B2eyes magazine 06-2012

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Mensile dedicato al mondo degli occhiali, della vista, della visione e della percezione visiva Giugno 2012 numero 6 www.b2eyes.com In copertina: VisionOttica

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Direttore Responsabile Angelo Magri Redazione B2Vision Via Ripamonti 44 - 20141 Milano Tel. 02 36638601 - Fax 02 36638600 Francesca Tirozzi f.tirozzi@b2vision.com Direzione generale Luciano Cristiano cel. 334 6970786 l.cristiano@b2vision.com Pubblicità advertising@b2vision.com Editore B2Vision Via Ripamonti 44 - 20141 Milano Tel. 02 36638601 - Fax 02 36638600 Art Direction Meloria Stampa Mediagraf S.p.a. Viale della Navigazione Interna, 89 35027 Noventa Padovana (PD)

N62012 sommario

b2trade Editoriale Un diploma a difesa dell’occupazione 3 Il punto Il recupero dei valori e della fiducia 5 Strategie e mercato Il caso Safilo 6 Marketing e gestione Visual merchandising 10 Speciale La visione? Per i più piccoli non è un problema… piccolo 15 Miopia e lenti a contatto: da “correttori” a “direttori” 16 Stile in formato mini 20 Ametropia infantile: il ruolo dell’optometria pediatrica 26 Bimbovisione torna all’asilo 28 Essilor: lenti per studiare, giocare, correre… 30 Amarcord Germano Gambini, uno che sapeva far squadra 32 Attualità Nakyma, il benessere visivo copre tutte le nicchie 42 B2STYLE Moda Conoscere per scegliere i nostri “compagni di vita” 44 B2EXPERT Consulente Riforma del lavoro: ora si assume così 46 Lab Lenti a contatto gaspermeabili asimmetriche in caso di cheratocono 48 Meditazioni Poeticamente vivere 52 B2TECH Lenti oftalmiche Hoya App: rivoluzioneranno la vendita delle lenti? 58 Zeiss, il test visivo fa centomila 60

Registrazione presso il Tribunale di Milano N. 293/2009 in data 17 giugno 2009 Registrazione R. O. C.: 18653 € 1,80 - Copia omaggio

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EDITORIALE

Un diploma a difesa dell’occupazione

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no su tre. Stiamo pericolosamente sfiorando questa inquietante percentuale di disoccupazione tra i giovani italiani. I dati diffusi nei giorni scorsi dall’Istat non lasciano molti margini di ottimismo. Dal 2008, infatti, il tasso di disoccupazione nella fascia tra i 15 e i 24 anni è aumentato del 7,8%, passando così dalla quota del 21,3% a quella del 29,1% del 2012: un incremento quattro volte superiore rispetto alla disoccupazione media, che ha invece fatto segnare un aumento dell’1,7%, passando dal 6,7% all’8,4%. E poi c’è l’ancora più allarmante fenomeno dei “Neet”, cioè i giovani che né studiano né cercano un lavoro: sono arrivati al 22,7%, con un balzo del 3,4% rispetto al dato del 2008. Certamente il problema è di carattere politico ed economico, da analizzare in termini macro. Ma il nostro microcosmo può dire la sua in questo senso. L’ottica è uno dei pochi settori che ha ancora un saldo positivo tra domanda e offerta di lavoro. Anche in fasi congiunturali problematiche come quella che stiamo vivendo le scuole di abilitazione alla professione di ottico, comunali, regionali, professionali o statali che siano, sfornano occupati quasi certi, che troveranno lavoro nei centri ottici indipendenti, nelle catene o nell’industria. Qualcuno potrebbe obiettare che l’ottica è la tradizionale attività “pratica” che in momenti di crisi

ha la meglio, anche in termini di formazione, sugli sbocchi con un livello d’istruzione più elevato, quelli che un tempo si chiamavano mestieri di concetto. In un recente articolo sul Fatto Quotidiano, la sociologa dell’Università di Venezia, Francesca Coin, ricorda che oggi in Italia, secondo gli ultimi dati forniti da Almalaurea, «nel settore privato lavora in buona parte personale che ha conseguito solo il titolo della scuola dell'obbligo, chi ha una laurea specialistica fa più fatica a trovare lavoro rispetto a chi ha una laurea triennale e le retribuzioni reali di chi ha una laurea specialistica sono più basse rispetto alle retribuzioni reali di chi ha una laurea triennale». Certo, l’analisi complessiva della Coin riflette una valutazione negativa, perché vuole mettere in evidenza la scarsa propensione del nostro paese a investire su laureati o figure con un elevato livello di formazione. Ma, di fatto, rappresenta una conferma dello spazio che ancora esiste per una professione come quella dell’ottico. Professione che ha una forte tradizione alle spalle, una valenza sociale importante e interessanti margini di crescita culturale. Dove? Nell’optometria, nel dialogo con la classe medica, nell’aggiornamento costante. Come? Questa è forse la risposta più Angelo Magri difficile dare…

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il punto

IL RECUPERO DEI VALORI E DELLA FIDUCIA

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l PIL, cioè la somma della ricchezza prodotta dalle persone e dalle aziende, a conclusione del 2012 sarà diminuito di circa 2 punti percentuali rispetto a quello del dicembre 2010. Quindi in media ognuno di noi avrà avuto il 2% in meno di reddito da spendere. Nello stesso periodo, con risultati molto diversi da settore a settore e con il non alimentare più colpito dell’alimentare grocery, i consumi sono calati molto di più. Questa differenza fra reddito disponibile e spese per i consumi ha molte spiegazioni, ma una sola matrice comune e cioè il calo del clima di fiducia. Le persone, gente comune e/o con alti livelli di responsabilità, non credono più nel sistema paese in cui vivono e, formichine giudiziose, risparmiano invece di consumare, dando così inconsapevolmente un altro colpo alla già traballante baracca. La perdita di fiducia proviene dalle vicende politiche, dal quadro internazionale, dall’Italia del terremoto continuo, ma viene alimentata anche da fatti apparentemente marginali, come lo scandalo del calcio scommesse, che va a toccare il credo in un valore un po’ rozzo, ma quasi sempre genuino, come è il tifo calcistico. Qualcuno che di vicende mondiali se ne intende e cioè Patrizio di Marco, ceo della multinazionale Gucci, ha definito l’inerzia e i comportamenti che sembrano aver colpito le imprese e il paese con una frase molto efficace, definendone i comportamenti “come se non ci fosse un domani”. Per rilanciare il paese e cioè le nostre fortune personali e quelle delle nostre imprese, la prima riforma senza costi da fare sarebbe quella di ricreare fiducia nei valori fondamentali e ripristinare l’etica nelle relazioni pubbliche e private che scandali e corruzione sembrano aver travolto. Ma tutti noi siamo in grado di scagliare la prima pietra immuni da comportamenti scorretti, che senza arrivare a quelli denunciati dalle Iene, ci fanno vendere prodotti di alto prezzo per problemi dei nostri clienti che si potrebbero risolvere con prodotti meno cari? O ci fanno affermare che laureandosi in optometria tutti i problemi della distribuzione ottica scomparirebbero? O che per risolvere i problemi degli imprenditori basta dedicare attenzione alla postura da assumere di fronte ai loro clienti di qualunque tipo, età e Danilo Fatelli reddito siano?

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Strategie e mercato

IL CASO SAFILO Le ultime vicende della casa di Padova inducono a compiere una riflessione sulle divergenze fra le strategie dell’industria e quelle della distribuzione ottica

I

n questo scorcio di 2012 si è tornati più volte a parlare di Safilo, numero due della produzione mondiale di occhiali: a inizio anno per la perdita della licenza del marchio Armani, più di recente per l’annuncio della messa in mobilitazione di 1.000 dipendenti degli stabilimenti italiani. Ogni volta che Safilo è stata al centro dell’attenzione, i media hanno riproposto il tema dei contrasti familiari ed enfatizzato il peso del fatturato perso con la fuoriuscita di Armani dal portafoglio marchi dell’azienda padovana. La vicenda, che ha un suo peso nell’export italiano dei complementi moda, offre, però, l’opportunità di una riflessione sulla fase storica attraversata dalla filiera ottica e sul ruolo che nella vicenda ha avuto uno dei leader mondiali della distribuzione ottica, Hal Investments, che, tramite la società olandese GrandVision BV, dal 2009 ha il controllo di Safilo. La crisi di Safilo, anche se viene da lontano, rappresenta un segnale che va molto oltre quelle che possono essere le cause interne all’azienda e si innesta nel processo di trasformazione che ha investito tutti i sistemi. Fino a ieri la crisi industriale aveva colpito duramente il distretto principe dell’occhialeria, ma non i cinque grandi, anche se al loro interno c’era stata qualche fase critica e qualche passaggio di mano importante.

di Danilo Fatelli

In queste pagine alcuni esempi di promozioni da parte di insegne estere di ottica

La perdita del marchio Armani (il cui peso sul fatturato di Safilo era dell’ordine del 16/18%), che si è concretizzata il primo gennaio 2012, avrebbe potuto essere compensata dalla disponibilità del network della Holding olandese, che lo scorso anno ha realizzato 2,3 miliardi di euro di giro d’affari, con oltre 4.500 negozi sparsi in Europa e nel resto del mondo. Evitando di fare dietrologia, pensiamo di poter affermare che la compensazione del fatturato non è avvenuta semplicemente perché le griffe non sono essenziali per le strategie delle insegne del gruppo, almeno di quelle europee che conosciamo. La polarizzazione dei posizionamenti Come è accaduto negli ultimi dieci anni in tutti i settori dei beni di largo consumo, il mercato si è polarizzato su due posizionamenti estremi. Quel-

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lo alto di gamma che ha battuto, almeno per ora, la crisi aumentando i prezzi medi e quello di massa la cui leva di successo è l’ottimizzazione del rapporto qualità/prezzo da cui deriva la percezione di convenienza. Il successo si è confermato per quei prodotti di marca leader il cui valore intrinseco e di immagine è riconosciuto e apprezzato dai consumatori, mentre, laddove il valore aggiunto è rappresentato da marchi vissuti come “frills”, questi hanno subito forti flessioni. La necessità di ottimizzare il rapporto qualità/prezzo ha imposto di ridurre i costi di produzione per mantenere sostanzialmente la marginalità che proveniva dal valore aggiunto dei marchi. È stato così che tutta la grande industria europea e statunitense ha delocato una parte delle proprie produzioni nell’Estremo Oriente. Prima per produrre con costi di manodopera drammaticamente più bassi di


Strategie e mercato

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quelli occidentali e successivamente, almeno per i marchi di successo, per servire i mercati dei paesi in via sviluppo, nuovi Eldorado dei marchi e delle griffe. Questa analisi sugli effetti della globalizzazione, anche sulla filiera ottica, può essere verificata dalle strategie e dai risultati conseguiti in tutti gli universi di consumo dalle insegne “integrate e convenienti” come Ikea, Zara, Gap, Decathlon e compagnia cantante, che non hanno niente a che fare con il fenomeno del discount. Anche nell’ottica le insegne europee più performanti – da Specsavers a Fielmann, ad Apollo, ecc. - sono quelle che, messe da parte le griffe o utilizzate strumentalmente come elementi di confronto, vendono occhiali da vista e lenti a contatto di buona qualità, a prezzi

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fortemente convenienti, supportati dalla professionalità necessaria a vendere un buon occhiale, non necessariamente un occhiale straordinario. L’affermazione di questa tipologia di insegne ha modificato profondamente la composizione strutturale della distribuzione, mettendo in grande difficoltà le insegne tradizionali generaliste e relegando gli ottici indipendenti nell’area del posizionamento alto di gamma. Questo è successo parzialmente in Francia, perché il mercato è alimentato dai contributi del Servizio Sanitario Nazionale che consente di vendere occhiali a prezzi nettamente superiori alla media europea - e nessuno ha interesse a rompere questo giocattolo, e in Italia, dove la distribuzione è rimasta sostanzialmente cristallizzata sulle

Due occhiali al prezzo di uno a partire da 69 sterline

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posizioni di almeno dieci anni fa. Punto forte delle strategie di questo tipo di insegne è la focalizzazione sul core business del vista con l’adozione massiccia di montature, lenti oftalmiche e lenti a contatto a proprio marchio, magari integrate da singoli marchi della moda o da pay-off del tipo “designer glasses” o, come potrebbe accadere per i prodotti realizzati da Safilo, “Italian style” o “by Italian stylist”. L’inserimento di marchi propri o esclusivi avviene in sostituzione, quasi totale, dei marchi dei produttori ed è integrata da una politica di facilitazioni su tutti i fenomeni accessori alla vendita e alla post-vendita degli occhiali, quali un mese di prova delle lenti progressive, sconti fissi per bambini e anziani, trattamenti gratuiti per le lenti, ecc. L’integrazione delle filiere Il caso Safilo è un passaggio della trasformazione strutturale dei sistemi industriali e distributivi, sempre meno separati e contrapposti e sempre più integrati. Dal lato della produzione l’integrazione nella filiera è avvenuta prima con l’incorporazione dell’ingrosso e, successivamente, con quella delle reti dei punti di vendita e Luxottica ne è l’esempio di maggior rilevo. Dal lato della distribuzione il caso più significativo è proprio quello di Hal – la cui rete di vendita è composta sia da punti di vendita diretti sia in franchising


Strategie e mercato

– che integra un sistema industriale tramite il controllo di Safilo. Al di là dei casi specifici l’integrazione delle filiere da parte della distribuzione è avvenuta con la sostituzione dei marchi dei prodotti industriali con quelli a marchio del distributore e, in alcuni casi, la loro produzione in outsourcing. In entrambi i processi l’integrazione ha portato alla modernizzazione, razionalizzazione e concentrazione del numero dei punti di vendita e delle insegne, nel nome della convenienza e dell’ampliamento dei servizi ai consumatori. Nel nostro Paese, mentre il sistema industriale ha seguito questo percorso virtuoso pagato con la perdita di molte medie e piccole industrie, la distribuzione è restata ancorata, salvo poche eccezioni costituite dalle catene e da due soli esempi del commercio integrato e di quello associato, ai problemi tipici dei sistemi tradizionali, pletorici, cari, incapaci di promuovere la crescita e lo sviluppo del mercato, specialmente in tempi difficili come gli attuali. Per le imprese industriali, di visione e dimensione almeno ultranazionale, questo stato di cose non è un problema essendo il nostro mercato una frazione di quello mondiale in continua espansione. I problemi restano per chi vive di solo mercato domestico e per i consumatori.

