X.RUN #38

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run Storie di corsa numero / 38 Ottobre / 2015

TM — 1



Percorsi di meditazione

C

i sono molti sport che vanno sotto l’etichetta generica di “corsa”. Dai 100 metri all’ultratrail, dalle campestri alle gare su strada, per non parlare delle frazioni podistiche dei triathlon o delle gare di orienteering dove la corsa è parte dell’intero. Ma ragionando per grandi sistemi (e rischiando di generalizzare un po’) mi sembra di poter cogliere una grande differenza basata sulla durata della prova. Mi spiego meglio… Se osservate dall’esterno i partecipanti ad un 10mila in pista o ad una mezza su strada e li paragonate a quelli di una maratona noterete che l’agonismo si stempera. Lo stesso vale nel mondo delle corse in natura, i concorrenti di una skyrace sono molto diversi da quelli di un ultratrail, o meglio sono gli stessi ma hanno un atteggiamento diverso.

« LINEE TRACCIATE DAGLI UOMINI SUI QUALI ALTRI UOMINI SI METTONO ALLA PROVA »

Più la gara si allunga, più diventa “estrema” (mi si passi questo termine che non mi appartiene), più sfuma l’aspetto “competizione” ed emerge quello di “prova personale”. Nelle gare brevi (che non è assolutamente sinonimo di gare facili) si corre per battere un record o un avversario, in quelle più lunghe sostanzialmente si vuole arrivare. In un intervento mi è stato chiesto se preferivo le skyrace o gli ultratrail e ho risposto che le prime sono un’espressione della corsa come competizione mentre i secondi rappresentano la corsa come meditazione. Meditare è una cosa da vecchi? Gareggiare è da giovani? A queste domande non so rispondere. So di certo che con l’aumentare dell’età si tendono ad allungare le distanze, ma questo non basta a giustificare il successo delle gare lunghissime. In questo numero di X.RUN parleremo di chilometraggi estremi, dai 250 km della Spartathlon, ai 450 km del Sentiero del Re, fino agli 800 km del Cammino di Santiago. Solo la prima è una gara, gli altri due sono linee tracciate dagli uomini sui quali altri uomini si metto- Franz Rossi Editore X.RUN no alla prova. Sentieri disegnati per aiutarci a meditare.


La rivista è edita da almostthere srl REDAZIONE / via Francesco de Sanctis, 34 – Milano DIRETTORE RESPONSABILE / Franco Faggiani DIRETTORE EDITORIALE / Franz Rossi WEB / www.xrun.eu SCRIVETECI A / redazione@xrun.eu PER ABBONAMENTI / abbonamenti@xrun.eu PER PUBBLICITÀ / marketing@xrun.eu

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X.RUN / numero 38 / ottobre 2015


Indice

L’EDITORIALE 3. PERCORSI DI MEDITAZIONE COVER 8. SPARTATHLON Intervista a Lorena Brusamento che racconta l’emozionante tragitto di 246 km da Atene a Sparta. DI FRANCO FAGGIANI

STORIE 18. QUANDO IL GRUPPO FA LA FORZA Il diario di allenamento è uno scrigno di ricordi. Momenti che legano degli amici in una sfida comune: la Maratona di Berlino. DI PIERPAOLO PETRUZZELLI

30. UN FRAMMENTO DI ETERNITÀ Il Tor des Geànts raccontato da chi l’ha vissuto. Un’esperienza unica, quasi religiosa, più grande di chiunque la viva. DI EMANUELE COLOMBO

52. KUNGSLEDEN: IL SENTIERO DEL RE Un affascinante percorso di 450 km in Svezia che dal circolo polare artico attraversa la tundra lappone. DI ANGELO RAFFINO

65. 6 NERI IN FUGA Sei atleti affamati di vittorie e di denaro: gestivano la gara, vincevano “in gruppo” per poi dividersi il montepremi. Il secondo step: tentare il record mondiale, vincendo! DI FRANZ ROSSI

78. EL RETO DEL CAMINO, LA VERA SFIDA 780 km per realizzare una sfida importante e umanitaria. Un percorso con partenza da Saint Jean Pied de Port fino a Santiago, 15 giorni a disposizione e una fortissima motivazione. DI SILVANA LATTANZIO


RUBRICHE 76. ALBUM GLI EROI CHE FECERO LA STORIA Le figurine degli atleti che hanno scritto la storia del running.

86. INFOGRAFICA 45th New York City Marathon.

98. VIAGGI PIRENEI LEGGENDARI I pirenei: territori sconosciuti, bizze del tempo, difficoltà e sforzo fisico su sentieri vertiginosi. Fondamentale è tramutare le angosce e le paure in concentrazione. Il risultato è una corsa sul confine tra sogno e realtà. DI STEFANO MEDICI

104. RECENSIONI 107. AUTORI 110. PHOTO CREDITS 111. PAGINE MOTIVAZIONALI


Spartathlon


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TESTO / Franco Faggiani FOTO / Alessandro Arboletto


La Grecia è la culla della mitologia e dei racconti epici. Leonida e i suoi 300 Spartani rappresentano l’apice di quella tradizione. E con un omaggio all’eroe di Sparta si conclude la più mitica gara di corsa del mondo: la Spartathlon Ultra Race.

