X.RUN #37

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run Storie di corsa numero / 37 Agosto / 2015

TM — 1



Il viaggio continua

C

on l’estate alle spalle e l’autunno che incombe, ancora freschi dei ricordi delle vacanze, abbiamo scelto di dedicare questo numero di X.RUN ad un tema appassionante: il Viaggio. Viaggiare è connaturato alla corsa. Correre è un modo naturale di spostarsi da un posto all’altro senza perdere contatto con i luoghi che si attraversano, vivendo nel profondo le sensazioni che i posti ci trasmettono. Respirare i luoghi, toccarli, sentirli. Viaggiare a piedi invece che nell’asettico ambiente di un aereo o nella bolla condizionata di un abitacolo di una vettura, ci permette di conoscere l’emozione del viaggio. Misurare una distanza con la lunghezza dei nostri passi ce ne restituisce un’esperienza personale ed esatta.

« MISURARE UNA DISTANZA CON LA LUNGHEZZA DEI NOSTRI PASSI »

Ma c’è molto di più. L’esperienza del viaggio non si limita al semplice muoversi da un luogo ad un altro, ma è valorizzarne l’intera durata. E per chi corre, specialmente le lunghe distanze, il traguardo e la partenza tendono a scomparire, a dissolversi, in un continuum spazio temporale. Rileggendo quanto ho appena scritto mi rendo conto che ho trasformato qualcosa di estremamente concreto come la fatica della corsa in un concetto difficilmente afferrabile. Per fortuna ci sono i nostri autori a porre rimedio alla mia astrattezza. Troverete descrizioni di luoghi bellissimi ed ignoti, dalla Spagna all’Umbria, per non parlare di New York, che per i maratoneti è la meta per antonomasia dei viaggi. E troverete storie di viaggiatori particolari, Milena, campionessa di skyrunning che viene colpita da un fulmine mentre lavora e il suo lungo viaggio verso un traguardo ambizioso: tornare a camminare. O Corrado capace, dopo essere stato quasi ucciso in un incidente d’auto, di sconfiggere il cronometro in maratona. Infine, a chiudere questa carrellata di viaggiatori a piedi, Scott Jurek, un grande campione che dopo aver vinto quasi ogni gara ha abbandonato la competizione per cimentarsi nel viaggio sull’Appalachian Trail (e ha stabilito il nuovo recordo). Insomma, buon viaggio a tutti.

Franz Rossi Editore X.RUN


La rivista è edita da almostthere srl REDAZIONE / via Francesco de Sanctis, 34 – Milano DIRETTORE RESPONSABILE / Franco Faggiani DIRETTORE EDITORIALE / Franz Rossi WEB / www.xrun.eu SCRIVETECI A / redazione@xrun.eu PER ABBONAMENTI / abbonamenti@xrun.eu PER PUBBLICITÀ / marketing@xrun.eu

Le condizioni d’uso delle fotografie sono state concordate con i detentori dei diritti. Nel caso non fosse stato possibile, l’editore si dichiara disposto a riconoscere un giusto compenso La testata è stata registrata presso il tribunale di Trieste nr. 1179 del 14/08/2008 PROGETTO EDITORIALE / Koan moltimedia STAMPA / Grafiche Damiani

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X.RUN / numero 37 / agosto 2015


Indice

L’EDITORIALE 3. IL VIAGGIO CONTINUA COVER 8. THERE IS NO FINISH LINE Non esiste una linea di arrivo, indipendentemente dal traguardo raggiunto. Porsi sempre nuovi obiettivi per superare ancora nuovi limiti. DI FRANZ ROSSI

STORIE 17. EHUNMILAK, LA CARRERA DAL CUORE BASCO 100 miglia tra i paesaggi baschi del nord della Spagna, dove tradizione e innovazione si incastrano perfettamente. DI SILVANA LATTANZIO

24. LA SECONDA VITA DI MILENA Quando la natura è contro l’uomo ma questi ne esce vincitore grazie alla propria tenacia, nonostante le sofferenze e le infinite difficoltà. DI FRANCO FAGGIANI

33. LA CENA Condividere passioni e lavoro: dalla gelosia per imporre la propria “supremazia” fino a una forte complicità. DI LORENZA BERNARDI

44. INTERVISTA A PALOLO MACCAGNO Il limite come possibilità di apertura che spinge oltre la paura e la fatica verso la profonda scoperta dell’Uomo. DI ANDREA BUSATO

52. FINO ALL’ULTIMO RESPIRO Il coraggio e la forza che nasce con l’immaginazione. Quando i sogni diventano realtà. DI CORRADO MAZZETTI

64. 10 STORIE INCREDIBILI DELLA MARATONA DI NEW YORK Ci sono aneddoti della Maratona di New York che forse ancora nessuno vi ha raccontato. DI IPPOLITO ALFIERI


76. 100 KM DEL CARIBE 100 KM DI STORIE DI VITA 5 tappe nella natura selvaggia: spiagge, cascate, fiumi, tantissimo entusiasmo e, per finire, una festa dominicana. DI SILVANA LATTANZIO

90. SCOTT JUREK, L’ULTRA VEGANO L’uomo che ha saputo fare dell’ultrarunning una filosofia. La sua combo vincente: tanta corsa e una sana alimentazione vegetariana. DI NATALIE LUCAS