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MARKETING E GESTIONE

VISUAL MERCHANDISING La comunicazione efficace del e nel punto vendita

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di Ario Terzi

sostituisce, dove ciò è possibile e utile, la relazione diretta fra venditore e cliente. In altri termini si può dire che l’applicazione del visual merchandising sostituisce e integra sinergicamente la comunicazione verbale del venditore, ampliando le possibilità, in termini quantitativi e qualitativi, di concludere operazioni di vendita. I contenuti del visual merchandising e più in generale della comunicazione nel punto di vendita, in particolare quelli specializzati come i centri ottici, possono interessare l’area educational (depliant in cui si spiega cosa sono i difetti visivi o le caratteristiche di certe lenti oftalmiche), possono essere la ripresa di campagne di comunicazione e promozioni,

erchandising è un termine inglese usato nel marketing cui si attribuisce un’infinita serie di significati. Nelle teorie di marketing del prodotto industriale, nel quale questa disciplina è nata, e nei testi - da quelli del guru Kotler a quelli del nostro Valdani - in cui vengono illustrate, il termine è usato accessoriamente alle attività promozionali, mentre nella letteratura di marketing retail o marketing della distribuzione viene utilizzato anche in alternativa e in sostituzione del termine marketing. Da questa matrice di origine anglosassone e francese sono nate una serie di discipline quali il merchandising operativo, il merchandising inteso come scelta dei punti di vendita presenti in un centro commerciale, fino al visual merchandising. Denominatore di tutti i significati cui fa riferimento il termine merchandising è il concetto di facilitazione delle vendite e di ottimizzazione del margine, per cui qualsiasi prodotto oggetto di una buona operazione di merchandising dovrebbe vendere e marginare meglio. Il visual merchandising Con questo termine si classificano tutti gli “strumenti di comunicazione nel punto di vendita e le tecniche della loro gestione”, sia che vengano utilizzati per scopi strettamente commerciali sia come indicatori che facilitano la visita nel punto di vendita e l’individuazione delle merci e dei servizi che offrono. La comunicazione tra cliente e punto di vendita avviene a più livelli, ha più contenuti e integra e

Uno schema di layout classico di un centro ottico moderno con la posizione e la tipologia delle principali attrezzature di merchandising. L'esposizione dei prodotti deve essere realizzata seguendo i principi delle categorie di prodotto, classi di prezzo, marche e posizionando nel display prodotti di maggior interesse in modo corretto

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MARKETING E GESTIONE

Ampie pareti vetrate offrono una visione completa di quello che il punto vendita propone ai consumatori

re tutte le barriere - a partire dalle porte di ingresso chiuse - che impediscono il libero flusso dei clienti. Parte importante della comunicazione fra il negozio e l’ambiente esterno è naturalmente l’insegna, ma questo è un tema a se stante con molte applicazioni che vanno esaminate in dettaglio. Nel momento in cui il punto di vendita è chiaramente visibile dall’esterno, questo deve mostrarsi al meglio e far veder i prodotti core utilizzando i sistemi espositivi moderni e contenere tutte le indicazioni utili a favorire la commercializzazione, che è anche il termine che traduce bene in italiano l’inglese merchandising. Deve risultare evidente dall’esterno che il centro ottico ha un assortimento vasto di montature, occhiali da sole, lenti a contatto, che fa applicazione di lenti a contatto e anche informazioni apparentemente banali come l’effettuazione delle refrazioni. Un capitolo a parte del visual merchandising lo riveste la comunicazione promozionale sia direttamente visibile dalle vetrine sia riportata sugli scaffali, a

possono e debbono ricordare tutti i servizi offerti dal punto di vendita e, infine, riguardano la segnaletica. In specie nei punti vendita medio grandi la segnaletica favorisce il flusso dei clienti e accelera i tempi dell’operazione di vendita mettendo a proprio agio il cliente. Nelle grandi superfici moderne, organizzate secondo il sistema self service (a libero servizio) integrale o parziale, i meccanismi di merchandising si chiamano layout, display, category management, ecc, tutti fra loro e con il cliente collegati dal visual merchandising. Nella dimensione prevalente del punto di vendita ottico, vale a dire negozi di struttura fondamentalmente tradizionale e di superficie entro i 100 mq, la disciplina di merchandising che trova maggior spazio è proprio il visual merchandising. La prima funzione del visual merchandising è la comunicazione fra il negozio e l’ambiente esterno in cui è inserito, normalmente il marciapiede di una via o del mall di un centro commerciale. Gli strumenti di comunicazione in questo caso sono le vetrine, ma sarebbe più corretto dire l’assenza di vetrine, perché ciò che un negozio si pone come obiettivo primario è quello di comunicare con le persone presenti nel suo contesto e di vendere tutto quello che è oggetto del suo business, cioè prodotti, servizio e ambiente e non il poco che una vetrina, per quanto grande e ben fatta, possa far vedere. Regola base è quindi cercare di disporre della maggior superficie di spazio possibile verso l’esterno, di eliminare le barriere visive e di abbatte-

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MARKETING E GESTIONE

GLI STRUMENTI DEL MERCHANDISING Arredamento e strumenti di merchandising ✓✓ Vetrine ✓✓ Vetrine espositrici ✓✓ Espositori da vetrina ✓✓ Espositorida parete ✓✓ Espositori centrali ✓✓ Isole promozionali / ✓✓ Bancarelle/ ✓✓ Floor stand ✓✓ Totem ✓✓ Cartelli segnaletici ✓✓ Cartelli prezzo normali e promozionali ✓✓ Reception counter ✓✓ Cash counter ✓✓ Corner da vendita seduta

VISUAL MERCHANDISING

prevalentemente occhiali e montature a cassetto, non può applicare al meglio tecniche e strumenti di visual merchandising, limitando così il suo potenziale commerciale e professionale.

sottolineare le singole condizioni di vendita (prezzo promozionale, pagamenti rateali, garanzie, convenzioni con le aziende, ecc.). Quante più informazioni arrivano al consumatore, tanto più aumentano le probabilità che colgano il suo desiderio di soddisfare bisogni che riguardano la sfera della visione e che, quindi, decida di entrare nel centro ottico e, una volta dentro, acquisti.

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I materiali pop L’insieme delle attrezzature e della cartellistica di comunicazione del punto vendita sono normalmente chiamati materiali “pop”, dove pop sta per point of purchasing, cioè punto di acquisto: le segnalazioni nel punto vendita e la relativa cartellistica partono da quelle più banali, che indicano le funzioni base e i servizi destinati alla clientela che non deve ricorrere necessariamente al personale per identificarle. Negli ultimi anni gli strumenti di comunicazione si sono arricchiti della multimedialità, per cui alla tradizionale cartellonistica in carta o cartone si sono aggiunti televisori, totem luminosi, visori con comunicazioni dinamiche, ecc. Tutte le categorie merceologiche possono e debbono essere oggetto di indicazioni che servono a favorire il processo di autodeterminazione all’acquisto prima che il cliente entri in contatto col personale di vendita. Indicazioni qualitative quali fashion, urban style, ecc hanno valore promozionale e rientrano nella logica di cui sopra. Una nota conclusiva: se un centro ottico è impostato in modo totalmente tradizionale, ad esempio vende

Con il numero di gennaio 2012 è iniziato un percorso di marketing e gestione su b2eyes magazine: si svilupperà per tutto l’anno attraverso una serie di articoli firmati Ario Terzi, che hanno già trattato alcuni importanti temi per il centro ottico: “La location: come non sbagliare la prima mossa”, “Il controllo dei risultati della gestione nell’impresa ottica”, “La segmentazione del punto di vendita”, a maggio il servizio sulla dinamica dei prezzi e la concorrenza e ora quello sul merchandising. Contemporaneamente, su b2eyes.com, nella sezione B2Learn, si può consultare la prima parte dei vari capitoli di cui sono composti i relativi corsi di formazione online, realizzati da Zaccagnini Business School. Sono fruibili da tutti gli utenti registrati al portale e si potranno acquistare, nella loro completezza, al prezzo di 65 euro l’uno. L’iniziativa punta sulla sinergia tra media cartacei e web, così da offrire all’imprenditore ottico un pacchetto formativo completo, in grado di offrirgli tutti gli strumenti necessari per essere sempre più competitivo, soprattutto in questa delicata fase congiunturale.

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Mettete del SIL MO nella vostra vita !

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speciale bambino

La visione? per i più piccoli non è un problema... piccolo I deficit visivi legati al mondo che va dall'infanzia all'adolescenza propongono sfide impegnative, ma anche opportunità professionali interessanti per gli ottici optometristi italiani

Miopia e lenti a contatt o: da “ " corrett ori” " a "“ d irettori ” " di Marco Tovaglia Stile in formato mini di Francesca Tirozzi Ametrop ia infantile : il ruolo dell’ o ptometr ia pediatri ca di Angelo Magri Bimbovis ione torna all’ a silo di Angelo Magri Essilor: lenti per studiare , giocare , correre … . .. di Mario De Paola

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Speciale Bambino

Miopia e lenti a contatto: da “correttori” a “direttori” Tutti i simposi ricercano le cause dello sviluppo della progressione miopica concentrandosi sulle soluzioni da adottare per prevenirla e contenerne l’incremento. La fascia di età più importante è quella infantile e adolescenziale, quando lo sviluppo fisico dell’individuo può portare all’insorgenza e a una rapida progressione della componente miopica

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di Marco Tovaglia contattologo

ormai assodata la considerazione che questo sia il principale difetto visivo, con un numero impressionante di soggetti coinvolti. Il dato è in notevole incremento se consideriamo le statistiche che indicano un passaggio dal 25% al 46% in 30 anni sul territorio americano, per raggiungere la quota stratosferica dell’83% in Taiwan. Se ne parla a tutti i congressi, da quelli squisitamente optometrici a quelli che riguardano la contattologia applicata e del settore produttivo: dal GSLS di Las Vegas a fine gennaio 2012, all’NCC di Vendhoven in Olanda a marzo, all’EFCLIN di Budapest e al BCLA di Birmingham di maggio. In tutti i simposi la tematica principale è capire le cause dello sviluppo di una progressione miopica e concentrarsi sulle possibili soluzioni da adottare per prevenire e contenere un incremento di entità. La fascia di età più importante su cui porre l’attenzione è quella infantile e adolescenziale, momento in cui lo

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La compensazione della miopia con lenti convenzionali crea un defocus ipermetropico retinico in grado di stimolare un incremento della lunghezza assiale del bulbo oculare

La correzione della miopia con lenti a contatto (R)GP ortocheratologiche crea un defocus miopico nella periferia della retina che può rallentare la progressione miopica

sviluppo fisico dell’individuo è l’artefice di importanti mutazioni che possono portare all’insorgenza, nonché a una rapida progressione, della componente miopica. Sappiamo tutti che la miopia è una materia complessa, che riguarda un ventaglio di condizioni che in molte sfaccettature coinvolgono anche la sfera psichica di un individuo. Spesso, infatti, il soggetto che ha difficoltà nella visione per distanza vive un proprio mondo in cui, costretto a una messa a fuoco nitida solo nell’area prossimale, può addirittura manifestare introversione. In un bambino questi effetti e conseguenze rischiano di plasmare un lato comportamentale che ricade sulla formazione della propria personalità. Una grande responsabilità nella proliferazione del difetto visivo sembra legarsi al maggior interesse, rispetto ad un tempo, dei ragazzi verso attività svolte indoor. Anche se controversa, la teoria secondo la quale chi trascorre molto tempo in pratiche a distanze ravvicinate, come passare ore al computer, con i videogame o guardare la televisione, sembra plausibile nel considerarsi una delle principali cause della formazione di un difetto miopico e, soprattutto, del suo incremento nel tempo. La scarsa esposizione alla luce e ad attività ricreative che si svolgano per qualche ora in assenza di sollecitazioni visive prossimali (una partita di pallone, a tennis o una passeggiata in bicicletta richiedono un impegno della visione in massima parte rivolto all’infinito) porta l’individuo a essere in deficit della preziosissima vitamina D, attivata dalla luce del sole. Tale vitamina è artefice della stimolazione di dopamina nei fotorecettori

con la conseguente inibizione dell’allungamento assiale del bulbo, principale causa dell’incremento miopico. Diventa emblematico, a sottolineare la veridicità di tali teorie, osservare quanto le popolazioni più esposte ad attività condotte “en plen air” siano le meno affette da miopia: la percentuale dei miopi in Africa è del 10%, in Australia del 20-30% mentre in Cina del 53%. Secondo Earl Smith, nel suo intervento al recente Global Specialty Lens Symposium, la luminosità ambientale outdoor è 100 volte maggiore rispetto a quella indoor; e siccome sembra assodata la responsabilità dei benefici di una forte radiazione luminosa nel contrastare la progressione miopica, Smith suggerisce di rivedere le fonti di luce casalinghe, incrementandone i livelli verso quote maggiori di lux. Inoltre, un dato curioso da lui citato, sottolinea come i bambini che vivono in città siano più inclini alla miopia rispetto a quelli che vivono in aree rurali: ciò può essere dovuto a entrambe le teorie avanzate, ovvero maggior stimolo accomodativo e ridotti livelli di luminosità ambientale. Jeffrey Walline, invece, sempre nell’ambito dello stesso congresso, ha avanzato importanti considerazioni sulla componente ereditaria della miopia: i bambini con un parente miope in famiglia hanno doppia probabilità di poter essere colpiti dallo stesso difetto visivo, per chi invece ha due parenti miopi, è addirittura cinque volte più alta tale possibilità. Cosa considerare, quindi, come condizione principale su cui poter agire nel contrastare la progressione miopica? Sempre Smith, come peraltro molti studiosi negli ultimi

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anni, stanno percorrendo la teoria dell’iperfocus retinico, ovvero dell’eccesso di potenza diottrica negativa che coinvolge le aree periferiche della retina quando, in area foveale, il soggetto è corretto perfettamente da una lente oftalmica o a contatto. Tale ipermetropia sembra essere la regia di un meccanismo di ispessimento coroideo che produce un conseguente adeguamento del bulbo alla ricerca di una focheggiatura di quelle aree periferiche sottoposte a un defocus provocato dalla curvatura di campo retinico. Mentre i segnali di un defocus foveale sembrano essere di minor incidenza sull’instaurare Fonte: clspectrum.com un meccanismo di crescita assiale del bulbo, un defocus ipermetropico periferico retinico invece ne rappresenta una tangibile responsabilità. L’evidenza emersa da studi tra uomo e animale, nella fattispecie scimmie, indica che la relazione tra ipermetropia periferica e miopia centrale sia complessa e non necessariamente casuale in natura. Il grado di ipermetropia periferica varia tra meridiani, con eccentricità differenti e in base al grado miopico centrale. Per poter compensare in modo uniformemente distribuito, su tutta la “shell” retinica, il difetto miopico, senza generare un iperfocus periferico, è necessaria una differenziazione di fuochi nella lente tra centro e periferia, modulati in maniera tale da produrre una riduzione diottrica nelle aree esterne. Risultati alquanto promettenti si stanno avendo da studi condotti prevalentemente in Asia,

dove l’impiego di lenti a contatto multifocali con lontano al centro e vicino in periferia produce una coerenza di fuoco su tutta la calotta retinica, evitando l’eccesso diottrico nelle aree periferiche (Aller and Wildsoet, 2008; Lame et al., 2010; Anstice and Phillips, 2011). Alcuni di questi studi non hanno prodotto dati statisticamente rilevanti, mentre altri hanno dimostrato che ci può essere una riduzione del 50% nella progressione miopica mediante l’adozione di un metodo compensativo come quello accennato poc’anzi. Ma non è solamente la “calibrazione” diottrica di una lente, generalmente morbida multifocale con lontano al centro, a poter contrastare l’avanzata miopica. Un altro interessante dato statistico deriva dalla pratica ortocheratologica, mediante lenti specifiche (R)

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GP a porto notturno, strumento con cui la generazione di un “ginocchio” corneale, conseguente al moulding ricercato dalle lenti per il temporaneo annullamento o forte riduzione della componente miopica, permette una decisa riduzione dell’iperfocus retinico. Tale effetto si è dimostrato possa generare una percentuale di riduzione di allungamento assiale del bulbo compreso tra il 33% e il 56%. Recenti studi effettuati da parte di Kakita et al. (2011) e Santodomingo-Rubido (2011) hanno posto in osservazione bambini che utilizzano occhiali comparandoli a coloro che hanno scelto la strada della compensazione del difetto con lenti da ortocheratologia: il risultato è stato, in un lasso di tempo di due anni, un incremento assiale di solo 0,23 mm di media, rispetto a 0,55-0,70 mm sul gruppo di controllo con occhiali. Un altro studio, condotto da Swabrick e colleghi (2010) su 14 soggetti di età compresa tra 10 e 17 anni di etnie dell’est asiatico, ha posto sotto valutazione ragazzi miopi cui sono state applicate in un occhio lenti da ortocheratologia e, nell’altro, lenti di tipo tradizionale (R)GP. Le lenti sono state fatte indossare per un periodo iniziale di 6 mesi dopodiché, invertite da un occhio all’altro, per altrettanti 6 mesi. La lunghezza assiale del bulbo nel primo intervallo di tempo ha subìto un incremento di 0,06 +/- 0,09 mm nell’occhio che ha indossato (R)GP convenzionali, mentre non si è mostrata alcuna variazione con l’impiego di lenti ortocheratologiche (-0,02 mm +/- 0,08 mm); nella seconda parte della ricerca, la lunghezza assiale è incrementata di 0,11 +/- 0,11 mm (p=0,002) nel gruppo (R)GP convenzionale rispetto a -0,02 mm +/- 0,12 mm (p=0,460) nel gruppo Ortho-K. Sempre parlando di studi, anche nel caso delle morbide multifocali applicate per il controllo della progressione miopica ci sono stati interessanti valutazioni al riguardo.

