuli: Mereto di Tomba, Tavagnacco (UD): Arti Grafiche Friulane, 1998, p.73


Cap.2 | Il Caso Studio: Madonna di Sterpo

Una presenza così forte di vasellame fine da mensa, ceramica comune, materiali fittili, vetro, piccoli oggetti in metallo (tra cui monete) e di alcune tessere parallelepipede erratiche in pietra bianca indicanti una pavimentazione a mosaico, mostra indubbiamente come vi fossero delle aree abitate o comunque a forte presenza umana. Lo stesso Someda de Marco, come viene riportato in Presenze Romane Nel Territorio del Medio Friuli: Mereto di Tomba, segnalò che nei periodi di siccità si potessero individuare le fondamenta di una struttura con pianta a corpo unico grazie alla variazione del colore del terreno in base all’esistenza o meno di resti sepolti: “Le piante crescono più rigogliose per la presenza di acqua sotterranea o semplice umidità quando i resti mancano, mentre sono meno verdi quando i resti sono presenti. Grazie alla fotografia aerea […] è stato possibile ottenere indicazioni estremamente interessanti per il rilevamento delle testimonianze archeologiche in superficie” 4. In quest’ottica si potrebbe quindi ipotizzare che nella fondazione di Santa Maria di Sterpo vi sia un tentativo di “bonifica” in chiave cristiana del terreno su cui sorgevano usi e costumi pagani, così lontani dalla visione cattolica che caratterizzava il Friuli del 1500. Se questa origine fosse il motivo per cui il Manufatto è stato costruito, allora la Chiesa assumerebbe un valore notevole in quanto vero e proprio monumento rappresentante la volontà del pensiero cristiano popolare nell’erigersi e sopprimere una realtà passata che andava contro le credenze affermatesi. Dunque, un vero atto di forza che fa dimenticare il diverso e allontana il profano dal sacro. Sebbene questo fenomeno sia principalmente rilevabile in tempi più antichi, soprattutto durante le prime realizzazioni della cristianità, non bisognerebbe escluderne la riproposizione in un ambito rurale come quello che viene qui presentato.

Per quanto riguarda l’ultimo dei possibili presupposti da cui nacque questo edificio, esso viene legato all’idrografia del terreno, ovvero si è esplorata la possibilità che sia grazie allo scorrere del Corno (come precedentemente detto, esso lambisce Mereto di Tomba a pochi metri dalla B.V. di Sterpo) che la qui citata Chiesa abbia visto gli albori.

Essa potrebbe essere stata eretta infatti come dono della comunità a Dio (od in origine a San Giorgio, in qualità di protettore delle acque) per aver reso possibile lo scorrere del fiume in prossimità del paese, rendendo fertili i campi e prosperosi i raccolti, nella speranza che non vi fossero poi esondazioni che andassero a danneggiare i dintorni.

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T. Cividini, Presenze Romane Nel Territorio del Medio Friuli: Mereto di Tomba, Tavagnacco (UD): Arti Grafiche Friulane, 1998.


Cap.2 | Il Caso Studio: Madonna di Sterpo

2.4 Cenni Storici

Sebbene nei libri di Someda de Marco venga riportata come prima notizia certa quella in data 10 aprile 1697 dal testamento di tale Francesco Bertoli, dove costui costituisce in Mereto una Mansioneria il cui cappellano doveva celebrare il sabato di ogni settimana in perpetuo una messa in santa Maria di Sterpo, è stata rinvenuta una ben precedente nota all’interno di una Visita Pastorale (A.C.A.U. VP 34 – 361), datata 3 agosto 1593, in cui vi sono semplici riferimenti all’osservare tali riti una volta al mese all’interno della Chiesa ed elencati alcuni pagamenti che la stessa aveva eseguito. Esistono tuttavia due schede all’interno dello Schedario Biasutti 5, parzialmente illeggibili e riguardanti eventi datati rispettivamente nella prima 1519, 8/4 e 1527 e nella seconda 1519 e 1525, in cui l’archivista annotò i nomi di coloro i quali entrarono a far parte della confraternita di S.M. di Sterpo in qualità di camerari, confermando che la Chiesa è nata nei primi anni del ‘500 e costituendo i primi effettivi indizi sulla datazione della stessa. Santa Maria di Sterzio6 costituiva all’epoca una delle più importanti tappe delle “rogazioni” all’interno del territorio medio-friulano ed era meta di grandi processioni propiziatrici: si narra che nei periodi di grande siccità, “allorquando ivi giungeranno «lis cros di Cosean»7” 8, cadesse infallibilmente la pioggia.

A partire dal 3 marzo 1707, data nella quale venne celebrato il primo matrimonio in essa, tutto ciò che accadde all’edificio viene trascritto all’interno dei libri dei camerari, dei quali non vi è precisata la collocazione e non è stato dunque possibile visionarne il contenuto. Ma, grazie a Someda de Marco², mi è possibile riportare qui gli interventi, le cifre spese e le persone coinvolte nella manutenzione della Chiesa: -

1718-1727: Spesi per «far menar per mano li coperti e la chiesa di santa Maria di Sterpo» L. 9: -6.

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1730: Giacomo Roggia «rammenda il coperto della chiesa della B. V. di Sterpo».

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10 Settembre 1733: «per far giustar due cancellieri L. 10».

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12 Agosto 1734: Si ottiene il decreto per fare e comperare la campana della B. V. di Sterpo. (Di questa campana non si trova alcuna traccia degli atti).

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Maggio 1736: si ripassa il coperto e si dà il bianco all’interno.

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1745: Si spendono L. 20 per «due filiate delle fenestre».

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Schedario Biasutti, sub voce Mereto di Tomba (Biblioteca P. Bertolla S.A.U.)

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Sottocapitolo 2.2 I Nomi 7

“le croci di Coseano”. Trad. Friulano 8

P. Someda de Marco, Gian Domenico Bertoli e la sua terra natale, Pordenone: La Panarie, 1948, p.117

² P. Someda de Marco, Mereto di Tomba nella storia e nell’arte, Ripr. facsimilare dell'ed. Udine, 1969, Udine: La Nuova Base, 1987


Cap.2 | Il Caso Studio: Madonna di Sterpo

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1755: Con il cameraro Gian Andrea Bertoli q. Valentino la chiesetta originaria venne «aggiustata, remendata sive stabilita la Ven. Chiesa della B. V. di Sterpo L. 64.10 a Valentino Mestrone murero» e prese il nome di «Veneranda ecclesia B.M.V. Rosarii de Sterpo», e ciò sotto rettorato del parroco Marco Ruggieri.