S

i può aver delle cose da dire a… un piede? Se è quello della statua di Leonida, eretta a Sparta nel 1968, probabilmente sì. Perché davanti alla raffigurazione bronzea dell’eroe delle Termopili, ancora oggi uno dei miti più venerati della Grecia, è posto il traguardo della Spartathlon Ultra Race, che da 33 edizioni si disputa alla fine di settembre. L’arrivo è qui, ma la partenza è 246 km più nord-est, nella caotica Atene. La corsa, classificata tra le cinque più dure del mondo, se l’era inventata all’inizio degli anni ‘80 un certo John Foden, ex ufficiale della RAF, runner ma soprattutto appassionato di storia antica. Quella della Grecia, in particolare. Aveva attinto ispirazione dalla mitologica impresa di Filippide e aveva proposto una corsa pari agli stessi chilometri percorsi dall’emerodromo ateniese (emerodromi erano i messaggeri allenati a correre oltre le 24 ore), da “chiudere” nel tempo massimo di 36 ore. A compiere l’impresa – perché di questo si tratta – è stata quest’anno Lorena Brusamento, runner che abitualmente incontriamo alla testa di gruppetti di allievi (è istruttrice di atletica leggera) lungo i sentieri alberati che ricamano la popolare Montagnetta di San Siro, nella zona nord di Milano e sulla pista dal fondo azzurro del Centro Sportivo XXV Aprile. Lorena al piede di Leonida aveva molte cose da dire, perché la sua partecipazione

« RESPIRA QUELL’ARIA PARTICOLARE, OSSERVA L’ATMOSFERA MITICA, VIVI L’AMBIENTE INCREDIBILE. TI FA CRESCERE L’ESPERIENZA E TI FA VENIRE VOGLIA DI PROVARCI ANCORA » dell’edizione 2014 s’era dovuta interrompere al 147esimo chilometro per un problema, guarda caso… a un piede. «In realtà non ci sarei neanche voluta andare, perché sapevo di partire con un piccolo problema che poteva acutizzarsi», ricorda Lorena; «ma a convincermi a prendere ugualmente il via è stato Ivan Cudin, il mio ispiratore oltre che tre volte vincitore della supergara. Mi aveva detto ‘vacci ugualmente’ - anche perché avevo avuto la fortuna di essere estratta tra i molti iscritti, cosa non facile - ‘respira quell’aria particolare, osserva l’atmosfera mitica, vivi l’ambiente incredibile. Ti fa crescere l’esperienza e ti fa venire voglia di provarci ancora. Una voglia che ti resterà dentro tutto l’anno’. E così è stato».


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#strada La preparazione alla Maratona di Berlino

Quando il

gruppo forza fa la

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TESTO / Pierpaolo Petruzzelli FOTO / Autori vari

È da tempo che volevo scrivere qualcosa sulla (o della) corsa, ma io sono un lettore - accanito, smodato, illogico - non uno scrittore. Ma quale occasione migliore della preparazione della Maratona di Berlino? Infatti dovete sapere che oltre a leggere in maniera irrazionale, seguendo l’impulso, nelle mie ore libere faccio un’altra cosa illogica e impulsiva: corro. E non lo faccio da solo ma faccio parte di un gruppo numeroso, variopinto, rumoroso, strano (come è normale che sia quando ci sono le persone). Nel gruppo c’è di tutto: alti e bassi, capelloni e calvi, logorroici e taciturni, istintivi e riflessivi, atleti e sfigati per la corsa, mangioni e fissati per l’alimentazione.

Nelle mie ore libere faccio un’altra cosa illogica e impulsiva: corro

X.RUN / numero 38 / ottobre 2015

L’idea iniziale, maturata nella mia “giornata dell’ozio” (così ho definito quell’afosa giornata di agosto lontano dal lavoro) era di tenere traccia della preparazione alla maratona. Così chiedo aiuto alle mie figlie e con entusiasmo (voleva disfarsene?) Enrica mi fornisce un quadernetto con i suoi disegni e Roberta mi consegna una matita rossa che scrive malissimo (quindi perfetta per la mia grafia).


« IMPEGNARSI PER UNA BUONA CAUSA È RESTITUIRE IL TEMPO CHE HAI DEDICATO A TE STESSO » FABRIZIO COSI


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#trail Tor des Geànts 2015

Un

frammento

eternità di

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TESTO / Emanuele Colombo FOTO / Archivio Tor des Geànts

La memoria è un luogo in cui gli eventi sono presenti tutti insieme

X.RUN / numero 38 / ottobre 2015

Pochi hanno la possibilità di usufruire di un cronista, di un trovatore, un cantatore di storie. Tanto meno io che non sono un papa, un capo di stato o una pop star. Se voglio raccontare non posso che fare uso della memoria. L’argomento è ghiotto: il Tor (il mio Tor ovviamente) ma prima di iniziare non resisto alla tentazione di riportarvi un’intuizione di Sant’Agostino che dice «la memoria è il luogo dell’eterno presente». Facciamo molta fatica a concepire l’idea di eterno; l’eterno non è un tempo che si protrae all’infinito, è uno stato nel quale tutti gli avvenimenti sono presenti, accadono insieme. L’idea di Sant’Agostino è bellissima: la memoria è un piccolo stato dell’eterno. È parte dell’eterno. Un luogo nel quale gli eventi dei quali abbiamo coscienza sono presenti tutti insieme non in successione. «È per questo - dice il santo - che possiamo godere della musica: perché ogni evento, ogni suono generato dà continuità al suono precedente svolgendo un tutto che è nell’eterno della nostra memoria». Se ci pensiamo è vero: quando cantiamo una canzone la canzone c’è tutta nella memoria, è tutta lì; ma noi riusciamo ad apprezzarla solo cantandola cioè svolgendo l’eterno nell’istante. La musica dunque ci avvicina alla comprensione del tempo come svolgimento dell’eterno. Senza memoria vivremmo