Una in particolare, gestita da Aller e Windsoet nel 2008, ha posto sotto osservazione gemelli di età intorno ai 12 anni, cui sono state applicate rispettivamente a un fratello lenti multifocali con centro per distanza e all’altro delle single vision, randomizzandone l’attribuzione rispettiva delle stesse. Dopo un anno, il risultato è stato che nel bambino che aveva indossato lenti single vision la miopia è incrementata di -1,19 D (su media binoculare), mentre nel fratello con lenti multifocali la variazione è stata di +0,13 D. Detto ciò verrebbe da porsi una serie di domande. Cosa succederebbe se il bambino fosse discontinuo nel portare lenti a contatto? Gli occhi subiscono una progressione miopica e poi si stabilizzano ugualmente anche senza un vero e proprio metodo di attenuazione della progressione stessa? Fino a ora i test sono stati condotti sui bambini, ma potrebbe avvenire lo stesso effetto anche negli adulti? E ancora: se possiamo ridurre la progressione della miopia, avremo la possibilità di prevenirne l’insorgenza? Mentre permangono ancora molti interrogativi cui non si riesce a dare risposta, una cosa è tuttavia certa: una volta stabilita quale condizione contattologica possa essere la migliore per i nostri ragazzi, di sicuro verrà adottata. I bambini hanno la capacità di adattarsi velocemente a qualsiasi stimolo e di accettare senza particolari rifiuti anche la soluzione più impegnativa in termini di lac, come potrebbe essere l’adozione di una lente (R)GP per ortocheratologia. (Cho et al., 2005; Walline et al., 2009). Mi piace, inoltre, citare una dichiarazione di Eef van der Worp: l’opportunità di controllare una progressione miopica può aprire una nuova era di ottici optometristi, professionisti della visione che, anziché essere “correttori” di miopia, possano divenire “direttori” della miopia, decidendone attivamente le dinamiche evolutive che contraddistinguono il vizio refrattivo.

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Stile in formato mini

Occhiali sempre più fashion. Ad accompagnare il ritorno a scuola dei più piccoli, modelli colorati dei classici cartoni animati e delle griffe più pregiate di Francesca Tirozzi

Trudi Da bambina, modello vista con frontale in acetato trasparente a contrasto con l’asta bicolore. Per bambino, occhiale da vista realizzato in acciaio con terminale in acetato multirighe. Entrambi presentano sull’asta gli animaletti del mondo Collectable di Trudi.

United Colors of Benetton Occhiali da sole da bambina avvolgenti con aste alte caratterizzate da una fantasia di cuori tampografati. Il modello da bambino trae, invece, ispirazione dagli anni ’80 con aste in contrasto con il frontale.

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Hello Kitty Occhiale da sole in metallo glitter con l'inconfondibile gattina in argento sull'asta.

Tommy Hilfiger Le nuove montature da vista hanno linee classiche con un twist giovane, come il modello in acetato, dallo stile preppy vintage: la forma è rotonda e levigata, declinata in accostamenti cromatici a contrasto tra frontale e aste. La cerniera flex sulle aste assicura il massimo comfort e versatilità . Ben10 Montatura rotonda e aste a tinta unita in colore a contrasto.

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Silhouette Il materiale con cui sono realizzate le aste della collezione Spx Art Kids, una resina poliammidica brevetto esclusivo dell’azienda austriaca, garantisce leggerezza e comfort, ma è anche molto flessibile. Il ponte è, invece, realizzato in titanio hightech per garantire una perfetta stabilità a livello ottico delle lenti.

Gucci I modelli sono realizzati in acetati esclusivi three-layer, mentre le lenti sfumate completano entrambe le proposte, sia maschile, dalla forma a goccia, sia femminile, a farfalla. Elemento distintivo della nuova collezione è un Teddy Bear che compare come discreta cifra stilistica all’interno dei terminali delle aste.

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Barbapapà Montature con le lettere dell’alfabeto sulle aste e con protagonisti i componenti di una delle famiglie piÚ amate nei cartoni animati. I fori sulle aste permettono di inserire il cordino e fissare gli occhiali per non perderli.

Esprit Per ragazzi, una montatura pantos by Charmant per un look strepitoso, proposta con tecnica di color-blocking declinata in tonalitĂ contrastanti. Per ragazze, montatura in stile college e declinata nelle sfumature pastello

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La tradizione italiana guarda al futuro


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AMETROPIA INFANTILE: IL RUOLO DELL’OPTOMETRIA PEDIATRICA Nella popolazione in età prescolare e scolare si annidano casi importanti e altri collegati con la fase della crescita e dello sviluppo. Pietro Gheller ci guida alla scoperta delle opportunità professionali derivanti da un aggiornamento costante e da una maggiore collaborazione con la classe medica

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di Angelo Magri

el loro insieme i giovani in età compresa fra zero e tredici anni, vale a dire nelle fasce d’età che vanno dalla nascita alla fine del ciclo scolastico dell’obbligo, sono circa 8 milioni di individui. Gli ametropi presenti in questa popolazione rappresentano un potenziale importante per l’attività dell’ottico, che ha, però, esigenze specifiche, sia per quanto riguarda la ricettazione di strumenti di correzione della visione sia per l’approccio al problema della refrazione. Ogni centro ottico che voglia dedicare attenzione a questo segmento della popolazione dovrebbe disporre di un corner dedicato ai bambini e ai ragazzi e predisporre tutte le proposte commerciali che servano ad agevolare questo particolare paziente, ad esempio l’occhiale di scorta. Dal punto di vista professionale il trattamento di questi ametropi comporta la necessità di conoscere le particolarità della visione e dei problemi connessi in queste fasce d’età. A Pietro Gheller, membro del coordinamento scientifico dell’Istituto B. Zaccagnini, abbiamo chiesto quanto sia perciò importante l’aggiornamento professionale e le opportunità che offre. Quale contributo può dare la formazione professionale nella crescita degli ottici e degli optometristi interessati a trattare i deficit visivi dei bambini? I contenuti della formazione nella scuola cambiano continuamente, sia per le innovazioni tecnologiche sia per le continue esigenze sociali e culturali che

la nostra società del terzo millennio vive. Questo accade tanto nelle scuole superiori secondarie quanto nei percorsi formativi universitari. Anche la formazione nel campo dell’ottica e dell’optometria, quindi, cambia continuamente, i programmi ministeriali nei corsi di ottica ormai risalgono al 1992 e da allora le cose si sono evolute. A tali cambiamenti hanno dato risposta in parte i corsi di ottica, grazie all’ampliamento dell’autonomia scolastica e, soprattutto, i corsi di optometria, che svincolati dalla programmazione ministeriale hanno potuto rimanere al passo dei tempi. L’optometria pediatrica è uno di questi: argomenti come l’OEP, ad esempio, si sono emancipati andando oltre il training visivo per rispondere alle sempre

Pietro Gheller, membro del coordinamento scientifico dell’Istituto B. Zaccagnini

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Fonte: elaborazione Consulter su dati Istat

che voglia specializzarsi nei deficit visivi dei più piccoli? Come dicevo prima la formazione dell’ottico è regolamentata dalla programmazione del 1992, mentre quella dell’optometrista è libera. L’Istituto Zaccagnini, in virtù di questa libertà e autonomia formativa, ha costruito un percorso coerente e adeguato. Nella formazione per il conseguimento dell’abilitazione alla professione si pongono le basi, solide e adeguate, per il suo esercizio, che debbono però essere integrate da un’ampia informazione e pratica dei contenuti fondamentali dell’optometria. Coloro che vorranno approfondire le proprie conoscenze optometriche continuando la formazione nel tempo, potranno impossessarsi anche delle nozioni necessarie alla gestione professionale dell’optometria e della contattologia pediatrica. I docenti che concretamente realizzano questi percorsi sono professionisti con estrazione sia dall’ortottica sia dall’optometria pediatrica, che affrontano professionalmente questi temi ai più alti livelli sia in campo clinico sia didattico.

maggiori richieste della società civile. I disturbi specifici di apprendimento (DSA) sono un’area nella quale negli ultimi anni l’optometria sta imponendo di diritto il proprio contributo. A tale aspetto hanno contribuito anche molti optometristi italiani, formulando paper di orientamento per i protocolli clinici di diagnosi. Che tipo di collaborazione può nascere tra oftalmologi, ortottisti e ottici od optometristi in questo particolare segmento professionale? Lo spazio di collaborazione, ma soprattutto di lavoro, è molto ampio, molte sono le soluzioni ottico-oftalmiche e contattologiche che potrebbero migliorare le terapie prescritte dal mondo medico e ortottico. Purtroppo il mondo clinico è ancora piuttosto restio a delegare al mondo ottico la partecipazione alle scelte terapeutiche: un esempio sono le lenti a contatto nei bambini di 1-2 anni. Se poi ci spostiamo nell’area del training dei deficit refrattivo/percettivi, i due mondi restano molto lontani: il motivo è da attribuire in parte al fatto che, mentre il mondo optometrico gestisce i deficit percettivi attingendo dalla cultura riabilitativa anglosassone, quello medico ortottico dalla cultura francese o latina. Le due scuole non sono in antitesi, ma sarebbe bene per la salute visiva dei nostri piccoli ametropi cogliere il meglio dalle due. Se le due categorie collaborassero, il risultato sarebbe anche molto entusiasmante. L'Istituto Zaccagnini offre risorse umane e strumentazione per valorizzare il profilo professionale dell'ottico o dell'optometrista

L’Istituto bolognese mette a disposizione di chi voglia approfondire e affrontare professionalmente il problema dell’ametropia infantile due corsi che fanno parte stabilmente dei suoi programmi didattici in optometria: Metodi, casi e diagnostica optometrica (O.E.P., AVI e MKH); Anomalie della visione binoculare: diagnosi e terapia. Inoltre gli ambulatori sono dotati della strumentazione e dei materiali per il training visivo nell’età evolutiva.

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BIMBOVISIONE TORNA ALL’ASILO Oltre alle consuete attività di sensibilizzazione il progetto voluto dall’AdOO sta per lanciare una nuova versione dedicata alla scuola dell’infanzia

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nrico Armando, Bruno Maestrelli, Sabrina Prudenzano e Cristina Toffoli compongono il “Gruppo Cuneo”, attualmente referente nazionale del progetto Bimbovisione, nato da un’idea dell'Albo degli Ottici Optometristi e di Federottica. Con loro facciamo il punto su iniziative realizzate e attività in cantiere. Quali sono gli ultimi risultati raggiunti da Bimbovisione e, nello specifico, dal Gruppo Cuneo? I numeri parlano da soli. Oggi, a tre anni dall’incarico di referenti nazionali, il progetto Bimbovisione ha raggiunto la quota di 273 conferenze sul territorio nazionale, coinvolgendo circa 10 mila genitori e oltre 3 mila insegnanti di 28 province italiane. Nel contempo, attraverso corsi abilitanti, sono stati formati al progetto oltre 250 colleghi. Quali saranno, invece, le loro prossime attività, a partire dall’apertura del nuovo anno scolastico? Continueremo a diffondere in modo capillare il progetto arricchendolo di una nuova versione dedicata alla scuola dell’infanzia, avvalendoci della preziosa collaborazione di un gruppo di colleghi. L’esperienza ci ha fatto capire che la prevenzione deve iniziare il prima possibile.

di Angelo Magri

Da sinistra, Bruno Maestrelli, Sabrina Prudenzano, Cristina Toffoli ed Enrico Armando all’ultimo congresso dell’AdOO a Stresa, dopo aver ricevuto il Premio Francesco Ferrante 2012

In tema di prevenzione solare, avete qualche iniziativa in programma per l’estate 2012? Per il momento non sono programmate iniziative per l’estate in tema di prevenzione solare. Stiamo lavorando, invece, per pianificare gli interventi nelle scuole per il prossimo anno scolastico. Come rispondono generalmente gli ottici alle vostre proposte nel bambino? Abbiamo riscontrato da parte dei colleghi un crescente interesse al progetto. Lo dimostrano i contatti quotidiani con richieste d’informazioni che giungono da tutta Italia.

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Ritenete sia un segmento in sviluppo, in termini di benessere visivo e, quindi, di business su occhiali e lenti a contatto per i più piccoli? Bimbovisione è un progetto sociale dell’Albo degli Ottici Optometristi, i cui scopi primari sono l’informazione e la prevenzione delle problematiche visive nella popolazione scolastica. Indirettamente o, quantomeno, in seconda battuta c’è un ritorno d’immagine, poiché la figura dell’ottico optometrista viene riconosciuta come protagonista della prevenzione visiva sul territorio.

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Essilor: lenti per studiare, giocare, correre… Airwear Plus Junior è la proposta della multinazionale per il prossimo “back to school”. Con un occhio anche all’impatto ambientale

di Mario De Paola

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'apprendimento del bambino è fortemente legato a ciò che vede. È importante che abbia una visione fedele di ciò che lo circonda, per poter imparare a riconoscere le forme, i colori, per scoprire la lettura, la scrittura e così via. È, inoltre, essenziale identificare precocemente eventuali irregolarità visive e, in quel caso, fornire al bambino lenti adeguate che gli procurino una visione nitida e ben contrastata, non disturbata da graffi o da riflessi parassiti. Infine è consigliabile che siano leggere, per contribuire a non lasciare fastidiosi segni sul naso, e resistenti per sopravvivere” ai giochi e alle attività dei bambini più vivaci. «In vista dei prossimi impegni scolastici, Essilor propone la linea Airwear Plus Junior, espressamente dedicata per le esigenze dei più piccoli – spiega Roberto Tripodi, product manager della filiale italiana del gruppo, che ha la casa madre in Francia - Le lenti di Essilor specifiche per i bambini, dalla prima infanzia all’adolescenza,

sono una gamma di lenti di elevata qualità ottica create per rispondere alle esigenze dei più piccoli e offrire loro miglior confort visivo. Le lenti della linea bambino, grazie alle loro particolari caratteristiche tecniche,

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soddisfano in maniera completa i canoni di qualità, performance e sicurezza richiesti dai genitori ormai sempre più esigenti e attenti su tutto ciò che riguarda il benessere dei propri figli».