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14 Maggio 1763: Si paga il pittore per «rinfrescar sive incolorire la B.ta Ver.ne di Sterpo» (più la statua di S. Urbano) L. 29.16.

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14 Maggio 1764: «Per spesi in Reghetta e Fil di ferro per li riquadri e filiate alle due fenestre…».

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1772: L’Arcivescovo Gian Girolamo Gradenigo visita la chiesa della B. Vergine di Sterpo e per dette visite si spendono L. 3:2.

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13 Marzo 1773: «Per spesi in tella Rigatta B.ta per coprire l’altare della B. V. di Sterpo L.4».

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«Per spesi in far aggiustar la Catarata e pestalizio nel Cimitero della B.ta Vergine di Sterpo L.6». (Attorno alla chiesa si seppellivano pure i morti).

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1794: Si restaura il muro del «Sagrato».

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1801: Si paga il «Fenestraro di Nimis per una vetriata e il Mistro Osvaldo Tomada murero per riparazioni al coperto della chiesa».

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25 Agosto 1820: GioBatta Candido mistro muratore di Barazeto rilascia quietanza «per menar per mano porzione del coperto della chiesa della Madonna di Sterpo rovesciato da un turbine che lì passò, nonché per aver giustato l’ingresso, ossia cattarata di sassi che era demolita per far i suddetti restauri».

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Nota 12 Ottobre 1824 del Tribunale Penale di Udine: Si invitano «Valentino Micoli e Pietro Campana fabbricieri della Ven. B.V. di Sterpo a ritirare dall’economo carcerale la ferrata di sei bastoni di ferro (oggetto della refurtiva) stata demolita alla Ven. chiesa della B. V. di Sterpo».

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26 Ottobre 1833: Alle ore 5-6 antimeridiane nella chiesa della B.V. di Sterpo il Parroco Gregorio del Luca celebra il matrimonio fra il nob. Signor Giuseppe Rocca q. Antonio di Feltre con la signorina Angela di Ignazio de Marco, di qui, appartenente questa alla parrocchia di S. Nicolò di Udine da due mesi abitante a Mereto – Test. Paolo Bertoli e Iseppino de Marco.

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22 Novembre 1843: Fattura «di filiata reti alle finestre della Mad. Di Sterpo e fatta la coperta sotto li piedi dell’altare».

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28 Aprile 1845: Ivi si celebra l’ultimo matrimonio fra Domenico q. Daniele Pala di Cornino (Folgaria) e Domenica Giovanna Maria q. Jacopo de Marco.

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Cap.2 | Il Caso Studio: Madonna di Sterpo

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Decreto 24 Agosto 1860: Su istanza del parroco don Giuseppe Cittaro l’arcivescovo Giuseppe Luigi Trevisanato «autorizza l’abbattimento di

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alcuni vecchi muri della chiesa campestre della B. V. di Sterpo che necessitava abbattere per i restauri, e poi l’abbattimento di altri muri per l’ampliamento della chiesa, a condizione di adoperare i materiali in demolizione e sotterrare quelli non adoperabili».

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14 Agosto 1860: Presentato il progetto di ampliamento a firma Pozzalis.

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7 Ottobre 1877: La statua della Madonna di Sterpo, ben presto sostituita da un’altra di cartapesta, venne collocata sull’altare minore primo a sinistra entrando (della Chiesa di San Michele Arcangelo).

CMUAFp, Mereto di Tomba, 06_r

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Cap.2 | Il Caso Studio: Madonna di Sterpo

A seguito del progetto per l’ampliamento la Chiesa cessò di funzionare e venne pian piano abbandonata. La manutenzione della Stessa divenne infatti sempre più problematica in quanto la popolazione non volle più concorrere nelle spese, ciò fece si che fosse il parroco stesso a prendersi carico delle riparazioni. Come viene riportato, fu ad esempio lo stesso don Angelo Cecconi nel 1907 a pagare il ripristino del tetto. Durante il periodo tra il 1915 ed il 1918, all’imperversare della guerra, Santa Maria divenne un deposito per il reparto salmerie e luogo di detenzione prigionieri. A causa di ciò e dei numerosi convegni di ogni sorta che vi si svolgevano, la Chiesa venne progressivamente rovinata, aggredita e deturpata, l’altare stesso venne disperso per la campagna e come ci viene raccontato da Someda, c’è una testimonianza secondo cui “lo scrivente ricorda di aver visto nella casa canonica in Mereto una magnifica testa di Redentore, scolpita in marmo, fatta scomparire dagli eredi del parroco don Zanini, mentre alcuni elementi recuperati della mensa dell’altare si possono vedere in qualche angolo del giardino di Casa Someda de Marco” ². Il parroco don N. Zanini utilizzò nel Marzo del 1922 i soldi ricevuti con il risarcimento danni di guerra per riparare e chiudere al meglio ciò che rimaneva della Madonna di Sterpo, mentre nel 1924, precisamente il 16 Marzo, diede disposizione di staccare le due grandi e pregiate inferriate in ferro battuto (dono di Carlo de Marco) per adattarle alle finestre della sagrestia della chiesa parrocchiale, segnalando come ormai la B.V. di Sterpo fosse divenuta ormai una fonte di “pezzi” e materiale da recupero.