« IO HO SCELTO DI CORRERE: QUESTA È LA MIA TERAPIA » DEAN KARNAZES


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#trail Sentieri alternativi

Kungsleden: il sentiero del

re

TESTO E FOTO / Angelo Raffino

Le zanzare, quelle sì che non mi mancheranno. A dire il vero neanche il fango. E neppure le infinite passerelle sulle quali attraversare, con l’equilibrio precario dei 20 kg di zaino sulle spalle, le paludi e gli acquitrini che costellano questa parte di mondo. Ogni volta facendo gli scongiuri per non scivolare con un piede nelle pozze salmastre dalle quali affiorano le assi di legno che, oltretutto, a volte vi sprofondano ugualmente. Improperi da parte mia e rischio effetto catapulta per chi mi precede. Iniziare dagli aspetti negativi del Kungsleden (tradotto dallo svedese, “Il sentiero del Re”) è quasi un dovere morale. È un modo per esorcizzare la bellezza di queste centinaia di chilometri di silenziosa tundra e brughiera lappone. In Svezia è “il cammino” per eccellenza, riconosciuto come uno dei percorsi di lunga distanza più belli in Europa e non solo. È, in effetti, un concentrato di emozioni fisiche e mentali. Partire dagli aspetti negativi, dalle difficoltà, è dunque il vano tentativo di sfuggire al suo fascino, per non esserne rapiti e non sviluppare quella dipendenza che ha cominciato ad attanagliarmi un metro dopo essere giunto al termine di questa avventura.

In effetti, è un concentrato di emozioni fisiche e mentali


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X.RUN / numero 38 / ottobre 2015


run for

ABBONATI O RINNOVA SOSTIENI EMERGENCY Continua anche per il 2015 l’impegno di X.RUN per sostenere la Clinica Pediatrica di Bangui fondata da Emergency nella Repubblica Centrafricana. Collegatevi al sito www.xrun.eu oppure scrivete ad abbonamenti@xrun.eu e vi forniremo ogni informazione necessaria. Il costo annuale dell’abbonamento a X.RUN è di soli 50 euro, riceverete 6 numeri dell’unica rivista di storie di corsa comodamente a casa vostra.


#racconto

TESTO / Franz Rossi ILLUSTRAZIONI / Edoardo Perinelli


L

a chiamavano la BB Band. Qualcuno pensava che quella doppia B iniziale stesse per Bad Boys, qualcuno per Black Bastards, sta di fatto che dopo le prime uscite in pubblico avevano adottato anche loro quel nome e ne avevano fatto delle magliette e persino delle felpe. Erano in sei, tutti provenienti dalla stessa zona del Kenya, anche se in tempi leggermente diversi. Si erano conosciuti in Europa: dopo esser sbarcati in Italia avevano passato il confine con la Svizzera e adesso vivevano nel Canton Turgovia, alla fine del lago di Costanza, praticamente in Germania. Non erano abituati alle temperature rigide, alle giornate corte, all’inverno nebbioso. Avevano freddo, ma dopo le prime imprese non era stato difficile trovare chi li ricoprisse dalla testa ai piedi. Nei primi sei mesi c’era stato anche un italo-svizzero che aveva cercato di organizzare la loro attività. Passava le giornate al telefono cercando le occasioni migliori per permettere a ognuno di loro di fare il colpo grosso e di portarsi a casa un bel po’ di soldi. Lui tratteneva il 30% e anticipava le spese. Ma non aveva abbastanza lucidità per pensare al grande piano. Poi l’idea era venuta al più giovane di loro, Dennis. «Ma se coordinassimo meglio la nostra attività, non è che riusciremmo a portare a casa un bel po’ più di euro?» Dopo i primi tentennamenti anche gli altri compagni lo avevano seguito nel suo ragionamento. Partecipare in gruppo alla stessa gara, gestire gli arrivi in modo da mettere le mani sull’intero montepremi invece che solo sul primo posto. Erano sei atleti affamati di vittorie e di denaro. Nessuno avrebbe potuto mettersi sulla loro strada. In breve avevano mollato il vecchio manager e si gestivano per conto loro, anche se Dennis era il vero leader. Il meccanismo era semplice. Partivano nel gruppo e gestivano la gara. Uno di loro si sacrificava per tirare il collo ai favoriti e partiva a ritmi indiavolati. Gli altri restavano indietro, con gli inseguitori. Quando vedevano che si presentava l’occasione partivano compatti e alternandosi al comando raggiungevano i primi (che nel frattempo erano scoppiati) e s’involavano in drappello verso i primi tre o cinque posti, a seconda di come era diviso il montepremi. Naturalmente, una volta tornati a casa, si dividevano in parti uguali l’intera vincita. La BB Band si proponeva nelle gare di provincia. All’inizio contavano sul fatto che non erano molto noti, poi – via via che accumulavano vittorie – si erano dovuti tesserare a società diverse in modo che non sorgessero voci di combine. Il giochino aveva funzionato per quasi due anni. Poi i ragazzi erano diventati troppo famosi (e troppo forti) e Dennis se n’era uscito con

Erano sei atleti affamati di vittorie e di denaro. Nessuno avrebbe potuto mettersi sulla loro strada


una nuova idea: attaccare il record della gara. In tutte le maratone maggiori c’è un premio speciale per chi riesce a segnare il miglior tempo sul percorso. Così la BB Band aveva iniziato metodicamente ad abbattere questi record. Si erano allenati parecchio e avevano raggiunto livelli di eccellenza, ma la vera differenza stava nella strategia di gara. Lavoravano come un branco, sceglievano uno tra loro a turno e lo portavano in pancia al drappello fino al 40esimo km quando lo lanciavano per lo sprint finale. L’abilità era quella di battere il record della manifestazione di pochi secondi, in modo da poter ritornare l’anno successivo e ripetere l’impresa… Insomma erano diventati una macchina per far soldi. Probabilmente questo sarebbe stato l’ultimo anno per Dennis, che negli ultimi cinque aveva messo da parte un piccolo tesoro.