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un risparmio del 50% d’acqua nel Le lenti Airwear Plus Junior sono, processo produttivo e una riduzione dunque, resistenti agli urti, requisito del 90% dell’inquinamento dalla estremamente interessante per offriplastica. La materia prima, inoltre, è re maggior sicurezza anche durante completamente riciclabile». l’attività in movimento, leggere e «Vale la pena di sottolineare che sottili, binomio ottimale in termini di nell’infanzia il cristallino non è equilibrio tra estetica, sottigliezza e ancora completamente sviluppato e trasparenza. la sua capacità di Ma non solo, Airwear Plus è la “Airwear Plus Junior: assorbire e “neutralizzare” i raggi UV lente amica sì dei più protezione, è inferiore a quella bambini, ma anpiù leggerezza, che si osserva negli che dell’ambiente. più resistenza” adulti - afferma «Per chi pensa Chiara Olga Pierche migliorare rottet, medico chirurgo, specialista la qualità della propria vita vada in Oftalmologia, responsabile del di pari passo con la cura e l’attenCentro di Ipovisione e Riabilitazione zione per l’ambiente in cui vive, le Visiva e del Centro per le Degenelenti Airwear Plus rappresentano un razioni Retiniche Eredo-Familiari prodotto all’avanguardia – spiega Clinica Oculistica Ospedale San ancora Tripodi – È previsto, infatti,

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Paolo Università degli Studi di Milano e responsabile scientifica Associazione Retinitis Onlus – È, quindi, nell’infanzia che l’uso di lenti in grado di contrastare il passaggio dei raggi UV svolge la massima attività di protezione e prevenzione. Ciò significa ridurre il rischio di patologie oculari, potenzialmente pericolose per la vista, in età più avanzata». A riguardo Essilor ha sviluppato un nuovo indice che certifica la protezione globale dai raggi UV di una lente: Eye Sun Protection Factor (E-SPF). Più è elevato il valore E-SPF, maggiore è il livello di protezione. La soluzione visiva offerta da Essilor per una protezione globale dai raggi UV è Crizal Forte UV, la lente chiara con il più alto fattore di protezione dai raggi Uva e Uvb.


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GERMANO GAMBINI, UNO CHE SAPEVA FAR SQUADRA Per Bologna è un mito: giocatore di basket prima, presidente poi, leader su entrambe le sponde del tifo locale. Ma nell’ottica la sua fama superava i confini della città felsinea: dettagliante, designer, produttore, innovatore e irrequieto, carismatico e vulcanico in ogni attività intrapresa

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di Angelo Magri

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Bologna Gambini è un cognome storico e ampiamente diffuso, che fa capo al medesimo ceppo familiare. Ma, non ce ne vogliano gli altri, quando nella città felsinea si cita quel cognome, il primo pensiero va a un signore alto quasi due metri, che con il suo fisico imponente e il suo carisma ha caratterizzato una lunga epoca del capoluogo emiliano e dell’ottica italiana. «Germano Gambini cominciò a occuparsi di ottica tra gli anni ’60 e ’70, quando stava volgendo al termine la sua carriera di cestista, che tante soddisfazioni gli aveva dato, tra cui due scudetti con la Virtus», ricorda la figlia Paola. Germano nasce a Bologna nel 1931 da Arcibaldo e Isolina, che nel 1920 hanno avviato il loro primo negozio di foto ottica proprio sotto le Torri degli Asinelli e della Garisenda, nel cuore della città, insieme alla cugina Anita Venturi, rilevandolo dal fratello Gilberto. «Un’attività proficua e vissuta sempre come impegno nei confronti non solo della clientela, ma anche dei loro collaboratori: tutto il denaro proveniente dagli utili, infatti, veniva reinvestito nell’attività stessa, tanto che nonno Arcibaldo morì in una casa

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1. Germano Gambini durante una gara con la Nazionale italiana di basket: in maglia azzurra giocò i Campionati europei nel 1955 e dovette rinunciare alle Olimpiadi di Roma del ‘60 a causa di un infortunio 2 e 3. Dopo una gloriosa carriera da giocatore con la Virtus, negli anni ’80 guidò i rivali storici della Fortitudo in veste di presidente. Qui lo vediamo insieme a due figure che hanno caratterizzato il basket italiano degli anni ’80 e ’90: da sinistra, l’allenatore Mauro Di Vincenzo e il manager Giancarlo Sarti. Dietro di lui, un giovanissimo Andrea Cirelli. E poi dopo un derby vinto a fil di sirena dalla “sua” Yoga Bologna: a destra si riconosce la figlia Paola

in affitto, non avendo mai voluto immobilizzare le risorse guadagnate – spiega Paola Gambini – Senza dimenticare i sacrifici anche fisici che dovette sopportare: Bologna fu letteralmente distrutta dai bombardamenti, durante la Seconda guerra mondiale, e il nonno non solo subì gravi perdite materiali, ma fu anche gravemente ferito a una gamba, riportando

3 una menomazione che lo avrebbe accompagnato per tutti gli anni successivi». I dolori della guerra e le difficoltà post belliche non fermano, tuttavia, l’attività imprenditoriale dei Gambini, che negli anni ’60 possono vantare ben quattro centri ottici in città: in via D’Azeglio, in via Zamboni, in Via Rizzoli e quello sulla Strada Maggiore specializzato nell’ap-

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plicazione delle lenti a contatto. Nel frattempo è entrata nell’attività familiare Giulia Gambini, la figlia maggiore, mentre il fratello Germano continua a collezionare successi con la palla a spicchi. Nel 1972, alla vigilia di Pasqua, succede qualcosa che cambierà radicalmente la storia della famiglia Gambini. «Mentre stava chiudendo uno dei negozi, nonno


AMARCORD Arcibaldo cadde di colpo a terra: di lì a poco gli diagnosticarono un tumore al cervello che in un paio di mesi ce lo avrebbe strappato – racconta Paola – Allora nonna Isolina, che peraltro in poco più di un anno avrebbe dovuto ritirarsi per una grave forma d’invalidità, e i suoi figli decisero di riunire le attività dell’ottica in un unico negozio: i 400 metri quadra-

ti di via Rizzoli 10, trasformati in un punto vendita all’avanguardia sia dal punto di vista dell’offerta sia da quello architettonico». Basti pensare, infatti, che al secondo livello si può accedere in ascensore, cosa praticamente unica a quel tempo per un negozio di ottica; e che le proposte spaziano dagli occhiali alle lenti a contatto, dalla fotografia al cinema,

dagli strumenti più sofisticati, come telescopi o barometri, fino al reparto di mineralogia, fortemente voluto da Giulia Gambini. Chi allora lo frequentava ricorda ancora oggi che in molti passaggi del telegiornale, durante i servizi sulle condizioni climatiche in Italia, veniva mostrato il barometro appeso alla facciata del negozio con la scritta “Ve lo dice Gambi-

«Con Gambini abbiamo fatto il ’68 a Bologna…» «Di Germano ho tanti ricordi – racconta Rinaldo Sala, fondatore della Schalcon - Era un grande sportivo. È stato un grande imprenditore. Di queste due attività ne riconoscevi subito la lealtà, l’agonismo, l’amore per le sfide e per la vita. Quando arrivai a Bologna era il ’67 e iniziai a lavorare nel suo centro di applicazione di lenti a contatto. La sera o nel week end appendevo il camice bianco e uscivo con lui. Mi portava a giocare a golf. Lui era più degli altri, come certi bolognesi Un congresso di ottica sul finire sanno essere. Più degli anni ’60: in fondo, chiacchierone, da sinistra, Rinaldo Sala e Dario Franzolin. Al centro si ricordo alcuni riconosce Arcibaldo Gambini e, scherzi che faceva, dietro di lui, la figlia Giulia più mangiatore, bevitore, atletico buontempone, amatore (ormai possiamo dirlo) e noi lo vedevamo un po’ star. Da imprenditore era anche visionario. Sapeva estrarre sempre dal cilindro qualche innovazione. A lui si deve l’introduzione delle grandi griffe nel mercato degli occhiali. Oggi non si trovano più personaggi come Gambini. Appartengono a un altro mondo». Un altro manager, Marino Stanzani, che oggi lavora in Schalcon in qualità di responsabile export, lo ricorda con affetto. «Ho conosciuto Germano Gambini e Rinaldo Sala al Bar dell’Hotel Roma di Bologna, in via D’Azeglio, quasi di fronte al negozio della signora Isolina, la

madre di Germano – dice Stanzani - Con lui nel 1968 ho iniziato a lavorare seriamente; e probabilmente anche lui lo ha fatto, dopo la popolarità che gli aveva dato il basket al massimo livello. Germano è stato davvero un Grande anche nel settore ottico, un entusiasta innovatore prima come commerciante, più avanti come produttore industriale, basti pensare alle “Micropupill” Lenti Rigide di Soehnges, con le quali appunto insieme a Rinaldo Sala prima e a Dario Franzolin e Renzo Marzola poi, molti ottici hanno imparato ad applicare correttamente; oppure agli occhiali pieghevoli, ma, meglio ancora, ai primi occhiali griffati, i Pierre Cardin, che grande intuizione! E in seguito i grandi occhiali da sole con la montatura sottilissima (quanto ci costò realizzarla e come si vendeva bene…): sono certo che molti ottici non soloi taliani, ma tedeschi e olandesi, ancora ricordano il mod. 294 e tanto altro di molto buon gusto artigianale. E con quale grande entusiasmo e allegria lavoravamo! Poi le nostre strade si sono divise, fa parte della vita, ma l’ammirazione e il rispetto reciproco sono rimasti immutati. Io non sono andato al funerale, non andrò mai al funerale di Germano: egli vive ancora, vivrà sempre».

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4. Fine anni ’80, Giulia Gambini al secondo piano del negozio storico di via Rizzoli a Bologna 5 e 6. I genitori di Germano Gambini, Isolina e Arcibaldo: nel 1920 rilevarono il negozio di foto ottica sotto le due Torri che diede il via alla saga familiare

4 ni”. O, ancora, che l’adiacente Università di Bologna si serviva nel centro ottico non soltanto per trovare rimedio ai deficit visivi dei suoi collaboratori, ma anche per recuperare materiale utile nella sezione di mineralogia. O che, già all’inizio degli anni 80, vi si svolgevano le prime sedute di visual training. L’Ottica Gambini di via Rizzoli è il trampolino di lancio per il Germano imprenditore, che nel frattempo ha ottenuto il diploma di ottico e la specializzazione in

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optometria alla scuola di Vinci: prendono il via, infatti, due intensi decenni di innovazioni e sperimentazioni, idee e progetti, che caratterizzano non solo la sua storia personale, ma anche quella dell’industria ottica italiana e la vita di chi, in quegli anni, gli è accanto. «Fu pioniere in almeno due grandi settori merceologici, le lenti a contatto e gli occhiali fashion – spiega la nipote Anna Gatti, che dal ’79, appena terminati gli studi superiori, fu “cooptata” dallo zio per seguirlo nelle sue molteplici attività – Così decise di distribuire in tutta Italia innovative lenti a contatto rigide, sulla scia della sua esperienza di giocatore di basket, all’insegna della praticità e del comfort per i portatori. Ricordo che nel centro ottico di Strada Maggiore, dedicato proprio all’applicazione delle lac, aveva appeso a una parete una grande cartina dell’Italia, che puntellava di spilli con una grande capocchia, ogniqualvolta la sua rete vendita riusciva a “conquistare” un nuovo cliente in una nuova città». Subito dopo è la

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7. Al centro si riconosce Germano Gambini, in occasione di un incontro con il belga Jean Thiriart, fondatore della Società optometrica europea 8. Gambini in uno stand di Pierre Cardin, il primo brand di occhiali da lui distribuito in Italia

volta dell’eyewear di moda, che non ha ancora solcato i mari delle licenze e delle griffe. «Germano colse in anticipo la portata di questo mondo e, al tempo stesso, la necessità che gli occhiali non fossero più vissuti come una protesi, bensì come un abbellimento, meglio ancora se leggeri da indossare – dice ancora Anna – Così strinse un accordo per la distribuzione sul mercato italiano degli occhiali firmati Pierre Cardin e, in seguito, i Gianfranco Ferrè e gli Enrico Coveri. Poi capì che si sarebbe potuto fare ancora di meglio, così cominciò a produrli da sé: si rivolse alla Mazzucchelli, dalla quale acquistò quantità tali di tartarugato che si parlava addirittura di “Tartaruga Gambini”. Ma il nome che lo caratterizzò maggiormente fu una sigla: GG, quella che richiamava

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la sua prima collezione di montature, soprannominata “i piuma” per la loro leggerezza, appena 8 grammi senza lenti». Germano comincia così la vendita della sua prima linea, cui fanno seguito altre creazioni, come i Divina, trasparenti e arricchiti di cristalli Swarovski, ancora oggi presenti nei negozi e persino su Ebay, o i Variety, combinati di plastica e metallo, dai colori accesi per un pubblico più giovane, o, ancora, le mascherine, che permettono di abbronzarsi senza togliere gli occhiali: tutti rigorosamente fatti produrre in Italia, da piccole o

Un’icona per Bologna

medie aziende del Cadore. Ma l’amore per l’acetato di cellulosa, la passione per la costruzione di un paio di occhiali glamour ma pratico, elegante ma confortevole, lo spingono a un passo importante, che tuttavia si rivelerà uno spartiacque per il prosieguo della sua storia. «Nell’86 rilevò un impianto produttivo ad Auronzo di Cadore per realizzare in proprio gli occhiali – spiega Anna Gatti – Purtroppo, di lì a poco la moda avrebbe voltato le spalle alla plastica a favore del metallo e questo significò un grave colpo per gli impianti produttivi dello zio, che

non erano facilmente riconvertibili nella nuova produzione di tendenza». Arrivano, quindi, gli anni del cambiamento: l'interessante proposta di Salmoiraghi&Viganò per rilevare il negozio di via Rizzoli, il passaggio di mano in Fortitudo, l'età vicina alla pensione della sorella Giulia furono tutti validi motivi per cedere le attività e ricominciare da quello che amava di più e forse sapeva fare meglio: disegnare

«Germano Gambini era un vero combattente, un leone in campo, uno che non mollava mai, mai dato per vinto». Così lo ricordava, su Giganti del Basket di qualche anno fa, il compagno di squadra alla Virtus Achille Canna, intervistato da Dan Peterson