Vista interna dello stato attuale

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² P. Someda de Marco, Mereto di Tomba nella storia e nell’arte, Ripr. facsimilare dell'ed. Udine, 1969, Udine: La Nuova Base, 1987


Cap.2 | Il Caso Studio: Madonna di Sterpo

Il 1929 segna la fine della storia, trascritta e sacra, del Manufatto che qui è in esame. Il 20 giugno infatti la Curia Arcivescovile di Udine autorizzò il parroco a permutare, unitamente ai frazionisti proprietari, l’ormai abbandonata Chiesa, con l’area adiacente a sud della stessa di proprietà dei conti Rota, con l’obbligo però che l’area fosse adibita ad opere parrocchiali. Con atto n. 6340/15522 del 28 Dicembre a rogiti del notaio Pirona di Udine, questa scelta divenne effettiva. Da questo momento l’edificio divenne un mero involucro di ciò che era stato e dell’importanza che aveva avuto, una costruzione di cui la storia si è parzialmente persa con il passare del tempo e di cui in pochi si sono accorti, con un esito che è tutt’ora visibile. Si trasformò da punto cardine e di passaggio per una comunità estesa, ad un contenitore di granaglie che gli costò un incendio causa la fermentazione del fieno in essa conservato (con crollo della copertura e incenerimento di ciò che rimaneva degli eventuali affreschi ed ornamenti), fino ad arrivare dove ora giace, un rudere che aspetta solo di essere dimenticato e cancellato dal tempo.

Santa Maria di Sterpo negli anni cinquanta, Art, Artiscj e Artigjans a Merêt di Tombe, p.46

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Cap.2 | Il Caso Studio: Madonna di Sterpo

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Cap.3 | I materiali, le tecniche costruttive ed il degrado

Capitolo 3 | Descrizione, caratteristiche costruttive e forme ……………….di Degrado

Vista interna, resti dell’arco absidale

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Cap.3 | I materiali, le tecniche costruttive ed il degrado

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Cap.3 | I materiali, le tecniche costruttive ed il degrado

3.1 Il Manufatto

Santa Maria di Sterpo risulta essere un caso limite tra le chiesette votive sparse all’interno del territorio friulano. Come detto in precedenza, la costruzione è visibile già da una notevole distanza in quanto le murature, sebbene parzialmente ricoperte d’edera ed altre piante che in seguito verranno analizzate, creano un notevole impatto visivo su quello che è lo scenario antistante Mereto di Tomba. Per la sua dimensione, definita da un corpo di fabbrica suddiviso in due parti, essa infatti risulta essere più grande rispetto alla maggior parte delle costruzioni del contesto, dando il primo avviso sull’importante valenza che aveva un tempo.

La chiesa si struttura a partire da due blocchi rettangoli, il primo dalle dimensioni maggiori rispetto al secondo, facente funzione di navata, mentre il secondo comprende il coro ed una piccola abside tracciata solo dalla linea di colonne presenti. In base ai rilievi eseguiti la Chiesa ha un’altezza di circa 9,5m ed una larghezza di 7,9m nella sua porzione più ampia, quella anteriore, e di 7m in quella posteriore, per una lunghezza complessiva di 19m.

La facciata, che è il primo prospetto ad essere visibile chiaramente dalla distanza, era coronata da un timpano e presenta al centro un portale rettangolare di 2,8 m di altezza riquadrato in pietra con un arco di scarico in laterizio. Ai lati sono presenti due finestre rettangolari, anch’esse riquadrate e con arco superiore a sesto ribassato, ora tamponate.

Sui lati sono presenti altre quattro aperture, due in corrispondenza della navata e due in corrispondenza del coro. Sia all’interno che all’esterno sono visibili inoltre delle piccole aperture, due delle quali con le fattezze di piccole nicchie, che forano la muratura in alto ed in basso su tre dei quattro lati principali della struttura. Purtroppo, non è stato possibile verificare se siano state create successivamente alla costruzione originale della chiesa. All’interno, gli unici elementi architettonici che a primo impatto spiccano sono le quattro colonne in laterizio sagomato che originariamente erano intonacate. I capitelli, nonostante la forte mancanza di materiale che ne rende difficile la comprensione, sono identici tra loro per forma e dimensione. Essi non appartengono ad uno stile definito. Le colonne sostengono un grande arco in laterizio che separava l’aula dal presbiterio. Vi sono inoltre quattro semicolonne ai lati del coro, posizionate fra le colonne. Gli ultimi due elementi di rilievo che ancora sono presenti anche se prossimi al crollo, sono due archi a tutto sesto con piano d’imposta sulle colonne libere, realizzati in laterizio a tre teste di spessore ed altezza 25 cm, che tracciano la divisione spaziale tra la navata, il coro e l’abside, e che fungevano da sostegno per la copertura, la quale, ormai quasi completamente crollata, aveva una struttura lignea ed un manto in coppi, con alla sommità una croce (visibile nelle foto storiche e non più esistente), che per forma si direbbe latina, presumibilmente in ferro. - 33 -


Cap.3 | I materiali, le tecniche costruttive ed il degrado

Visualmente sostenuta da questi elementi, vi è poi un’architrave con cornice che corre lungo tutto il perimetro interno della Chiesa, anch’essa in laterizio sagomato e intonacato, come per l’esterno, che sostiene a sua volta le quattro grandi aperture sopra riportate.

Particolare di uno dei capitelli con trabeazione superiore

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Cap.3 | I materiali, le tecniche costruttive ed il degrado

3.2 Le Tecniche Costruttive

Non esistendo documentazione di alcun tipo su come appariva architettonicamente l’interno, verrà riportato qui ciò che è visibile dai rilievi fotografici e dal sopraluogo effettuato, non ripetibile data la precarietà della struttura che si regge sostenuta dalle piante rampicanti e fortemente danneggiata a causa della reazione chimica che l’incendio innescatosi all’interno ha causato con tutte le malte, leganti e materiali che la costituiscono.

Le murature perimetrali, mediamente di 45 cm di spessore, sono miste, di ciottoli, pietrame e laterizi legati con malta di calce aerea e sabbia: i paramenti esterni ed interni sono simili e presentano un’apparecchiatura irregolare. Gli elementi in laterizio sono posti in opera in maniera disordinata e, pertanto, non concorrono alla formazione di piani di posa regolari. L’irregolarità dei materiali costituenti la muratura fa sì che restino ampie fughe fra un elemento e l’altro, riempite parzialmente con elementi in pietra o laterizio di dimensione minore. La texture muraria è variegata, data la quasi totale mancanza dell’intonaco che con le intemperie ed il tempo è venuto meno, è possibile distinguere come vi siano utilizzati molti elementi di recupero, dai blocchi di pietra di forma, cromia e dimensione diversa, a quelli con sagome scolpite per essere parte di un qualcosa altro alla Chiesa in esame e dai diversi materiali che in seguito verranno elencati. In corrispondenza degli angoli e della connessione fra le due parti di cui è composta la chiesa sono presenti elementi lapidei sommariamente squadrati collocati in modo da rinforzare la struttura e garantire una maggiore connessione fra le parti. Le murature, verso l’esterno, terminavano con una cornice modanata presumibilmente in laterizio intonacato. Il prospetto principale era coronato da un timpano, con le modanature sempre realizzate in laterizio intonacato.