U

na volta una giornalista gli aveva chiesto se avesse guadagnato abbastanza da comperare una fattoria e qualche vacca nel suo paese. Lui aveva sorriso dello stereotipo e aveva detto di sì, che avrebbe acquistato anche un trattore per il fratello maggiore rimasto in Kenya con un problema alla gamba che gli impediva di correre. La giornalista se n’era andata soddisfatta, e Dennis aveva pensato alla casa che aveva già acquistato in Costa Azzurra e alla Porsche che lo aspettava nel garage. In fondo aveva solo dato alla ragazza quello che desiderava, ci voleva così poco per far contenti questi europei. Comunque, essendo quello l’ultimo suo anno da top runner, aveva deciso di alzare ancora di più la posta in gioco e di aggredire il record mondiale. Nove mesi prima aveva guidato la BB Band a scendere sotto le 2h02’, un’impresa che tutti ritenevano impossibile e che aveva riacceso il dibattito sul muro delle due ore. Solo cinque mesi prima, a marzo, avevano attaccato il muro delle 2h01’, ma c’era stato un incidente. Un ragazzo etiope, uno nuovo, alla sua prima maratona, era rimasto con loro fino al 30esimo km. A quel punto era diventato prioritario farlo saltare per non perdere il premio e così avevano accelerato bruscamente facendo andare fuori giri il neo maratoneta e con lui 4 della BB Band. Alla fine aveva portato a casa lui la medaglia d’oro con un 2h01’39”, primato mondiale ma ben lontano da quel 2h00’59” che avrebbe garantito loro un bonus extra di 100mila euro. Oggi erano di nuovo in gara. Le condizioni erano eccellenti. La maratona era quella di Berlino, la più veloce del mondo. La temperatura si aggirava intorno ai 7 gradi, il cielo era coperto ma il clima era secco. La BB Band di oggi era la migliore che potevano schierare. Tre maratoneti esperti e tre giovani promesse, pronte a immolarsi per la causa. E, fattore chiave, tra gli avversari da battere c’era anche il campione


« LA CORSA È IL MIO TEMPO PRIVATO, LA MIA TERAPIA, LA MIA RELIGIONE » GAIL W. KISLEVITZ


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#album Tutti i personaggi della nostra Hall of Fame

Gli eroi che fecero la Storia

Dorando Pietri (1885 – 1942), è passato alla storia per il drammatico epilogo della maratona ai Giochi olimpici di Londra 1908: tagliò per primo il traguardo, sorretto dai giudici di gara che l’avevano soccorso dopo averlo visto barcollare più volte, stremato dalla fatica. A causa di quell’aiuto fu squalificato e perse la medaglia d’oro, ma le immagini e il racconto del suo arrivo, facendo il giro del mondo e superando la cronaca viva di quei giorni, lo hanno consegnato alla storia dell’atletica leggera. Record Maratona 2h38’49” (1910).


Sebastian Newbold Coe (29 settembre 1956) politico e dirigente sportivo britannico, due volte olimpionico dei 1.500 metri piani, a Mosca nel 1980 e a Los Angeles nel 1984. Coe ha vinto quattro medaglie olimpiche e ha stabilito dodici record mondiali in gare di mezzofondo. Record 400 m 46”87 (1979), 800 m 1’41”73. Record nazionale (1981), 800 m indoor 1’44”91. Record nazionale (1983), 1.000 m 2’12”18. Record europeo (1981), 1.500 m 3’29”77 (1986), Miglio 3’47”33 (1981), 3.000 m 7’57”4 (1980), 3.000 indoor 7’54”32 (1986), 5.000 m 14’06”0 (1980).



#ultra Il cammino di Santiago

Camino, El reto del

la

vera sfida 78 — 79

TESTO / Silvana Lattanzio FOTO / Pierluigi Benini

Aiutare questa causa, correre per loro, per dare ai bimbi quello che si meritano, una vita serena

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Sì, stiamo parlando del Camino di Santiago di Compostela, l’affascinante percorso nel nord della Spagna, che l’atleta caraibica Mariluz Vinas ha corso nella sua interezza, 780 km, per realizzare una sfida importante: raccogliere soldi per la Fondazione St. Jude, della Repubblica Dominicana, che aiuta i bimbi malati di cancro che non hanno risorse economiche per potersi curare; la Fondazione copre totalmente le spese mediche, diagnosi e cure comprese. E quindi proprio di sfida si è trattato, non solo fisica ma, soprattutto, emotiva e mentale. Non è stata una gara, ma un’impresa a scopo umanitario che l’ha resa ancor più importante. Mariluz Vinas ha corso per 15 giorni una media di 52 km ogni giorno, quasi 19 maratone, lungo tutto il percorso, da Saint Jean Pied de Port, paese dalla magica atmosfera nei Pirenei francesi, fino a Santiago per cercare nel suo piccolo di fare qualcosa di grande: aiutare questa causa, correre per loro, per dare ai bimbi quello che si meritano, una vita serena. Ma la piccola/grande atleta ha buoni muscoli, forte testa e, soprattutto, grande cuore. E infatti ha portato a termine la sua impresa, nonostante giornate di pioggia, di vento, di sole, giornate così. Per descrivere il suo spirito, già dai primi giorni: «Siamo al 23esimo km della tappa di oggi; ne mancano solo 37». Molti avrebbero detto: «Ne mancano ancora 37». Quel che si dice “Vedere il lato


45TH NEW YORK CITY MARATHON FONTE DATI www.tcsnycmarathon.org

PASSI PER COMPLETARE LA MARATONA

TEMPO MEDIO DI COMPLETAMENTO

262.000

4:25:25

HUDSON R

STATEN ISLAND NEW YORK HARBOR

INIZIO DOWNTOWN BROOKLYN

5

T h ir d A ve .