Così Andrea Garagnani definisce Germano, ricordando il legame tra le due storiche famiglie bolognesi di ottici. «Mio nonno uscì proprio da quella che era la ditta di ottica più antica della nostra città, la Gambini appunto, per aprire, nel 1926, il negozio che oggi guido io - ricorda ancora Garagnani - Germano fu anche colui che lanciò i primi occhialini sottili in celluloide». Ancora oggi il fascino di quel nome riecheggia nella città e nell'intero settore ottico. «Il mio personale ricordo è quello di un collega che si manifestava un vero signore - dice Luigi Pasquini, altro ottico di punta del capoluogo emiliano, con tre punti vendita fra Bologna e provincia - Io ero più giovane, lui era già un personaggio molto noto anche nel mondo dell'ottica, non solo nel basket: in città possedeva, infatti, diversi negozi con una clientela selezionata; inoltre disegnava e produceva i famosi occhiali "Gambini" in materiale plastico, molto leggeri e di qualità. Quando per motivi imprenditoriali abbiamo avuto un rapporto più continuo, questo è sempre stato molto cordiale e di reciproca stima». Anche l'ultima esperienza professionale di Germano, alla Faoflex di Segusino, ha lasciato ricordi positivi. «Gambini era un "giovane designer" perché conservava dentro di lui l'ansia del nuovo - afferma Nicola Di Lernia, consulente dell'azienda veneta - Era un uomo di grande spessore perché amava il bello e lo desiderava per ogni sua collezione. Quando avevi il piacere di dialogare con lui uscivano delle memorie in grado di emozionarti e compiacerti dell'averlo conosciuto, cosa rara oggi. Insomma, un personaggio che ha fatto sempre poco rumore intorno a sé, perché erano i suoi fatti, le sue idee a parlare». Lela Casini, titiolare di Ala Service, ha percorso quasi

due decenni di attività accanto a Germano, dalla pionieristica esperienza nella contattologia Rgp, con la commercializzazione delle lenti a contatti Soehnges, fino a rilevare addirittura l'attività della distribuzione della famiglia Gambini in Emilia Romagna, nel ’92. «Ho conosciuto il signor Germano nel 1975, avevo 22 anni allora, era il mio primo colloquio di lavoro ed ero in preda al panico più assoluto – racconta Lela - Lui era altissimo, carismatico e incuteva soggezione, ma mi ha sorriso e con grande gentilezza mi ha chiesto come mai volevo smettere l’università e andare a lavorare, se fossi davvero convinta della mia scelta. Gli ho risposto che l’università mi aveva deluso e avevo voglia di lavorare. Non mi ha mai detto perché mi ha assunto, così, immediatamente, senza altre domande, ma ho lavorato con lui per 16 anni e nessuno dei due si è mai pentito di quella scelta. Sono passati davvero molti anni, non ci siamo mai persi di vista del tutto e l’ultima volta che ci siamo incontrati è stato quando ha scelto mio figlio come rappresentante in Emilia Romagna per i suoi occhiali: una sensazione difficile da descrivere, un filo che non si spezza mai, la vita che continua nei nostri figli, da Lela a Leonardo, da Germano a Paola… Ho ancora negli occhi l’immagine del signor Germano che insegna a mio figlio come si prende in mano un occhiale, come fosse qualcosa di unico e prezioso, come trasmettere l’entusiasmo della creazione al cliente. Un patrimonio prezioso che trovo ancora in tanti ottici emiliani che hanno iniziato nel negozio di via Rizzoli e che hanno una sorta di “marchio di fabbrica”: la sua grande passione per l’innovazione e per l’oggetto occhiale».

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AMARCORD

9 occhiali. Con i marchi I Leggeri e I Cristalli torna a far produrre in Cadore e a distribuire gli occhiali con una forza vendita da lui diretta, che riesce a formare e far crescere, motivandola con la consueta passione. Fino al 2009, quando

nasce il connubio con un’azienda trevigiana, la Faoflex, che legherà il proprio nome a quello dell’ottico-designer bolognese fino alla sua morte, avvenuta alla vigilia del Capodanno 2011. «In Faoflex, insieme ai due titola-

9 e 10. Lo stand Gambini in due Mido a cavallo degli anni ’80: dopo il lancio di Pierre Cardin sul mercato interno, l’imprenditore bolognese avviò una partnership creativa e distributiva per gli occhiali firmati Gianfranco Ferrè ed Enrico Coveri

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ri, Fabio Stramare e Cristiano Zanella, Germano aveva ritrovato l’atmosfera e i valori in cui aveva sempre creduto», ricorda Paola Gambini, che oggi ha ereditato il ruolo del papà: segue, infatti, le collezioni I Leggeri e I Cristalli di Germano Gambini, curando tutti gli aspetti del prodotto, del packaging e della pubblicità. E aveva ritrovato anche l’entusiasmo per tutto ciò che è innovazione, creatività e versatilità, applicate agli occhiali. Lo stesso entusiasmo che lo animava nel raccontare a tutti, ad esempio, di quando Sofia Loren indossò i suoi occhiali, durante i funerali di Vittorio De Sica…

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{ JOE’S VIEW } Clinical insights from Joe Barr, OD, MS, FAAO, Bausch + Lomb

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Il

utilizzatori di lenti % degli a contatto che ha provato i

sintomi di appannamento o visione fluttuante li ha percepiti come un fatto negativo che impatta il comfort delle lenti

Joe’s View: Che Cosa Non Vi Stanno Dicendo i Vostri Utilizzatori di Lenti a Contatto? Vi s i e te m a i ch i e s t i ch e c o s a n o n v i s ta n n o d i c e n d o v o s t r i ut i l i z z a to r i d i l e nt i a c o nta t to durante i vostri control l i? Q u a l i s i nto m i s ta n n o a v e nd o, q u a nto s p e s s o l i ha n no e q ua nto q uest i s i nto m i s o n o i nte n s i? Q u a nto s o no p r e o c c u p a t i i v o s t r i p a z i e nt i riguardo questi sintomi e che cosa stanno facendo a l mo me nto p e r a l l e v i a rl i? N el c o r s o d i u n o s t u d i o a du e f a s i p r o g e t ta to

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c o l o r o ch e l o a v e v a n o a v v e r t ito e r a l ’a p p a n n a me nto o f lut t u a z i o n e v is i v a, e v en i v a v a luta to a d a lto i mp a t to ne g a t i v o p e r l ’e s p e r i e n z a q u o t i d i a n a d i ch i p o r ta l e nt i a c o nta t to. I n f a t t i i l 6 0 % d e gl i ut i l i z z a to r i d i l e nt i a c o nta t to ch e h a p r o v a to i s i nto m i d i appan namento o v isione f lut t u a nte l i p e r c ep i s c e come un fa ttore nega tivo ch e i mp a t ta i l c o m fo r t del le lent i. I nostr i ut i l izza tor i d i lent i a conta t to s i s e nto n o c o nt r a r i a t i ,

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fr ustrati, a d isagio ed i r r ita t i da q uest i si ntom i. Ch i soffre d i appannamento sopra ttutto lo nota q ua ndo è sta nco, mentre l a v o r a a l c o mp ute r e d i not te. L a v i s ione a pp a n na ta si ma n i festa pre co cemente durante il giorno r i s p e t to a l l a m a g g i o r p a r te de gl i a lt r i si ntom i, e s i no ta a p a r t i r e d a l m a t t i no f i n o a l l a s e r a . St r a n a me nte ch i ha q u e s ta s i nto m a to l o g i a è p iù p o r ta to a r i mp r o verarsi o a dare la c olp a a i p r o p r i o c ch i (o c ch i s ta n ch i , t r o p p o l a v o r o a l p c, a f f a t i c a mento o c u la r e, a l ler g ie, occh io secco) i nvece che a l l e l e nt i a c o nta t to ch e s ta ut i l i z z a nd o ( l e nt i s p o s ta te, s p o r ch e, p o r ta te per troppo

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te mp o). C u r i o s a me nte c i r c a du e te r z i d i ch i soffre d i appannamenti e f luttuazione v isiva non ne ha fa tto cen no a l propr io c o nta t to l o g o. Fo r s e l a r i s p o s ta s ta nel l e l e nt i a c o nta t to ch e i v o s t r i p a z i e nt i s ta n no p o r ta n d o. No n a p p e n a l e l e nt i i n i z i a n o a d i s i d r a ta r s i n e l l ’a r c o d el l a g i o r n a ta l a l o r o fo r m a p u ò c a m b i a r e e compromet tere la sup erf icie ottica, cosa che può p r e g iu d i c a r e l a q u a l ità v i s i v a e d i l c o m fo r t. L e a t t u a l i l e nt i i n h y d r o g e l e si l icone -hydrogel non s ta n no s o d d i s f a c e n d o q ue s t i b i s o g n i . C ’ è l ’op p o r t u n ità d i s v i lup p a r e u n m a te r i a l e ch e d i a i l m a s s i mo d i i d r a ta -

z i o n e a l l ’o c ch i o e ch e m a nte n g a i l s u o c o nte nuto d ’a c q u a p e r t ut to i l g i o r n o, s o p r a t t ut to p e r m a nte n e r e c o s ta nte l a g e o me t r i a o t t i c a e p e r me t te r e u n a v i s i o n e c o n fo r te v o l e c o m b a tte n d o l ’a p p a n n a me nto d o v uto a l l a d i s i d r a ta z i o n e d e l l a l e nte ch e a u me nta du r a nte il g i o r n o.

Joe Barr, OD, MS, FAAO Vice President Global Clinical & Medical Affairs and Professional Services Vision Care Bausch + Lomb

Exploring blurry, changing or fluctuating vision associated with contact lens wear. Kadence International. January 2012.

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attualità

Nakyma, il benessere visivo copre tutte le nicchie L’housebrand di lenti oftalmiche di Vision Group propone una gamma di prodotti ideale per ogni tipo di esigenza, come è stato recentemente illustrato anche agli oftalmologi

I

n occasione dell’ultimo Congresso Internazionale della Società Oftalmologica Italiana, che si è svolto alla fine di maggio a Milano, Vision Group con il Programma Amici per la Vista di, oltre al tradizionale stand, ha organizzato una serie di meeting con gli oculisti interessati a conoscere le potenzialità delle nuove lenti oftalmiche Nakyma, già in vendita presso i centri ottici affiliati al gruppo. «Gli oftalmologi hanno mostrato grande attenzione e interesse – spiega Giovanni Palermo, wholesale manager di Vision Group per le lenti Nakyma – Abbiamo illustrato loro non soltanto la filosofia che sta dietro alla linea oftalmica, ma anche e soprattutto quei prodotti che garantiscono un valore aggiunto al consumatore e, di conseguenza, offrono uno strumento in più per la correzione di alcuni difetti visivi». In particolare gli oftalmologi della SOI che hanno seguito le presentazioni si sono rivelati attenti alle opportunità garantite dalle lenti anti stress. «Si tratta di lenti

di Angelo Magri

Di spalle, in primo piano: Sergio Zaccaria Scalici; da sinistra Mario Bifani, Carlo Redaelli e Duilio Siravo; in piedi Nicola Pescosolido e sedute Antonella Petit Bon e Sara Capelli presso lo stand Vision Group – Amici per la Vista all’ultimo congresso SOI di Milano

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attualità

“Delle lenti anti stress i nuovi portatori hanno apprezzato l’effetto d’ingrandimento delle immagini nella zona di lettura, senza riscontrare fastidiose distorsioni in ogni direzione”

oftalmiche monofocali dinamiche digitali a variazione di potere, una soluzione ottica per ridurre lo stress visivo grazie ad una lieve variazione di potenza dal centro ottico alla parte inferiore della lente. L’aumento di +0.60 diottrie nella zona di lettura fornisce una visione prossimale più confortevole anche dopo diverse ore di utilizzo, e facilita l’accomodazione naturale – dice Palermo - I nuovi portatori hanno apprezzato l’effetto d’ingrandimento delle immagini nella zona di lettura, senza riscontrare fastidiose distorsioni in ogni direzione. I soggetti che più hanno gradita questa nuova soluzione ottica sono: gli ametropi alla soglia della presbiopia, chi ha sollecitazioni quotidiane nella visione da vicino e gli utenti più attenti alle novità tecnologiche». Del resto l’attenzione nei confronti dello stress visivo è il cavallo di battaglia di VisionOttica, insegna premium brand di Vision Group, che ha studiato un apposito test, con il patrocinio della stessa SOI, proprio per rilevarne il grado e per trovare i rimedi ottici adeguati.

«Queste lenti anti stress sono state studiate in collaborazione con il gruppo francese Bbgr», ricorda il manager di Vision Group. Ma non sono le uniche novità di Nakyma presentate da Vision Group al Congresso Internazionale della Società Oftalmologica Italiana. «Abbiamo illustrato anche le caratteristiche di un particolare trattamento antiriflesso trasparente, assolutamente acromatico, e quelle di un nuovo materiale a medio indice, ideale per i glasant, che di fatto abbina la resistenza all’impatto tipica del policarbonato a una qualità ottica superiore», conclude Palermo. Il dialogo con i medici prosegue con il Programma Amici per la Vista e nei centri VisionOttica. In particolare, presso il Centro VisionOttica Piero della Francesca di Milano, sono state recentemente presentate le due linee di housebrand di lenti oftalmiche e di montature ai medici oculisti della zona. Un incontro organizzato dal Programma Amici per la Vista, volto a sviluppare la collaborazione professionale e informativa tra

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Giovanni Palermo, wholesale manager di Vision Group per le lenti oftalmiche

Area Medica e Area Tecnica nel rispetto delle specifiche competenze. È stata un’opportunità di relazione tra le due Aree, nonché una condivisione di opinioni ed esperienze.