RUBRICHE 98. VIAGGI - AVVERSARI INVISIBILI SUL MONTE SUBASIO Una corsa nella natura sugli appennini umbri: percorsi difficili e la paura di osare. DI STEFANO MEDICI

104. RECENSIONI 107. AUTORI 110. PHOTO CREDITS 111. PAGINE MOTIVAZIONALI


There is

no

Finish Line


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X.RUN / numero 37 / agosto 2015

TESTO E FOTO / Franz Rossi


Se fossi superstizioso direi che me la sono tirata. Quest’estate, prima di partire per le ferie, avevo scritto l’elenco dei pezzi che sarebbero stati pubblicati su questo numero di X.RUN e mi ero riservato uno spazio per un articolo dal titolo “There is no Finish Line” ovvero “Il traguardo non esiste”. L’idea iniziale era quella di spiegare il mio mutato atteggiamento verso le gare e la scelta di partecipare alla Petite Trotte à Léon. Ma quando sono stato in gara non sono riuscito ad arrivare alla fine (chiuso fuori dai cancelli orari) e questo, ovviamente, ha dato tutto un significato diverso al titolo. Ecco dunque la mia storia…

“T

« QUEL VAGABONDARE ERRATICO TRA I GIGANTI DELLA NATURA. QUEL MISURARE LE DISTANZE CON I MIEI PASSI E NON CON UN CONTACHILOMETRI »

here is no Finish Line”. È un pensiero che mi ronzava in testa da tempo. Esattamente dal giorno in cui avevo partecipato al mio primo Tor des Geànts e mi ero ritrovato stordito dall’esperienza. Quel camminare da una valle all’altra, scavalcando colli, insensibile al passare delle giornate. Poi l’anno dopo ero tornato al Tor e, a differenza dell’anno precedente, l’avevo concluso. Ne era risultato un senso profondo di appagamento e al contempo di smarrimento. Di incertezza per quello che mi sarei potuto aspettare nel futuro. Un traguardo esiste, a Courmayeur, ed è anche la linea di partenza essendo il perMa per spiegare meglio la cosa è necessario corso circolare, ma è così lontano nello fare un piccolo passo indietro. spazio e nel tempo che perde di concretezIl Tor des Geànts è una gara che prevede za. Fin dal primo giorno il concetto di tradi percorrere 330 km in montagna conca- guardo sfuma, non è più così ben definito. tenando le due Alte Vie della Val d’Aosta. Quando parti agogni di arrivare, ma già da Si hanno a disposizione 150 ore, poco meno subito il tuo primo obiettivo è il prossimo di sei giorni. Non ci sono tappe. Si va fino a colle cui devi arrivare salendo e faticando, quando si resiste, quando il sonno ottenebra e da quel momento in poi è una successione la mente ci si ferma a dormire per qualche ora di salite e discese che diventano tutte trae poi si riparte. guardo per un istante.


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#trail 100 miglia di pura emozione

Ehunmilak, la carrera dal cuore

basco 16 — 17

TESTO / Silvana Lattanzio FOTO / Autori vari

Dopo la doccia, mi godo il clima, mancano diverse ore alla prima partenza che avverrà alle 6 della tarda. Mi dirigo così all’area expo, un campo da gioco per la pelota prestato al ritiro dei pettorali. Qui a Beasain ci sono più negozi di sport di montagna che panifici. Attraverso le strisce pedonali e un’auto mi fa passare. Imbarazzante. Nella frenetica Milano non sono certo abituata, e così ne approfitto: provo l’ebbrezza di non dover allungare il passo ogni volta che devo

Nessuno degli atleti tocca brioches o dolci tranne me

X.RUN / numero 37 / agosto 2015

Aria tersa e cielo azzurro, siamo a Beasain, nel Nord della Spagna, Paesi Baschi. E questa gara basca lo è fin nel nome: Ehunmilak, che tradotto significa 100 miglia, quelle che gli atleti dovranno affrontare. Tre le distanze: 168 km per la Ehunmilak, con un dislivello positivo di 11.000, 88 per la G2haundiak, con +6.000 m, e 42 per la Marimurimendi Marathon, con +2.300 m; sì, la di solito temuta maratona qui è considerata la versione light della competizione. In totale, oltre 1.000 i partecipanti. Colazione in albergo: nessuno degli atleti tocca brioches o dolci tranne me (che infatti atleta non sono, solo tapasciona moderata). Pane-miele-marmellata-frutta il loro cibarsi. Esco dall’albergo con il mio inutile carico di grassi e zuccheri un po’ pentita. Ho tempo, vado a correre un po’.


« CORRO PER ASSAPORARE IL VIAGGIO LUNGO LA STRADA » DEAN KARNAZES


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#trail La grinta, la tenacia, l’ottimismo e il coraggio di riprovarci

Milena La seconda vita di

TESTO / Franco Faggiani FOTO / Autori vari

Nello scontro, o nel confronto, tra la natura e l’uomo, è sempre la prima a vincere. Ma ci sono casi, rarissimi, in cui l’impossibile diventa possibile. Cioè che sia l’uomo a uscire vincitore. Anche se a caro prezzo. Possiamo anche vederla come Aristotele, per il quale “la natura non fa mai nulla di inutile”. Può dunque essere che lasci la vittoria e la sofferenza all’uomo affinché questo diventi testimone della sua magnanimità e al tempo stesso della sua potenza. Milena Bethaz è una giovane donna che sulla montagna riversa un amore incondizionato, anche se la montagna l’ha segnata presto, già a 9 anni. Quando suo padre, allora sindaco di Valgrisenche, borgata in una valle valdostana al confine con la Francia, venne ritrovato sotto venti metri di neve, un mese dopo la valanga. Vita dura nelle valli, ancor di più quando Irma Moulin, quest’anno ottantenne, deve rimanere sola con Milena e gli altri tre figli, Carla, Adele e Marco. Ma si va avanti. Milena studia, fino alla Laurea in Scienze Naturali, nel 1997, a Torino, e sogna un lavoro speciale, Guardiaparco nel cuore del Gran Paradiso. Intanto fa sport, quelli di montagna, naturalmente. Scala, scia, corre, pedala.