Le aperture sono tutte realizzate in laterizio con architrave ad arco. Il portale principale è riquadrato in pietra calcarea grigia, probabilmente piasentina, al di sopra del quale vi è un arco di scarico in laterizio a due teste. Le due finestre ai lati del portale sono state recentemente tamponate con blocchi forati in calcestruzzo. All’interno le murature sono attualmente prive di intonaco, anche se ne rimangono piccole tracce superficiali. Le colonne e semicolonne interne sono realizzate in laterizio sagomato originariamente intonacato, così come le cornici modanate interne.

Se la copertura è ipotizzabile per forma e materiali grazie al poco che rimane aggrappato alla vegetazione (di cui alcuni travetti in legno anneriti e semicarbonizzati), la pavimentazione invece, che vedeva uno scalino tra la navata e il coro, è andata completamente perduta, e non è stato possibile rinvenire nessun indizio sulla sua composizione.

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Cap.3 | I materiali, le tecniche costruttive ed il degrado

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Cap.3 | I materiali, le tecniche costruttive ed il degrado

3.3 I Materiali

Data la sua probabile origine, di contesto popolare, non è così inusuale ed inaspettato il trovarsi di fronte ad una struttura mista i cui materiali sono molteplici e diversi in tutte le loro caratteristiche. È ipotizzabile che al fine di risparmiare laddove possibile durante la costruzione della Chiesa, siano stati per questo motivo utilizzati materiali provenienti da molteplici luoghi. Sono infatti chiari i segni che indicano come alcune pietre parte della struttura muraria provengano da precedenti costruzioni. Inoltre, molti laterizi (fatti a mano) hanno forma sagomata ed è palese come siano estranei ad una tessitura muraria prestabilita. Con la perdita dell’intonaco a protezione degli elementi integrati nella muratura perimetrale e tramite l’analisi generale dei materiali è stato dunque possibile individuare le seguenti componenti come parte integrante del Manufatto in esame:

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Ciottoli: utilizzati come elemento formante la struttura muraria assieme ai laterizi ed alle pietre, di probabile origine fluviale e non, e di dimensione e cromia diversa.

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Laterizi di vario genere: all’interno della struttura muraria sono presenti mattoni pieni, tabelle, mattoni fatti a mano, mattoni sagomati e coppi, alcuni dei quali provenienti probabilmente da precedenti costruzioni, di varia forma e colore, utilizzati sia come elemento strutturale che come riquadri alle bucature.

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Pietra calcarea bianca: utilizzata come elemento statico di rafforzo agli spigoli della struttura muraria.

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Tufo: utilizzato come elemento statico di rafforzo agli spigoli della struttura muraria.

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Pietra Piasentina: utilizzata come riquadro al portale d’ingresso.

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Intonaco: intonaco a base di calce aerea e sabbia fluviale utilizzato come finitura interna ed esterna delle pareti e sagomato per la creazione della cornice interna.

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Malta cementizia: malta a base di cemento e sabbia fluviale utilizzata per il consolidamento dei muri perimetrali laddove la struttura muraria era eccessivamente degradata.

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Ferro: utilizzato nelle inferriate delle finestre e nella croce ed ora visibile tramite i cardini rimanenti.

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Blocchi forati in calcestruzzo: utilizzati per il tamponamento postumo delle finestre.

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Cap.3 | I materiali, le tecniche costruttive ed il degrado

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Legno, probabilmente di abete: utilizzato per la struttura della copertura, ora visibile tramite i resti bruciati.

Texture muraria del Prospetto Sud

Texture muraria del Prospetto Nord

Texture muraria del Prospetto Est

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Cap.3 | I materiali, le tecniche costruttive ed il degrado

3.4 Analisi Generale del Degrado

Dato lo stato in cui versa il manufatto, è stato possibile individuare diversi fenomeni di degrado a cui la struttura esaminata ed i suoi materiali sono soggetti. Per eseguire una corretta descrizione di questi, verranno utilizzate le definizionI della NORMAL 1/88, seguita da alcuni rilievi fotografici che aiuteranno nella comprensione di tali problematicità. È comunque necessario chiarire che, erede della sua storia ed avversità, la Chiesa in esame presenta questi fenomeni al limite del loro stato, ovvero che essendo prossima se non già completamente catalogabile come rudere, il degrado non è più limitato ad alcune aree, bensì ognuna delle diciture che seguiranno, sono presenti diffusamente nella quasi totalità della costruzione. In linea generale si riscontra il crollo totale della copertura, seguito probabilmente ad un incendio, e crolli parziali della parte sommitale delle murature ed in particolare del timpano del prospetto principale. La quasi totalità degli intonaci è mancante. L’analisi effettuata prende ad esame sia le superfici interne che esterne, analizzando il degrado rilevato e quei fenomeni che appartengono al Manufatto:

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Presenza di vegetazione: Locuzione impiegata quando vi sono licheni, muschi e piante. Nello stato in cui versa la Chiesa, questo è al momento il fenomeno più importante in quanto essa è quasi completamente velata ed avvolta da tale vegetazione che in seguitò verrà analizzata.

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Scagliatura: Degradazione che si manifesta col distacco totale o parziale di parti (scaglie) spesso in corrispondenza di soluzioni di continuità del materiale originario. Le scaglie, costituite generalmente da materiale in apparenza inalterato, hanno forma irregolare e spessore consistente e disomogeneo. Al di sotto possono essere presenti efflorescenze o patine biologiche.

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Polverizzazione: Decoesione che si manifesta con la caduta spontanea del materiale sotto forma di polvere o granuli.