Moda

Conoscere per scegliere i nostri “compagni di vita” Da tempo il mondo, in continua accelerazione, ci bombarda di notizie. Il consumatore si trova di fronte a un’offerta di prodotti sempre più ampia che spesso può generare incertezza e confusione. Necessita quindi di sicurezza, anche nella scelta degli occhiali che nelle prossime stagione si ispireranno a quattro tendenze

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Regina Rossi colour research manager Mazzucchelli 1849

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er “vivere” e scegliere in modo più coscienzioso, il consumatore ha iniziato a riflettere più attentamente su vari aspetti, a soffermarsi sul prodotto, a vivere un cambiamento che lo sta portando a modificare la propria scala di valori. Siamo entrati nell’era post consumistica e l’approccio all’acquisto è cambiato. Infatti, la cultura dell’immagine non è più così predominante e il consumatore sta diventando sempre più consapevole: vuole creare un proprio stile e stabilire un nuovo tipo di relazione con i prodotti. Li vuole conoscere meglio, spingendosi oltre per ricercarne le caratteristiche intrinseche, quasi per piegarli alle proprie esigenze funzionali specifiche e personalizzarli secondo i propri criteri estetici. Anche l’occhiale non si sottrae a questo cambiamento cognitivo ed è diventato un nuovo e vero “compagno di vita”. Perché, se è vero che

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moda

ci ritroviamo a viaggiare attraverso nuovi e affascinanti mondi, è vero anche che sentiamo la necessità di poterci circondare di persone e oggetti che ci diano sicurezza. Sicurezza che deriva dalla conoscenza. Sono proprio le origini e la storia del prodotto, la ricerca materica, la

mercato la nuova bioplastica M49 e continua a concentrarsi sull’innovazione e sulla ricerca tecnologica col massimo impegno e con quella maestria che da sempre la contraddistingue. Per le prossime stagioni, il consumatore potrà scegliere le proprie

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trasparenza del processo produttivo, il rispetto dell’ambiente, gli elementi che aiutano a valutare le caratteristiche intrinseche del prodotto e che inducono a sceglierlo – oltre che per il contenuto funzionale ed estetico - anche per la sua valenza etica e culturale. Proprio nel rispetto di questo sentimento etico, Mazzucchelli ha recentemente lanciato sul

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montature, ispirate a quattro nuovi grandi temi: 1. il ritorno delle grandi decadi della moda che si intrecciano e si influenzano l’un l’altra sino a creare un prodotto contemporaneo: si tratta di un mix di iperfemminilità con richiami al guardaroba maschile e di un’eleganza anni ‘30 con il tocco sportivo degli anni

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’90. I toni saranno pastello contrapposti a nuance vibranti 2 . l a luce come punto focale d’attenzione, fatta di fili e di trame luminose o le luci “catturate” che danno sensazioni di evanescenza. I toni saranno, quindi, lunari, congelati, metallizzati

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3. la perfezione della materia grezza creata dalla natura nell’ambito vegetale e minerale. Colori caldi e sontuosi della terra con sfumature anticate. I toni saranno scuri e preziosi 4 . I pattern dalle geometrie d’ispirazione anni ’70 alle scaglie di pesce e di rettile in varie dimensioni e vari colori.


consulente

Riforma del lavoro: ORA SI ASSUME COSì Il disegno di legge del governo Monti cambia considerevolmente alcune norme chiave nei rapporti tra imprese e collaboratori

di Tobia Chiesurin Consulente aziendale

I

l Senato ha approvato il disegno di legge "Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita" (DDL 3249). In attesa dell’approvazione definitiva alla Camera, analizziamo le modifiche più significative che interessano anche il settore dell’ottica. Il primo contratto a termine : il nuovo regime di a-causalità La novità più importante che emerge dalla riforma Fornero riguarda la conclusione del primo contratto a termine. In tale tipologia contrattuale non vi sarà più l’obbligo di indicare e motivare la ragione che giustifica il ricorso all’assunzione a tempo determinato: il datore di lavoro non dovrà più, quindi, specificare le motivazioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo cui è vincolata l’apposizione del termine al contratto di lavoro subordinato. Tale regola vale però solo per il primo contratto a termine concluso e solo se la relativa durata non sia superiore ai 12 mesi. I contratti collettivi potranno inoltre prevedere, stabilendone le condizioni, la riduzione dei periodi di intervallo necessari nel caso di riassunzio-

ne con contratto a termine fino a 20 giorni (o 30 giorni in taluni casi particolari). Apprendistato, lavoro intermittente e partite Iva : le prospettive future Per quanto riguarda le altre forme contrattuali, ecco le ulteriori innovazioni apportate dal disegno di legge. Apprendistato: nuovi limiti all’assunzione Vengono previsti nuovi limiti al numero massimo di apprendisti assumibili, in particolare: • per i datori di lavoro che occupano un numero di lavoratori inferiore a dieci unità, tale numero non potrà superare il 100% delle maestranze specializzate e qualificate in servizio presso il medesimo rapporto di lavoro; • per le imprese con un numero di lavoratori superiore alle dieci unità, il numero di apprendisti non potrà superare il rapporto di 3 a 2 rispetto ai dipendenti in servizio. Lavoro intermittente: quando fare la comunicazione La riforma stabilisce che il contratto di lavoro intermittente, caratterizzato da una prestazione discontinua attraverso la quale il lavoratore s’impegna a svolgere le proprie attività lavorative “a chiamata” del datore di lavoro, potrà in ogni caso essere concluso con sog-

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consulente

getti con più di 55 anni di età e con soggetti con meno di 24 anni di età, fermo restando che le prestazioni contrattuali devono essere svolte entro il venticinquesimo anno di età. Ai fini degli adempimenti amministrativi previsti per l'assunzione, anche per il contratto intermittente ci deve essere l'invio della comunicazione dell'assunzione ai servizi per l'impiego competenti. Con tale comunicazione i datori di lavoro dovranno specificare l’obbligatorietà o meno della chiamata e le modalità della eventuale disponibilità. Mentre antecedentemente alla riforma la comunicazione veniva effettuata solo prima dell’inizio della prestazione lavorativa, viene ora previsto che venga realizzata anche precedentemente a un ciclo integrato di prestazioni di durata non superiore a 30 giorni. Partite Iva: la stretta si allenta La stretta sulle partite Iva si riduce: viene previsto, infatti, che le prestazioni lavorative rese da titolari di partita Iva saranno considerate, salvo prova contraria del committente, collaborazioni coordinate e continuative quando ricorrano almeno due dei seguenti presupposti: • la collaborazione duri da più di 8 mesi nell’arco di un anno; • il corrispettivo derivante da tale collaborazione costituisca più dell’80% del reddito del collaboratore; • il collaboratore disponga di una postazione fissa di lavoro presso la sede del committente. In presenza di almeno due delle suddette condizioni, il datore di lavoro sarà obbligato ad assumere il lavoratore. Tale obbligo di assunzione viene oltrepassato qualora il soggetto partita Iva svolga prestazioni lavorative connotate da competenze tecniche di grado elevato (acquisite attraverso significativi

percorsi formativi o da capacità tecnico-pratiche acquisite attraverso rilevanti esperienze maturate nell’esercizio concreto di attività) e, contestualmente, abbia un reddito annuo da lavoro autonomo superiore a 18.000 euro. La norma, che si pone l’obiettivo di limitare le partite Iva fittizie, si applicherà ai rapporti di lavoro che inizieranno dopo l’entrata in vigore della Riforma, mentre per i rapporti in corso a tale data è prevista una fase transitoria di un anno, per dare ai professionisti e alle aziende il tempo di adeguarsi alle nuove regole Lavoratori dipendenti : ca mbia il congedo di paternità Viene rivisto il congedo di paternità obbligatorio: il padre lavoratore dipendente, entro i 5 mesi dalla nascita del figlio ha l’obbligo di astenersi dal lavoro per un periodo di un giorno (in precedenza erano tre). Entro lo stesso periodo il padre potrà astenersi per un ulteriore periodo di due giorni, anche continuativi, previo accordo con la madre e in sua sostituzione in relazione al periodo di astensione obbligatoria spettante a quest’ultima. In quest’ultima ipotesi, per il periodo di due giorni goduto in sostituzione della madre è riconosciuta un’indennità giornaliera a carico dell’Inps pari al 100% della retribuzione e per il restante giorno in aggiunta all’obbligo di astensione della madre è riconosciuta un’indennità pari al 100% della retribuzione. Inoltre, per quanto riguarda l’erogazione di voucher da utilizzare in caso di necessità di cura dei figli, si specifica che possono essere utilizzati non solo per acquistare servizi di babysitting, ma anche per far fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati.

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lab

Lenti a contatto gaspermeabili asimmetriche in caso di cheratocono Quando la morfologia della superficie corneale anteriore è asimmetrica, come accade ad esempio in questa malattia della cornea, il trattamento ottico individua con l’applicazione di lac GP la componente di maggiore importanza

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di Francesco Sala docente di Optometria e Contattologia Istituto B. Zaccagnini

’obiettivo principale dell’applicazione è ristabilire un’acuità visiva soddisfacente. Le lac GP provvedono, infatti, a ripristinare la regolarità ottica di superficie determinando una visione spesso all’altezza delle aspettative. In aggiunta, è necessario ricordare che preservare l’apice della distrofia1, evitando nel tempo la formazione di leucomi durante l’utilizzo delle lenti a contatto, è uno degli aspetti di maggiore importanza. Questa condizione è fondamentale perché nel lungo periodo2 offre maggiori garanzie di continuare l’uso delle lac. In questo ambito la prima scelta è costituita da lenti a contatto gas-permeabili di tipo simmetrico ed è fondamentale che il professionista possa avvalersi di differenti design specifici, progettati appositamente per cornee asimmetriche. Le peculiarità che i design simmetrici delle lenti a contatto, appartenenti al set di prova, devono possedere sono: la possibilità di lavorare con geometrie sferiche e asferiche, un’ampia disponibilità di valori per la curva base, una zona ottica variabile in base al tipo di curvatura, la capacità di modificare il diametro totale e, in caso, di avvalersi di soluzioni a geometria inversa. Nella scelta delle caratteristiche finali della lac, considerando le possibili differenze tra l’area affetta dalla distrofia e quella della superficie circostante, è indispensabile che il professionista possa chiedere al costruttore la variazione del sollevamento periferico con la finalità di ottenere un quadro fluoroscopico più conforme. Quando l’adattamento della

lente a contatto gas-permeabile simmetrica diventa difficoltoso, è possibile ricorrere a dei sistemi alternativi, come ad esempio lac GP asimmetriche, lenti ibride, la soluzione gemellata, la modalità piggyback, le lenti mini sclerali e quelle sclerali. In merito ai sistemi menzionati precedentemente, la lente ibrida è costituita da una parte centrale gaspermeabile e una morbida periferica, mentre la soluzione gemellata è composta da una lente morbida costruita con una “tasca” centrale dove viene sistemata una lente avente struttura rigida di piccolo diametro. Quando la scelta del professionista individua la soluzione indicata con il termine di “piggyback”, l’applicazione prevede l’impiego di una lac morbida senza “tasca” sulla quale è applicata una lente gaspermeabile di piccolo diametro. La gestione della correzione ottica nell’ambito delle irregolarità corneali può essere realizzata anche con lenti a contatto mini sclerali aventi struttura rigida, il cui diametro totale varia da 12.50 a 15.00 mm. Qualora la scelta sia di una lente sclerale, il diametro totale è solitamente compreso tra 22.00 e 25.00 mm. Inoltre, quando il professionista valuta le prime lenti nelle sedute di prova, deve avvalersi di soluzioni realizzate appositamente per il cheratocono, senza rinunciare alla possibilità di ricorrere a design con caratteristiche differenti. È utile ricordare che l’opportunità di registrare il quadro fluoroscopico delle soluzioni utilizzate permette un controllo più accurato dell’applicazione e di analizzare con più semplicità le modifiche da realizzare nella lente successiva. Se consideriamo la progressione della distrofia uno degli aspetti correlati è l’insorgenza

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e il successivo incremento della potenza diottrica oculare, questa variazione viene prodotta dall’aumento della curvatura corneale che contemporaneamente è accompagnata da un’irregolarità di superficie. Queste modifiche introducono delle aberrazioni che solo nelle forme iniziali e più lievi possono essere corrette in modo soddisfacente con lenti a contatto morbide o lenti oftalmiche. Nel proseguo dell’articolo verranno presi in esame alcuni aspetti dell’applicazione di lac GP in caso di cheratocono, evidenziando mediante un “case report” la differenza tra design simmetrici e asimmetrici. Quando pensiamo al tipo di approccio da tenere nell’ambito dell’applicazione, secondo molti autori3,4 si tratta di cercare in base alla forma, collocazione, dimensione e alla proprietà altimetrica della distrofia le caratteristiche geometriche della lac in grado di preservare la fisiologia corneale e, in aggiunta a questo risultato, è indispensabile accompagnare un’acuità visiva soddisfacente per il paziente. In riferimento alla modalità di adattamento5 della lac la procedura di “sollevamento apicale” diminuisce le probabilità di formare leucomi sull’apice del cheratocono, elemento quest’ultimo considerato indispensabile per preservare lo stato di salute della cornea. In aggiunta6, diventa possibile diminuire la formazione della punteggiatura epiteliale e dell’edema. In conclusione, questi aspetti offrono l’opportunità di conservare il più a lungo possibile l’acuità visiva ottenuta mediante questo sistema correttivo. Prendiamo in considerazione la topografia corneale di figura 1 dove per l’applicazione viene scelta una lac GP con geometria sferica coassiale tetracurva simmetrica progetta per il cheratocono che viene riportata in figura 2. Quando viene valutato il quadro fluoroscopico è necessario analizzare la relazione della lente nella zona dell’ectasia, per le ragioni indicate precedentemente, ma al tempo stesso bisogna valutare anche l’allineamento periferico7 cercando di esaminare la relazione della lac con la superficie corneale nel suo complesso. La lente simmetrica applicata (figura 2) possiede il raggio di curvatura e il diametro della zona ottica posteriore rispettivamente di 7.40 mm e 6.80 mm mentre il diametro totale risulta di 9.20 mm. Osservando il quadro fluoroscopico in prossimità della zona ectasica, è possibile notare il sollevamento dall’apice.

Figura 1. Topografia corneale del cheratocono preso in esame, occhio sinistro

Figura 2. Lente a contatto gaspermeabile simmetrica in caso di cheratocono

Nella valutazione del quadro fluoroscopico della lente simmetrica applicata, l’allineamento periferico produce un forte sollevamento localizzato nel quadrante inferiore. Questo aspetto contribuisce al decentramento

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Figura 3. Lente a contatto gaspermeabile asimmetrica in caso di cheratocono

della lac con la possibilità di compromettere la qualità della visione e la tollerabilità della lente, influenzando la formazione della punteggiatura corneale. Con la finalità di uniformare il quadro fluoroscopio, viene adottata una soluzione caratterizzata da una geometria tetracurva asimmetrica con le seguenti proprietà: una zona ottica posteriore sferica dove il diametro e la curvatura sono uguali a quella della prima lente, un diametro totale di 9.20mm,delle curvature periferiche del meridiano orizzontale invariate, mentre viene modificato il meridiano verticale. In particolare, le curvature periferiche del quadrante inferiore vengono ridotte di 1.00 mm e per uniformare maggiormente il quadro fluoroscopio, mentre ogni curvatura periferica di quello superiore viene diminuita di 0.50 mm. L’ammontare delle variazioni può essere studiata con la realizzazione di lenti di prova e il controllo del quadro fluoroscopico con l’interazione dello studio altimetrico della topografia corneale. Il quadro fluoroscopio, riportato in figura 3, è ottenuto mediante la geometria asimmetrica descritta precedentemente dove è possibile osservare il sollevamento apicale, un maggiore allineamento della lac nel meridiano verticale, in particolare nel settore inferiore, e complessivamente una lente più cetrata rispetto alla soluzione simmetrica.