Ma ci sono casi, rarissimi, in cui è l’uomo a uscirne vincitore. Anche se a caro prezzo


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X.RUN / numero 37 / agosto 2015


« NON SONO MAI STATO COSÌ SOLO, UNA BUONA CONDIZIONE PER INNAMORARSI O PERDERSI » ERRI DE LUCA


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run for

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TESTO / Lorenza Bernardi ILLUSTRAZIONI / Edoardo Perinelli

#racconto


«V

edrai: Bruno ed Elisabetta ti piaceranno tantissimo. Hanno così tante cose in comune con noi che sembriamo quasi due fotocopie». Wanda sorrise compiaciuta mentre programmava il computerino della pentola mescolarisotto: 50 colpi al minuto erano la media giusta. Sul tavolo accanto c’erano già diverse portate pronte: un antipasto con crudité di verdure e bresaola dal color vinaccia, magrissima, una zuppetta di legumi con crostini biscottati al formaggio, un arrosto cotto nel latte al profumo di rosmarino. Nel frigo campeggiava un vassoio di tiramisù cucinato rigorosamente senza mascarpone, e farcito solo con ricotta e frutti di bosco. Wanda era una bravissima cuoca, ma doveva sempre modificare le sue ricette per andare incontro alle esigenze di Filippo, suo marito, che pretendeva cibi gustosi, certo, ma il più possibile light. Filippo si avvicinò ai fuochi dove Wanda stava spignattando e osservò la pentola del risotto. «Non farlo mantecare nel burro, mi raccomando» disse, e intanto sorseggiò il suo centrifugato di sedano e finocchio con semi di cumino. Adorava quell’aperitivo così fresco, ottimo anche per il recupero di sali minerali. «Ma secondo te?!» rispose la moglie fintamente indispettita. Poi si voltò e gli stampò un bacio sulla guancia. «Sciocchino, dovresti saperlo che ormai prevengo i tuoi desideri. Nessuno ti conosce come me: in fin dei conti non abbiamo trascorso 10 anni di matrimonio per nulla». Filippo sorrise e circondò la moglie in un abbraccio. Per un attimo Wanda si lasciò trasportare lontano, in un luogo e in un tempo altri, quando lei e Filippo erano ancora due fidanzati che si fermavano sotto i portoni bui delle case a baciarsi. Il ricordo di loro due così giovani la fece intenerire, ma nello stesso tempo c’era la confortante consapevolezza che sia lei che lui si erano mantenuti in forma con il passare degli anni. Soprattutto Filippo. Un bacio leggero, sulla punta delle labbra: suo marito sapeva di doccia appena fatta e di profumo buono. «Sei riuscito ad allenarti, oggi?» chiese lei mentre programmava la modalità di autopulizia del tavolo da lavoro. Schiacciò un tasto e da sotto il piano in carbonio uscirono due braccia meccaniche che, rasentando la superficie, ammassarono gli scarti di cibo in un angolo che vennero poi risucchiati, triturati e messi sottovuoto in un contenitore in lega di titanio.

Un bacio leggero, sulla punta delle labbra: suo marito sapeva di doccia appena fatta e di profumo buono


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« QUANDO CORRO TUTTI I PENSIERI VOLANO VIA. SUPERARE GLI ALTRI È AVERE FORZA, SUPERARE SÉ STESSI È ESSERE FORTI » CONFUCIO


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X.RUN / numero 37 / agosto 2015


#maratona La passione per la corsa e per lo studio dell’Essere Umano

Intervista a

Paolo Maccagno TESTO / Andrea Busato FOTO / Archivio Maccagno

La recensione del suo libro l’avete potuta leggere nel numero 36 della nostra rivista. Con l’intervista che qui ci concede abbiamo l’occasione di conoscere l’autore di “Lungo lento” (ed. Quodlibet Studio), Paolo Maccagno. Studioso dagli interessi ad ampio spettro, ci racconta di sé e del suo libro da Aberdeen, la città scozzese nella cui università lavora da ricercatore nell’ambito dell’antropologia. Paolo, ci racconti un po’ della tua storia, biografica e intellettuale? La prima cosa che direi è che in questo momento non riesco più a distinguere una vita privata da una vita professionale. La mia biografia coincide con quello che faccio nella vita anche come “lavoro”. Se devo dire la verità vorrei dire che non lavoro. Mi vengono in mente le parole di Covacich dove in “A Perdifiato” il protagonista deve rispondere alla domanda sul chi è e quando dice di essere un maratoneta, subisce la reazione incredula di chi glielo ha chiesto, che commenta: «ma che identità è essere maratoneta?» Sempre più quello che faccio ha a che fare con la corsa: dal correre direttamente qualche maratona al portare avanti progetti che hanno a che fare con la corsa come pratica di cura. Lo scorso anno per esempio avevo lavorato presso il carcere di Bollate con un gruppo di detenuti con l’idea di correre una maratona