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Mancanza: Caduta e perdita di parti. Il termine, generico, si usa quando tale forma di degradazione non è descrivibile con altri voci del lessico.

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Lacuna: caduta e perdita di un dipinto murale, con messa in luce degli strati di intonaco più interni o del supporto.

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Esfoliazione: Degradazione che si manifesta con distacco, spesso seguito da caduta, di uno o più strati superficiali subparalleli fra loro (sfoglie).

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Cap.3 | I materiali, le tecniche costruttive ed il degrado

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Distacco: Soluzione di continuità tra strati superficiali del materiale, sia tra loro che rispetto al substrato; prelude in genere alla caduta degli strati stessi. Il termine si usa in particolare per gli intonaci e i mosaici.

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Alveolizzazione: (pietre angolari) Degradazione che si manifesta con la formazione di cavità di forme e dimensioni variabili. Gli alveoli sono spesso interconnessi e hanno distribuzione non uniforme.

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Deposito superficiale: Accumulo di materiali estranei di varia natura, quali, ad esempio, polvere, terriccio, guano, ecc. Ha spessore variabile e, generalmente, scarsa coerenza e aderenza al materiale sottostante. (terriccio e letame sui prospetti in basso)

Cardine di una finestra in facciata

Cardine del portale d’ingresso

Conglomerato roccioso

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Cap.3 | I materiali, le tecniche costruttive ed il degrado

Alveolizzazione su pietra di tufo

Piccola bucatura sul paramento murario sud

Resti bruciati delle travi lignee

Dettaglio con il legno bruciato

Pietre di riuso tra il Prospetto Est e Sud

Pietra di riuso tra i due blocchi della Chiesa

Rottura di uno dei ciottoli nella muratura

Scagliatura nel portale d’ingresso

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Cap.3 | I materiali, le tecniche costruttive ed il degrado

Licheni tra i Prospetti Nord ed Ovest

Licheni tra i Prospetti Nord ed Est

Finestra tamponata in facciata, vista interna

Resti del portale d’ingresso

Deposito superficiale sul Prospetto Sud

Pietra in angolo tra i Prospetti Sud e Ovest

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Cap.3 | I materiali, le tecniche costruttive ed il degrado

Segni dell’incendio sul paramento interno

Dettaglio della texture muraria

Materiale prelevato dalla Chiesa per altri usi

Architrave di una delle finestre, vista interna

Dettaglio del portale d’ingresso

Congiunzione tra una colonna e semicolonna

L’arco in laterizio che divide la Chiesa

Resti dell’arco in laterizio absidale

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Cap.3 | I materiali, le tecniche costruttive ed il degrado

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Cap.3 | I materiali, le tecniche costruttive ed il degrado

3.5 Cenni sulla Vegetazione Spontanea

Come chiusura riguardo allo studio del Manufatto nel suo stato in essere, è doveroso soffermarsi su di una breve analisi di quelle fonti di vita che “abitano” quel che rimane della Chiesa. Ciò non deriva dalla necessità di dare importanza a elementi vegetali di raro incontro o per segnalare la biodiversità dell’ambiente, ma sopraggiunge in quanto è parzialmente dovuto alla forte presenza di queste entità se la Madonna di Sterpo si regge ancora sui suoi muri perimetrali, ed alcuni elementi interni quali i due archi soprastanti al coro, sono ancora oggi visibili seppur pericolanti. Va detto inoltre che l’attuale forma, visivamente parlando, dell’edificio sconsacrato, risente fortemente di questa presenza e ne è irrimediabilmente caratterizzata. Non è possibile infatti in alcun modo pensare all’edificio stesso privo dalla vegetazione sia che lo circonda, sia che lo avvolge, in quanto versa in questo stato da innumerevoli anni (vi è un albero posizionato tra la navata ed il coro che spontaneamente cresce presumibilmente da 15 anni, dato derivante dalla testimonianza di chi, per ultimo, si è occupato di liberare dalla maggior parte delle piante presenti la chiesa), ed attuare un’azione di bonifica totale su di esso, lo renderebbe maggiormente soggetto alla possibilità di crollo.

Tra gli elementi che qualificano questo terreno come ricco di vegetazione spontanea, è stato possibile distinguere diverse piante, tra cui un Corniolo (Cornus mas), albero da frutto appartenente alla famiglia delle Cornaceae, un Bagolaro (Celtis australis), albero appartenente alla famiglia delle Ulmaceae, un Sambuco (Sambucus), pianta associata alle Caprifolicee e diversi Ciliegi selvatici (Prunus avium), appartenenti alle Rosacee. Per quanto riguarda quelle maggiormente infestanti, vi è una forte presenza di Rovi (Rubus ulmifolius), i quali appartengono anch’essi alle Rosacee e due tipologie d’edera: l’Edera Irlandese (Hedera hibernica), dalla foglia più liscia e con la forte presenza di bacche e l’Edera Comune (Hedera helix), più ruvida e con una caratteristica sfumatura bianco giallognola all’estremità delle foglie.

A sinistra l’Edera Comune, a destra l’Edera Irlandese

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Cap.3 | I materiali, le tecniche costruttive ed il degrado

Una delle aperture del Prospetto Sud avvolta dalle piante rampicanti

Sambuco

Ciliegio Selvatico

L’edera aggrappata alla struttura

Bagolaro

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Cap.4 | Ipotesi Conservativa

Capitolo 4 | Ipotesi Conservativa

ASUD Catasto Mappe, 1843, Mereto di Tomba, f.2, estratto

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Cap.4 | Ipotesi Conservativa

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Cap.4 | Ipotesi Conservativa

4.1 Rapporto fra Viabilità ed il Manufatto

La località in cui sorge la Madonna di Sterpo, come riportato in precedenza¹, svolge da sempre un ruolo importante per quanto riguarda l’insediamento di diversi popoli e di diverse usanze. Se fino a due secoli fa però, essa ricopriva ancora un punto cardine per quelle che erano definite come le “rogazioni”, e per quelle processioni propiziatrici che qui vedevano una tappa fondamentale, ora invece sia l’area annessa all’edificio, sia la Chiesa stessa, hanno perso questa centralità di cui erano proprie. Causa dunque la rovina del Manufatto, la perdita di molte delle tradizioni che caratterizzavano il Friuli, anche solo novecentesco, ed il progressivo disinteresse verso queste porzioni di storia che prendono la forma di un edificio, non è più presente quel rapporto intrinseco tra la viabilità che segna questo territorio e Santa Maria di Sterpo.