In conclusione, quando l’adattamento delle lac GP simmetriche progettate per il cheratocono non garantiscono un risultato soddisfacente, è possibile ricorrere a geometrie asimmetriche con l’obiettivo di seguire in modo più uniforme la morfologia corneale. È altresì importante ricordare che questa soluzione non rappresenta la prima opzione poiché è necessario gestire più parametri rendendo più articolata l’applicazione. Bibliografia:

1. Edrington TB, Zadnik K, Barr JT, Gordon MO. Scarring and contact lens fit in keratoconus: Results from the CLEK (Contact lens evaluation in keratoconus) screening study 2. Korb DR, Finnemore VM, Herman JP. 1982. Apical changes and scarring in keratoconus as related to contact lens fitting techniques. J Am Optom Assoc 53:199-205. 3. 3. Karen KY. RGP fitting philosophies for keratoconus. Clin Exp Optom 1999; 82: 6: 230235. 4. Edrington TB, Barr JT, Zadnik K, Gordon MO, the CLEK Study Group. (1993) Selection of initial trial fitting RGP contact lens base curve radius in keratoconus. Optometry and Vision Science (Suppl) 70:39. 5. Gundel RE, Libassi DP, Davis LJ, McMahon TT, Edrington TB, Zadnik K, Barr JT, Gordon MO. (1996) Feasibility of fitting contact lenses with apical clearance in keratoconus. Optometry and Vision Science 73:729-732. 6. Barr JT, Zadnik K, Wilson BS, Edrington TB, Everett DF, Fink BA, Shovlin JP, Weissman BA, Siegmund K, Gordon MO, the CLEK Study Group. (2000) Factors associated with corneal scarring in the Collaborative Longitudinal Evaluation of Keratoconus (CLEK) Study. Cornea 19:501-507. 7. Edrington TB, Gundel RE, Libassi DP, Wagner H, Pierce GE, Walline JJ, Barr JT, Wilson BS, Gordon MO, the CLEK Study Group. (1999) The effect of rigid contact lens peripheral clearance on patient comfort in the Collaborative Longitudinal Evaluation of Keratoconus (CLEK) Study. Optometry and Vision Science (Suppl) 76:210.

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POETICAMENTE VIVERE “Qualcuno dice Che nella notte dello sputnik E del personal computer I veri poeti Non scrivono più Ma pensano soltanto. Avanzano senza intoppi Fra la materia e il nulla Attraversano cifre e galassie Che magari non esistono.” di Luisa Redaelli Communication consultant

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ualcuno dice che i veri poeti non scrivono più. Qualcuno dice che non c’è spazio per la poesia, che ormai è superata. Qualcuno dice che la poesia sono le canzoni e gli sms, che la poesia sono il rap e i messaggi scritti sui muri. Noi, che adoriamo andare a cercare la poesia, sappiamo dove si nasconde e la troviamo in ogni circostanza. Nelle luci del mattino, in un sorriso spontaneo, nella parola gentile, negli occhi degli anziani sereni, nelle voci dei bambini, nel colore bianco del soffitto, nella vetrina fatta con gioia, nel gesto di provare le lenti a contatto, nel primo occhiale da vicino, nella lente da sole che non altera i colori e protegge, nel contatto con un collaboratore partecipe, nel dialogo a cuore aperto, in una frittata cucinata con amore, nel gusto del caffè con la pipa… Magari ci intristiamo un poco nel vedere lo spazio che le librerie normali dedicano alla poesia, così esiguo rispetto a quello dei gialli o dei romanzi erotici, della pseudo-cultura dei comici televisivi o dei romanzi rosa, noi che quando leggiamo dei bei versi restiamo immobili con lo sguardo perso

"Qualcuno dice” di J. E. Eielson1

come se un ipnotizzatore avesse rapito i nostri sensi. Noi sappiamo che la poesia è viva, che la poesia è ovunque, nell’amore e nel dolore, nella società odierna e dentro le nostre case, in un fiore che sboccia e in un altro che appassisce. Mentre scrivo, il mio sguardo esce per incontrare le meravigliose luci del lago, oggi c’è vento e i bagliori sono così nitidi e danzanti da creare una magia per gli occhi. Sono consapevole e grata per quanta poesia trova spazio nella mia vita di oggi, poesia di un incontro destinato, poesia di gesti d’amore quotidiani sorprendenti nella loro naturale intensità, poesia di profumi, di colori, di tocco, di bellezza, poesia di fatiche intense condivise ridendo, cantando, di creatività vagante, che genera e realizza. Un po’ è stato il caso fortunato, un po’ è stato il destino, un po’ è stata una decisa scelta di vita. Certo, oggi, posso esprimere ciò che desidero essere, evocare i valori in cui mi riconosco, raccontare le idee che sento esser maturate dentro di me. C’è un senso poetico della vita, che per me coincide con il senso etico, necessari entrambi per definire la rotta che vogliamo indirizzare. Vivere poeticamente, accogliendo ed esprimendo la poesia, con un’etica umana che si esprime nel

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rispetto e nell’onestà. Osservando tanti fatti di cronaca attuali, verrebbe da pensare che anche una certa rivoluzione etica sia in corso, che questa situazione economica così severa in realtà stia offrendo lo spunto per ridisegnare anche i valori di comportamento e di morale. I furbi e gli ingannatori son messi alla berlina, i prepotenti e gli arroganti non sono più ascoltati, gli approfittatori e gli sfruttatori sono estromessi dai giochi. Voglio creder che sia vero e che i valori più puliti possano davvero trovare piena soddisfazione. In ogni professione esiste un senso etico da affermare. Nella proposta di consulenza professionale, che deve essere onesta, fondarsi su studio e aggiornamento continui, preparazione approfondita, analisi delle specifiche esigenze, rispetto delle identità con cui ci si relaziona. Nella vendita, che deve considerare vantaggi reciproci ed equamente suddivisi fra le parti: un ottimo servizio, prodotti di qualità reale e garantita, il giusto prezzo, argomentabile con sincerità e competenza. Nelle aziende, che debbono rispettare fornitori e clienti, dando a ognuno lo spazio adeguato, senza voler arraffare e fagocitare tutto, senza la presunzione di glorie trascorse e ormai tramontate, ma con la nitida


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consapevolezza che i tempi son cambiati profondamente, ineluttabilmente. L’Europa è un mercato unico, coerente, aperto. Lo stesso prodotto non può avere prezzi scompagnati da un paese all’altro. Il più furbo deve guadagnare di più? Ma non esiste più! Tutti viaggiamo, con una facilità enorme: viaggiamo fisicamente per scoprire luoghi e curiosare fra i colleghi ed esploriamo via internet per scoprire cosa avviene in altre realtà, nel nostro campo. L’elogio della trasparenza non è solo poetico, è anche profondamente etico. Trasparenza nei prezzi, nei rapporti, nei servizi, nella qualità. Quando non ho potuto più esser parte di un progetto che affermasse questi valori, è stato inevitabile per me uscirne fuori. La libertà per ciascuno di noi di sentirsi coinvolti ogni giorno in un’opera dove ci riconosciamo è vitale. Se ci troviamo a dover dare il nostro contributo a qualcosa che non riconosciamo più nei valori che contano, non possiamo più starci dentro. Per me è stato inaccettabile e pertanto ho aperto la mia vita a nuovi spazi, di cui sono immensamente felice. Il rispetto delle persone, la ricchezza della collaborazione nello scambio delle idee, l’onestà e la chiarezza nei rapporti umani e professionali, la condivisione

degli sforzi e il riconoscimento empatico del contributo di ognuno sono valori imprescindibili per il successo di ogni attività. Quando questi principi non sono presenti, sono convinta che, purtroppo, la struttura sia debole e non possa avere vita lunga. Occorre tanta sensibilità, oggi, per dare un contributo alla società. Sensibilità che può esporre al rischio di delusioni o tempi lunghi, ma sono finiti, FINITI, i tempi del “più furbo arraffo tutto io”. La parola data è sacra e non siamo assolutamente più disposti a farci prendere in giro da nessuno, fornitori, collaboratori, consulenti. Cerchiamo sincera professionalità, condividiamo gli sforzi, mettiamo a disposizione ciò che possiamo, generosamente, apertamente. I famosi “paletti di confine” sono necessari per difendere il nostro privato dagli sciacalli, per salvaguardare il nostro intimo dagli approfittatori, per non accettare soprusi e beffe. Consapevoli di ciò possiamo affermare i valori migliori, con chiarezza e pulizia, con armonia e pace, consapevoli che le leggi universali della natura lavorano con noi. Il patrimonio che ci portiamo appresso è la ricchezza dei rapporti umani, quando manca il rispetto, quando non si è capaci di gratitudine e di

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riconoscenza, ah povera miseria! E non si andrà mai lontano…. Ecco perché, nella realtà che viviamo

ogni giorno, anche nel nostro lavoro che tanta parte temporale occupa, siamo consapevoli del gesto, del sorriso, della sincerità, del rispetto, dell’empatia,


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POESIA DELLA BELLA SERA

dell’ascolto. Non ci sono corsi di formazione tecnici, teorie di marketing, saggi di filosofia che possano insegnare i valori umani che davvero fanno la differenza. Possiamo decidere di dipingere i locali di bianco e dare all’imbianchino il compito di farlo. Sarà molto probabilmente un bianco banale, freddo, anonimo, piatto. Pensiamo di metterci lì noi stessi, dedicare sensibilità e attenzione, cercare quella tonalità speciale, che ci appartiene, più calda, con una goccia di giallo ocra, una appena di blu, magari sfiorare con un magenta leggero. Ecco che il nostro bianco non sarà più monocorde, racconterà una poesia di riflessi, scalderà gli ambienti, suonerà una musica delicata e avvolgente. E noi che ci occupiamo di ottica, sappiamo bene quanto sia importante che le lenti non alterino la percezione delle infinite sfumature del bianco che esistono nel nostro mondo. Questo è, semplicemente, comunicare. Comunicare ogni giorno con serenità un’impostazione di vita, una filosofia dell’esistenza: questo è una scelta, libera e consapevole. Decido di fare l’arraffone, decido di rispettare tutti i miei partner. Decido che vendere è un vantaggio solo per me, decido che vendere è un momento d’incontro fra le mie esigenze e le esigenze del mio cliente. Decido che le mie formule sono le più valide e le

applico a gogò ovunque sia, decido che voglio dare un contributo reale, concreto, individuale a chi chiede la mia consulenza. Decido che sfrutto tutti quelli che lavorano con me, fingendo paternalismi vuoti, manipolando per i miei egoismi, più o meno consapevolmente, decido che rispetto le persone con cui collaboro, perché hanno storie, sensibilità, vissuti e talenti che possono certamente mettere in atto scambi costruttivi più efficaci a vantaggio condiviso. E così via, in un percorso che renderà più poetica la quotidianità, di sicuro, più etica la nostra esistenza. In questa logica aristotelica il fine e il bene sono coincidenti e per tutti ne scaturisce felicità. “Come si diventava uomini. Etica e poetica”2 è un testo molto interessante che mette in relazione i due valori di etica e poetica, con il concetto stesso di formazione dell’essere umano, non guappo di cartone. Il concetto di poetica è di natura estetica, riguarda il percepito dei sensi, il famoso emisfero destro; e arricchisce di bellezza e armonia i nostri giorni. Il concetto di etica è di natura razionale, logica, oggettiva; parte come esigenza innata del cuore e si applica nell’emisfero delle nostre scelte morali. L'etica è la ricerca dei criteri che consentono a ciascuno di noi di gestire la nostra libertà, nel rispetto degli altri. Avere un riferimento etico ci aiuta a

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Vorrei soltanto una rosa; questa luce chiara e tiepida negli occhi, e una rosa tra le foglie verdi. Una rosa, per guardarla, per riposarmi, per sentire l’anima e vedere la sua; per restare qui solo in silenzio, in armonia con la sera incantevole. Lasciare che il tempo, come una ragazza sfogli la sua bianca corolla, scegliendo, lasciando cadere tra le cose, nuove cose; il tempo di luce e d’ombra… Vorrei soltanto essere una dolcezza di fronte a un’altra; vorrei soltanto sognarti; vorrei una rosa, una rosa. Eugenio De Nora, poeta e critico spagnolo, nato nel 1923 mantenere il senso dell'esistere umano, il significato profondo etico-esistenziale (eventuale) della nostra vita singola, unica e inimitabile, e del cosmo, naturale e sociale, che ci include. Anche per questo motivo è consuetudine differenziare i termini “etica” e “morale”. Dice il saggio cinese che si può parlare di poesia solo al poeta, di spada solo al maestro di scherma, quindi a buon intenditor, poche parole: son scelte di vita, di campo, di azione, personali, che tutti dobbiamo imparare a operare e portare avanti, con determinazione, a tutti i costi! “I poeti sono i legislatori misconosciuti del mondo.” (P. B. Shelley3)

1.Poeta peruviano, nato nel 1924, vissuto lunghi anni a Milano, dove morì nel 2006. 2. Saggio sulla tragedia greca di Daniele Guastini, ed. Jouvence, 1999. 3. P.B. Shelley (1792 – 1822) poeta inglese, uno dei più grandi poeti romantici.


“Sapere, competenze e abilità nel loro significato originale”

“Sono aperte le iscrizioni ai corsi di ottica, di optometria e di contattologia per l’anno formativo 2012 - 2013” Dal 1977 l’Istituto forma ed aggiorna ottici e optometristi realizzando a livello nazionale percorsi formativi in grado di coprire l’intero arco di competenze della professione

CORSO DI OTTICA

CORSO ANNUALE DI OPTOMETRIA

Il Corso, cui si accede con titolo di scuola media superiore, grazie a metodologie didattiche e programmi attuali, risponde alle reali richieste del mercato del lavoro dell’ottica. Il corpo docente interdisciplinare, i moderni ed attrezzati laboratori e ambulatori consentono di acquisire le conoscenze e le abilità professionali più aggiornate. Anche per il 2012/2013 verrà attivata una sezione riservata a studenti-lavoratori.

Il Corso di Optometria Annuale, cui si accede con l’abilitazione all’ esercizio della professione di Ottico, costituisce il naturale e oramai necessario completamento della formazione ottica di base, consentendo di acquisire conoscenze e competenze professionali optometriche allineate al più alto standard europeo.

CORSO BIENNALE DI OPTOMETRIA

CORSO DI CONTATTOLOGIA

Il Corso biennale di Optometria, attivo dal 1992, consente a chi già opera nei centri ottico-optometrici di far evolvere le proprie competenze e conoscenze nelle discipline optometriche grazie a modalità di frequenza e metodologie didattiche specifiche. Il corso sarà attivato in novembre in più sedi del centro-nord Italia.

Il Corso di Contattologia, che si svolgerà dal 23 al 30 settembre 2012, affronta tutti i temi fondamentali della contattologia sia teoricamente sia praticamente e presenta le filosofie, le soluzioni applicative più attuali oltre alle evidenze della ricerca nell’ambito delle geometrie, dei materiali e delle tecnologie strumentali.

dedicato a chi lavora

teorico-pratico

CORSI DI PREPARAZIONE AGLI ESAMI DI QUALIFICA E DI ABILITAZIONE Dall’anno formativo 2012/2013 per coloro che non posseggono un titolo di scuola media superiore e desiderano acquisire la qualifica di operatore meccanico del settore ottico o l’abilitazione all’esercizio dell’arte sanitaria ausiliaria di ottico saranno attivati dei corsi intensivi per sostenere gli esami presso Istituti statali convenzionati. Per maggiori informazioni: Istituto Superiore di Ottica e Optometria Benigno Zaccagnini, Via Ghirardini 17, 40141 Bologna Tel. 051 480994, Fax 051 481526, info@istitutozaccagnini.it - www.istitutozaccagnini.it

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BAUSCH + LOMB lancia le lenti a contatto Biotrue™ ONEday realizzate con materiale HyperGel™ European Lenses & Technology ha intervistato Sheila Hopkins, Global President, Vision Care, Bausch + Lomb, e il Dr. Joe Barr, OD, MS e Vice President Clinical & Medical Affairs Global Vision Care, in merito al lancio mondiale di Biotrue™ ONEday, le nuove lenti a contatto premium monouso, lanciate alla BCLA.