Sempre più quello che faccio ha a che fare con la corsa: dal correre a fare della corsa una pratica di cura


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#running Gli infiniti miracoli della vita

Fino all’

ultimo respiro 52 — 53

TESTO / Corrado Mazzetti FOTO / Autori vari

Viviamo in una società a misura d’emisfero sinistro, nella quale siamo educati e spinti a pensare in parole e numeri. In realtà più si è creativi, più si pensa in termini visivi. Fin da bambino ho avuto la fortuna di essere istruito a sviluppare i modi più svariati per eludere e aggirare il pensiero verbale e visualizzare le idee, costruendo mappe e immagini mentali. In coma ho visto un’idea, ho immaginato di svegliarmi, l’immaginazione è più importante di ogni conoscenza, la conoscenza è sempre limitata, mentre l’immaginazione abbraccia il mondo intero.

La conoscenza è sempre limitata, mentre la fantasia abbraccia il mondo intero

X.RUN / numero 37 / agosto 2015

Qualcuno sceglie di vivere come può. Qualcun altro come deve. E poi c’è chi decide di vivere come crede… Ma per quello ci vuole coraggio. Per diventare veramente liberi dentro sì ci vuole coraggio oppure una tragedia. Io suggerisco il coraggio anche se nella mia vita ho dovuto affrontare entrambi. Il 23 gennaio 1988 alle ore 19,40 mentre mi allenavo per correre la 100 km del Passatore edizione maggio 1988 venni investito da un auto. Condotto all’ospedale con fratture al perone, al malleolo, con i legamenti del ginocchio destro lacerati, con due costole rotte e una frattura larga 17 cm al cranio occipitale, alle ore 22,30 entrai in coma. Secondo il parere dei medici con speranze di risveglio praticamente zero.


« SULLA MIA CATTIVA STRADA » FABRIZIO DE ANDRÈ


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#maratona Ci sono storie che non sono ancora state raccontate

New Maratona York

10 storie incredibili della di

FOTO / Autori vari

Il fiume di inchiostro speso sulla Maratona di New York potrebbe facilmente coprire l’intera distanza della gara. Sicuro. Non scriveremo altre parole per osannarne lo spirito, la partecipazione, descrivere l’immaginario collettivo che suscita, l’organizzazione scientificamente perfetta, e magari mettere l’accento su qualche (piccolo) difetto. No, state tranquilli. Pensando a come proporre un pezzo sulla più celebre maratona del mondo, o forse dovremmo dire semplicemente della “gara podistica più famosa”, in redazione abbiamo ragionato a lungo e quella delle “storie” ci è sembrata lo stratagemma narrativo più giusto.

Di New York si è detto e scritto forse anche troppo. Eppure...

Si sa che le storie ci piacciono. Perché sono metafora di altri significati, più ampi e a volte più memorabili. Ma sembra proprio che lo “storytelling” sia oggi l’esercizio più diffuso, secondo solo a quello dei selfie… Quindi non si poteva pensare di risolvere la questione, scrivendo semplicemente “una storia”. “La sai quella… Di quello lì che una volta a New York..?”. Ecco, potremmo quasi ribattezzare così la nostra idea di storytelling sulla

← nella pagina precedente Orlando Pizzolato

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TESTO / Ippolito Alfieri


#ultra 5 tappe in terra dominicana

100 100

km del Caribe km di storie di vita

TESTO / Silvana Lattanzio FOTO / Autori vari

Colorata, allegra, tosta. Così definirei la 100 km del Caribe, Mariluz Vinãs la sua ideatrice. È la prima e unica gara di lunga distanza in terra dominicana, che entro i suoi confini non annovera neanche una Maratona, figuriamoci un’ultra. Quest’anno, alla sua seconda edizione, l’ho corsa quasi per intero, percependone meglio l’atmosfera, ascoltando le storie delle persone con cui ho condiviso parte dei percorsi. Ognuno con il suo vissuto, ognuno interessante e ricco di umanità. Quattordici le nazioni rappresentate, oltre 100 gli iscritti (pochi i ritiri nonostante il grande caldo/umido abbia reso difficile la prestazione ma troppo forte era la motivazione per cedere alla voglia di mollare), più che a 1.000 l’entusiasmo che ha coinvolto tutti. E come avrebbe potuto non essere così? Le 5 tappe hanno portato i partecipanti a correre ogni giorno in location diverse, con un unico denominatore comune: la natura, ma quella selvaggia, quella che non si attraverserebbe se non in occasioni così. Siamo nel nord della Repubblica Dominicana, sì quella con sabbia bianca, palme verdi e mare turchino. Ma non solo. Agli iscritti alla gara completa, alla 100 km vera e propria, si sono aggiunti molti “giornalieri” autoctoni che, di giorno in giorno e di tappa

100 gli iscritti, più che a 1.000 l’entusiasmo che ha coinvolto tutti


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X.RUN / numero 37 / agosto 2015



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La maratona di New York è il tuo sogno?