92nd St.

F o ur th

10

A ve.

BAY RIDGE CLINTON HILL

La fa ye tte

PARK SL OPE

e.

Av

BROOKLYN

19th St .

SUNSET PARK

15


% ATLETI CHE HANNO TERMINATO LA GARA

LE 5 NAZIONI CON PIÙ ISCRITTI - 2015

99,2% 62%

43,3% 5%

Us

4%

France

Italy

3%

3%

Uk

Germany

1970

% ATLETI DIVISI PER GENERE - 2015

2014

GLI ATLETI ARRIVANO DA 139 NAZIONI

58% 42%

TRAGUARDO

RIVER

HARLEM

35

CENTRAL PARK

40

UPPER EAST SIDE

Fifth Avenue

30

First Avenue

20

EAST RIVER

Queensboro Bridge

25

RANDALLS ISLAND

GREENPOINT

WILLIAMSBURG—SOUTH

Rider Avenue

Willis Avenue

LONG ISLAND CITY

WILLIAMSBURG—NORTH

I35th St.

MANHATTAN

86 — 87 X.RUN / numero 38 / ottobre 2015

139

QUEENS

THE BRONX


« CORRERE UN’ORA AL GIORNO, E GARANTIRMI COSÌ UN INTERVALLO DI SILENZIO TUTTO MIO, È INDISPENSABILE ALLA MIA SALUTE MENTALE » HARUKI MURAKAMI


88 — 89 X.RUN / numero 38 / ottobre 2015



90 — 91 X.RUN / numero 38 / ottobre 2015

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Alcune delle iniziative e dei servizi dedicati alle aziende e agli individui: Moduli wellness per aziende Training Program (Danilo Goffi Running Experience) Sport Holidays (N.Y. Marathon, Venice Marathon, London Marathon, Eroica, Trail) Eventi sportivi (Outside, 7’s gió no, Milano Relay Marathon) Linea abbigliamento sport e tempo libero 92 — 93

Editoria

X.RUN / numero 38 / ottobre 2015


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« CORRERE PER STARE LONTANI, PER STARE FUORI, PER STARE SOLI » MAURO COVACICH

96 — 97 X.RUN / numero 38 / ottobre 2015


#viaggi Sul confine tra Francia e Spagna

Pirenei leggendari

TESTO E FOTO / Stefano Medici

L’obiettivo dell’estate 2015, il sogno di tutto l’anno e anche di più, sono Pirenei. Aspre montagne che segnano il confine tra Francia e Spagna. Il pensiero d’imboccare sentieri che si arrampicano su versanti selvaggi e puntare alle vette, segna forse il confine tra follia e realtà, per un trailer di abbastanza recente approccio. La preparazione è stata buona, con l’ascesa al Corno alle Scale, per un’impegnativa cresta esposta, la vetta del Cimone nel Cima Tauffi Trail, monte Subasio con mistiche esperienze e tanto d+ nelle gambe per dare sicurezza ai muscoli. L’avventura parte da Gavarnie, località sul versante francese, porta d’accesso al Cirque de Gavarnie, spettacolare anfiteatro roccioso riconosciuto dall’UNESCO patrimonio dell’umanità. Il meteo non è il miglior alleato, ma dovrebbe concedere una piccola finestra tra due giorni.

L’attesa nella tenda assume atmosfere di un avamposto estremo, un campo base ai piedi di giganti di granito. I temporali notturni rovesciano violenti scrosci d’acqua e potenti tuoni rimbombano per la valle facendo vibrare lo spirito. Affrontare territori sconosciuti, dipendere dalle bizze del tempo, alimentano un’ansia crescente. Finalmente giunge il giorno della prova. Porto nello zaino forse più dubbi che certezze, ma comunque la consapevolezza di aver preparato tutto in modo ottimale. Percorsi caricati su GPS e orologio, affiancati dalla mappa cartacea, piumino leggero, guanti, fasce elastiche, gel e barrette. Check list, ok, è il momento di puntare la bussola, direzione: Brèche de Roland. Una gigantesca spaccatura naturale, larga 40 e alta 100 mt, lungo la frontiera franco-spagnola, sita a 2.804 mt d’altezza. Secondo la leggenda, la Breccia fu creata da Orlando, paladino di


98 — 99 X.RUN / numero 38 / ottobre 2015


#recensione

L’AMORE DI UN PADRE LA CORSA COME UN PONTE CORRO CON TE AUTORE / Giovanni berti EDITORE / Youcanprint NUMERO PAGINE / 268 PREZZO / 15 euro