¹ Sottocapitoli 2.1 Il Sito e 2.4 Cenni Storici

Attigue al Caso Studio sono tre le strade che solcano il terreno, di cui la prima (la Strada Provinciale 18), l’unica propria di un manto stradale asfaltato, è parte sia del principale percorso che scorre dal comune di Sedegliano (UD) a quello di Mereto di Tomba (UD), passante per Coderno (UD) e diretto a Udine, sia di ben due itinerari ciclabili, rispettivamente Codroipo (UD) – San Daniele del Friuli (UD) – Ragogna (UD) e Tagliamento – Corno, due tra i più conosciuti corsi d’acqua che scorrono in Friuli Venezia Giulia.

Per quanto riguarda le rimanenti due vie invece, la prima (la Strada Consorziale detta Via da Valle²) è un collegamento tra Mereto di Tomba ed il paese di Pantianicco, sterrata e attraversata per lo più da mezzi agricoli, biciclette ed eventuali runners o walkers, mentre la seconda, la Strada Consorziale di Sterpo², era quella via che permetteva (e tutt’ora lo permette) l’accesso alla Chiesa e che nasceva come diramazione dalla precedente strada riportata e terminava sul Torrente Corno. Quest’ultima via è ora attraversata solamente da mezzi agricoli pesanti e non vi sono più inerti fini in superficie, il che la rende molto dissestata, ricca di buche, dossi, e, soprattutto con la pioggia, molto infangata e poco praticabile.

Vista aerea del Manufatto e dell’area circostante

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² ASUD Catasto Mappe, 1843, Mereto di Tomba, f.2.


Cap.4 | Ipotesi Conservativa

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Cap.4 | Ipotesi Conservativa

4.2 La Conservazione di Santa Maria di Sterpo

Date la condizione in cui si trova e la sua posizione, l’ipotesi conservativa che verrà proposta riguardo a Santa Maria di Sterpo cercherà di sfruttare entrambi questi due stati in essere per proporre una soluzione possibile che possa si ridare visibilità alla chiesa, ma anche creare quell’interesse attorno al Manufatto che a lungo termine è andato perduto. Per questo scopo verranno presi in esame gli itinerari annunciati all’interno del paragrafo precedente come un’opportunità da sfruttare per inserire l’edificio tra le tappe di tali percorsi. L’intervento si propone di conservare l’attuale assetto edilizio allo stato di rudere, rendendo però l’edificio sicuro per le visite e l’uso turistico e con la finalità di arrestare i fenomeni di degrado in atto. Non dovrà essere mutato l’aspetto delle murature perimetrali se non laddove strettamente necessario, in funzione del fatto che il trascorrere del tempo ed i suoi risultati sono un fondamentale tratto che diviene caratteristica intrinseca dell’Architettura in esame. Per tale motivo il fine ultimo di tale proposta cerca sì di ridare importanza al Manufatto ma in alcun modo vuole ledere allo stesso, e prevede come scopo una conservazione per prolungarne l’esistenza così che la testimonianza che esso porta con sé possa essere trasmessa il più a lungo possibile. Il possibile intervento che andrebbe a riguardare la Chiesa, dovrà in primis cercare di mettere in sicurezza l’accesso alla stessa e al suo intorno, con una sistematica rimozione della vegetazione infestante che, come in precedenza è stato esposto,³ è formata prevalentemente da edera, e che attualmente rappresenta non solo un ostacolo visivo alla struttura ma forse concorre anche a non far crollare alcuni elementi della stessa. Completato questo procedimento sarà di fondamentale importanza minimizzare le possibilità di crolli ed impedire che le murature e gli altri elementi architettonici che ancora si reggono all’interno (archi e sostegni puntiformi interni) non cedano. Ciò sarà possibile tramite una dettagliata analisi sul reale stato dei materiali e della struttura che dovrà essere preliminarmente messa in sicurezza con puntellazioni e successivamente sottoposta ad interventi di consolidamento strutturale delle murature esistenti, tramite iniezioni, parziali interventi di cuci-scuci ed integrazione in corrispondenza delle fessurazioni o di mancanze. Il risultato di tali premesse giunge ad una possibile conclusione nell’ipotizzare la creazione di una tappa si turistica, in quanto è grazie a questa definizione che vi sarà maggior interesse nei confronti della stessa, ma soprattutto culturale. Santa Maria di Sterpo diventerebbe un punto di sosta lungo i percorsi limitrofi che ora si arricchirebbero di un’agrociclopista creata sulla Strada Consorziale di Sterpo che vedrebbe sul Torrente Corno un’ulteriore meta paesaggistica. Questa proposta sarebbe ottenibile solamente tramite un minimo esproprio dei campi adiacenti l’edificio che progressivamente stanno sottraendo terreno alla Chiesa, seguito dalla realizzazione di una piazzola il cui solo scopo sarà quello di porre al centro dell’attenzione il Manufatto e che non vi entri in conflitto, con materiali cromaticamente tenui o con pochi elementi che visivamente si scontrino con la rimanente struttura, come ad esempio potrebbero essere le eventuali panchine o sedute.

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³ Sottocapitol0 3.4 Cenni sulla Vegetazione Spontanea


Cap.4 | Ipotesi Conservativa

Il percorso che si verrebbe a creare in questo modo arricchirebbe anche lo stesso Comune di Mereto di Tomba, il quale si è sempre distinto nel cercare di dare il giusto valore ai reperti, ai fenomeni ed alle costruzioni di cui è proprio con la creazione di molti eventi a tal proposito e per raccontare e tramandare la propria storia.