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Editoria



« COME RAGGIUNGERE UN TRAGUARDO? SENZA FRETTA MA SENZA SOSTA » GOETHE

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#personaggio Running celebrity

Scott

Jurek l’ultra vegano

TESTO / Natalie Lucas FOTO / Autori vari

Scott Jurek è uno dei gran nomi dell’ “ultra” mondiale. Scott ha vinto alcune tra le gare più famose di ultrarunning nel mondo e, a detta sua, buona parte dei suoi successi è da ricondurre in buona parte alla dieta vegana che segue religiosamente. Non meno rilevante è la capacità che ha sviluppato di accogliere e trarre insegnamenti preziosi dalla sofferenza e dal dolore provato durante le lunghissime gare cui ha partecipato. Scott Jurek – dicevo – è uno degli ultrarunners più famosi del mondo. Lui che è una vera ispirazione per molti sportivi, sostiene con la massima convinzione che chiunque possa diventare un ultrarunner! Scott ha vinto centinaia di gare su lunga distanza, in tutto il mondo, e ha scritto un libro che il New York Times ha incluso tra i libri di riferimento nel mondo della corsa. Ma chi è Scott, e come è riuscito a diventare una “running celebrity”? Scott è cresciuto nel Nord del Minnesota e ha trascorso gran parte della propria infanzia tra i boschi, cacciando e pescando. «Non avevamo altri bambini nel vicinato; io, mia sorella e mio fratello dovevamo lavorare di fantasia per impegnare il tempo. La nostra era una vita molto semplice», racconta Scott. Suo padre era spesso alle prese con

Ha trascorso gran parte della propria infanzia tra i boschi, cacciando e pescando


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#viaggi Assisi, Umbria

Avversari invisibili sul monte Subasio

TESTO E FOTO / Stefano Medici

Quando il fuoco del runner arde di viva fiamma, ogni programma è mirato a un traguardo. I weekend sono impostati in funzione delle corse in calendario, le vacanze sono indirizzate nelle vicinanze di grandi manifestazioni sportive, i ritmi giornalieri sono scanditi dalle tabelle di allenamento. Il corridore è alla costante ricerca di nuove prove da affrontare. Le distanze si allungano, le altimetrie si impennano, i cancelli orari si stringono, la fiamma si alimenta sulle ali dell’entusiasmo. Ma è la sorpresa, l’inaspettato, che dona sensazioni straordinarie a un fantastico ordinario, quando invece di cercare la corsa, è la corsa che ci viene a trovare. È il caso di un weekend ad Assisi, un fine settimana in Umbria per ricaricare le batterie dopo il lungo inverno e salutare l’arrivo della primavera con gioia. Nessuna velleità podistica, nessun pettorale in borsa, solo tanta voglia di staccare la spina

e godere delle meraviglie della zona. Prenoto su booking.com un appartamento, attirato dal prezzo e dalle foto raffiguranti un bel rustico immerso nella natura. La struttura si trova a pochi chilometri da Assisi, sulle pendici del monte Subasio. Monte Subasio! Immediatamente la curiosità si accende, incendiando i tasti del computer per navigare sui motori di ricerca, affamata di informazioni sulla montagna. “Il monte Subasio fa parte dell’appennino umbro-marchigiano, è alto 1290 metri s.l.m. ed è situato in Umbria nella provincia di Perugia.” Tutto torna in discussione, l’occasione per raggiungere un’altra vetta è troppo ghiotta, e le condizioni logistiche, con l’alloggio a due passi dai sentieri che si arrampicano sui versanti, non lasciano spazio a esitazioni. Una sveglia, di buona mattina, è l’unico “disagio” del progetto. Scarico le mappe dei percorsi sul GPS e programmo



#recensione

AL DI LÀ DELLE REGOLE E DEL BUON SENSO LO SPORT DEL DOPING AUTORE / Alessandro Donati EDITORE / Gruppo Abele NUMERO PAGINE / 312 PREZZO / 16 euro

Ad Alessandro Donati è stato affibbiato l’ingrato compito di essere la cassandra dello sport e, fin dal suo primo libro (Campioni senza Valore, oggi introvabile), fin dalle sue prime battaglie contro il doping e, soprattutto, contro il male assoluto del vincere a ogni costo che serpeggia anche nel CONI e nelle Federazioni, è stato l’esperto più contattato dai mezzi d’informazione quando si doveva scavare nel marcio. E a lui questo compito sembra non dispiacere. Nel suo nuovo libro, Lo sport del doping, affronta nuovamente i temi a lui cari, approfondendo ogni tematica, integrando i suoi accurati racconti e spiattellando una sequenza di dati e fatti che avvalorano in modo sembrerebbe incontrovertibile la sua tesi: il CONI, la cui importanza è direttamente proporzionale al numero di medaglie che gli atleti conquistano,

per assurgere a livelli più alti di potere non ha guardato in faccia nessuno, neppure la salute degli atleti, neppure le più banali regole etiche. Scritto come un reportage d’inchiesta giornalistica, ricco di nomi e di episodi, Lo sport del doping squarcia un velo non solo sull’ambiente sportivo italiano ma anche internazionale. Si parla soprattutto di atletica, ma vengono chiamati in causa anche altri sport (il ciclismo, ovviamente, ma anche il calcio e il canottaggio) in una disamina spietata che non guarda in faccia nessuno. La sensazione che si ha leggendolo è che ci troviamo di fronte alla battaglia di un uomo solitario contro un sistema corrotto in ogni suo livello e grado. A volte, addirittura, si ha la sensazione che vi sia in Donati un piacere perverso e cinico nel seminare il sospetto in ogni record,