Andare alle presentazioni dei libri è spesso attività a rischio. Se non sono di persone che conosci o di un autore che segui c’è la tentazione di fingere un appuntamento altrove. La presentazione del libro “Corro con te”, di Giovanni Berti, è stata a dir poco stupefacente. Racconti pacati e familiari dell’autore con alternanza ben calibrata di video, musiche dal vivo, letture, canzoni, citazioni, coordinate ed eseguite da Enrico Berti, eclettico figlio di Giovanni. Non è con lui, però che Giovanni corre, facendo riferimento al titolo, bensì con un altro dei suoi quattro figli, il ventenne Alessandro. Che ha la sindrome di Asperger, una patologia che rientra nella sfera autistica. Un disturbo svelatosi all’inizio delle scuole elementari. Fino a quel momento Ale era stato solo “un po’ in disparte”. Era attivo, vivace, pieno di interessi,

aveva imparato a leggere e scrivere da solo, smanettava sui computer, parlava persino un linguaggio forbito. Poche parole, ma mirate, colte, mai fuori luogo. La diagnosi sconvolge ritmi, progetti, pensieri. Che però non si disperdono ma si rafforzano. Giovanni, il dottor Berti, trova conforto e stimolo nella corsa, che già pratica da anni. Perché la corsa costringe le persone a cercare le risorse fisiche, mentali e spirituali dentro se stessi. Il libro è dunque la storia di questa famiglia rafforzata da “un problema” e dal rapporto intimo padre-figlio cementato dalla corsa. Insieme corrono, la sera, per staccare la spina e trovare comunicazione e serenità. Alessandro non fa più di tre o quattro chilometri, ma bastano per stare bene e per dialogare: Alessandro, che sensazioni hai quando corri? Niente. Su dai, non ci credo.

Provo emozioni. Alessandro, le vedi le due stelle accanto alla luna? Sì, sì, sì, ma adesso andiamo avanti. Alessandro cosa sta guardando? I nostri aliti che fanno delle nuvole e ci fanno vivere. Nel libro ci sono scritti e i disegni di Alessandro, quelli di Giovanni e di sua moglie Manuela, ci sono le corse lungo gli argini, d’inverno, e i luoghi. C’è anche la maratona, ovviamente (Berti è uno “da tre ore” al traguardo) e le altre gare, in cui l’autore immagina di correre sempre gli ultimi tre chilometri in compagnia di Alessandro. Il libro è ben scritto, mai noioso, articolato nella sua forma, vario nei contenuti, costruito come si deve. È stato autoprodotto, quindi di difficile reperimento nelle librerie tradizionali. Tuttavia è facile trovarlo via internet e vi consigliamo vivamente di farlo. Bella storia e pure buona musica.


PER CORRERE AL MEGLIO IL BUON SENSO INNANZITUTTO RUNNING AUTORE / Alessandro Grainer EDITORE / Heopli Editore NUMERO PAGINE / 144 PREZZO / 19,90 euro

e pratiche a un’attività che potrebbe diventare una sana abitudine per la vita. Si toccano tutti gli argomenti principali, dall’abbigliamento alla nutrizione, dall’allenamento agli infortuni. Perfetta per chi vuole iniziare (o re-iniziare visto che in molti si avvicinano a questo sport in modo non corretto e si trovano a smettere ancor prima di aver gustato i piaceri del running) offre fin dal primo capitolo (“Perché correre?”) un approccio dettato dal buon senso e raccontato con linguaggio semplice da chi corre abitualmente. Altro aspetto importante è che il libro si pone trasversalmente di fronte ai tipi di corsa. Dal tapis roulant al trail, dalla sgambata nel parco alla maratona, Grainer “distilla” i temi comuni alle varie discipline e aiuta a riflettere su come migliorare alcuni aspetti deficitari del proprio gesto atletico.

Abbiamo detto che questa guida è perfetta per chi vuole iniziare, ma anche chi corre con regolarità e da tempo troverà alcune conferme alle esperienze personali e dei consigli specifici su temi che magari non ha mai approfondito. Su tutti quegli esercizi di flessibilità e stabilità che dovremmo fare ma che spesso sacrifichiamo. Alessandro Grainer è un insegnante di educazione fisica e professore di Scienze Motorie all’università di Padova, ma è anche un corridore amatore (dopo esser stato un atleta nazionale di salto in lungo) e un allenatore di altri amatori. Questo suo approccio pacato e legato alla praticità, che mira soprattutto a riuscire a continuare a correre nel tempo e lo potete anche trovare su FaceBook nelle pagine di “Corsa e benessere” un nome, un programma, una garanzia.

104 — 105 X.RUN / numero 38 / ottobre 2015

Il mondo del running intorno a noi sta cambiando. Ci stiamo muovendo dalla corsa come sport agonistico alla corsa come attività che aiuta a ricercare il nostro benessere e già si scorge all’orizzonte un “uso” della corsa come filosofia di vita e ricerca spirituale. Bene, siamo soddisfatti, l’importante è correre. In questo modificato panorama podistico anche i libri hanno variato l’impostazione e in questa direzione va Running, una guida scritta da Alessandro Grainer per Hoepli. Scorrendo rapidamente le pagine in libreria la prima impressione è stata quella della guida classica: pagine patinate, belle foto a colori, esempi di esercizi. Ma una volta iniziata a leggere abbiamo scoperto che, a differenza di molti altri manuali, quest’opera di Grainer non punta a dare una risposta a tutto ma a mettere delle solide basi scientifiche


LE LEZIONI DI EVEREST: UN FILM ONESTO EVEREST REGISTA / Baltasar Kormákur PAESE / USA MINUTI / 121’ ANNO USCITA / 2015

Siamo andati a vedere “Everest” il nuovo film del regista Baltasar Kormákur che tratta delle tragiche spedizioni del 1996 già narrate da Jon Krakauer nel best seller Aria Sottile. C’erano tutti i segnali per immaginare un classico polpettone hollywoodiano, invece siamo stati sorpresi da una pellicola rispettosa della verità, attenta alla verosimiglianza delle scene più tecniche. Si inizia con la più classica delle questioni legate all’alpinismo: “Perché”. Che senso ha salire sopra quota ottomila, entrare nella zona della morte, dove il corpo umano inizia a deperire per mancanza di ossigeno. In coro gli alpinisti del film rispondono con la risposta classica di Hillary (e proprio per questo insufficiente) “Perché è lì”. In realtà ognuno dei protagonisti ha delle sue ragioni più profondo, chi per fuggire alla routine della vita di ogni giorno, chi

