Musica Jazz

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1959 “Giant composta da dodici scalini di semitono) in tre parti uguali. Pezzi eseguiti a velocità elevate e pieni di accordi erano, in effetti, il pane quotidiano del jazzista post bop, ma gli spostamenti di centro tonale della stragrande maggioranza dei brani in repertorio erano abbastanza standardizzati, e comunque le modulazioni di terza maggiore non erano frequentissime. Le più ricorrenti all’interno delle griglie armoniche dei brani più frequentati prevedevano salti di semitono, di tono o di quarta ascendente. L’improvvisatore poteva così sviluppare un collaudato ed efficace repertorio di automatismi tattili, che gli permettevano sempre di trarsi d’impaccio, anche affrontando brani non conosciuti, purché basati su quelle progressioni, su quei nuclei armonici, lungamente praticati. La sezione B di qualche standard, il bridge, modulava a volte a distanza di terza maggiore (succede in

steps”

In A Sentimental Mood, per esempio), ma l’esecutore aveva tutto il tempo di preparare il passaggio e, in ogni caso, una volta avvenuta la modulazione, la nuova tonalità era mantenuta spesso per tutta la durata della sezione. Coltrane spinge ai limiti questa tecnica, creando una modulazione continua, circolare e rapidissima, procedendo per salti ascendenti o discendenti di terza maggiore e preparando ogni nuova tonica con il relativo accordo di settima di dominante (o con la relativa progressione II V I). Il risultato è un vortice di accordi e di tensioni, tenute insieme da un tema che è un piccolo miracolo di semplicità e cantabilità, se si tiene conto di ciò che accade armonicamente. La griglia armonica di Giant Steps rendeva di fatto inutilizzabili tutti quegli automatismi che ogni esperto jazzista tiene in serbo per i momenti meno ispirati.

Seuis niam atestu -illaor sit nulla feugait erit nibh enissit nis do togi ma pit feugait erip

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A spulciare bene nei vari real books, ci si imbatte in un noto standard considerato ostico da suonare per via di un bridge costruito proprio con modulazioni simili a quelle Giant Steps, così simili da far ritenere che lo stesso Coltrane ne abbia tratto evidente ispirazione. Si tratta di Have You Met Miss Jones, di Richard Rodgers, che nel bridge modula da Si bemolle maggiore a Sol bemolle maggiore a Re maggiore: salti discendenti di terza maggiore, l’ottava divisa in tre. Praticamente i Coltrane Changes (così sono stati poi definiti i cambi d’accordo di Giant Steps) erano già lì. Ma Coltrane ha smontato il giocattolo, si è impadronito del meccanismo e ha cominciato ad applicarlo non solo scrivendo nuovi brani basati sulla progressione, ma anche sostituendo con essa gli accordi tradizionali e convenzionali di molti standard, regalandoci così riletture visionarie e stupefacenti. La stes-

P


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