Stato di fatto, vista sui Prospetti Ovest e Sud

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Conclusioni

Conclusioni

Attraverso un lungo lavoro di ricerca su quello che si identifica come un Manufatto dalle dimensioni modeste, è stato possibile, al massimo delle possibilità concesse, riportare nella sua quasi totalità la storia che parzialmente e per molto tempo era andata perduta sulla Chiesa di Santa Maria di Sterpo. Lo scopo di questo elaborato è stato anche quello di ridare importanza e valenza culturale ad un edificio abbandonato che merita tuttavia, alla luce delle caratteristiche che presenta, di ricevere la giusta attenzione in qualità di monumento ad un’epoca e ad una cultura di cui si fa proprio.

Tramite lo studio sia del territorio in cui si colloca sia del sito su cui si erge, questa ricerca si è occupata di analizzare ogni documento che poteva approfondire ulteriormente i caratteri di quest’opera, andando poi a soffermarsi sulle particolarità riscontrabili durante questo processo, quali i diversi titoli di cui essa si fa carico e le possibili origini che ne disposero la creazione. Di non meno importanza ha avuto l’analisi sull’effettivo stato di fatto della Chiesa. Seguito alla descrizione architettonica e compositiva della stessa, vi è infatti l’elencazione dei materiali che compongono la struttura muraria, i quali rivelano non solo la natura stessa della costruzione, ma anche come durante il periodo di fondazione della stessa fosse di uso comune un riutilizzo e recupero di elementi derivanti da altre opere architettoniche e che non richiedessero un’esecuzione troppo onerosa. I fenomeni di degrado riscontrati sono stati di grande importanza nel mostrare la gravità dello stato in essere dell’edificio, in quanto, in visione di una possibile ipotesi conservativa, andranno come prima cosa risolti.

Il rilievo svolto sulla B.V di Sterpo ha dunque la pretesa di identificare questo luogo come un’importante opera da salvaguardare, il cui futuro dovrebbe prevedere, previa messa in sicurezza della struttura e dei suoi dintorni e reso possibile l’accesso privo di pericoli all’interno della stessa, un effettivo progetto esecutivo e conservativo della Chiesa. Affinché questo Manufatto divenga un punto culturale di cui il Comune di Mereto di Tomba si arricchirebbe, saranno necessarie analisi ulteriormente approfondite e che vadano a identificare ogni problematicità che qui non è stato possibile esporre; tuttavia l’elaborato presenta un’importante proposta conservativa che potrebbe effettivamente attirare interesse verso questo luogo.

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Conclusioni

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Ringraziamenti

Ringraziamenti

Non è possibile la realizzazione di un ottimo lavoro senza che vi sia coesione tra le parti che si trovano a collaborare. Sebbene la stesura di questo elaborato non sia stata tra le più facili, soprattutto per quanto riguarda la ricerca storica, sono lieto di rendere i miei sinceri ringraziamenti a tutti coloro che lungo questo percorso, si breve, ma molto coinvolgente, si sono trovati ad aver a che fare con me, ed hanno deciso di aiutarmi affinché questa Tesi di Laurea triennale fosse il più completa possibile.

Voglio dunque rivolgere la mia gratitudine a costoro, a partire dai responsabili degli Archivi e degli Uffici ove mi sono recato, in particolare quelli della Biblioteca di Codroipo, della Biblioteca P. Bertolla di Udine e dell’Archivio di Stato di Udine per la pazienza dimostrata nel sapermi indicare nuove vie per la ricerca e per aver risposto a tutte le mie domande; alla dott.ssa Tiziana Cividini, all’editore Allesandro d’Osualdo, al sig. Elvis Rossit e alla sig. Maria Lina Cantarutti, precedentemente citati come parte fondamentale in questo elaborato in qualità di Fonti Orali senza le quali alcuni punti sulla storia e non solo di Santa Maria di Sterpo sarebbero mancati; al prof. Alessandro Premier, che per primo mi ha indicato la via da seguire e mi ha fatto analizzare un gran numero di casi simili al mio affinché trovassi quello che avrei dovuto porre come modello; al prof. Cristiano Tessari, il quale con le sue interminabili lezioni mi ha avvicinato e affascinato oltremodo al mondo della conservazione storica ed al Restauro, dopo averlo fatto con la Storia dell’Architettura stessa, e avermi indicato il prof. Vittorio Foramitti come possibile relatore per lo sviluppo di quell’idea iniziale che volevo si tramutasse nella mia Tesi; al prof. Vittorio Foramitti stesso, il quale, mi ha accolto come suo studente sebbene non mi avesse mai incontrato prima, ha saputo colmare le mie lacune in materia con estrema pazienza, mi ha seguito e corretto lungo la stesura di questo elaborato ed mi ha indicato molte vie da percorrere per rendere questo lavoro di ottima fattura. Infine, a mio Padre, per aver faticato con me nel contattare chi avesse potuto aiutarmi e aver egli stesso contribuito a questa ricerca più di tutti; ed alla mia Famiglia, che si estende anche ai miei più cari amici, per aver sopportato ogni mia caduta, avermi appoggiato ed aiutato lungo questo percorso ed oltre, aver studiato con me e condiviso i loro problemi, per le belle parole ed i bei momenti passati.

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Ringraziamenti

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Bibliositografia

Bibliositografia

Vista interna dello stato attuale

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Bibliositografia

Bibliografia

A. Ottogalli, Glesiutis, Chiesette campestri del Medio Friuli, Cormons (GO): Poligrafie San Marco 2016. G. Bertoli, Le antichità d’Aquileja: profane e sacre, per la maggior parte finora inedite, raccolte, disegnate, ed illustrate, in Venezia presso Gianbattista Albrizzi 1739. (visionabile online su https://archive.org/details/leantichitadaqui00bert). T. Cividini, Presenze Romane Nel Territorio del Medio Friuli: Mereto di Tomba, Tavagnacco (UD): Arti Grafiche Friulane 1998. S. Berti, Art, Artiscj e Artigjans a Merêt di Tombe, Fagagna (UD): La Grame 2010. P. Someda de Marco, Mereto di Tomba nella storia e nell’arte. Ripr. facsimilare dell'ed. Udine, 1969, Udine: La Nuova Base 1987. P. Someda de Marco, Gian Domenico Bertoli e la sua terra natale, Pordenone: La Panarie 1948. V. Zucchiatti, Il paese delle mele: Nons di lûc tal Comun di Meret di Tombe, Fagagna (UD): La Grame 2010. T. Venuti, Le chiesette campestri nel Comune di Mereto di Tomba, Udine: Litografia Designgra 1989. A. Frari, Della Peste e della Pubblica Amministrazione Sanitaria, Venezia: Tipografia di Francesco Andreola 1840. (visionabile online su https://books.google.it/books?id=dFoVWJ8ozWEC&printsec=frontcover&hl=it& source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false). F. P. Canciani, Barbarorum Leges Antiquae cum notis et glossariis, vol.III, in Venezia presso Sebastianum Coletium Franciscum Pitterium 1781/92. A. Tagliaferri, Coloni e Legionari Romani nel Friuli Celtico, Una ricerca archeologica per la storia, volume primo (testi) e volume secondo (documenti), Grafiche Editoriali Artistiche Pordenonesi 1986.