per mantenere fede a una promessa fatta a dei ragazzini, chi per poter “essere per tutta la vita l’uomo che è salito sull’Everest”. Perché, e qui va fatta la prima grande riflessione, i protagonisti delle spedizioni non sono grandi alpinisti ma delle persone “normali” che hanno pagato per farsi accompagnare da alcune guide in vetta al mondo. Possono i soldi comperare un sogno? O ci sono ancora delle cose che bisogna rispettare e dalle quali restare a rispettosa distanza? Il tema vero del film sono le “spedizioni commerciali”, inaugurate nel 1992 da Rob Hall, che propongono un Everest addomesticato a colpi di scale, corde fisse e bombole d’ossigeno, ma che non possono nulla di fronte all’imprevisto e, anzi, proprio sommandosi le une alle altre (nel film ci sono almeno tre spedizioni commerciali che scelgono la

stessa finestra di bel tempo per tentare la vetta) provocano poi quell’affollamento e i conseguenti ritardi che saranno causa delle tante morti. Ma ci sono due scene che vogliamo raccontare e che, da gente che pratica il trail, non abbiamo potuto non paragonare al nostro mondo. In una c’è la guida della spedizione sudafricana che spiega ai “clienti” come indossare i ramponi. Nell’altra Scott Fischer (altra guida) dice cosa mettere nello zaino per affrontare la vetta. In entrambi i casi servono a evidenziare la scarsa preparazione degli appassionati scalatori che si accingono all’impresa della loro vita. Ecco forse anche nel trail si tende sempre a spostare sugli organizzatori la responsabilità quando invece sarebbe necessario farsi un esame di coscienza prima di iscriversi a una gara.


#autori

Per scrivere per noi, basta avere un’idea, voglia di scrivere e poi contattare la redazione di X.RUN scrivendo un’email all’indirizzo: redazione@xrun.eu

FRANCO FAGGIANI GIORNALISTA

Nato nell’anno d’oro 1963 si è presentato piuttosto gracilino da piccolo e non è mai diventato un fustacchione. Quando frequentava le scuole medie è entrato nella chiesa di S.Stefano a Sesto S.Giovanni (MI) mentre stavano suonando l’organo. Così si è innamorato di Bach e ha iniziato a studiare pianoforte. Sempre a Sesto in biblioteca qualche anno dopo gli è capitato tra le mani un testo oscuro: “Metodi matematici della meccanica classica” (Arnold) e così è finito iscritto alla facoltà di Fisica di Milano. Ma siccome non tutti i mali vengono per nuocere, lì conosce Silvia, si sposano appena laureati: è per questo che il primo dei 4 figli è già dottore in Medicina. Da 20 anni lavora nel campo delle telecomunicazioni. Ascolta suona e studia Bach (solo Bach). Persevera nel seguire linee di pensiero stravaganti, oggi – ad esempio - cercava di usare il modello dell’Urna di Polya per predire le vendite del prossimo anno. Non ce la farà, però è chiaro: la fisica gli piace ancora. Va da sempre in montagna ma corre grazie a Stefano e agli amici della Virtus che ringrazia spesso nel suo cuore.

Venuto al mondo a Roma da padre argentino e madre lussemburghese. Un casino, insomma, fin dalla nascita. A 19 anni ha vissuto per alcune settimane in un angolo sperdutissimo della Nuova Guinea con i componenti di una tribù che avevano visto per la prima volta l’”uomo bianco” appena due mesi prima. Si sono spaventati e dopo un po’ l’hanno rispedito a casa. Con dentro il germe del fotoreportage, con il quale ha poi campato diversi anni. Fin quando suo padre, pragmatico operaio, un giorno gli chiese: “ma fai sempre quel lavoro strano o hai messo la testa a posto?”. Così si è trovato un posto più stabile in diverse redazioni, affiancando alle cronache la scrittura di libri e manuali. Attualmente si occupa di giornalismo legato all’ambiente e alla campagna, con una “specializzazione” in enogastronomia. Per il lavoro che fa e per lo stomaco che ha dovrebbe pesare 150 chili. Ne pesa solo 80. Grazie allo sci da fondo in inverno, all’arrampicata in estate e, da qualche anno, alla corsa sui sentieri, sempre.

106 — 107 X.RUN / numero 38 / ottobre 2015

COME COLLABORARE

EMANUELE COLOMBO CONSULENTE TELECOMUNICAZIONI


SILVANA LATTANZIO GIORNALISTA

STEFANO MEDICI RAGIONIERE ED ESPLORATORE

PIERPAOLO PETRUZZELLI AVVOCATO

È nata a Milano, felice di trovarsi nel caleidoscopio delle possibilità di lavoro e di vita che la città offre. Si laurea in Giurisprudenza, ma non è quella la sua strada. Ama la natura e le corse off road e così, quella che nasce come passione, diventa poi il suo lavoro: scrivere (e correre) reportage di gare in montagna o nei deserti per la rivista Correre. Prende la tessera da giornalista pubblicista ed entra stabilmente in redazione dal 2005 per 4 anni, passando poi all’”ufficio accanto”: la redazione diTriathlete, dove lavora tuttora.

Bolognese, come gli spaghetti famosi in tutto il mondo, ma che a Bologna, non esistono da nessuna parte. Ha iniziato a correre nei parchi della città, per poi passare ai paesi della provincia e via oltre, dalla straBologna ai confini della terra. Porta le scarpette sempre con sé, perché ogni strada ed ogni sentiero rappresentano una potenziale pista dove correre liberamente. Ha scritto il libro “Di corsa attorno al mondo”, flash–back e attimi, di viaggi vissuti di corsa. È convinto che il running sia una piacevole alternativa per scoprire posti e luoghi. È molto attento alla dieta, ma il giusto apporto di carboidrati non se lo fa mancare mai. spaghetti alla. bolognese.