Può commentare il lancio delle lenti a contatto Biotrue™ ONEday?

Sheila Hopkins, President, Vision Care: Quest’anno alla BCLA abbiamo annunciato il lancio davvero significativo di un nuovo membro della famiglia BIOTRUE: le lenti a contatto Biotrue™ ONEday. Una lente che dà una visione eccezionale ed un comfort che cambieranno le dinamiche della categoria, un segmento in rapida crescita in tutto il mondo. Sono entrata a far parte dell’azienda solo 7 mesi fa in un momento estremamente emozionante. Siamo nel bel mezzo di un’inversione di tendenza significativa che ha portato l’azienda ai tempi della sua costituzione quando il business passava tramite l’innovazione. Bausch + Lomb è sul mercato da quasi 160 anni: noi abbiamo un’idea molto semplice, che è quella di essere la miglior azienda mondiale per la cura degli occhi. La nostra idea è assolutamente meravigliosa e coinvolgente, ovvero aiutare le persone a vedere meglio per vivere meglio. Negli ultimi anni abbiamo introdotto PureVision ®2 con High Definition™ Optics, un tipo di lente più confortevole e che ha migliorato l’acuità visiva. Questa lente è stata

accolta molto bene dai pazienti e anche dai Contattologi, e sta guidando in tutto il mondo la crescita significativa nel nostro settore delle lenti a contatto, una crescita che non è ancora completamente esaurita. Alle PureVision ®2 sferiche abbiamo fatto seguire il lancio della corrispondente lente torica, inizialmente commercializzata negli Stati Uniti e in Francia. Ora sta crescendo in Europa ed è ottimamente accolta da pazienti e Contattologi. È una lente molto stabile, tanto che tutti gli specialisti ai quali ne ho parlato mi hanno riferito che è fantastica, veramente stabile e molto confortevole. Sta portando una buona crescita nel mercato delle lenti toriche. Storicamente Bausch ha avuto una quota di mercato molto forte in questo segmento di lenti speciali. Abbiamo perso parte di questa quota negli ultimi due anni, ed ora ci stiamo impegnando per riguadagnare la leadership attraverso l’innovazione. La lente torica è stata il nostro primo passo. Adesso abbiamo il piacere di lanciare le nostre prime lenti a contatto bioispirate, il nostro ultimo passo per aiutare le persone a vedere meglio per vivere meglio.

Può spiegare il background di questo nuovo tipo di lenti a contatto, le Biotrue™ ONEday?

Dr. Joe Barr, OD, MS e Vice President Clinical & Medical Affairs Global Vision Care: Siamo molto emozionati per il lancio di questo innovativo materiale, HyperGel™, e delle lenti a contatto Biotrue™ ONEday. Bausch +Lomb è stata la prima azienda ad introdurre le lenti a contatto morbide 41 anni

fa. Tredici anni fa abbiamo lanciato il polimero PureVision, ed ora stiamo mettendo sul mercato questo nuovo materiale d’avanguardia per lenti a contatto. Quando sviluppiamo le lenti ritorniamo sempre con la mente ai bisogni dei pazienti, sia quelli da loro espressi che quelli riferiti solo se gli vengono espressamente richiesti. Il dropout dei portatori di lenti a contatto è rimasto abbastanza stabile nell’ultimo anno. Due pazienti su tre riportano secchezza, stanchezza oculare, visione sfuocata e fluttuante, e noi sappiamo che ciò è molto frustrante. I pazienti vogliono una soluzione a questi bisogni. Quindi come possiamo fare la differenza? Dobbiamo cercare di dare loro una visione più confortevole possibile per tutto l’arco della giornata e che sia ugualmente buona alla fine del giorno. Quella sensazione di discomfort che le persone sentono a fine giornata, nella maggior parte dei casi è dovuta alla disidratazione delle lenti. La chiarezza della visione per tutto il giorno finisce per venir compromessa dall’appannamento da disidratazione. Noi vogliamo spiegare come stiamo risolvendo questo problema con questa nuova lente a contatto. Quando abbiamo sviluppato le lenti Biotrue™ ONEday abbiamo guardato la natura e l’occhio per lo sviluppo del prodotto tramite bioispirazione, e abbiamo pensato alla nostra soluzione unica Biotrue. La prima lente a contatto bioispirata è realizzata con un materiale bioispirato di prossima generazione, l’HyperGel™.

La nuova lente è considerata la prima lente a contatto


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giornaliera usa e getta che fornisce una visione confortevole durante tutto il giorno. La prego di spiegare ulteriormente.

Dr. Joe Barr: Come lente bioispirata la lente a contatto Biotrue™ ONEday in HyperGel è caratterizzata da un contenuto d’acqua pari a quello della cornea. È una lente a contatto con il 78% di idrofilia che trasporta tutto l’ossigeno di cui l’occhio aperto ha bisogno per mantenersi in salute e benessere. La superficie esterna di questa lente, risultato dello sviluppo del materiale HyperGel, in pratica imita la funzione dello strato lipidico del film lacrimale, e previene la disidratazione della lente. In questo modo la superficie mantiene il giusto contenuto d’acqua al 78% durante l’intera giornata, e garantisce una visione confortevole per tutto il giorno. Il Dk/t (Permeabilità dell’ossigeno) di queste lenti è 42, ovvero 17 unità in più rispetto a quanto è necessario per un salutare uso giornaliero. In termini di flusso di ossigeno questo valore rappresenta oltre il 90% del fabbisogno dell’occhio aperto. Siamo molto vicini alle lenti contenenti silicone, in virtù del 78% d’acqua che permette all’ossigeno di fluire liberamente attraverso la lente.

Com’è questa lente in confronto alle altre presenti sul mercato? Tornando ai bisogni del paziente, grazie al mantenimento del grado di idratazione delle lenti, noi possiamo fornire un incredibile confort e, prevenendo la disidratazione, possiamo garantire tutto il giorno un’ottica consistente, all’interno

e sulla superficie della lente. Se si toglie dall’occhio una lente a contatto Biotrue™ ONEday – ne ho qui una che è rimasta di fronte a me per circa 20 minuti – la sua forma è esattamente uguale a quando era nel mio occhio. È solo leggermente più piccola, poiché a contatto con l’aria perde un po’ d’acqua. Se la confrontate con altre lenti, queste iniziano a deformarsi e a perdere le loro proprietà ottiche. Per lo sviluppo delle nostre lenti noi usiamo un target Air Force (Aeronautica USA): è costituito da una serie di linee bianche e nere che dimostrano la risoluzione, quindi l’acuità visiva e anche il contrasto, e il risultato delle nostre ricerche è che quando si guarda questa immagine attraverso lenti deformate a causa della disidratazione, contrasto e risoluzione sono ridotti. Ma con Biotrue™ ONEday che mantiene la propria idratazione, la forma ottica e la forma della superficie, risoluzione e contrasto sono molto alti. Queste lenti hanno anche l’High Definition Optics, tecnologia con cui realizziamo le nostre più recenti lenti innovative. Gli studi dimostrano che le lenti Biotrue™ ONEday, dopo 16 ore di porto, perdono solo l’1.5% della propria acqua, cosicché dopo questo lasso di tempo conservano ancora oltre il 60% del loro contenuto in acqua. È questo il motivo per cui parliamo di visione confortevole durante tutto il giorno. La lente è anche dotata di una protezione per i raggi UV. Crediamo di aver realizzato una lente giornaliera monouso che funziona come l’occhio e in grado

di dare una visione estremamente confortevole durante tutto l’arco della giornata.

Può condividere con noi qualche dettaglio riguardo i test clinici eseguiti sui vostri pazienti?

Sheila Hopkins: Oltre ai risultati clinici veramente fantastici, abbiamo testato le lenti su persone comuni che abitualmente indossano lenti a contatto daily disposable. Quello che abbiamo scoperto è che le nostre lenti sono le preferite in rapporto 3 a 1 rispetto alla lente abituale che queste persone utilizzano. Quindi, quando diciamo che Biotrue™ ONEday cambierà le dinamiche del settore daily disposable, questo commento è basato largamente su quanto abbiamo appreso attraverso le ricerche sui nostri pazienti. Una chiave determinante di questa preferenza è il comfort, ed il comfort è determinato da questo nuovo materiale che è un’esaltante conquista, un progetto bioispirato. Credo che questa sia un’offerta molto esaltante per il paziente, per i professionisti del settore e per la Bausch+Lomb che ne trae slancio. Le lenti Biotrue ONEday stanno per essere introdotte in Europa inizialmente in Italia; seguita da Stati Uniti, Regno Unito e paesi nordici più tardi nel corso dell’anno.

www.bausch.com


Lenti oftalmiche

Hoya App: rivoluzioneranno la vendita delle lenti? I primi riscontri sono positivi: Realtà Aumentata e visuReal Portable mostrano direttamente al consumatore finale quanto sta per acquistare, offrendo all’ottico uno strumento concreto in più nel business dei prodotti ad alto valore aggiunto

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on il lancio delle due applicazioni per iPad, collegate tra loro e integrate con HoyaiLog e la produzione, le intenzioni di Hoya erano chiare: aumentare la flessibilità degli ottici e offrire loro l'opportunità di lavorare in modo tecnologico, differenziandosi, aumentando lo scontrino e creando traffico. «La Hoya Vision Consultant App è la prima applicazione interattiva nel nostro settore in grado di offrire immagini di realtà aumentata su iPad – spiega Annamaria Nicolini, marketing manager

di Angelo Magri

Come si “vede” con la Realtà Aumentata di Hoya

di Hoya Lens Italia - Questo sistema unico migliorerà la consulenza al consumatore, consentendogli di vivere già prima dell’acquisto le diverse prestazioni tra le lenti in

La famiglia di prodotti di visuReal Portable

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una situazione di vita reale. A sua volta visuReal Portable nasce dall’esperienza e la precisione di visuReal, l’accurato sistema Hoya per la rilevazione delle misurazioni


Lenti oftalmiche

Abbiamo fatto un “giro” tra gli ottici più innovativi… A maggio, per il terzo anno consecutivo, Hoya è stata partner di B2Vision, la società che pubblica anche questo mensile, nell’iniziativa “Giro d’Italia degli ottici”, che sul quotidiano online b2eyes TODAY ha coinvolto punti vendita di riferimento nella località di partenza o di arrivo delle singole tappe del ben più illustre Giro, quello ciclistico. Quest’anno l’obiettivo era focalizzato proprio sull’apporto che le nuove tecnologie possono fornire nella vendita di prodotti oftalmici opzionali. Sono emerse valutazioni e riscontri molto interessanti, in cui le nuove App di Hoya giocano un ruolo fondamentale. Di seguito, diamo conto di alcune delle Lo staff dell’Ottica Cheroni considerazioni più significative. di Busto Arsizio Occhiali di Maura, Carpi - «Realtà Aumentata e visuReal Portable sono fantastiche: il cliente rimane a bocca aperta se vede che sei incline alle nuove tecnologie, per cui, oltre a un ritorno d’immagine, hai anche un ritorno economico: si riescono a vendere meglio le lenti ad alto valore aggiunto dando in mano un iPad al consumatore finale, perché gli piace e capisce a fondo il prodotto che sta per acquistare». Ottica Busato, Treviso - «Le ultime due novità, visuReal Portable e Realtà Aumentata, che abbiamo conosciuto all’evento organizzato da Hoya in concomitanza con l’ultimo Mido, aiutano l’ottico a offrire al cliente finale un’immagine ancora più professionale, oltre a essere utili anche per fare certe misurazioni». Ottica Cheroni, Busto Arsizio - «HoyaiLog, VisuReal e ora Realtà Aumentata: sono i prodotti dell’azienda giapponese che utilizziamo maggiormente e di cui siamo particolarmente soddisfatti. L’applicazione per iPad, poi, offre un valore aggiunto importante: la possibilità di motivare al consumatore finale il LongLife, cioè l’antiriflesso di Hoya, e le varie tipologie di progressive in termini di prezzo e di qualità. Di conseguenza soddisfa sia noi sia il nostro cliente». Ottica Jolly, Avellino - «Utilizziamo già una delle ultime novità di Hoya, la Realtà Aumentata, in grado di soddisfare le esigenze dell’utente finale. In questo modo, infatti, il cliente conosce prima quanto sta per acquistare, s’instaura con lui più dialogo e, di conseguenza, riusciamo a vendere meglio il cosiddetto prodotto opzionale, cioè quello di fascia alta: antiriflesso, polarizzato o fotocromatico». per la vendita di lenti personalizzate. Queste app sono un eccellente esempio del modo in cui Hoya sta affrontando la tendenza al mobile working, interfacce sempre collegate al mondo dei suoi sistemi e prodotti». A supporto del nuovo metodo di vendita lanciato con le sue App, Hoya ha formato un team che punta a diffon-

dere le nuove tecnologie per la professionalità del centro ottico: così, da giugno, una squadra di undici giovani collabora al fianco della rete vendita Hoya in tutta Italia, muovendosi con una Fiat 500 personalizzata. Sandro Castaldo, docente della Sda Bocconi, ha recentemente spiegato l’impatto della tecnologia e dell’innovazione

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sull’esperienza di acquisto del cliente. «Il punto vendita è una fonte di stimoli ambientali, un connubio di aspetti estetici ed emozionali che attiva i comportamenti del cliente – ha ricordato Castaldo - La dimensione dell’innovazione e l’impiego della tecnologia possono differenziare il centro ottico e generare acquisti gratificanti e coinvolgenti».


LENTI OFTALMICHE

L’immagine della campagna web di Zeiss, con il check up visivo online

Zeiss, il test visivo fa centomila Sono i click effettuati sul sito migliore-visione.zeiss.it, oltre a 21.000 check up visivi on line effettuati e a 3.000 voucher scaricati: sono questi i dati conclusivi della campagna di sensibilizzazione “Sei sicuro di vederci bene?”, promossa dall’azienda tedesca e veicolata sul web

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ati importanti e significati quelli della campagna di Zeiss, che quest’anno festeggia i 100 anni di lenti di precisione, incentrata su un checkup visivo online. In pochi minuti, alcuni semplici test erano in grado di misurare l’acuità visiva, la sensibilità al contrasto e la percezione dei colori, invitando l’utente a recarsi presso un centro specializzato per un’ulteriore verifica e completa-

di Francesca Tirozzi

mento del controllo della vista. Il test offriva, inoltre, la possibilità di scaricare un voucher per un controllo gratuito dell’efficienza visiva presso uno degli ottici Zeiss aderenti all’iniziativa e la possibilità di aderire a una speciale promozione. L’iniziativa è stata diffusa attraverso il web, con l’uso di social network, banner pubblicitari sui principali siti d’informazione e presenza nei link sponsorizzati di Google, con lo scopo di destare interesse sul tema della salute degli

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occhi e di invitare gli utenti a effettuare il test con un rimando diretto al sito migliore-visione.zeiss.it. L’ottima visibilità ha generato un numero sorprendente di click: dal 16 aprile al 31 maggio, il sito web di Zeiss dedicato alla campagna ha, infatti, registrato 100.000 visite. Ventunmila i test effettuati e oltre 3.000 i voucher scaricati. L’iniziativa, riservata ai soli centri ottici e centri di eccellenza Zeiss, ha visto a supporto della campagna materiali da vetrina predisposti.


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