in ogni impresa sportiva, in ogni personaggio pubblico. Ma anche volendo fare la tara a questo tipo di atteggiamento, resta cristallina e fondamentale la sua denuncia: un sistema in cui controllori e controllati coincidono, non può esserci la trasparenza che un fenomeno di tale entità richiede. Donati scrive e denuncia (come sta facendo ormai da decine d’anni), si rivolge alle massime autorità sportive e a quelle giudiziarie, ha fatto di questa la battaglia della sua vita. Afferma di essere mosso in primis dalla necessità di preservare pulito un ambiente, quello dello sport, che è (o dovrebbe essere) per prima cosa una scuola di vita per i ragazzi. Insomma un libro da leggere per farsi un’idea più chiara di cosa vi sia dietro il polverone mediatico che sta travolgendo l’atletica.


QUANDO L’AMORE SI TRASFORMA IN PERVERSIONE ACIDO LATTICO AUTORE / Saverio Fattori EDITORE / Gaffi Editore NUMERO PAGINE / 158 PREZZO / 11 euro

la Federazione che sa, che sponsorizza, che è alla caccia di risultati e campioni da usare come grimaldello per l’attenzione del grande pubblico. Nelle pagine di Acido Lattico riecheggia il messaggio lanciato da Sandro Donati nel suo Campioni senza Valore (che Fattori cita nei ringraziamenti) e ancor di più nel più recente Lo sport del doping (vedi altra recensione). Ma l’autore qui lavora sugli aspetti umani e, pur rendendo il personaggio di Seregni odioso, in qualche modo lo spiega e ne motiva le scelte. È un novello Faust, disposto a vendere l’anima per raggiungere la realizzazione del sogno olimpico. Non è un caso che gli eroi di Seregni siano tutti atleti falliti di cui colleziona le storie. Si nutre delle loro vicende e trae da esse la motivazione per andare oltre quella linea tracciata dalla morale. Il fine giustifica i mezzi, anche

quando i mezzi chiedono un pesante prezzo in termini di salute personale. Ed è la storia di Clara, giovane promessa sacrificata sull’altare della ricerca, a scatenare la violenta reazione di Seregni che infine si ribella. Saverio Fattori è un cinico nel senso filosofico del termine. Diogene e i suoi seguaci ritenevano che il rigore morale fosse l’unica via per il raggiungimento della felicità. E il rigore morale passava attraverso il disprezzo di quelli che sono i “falsi miti” della società, la fama, la ricchezza. Ma Fattori è cinico anche in un senso più moderno del termine, sprezzante e iconoclasta, sembra non aver rispetto di nulla. Da un autore del genere ci aspettavamo un libro caustico e, in qualche modo “distruttivo”, ma dalle pagine di Acido Lattico esce un ritratto appassionato, seppur fosco, dell’atletica.

104 — 105 X.RUN / numero 37 / agosto 2015

Con colpevole ritardo recensiamo Acido Lattico di Saverio Fattori, un libro uscito nel lontano 2008. È una storia di doping. Un mezzofondista, Claudio Seregni, dopo una promettente carriera giovanile non riesce a crescere atleticamente e, per non rinunciare al sogno olimpico, accetta di venire a patti con la coscienza e intraprendere la via farmacologica. Ma la sua storia è solo un pretesto che l’autore usa per sollevare il velo su un aspetto oscuro del mondo che ruota attorno alle piste. Dagli allenatori conniventi, che sanno, giudicano e condannano, ma tacciono e accettano di venir pagati, ai maneggioni che forniscono le sostanze e mettono in contatto gli atleti con gli stregoni della prestazione che sperimentano con curiosità scientifica e totale disinteresse per i valori etici. E sopra tutti aleggia


UN VIAGGIO NEL TEMPO E CON LA FANTASIA L’ENIGMA DEI GIGANTI AUTORE / Stefano Bettio EDITORE / Autopubblicato NUMERO PAGINE / 160 PREZZO / 16 euro

Un libro appassionante, posto a metà tra Storia e corsa. Un racconto dalle tinte gialle che vi terrà incollati al libro fino alle ultime pagine. Stefano Bettio ha alcune grandi passioni, gli amici, la Storia, la corsa in montagna e Venezia dove abita. La sua vita è sempre stata impostata in modo da restare ugualmente vicino ai suoi interessi e quando nel 2013 dovette rinunciare per un problema fisico all’UltraTrail del Monte Bianco (portato poi a casa nell’anno successivo) la sua mania per il trail si è focalizzata su un progetto letterario che finalmente possiamo tenere tra le mani. Le vicende dell’Enigma dei Giganti prendono il via nel settembre 2013, qualche giorno prima che l’amico Roberto partisse da Courmayeur per affrontare il Tor des Gèants. E fin qui la realtà e la fantasia si confondono. Ma ecco