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Bibliositografia

Riviste ed Opuscoli Pro Loco di Pantianicco, Pantianins… Signora!, ideazione e coordinamento curati dall’ Associazion Culturâl “La Grame”, settembre 2001. S. F. Friulana, Sot la Nape, numero secondo (aprile-giugno) 1971. S. F. Friulana, Ce fastu?, numero secondo (30 aprile) 1940. A. d’Osualdo, Cjastelirs, Tumbaris, Mutaris… viaggio tra i contadini-guerrieri di un Friuli protostorico, Spilimbergo (PN): Alessandro d’Osualdo Editore 2018.

Documenti ed Inserti A.C.A.U. Visita Pastorale VP 34 – 361. A.C.A.U. Extraordinarium 1613, nota del 28 agosto. A.C.A.U. Extraordinarium 1677, nota del 29 aprile. Schedario Biasutti, sub voce Mereto di Tomba (Biblioteca P. Bertolla S.A.U.). Atto Notarile AN 2458, Udine. ASUD Sommarione della Mappa di Mereto e Tomba, 1810.

Vista interna dello stato attuale

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Bibliositografia

Mappe e Fotografie ASUD Catasto Mappe, 1811, Mereto di Tomba, 465 ASUD Catasto Mappe, 1821, Mereto di Tomba, 466 ASUD Catasto Mappe, 1831, Mereto di Tomba, 11 ASUD Catasto Mappe, 1831, Mereto di Tomba, 6 ASUD Catasto Mappe, 1843, Mereto di Tomba, f.2 ASUD Catasto Mappe, 1851, Mereto di Tomba, 11 ASUD Catasto Mappe, 1851, Mereto di Tomba, 6 CMUAFp, Mereto di Tomba, 07_r CMUAFp, Mereto di Tomba, 06_r CMUAFp, Mereto di Tomba, 061

Sitografia Informazioni sul santuario della Madonna di Barbana: http://www.santuariodibarbana.it/public/prosite/?page_id=80 Sito del Comune di Mereto di Tomba: http://www.comune.mereto-di-tomba.ud.it/ Sito dell’Archivio Storico Diocesano di Udine: http://www.archiviodiocesano.it/ Sito dell’Archivio di Stato di Udine: http://archiviodistatoudine.beniculturali.it/

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Allegato Tavole

ALLEGATO TAVOLE

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE Dipartimento Politecnoco di Ingegneria e Architettura Corso di Laurea Triennale in Scienze dell'Architettura

Relatore Vittorio Foramitti Laureando Leonardo Zonta

Tavola Prospetto Principale / Ovest Prospetto Est

Non più esistente

1

Scala 1:100

Esistente Laterizio misto Blocchi forati in calcestruzzo Edera ed altra vegetazione

Nascosto dalla vegetazione Sassi e ciottoli Pietre di vario genere Muratura mista ed intonaco


UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE Dipartimento Politecnoco di Ingegneria e Architettura Corso di Laurea Triennale in Scienze dell'Architettura

Relatore Vittorio Foramitti Laureando Leonardo Zonta

Tavola Prospetto Nord

Non più esistente Esistente

Nascosto dalla vegetazione Sassi e ciottoli

2

Scala 1:100

Laterizio misto Edera ed altra vegetazione

Pietre di vario genere Muratura mista


UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE Dipartimento Politecnoco di Ingegneria e Architettura Corso di Laurea Triennale in Scienze dell'Architettura

Relatore Vittorio Foramitti Laureando Leonardo Zonta

Tavola Prospetto Sud

Non più esistente Esistente

Nascosto dalla vegetazione Sassi e ciottoli

3

Scala 1:100

Laterizio misto Edera ed altra vegetazione

Pietre di vario genere Muratura mista


B Relatore Vittorio Foramitti Laureando Leonardo Zonta

B UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE Dipartimento Politecnoco di Ingegneria e Architettura Corso di Laurea Triennale in Scienze dell'Architettura

A

A

Tavola Pianta

4

Scala 1:100


UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE Dipartimento Politecnoco di Ingegneria e Architettura Corso di Laurea Triennale in Scienze dell'Architettura

Relatore Vittorio Foramitti Laureando Leonardo Zonta

Tavola Sezione A-A Sezione B-B

Secondo Piano

5

Scala 1:100

Sezione Pietra Piasentina

Primo Piano Calcestruzzo


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Articles inside

Bibliositografia pag

3min
pages 55-58

Conclusioni pag

1min
pages 53-54

3.2 Le Tecniche Costruttive pag

2min
pages 35-36

3.4 Analisi Generale del Degrado pag

4min
pages 39-44

6.1 Rapporto fra Viabilità ed il Manufatto pag

1min
pages 49-50

6.2 La conservazione di Santa Maria di Sterpo pag

2min
pages 51-52

3.3 I Materiali pag

1min
pages 37-38

3.1 Il Manufatto pag

2min
pages 33-34

2.4 Cenni Storici pag

7min
pages 25-30

1.1 Fonti Bibliografiche pag

2min
pages 11-12

2.3 Le Origini pag

4min
pages 23-24

1.3 Fonti Orali pag

1min
pages 15-16

Il Sito pag

1min
pages 19-20

1.2 Fonti Archivistiche pag

3min
pages 13-14

I Nomi pag

1min
pages 21-22

Introduzione pag

2min
pages 5-8
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