Un moderato delirio - sopravvivere a Bari

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perché ci si diverte. Non andare là perché è una fregatura. In questo libro non c’è nulla di tutto ciò. Cosa c’è allora? C’è il susseguirsi di varie scene indipendenti che però, messe insieme, danno conto di quella che potrebbe essere una serata a Bari. L’ordine con cui sono disposte è grosso modo cronologico e copre un arco temporale che dalla spossante ricerca del parcheggio in centro arriva fino al cornetto del ritorno. E pure oltre, purtroppo. I posti, i locali di Bari ci sono. E sono importanti. Ma sono sullo sfondo. Ciò che è in primo piano sono le persone. In un certo qual modo mi piacerebbe poter dire che questo libro è un racconto, un po’ ironico e un po’ sentimentale, di quello che tentano di fare le persone la sera a Bari, tra panzerotti e pub, tra conti alla romana ed economie terrificanti, tra litigi e rimpatriate, tra telefonate e vie di fuga. Non lo nego: è un racconto generazionale. Il linguaggio usato, i riferimenti fatti, i locali frequentati, la musica ascoltata, tutto può essere pienamente colto e (spero) apprezzato da quella generazione che galleggia tra i venti e i trent’anni. Forse avrei dovuto scriverlo subito, magari anche sulla copertina. Giusto per specificare chiaramente il target di riferimento. Così se una pensionata di sessantasette anni fosse stata interessata al libro ci avrebbe pensato bene prima di comprare un’opera che molto probabilmente non può comprendere totalmente. Se ciò è accaduto, me ne scuso. Però, signora, non si arrabbi: magari le piace comunque e in ogni 13


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