subentrare un terzo piano del racconto, che si svolge secoli addietro parzialmente a Venezia e parzialmente a Oriente. Così abbiamo viaggiatori (ed eroi) veneziani che marciano paralleli in una storia ambientata all’interno del Tor edizione 2013, una a cavallo tra Venezia e Il Cairo sempre nella nostra era e una terza vicenda tra Venezia e Alessandria ma nel 828 d.C. La storia procede serrata, tra colpi di scena e salvataggi miracolosi, si sfiorano le meravigliose cime della Val d’Aosta e le perle del Mediterraneo, si assiste ad alcuni degli eventi che cambiarono la storia del Italia nord orientale fino arrivare a una incredibile rivelazione che, proprio alla fine del libro, getterà un’ombra su uno dei misteri della cristianità. L’autore ha affermato che quando è andato ad accogliere l’amico Roberto dopo

l’impresa del Tor des Gèants non sapeva più se lo faceva per affetto per il compagno di tante gare o per un mero interesse personale legato alla realizzazione del libro. E questa la dice lunga sull’impegno profuso per la realizzazione del romanzo. Scritto con tono leggero ma basato su una seria preparazione storica, l’Enigma dei giganti appassiona non solo i runners ma anche chi ama le vicende intricate, i gialli storici, la nostra bella Italia. Per i fortunati che conoscono l’autore e il mondo del trail, nascerà spontaneo il giochino di identificare i personaggi che, pur essendo di fantasia (a parte il già citato Roberto), sono chiaramente ispirati ad alcuni protagonisti lagunari della corsa in natura. Acquistabile scrivendo a stebet16@gmail.com.


#autori

LORENZA BERNARDI SCRITTRICE

Personaggio alquanto interessante. Si potrebbe definirlo “permanentemente disallineato”. Venexiano, si è trasferito a Milano da dove osserva con curiosità il mondo, senza perdere però il cordone ombelicale che lo lega alla città lagunare. Ex giornalista, editore, operatore (non passivo) della comunicazione. Ama lo sport. In tutte le sue accezioni. Ama guardarlo (lo sci in genere, innanzitutto). Ama praticarlo (la corsa e gli sport di resistenza). Ama parlarne e sentirne parlare. Anche per questo ha creato con un gruppo di sei amici, almostthere, un’impresa che ha messo lo sport al centro della sua attività.

Nata a Ferrara si è trasferita a Milano per seguire la sua passione per i libri e ha lavorato in due delle più importanti case editrici italiane prima di mollare tutto per dedicarsi esclusivamente alla scrittura. Scrive romanzi per ragazzi e sceneggiature per i cartoni animati, ma questo non ne fa una “mammina perfetta” anzi, per una curiosa legge del contrappasso, la trasforma in una specie di Gianburrasca, più complice delle marachelle dei due figli che severa educatrice. Sportiva fin da piccola, ha praticato a livello agonistico il karate cogliendo con la squadra nazionale italiana sette titoli europei e tre mondiali. E quando, con l’arrivo del primo figlio, è stato il momento di abbandonare l’attività agonistica, ha scelto sport meno impegnativi (!) triathlon e trail, inanellando la maglia di finisher sia nell’IronMan che al Tor des Geants. Non aspettatevi un’ “acqua cheta”, Lorenza ha la battuta pronta e la lingua tagliente…

Maggiori informazioni sul sito: www.almostthere.eu

COME COLLABORARE Per scrivere per noi, basta avere un’idea, voglia di scrivere e poi contattare la redazione di X.RUN scrivendo un’email all’indirizzo: redazione@xrun.eu

106 — 107 X.RUN / numero 37 / agosto 2015

IPPOLITO ALFIERI COFOUNDER ALMOSTTHERE


ANDREA BUSATO PROFESSORE

FRANCO FAGGIANI GIORNALISTA

SILVANA LATTANZIO GIORNALISTA

Nei vent’anni passati, ha corso una dozzina di maratone sotto le tre ore, ma si è anche cimentato come pace-maker delle 3:30 a Venezia e a Padova. Adesso che problemi fisici lo tengono fuori dalle gare, si diverte a correr piano in compagnia. Si dedica volentieri alla famiglia, ha un debole per le letture, la musica e altre cose buone. Il suo tentativo (tuttora in atto) di praticare sport diventando un golfista decoroso sta dando finora risultati poco fruttuosi. Nel resto del tempo insegna storia e filosofia in un liceo di Pordenone.

Venuto al mondo a Roma da padre argentino e madre lussemburghese. Un casino, insomma, fin dalla nascita. A 19 anni ha vissuto per alcune settimane in un angolo sperdutissimo della Nuova Guinea con i componenti di una tribù che avevano visto per la prima volta l’”uomo bianco” appena due mesi prima. Si sono spaventati e dopo un po’ l’hanno rispedito a casa. Con dentro il germe del fotoreportage, con il quale ha poi campato diversi anni. Fin quando suo padre, pragmatico operaio, un giorno gli chiese: “ma fai sempre quel lavoro strano o hai messo la testa a posto?”. Così si è trovato un posto più stabile in diverse redazioni, affiancando alle cronache la scrittura di libri e manuali. Attualmente si occupa di giornalismo legato all’ambiente e alla campagna, con una “specializzazione” in enogastronomia. Per il lavoro che fa e per lo stomaco che ha dovrebbe pesare 150 chili. Ne pesa solo 80. Grazie allo sci da fondo in inverno, all’arrampicata in estate e, da qualche anno, alla corsa sui sentieri, sempre.