Avvocato e padre di due figlie cui dedica quanto più tempo può, da sempre amante dello sport, nasce a Bari nel 1971. Tennis, basket e vela, oltre l’immancabile calcetto con gli amici, sono stati i suoi passatempo in gioventù. L’incontro con la corsa, nato quasi occasionalmente quale alternativa alla sedentaria vita familiare che aveva portato qualche chilo di troppo, gli consente di scoprire un mondo di nuove amicizie e nuove sfide che lo “rapisce”. La corsa fa per lui perché è un uomo che non si ferma davanti al primo traguardo e non si lascia abbattere da nessuna difficoltà. Ed è così che affronta la sua vita familiare, professionale e sportiva: sempre con il sorriso, alla ricerca degli aspetti positivi e/o di come migliorare ciò che non va. È amante della lettura, dei viaggi e della buona musica, soprattutto jazz. Attento alle esigenze delle persone con cui si relaziona, sensibile e determinato, non è disposto a farsi mettere i piedi in testa da nessuno.


FRANZ ROSSI MANAGER

Un giorno gli piacerebbe potersi definire “un viaggiatore”. Oggi ha la fortuna di essere un giornalista: per professione, passato e presente in tv, radio, cartaceo, e per passione. Da bambino il padre lo stimolava a inventare storie e racconti d’immaginazione e da allora quella fiamma continua ad illuminare idee, sogni, progetti. Tante bozze e manoscritti sono già nel cassetto, altri ci finiranno. Anche se la strada è lunga non gli mancano fiato e tenacia: per questo ama i lunghi viaggi a piedi, la corsa in generale e, soprattutto, il trail running. Un sogno chiamato Patagonia, due mete ancora da raggiungere, Alaska e Mongolia. E poi una vecchia auto “che più regge e meglio è”: ogni euro risparmiato è un euro investito a soddisfare la propria curiosità di mondo. 1982, lettore vorace a fasi alterne, la famiglia e i suoi affetti più cari, lo zaino sulle spalle, l’antivento con il cappuccio alzato, la macchina fotografica, il taccuino, la memoria, la nostalgia e la malinconia. Più o meno, questo è tutto.

Veneziano di nascita, triestino per buona parte della vita ed ora milanese d’adozione, è giunto alla corsa come modo di realizzarsi solo dopo aver provato alcuni altri sport. Non soddisfatto della sola corsa su strada, ha provato anche l’ebbrezza del trail, finendo dignitosamente le gare iniziate e tornando ogni volta con più entusiasmo di prima. Tra le gare fatte alcune edizioni di Monza Resegone, Biella Camino, Dolomites SkyRace, Porte di Pietra, Valdigne, fino a togliersi la soddisfazione di finire anche il Tor des Geànts. Obbligato dal mal di schiena a nuotare almeno una volta alla settimana, ha fatto di necessità virtù, tornando ad una delle sue prime passioni: il triathlon. Corre per il Road Runners Club Milano, dove ricopre l’incarico di consigliere e di responsabile delle corse fuori strada. Ha scritto a quattro mani con Giovanni Storti il libro “Corro perché mia mamma mi picchia” nel quale ha cercato di dare una motivazione logica ad una passione folle. Lavora come manager in una software house milanese.

108 — 109 X.RUN / numero 38 / ottobre 2015

ANGELO RAFFINO GIORNALISTA


Photo credits Le immagini Le condizioni d’uso delle fotografie sono state concordate con i detentori dei diritti. Nel caso non fosse stato possibile, l’editore si dichiara disposto a riconoscere un giusto compenso. La foto di copertina è di Alessandro Arboletto. Le fotografie pubblicate nel numero 38 di X.Run sono di: Archivio Tor des Geànts pagine 4, 5, 30, 33, 37, 38, 41 e 44 Alessandro Arboletto pagine 8, 9, 11, 12, 15 e 16 www.laserspinewellness.com pagina 18 competitorgroup.com pagina 21 Flickr pagina 22 blog.spcollege.edu pagina 25 wikimedia.org pagina 26 Angelo Raffino pagine 53, 55, 56, 58, 61 e 62

Pierluigi Benini pagine 78, 81, 82 e 85 Stefano Medici pagine 99, 101 e 102 Le illustrazioni alle pagine 65, 71, 76 e 77 sono di Edoardo Perinelli. L’infografica alle pagine 86 e 87 è di Matteo Callegaro.


Pagine motivazionali Le frasi riportate nelle pagine motivazionali sono selezionate a cura di Silvia Gariboldi. Ringraziamo per le citazioni e le foto delle pagine motivazionali: Pagine 28–29 Impegnarsi per una buona causa è restituire il tempo che hai dedicato a te stesso Frase di Fabrizio Cosi Foto di Archivio Podisti da Marte

Pagine 74-75 La corsa è il mio tempo privato, la mia terapia, la mia religione Frase di Gail W. Kislevitz Foto di Flickr Pagine 88-89 Correre un’ora al giorno, e garantirmi così un intervallo di silenzio tutto mio, è indispensabile alla mia salute mentale Frase di Haruki Murakami Foto di Flickr Pagine 96-97 Correre per stare lontani, per stare fuori, per stare soli Frase di Mauro Covacich Foto di Flickr

110 — 111 X.RUN / numero 38 / ottobre 2015

Pagine 50-51 Io ho scelto di correre: questa è la mia terapia Frase di Dean Karnazes Foto di Flickr


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