È nata a Milano, felice di trovarsi nel caleidoscopio delle possibilità di lavoro e di vita che la città offre. Si laurea in Giurisprudenza, ma non è quella la sua strada. Ama la natura e le corse off road e così, quella che nasce come passione, diventa poi il suo lavoro: scrivere (e correre) reportage di gare in montagna o nei deserti per la rivista Correre. Prende la tessera da giornalista pubblicista ed entra stabilmente in redazione dal 2005 per 4 anni, passando poi all’”ufficio accanto”: la redazione diTriathlete, dove lavora tuttora.


STEFANO MEDICI RAGIONIERE ED ESPLORATORE

FRANZ ROSSI MANAGER

Nato a Firenze, cittadino del mondo per libera scelta, ha vissuto infatti più all’estero che in Italia. Laureato in Sociologia con specializzazione in quella che oggi si chiama “gestione delle risorse umane”, appassionato studioso di psicologia comportamentale, di grammatica trasformazionale e di “resilienza”, ho diviso la mia vita fra lavoro e sport fino a farli diventare una cosa unica. Ho iniziato a correre a 10 anni senza mai smettere, a parte gli stop per incidenti subiti, soprattutto maratone e ultramaratone, ho corso in tutto il mondo, pochissimo in Italia perchè ero sempre da qualche altra parte ed attualmente collaboro con una società di formazione nel settore della crescita personale. La mia frase preferita: “Molti dedicano la loro vita a realizzare un’idea di ciò che dovrebbero essere, io provo ancora a realizzare me stesso”.

Bolognese, come gli spaghetti famosi in tutto il mondo, ma che a Bologna, non esistono da nessuna parte. Ha iniziato a correre nei parchi della città, per poi passare ai paesi della provincia e via oltre, dalla straBologna ai confini della terra. Porta le scarpette sempre con sé, perché ogni strada ed ogni sentiero rappresentano una potenziale pista dove correre liberamente. Ha scritto il libro “Di corsa attorno al mondo”, flash–back e attimi, di viaggi vissuti di corsa. È convinto che il running sia una piacevole alternativa per scoprire posti e luoghi. È molto attento alla dieta, ma il giusto apporto di carboidrati non se lo fa mancare mai. spaghetti alla. bolognese.

Veneziano di nascita, triestino per buona parte della vita ed ora milanese d’adozione, è giunto alla corsa come modo di realizzarsi solo dopo aver provato alcuni altri sport. Non soddisfatto della sola corsa su strada, ha provato anche l’ebbrezza del trail, finendo dignitosamente le gare iniziate e tornando ogni volta con più entusiasmo di prima. Tra le gare fatte alcune edizioni di Monza Resegone, Biella Camino, Dolomites SkyRace, Porte di Pietra, Valdigne, fino a togliersi la soddisfazione di finire anche il Tor des Geànts. Obbligato dal mal di schiena a nuotare almeno una volta alla settimana, ha fatto di necessità virtù, tornando ad una delle sue prime passioni: il triathlon. Corre per il Road Runners Club Milano, dove ricopre l’incarico di consigliere e di responsabile delle corse fuori strada. Ha scritto a quattro mani con Giovanni Storti il libro “Corro perché mia mamma mi picchia” nel quale ha cercato di dare una motivazione logica ad una passione folle. Lavora come manager in una software house milanese.

108 — 109 X.RUN / numero 37 / agosto 2015

CORRADO MAZZETTI FREELANCE


Photo credits Le immagini Le condizioni d’uso delle fotografie sono state concordate con i detentori dei diritti. Nel caso non fosse stato possibile, l’editore si dichiara disposto a riconoscere un giusto compenso. La foto di copertina è di Franz Rossi. Le fotografie pubblicate nel numero 37 di X.Run sono di: Franz Rossi pagine 4, 5, 8, 9, 11 e 15 carrerasdemontana.com pagine 16, 19 e 95 Archivio Maccagno pagine 45, 46 e 51 Archivio Corrado Mazzetti pagine 52, 55, 58 e 61 www.orlandopizzolato.com pagina 63 cameronrun.blogspot.com pagina 67 www.snipview.com pagina 70 www.trcanje.rs pagina 73 www.citylab.com pagina 74

Pierluigi Benini pagina 77 www.youtube.com pagina 78 www.100kmdelcaribe.com pagina 81 www.jeffpearlman.com pagina 91 www.pro-tecathletics.com pagina 92 Stefano Medici pagine 99, 100 e 103 Le illustrazioni del racconto di questo numero sono di Edoardo Perinelli.


Pagine motivazionali Le frasi riportate nelle pagine motivazionali sono selezionate a cura di Silvia Gariboldi. Ringraziamo per le citazioni e le foto delle pagine motivazionali: Pagine 22–23 Corro per assaporare il viaggio lungo la strada Frase di Dean Karnazes Foto di athleticperformancetc.wordpress.com

Pagine 42-43 Quando corro tutti i pensieri volano via. Superare gli altri è avere forza, superare se stessi è essere forti Frase di Confucio Foto di commons.wikimedia.org Pagine 62-63 Sulla mia cattiva strada Frase di Fabrizio De Andrè Foto di rthealthfundblog.wordpress. com Pagine 88-89 Come raggiungere un traguardo? Senza fretta ma senza sosta Frase di Goethe Foto di www.huffingtonpost.com

110 — 111 X.RUN / numero 37 / agosto 2015

Pagine 30-31 Non sono mai stato così solo, una buona condizione per innamorarsi o perdersi Frase di Erri De Luca Foto di runningtime.hol.es




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